L’artista italo-egiziano vince a sorpresa il titolo della 69esima edizione del Festival della canzone italiana con il brano “Soldi”

Sanremo2019, Mahmood fa battere le mani all'Ariston e si aggiudica la vittoria
Mahmood vince Sanremo 2019, al secondo posto si classifica Ultimo, mentre al terzo Il Volo

Sarà ricordato come il Festival dell’incontro culturale e dello scambio generazionale, che ha unito stili musicali differenti e artisti provenienti da background diversi. Si conclude l’edizione 2019 del Festival della canzone italiana, la seconda con la direzione artistica curata da Claudio Baglioni, ad aggiudicarsi il primo posto in classifica è Alessandro Mahmoud, cantautore classe ’92 di origini egiziane.

Dopo aver partecipato senza grande successo alla sesta stagione italiana di X Factor e tra le Nuove Proposte di Sanremo 2016, l’artista si è messo recentemente in mostra come autore, realizzando Hola (I Say) per Marco Mengoni e Tom Walker e Nero Bali per Elodie, Michele Braci e Guè Pequeno.

“Soldi” è il titolo della canzone vincitrice di questo Festival, composta a sei mani da Mahmood insieme a Dario “Dardust” Faini e Charlie Charles, seguita a ruota al secondo posto da “I tuoi particolari” di Ultimo (il grande favorito della vigilia) e da “Musica che resta” de Il Volo, sul gradino più basso del podio. Di seguito l’elenco completo dei ventiquattro artisti in gara, con le relative posizioni in classifica.

La classifica di Sanremo 2019

  1. Mahmood – Soldi
  2. Ultimo – I tuoi particolari
  3. Il Volo – Musica che resta
  4. Loredana Berté – Cosa ti aspetti da me
  5. Simone Cristicchi – Abbi cura di me
  6. Daniele Silvestri – Argento vivo
  7. Irama – La ragazza con il cuore di latta
  8. Arisa – Mi sento bene
  9. Achille Lauro – Rolls Royce
  10. Enrico Nigiotti – Nonno Hollywood
  11. Boomdabash – Per un milione
  12. Ghemon – Rose viola
  13. Ex-Otago – Solo una canzone
  14. Motta – Dov’è l’Italia
  15. Francesco Renga – Aspetto che torni
  16. Paola Turci – L’ultimo ostacolo
  17. The Zen Circus – L’amore è una dittatura
  18. Federica Carta e Shade – Senza farlo apposta
  19. Nek – Mi farò trovare pronto
  20. Negrita – I ragazzi stanno bene
  21. Patty Pravo con Briga – Un po’ come la vita
  22. Anna Tatangelo – Le nostre anime di notte
  23. Einar – Parole nuove
  24. Nino D’Angelo e Livio Cori – Un’altra luce

Ultimo appuntamento con la sessantanovesima edizione della kermesse canora, questa sera la gara volge al termine con la proclamazione del vincitore

Sanremo 2019: la resa di conti, chi vincerà il Festival?
I nomi degli artisti favoriti alla vittoria di Sanremo 2019, tra piacevoli conferme e inattese sorprese

Tutto pronto per il gran finale del Festival della canzone italiana di Sanremo, storica manifestazione canora giunta alla sua 69esima edizione. Anche quest’anno le emozioni e i colpi di scena non sono mancati, nel corso di questa ultima serata scopriremo il nome del vincitore della kermesse, officiata per il secondo anno consecutivo da Claudio Baglioni, affiancato per l’occasione dal duo comico rappresentato da Virginia Raffaele e Claudio Bisio.

Una sola categoria e ventiquattro sfidanti daranno vita a questo acceso rush finale, tra i cantanti favoriti dai bookmaker resiste il nome di Ultimo, tallonato da Irama, Simone Cristicchi e da Loredana Bertè, protagonista di questo Festival come una vera e propria araba fenice. Meno quotati ma sempre molto apprezzati dagli scommettitori anche Daniele Silvestri e Il Volo, questi ultimi molto quotati per partecipare all’Eurovision Song Contest insieme ad Arisa, al di là del piazzamento sanremese.

Occhio anche agli outsider, vale a dire i beniamini del pubblico più giovane che potrebbero ottenere i favori del televoto, da Mahmood a Federica Carta e Shade, passando per Achille Lauro e i Boomdabash, senza sottovalutare le due coppie transgenerazionali composte da Patty Pravo & Briga e da Nino D’Angelo e Livio Cori.

Infine, tra i brani destinati a lasciare sicuramente un segno in questa prolifica annata, spiccano “Nonno Hollywood” di Enrico Nigiotti, “Dov’è l’Italia” di Motta, “Aspetto che ritorni” di Francesco Renga, “Mi farò trovare pronto” di Nek e “L’ultimo ostacolo” di Paola Turci. Poche ore soltanto e scopriremo chi tra gli artisti citati entrerà a far parte del seguente albo d’oro del Festival della canzone italiana.

