A tu per tu con il giovane cantautore di Celle Ligure in rotazione radiofonica con “Altro pianeta”, realizzato in collaborazione con Zibba

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Spazio Emergenti: SEM si racconta ai lettori di Musica361, approfondiamo la sua conoscenza

Chi non intravede nulla di nuovo nel nuovo scenario musicale italiano non ha ancora ascoltato le ultime produzioni Samuel Puppo, in arte SEM, ventenne savonese reduce dal debutto discografico con Anche se, brano che ha registrato in breve tempo 10mila streaming su Spotify e 70mila views su YouTube. A pochi mesi di distanza dal lancio, l’artista torna con il secondo singolo “Altro pianeta” (prodotto insieme a Nicola Arecco e realizzato in collaborazione con Zibba per l’etichetta Platonica), una canzone che fortifica e contraddistingue il suo fresco stile sonoro.

Ciao Samuele, parto col chiederti un tuo biglietto da visita: chi è SEM?
Un ragazzo ventenne di Celle Ligure che ha sempre suonato la chitarra dall’età di otto anni, per poi avvicinarsi al cantautorato nel corso dell’adolescenza. 

In quale genere musicale ti collochi?
Per la direzione che stiamo prendendo con il mio team di lavoro, ora come ora, potrei definire il mio stile vicino all’indie-pop, inteso dal punto di vista internazionale e non quello che viene espresso da noi, oggi, in Italia. 

Hai iniziato con la scrittura in inglese, ora ti senti completamente a tuo agio con l’italiano?
Ho iniziato a scrivere canzoni in inglese perché i miei primi riferimenti musicali sono stati anglofoni, quindi mi è venuto inizialmente naturale. Con il passaggio all’italiano sento di non aver stravolto ciò che ho fatto in precedenza, sono rimasto fedele a me stesso e al messaggio. Poi, ovvio, sono cresciuto a livello di scrittura rispetto a quando avevo quattordici anni, ma con l’italiano mi trovo perfettamente a mio agio.

Che tassello rappresenta nel tuo percorso artistico il nuovo singolo “Altro pianeta”?
Spero vivamente che sia un ulteriore step per la mia carriera, sono molto soddisfatto del risultato. Rispetto al precedente singolo “Anche se”, abbiamo voluto proseguire lo stesso tipo di discorso, puntando ancora di più sul sound, molto più a fuoco in questo secondo progetto. 

C’è una veste precisa che hai voluto dare alla canzone, sia a livello testuale che di sonorità? 
Il testo è stato stravolto più volte, con Zibba abbiamo lavorato molto per trovare il giusto equilibrio tra immagini e parole. Il sound aveva sin dall’inizio la sua direzione, abbiamo seguito il tragitto naturale che, in qualche modo, era già stato tracciato dal precedente singolo.

C’è un incontro che reputi fondamentale per la tua carriera?
L’incontro con Nicola Arecco, con il quale abbiamo portato avanti il precedente progetto in lingua inglese, per poi virare su questa strada indie-pop, l’intuizione è stata la sua. Io ho avuto l’esigenza di cominciare a scrivere in italiano, le due cose sono arrivate contemporaneamente e hanno dato vita a ciò che potete ascoltare oggi.

Quali sono i tuoi principali ascolti musicali e riferimenti artistici?
Come tutti, nel tempo ho cambiato i miei ascolti, ho iniziato ad apprezzare molto John Mayer, perché era quello che sentivo di voler fare, ovvero mettermi alla prova con canzoni chitarra e voce. In seguito ho avuto un periodo più folk, fino ad abbandonarmi completamente al soul ed a scoprire questa scia indie-pop. Tra i miei punti di riferimento attuali, cito il norvegese Boy Pablo e il neozelandese Phum Viphurit, entrambi due avanguardisti che hanno puntato su un qualcosa di nuovo che è poi esploso in giro per il mondo.

Un aspetto positivo e uno negativo del fare musica oggi?
Di positivo c’è che è molto semplice far arrivare la propria musica alle persone, praticamente immediato, un aspetto che ha rivoluzionato l’intera industria discografica. Il rovescio della medaglia negativo è che, con questo tipo di meccanismo, tutto diventa più usa e getta, perché realizzare un singolo è diventato veramente alla portata di tutti. 

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La copertina di “Altro pianeta”

Come immagini il settore discografico tra dieci anni?
E’ difficile darti una risposta, specie se si pensa a dieci anni fa, la situazione si è completamente ribaltata. Potrebbero arrivare nuovi colossi digitali come Spotify, o piattaforme completamente diverse. A prescindere dal grado di tecnologia e delle invenzioni dei prossimi anni, ciò che mi auguro è che la gente possa continuare ad andare ai concerti, perché il contatto con il pubblico per un artista sarà sempre fondamentale. Magari la distribuzione sarà  più liquida, ma non riesco proprio ad immaginare un futuro dove i live possano essere trasmessi in streaming.

