Intervista al cantautore pugliese alla vigilia del suo ritorno televisivo nel nuovo show del venerdì sera targato Rai Uno

"Ora o mai più", conosciamo meglio Marco Armani
Marco Armani: “Spero che sia l’inizio di un nuovo percorso più consapevole, con passione ma senza illusioni”

E’ pieno di emozioni Marco Armani, artista a 360 gradi che, nel corso dei suoi trentacinque anni di carriera, ha partecipato quattro volte al Festival di Sanremo e piazzato numerosi successi ai vertici delle  classifiche. Cantautore e musicista completo, non ha mai smesso di portare avanti con qualità e determinazione la propria musica, fino ad arrivare a questa prossima esperienza di Ora o mai più,  il nuovo spettacolo musicale di Rai Uno condotto da Amadeus, in onda in prima serata da venerdì 8 giugno.

Ciao Marco, partiamo da “Ora o mai più”, quali sono le tue sensazioni alla vigilia?
Devo ammettere molto entusiasmanti e contrastanti tra loro, c’è un po’ di tensione ma anche tanta curiosità, perché ricantare davanti ad una platea così vasta, con la maturità e la consapevolezza di oggi, rappresenta per me un’emozione nuova. Ho una grande voglia di rimettermi in gioco, anche e soprattutto grazie alla possibilità di proporre un singolo nuovo, cosa che non faccio da diversi anni. Cercavo l’occasione giusta, questa trasmissione è il pretesto per lanciare un nuovo album, in uscita a settembre, che avevo nel cassetto da tempo e sarà pieno di belle sorprese e duetti importanti.

Cosa pensi dei tuoi compagni di avventura?
Penso tutto il bene possibile, con alcuni abbiamo condiviso tanti momenti belli in gioventù e non li vedevo da una vita, altri li ho scoperti in questi giorni. Quello con cui ho scambiato meno parole è Massimo Di Cataldo, che sembra un po’ più distante dal gruppo, non so se perché si senta più attuale di tutti o per via di una sua timidezza, ma credo sia un caro ragazzo anche lui e sono certo che riusciremo a coinvolgerlo con il nostro entusiasmo e finirà per fare squadra con noi, anche perché lo stimo molto come artista e lo invidio per avere ancora tutti i capelli (ride, ndr).

Tra i maestri, invece, con quale artista ti stuzzicherebbe collaborare?
Sono tutti grandi artisti, con tutta onestà spero di essere abbinato a Red Canzian, sarebbe veramente fantastico ritrovarmi a lavorare con lui, perché è stato il produttore dei miei primi successi, in più è una persona perbene con cui si può dialogare e discutere, un grande musicista che stimo profondamente. Pensa che il mio primo gruppo si chiamava Parsifal, eravamo dei fans accaniti dei Pooh, quindi, rappresenterebbe la chiusura di un cerchio. Poi, sono convinto che da tutti e otto i tutor si possa attingere tanto, perché rappresentano la storia della nostra musica leggera.

"Ora o mai più", conosciamo meglio Marco Armani 1
“Tu dimmi un cuore ce l’hai”, 1985

Ogni artista ha il proprio cavallo di battaglia, il tuo è senza ombra di dubbio “Tu dimmi un cuore ce l’hai”, cosa ha colpito così tanto il pubblico al punto da trasformarlo in un evergreen?
Pensa che il discografico dell’epoca Carlo Bixio, che ahimè ora non c’è più, dopo averla ascoltata disse senza mezzi termini che faceva vomitare, ma si fidò di me e di Red e, col senno di poi, fece bene. Questo per dirti che una formula non esiste e la famosa sfera di cristallo non ce l’ha nessuno, noi artisti possiamo solo avere l’intuito e la buona fede di realizzare qualcosa di autentico, non preconfezionato, che possa essere apprezzato e condiviso dal pubblico, poi il resto è un terno al lotto.

C’è una canzone meno nota del tuo repertorio che reputi altrettanto importante ma che non ha avuto la stessa visibilità?
Sicuramente più di una, negli ultimi anni ho avuto l’onore di realizzare ben tre album con Pasquale Panella, che reputo un genio della parola, autore eclettico considerato forse un po’ di nicchia, amato e allo stesso tempo odiato da un certo tipo di pubblico perché non conosce mezze misure. Credo di aver fatto anche altre canzoni non da meno di “Tu dimmi un cuore ce l’hai”, che non sono arrivate in tempo all’appuntamento con il successo, per una serie di coincidenze e circostanze.

Al di là del contratto discografico in palio, cosa rappresenterebbe per te la vittoria più grande una volta spente le luci dello show?
Che non finisca qui, a prescindere da una vittoria che considero veramente relativa, spero che sia l’inizio di un nuovo percorso più consapevole, sicuramente diverso da quello già avuto, perché sono cambiati i tempi e non ho più vent’anni, lo so benissimo e non mi creo per questo illusioni. Il mio desiderio è quello di proseguire in maniera dignitosa a proporre la mia musica, almeno fino a quando avrò ancora passione, entusiasmo e voglia di emozionare gli altri attraverso le mie canzoni.