Sanremo 2019: la resa di conti, chi vincerà il Festival? 1
Sanremo 2019. la compilation ufficiale

Albo d’oro dei vincitori del Festival

1951 – Nilla PizziGrazie dei fiori
1952 – Nilla PizziVola colomba
1953 – Carla Boni e Flo Sandon’sViale d’autunno
1954 – Giorgio Consolini e Gino LatillaTutte le mamme
1955 – Claudio Villa e Tullio PaneBuongiorno tristezza
1956 – Franca RaimondiAprite le finestre
1957 – Claudio Villa e Nunzio GalloCorde della mia chitarra
1958 – Domenico Modugno e Johnny DorelliNel blu dipinto di blu
1959 – Domenico Modugno e Johnny Dorelli Piove (Ciao ciao bambina)
1960 – Tony Dallara e Renato Rascel – Romantica
1961 – Betty Curtis e Luciano TajoliAl di là
1962 – Domenico Modugno e Claudio VillaAddio… addio
1963 – Tony Renis e Emilio PericoliUno per tutte
1964 – Gigliola Cinquetti e Patricia CarliNon ho l’età
1965 – Bobby Solo e New Christy Minstrels Se piangi, se ridi
1966 – Domenico Modugno e Gigliola CinquettiDio come ti amo
1967 – Claudio Villa e Iva ZanicchiNon pensare a me
1968 – Sergio Endrigo e Roberto CarlosCanzone per te
1969 – Bobby Solo e Iva ZanicchiZingara
1970 – Adriano Celentano e Claudia MoriChi non lavora non fa l’amore
1971 – Nada e Nicola Di BariIl cuore è uno zingaro
1972 – Nicola Di Bari I giorni dell’arcobaleno
1973 – Peppino Di CapriUn grande amore e niente più
1974 – Iva ZanicchiCiao cara come stai?
1975 – GildaRagazza del Sud
1976 – Peppino Di CapriNon lo faccio più
1977 – Homo SapiensBella da morire
1978 – Matia Bazar…e dirsi ciao
1979 – Mino VergnaghiAmare
1980 – Toto CutugnoSolo noi
1981 – AlicePer Elisa
1982 – Riccardo FogliStorie di tutti i giorni
1983 – Tiziana RivaleSarà quel che sarà
1984 – Al Bano e Romina PowerCi sarà
1985 – Ricchi e Poveri –  Se m’innamoro
1986 – Eros RamazzottiAdesso tu
1987 – Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi – Si può dare di più
1988 – Massimo Ranieri – Perdere l’amore
1989 – Anna Oxa e Fausto LealiTi lascerò
1990 – PoohUomini soli
1991 – Riccardo CoccianteSe stiamo insieme
1992 – Luca BarbarossaPortami a ballare
1993 – Enrico RuggeriMistero
1994 – Aleandro BaldiPasserà
1995 – GiorgiaCome saprei
1996 – Ron e ToscaVorrei incontrarti fra cent’anni
1997 – JalisseFiumi di parole
1998 – Annalisa MinettiSenza te o con te
1999 – Anna OxaSenza pietà
2000 – Avion TravelSentimento
2001 – ElisaLuce (Tramonti a nord est)
2002 – Matia BazarMessaggio d’amore
2003 – Alexia Per dire di no
2004 – Marco Masini L’uomo volante
2005 – Francesco RengaAngelo
2006 – PoviaVorrei avere il becco
2007 – Simone CristicchiTi regalerò una rosa
2008 – Giò Di Tonno e Lola PonceColpo di fulmine
2009 – Marco CartaLa forza mia
2010 – Valerio ScanuPer tutte le volte che
2011 – Roberto VecchioniChiamami ancora amore
2012 – Emma Marrone Non è l’inferno
2013 – Marco MengoniL’essenziale
2014 – ArisaControvento
2015 – Il Volo – Grande amore
2016 – StadioUn giorno arriverà
2017 – Francesco GabbaniOccidentali’s Karma
2018 – Ermal Meta e Fabrizio MoroNon mi avete fatto niente
2019 – ?????????????????????

Si intitola “Camilla” il convincente singolo del giovane cantautore salernitano, brano che affronta la delicata tematica del femminicidio

Hale
Spazio Emergenti: Hale si racconta ai lettori di Musica361, approfondiamo la sua conoscenza

Tra i giovani cantautori più interessanti dello scenario musicale italiano, troviamo sicuramente Pasquale Battista, in arte Hale, ispirato poeta urbano della nuova generazione, con alle spalle un ottimo disco d’esordio, intitolato Il giardino degli inconcludenti e pubblicato lo scorso anno, dal linguaggio adulto e contemporaneo.

Camilla è il singolo che anticipa il suo nuovo progetto, un brano che tocca la tematica del femminicidio. Se quella di Marinella era una storia vera, come decantato nel lontano ’68 dall’immenso Fabrizio De Andrè, questa di Camilla continua ad essere una piaga sociale terrificante e quantomai attuale che, a distanza di cinquant’anni, dovrebbe spronarci a delle riflessioni importanti.

Di cosa parla esattamente “Camilla”?
Di un tema delicato come il femminicidio. Ho scritto il testo ispirato dai fatti di Macerata, l’episodio di cronaca nera che ha avuto come vittima la giovane Pamela Mastropietro, ho voluto raccontare la sua storia che, purtroppo, è la stessa di tantissime altre donne, per cercare di sensibilizzare l’attenzione su questa terribile problematica che affligge la nostra epoca.