Come ti vedi personalmente tra dieci anni?
Caspita, che bella domanda (ride, ndr). Spero non troppo disilluso, all’alba dei trent’anni, con attorno persone che amano quello che fanno e credono nel mio stesso progetto, sempre con tanta passione e grande divertimento. Il mio obiettivo nella vita è quello di suonare dal vivo, ciò che desidero di più è riuscire a raggiungere l’autonomia per poterlo fare per più tempo possibile. Non chiedo altro.

A tu per tu con la giovane cantautrice romana in radio con “Tutto cambia”, brano che sviscera il nostro mutamento interiore e quello della società che ci circonda

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Spazio Emergenti: Valentina Parisse si racconta ai lettori di Musica361

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Questo è il tema alla base di Tutto cambia, il singolo che segna il ritorno di Valentina Parisse, a sette anni di distanza dal suo esordio in lingua inglese con “Vagabond”. Dopo diverse esperienze internazionali, la ritroviamo perfettamente a suo agio in questo singolo, preludio di un nuovo interessante progetto discografico.

Ciao Valentina, partiamo da “Tutto cambia”: com’è nato e cosa rappresenta per te questo brano?
Rappresenta un punto di arrivo e un punto di inizio allo stesso tempo. È nato dall’esigenza di scrivere qualcosa che mi rappresentasse al massimo. Soprattutto, è per me una canzone che mette in rapporto il singolo rispetto alla collettività in un questo periodo storico in cui tutto sembra una sfida continua con se stessi e gli altri. 

Un pezzo composto a quattro mani con Luca Bizzi. C’è una veste precisa che avete voluto dare al brano a livello testuale?
Questo testo che ho scritto con la collaborazione di Luca desidera fotografare con occhi lucidi quel momento di cambiamento che tutti prima o poi incontrano nella propria strada. La paura, lo smarrimento ma anche quell’opportunità di crescere che può rappresentare. Mi piace un linguaggio diretto, che faccia viaggiare di pari passo musica e parole.

Dal punto di vista del sound, invece, ti sei trovata a tuo agio in questa veste sonora?Assolutamente si! Mi sento in continua evoluzione col suono delle mie canzoni, ed in questa strumenti organici ed elettronici si mescolano in armonia tra loro. Il sound per me è fondamentale. Sono molto grata a Francesco Catitti aka Katoo, il producer di questo brano, per aver concretizzato le idee che avevo nella mente. 

Cosa avete voluto esprimere attraverso le immagini del video diretto da Andrea Giacomini?Questo clip è stata un’avventura totale! Ho conosciuto Von Jako a Los Angeles mentre scrivevo proprio “Tutto Cambia” ed altri brani, e quando abbiamo deciso di girare insieme, abbiamo messo la canzone nella macchina e siamo partiti con destinazione Deserto del Mojave. Tutti i simboli e gli elementi del clip come il libro che mi lascio alle spalle, il deserto stesso, la macchina che si ferma nel nulla e gli altri che trovate sono quello che abbiamo incontrato viaggiando, e che per noi hanno una forza evocativa e una diretta connessione col testo che canto. 

Quando e come ti sei avvicinata al mondo della musica?
Presto, prestissimo. A 14 anni ero già in studio a registrare le mie prime canzoni. Un provino che senza dubbio ha cambiato la mia strada. 

Quali ascolti hanno ispirato e accompagnato la tua crescita?
Tantissimi, ascolto in continuazione. Molti sono gli Artisti del passato che mi affascinano pur non appartenendo alla mia generazione: tra tutti Joni Mitchell e Stevie Nicks. 

Come valuti l’attuale panorama discografico e con quale spirito ti affacci al mercato?
Credo siamo in un momento di grande cambiamento, “Tutto Cambia” (ride, ndr), e le difficoltà sono innegabili. Io mi affaccio con tutta la passione possibile che metto in quello che scrivo e canto, mettendoci la massima cura e impegno. Questo è lo spirito.

Rispetto al tuo esordio discografico del 2011 con l’album “Vagabond”, composto interamente in inglese, come hai vissuto l’approccio alla scrittura in italiano?
In modo naturale e senza forzature: le canzoni nascono in modo spontaneo e, anzi, quando si cerca per forza un suono o una parola è il momento che non arrivano. 

Valentina Parisse:
Valentina Parisse

Nonostante la tua giovanissima età hai già scritto e collaborato con artisti del calibro di Renato Zero e Michele Zarrillo, cosa hanno rappresentato per te questi due prestigiosi incontri?
Mi hanno insegnato molto, moltissimo. A livello umano e professionale. E poi l’enorme soddisfazione di sentire le proprie canzoni interpretate da Artisti così grandi, è una emozione che non ha confine.

Quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere e i sogni nel cassetto?
Ci sono in cantiere una serie di date ed eventi dove non vedo l’ora di partecipare e condividere le mie canzoni, innanzitutto. Sogni, tantissimi. Del resto “andare avanti non serve a niente restando immobili”, e aggiungo in questa occasione, che i sogni sono la benzina per andare avanti!