Intervista alla cantante toscana alla vigilia del suo ritorno televisivo nel nuovo show del venerdì sera targato Rai Uno

"Ora o mai più", conosciamo meglio Donatella Milani 1
Donatella Milani: “Sentivo il bisogno di rimettermi in gioco per dimostrare chi sono a me stessa e al pubblico” 

Non ha perso la grinta e la voglia di far ascoltare la propria musica Donatella Milani, cantante e compositrice che nel corso della sua carriera ha raggiunto la vetta della hit parade con “Volevo dirti”, oltre ad aver scritto brani cult come “Su di noi” per Pupo e “Ma non ho più la mia città” per Gerardina Trovato. A partire da venerdì 8 giugno, la ritroveremo tra i protagonisti  di Ora o mai più, il nuovo spettacolo musicale di Rai Uno condotto da Amadeus.

Ciao Donatella, partiamo da “Ora o mai più”, quali sono le tue sensazioni alla vigilia?
L’impressione è che non sarà così facile come immaginavo, credevo fosse un pochino più leggero, invece i coach sono belli agguerriti (ride, ndr), ma in fondo è giusto così, ci vuole quel pizzico di pepe per far sì che la gente si avvicini a questo tipo di format. La voglia di riprovarci è tanta, senza aspettarmi chissà che cosa, ti dico la verità, sentivo il bisogno di rimettermi in gioco per dimostrare chi sono a me stessa e al pubblico. Nell’apice della mia carriera ho avuto una serie di problemi alle corde vocali, sono dovuta star ferma tre anni, ho sofferto di depressione, ma non ho mai smesso di amare la musica e di trasmettere la stessa passione ai ragazzi a cui insegno canto.

Cosa pensi dei tuoi compagni di avventura?
Sembra di non essersi mai lasciati, hai presente quando ti ritrovi a cena con i compagni di classe dopo tanti anni? Con molti di loro ci conosciamo da tempo, con altri abbiamo instaurato una sintonia all’istante. Ci alziamo la mattina, facciamo colazione, dopo le prove la sera andiamo a cena, non ci stanchiamo di stare insieme e di vivere in gruppo questa esperienza che, per ognuno di noi, ha un impatto emotivo importante.

Tra i maestri, invece, con quale artista ti stuzzicherebbe collaborare?
Guarda, da sempre amo Loredana Bertè, nelle mie serate coverizzo spesso i suoi successi, cantare con lei “Il mare d’inverno” sarebbe per me un’emozione pazzesca. Ad istinto ti dico lei, poi, chiunque capiti sono convinta che sarò comunque in una botte di ferro, perché sono tutti grandi professionisti che sanno il fatto loro.

"Ora o mai più", conosciamo meglio Donatella Milani
“Volevo dirti”, successo datato 1983

Ogni artista ha il proprio cavallo di battaglia, il tuo è senza ombra di dubbio “Volevo dirti”, cosa ha colpito così tanto il pubblico al punto da trasformarlo in un evergreen?
Sai, lì c’è una componente pazzesca di una serie di fattori, il primo che mi viene in mente, ad esempio, è il look. Ti spiego meglio, molti magari oggi non si ricordano il mio nome o le canzoni che cantavo, ma nella loro memoria è rimasta impressa l’immagine della “ragazza con le tutine colorate”. Chiaramente, parliamo di un brano funzionale, che ti rimane in testa con facilità, mettici pure il modo spontaneo con cui lo cantavo, il fatto che l’avessi scritto insieme a Zucchero, insomma, una serie di fortuite coincidenze.

C’è una canzone meno nota del tuo repertorio che reputi altrettanto importante ma che non ha avuto la stessa visibilità?
Sfortunatamente ne ho di diverse (ride, ndr), perché purtroppo non sono stati ascoltati i “famosi lati b”. Io non ho mai fatto LP, solo 45 giri contenenti due brani. I pezzi che amo di più sono quello più intimi, che corrispondono nella stragrande maggioranza dei casi nei retro, quelli che non sono diventati singoli. Nell’84 ho fatto un altro Sanremo con “Libera”, una canzone che reputo innovatrice e che ho registrato a Londra addirittura con Simon Boswell, produttore dei Duran Duran. Non è stata molto capita, forse perché rappresentava una svolta troppo repentina, a pochi mesi dal successo di “Volevo dirti”, la gente magari si aspettava un’altra canzoncina, mentre io volevo dimostrare che sapevo fare anche altro, di essere una compositrice oltre che una cantante.

Al di là del contratto discografico in palio, cosa rappresenterebbe per te la vittoria più grande una volta spente le luci dello show?
Guarda, sto vivendo una situazione veramente pazzesca, mia mamma da tempo ha un tumore non operabile, in questo ultimo periodo gliene hanno diagnosticato un altro e si sta lentamente consumando. Prova ad immaginare con quale contrasto posso affrontare questa grande occasione, quale immenso dolore posso portarmi nel cuore. La mia vittoria è farla sentire ancora una volta orgogliosa di me, ringraziarla per tutto quello che ha fatto, per aver creduto nelle mie potenzialità ed essermi sempre restata accanto. Il resto, conta poco o niente.