In che direzione sta andando la nostra società?
Bella domanda, non saprei cosa risponderti. Ognuno di noi può fare la differenza, l’arte ha una grande responsabilità, in particolare chi fa musica e si rivolge ad un pubblico giovane e facilmente influenzabile. Oggi tutto questo è sempre più raro, basta andare indietro anche solo di vent’anni, un tempo c’erano i cosiddetti “cantautori impegnati”, che ti spingevano a pensare e a soffermarti sul significato delle canzoni.

Qual è la tua speranza?
La speranza è che questi episodi non si ripetano più, ma parliamo comunque di un’utopia, perché il male nel mondo esiste e l’unica cosa che possiamo fare, nel nostro piccolo, è sensibilizzare quante più persone possibili su questo tema, con i mezzi che più ci sono consoni, tipo io componendo una canzone e tu scrivendo un articolo.

Cosa raccontano le immagini del videoclip?
Con il regista Simone Barbetti abbiamo voluto veicolare il messaggio espresso attraverso il testo con una coreografia, perché la musica e la danza sono due tra le forme d’arte più immediate e poetiche. Attraverso i passi dei due ballerini protagonisti si è cercato di evocare l’episodio crudo della violenza, senza raffigurarlo direttamente per non rischiare di urtare la sensibilità degli spettatori ma, allo stesso tempo, lanciando un contenuto importante.

Cosa rappresenta per te la musica?
La musica per me è una missione, dobbiamo tornare a soffermarci sui contenuti e non sull’apparenza dettata dalla moda di un momento. Sono certo che la meritocrazia esista e che, prima o poi, la costanza e i sacrifici verranno ripagati con gli interessi.

Quanto è importante la gavetta?
La gavetta è fondamentale, per circa tre anni ho suonato nei locali e so cosa significa esibirsi per poche persone, avevo una tribute band di Cesare Cremonini, poi ho avvertito l’esigenza di scrivere e di esprimere le mie idee attraverso la musica.

Come valuti l’attuale settore discografico?
Secondo me ci sono artisti validi, ma non sempre riescono a emergere i più talentuosi. Oggi come oggi, credo siano due i giudici insindacabili: il tempo e il pubblico, se sfrutti la musica unicamente per la notorietà, prima o poi, qualcuno ti sgama. L’arte va rispettata, o fai il cantante o fai l’influencer, le due cose non possono coesistere.

A tu per tu con con il talentuoso artista classe ’86, in radio con il singolo “Figli delle lacrime”, scritto a sei mani con Zibba e Marco Rettani

Raphael
Spazio Emergenti: Raphael si racconta ai lettori di Musica361, approfondiamo la sua conoscenza

Si intitola “Figli delle lacrime” il nuovo singolo di Raphael Nkereuwem, in arte Raphael, artista savonese di origine nigeriana, ex frontman della reggae band degli Eazy Skankers. Edito da Warner Chappell Music Italiana, Platonica, Museo dei Sognatori e distribuito da Believe Digital, il brano è stato composto in collaborazione con Zibba e Marco Rettani, mixato da Simone Sproccati e masterizzato da Andrea De Bernardi.

Ciao Raphael, cos’hai voluto raccontare tra le righe del testo di “Figli delle lacrime”?
Le diverse emozioni che molte persone provano, della paura di fare degli errori con la consapevolezza di non potersene permettere troppi perché non c’è nessuno che possa coprir loro le spalle. Ma nonostante questo non si piangono addosso, e riescono a far delle difficoltà un punto di forza.

Un brano composto insieme a Marco Rettani e Zibba, che lo ha anche prodotto. Com’è stato lavorare con loro?
Una bellissima esperienza. Arrivando da un percorso quasi esclusivamente in lingua inglese, ho imparato molto da due grandi parolieri e mi hanno dato molti consigli.

Cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip diretto da Megan Stancanelli?
Sguardi. Volti. Storie diverse eppure tutte bagnate dallo stesso mare. C’è il bravissimo ballerino che esprime questo moto incontrollato, appunto come le emozioni che riusciamo a malapena ad arginare.

Personalmente, ti collochi in un genere particolare?
No. Dopo tanti anni in un settore così ben marcato e definito, oggi mi sento di dire che faccio musica, semplicemente musica. Chiaramente le radici della musica nera sono sempre presenti.

Hai superato il traguardo dei trent’anni, qual è il tuo personale bilancio sino ad oggi?
Bel casino. Siamo una generazione un po’ sfortunata. A cavallo tra analogico e digitale. Che sono stati bambini pieni di speranza dopo la caduta del muro di Berlino, e adolescenti disillusi dopo l’11 settembre. Che hanno vissuto le piazze, le compagnie, le amicizie che ti devi costruire giorno per giorno, e ora devono vedersela in un mondo dove le relazioni sono spesso rapide, superficiali, effimere, incorporee.