C’è un messaggio che vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?
Non mi sono mai sentita in diritto di mandare messaggi nelle mie canzoni. Mi è sempre sembrato come sedersi ad una cattedra, e davvero non sarei io. Posso dirti che spero che chi mi ascolta possa ritrovare un pezzo di se stesso, e per un momento, riconoscersi.

A tu per tu con il giovanissimo duo ligure, in rotazione radiofonica a partire da venerdì 21 settembre con il singolo “Fools”

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I Seawards: a sinistra Giulia Benvenuto, a destra Francesco Proglio De Maria

Si intitola “Fools” ed è stato prodotto da Zibba il nuovo singolo dei Seawards, duo musicale nato nel 2015 che ha già ottenuto l’attenzione di addetti ai lavori e artisti internazionali, non ultima la loro apertura delle due tappe italiane della tournée dei The Script, noto gruppo pop irlandese che non ha bisogno certo di presentazioni. In attesa del loro album d’esordio, in programma per il prossimo 14 dicembre, abbiamo incontrato per voi Giulia e Francesco.

Ciao ragazzi, chi sono i Seawards? Come descrivereste il vostro duo musicale?
Dal punto di vista umano siamo due ragazzi che si sono conosciuti tra i banchi di scuola, artisticamente siamo due musicisti che creano musica in acustico e che, grazie al prezioso intervento di Zibba, la trasformano in un qualcosa di indie-alternative-pop.

Il vostro nome tradotto significa letteralmente “verso il mare”, a dimostrazione del fatto che avete ben chiara la direzione in cui volete andare?
Ben chiaro è l’obiettivo, come arrivare a raggiungerlo non si sa mai, le strade sono tante e difficili, ma stimolante è il percorso. Il nostro scopo è quello di farci conoscere da più persone possibili, è stato chiaro sin dall’inizio. Il nome che abbiamo scelto è anche un omaggio alla nostra Imperia, una città bagnata dal mare.

“Fools” è il vostro singolo in uscita venerdì 21 settembre, com’è nato e cosa rappresenta per voi?
Prima è nato il testo, racconta di una storia d’amore nascosta, in cui una delle due persone non vuole far sapere nulla ma è consapevole di non sentirsi felice per questo segreto. Nel videoclip diretto da Megan Stancanelli, abbiamo pensato di realizzare qualcosa in netto contrasto con la canzone, il risultato lo lasciamo giudicare a voi!

Lo scorso giugno avete aperto le due tappe del tour italiano dei The Script, tre aggettivi per descrivere quell’esperienza?
1) Figata, anche se non è un aggettivo; 2) Emozionante perché è stata un’esperienza incredibile, nei camerini ci tremavano le gambe in una maniera assurda; 3) Umana, per noi è stata la prima volta che ci siano relazionati con artisti di quel calibro e abbiamo scoperto delle persone fantastiche, è proprio vero che più le persone sono grandi più riescono a sorprenderti per la loro umiltà. 

Un brano che arriva dopo il precedente “Walls” e anticipa l’uscita del vostro album d’esordio, previsto per il prossimo 14 dicembre. Cosa potete anticiparci di questo lavoro?
Una cosa simpatica? E’ tutto praticamente già pronto, c’è la data ma non ancora il titolo, perché un altro artista ha annunciato il suo album con il nome che avevamo pensato. Pensa che sfortuna (ridono, ndr). Ci saranno una decina di pezzi, mood diversi e abbastanza versatili, da sonorità più tristi ed altre super ballabili.

Produttore dell’intero progetto è Zibba, com’è stato lavorare con lui?
Ogni qualvolta ci viene posta questa domanda, non sappiamo cosa rispondere se non che si tratta di un’esperienza incredibile, è un qualcosa che è difficile da spiegare, bisognerebbe vederlo all’opera per capire il suo immenso talento nel confezionare al meglio i brani.

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La copertina del singolo “Fools”

Personalmente, vi collocate in un genere particolare?
E’ difficile perché Giulia direbbe indie-alternative-pop, mentre Francesco più una miscela di folk-elettro-pop. Abbiamo due concezioni totalmente differenti, in generale e soprattutto negli ascolti musicali. Forse è proprio questo il nostro valore aggiunto, non avere dei limiti se non un’identità ben definita.

Con quale spirito vi affacciate al mercato e come valutate il livello del settore discografico?
Oggi come oggi è difficile farsi strada tra i giganti che hanno in mano il mercato, vale a dire le major, anche se ultimamente abbiamo notato uno sviluppo positivo per le realtà indipendenti, come nel caso della nostra etichetta Platonica. Dal punto di vista artistico, invece, credo che ciò che è considerato mainstream non sia il reale specchio della nostra società.

Da imperiesi doc, vi piacerebbe un giorno partecipare a Sanremo?
Sai che non lo sappiamo? Un giorno, magari, inizieremo a scrivere in italiano e potrebbe venirci in mente, per il momento la lingua inglese non ci permette nemmeno di ipotizzarlo. Chissà, il palco dell’Ariston e l’atmosfera del Festival ci suggestionano, se un giorno dovesse accadere, sicuramente  non ci snatureremo e cercheremo di portare la nostra personalità, senza scendere a compromessi.