Intervista all’artista toscano alla vigilia del suo ritorno televisivo nel nuovo show del venerdì sera targato Rai Uno

"Ora o mai più", conosciamo meglio Stefano Sani
Stefano Sani: “In questo contesto ci viene restituita un po’ di attenzione, quella che per anni non abbiamo avuto”

Parla di stimoli Stefano Sani, cantante nato artisticamente sul palco di Castrocaro nel 1981 e che ha conosciuto l’apice della sua popolarità l’anno seguente, presentando al Festival di Sanremo il brano “Lisa”. A partire da venerdì 8 giugno, lo ritroveremo tra gli otto protagonisti  di Ora o mai più, il nuovo spettacolo musicale di Rai Uno condotto da Amadeus.

Ciao Stefano, partiamo da “Ora o mai più”, quali sono le tue sensazioni alla vigilia?
La trovo un’idea molto bella, perché ci dà un occasione per rimetterci in gioco e fare quello per cui, personalmente, sento di essere nato: cantare. Mi è capitato negli anni di essere invitato in alcune trasmissioni per esibirmi pochi minuti, un’ospitata fine a se stessa. In questo contesto ci viene restituita un po’ di attenzione, quella che per anni non abbiamo avuto, un’esperienza davvero molto stimolante.

Cosa pensi dei tuoi compagni di avventura?
Sono tutti bravissimi, sin dalle prime prove abbiamo familiarizzato tantissimo e cerchiamo di trascorrere insieme tutti i momenti di pausa che abbiamo. Si è instaurato un bellissimo rapporto, facciamo gruppo e questo è molto importante. Ognuno di noi è partecipe delle emozioni e delle incertezze degli altri, una grande alchimia e una sorta di magia indescrivibile.

Tra i maestri, invece, con quale artista ti stuzzicherebbe collaborare?
Non ho preconcetti, il cast dei maestri è senza ombra di dubbio interessante, ognuno di loro ha decisamente qualcosa da insegnare. Mi piacerebbe fosse una donna, perché credo sia molto intrigante duettare con una voce femminile, trovo che sia anche formativo potersi confrontare con una vocalità diversa dalla tua.

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“Lisa”, singolo del 1982

Ogni artista ha il proprio cavallo di battaglia, il tuo è senza ombra di dubbio “Lisa”, cosa ha colpito così tanto il pubblico al punto da trasformarlo in un evergreen?
Guarda, sicuramente tante cose, è un brano fresco con un ritornello molto memorizzabile. Ogni canzone bisogna contestualizzarla nel periodo in cui è nata, “Lisa” è arrivata subito dopo gli anni ’70, in un momento di malessere generale, c’era bisogno di sentire cose piacevoli e spensierate, forse è dipeso anche da questo, oltre che dall’immagine del cantante, dalla manifestazione dal quale è uscita e dall’attenzione che ha suscitato nei media. E’ tutto un insieme di fattori, chiedersi le ragioni per cui una canzone ha avuto successo è parecchio difficile, anche perché se ci fosse una formula tutti piazzerebbero i propri pezzi in classifica.

C’è una canzone meno nota del tuo repertorio che reputi altrettanto importante ma che non ha avuto la stessa visibilità?
Senza alcun dubbio “Delicatamente due” del 1986, secondo me è bellissima, tra l’altro è arrivata in cima alle hit parade delle radio più difficili. Un brano che ha rappresentato per me un cambio netto di repertorio e che ha influenzato tutte le mie successive produzioni, compreso il mio ultimo disco del 2013 intitolato “Lo zucchero e il sale”, nel quale mi sono messo in gioco in veste di autore, un lavoro autoprodotto molto importante, anche se ho avuto parecchia difficoltà a promuoverlo. Mi auguro che, dopo questa mia partecipazione, il pubblico si incuriosisca e vada a riscoprire altre cose che ho realizzato e che non hanno avuto la stessa fortuna di “Lisa”.

Al di là del contratto discografico in palio, cosa rappresenterebbe per te la vittoria più grande una volta spente le luci dello show?
Una vittoria che coagula più aspetti: cantare bene, ritornare all’attenzione del pubblico, farsi riapprezzare e magari anche scoprire da alcuni e, soprattutto, avere la possibilità di tornare a fare serate. Per un artista esibirsi dal vivo è tutto, io ho smesso da tempo di fare live perché, quando il budget a tua disposizione non è alto, non puoi permetterti di fare cose di grande qualità, di pagare musicisti professionisti, di pretendere strutture che siano all’altezza anche solo a livello acustico, allora ho preferito andare a lavorare in azienda. Nell’ultima puntata avremo la fortuna di cantare un nostro inedito, l’augurio è quello che possa piacere e che da quel brano possa iniziare un nuovo percorso per tutti, non mi aspetto cose eclatanti perché sarebbe assurdo pensarlo, ma il mio proposito è quello di tornare a lavorare in maniera tranquilla, dignitosa e con qualità.

