A tu per tu con il giovane cantautore di Celle Ligure in rotazione radiofonica con “Altro pianeta”, realizzato in collaborazione con Zibba
Chi non intravede nulla di nuovo nel nuovo scenario musicale italiano non ha ancora ascoltato le ultime produzioni Samuel Puppo, in arte SEM, ventenne savonese reduce dal debutto discografico con “Anche se“, brano che ha registrato in breve tempo 10mila streaming su Spotify e 70mila views su YouTube. A pochi mesi di distanza dal lancio, l’artista torna con il secondo singolo “Altro pianeta” (prodotto insieme a Nicola Arecco e realizzato in collaborazione con Zibba per l’etichetta Platonica), una canzone che fortifica e contraddistingue il suo fresco stile sonoro.
Ciao Samuele, parto col chiederti un tuo biglietto da visita: chi è SEM?
Un ragazzo ventenne di Celle Ligure che ha sempre suonato la chitarra dall’età di otto anni, per poi avvicinarsi al cantautorato nel corso dell’adolescenza.
In quale genere musicale ti collochi?
Per la direzione che stiamo prendendo con il mio team di lavoro, ora come ora, potrei definire il mio stile vicino all’indie-pop, inteso dal punto di vista internazionale e non quello che viene espresso da noi, oggi, in Italia.
Hai iniziato con la scrittura in inglese, ora ti senti completamente a tuo agio con l’italiano?
Ho iniziato a scrivere canzoni in inglese perché i miei primi riferimenti musicali sono stati anglofoni, quindi mi è venuto inizialmente naturale. Con il passaggio all’italiano sento di non aver stravolto ciò che ho fatto in precedenza, sono rimasto fedele a me stesso e al messaggio. Poi, ovvio, sono cresciuto a livello di scrittura rispetto a quando avevo quattordici anni, ma con l’italiano mi trovo perfettamente a mio agio.
Che tassello rappresenta nel tuo percorso artistico il nuovo singolo “Altro pianeta”?
Spero vivamente che sia un ulteriore step per la mia carriera, sono molto soddisfatto del risultato. Rispetto al precedente singolo “Anche se”, abbiamo voluto proseguire lo stesso tipo di discorso, puntando ancora di più sul sound, molto più a fuoco in questo secondo progetto.
C’è una veste precisa che hai voluto dare alla canzone, sia a livello testuale che di sonorità?
Il testo è stato stravolto più volte, con Zibba abbiamo lavorato molto per trovare il giusto equilibrio tra immagini e parole. Il sound aveva sin dall’inizio la sua direzione, abbiamo seguito il tragitto naturale che, in qualche modo, era già stato tracciato dal precedente singolo.
C’è un incontro che reputi fondamentale per la tua carriera?
L’incontro con Nicola Arecco, con il quale abbiamo portato avanti il precedente progetto in lingua inglese, per poi virare su questa strada indie-pop, l’intuizione è stata la sua. Io ho avuto l’esigenza di cominciare a scrivere in italiano, le due cose sono arrivate contemporaneamente e hanno dato vita a ciò che potete ascoltare oggi.
Quali sono i tuoi principali ascolti musicali e riferimenti artistici?
Come tutti, nel tempo ho cambiato i miei ascolti, ho iniziato ad apprezzare molto John Mayer, perché era quello che sentivo di voler fare, ovvero mettermi alla prova con canzoni chitarra e voce. In seguito ho avuto un periodo più folk, fino ad abbandonarmi completamente al soul ed a scoprire questa scia indie-pop. Tra i miei punti di riferimento attuali, cito il norvegese Boy Pablo e il neozelandese Phum Viphurit, entrambi due avanguardisti che hanno puntato su un qualcosa di nuovo che è poi esploso in giro per il mondo.
Un aspetto positivo e uno negativo del fare musica oggi?
Di positivo c’è che è molto semplice far arrivare la propria musica alle persone, praticamente immediato, un aspetto che ha rivoluzionato l’intera industria discografica. Il rovescio della medaglia negativo è che, con questo tipo di meccanismo, tutto diventa più usa e getta, perché realizzare un singolo è diventato veramente alla portata di tutti.
Come immagini il settore discografico tra dieci anni?
E’ difficile darti una risposta, specie se si pensa a dieci anni fa, la situazione si è completamente ribaltata. Potrebbero arrivare nuovi colossi digitali come Spotify, o piattaforme completamente diverse. A prescindere dal grado di tecnologia e delle invenzioni dei prossimi anni, ciò che mi auguro è che la gente possa continuare ad andare ai concerti, perché il contatto con il pubblico per un artista sarà sempre fondamentale. Magari la distribuzione sarà più liquida, ma non riesco proprio ad immaginare un futuro dove i live possano essere trasmessi in streaming.
Come ti vedi personalmente tra dieci anni?
Caspita, che bella domanda (ride, ndr). Spero non troppo disilluso, all’alba dei trent’anni, con attorno persone che amano quello che fanno e credono nel mio stesso progetto, sempre con tanta passione e grande divertimento. Il mio obiettivo nella vita è quello di suonare dal vivo, ciò che desidero di più è riuscire a raggiungere l’autonomia per poterlo fare per più tempo possibile. Non chiedo altro.