A tu per tu con la giovane cantautrice lombarda, attualmente in rotazione radiofonica e sulle piattaforme digitali con il singolo “Lucciole”

Mara Bosisio:
Mara Bosisio (con la sua inseparabile chitarra) si confessa ai lettori di Musica361

Non pone limiti alla sua creatività Mara Bosisio, artista che ritroviamo tra le nostre pagine a distanza di qualche mese dall’uscita del precedente singolo “Mi fa sentire”. In occasione della pubblicazione della sua nuova creatura discografica, apriamoci nuovamente ad una piacevole intervista.

Ciao Mara, cominciamo naturalmente da “Lucciole”, com’è nato e cosa rappresenta per te questo singolo?
“Lucciole” è il primissimo lavoro che ho curato dall’inizio fino alla fine: ne ho scritto il testo, composto la melodia e creato l’arrangiamento interamente in un’unica notte, nelle quattro mura di camera mia.
Sono molto legata emotivamente a questa mia ultima fatica perché racconta un momento speciale del mio trascorso ed è la canzone che più mi rappresenta a livello di maturità e sperimentazione musicale.

Una canzone che hai scritto e musicato totalmente da sola. Per caso, ti occupi anche di arredamento di interni e sgomberi di cantine? 
Sfortunatamente l’esperienza “sgombero cantine” ancora mi manca; però ho recentemente riarredato tutta casa mia! 
Vabbè dai, chi mi conosce sa benissimo che sono curiosa ed estremamente autosufficiente. Non riesco a stare ferma: amo approfondire e cimentarmi in ogni cosa, purché mi stimoli e mi permetta di sperimentare la mia creatività in toto. Non mi stupirei se alla prossima occasione fossi io a farti domande e tu a rispondere! (ride, ndr)

Com’è stato collaborare con il producer Samuel Aureliano Trotta?
Meraviglioso e stimolante. E’ un ragazzo veramente talentuoso, sensibile e incredibilmente umile. La cosa che più mi ha affascinato nel suo modo di lavorare è l’estrema capacità di entrare nel profondo di una canzone, e il saper ricreare quell’atmosfera musicale perfetta e complementare alle parole e al senso del brano.

Qual è il complimento più bello che vorresti venisse attribuito al tuo pezzo?
Sapere che qualcuno si sia emozionato ascoltando una mia canzone o si sia rivisto nelle mie parole; credo che non esista regalo più gratificante e appagante. Colgo al volo l’occasione per ringraziare di cuore tutti coloro che hanno dedicato in questi giorni del tempo per ascoltare le mie canzoni o per spendere parole di apprezzamento e di supporto nei miei confronti. Siete spettacolari!

A cosa si deve la scelta di adottare sonorità anni ‘80-‘90 in un momento storico in cui, discograficamente parlando, sembra esserci dimenticati anche del nostro più recente passato?
Il tutto è nato in modo veramente molto spontaneo, per amore della musica di quegli anni.
Sono sempre stata affascinata dal mondo dei sintetizzatori e dalle sonorità “futuristiche” degli anni 80-90. Inoltre poi, essendo un perfetto “bastian contrario della vita”, preferisco seguire ogni volta i miei istinti e gusti personali, piuttosto che conformarmi ai dettami delle mode del momento. Ad ogni modo, in risposta alla tua domanda, sono molti gli artisti italiani (come ad esempio i TheGiornalisti e Calcutta) che stanno attualmente riutilizzando queste sonorità “vintage”. Perciò direi che non sono proprio l’unica ad aver avuto questo intuito.

A livello testuale, non ti senti un po’ in controtendenza a parlare d’amore, piuttosto che sfoggiare Rolex, beni materiali o sostanze poco legali?

Non ho Rolex, beni materiali di rilievo, nè interesse nel vivere certi stili di vita borderline: quindi mi pare evidente che certe tematiche si escludano a priori. Ci tengo però a precisare che, seppure la predominanza dei miei brani possa riguardare la sfera sentimentale, non tutte le mie canzoni parlano di amore. Ho sempre un occhio di riguardo nei confronti del mondo e della società che ho intorno. Le mie ultimissime canzoni destinate a Sanremo 2019, parlano proprio di questo.

Mara Bosisio: "Alle mode del momento, preferisco seguire l'istinto"Personalmente, ti collochi in un genere particolare?
Non mi piace ragionare per compartimenti stagni. Se devo necessariamente incasellare la mia musica da qualche parte, beh.. direi che appartiene senza dubbio al macro-cosmo del genere Pop.

Hai già pensato alla veste live di “Lucciole”?
Ogni mio brano nasce sempre in modalità acustica, talvolta al pianoforte, ma più frequentemente alla chitarra. Per “Lucciole” ho già deciso che ne registrerò a breve una versione unplugged perché giorni fa, avendone improvvisato un piccolo pezzetto chitarra e voce sui miei social, ho riscontrato da parte del pubblico un apprezzamento quasi maggiore rispetto alla versione originale (che comunque rimane tuttora molto apprezzata).