Se ti guardi allo specchio quale immagine vedi?
Vedo sempre lo stesso ragazzo che diciotto anni fa sognava di fare musica. Con qualche ruga in più e qualche illusione in meno.

Qual è la lezione più grande che hai appreso da tutti questi anni di musica?
La musica si prende cura di te, finchè tu ti prendi cura di lei.

Taglio del nastro fissato per le ore 18.00 di domenica 3 febbraio con Roberta Morise, madrina d’eccezione di questa dodicesima edizione

Casa Sanremo 2019, scopriamo le novità con il patron Vincenzo Russolillo 1
Dal 3 al 9 febbraio ritorna Casa Sanremo Vitality’s l’hospitality del Festival della Canzone Italiana

Casa Sanremo è diventato ormai un appuntamento fisso e un punto di riferimento per addetti ai lavori, curiosi e appassionati che ruotano attorno al Palafiori nella caotica settimana del Festival della canzone italiana, un’oasi di tranquillità e di relax. Alla vigilia dell’inaugurazione della dodicesima edizione della rassegna promossa da Gruppo Eventi, abbiamo raggiunto telefonicamente il patron Vincenzo Russolillo, per scoprire con lui le principali novità in programma.

Cosa dobbiamo aspettarci da questa dodicesima edizione?
Sicuramente più contenuti che vanno al di fuori dello scenario sanremese, ma che rispecchiano argomentazioni di carattere sociale e culturale che, in questo momento, rappresentano al meglio la nostra italianità. Nei vari teatri si alterneranno incontri e momenti di aggregazione tra gli operatori del settore e non solo, un calendario in continua evoluzione consultabile sul sito casasanremo.it.

Lo scorso anno si sono toccate le 78mila presenze, con ben 9.000 pass e più di 370 appuntamenti in programma. Quali sono gli obiettivi di quest’anno?
Mi auguro di poter raggiungere i numeri importanti dello scorso anno, la nostra speranza è che l’idea nata nel 2008 da me e da Mauro Marino possa sempre di più rappresentare un punto nevralgico e fondamentale per il Festival. Siamo al lavoro da undici mesi per mettere in piedi un buon programma ricco di appuntamenti interessanti, in realtà, per essere precisi, la macchina organizzativa di Casa Sanremo non si ferma mai, perché nella fase di produzione dell’evento cominciamo già a pensare all’edizione successiva, appuntandoci quelli che possono essere spunti, suggerimenti e migliorie da apportare in futuro.

Il taglio del nastro é fissato alle ore 18.00 di domenica 3 febbraio. Madrina d’eccezione sarà Roberta Morise, volto molto amato del piccolo schermo. Quali sono stati i criteri di scelta?
Roberta ha partecipato lo scorso anno aL’Italia in vetrina, contenuto che riproponiamo quest’anno con Cataldo Calabretta. Nel conoscere questo personaggio che rappresenta alla perfezione la meridionalità al femminile, ho scoperto una grande professionista che sa fare bene il suo mestiere, ma soprattutto una donna con tanta grinta e una profonda umiltà, elementi che ci rendono compatibili. Abbiamo scelto lei perché trovo che sia adatta a rappresentare l’immagine di Casa Sanremo, ma anche il nostro spirito di persone che hanno voglia di stare insieme e fare cose belle.

Casa Sanremo 2019, scopriamo le novità con il patron Vincenzo Russolillo
Casa Sanremo 2019, la madrina Roberta Morise e il patron Vincenzo Russolillo © foto di Sara Galimberti

Tra le novità di quest’anno spicca la collaborazione con Radioimmaginaria. Di cosa si tratta esattamente?
Questa è la novità più interessante di quest’anno, abbiamo voluto instituire un premio per il vero vincitore del Festival della canzone italiana, non perché le giurie siano poco affidabili o svolgano un cattivo lavoro, ma per avere un percepito da parte dei reali fruitori della musica, ossia i giovani. Radioimmaginaria con cento ragazzi presenti a Casa Sanremo, più altri collegati in tutta Italia via web nelle varie redazioni del network, ogni sera ci fornirà il proprio verdetto e decreterà, un quarto d’ora prima della proclamazione ufficiale, il vincitore ideale. Speriamo che questa scelta possa andare in direzione dell’artista che, di fatto, riuscirà a vendere più dischi.

Oltre 7mila metri quadrati che quest’anno saranno arricchiti da una nuova sala dedicata all’indimenticato Pepi Morgia, talento che ha saputo coniugare passioni e arti diverse… 
In dodici anni credo di aver commesso l’errore più grande, ho sempre ricordato questo grande artista ad ogni conferenza stampa insieme a Mauro Marino, ma non abbiamo mai ritagliato uno spazio a lui dedicato. Pepi ha sempre voluto che quello spazio fosse dedicato al Museo della Canzone Italiana, cosa che ancora oggi non si è concretizzata, personalmente ritenevo giusto che ci fosse un bel teatro a lui intitolato.