Intervista all’ugola calabrese alla vigilia del suo ritorno televisivo nel nuovo show del venerdì sera targato Rai Uno

"Ora o mai più", conosciamo meglio Lisa 1
Lisa: “Le occasioni vanno colte al volo, vissute al momento e mai rimandate, all’insegna del carpe diem”

Una delle più belle voci italiane, ascoltata e apprezzata anche all’estero, collaborazioni prestigiose e canzoni indimenticabili, questi sono soltanto alcuni degli aspetti che caratterizzano la carriera di Annalisa Panetta, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Lisa, artista che impareremo a scoprire nel corso di Ora o mai più, il nuovo spettacolo musicale di Rai Uno condotto da Amadeus, in onda in prima serata a partire da venerdì 8 giugno.

Ciao Lisa, partiamo da “Ora o mai più”, quali sono le tue sensazioni alla vigilia?
Provo una grandissima emozione, non vedo l’ora che il programma inizi e sarà sicuramente qualcosa di grandioso. Tutte sensazioni belle e, soprattutto, positive. Affronto questa avventura nel migliore dei modi e con buonissimi propositi. Caratterialmente sono convinta che le occasioni della vita vadano colte al volo, vissute al momento e mai rimandate, per questo motivo la vivrò come un’esperienza intensa all’insegna del carpe diem.

Cosa pensi dei tuoi compagni di avventura?
Che sono tutti meravigliosi, non potevo capitare in una squadra migliore, mi sono trovata benissimo sin dal primo incontro, abbiamo stretto dei legami. Di carattere non sono una che si apre subito facilmente, ma con loro mi sono trovata davvero bene. 

Tra i maestri, invece, con quale artista ti stuzzicherebbe collaborare?
Guarda, sono tutti fantastici. Da Fausto Leali a Red Canzian, Loredana Bertè è meravigliosa, Marco Masini è fantastico, Patty Pravo, insomma, tutti mostri sacri della canzone italiana che fanno parte della nostra storia e che stimo profondamente uno ad uno. Chi sarà sarà, la vivrò come un’occasione di crescita e di arricchimento, perché ognuno di loro avrà senz’altro dei consigli da darmi per tirare fuori qualcosa di diverso e di inedito dalla mia vocalità. 

"Ora o mai più", conosciamo meglio Lisa
“Sempre”, successo del 1998

Ogni artista ha il proprio cavallo di battaglia, il tuo è senza ombra di dubbio “Sempre”, cosa ha colpito così tanto il pubblico al punto da trasformarlo in un evergreen?
Spero l’autenticità, perché quando ho presentato questo brano vent’anni fa a Sanremo ho portato me stessa sul palco dell’Ariston, senza maschere e senza filtri. Riuscire a trasmettere fino in fondo tutte le sensazioni e le emozioni, ma anche le titubanze e le paure, racchiuse in unico brano è la cosa più importante per chi fa il mio mestiere. Fortunatamente mi è capitato anche con altri brani, ad esempio, “Oceano” continua a regalarmi grandi soddisfazioni, non solo dal punto di vista internazionale, in Italia viene ancora oggi presentato in diverse audizioni, dai piccoli concorsi ai talent show come “Amici” o “X-Factor”.

C’è una canzone meno nota del tuo repertorio che reputi altrettanto importante ma che non ha avuto la stessa visibilità?
Spesso mi rendo conto che uno dei miei brani meno ricordati è “Se”, pezzo che ho presentato alle selezioni di Sanremo Giovani e che mi ha dato la possibilità di accedere al Festival, forse perché è arrivata poco prima del grande successo di “Sempre”, non saprei. Sicuramente è una di quelle canzoni che mi piacerebbe riscoprire e riproporre per rivalorizzarla, perché ha rappresentato per me l’inizio di un sogno. 

Al di là del contratto discografico in palio, cosa rappresenterebbe per te la vittoria più grande una volta spente le luci dello show?
La mia vittoria sarà quella di riuscire a trasmettere, sia a chi ho di fronte che alle persone dall’altra parte dello schermo, tutta la voglia di vivere che ho dentro. Ogni volta che rivedo un po’ della mia emozione negli occhi della gente, sento di essere riuscita a centrare il mio obiettivo. E’ lo scambio di energia che conta, il resto sono solo numeri che lasciano il tempo che trovano. Poi, ovvio, sarei ipocrita se ti dicessi che non contino anche l’aspetto promozionale e la visibilità che una trasmissione di questo calibro può dare a tutti noi, ma lo scopo finale è sempre quello di arrivare attraverso la mia voce a più persone possibili.

Intervista a Fabio Ricci e Alessandra Drusian alla vigilia del loro ritorno televisivo nel nuovo show del venerdì sera targato Rai Uno

"Ora o mai più", conosciamo meglio i Jalisse
Jalisse: “Piuttosto che Ora o mai più, questa avventura la viviamo e la consideriamo come un… Ora e sempre!”