Sogni nel cassetto?
Diventare una sgombera cantine professionista, chiaramente! (ride, ndr)

Per concludere, chi è Mara Bosisio oggi?
Bella domanda. Sicuramente è una ragazza che si dà parecchio da fare, da tanto tempo e (spesso e volentieri) da sola. Mi piace pensare però che sto cercando di scoprirla a poco a poco grazie alla musica: vedremo se arriverò mai a conoscerla realmente fino in fondo. Il viaggio è appena iniziato!

Intervista al duo toscano che ha recentemente pubblicato l’album “Slow”, un inno alla natura e alle sue molteplici sfaccettature

Secondamarea:
Approfondiamo la conoscenza di Ilaria Becchino e Andrea Biscaro, coppia sia sul palco che nella vita

Reduci dal successo estivo del loro “AgriTour”, i Secondamarea continuano ad imporsi come una delle novità più interessanti dell’attuale scenario discografico. La loro è una musica non contaminata, se vogliamo pure controtendenza, che racchiude un messaggio molto forte, in un periodo storico dove i contenuti sembrano contare poco o niente. Lasciamoci contagiare dal loro suggestivo sound.

Ciao Ilaria, ciao Andrea, partiamo da “Slow”, il vostro ultimo album, cosa avete voluto lasciare fuori e cosa avete voluto portare con voi in questo disco?
Abbiamo voluto lasciare fuori tutte le sovrastrutture ideologiche e tecnologiche, inserendo tutto ciò che siamo noi. E’ il nostro disco più autentico, racconta della nostra quotidianità e sviscera lo stile di vita che ci appartiene. Attraverso queste dodici canzoni abbiamo messo in luce la nostra vera essenza.

A livello testuale è predominante la tematica degli effetti, spesso negativi, che l’uomo ha sul clima. Al contrario, credete che la natura riesca ancora ad infondere stupore nell’uomo?
Secondo noi, la natura ha ancora un grande valore immaginifico, il potere di stupirci, il vero problema è la distrazione dell’essere umano, imposta da chi ci ha messo in mano i vari giocattolini tecnologici del momento.

Ci si emoziona ancora davanti ad un tramonto o si preferisce condividere una foto, spesso filtrata, su Instagram?
Vivendo su un’isola, la metafora che hai appena fatto è davvero azzeccata. Al Giglio si può assistere a tramonti bellissimi, quello che notavamo è un certo esodo di turisti che, negli ultimi tempi, accorrono in massa per assistere a questo spettacolo. Sinceramente, nutriamo seri dubbi sul fatto che questa affluenza sia dettata dal voler vivere un momento a pieno contatto con la natura, anche perché hanno sempre un tablet o uno smartphone tra le mani. Forse perché siamo più interessati a mostrare la bellezza agli altri, più che a noi stessi.

Un po’ come accade durante i concerti, anziché godersi lo spettacolo si tende a riprenderlo con la fotocamera…
Esattamente, nel nostro piccolo abbiamo cercato di proporre un live diverso, per certi versi anomalo, realizzando oltre cinquanta date senza amplificazione. Una scommessa vinta, perché il nostro “AgriTour” è stato molto apprezzato del pubblico, che ha riscoperto il valore del vero ascolto, girando nei vari agriturismi abbiamo cercato di ricreare l’atmosfera delle canzoni intorno al fuoco. La comunicazione musicale è tra le più dirette e primitive, la gente ha bisogno di un contesto semplice per ritrovare la giusta concentrazione. 

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La tracklist di “Slow”

1. C’hanno rubato l’inverno
2. Naturale
3. Pellegrinaggio
4. Macina
5. Slow
6. Petrolio
7. Il presente
8. Via dell’orto
9. Sangue di legno
10. Senza
11. Acuacanta
12. Il mondo vuole te

Come valutate l’attuale scenario discografico e dove vi collocate? 
Onestamente facciamo un un po’ fatica a collocarci. Oggi come oggi, è molto più semplice realizzare un prodotto usa e getta, piuttosto che investire su un progetto di ricerca, su un qualcosa che potrebbe avere degli effetti non immediati. In un verso contenuto nell’album diciamo: “perché il buono non è nel nuovo, ma nell’antico da ritrovare”. Non ci definiamo nostalgici, crediamo che sia necessario coltivare la memoria, così come stare al passo coi tempi maturando una consapevolezza critica nei confronti della modernità, senza bisogno di sconfinare in un retorico “si stava meglio prima”. Come in tutte le cose, bisogna prendere il buono e migliorare gli aspetti negativi.

Per concludere, citando il titolo della canzone che apre il disco, chi è che ci ha rubato l’inverno?
Bella domanda, scrivendo quel pezzo siamo arrivati alla conclusione che, in fin dei conti, siamo noi stessi gli artefici del nostro destino. In modo sarcastico abbiamo voluto descrivere le nostre contraddizioni, tendiamo sempre a cercare un colpevole ma non capiamo che ognuno di noi, nel suo piccolo, può contribuire sia all’evoluzione che all’involuzione della nostra umanità. 