Com’è cresciuto negli anni questo contenitore? È andato di pari passo con il Festival o si é evoluto parallelamente?
Ritengo che un Festival di successo faccia bene a tutta la città, compreso l’evento di Casa Sanremo. Quindi, credo che l’evoluzione sia andata di pari passo con l’ottimo lavoro svolto dalla Rai. Solitamente non riesco a guardare tutte le serate in maniera molto attenta, naturalmente per via degli impegni e degli oneri da organizzatore di questa intensa rassegna collaterale, ma ho molto apprezzato la qualità espressa da Claudio Baglioni e dalla sua squadra lo scorso anno.

Credo che Sanremo 2019 riuscirà a bissare i grandi numeri della passata edizione, anche perché al comando c’è un grande capitano, vale a dire il regista Duccio Forzano che annovero tra gli amici veri. Ci tengo a ringraziare tutti gli sponsor, le persone che collaborano da dodici anni al successo di Casa Sanremo e voi di Musica361 per lo spazio che ci avete dato.

A tu per tu con l’artista lucana, al suo esordio discografico con l’album “Universale”, un progetto che sviscera il nobile sentimento per antonomasia

Rosmy: "Canto l'amore e le sue mille sfaccettature"
Spazio Emergenti: Rosmy si racconta ai lettori di Musica361, approfondiamo la sua conoscenza

A sei mesi di distanza dal lancio del singolo Inutilmente incontriamo nuovamente Rosamaria Tempone, in arte Rosmy, per parlare del suo primo progetto discografico “Universale”, pubblicato da Azzurra Music lo scorso 11 gennaio. Dieci tracce unite da un unico filo conduttore: l’amore, in tutte le sue molteplici forme e sfaccettature.

Da quale idea iniziale sei partita e in quale direzione ti sei diretta?
Le canzoni sono nate un po’ alla volta, non sono partita da un’idea iniziale, le scelte sono arrivate alla fine, quando ho cercato di collegare le tracce trovando un tema efficace come l’amore, che poi è quello che mi rappresenta di più. Un progetto che, piano piano, si è evoluto fino a diventare tutto quello che potete ascoltare oggi.

In un momento storico in cui i messaggi nelle canzoni scarseggiano, c’è ancora spazio per chi come te ha qualcosa da dire?
Forse si, forse no. Quello che cerco di fare è di fuggire dalla provvisorietà imposta dall’attuale società, come canto nel mio brano “L’amore è rincorrersi”, oggi non avverto più una gran voglia di ascoltare e quella spontaneità che in passato c’è sempre stata. Con le mie canzoni cerco di risvegliare l’anima della gente, attraverso la sensibilità e la grinta da rocker che mi contraddistinguono.

A proposito de “L’amore è rincorrersi”, cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip diretto da Beppe Gallo?
L’idea era quella di trasmettere un concetto semplice e per me molto importante: per mantenere un rapporto, a volte, è necessario un pizzico di magia, qualche piccolo trucco per tener vivo un sentimento e, soprattutto, il coraggio di saper rinunciare a qualcosa ogni tanto, prendendoci del tempo per noi stessi.

Per citare il titolo di una delle tracce, hai scelto di essere libera… da cosa esattamente?
Da condizionamenti, da convenzioni, dalle regole che ci vengono imposte, alla fine ognuno di noi deve poter prendere le proprie decisioni seguendo l’istinto e rispettando in primis la propria persona. Per me la libertà è poter esprimere la mia opinione, veicolando i pensieri in un messaggio racchiuso all’interno di una canzone.

Mi ha molto colpito il brano “Almeno non per sempre”, cosa rappresenta per te?
E’ un pezzo a cui tengo molto, che rappresenta la conclusione dell’intero discorso,  la chiusura del cerchio, l’istante in cui realizzi che nel momento in cui qualcosa finisce, allo stesso tempo sei pronto ad iniziare qualcosa di nuovo, ricominciando da zero ma con una maggiore consapevolezza.

Tra le tracce del disco spicca “Se mi sfiori”, canzone di Mango interpretata da Mia Martini. Cosa ti lega a questi due grandissimi artisti?
Pino Mango è un mio conterraneo, l’ho conosciuto e vissuto in maniera diretta, poco prima della sua improvvisa scomparsa stavamo per realizzare delle cose insieme, un artista che porterò sempre nel cuore. Quando ho partecipato al Premio Mia Martini, il direttore artistico Franco Fasano ha chiesto ai finalisti di cantare un brano di Mimì, attingendo al suo vasto repertorio senza far necessariamente riferimento ai grandi classici. Cercando qua e là, scopro e mi innamoro di questo brano inciso nel ’76, una piccola poesia che ho voluto inserire a tutti i costi in questo mio album d’esordio. 

Rosmy: "Canto l'amore e le sue mille sfaccettature" 1
Rosmy presenta “Universale”

Se dovessimo definire questo album con un’emozione, uno stato d’animo, quale sceglieresti?
Che domanda difficile… ti direi la positività. Oggi abbiamo tanto bisogno di ottimismo e di speranza, aspetti che mi rispecchiano e rappresentano al 100%. L’intera esistenza ci regala una sequela infinita di sfaccettature, per ogni nostra azione corrisponde una reazione, il bene che facciamo sono convinta che, prima o poi, tornerà indietro sotto forma d’amore.