Sempre più affiatati Alessandra DrusianFabio Ricci, coppia sia sul palco che nella vita, meglio conosciuti come i Jalisse, saliti alla ribalta grazie ad una sorprendente vittoria in quel di Sanremo ’97. Una gavetta che non finisce mai, sia prima che dopo il Festival, tanta voglia di mettersi in gioco e lo spirito dei veri artisti. Questo e molto altro ancora, porteranno come loro personale contributo nel nuovo spettacolo musicale di Rai Uno condotto da Amadeus, in onda in prima serata a partire da venerdì 8 giugno.

Ciao Alessandra e Fabio, partiamo da “Ora o mai più”, quali sono le vostre sensazioni alla vigilia?
Sensazioni belle dai, nell’ultima settimana siamo stati a contatto con gli altri ragazzi o “allievi”, come ci piace definirci in questo contesto. Si è creata una bella sintonia e ci auguriamo che questa nostra unione traspaia attraverso lo schermo della televisione, perché rappresenta davvero un bel messaggio.

Cosa pensate dei vostri compagni di avventura?
In questi giorni di prove, abbiamo avuto l’opportunità di stare insieme, chiacchierare e scambiarci impressioni a caldo. Sono persone belle dentro e fuori, con carisma, carattere e grandi storie alle spalle, che hanno continuato a vivere la musica come valvola di sfogo per tirar fuori la propria arte.

Tra i maestri, invece, con quale artista vi stuzzicherebbe collaborare?
Guarda, dove caschi caschi bene, sono tutte quante delle icone della nostra musica leggera. Per la nostra identità, ci sentiamo molto vicini a cantautori come Red Canzian, Marco Masini, Michele Zarrillo, ma se pensiamo al fattore-duetti ci starebbe bene un Fausto Leali, anche se le quattro donne ci intrigano allo stesso modo. Sai, bisognerebbe entrare nella testa degli autori per scoprire con quale criterio penseranno agli abbinamenti, attendiamo il responso.

"Ora o mai più", conosciamo meglio i Jalisse 1
“Fiumi di parole”, successo del 1997

Ogni artista ha il proprio cavallo di battaglia, il vostro è senza ombra di dubbio “Fiumi di parole”, cosa ha colpito così tanto il pubblico al punto da trasformarlo in un evergreen?
Per quanto riguarda il testo, lo consideriamo un po’ uno slogan di un continuo parlare che, in qualche modo, ha anticipato questa epoca di comunicazione frenetica che stiamo vivendo e sottolinea come, a volte, il silenzio piò essere più importante, in più possiede una forza melodica che rimane impressa, tutt’ora è un brano che continua a girare il mondo. Sicuramente, ci ha anche aiutato la splendida orchestra di Sanremo diretta da Lucio Fabbri, che ha creato un fortissimo impatto sonoro. Insomma, è stata una sequela non indifferente di fortuite coincidenze.

C’è una canzone meno nota del vostro repertorio che reputate altrettanto importante ma che non ha avuto la stessa visibilità?
Ci viene subito in mente “Vivo”, brano che avevamo proposto alle selezioni delle Nuove Proposte nel ’95 e che fa parte del nostro primo album. Hai presente quando una canzone ti colpisce subito al primo ascolto? E’ un pezzo equilibrato, sia a livello vocale che strutturale, poi il testo di Carmen Di Domenico ha impreziosito ancora di più il tutto. Di sicuro ne abbiamo fatti tanti di brani che hanno avuto meno visibilità di “Fiumi di parole”, che rimane orgogliosamente il nostro biglietto da visita, ma i Jalisse sono anche altro e speriamo di dimostrarlo nuovamente in questo contesto.

Al di là del contratto discografico in palio, cosa rappresenterebbe per voi la vittoria più grande una volta spente le luci dello show?
Alla luce della nostra esperienza sanremese, la vera vittoria per noi potrebbe essere non vincere (ridono, ndr). Sinceramente, non abbiamo aspettative, siamo abituati a salire sul palco e a mettercela sempre tutta, a prescindere dal contesto e dall’esposizione mediatica. Il nostro più grande obiettivo è far arrivare alla gente chi siamo veramente, perché noi abbiamo continuato a realizzare progetti e fare instancabilmente musica. Al di là della classifica finale, tutti avremo l’opportunità di arrivare a cantare il nostro brano inedito. Piuttosto che “Ora o mai più”, questa avventura la viviamo e la consideriamo per noi un… “Ora e sempre”!

Intervista al cantautore toscano alla vigilia del suo ritorno televisivo nel nuovo show del venerdì sera targato Rai Uno

"Ora o mai più", conosciamo meglio Alessandro Canino
Alessandro Canino: Sono davvero molto emozionato e felice per questa grande opportunità

Ventisei anni di carriera, sette album pubblicati e tre partecipazioni al Festival di Sanremo alle spalle, questi sono alcuni dei numeri che arricchiscono il curriculum professionale di Alessandro Canino, uno degli otto protagonisti di Ora o mai più, nuovo spettacolo musicale di Rai Uno condotto da Amadeus, in onda in prima serata a partire da venerdì 8 giugno.