Ultima tappa del nostro viaggio alla scoperta della fanbase del quartetto vocale composto da Laura Bono, Verdiana Zangaro, Roberta Pompa e Greta Manuzi

Le Deva

Quando abbiamo cominciato ad esplorare il mondo del fanclub de Le Deva, non conoscevamo i volti e le storie delle persone che fanno parte di un’organizzazione di questo calibro. Si parla spesso degli artisti che ci mettono la faccia, meno degli addetti ai lavori dietro le quinte, ma mai di chi sta sotto il palco, compra legalmente la musica e contribuisce in maniera significativa al successo discografico di un determinato cantante. Sono i singoli sostenitori che, mossi da uno spirito di unione e di fratellanza, rappresentano la linfa vitale della musica, il reale motivo per il quale gli stessi artisti cercano di superare i propri limiti migliorandosi disco dopo disco. In questo viaggio abbiamo conosciuto i Devastati, li ringraziamo per il loro prezioso contributo e, semplicemente, per far parte del grande cuore pulsante della musica.

La parola ai fans de Le Deva:

Ringraziamo Musica 361 per questo prezioso spazio e per aver accompagnato e “sponsorizzato” le nostre iniziative. Sta per concludersi il tuor  “4” , nel quale le nostre beniamine hanno presentato dal vivo il loro omonimo primo album rilasciato lo scorso ottobre 2017. E’ stata una tournée spettacolare che, come abbiamo annunciato precedentemente, ha toccato varie città e compreso tantissime regioni italiane.

Nuovi fans, o meglio devastati, si sono aggiunti a noi e questo ci fa molto piacere perché abbiamo condiviso bellissimi momenti insieme. Ad ogni data abbiamo fatto il possibile per essere presenti e creare una coreografia degna dello show, il nostro obiettivo primario è quello di far sentire la nostra presenza, senza dimenticare un pensiero speciale per Rosaria (al quale è stata dedicata la quinta puntata, ndr), che resterà sempre con noi.

Anche sotto la pioggia, siamo partiti da luoghi distanti per raggiungere le località dei vari concerti. Mostrare un segno tangibile del nostro calore, è la missione che ci ripaga di ogni piccolo sforzo. Spesso ci capita di ricevere la solita domanda: “Perché fate tutto questo?”, la risposta è semplice ed è racchiusa nella cordialità e nell’unicità di Verdiana, Greta, Roberta e Laura, quattro artiste che hanno ottenuto in breve tempo grande credibilità, quattro ragazze che meritano tutto il bene di questo mondo.

In attesa di nuova musica, invitiamo tutti i lettori a seguire i canali ufficiali de Le Deva, ad iscrivervi al nostro gruppo e a coinvolgere più persone possibili, perché l’unione fa la forza e soltanto insieme possiamo crescere e diventare sempre più grandi. Quando un gruppo è compatto si ottengono grandi risultati e raggiungere ogni singolo obiettivo diventa molto più facile.

Da “Amore e capoeria” a “Da zero a cento”, tutte le hit estive che hanno fatto da colonna sonora di questa stagione estiva

Estate 2018, la playlist dei tormentoni
Tutti i successi commerciali estivi degli ultimi mesi, da “Non ti dico no” a Faccio quello che voglio

Dopo aver ripercorso insieme la storia dei tormentoni musicali dagli anni ’60 ad oggi, siamo pronti per parlare delle proposte che hanno caratterizzato l’estate 2018, annata particolarmente prolifica per il mercato discografico italiano, sempre meno internazionale rispetto al recente passato.

Anche se l’estate non è ancora ufficialmente finita, possiamo tirare le somme e considerare, di fatto, “Amore e capoeira” uno dei brani più ascoltati di questa stagione, ennesimo colpo di genio dei producer Takagi e Ketra che bissano l’incredibile successo de “L’esercito del selfie” dello scorso anno, grazie a due featuring d’eccezione con il giamaicano Sean Kingston e la nostra Giusy Ferreri, sempre più reginetta dei tormentoni. A proposito di “Roma-Bangkok”, non resta certo a guardare Baby K, protagonista delle classifiche con la virale “Da zero a cento”.

Di grande impatto “Non ti dico no”, pezzo che sancisce il ritorno al reggae di Loredana Bertè, la prima ad importarlo nel nostro Paese quarant’anni fa con “E la luna bussò”, il tutto impreziosito dalla trascinante energia dei Boomdabash. Ha funzionato anche “Nero Bali”, altra interessante proposta estiva frutto dell’inedito trio composto da Elodie, Michele Bravi e Guè Pequeno, un invito a prendere per mano la propria vita affrontandola con più leggerezza.