Per concludere, qual è la lezione più importante che hai appreso dalla musica?
Attraverso la musica ho imparato ad amare la vita e tutto ciò che di buono o di cattivo arriva dal quotidiano, sempre e comunque. Mi ha insegnato che confrontarsi con le altre persone è fondamentale e che la condivisione è la forma artistica più pura che ci sia.

Intervista al giovane artista pugliese, al suo esordio discografico con il singolo “Ricordami chi sono”, prodotto da Giulio Nenna e Andrea DB Debernardi

Patrizio Santo
Spazio Emergenti: Epicoco si racconta ai lettori di Musica361, approfondiamo la sua conoscenza

Rialzarsi dopo un momento difficile e ricominciare con una nuova consapevolezza, questo è il messaggio di speranza contenuto all’interno di Ricordami chi sono, singolo d’esordio di Davide Epicoco, giovane ed interessante artista di cui sentiremo sempre più parlare. Dopo aver collaborato alla scrittura di due autentiche hit radiofoniche degli ultimi mesi, “Bella e rovinata” di Irama e “Universale” di Benji e Fede, per il cantautore di Ceglie Messapica è arrivato il momento di mettere in mostra le proprie doti canore e interpretative, grazie ad un pezzo sentito ed autobiografico prodotto da Giulio Nenna e Andrea DB Debernardi.

Come e quando ti sei avvicinato alla musica?
Prestissimo, alle età di tre anni e mezzo sono andato subito a scuola di pianoforte, il ricordo che ho di queste prime esperienze è che non sapeva leggere e accostavo i colori alle note (sorride, ndr). Poi ho continuato e tutt’oggi frequento il Conservatorio.

C’è un incontro che reputi fondamentale per il tuo percorso artistico?
Sicuramente l’incontro con Irama, l’ho conosciuto per caso in Salento mentre stava lavorando al suo ultimo disco, ci siamo subito confrontati e rispettati a vicenda, al punto da diventare anche amici. Dopo aver collaborato alla scrittura del singolo “Bella e rovinata”, mi ha dato la possibilità di aprire i suoi concerti, una grande responsabilità e un’occasione che non capita tutti i giorni.

Quanto conta per te la dimensione live?
È fondamentale, oltre che essere una grandissima esperienza, anche se alla prima data del tour era un po’ in ansia, avevo paura di deludere. Sai, le aperture dei concerti sono sempre un’arma a doppio taglio, perchè la gente va lì per ascoltare il proprio idolo, devi dare il massimo per riuscire ad attirare la loro attenzione. Ce l’ho messa davvero tutta e, fortunatamente, sta andando tutto molto bene.

Cosa hai voluto raccontare tra le righe del testo di “Ricordami chi sono?
Che quando meno te l’aspetti può capitare di ritrovarti in una situazione difficile, il mondo ti crolla improvvisamente addosso e non sai più a chi chiedere aiuto, in quei momenti è fondamentale ritrovare fiducia in se stessi e un po’ di sana consapevolezza.

C’è un verso che ti rappresenta maggiormente o a cui sei più legato?
In realtà ce ne sono diversi, forse nel ritornello la frase emblematica è “Ricordami chi sono puoi farlo solo tu”, cioè ti sto chiedendo palesemente un aiuto. L’altra faccia della medaglia, invece, è quando cito la canzone di Nilla Pizzi: “Grazie dei fiori ma io non ci sono più”, che rappresenta una sorta di contrasto tra sensazioni e stati d’animo diversi.

Con quale spirito ti affacci al mercato?
Stimo un sacco di artisti, sia emergenti che big della nostra musica, trovo che ci siano diverse cose interessanti in giro ultimamente, sono felice di affacciarmi al mercato proprio in questo momento storico in continuo fermento. Vivo questo esordio in maniera molto tranquilla, sono felice della risposta che sto ricevendo da chi ha ascoltato il mio pezzo, ma già non vedo l’ora di scrivere nuovi brani e, perché no, realizzare il sogno di incidere il mio disco.

Epicoco
Davide Epicoco, in arte Epicoco, al suo esordio discografico con “Ricordami chi sono”, prodotto da Giulio Nenna e Andrea DB Debernardi

Buoni propositi per il 2019?
Studio al nono anno del Conservatorio, mi manca l’ultimo esame e spero di diplomarmi il prossimo ottobre, perché credo sia fondamentale per un giovane cantautore maturare anche l’aspetto da musicista. Non sono molto a favore dell’improvvisazione, il consiglio che mi sento di dare ai miei coetanei è proprio questo, non lasciarsi abbindolare dall’idea che chiunque possa farcela, la preparazione è fondamentale.

In che direzione andrà la tua musica?
Scrivo canzoni perché avverto il bisogno di parlare delle cose che quotidianamente mi succedono, perciò la mia direzione sarà sempre questa: la verità. Solo in questo modo credo che le persone possano ritrovarsi, immedesimarsi e, magari, anche emozionarsi in un determinato pezzo. A livello musicale cercherò sempre di rinnovarmi, mentre dal punto di vista testuale la strada da seguire sarà sempre quella della spontaneità e dell’istinto.