Ciao Alessandro, partiamo da “Ora o mai più”, quali sono le tue sensazioni alla vigilia?
Sensazioni molto belle e positive, abbiamo legato molto tra di noi, anche se non ci sentiamo “concorrenti”, ma amici contenti di fare parte dello stesso viaggio musicale. L’atmosfera è molto bella, la cosa che ci rende orgogliosi è che ognuno di noi potrà presentare il proprio inedito nel corso dell’ultima puntata. Sono davvero molto emozionato e felice per questa grande opportunità.

Cosa pensi dei tuoi compagni di avventura?
Abbiamo legato tantissimo, anche se la maggior parte di noi già si conosceva da tempo. E’ stato bello ritrovarsi e scoprirsi simili, tutti uniti e con un unico scopo. Ci sosteniamo, ci diamo forza l’un l’altro, scherziamo, ridiamo e se ci sarà da piangere ed emozionarci lo faremo senza alcun tipo di vergogna, tutti insieme.

Tra i maestri, invece, con quale artista ti stuzzicherebbe collaborare?
Posso dirti che c’è davvero l’imbarazzo della scelta, mi piacerebbe collaborare con tutti. Molti di loro li conosco personalmente, altri meno, ma li stimo in egual modo. Nella vita non si finisce mai di imparare e da tutti questi otto artisti incredibili c’è davvero molto da assimilare, trucchi del mestiere che possono sempre far comodo.

"Ora o mai più", conosciamo meglio Alessandro Canino 1
“Brutta”, singolo del 1992

Ogni artista ha il proprio cavallo di battaglia, il tuo è senza ombra di dubbio “Brutta”, cosa ha colpito così tanto il pubblico al punto da trasformarlo in un evergreen?
Credo la verità e la sincerità con cui ho l’ho cantata, rappresentando una fascia d’età delicata come l’adolescenza, un periodo che tutti abbiamo attraversato. La forza è il messaggio positivo che è stato trasmesso di generazione in generazione, di madre in figlia. Ascoltandola oggi, in molti mi hanno riferito che potrebbe sembrare un inno contro il bullismo, questo davvero mi lusinga.

C’è una canzone meno nota del tuo repertorio che reputi altrettanto importante ma che non ha avuto la stessa visibilità?
Negli anni ce ne sono state parecchie, solitamente sono quelle che trovi più nascoste tra le tracce degli album, tra le ultime della tracklist, quelle meno orecchiabili e poco immediate, quelle in cui un artista si sbottona esprimendo maggiormente se stesso. Per farti un esempio, nel mio ultimo disco c’è un pezzo che si intitola “Io”, che descrive tutta la rabbia e la forza avuta in questi anni nel continuare, nonostante tutto, a credere nella musica.

Al di là del contratto discografico in palio, cosa rappresenterebbe per te la vittoria più grande una volta spente le luci dello show?
Ti dico la verità, non avverto il peso della gara e non penso minimamente alla possibilità discografica, perché nel prendere parte a questa trasmissione abbiamo tutti comunque vinto. La vera opportunità per tutti noi è far sapere al pubblico che c’è qualcosa che bolle in pentola, che abbiamo continuato a dedicarci alla musica, in modi magari differenti, forse con meno visibilità ma con più forza e determinazione di prima.

Otto personaggi in cerca di un’occasione per far conoscere al grande pubblico la propria storia e i loro rispettivi nuovi progetti discografici

Ora o mai più
Amadeus al timone del nuovo show del venerdì sera di Rai 1, in onda per quattro settimane a partire dall’8 giugno

“La vita è adesso”, cantava Claudio Baglioni, ogni singolo momento della nostra esistenza merita di essere colto e vissuto intensamente. La filosofia del “Carpe Diem”, del poeta latino Orazio, riadattata ai giorni nostri e all’attuale contesto discografico mediate una trasmissione nuova di zecca, intitolata Ora o mai più, condotta da Amadeus in quattro prime serate, in onda da venerdì 8 giugno su Rai Uno, realizzata in collaborazione con Ballandi Entertainment.

Un programma che mescola nel proprio DNA sia la musica  che l’intrattenimento, nel quale verranno raccontate le storie di otto artisti che, per un motivo o per un altro, hanno conosciuto sia il significato della parola popolarità che il suo esatto contrario, ma che hanno sempre continuato a portare avanti con determinazione la propria musica, senza l’ausilio di una particolare attenzione mediatica. Tra loro, ritroviamo: Alessandro Canino, i JalisseLisaStefano SaniDonatella MilaniMarco ArmaniValeria RossiMassimo Di Cataldo.

“Questo è un format inedito che mi incuriosisce – spiega il padrone di casa Amadeus – perchè non è soltanto uno spettacolo musicale, ma una gara a tutti gli effetti. Anch’io ho conosciuto momenti meno fortunati, la vita spesso ti porta a salire in cima alla montagna ma anche a scendere a valle. C’è molto da raccontare e questa può essere per loro una grande occasione da prendere al volo, uno di quei treni che passano di rado, c’è molto entusiasmo ma anche serietà e concentrazione, perché il vincitore si aggiudicherà un contratto discografico e la visibilità di una grande distribuzione. Amo la musica, sono nato facendo la radio, ho intervistato molti di questi personaggi, per cui sono orgoglioso e onorato di poter condurre questo programma”.

