Incontro con il talentuoso cantautore calabrese in occasione della pubblicazione di “Tutte le volte”, singolo che anticipa l’uscita del suo nuovo album
E’ in dirittura d’arrivo il nuovo lavoro discografico di Emanuele Aceto, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Eman, cantautore catanzarese che abbiamo apprezzato con il precedente album “Amen“ e con gli ultimi due singoli “Icaro“ e “Milano” rilasciati nel 2018. In occasione del lancio di “Tutte le volte“, abbiamo raggiunto telefonicamente l’artista per una piacevole chiacchierata volta a scoprire i dettagli di questo interessante progetto.
Cosa hai voluto raccontare in “Tutte le volte”?
Una storia d’amore come tante, ma raccontata in maniera diversa. Ho cercato di trovare una chiave narrativa differente, puntando su un’analisi più lucida, perché non è detto che chiusa una relazione tutto si debba buttare o ci sia la necessità di attribuire sempre colpe, la fiamma di una candela può spegnersi con il vento o, più semplicemente, consumarsi.
C’è una veste sonora precisa che hai donato al brano per dare il giusto risalto al testo?
Le ballad hanno un potere evocativo, mi trovo sempre a mio agio in questa dimensione perché mette in risalto il significato delle parole, con le atmosfere più intime riesco maggiormente a tirar fuori ciò che voglio esprimere, in maniera molto più chiara e nitida.
Di forte impatto anche il videoclip che vede protagonista la storia di DJ Fabo, cosa avete voluto esprimere attraverso le immagini?
Insieme al regista Mauro Lamanna abbiamo voluto sottolineare il valore della vita, raccontando il rapporto che lo legava alla sua compagna Valentina, un aspetto non di poco conto che rappresenta la parte più emozionante di questa storia. Tra l’altro, i due attori Aurora Ruffino e Gianmarco Saurino sono stati davvero bravissimi.
Come descriveresti il legame con le tue radici calabresi?
Fortissimo, mi alzo la mattina e penso di essere in Calabria, poi dopo cinque secondi realizzo che non è così. Onestamente non sento di essermene mai andato via, quando un legame è forte come il mio non vedi l’ora ogni volta di ritornare.
Una terra che ti ha più dato o tolto?
Credo un po’ entrambe le cose, ma le devo davvero tutto, ho tanta fame di farcela anche per dimostrare che si può realizzare qualsiasi cosa, anche se provieni da un luogo pieno di contraddizioni come quello. Sai, quando nasci in un posto difficile e bello come il mio è impossibile non portartelo dentro.
Quanto conta per te la dimensione live?
Per me è partito tutto dai live, il mondo dal quale provengo era rigorosamente dal vivo, incidere un brano in studio costava e non potevamo permettercelo in molti. Io sono nato nelle piazze, ho iniziato a cantare con cinque persone, poi sono diventate dieci, centinaia e così via.
Partire dal basso aiuta?
Assolutamente sì, è fondamentale per mantenere un grado di giudizio molto equilibrato, perché dai valore al singolo individuo che ti viene ad ascoltare. Non conta quanta gente ci sia, devi sempre dare il massimo, non puoi permetterti di essere perfetto solo in certe occasioni, questo lavoro si basa sul rispetto che hai nei confronti del pubblico. Sono le piccole gocce che formano il mare.
Perché i giovani hanno paura di cantare nelle piazze?
Perché non si ha voglia di cominciare da zero, come hanno fatto i più grandi in passato, cito Vasco Rossi che è partito dal basso e da oltre vent’anni riempie gli stadi. Adesso è più comodo passare dal palco di un talent show, si abituano i ragazzi a numeri che nella vita difficilmente riusciranno a mantenere nel tempo, la gavetta è fondamentale in qualsiasi campo.
In che direzione andrà la tua musica?
Sai che non ci ho mai pensato? Quando scrivo un brano a volte ho paura di non riuscire a completarlo, poi smetto di pensare e mi abbandono alla composizione. La musica deve tornare ad essere una necessità, molti la vivono come un’opportunità, personalmente non so in che direzione vada l’ispirazione, la seguo, la rincorro, ma è lei che decide dove portarmi.
Ti è ben più chiaro l’obiettivo rispetto alla strada da percorrere?
Diciamo di sì, a livello sonoro credo di aver raggiunto una certa unicità e non significa che ciò che faccio sia bello o brutto, ma non trovo nulla di simile in circolazione, questo è già un bel vantaggio (ride, ndr). Per il resto, mi sento pronto a raccogliere tutto quello che arriverà, certo che sarà qualcosa di bello.