Intervista al giovane cantautore veneto, presente sulle piattaforme digitali e nei negozi tradizionali con il suo primo omonimo album

Elya
Spazio Emergenti: Elya si racconta ai lettori di Musica361, approfondiamo la sua conoscenza

E’ disponibile negli store a partire dal 7 dicembre il disco d’esordio di Elya Zambolin, giovane artista che abbiamo avuto modo di apprezzare nel corso della quarta edizione italiana di The Voice, tra le fila del team di Max Pezzali. L’album è composto da tredici tracce, tra cui un brano strumentale e un preludio, tutte firmate dal talentuoso venticinquenne veneto, perfettamente a suo agio in ogni singola canzone.

Lo hai definito un disco artigianale, perché?
Perché credo sia un disco fatto con lo spirito di una volta, ci sono voluti due anni di lavoro e tanta pazienza, in più con l’utilizzo di strumenti veri e suonati, aspetto che non rappresenta un dettaglio di questi tempi. Ho voluto preservare l’atmosfera analogica, a tratti anche imperfetta, ma sicuramente più autentica rispetto alle cose che vengono artefatte digitalmente.

Tredici brani composti e prodotti interamente da te, avevi molto da raccontare?
Si, avevo e ho ancora molto da raccontare. Il disco è stato prodotto da me insieme a Roberto Visentin, abile chitarrista nonché uno dei musicisti che mi accompagneranno in tournée. Questo progetto nasce dall’esigenza di raccontare situazioni e storie che mi sono vicine.

Cosa hai voluto lasciare fuori e cosa portare all’interno di questo tuo primo disco?
Prima di entrare in studio avevo raccolto molti brani, ne è stata fatta una selezione in base alle canzoni che più mi rappresentavano in quel preciso momento. I temi sono differenti, ogni brano ha la sua storia, non c’é un fil rouge che collega le tracce, ho cercato di portare tutto me stesso, lasciando fuori le cose meno importanti e che non fanno parte della mia quotidianità.

Come e quando ti sei avvicinato alla musica?
Mia madre è un’insegnante di pianoforte, ricordo all’età di sei anni il mio primo approccio con i tasti bianchi e neri, da lì è iniziato tutto. Ricordo anche una lettera che da bambino scrissi a Babbo Natale, chiedendogli di riuscire un giorno ad incontrare Max Pezzali.

Desiderio avverato, com’è stato realizzare il sogno di lavorare con un tuo mito?
Lavorare con Max è stato veramente bello, non vorrei utilizzare termini banali, ma per me è stato un grande maestro, sia dal punto di vista canoro che da quello comunicativo. La sua semplicità mi ha sempre colpito, incontrandolo ne ho avuto conferma. Il mio sogno è quello di riuscire a farmi influenzare da personalità di questo calibro.

Personalmente, ti collochi in un genere particolare?
No, non riuscirei a farlo. Fare musica è una grande responsabilità, che tu ti proponga ad un pubblico di due persone o di duemila non cambia, per questo motivo cerco di essere sempre molto puntiglioso e meno classificabile possibile. Il mio obiettivo è quello di rendere semplice una costruzione complessa e complicata come la stesura di una canzone.

Cosa ti ha insegnato la musica?
La musica è la mia valvola di sfogo, con razionalità mi aiuta a trovare un ordine nelle cose, mi insegna tanto a livello interiore, mi aiuta a buttare giù i miei pensieri, psicanalizzandomi costantemente.

Intervista al giovane artista pescarese, attualmente in radio con il singolo “Ancora”, composto da Francesco Bosco, Alessio Coppola e Francesco Altobelli

Patrizio Santo 1
Spazio Emergenti: Patrizio Santo si racconta ai lettori di Musica361, approfondiamo la sua conoscenza

Si intitola “Ancora” il nuovo singolo di Patrizio Santo, giovane e interessante artista classe ’94, che vi consigliamo di tenere d’occhio. La canzone nasce dall’ormai rodata collaborazione con gli autori Francesco Bosco e Alessio Coppola, oltre che al suo produttore e manager Francesco Altobelli, chiudendo di fatto questo suo prolifico 2018, sancito dall’inaspettato apprezzamento di Mina che ha condiviso la cover di “Troppe note” sul proprio canale YouTube, nella personale versione interpretata dal talento pescarese.

Quale tappa rappresenta “Ancora” nel tuo percorso artistico?
Una tappa molto importante, con questo brano sono riuscito ad esprimermi al meglio, sia dal punto di vista vocale e sia per quanto riguarda il videoclip che risulta essere molto cinematografico. Una crescita artistica, dovuta alla passione e all’impegno del mio team.

In riferimento al testo della canzone, nella vita è più importante resistere o insistere?
Diciamo che sono più bravo ad insistere che resistere, ma penso che l’una non possa fare a meno dell’altra, almeno per me. Per sicurezza nel mio bagaglio le ho messe entrambe, visto che la vita è un viaggio pieno di sorprese, preferisco essere preparato!

Cosa avete voluto trasmettere attraverso le immagini del videoclip?
Con il videoclip abbiamo voluto rappresentare e trasmettere la complicità di una coppia, nell’amore, nel bene e nel male, ma soprattutto nella buona e nella cattiva sorte.