Otto cantanti che saranno supportati e seguiti da autentiche icone della nostra musica leggera, che conoscono il mondo discografico più di chiunque altro. Gli otto Maestri a cui i concorrenti verranno affiancati, sono: Patty Pravo, Loredana Bertè, Marco Masini, Fausto Leali, Red Canzian, Michele Zarrillo, Marcella Bella e Orietta Berti.

Noi di Musica361 seguiremo con particolare attenzione le dinamiche della trasmissione, con interviste esclusive ai diretti protagonisti e commenti a caldo, puntata dopo puntata. “Ora o mai più” ha il nobile intento di riportare al centro dell’attenzione l’aspetto umano, valori importanti e un messaggio positivo soprattutto per il pubblico più giovane, oltre che un po’ di buona e autentica musica made in Italy.

Dall'8 giugno parte "Ora o mai più", format tutto italiano targato Rai
Tutti i protagonisti di “Ora o mai più”, un cast d’eccezione che darà vita ad uno spettacolo inedito tutto italiano

Gli otto cantanti in gara

Alessandro Canino
Jalisse
Lisa
Stefano Sani
Donatella Milani
Marco Armani
Valeria Rossi
Massimo Di Cataldo

Gli otto Maestri

Patty Pravo
Loredana Bertè
Marco Masini
Fausto Leali
Red Canzian
Michele Zarrillo
Marcella Bella
Orietta Berti

Viaggio nel mondo del cantautore calabrese, uno dei pochi artisti in grado di stravolgere le regole e le liriche della musica leggera italiana

Omaggio a Rino Gaetano, maschera della canzone d'autore
Rino Gaetano, prematuramente scomparso a seguito di un incidente stradale avvenuto la notte del 2 giugno 1981

Spesso chi parla o scrive di Rino Gaetano tralascia dettagli rilevanti, si limita a definirlo un giullare, un menestrello che si prendeva gioco del potere attraverso la sua musica, sminuendone genio e sensibilità artistica. Chi non conosce bene la sua storia, la sua infanzia, il suo trascorso, si limita a ricordarlo per “Gianna”, come se avesse cantato solo quella. Invece, di canzoni ne ha scritte e di musica ne ha suonata nei suoi sei album, uno più bello dell’altro.

Emigrato con la propria famiglia da Crotone a Roma, si ritrova ad essere spedito in seminario all’età di undici anni, un’esperienza che lo forma, indottrina e avvicina al mondo dell’arte. Dalle poesie alle canzoni il passo è per lui breve, un posto in banca che lo aspetta e una valigia piena di sogni. Sono anni di stenti in cui la voglia di emergere è più forte di qualsiasi ostacolo. I suoi testi, all’apparenza frivoli e scanzonati, spiazzano gli interlocutori e faticano a trovare l’appoggio degli addetti ai lavori.

Da Mio fratello è figlio unico” a “Ma il cielo è sempre più blu”, passando per “Ad esempio a me piace il sud“, “Tu, forse non essenzialmente tu”, “Sfiorivano le viole”, “Berta filava“, “Aida”, “Nuntereggae più”, “Cogli la mia rosa d’amore”, “A mano a mano”, “E io ci sto“, “Resta vile maschio, dove vai?”, “Escluso il cane”, “Ti ti ti ti”, “Ahi Maria”, “Sei ottavi” e tante altre, la sua è stata una vita breve ma vissuta al ritmo di canzoni indimenticabili.

A trentasette anni dalla sua prematura scomparsa, meriterebbe lo spazio e la gloria che, forse, non gli sono stati concessi in vita. Un artista che continua a vivere attraverso la sua musica amata da più generazioni, riscoperta recentemente anche dai giovanissimi, impresa che riesce soltanto ai più talentuosi e lungimiranti precursori dei tempi. Figlio del sud, voce della gente comune, dall’operaio alla casalinga, Rino Gaetano ha raccontato la vita di tutti, nessuno escluso… nemmeno il cane.

Disponibile da venerdì 25 maggio l’atteso inedito della cantautrice salentina, frutto di nuove ricerche e di un’innata capacità di reinventarsi

Dolcenera
Emanuela Trane, in arte Dolcenera, in rotazione radiofonica con il singolo “Un altro giorno sulla terra”

Cambia pelle Dolcenera e lo fa con la solita disinvoltura che contraddistingue ogni suo ritorno, riuscendo nel difficile compito di aggiungere sempre qualcosa di nuovo al suo variopinto repertorio. Anche nel singolo Un altro giorno sulla terra, l’artista sorprende per la sua innovativa originalità che, dai tempi della vittoria tra le Nuove Proposte a Sanremo 2003, non smette mai di stupire.

A due anni dalla sua ultima partecipazione al Festival della canzone italiana, la cantautrice torna con un brano interamente composto da lei, compreso il rivoluzionario arrangiamento, che verte su tastiere distorte e un’evocativa ritmica urbana, al punto che se chiudi gli occhi vedi l’orizzonte e lo stesso panorama del Corcovado, il monte che si erge sulla baia di Rio de Janeiro, città dove è stato girato il videoclip del pezzo diretto dal regista Giorgio Testi.