A un anno esatto dall’abbronzatura presa sotto il sole di “Riccione”, i Thegiornalisti piazzano un nuovo riuscito tormentone dall’irriverente titolo “Felicità puttana”, così come replicano le gesta del 2017 anche Benji e Fede con “Moscow mule” e  J-Ax e Fedez. che concludono la loro avventura discografica in duo con “Italiana”. Ritornelli martellanti e ultra radiofonici anche per Irama con “Nera”Fred De Palma e Ana Mena con “D’estate non vale”, i The Kolors con “Come le onde”, Shade con “Amore a prima Insta” e Fabio Rovazzi con “Faccio quello che voglio”, accompagnato dalle voci di Emma, Nek e Al Bano.

Tra le altre valide proposte di questa estate 2018, infine, segnaliamo: “Una grande festa” di Luca Carboni“Un altro giorno sulla terra” di Dolcenera, “Ti ricordi di me?” di Alessio Bernabei“Bye bye” di Annalisa, “Io mi innamoro ancora”, di Ermal Meta, “Semplifica” di Virginio, “L’estate tutto l’anno” de Le Deva, “Tropicale” di Francesca Michielin“Amore zen” de Le Vibrazioni con Jake La Furia, “Un’estate ci salverà” di Max Pezzali“Viva la libertà” di Jovanotti“Mio fratello” di Biagio Antonacci, E.STA.A.TE” di Laura Pausini“La stessa” di Alessandra Amoroso, singolo che anticipa la sua prossima attesissima fatica discografica.

Da “Waka waka” a “L’esercito del sefie”, la playlist delle migliori hit estive che hanno fatto da colonna sonora alle vacanze per milioni di italiani

Viaggio nel mondo dei tormentoni: gli anni '10
Tutti i successi commerciali estivi del decennio, da “Roma-Bangkok” a “Despacito”

Dopo avervi parlato dei tormentoni degli anni ’60,  anni ’70, anni ’80 e anni ’90, e dei primi anni 2000, concludiamo il nostro viaggio nel mondo della musica estiva parlandovi dei successi che hanno caratterizzato la seconda decadete del nuovo millennio. Prosegue l’esportazione di proposte internazionali, aumentano esponenzialmente quelle di matrice latina grazie all’affermazione del reggaeton, genere che influenza gran parte delle produzione made in Italy.

Tra le canzoni estive più gettonate degli anni duemiladieci, ricordiamo: “Waka waka” di  Shakira, “Tik tok” dei Ke$ha, “Alejandro di  Lady Gaga, “Moves like Jagger” dei Maroon 5 con Christina Aguilera, “Danza kuduro di Don Omar e Lucenzo, “Mr. Saxobeat” di Alexandra Stan“Il più grande spettacolo dopo il big bang e “L’estate addosso” di Jovanotti,“Ai se eu te pego!” di Michel Telò, “Balada” di Gusttavo Lima, “Non vivo più senza te di Biagio Antonacci, “Tranne te” di Fabri Fibra“P.E.S.” dei Club Dogo con Giuliano Palma, “Endless summer” di Oceana, “Call me maybe” di Carly Rae Jepsen, “Summer paradisedei Simple Plan con Sean Paul“I’m in love” di Ola, “Wake me up” di Avicii“Get lucky dei Daft Punk, “Happy” di Pharrell Williams“Bailando” e “Duele el corazon” di Enrique Iglesias“Summer” di Calvin Harris, “On top of the world” degli Imagine Dragons, “Maracanà di Emis Killa, “Maria Salvador” di J-Ax e Il Cile“#fuori c’è il sole” di Lorenzo Fragola, “Buon viaggio (share the love)” di Cesare Cremonini, “Io ti aspetto” di Marco Mengoni, “Lo stadio” di Tiziano Ferro, “Luca lo stesso di Luca Carboni, “Roma-Bangkok di Baby K e Giusy Ferreri“El mismo sol” e “Sofia” di Alvaro Soler, “Vorrei ma non posto” e “Senza pagare” di J-Ax e Fedez“Andiamo a comandare” di Fabio Rovazzi, “Can’t stop the feeling di Justin Timberlake, “No vacancy degli OneRepublic, “Despacito di Luis Fonsi“Tutto per una ragione” di Benji & Fede con Annalisa, “Tra le granite e le granate” di Francesco Gabbani“Riccione” dei Thegiornalisti e “L’esercito del sefie” di Takagi e Ketra con Arisa e Lorenzo Fragola.

Abbiamo raccolto per voi dieci pezzi che rappresentano al meglio le proposte musicali estive dell’intero decennio, sfoglia la gallery per scoprire le copertine dei tormentoni più popolari degli anni 2010. Perché le stagioni passano, ma le canzoni rimangono.

Da “Vamos a bailar” a “Poker face”, la playlist delle migliori hit estive che hanno fatto da colonna sonora alle vacanze per milioni di italiani

Viaggio nel mondo dei tormentoni: gli anni '00
Tutti i successi commerciali estivi del decennio, da “Sex bomb” a “Tre parole”

Dopo avervi parlato degli anni ’60,  anni ’70, anni ’80 e anni ’90, proseguiamo il nostro viaggio nel mondo dei tormentoni estivi approdando nel decennio successivo, il primo del nuovo millennio. Una decade a cavallo tra due secoli, fortemente influenzata dalla tradizione e dalla nuova corrente di innovazione internazionale proveniente dal mondo pop-statunitense. Sul fronte nazionale, nascono gli interessanti progetti discografici di Tiziano Ferro, Cesare Cremonini e i Negramaro, destinati ad impreziosire l’intero panorama artistico italiano.