Hai scelto di continuare a collaborare con lo stesso team del tuo precedente singolo, squadra che vince non si cambia?
E’ una squadra molto forte, da questa collaborazione sono nati due brani che ci hanno dato grandi soddisfazioni. Attualmente sto lavorando ad altri pezzi e le collaborazioni saranno tante, posso dire che la squadra sta crescendo.

Quali innovazioni ha per te “Ancora” rispetto a “Cercami adesso”?
“Cercami adesso” è un brano molto radiofonico, un tormentone estivo, mentre “Ancora” è una ballad, una vera e propria canzone cantata. Anche se diversi, entrambi hanno un sound molto moderno, sono più vicine di quanto sembri.

In che direzione andrà la tua musica?
La mia musica andrà in una direzione leggermente diversa, resterò sempre nel pop italiano, ma con alcune sfumature molto interessanti. Spero che queste piaceranno anche a voi.

L’anno sta per volgere al termine, un bilancio di questo 2018?
Il 2018 è stato un anno pieno di emozioni con i due singoli e con il grande riconoscimento ricevuto da Mina. Mi sono divertito ed ho lavorato con passione. Sono pronto per iniziare un nuovo anno con il mio team e collezionare ancora soddisfazioni.

Buoni propositi per il 2019?
Per il 2019 ci sarà una grande sorpresa, che non vedo l’ora di svelarvi. Stiamo lavorando a questo nuovo progetto con molto impegno, inizieremo il nuovo anno come non mi sarei mai aspettato.

Qual è l’insegnamento più grande che hai appreso dalla musica?
L’insegnamento più grande che ho appreso dalla musica, è che con la passione riusciamo a costruire cose più grandi di noi, cose che ci fanno sentire vivi, il più delle volte inaspettate, ma che riescono a realizzare i nostri sogni.

A tu per tu con la giovane cantautrice maltese, in uscita con “Moments Christmas Edition”, un gradito dono per le feste natalizie

Emma Muscat
Spazio Emergenti: Emma Muscat si racconta ai lettori di Musica361, approfondiamo la sua conoscenza

Preferisce fare regali e non riceverli, con questo spirito si presenta Emma Muscat, giovane artista classe ’99 che abbiamo conosciuto nel corso dell’ultima edizione del talent “Amici” di Maria De Filippi. Si intitola Moments Christmas Edition il suo nuovo progetto discografico, contenente i brani del suo primo EP con l’aggiunta di sette cover prese in prestito dal magico repertorio natalizio.

Cosa rappresenta per te il Natale?
Natale per me vuol dire famiglia, è il momento dove in assoluto ti lasci andare e cominci ad apprezzare tutto ciò che hai intorno.

Così hai deciso di realizzare “Moments Christmas Edition”…
Esatto, volevo condividere con tutti l’amore che provo per questa ricorrenza, cercare di rendere felici le persone cantando i brani che ascolto solitamente durante le feste.

Hai una canzone natalizia del cuore?
Si, “White Christmas” è in assoluto la mia preferita, perché a Malta non nevica mai ed io ho sempre sognato di trascorrere un “Bianco Natale” (sorride, ndr). Per questo motivo ho deciso di inciderla in entrambe le lingue, cercando di donarle una mia personale interpretazione.

C’è un ricordo particolare della tua infanzia legato al Natale?
Fortunatamente tanti bei ricordi. Da bambina andavo sempre con mio fratello a suonare per un evento benefico che si chiama “Dr Klown”, cantavano per le strade, sentivamo molto questa festività. Ricordo che andavamo a vedere il presepe vivente, preparavamo dolci natalizi e, ovviamente, addobbavamo l’albero.

Emma Muscat 1Hai definito questo disco un regalo per tutti i tuoi fan, che rapporto hai con loro?
Un rapporto molto bello. Sai, io non sono tanto social, ma ci provo. I miei fan lo capiscono, perché ci sono giorni dove sono più presente e altri meno, ma cerco sempre di rispondere a tutti i loro messaggi, che sono tantissimi. Mi piace sentirli vicino, perché per me rappresentano tutto e sono un grande sostegno.

Il tuo personale bilancio di questo 2018 e i buoni propositi per il 2019?
Molto positivo, cerco sempre di essere felice e di dare il massimo in tutto ciò che faccio, altrimenti non ha senso fare qualcosa se non ti fa sentire bene. Vorrei continuare a fare musica per sempre, scrivere canzoni e cercare di rendere felici gli altri, mi piacerebbe continuare a studiare pianoforte e canto, perché è importante e non si smette mai di imparare. Attualmente sto realizzando nuove canzoni, componendo per la prima volta anche in italiano, non vedo l’ora di farle ascoltare presto.

Qual è il regalo più bello che ti piacerebbe ricevere sotto l’albero?
Questa è la domanda più difficile, perché non mi piace ricevere regali, preferisco farli, mi trovo sempre a disagio quando devo scartare un pacchettino, mi sento in imbarazzo. Quindi, sotto l’albero… conservo i regali che faccio alle persone a cui voglio bene (ride, ndr).

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