È bastato un lungo viaggio attraverso la California, la Florida, Cuba e il Brasile per farmi appassionare, in modo spasmodico e avvolgente, alle percussioni tribali del sud del mondo – racconta la poliedrica artista – ho ritrovato la mia anima black, quella primordiale, nuda, selvaggia e senza filtri, che ha voglia di sentirsi in armonia con tutte le anime del mondo condividendone il ritmo perpetuo e la pulsazione eterna della Terra”.

Uno stile elettropop carioca per certi versi inedito per Dolcenera, che in questo ultimo periodo ha spaziato tra i generi pubblicando sui social alcune cover dei brani trap più in voga al momento, tra cui “Caramelle” della Dark Polo Gang, “Non cambierò mai” di Capo Plaza, “Mmh Ha Ha Ha” di Young Signorino, “Sciroppo”“Cupido” di Sfera Ebbasta.

Un successo che ha portato alla conseguente pubblicazione di un EP intitolato Regina Elisabibbi, impreziosito anche da una personalissima interpretazione di “Cara Italia” di Ghali e da una versione piano, voce e autotune di “Un altro giorno sulla terra”. A questo punto, lo stupore per l’attesa del nuovo album aumenta, convinti che al suo interno troveremo infiniti linguaggi che ci spiazzeranno perché, proprio come Paganini, Dolcenera non ripete.

Disponibile da venerdì 11 maggio il nuovo progetto discografico della band toscana, anticipato dall’energia del singolo “Rivolù”

"Com'è andata la rivoluzione?" chiediamolo agli Street Clerks
Francesco Giommi, Valerio Fanciano, Alexander Woodbury e Cosimo Ravenni, alias gli Street Clerks

Parlare di rivoluzione oggi potrebbe sembrare un qualcosa di altisonante, per certi versi rivoluzionario, soprattutto in campo musicale. Lo sanno bene gli Street Clerks, quattro musicisti che si divertono a suonare, proprio come le grandi band del passato. Com’è andata la rivoluzione? è il titolo dell’album che li riporta sulla scena discografica, a tre anni di distanza dal precedente “Fuori”.

Ciao ragazzi, partiamo dal vostro nuovo progetto, cosa rappresenta per voi questo disco?
L’inizio di un percorso, un piccolo cambiamento, se vogliamo anche un ritorno alle origini per quanto riguarda le sonorità, una sorta di evoluzione rispetto agli ultimi tre anni in cui ci siamo concentrati più sulle esibizioni dal vivo e sulla televisione. E’ un disco che contiene tematiche più mature rispetto ai nostri due precedenti lavori, sempre con un pizzico di ironia che non guasta mai.

L’album è stato anticipato dal singolo “Rivolù”, come mai proprio questa scelta?
Perché racchiude varie anime, tra cui quella un po’ più sensibile, è una ballad nostalgica che racconta di noi, di quando abbiamo iniziato a suonare, del nostro rapporto con la musica e, di conseguenza, di tutti i nostri sogni artistici. Allo stesso tempo, il pezzo è arricchito da un timbro abbastanza british che rappresenta il disco nella sua completezza, dopo aver sperimentato vari generi nel corso delle varie stagioni di “E poi c’è Cattelan”, abbiamo trovato la nostra giusta dimensione.

Vi sentite in qualche modo relegati al ruolo di band di una trasmissione televisiva?
E’ un dato di fatto e riconosciamo che molte persone ci possano inquadrare come la “band di Cattelan”, stiamo lavorando affinché ci si renda conto che siamo anche altro, concentrandoci sul nostro repertorio e, speriamo, di essere riusciti a farlo al meglio con questo album. Il nostro obiettivo è quello di rafforzare l’anima inedita degli Street Clerks, anche attraverso i live che a breve annunceremo sui nostri canali social.

A tal proposito, il vostro rapporto con il web?
Siamo le persone con l’attitudine meno social al mondo, lo facciamo ma non con grandissimi risultati, nel senso che la cosa che ci viene più naturale è suonare e portare in giro la nostra musica. Gestire bene la parte social è un vero e proprio lavoro, ma ci stiamo impegnando. Di base c’è una sorta di rifiuto che, da una parte, è rigidità mentale, perché non c’è nulla di male a comunicare e interagire con il proprio pubblico, dall’altro lato riconosciamo che ci sia in giro un po’ troppa frenesia, un uso smodato del mezzo che ti porta inevitabilmente ad essere considerato uno sfigato se non posti cinquanta stories al giorno.

Per concludere, chi sono gli Street Clerks oggi?
Quattro amici che si ritrovano per suonare insieme con la stessa passione degli esordi, che vivono il sogno di calcare più palcoscenici possibili e di portare la propria musica in giro. Siamo cresciuti, abbiamo compiuto tutti trent’anni, siamo consapevoli delle nostre potenzialità, senza aver perso l’innata attitudine al divertimento, la nostra linfa vitale per affrontare al meglio questo mestiere.

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