Tra le canzoni estive più gettonate dei primi anni duemila, ricordiamo: “Vamos a bailar” e “Festival” di  Paola e Chiara, “My heart goes boom” dei French Affair, “Sex bomb di  Tom Jones, “Up and down” di Billy More, “Dipende dei Jarabe De Palo, “Me gustas tu” di Manu Chao“Candela di Noelia,“Para toda la vida” di Marcela Morelo, “Tre parole” di Valeria Rossi, “La mia signorina di Neffa, “www.mipiacitu” dei Gazosa, “Crying at the discoteque” degli Alcazar, “Can’t get you out of my head” di Kylie Minogue, “Whenever, wherevere “La tortura” di Shakira“Asereje” delle Las Ketchup, “Kiss kiss” di Holly Valance“Moi…Lolita di Alizée, “L’aiuola” di Gianluca Grignani“Sotto i raggi del sole” di Brusco“La canzone del capitano” di DJ Francesco, “Chihuahua” di DJ BoBo, “Verofalso di Paolo Meneguzzi , “Calma e sangue freddo” di Luca Dirisio“Voce me apareceu” dei Kaleidoscopio, “Dragostea din tei” di Haiducii, “(Tanto)3” di Jovanotti, “Estate” e “Parlami d’amore” dei Negramaro, “Marmellata #25 di Cesare Cremonini , “La camisa negra di Juanes“Malo” di Bebe, “Notte di mezza estate” di Alex Britti e Edoardo Bennato“Sei parte di me” e “Per dimenticare” degli Zero Assoluto, “Bruci la città” di Irene Grandi, “Umbrella di Rihanna, “Candyman di Christina Aguilera“I kissed a girl” di Katy Perry, “I’m yours” di Jason Mraz“I gotta feeling” dei Black Eyed Peas e “Poker face” di Lady Gaga.

Tra quelli già citati, abbiamo raccolto per voi i dieci pezzi che rappresentano al meglio le proposte musicali estive dell’intero decennio. Sfoglia la gallery per scoprire le copertine dei tormentoni più popolari degli anni ’00. Ve li ricordate tutti? Allora non resta altro che canticchiarli!

L’artista scozzese e i suoi fedeli compagni di viaggio presentano dal vivo il loro album “Bitten by the Devil”, tra jazz, blues e sonorità provenienti dalle culture di tutto il mondo

Emma Morton & The Graces protagonisti sul palco dello Spirit de Milan
Emma Morton & The Graces protagonisti sul palco dello Spirit de Milan lo scorso 9 agosto

Tradurre un disco in uno spettacolo dal vivo non è mai una cosa semplice, ma per Emma Morton e i suoi musicisti la missione si può considerare tranquillamente compiuta. Ad accompagnarla sul palco dello Spirit de Milan i fedelissimi The Graces, alias Piero Perelli alla batteria e Luca Giovacchini alla chitarra, una formazione ormai consolidata, alla quale si è aggiunto in qualità di special guest il bassista Danilo Gallo.

Nel corso del piacevole spettacolo, i quattro artisti si sono esibiti eseguendo alcuni pezzi tratti dal loro ultimo progetto discografico Bitten by the Devil, caratterizzato da sonorità blues, jazz, folk e cantato in dialetto scozzese. La scaletta del concerto si apre con l’energica “One by one”, proseguendo a ritmo serrato con “Whit’s fir ye”, “Good men”, “Dirty John”, “I want you”, “Why fall” e “Scozia”.

Non sono mancati omaggi musicali ad artisti che hanno accompagnato e ispirato il percorso del gruppo, attraverso l’interpretazione di cover quali: “I’m your man” di Leonard Cohen, “Don’t think twice” di Bob Dylan, “Moonshiner’s daughter” di Rhiannon Giddens e “Red right hand” di Nick Cave.

Uno show ricco di classe e contaminazioni provenienti da tutto il mondo, in un mix perfetto che ha scaturito l’ovazione del pubblico milanese, per nulla scalfito dalla calura estiva. Il segreto di questo successo? Proporre musica senza filtri, senza troppi fronzoli e, di conseguenza, senza tempo.

Tra i prossimi live estivi di Emma Morton & The Graces, segnaliamo: sabato 11 agosto alla Domitilla Bottega di Terracina (LT), domenica 12 agosto all’Agricoltura Festival di Noci (BA), mercoledì 15 agosto al Marè di Cesenatico (FC), sabato 18 agosto all’Argini e Margini Festival di Pisa, venerdì 24 e sabato 25 al West Midlands Showground di Shrewsbury nel Regno Unito e, infine, martedì 28 agosto allo Stramash di Edimburgo in Scozia, lì dove tutto è iniziato.

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