Disponibile da venerdì 25 maggio il nuovo progetto discografico del cantautore di Latina, anticipato dai fortunati singoli “Orgasmo”, “Pesto” e “Paracetamolo”

Edoardo D’Erme, in arte Calcutta, in uscita con l’album “Evergreen” contenente dieci nuovi brani inediti

Non tradisce le aspettative il nuovo disco di Calcutta, intitolato semplicemente Evergreen, funziona perché è fuori dal tempo, dagli schemi e da ogni tipo di contesto. Colpisce al primo ascolto perché rappresenta qualcosa di nuovo all’attuale scenario musicale italiano, senza nulla togliere, aggiunge poetica e contemporaneità.

A tre anni di distanza dalla pubblicazione del suo ultimo lavoro “Mainstream”, il ventinovenne supera se stesso e le innovazioni già apportate nei due precedenti album. Un disco più ragionato e, per certi versi, forse poco immediato, ma carico di contenuti esposti in maniera sempre più nitida con chiari riferimenti al passato, sia testuali che sonori, il tutto condito con una sapiente cura del dettaglio, nulla è lasciato al caso. Senza alcun tipo di pretenziosità, il titolo evoca qualcosa di intramontabile, un concetto ben rappresentato dalle dieci canzoni presenti in scaletta, autentiche polaroid di istantanea bellezza.

"Evergreen", il segreto della musica senza tempo di Calcutta
La copertina di “Evergreen”

La tracklist

1. Briciole
2. Paracetamolo
3. Pesto
4. Kiwi
5. Saliva
6. Dateo
7. Hubner
8. Nuda nudissima
9. Rai
10. Orgasmo

Sulla scia del successo dei precedenti estratti “Orgasmo” e “Pesto”, per accompagnare l’uscita dell’album è stato lanciato il singolo “Paracetamolo”, a cui vi lasciamo con le immagini del videoclip ufficiale diretto da Francesco Lettieri, in attesa degli appuntamenti live che avranno come protagonista la musica di Calcutta nel corso della prossima estate. Cerchiate di rosso queste due date sul calendario: sabato 21 luglio allo Stadio Francioni della sua Latina e lunedì 6 agosto nel suggestivo scenario dell’Arena di Verona. Info e biglietti su ticketone.it.

La nostra intervista al cantautore romano, in uscita con il suo terzo progetto discografico anticipato dal singolo “Ti voglio”, inedito firmato da Rino Gaetano

Artù
Alessio Dari, in arte Artù, al suo terzo progetto discografico in uscita venerdì 25 maggio, intitolato “Vola Ale!”

Ciao Alessio, benvenuto su musica361. “Vola Ale!” è il tuo nuovo album in uscita venerdì 25 maggio, da quale idea iniziale sei partito?
Sono partito da un’idea e da un momento di confusione che sto vivendo, mi sono accorto di aver perso ogni punto di riferimento, sia religioso che politico, e che la forza dobbiamo trovarla dentro di noi, è l’essere umano che salverà l’umanità stessa, nessun altro. Il disco parla proprio di questo: voliamo verso un nuovo mondo con coraggio, altrimenti restiamo fermi con i nostri problemi e le mille difficoltà.

Ad anticipare il disco il singolo “Ti voglio”, brano incompiuto di Rino Gaetano. Cosa ti lega alla sua figura?
Una grande stima e, per certi versi, un modo simile di intendere la vita e la musica. Rino è stato un precursore dei tempi, non solo dal punto di vista delle sonorità sempre attuali, ma nei testi ha anticipato e messo a fuoco quei problemi che non si sarebbero mai risolti. E’ stato il primo a parlare degli ultimi, mentre adesso sembra quasi una moda, anche se il pubblico lo capisce e se ne accorge se tratti un determinato argomento per retorica o perché lo senti particolarmente tuo.

Come valuti la situazione dell’attuale mercato discografico?
C’è un ricambio continuo di mode, le classifiche si svuotano un po’ come facciamo con i vestiti nell’armadio. In questo scenario non mi ci trovo benissimo, ma nel mio piccolo cerco di fare quello che credo sia giusto, quello che sento di fare e se funziona bene, altrimenti ritorno a fare il grafico come facevo prima, perché per la voglia di fare musica è superiore alla smania di ottenere successo.

Tra il circuito indie e quello mainstream, tu dove ti collochi?
Al centro, mi troverai sempre in mezzo, non perché io non voglia schierarmi, ma sono due mondi che non mi appartengono allo stesso modo. Potrebbero definirmi un ibrido, più semplicemente non mi piacciono le etichette. Poi, parliamone, chi è indie oggi? Dal momento in cui vieni distribuito da una major non puoi più definirti così. I veri artisti indie sono quelli che ancora non conosciamo e sono chiusi nella loro cameretta a scrivere canzoni.

Per concludere, qual è il tuo personale obiettivo?
Il mio obiettivo è raccontare le cose con leggerezza, alla gente manca il tempo per mettersi ad ascoltare e comprendere realmente una canzone. Cerco di fare pezzi che non richiedono una grande concentrazione, che puoi ascoltare ovunque anche mentre stai facendo qualcos’altro. Poi, ovvio che se ti metti ad analizzare le parole ci puoi trovare cose che prima non avevi percepito. Oggi c’è la tendenza a voler essere complicati a tutti i costi,  io preferisco la strada della semplicità, come a dire: scanzonati si nasce e profondi si diventa.

A diciotto anni di distanza dal lancio, torna uno dei pezzi di maggior successo della band romana, riletto sotto una nuova veste in compagnia dell’inconfondibile vocalità dell’interprete salentina

Tiromancino, la magia di "Due destini" rivive in duetto con Alessandra Amoroso
Alessandra Amoroso e Federico Zampaglione, leader della band, sul set del videoclip di “Due destini”

Vogliamo parlare dell’enorme potere che hanno le canzoni di fermare il tempo e di riportarti nel preciso istante in cui le hai sentite per la prima volta? Vogliamo sdoganare l’importanza del ridare alla musica il giusto valore che, di fatto, ha nelle nostre vite? In un frenetico momento storico in cui si ascolta di tutto, o si ascolta un po’ di tutto se preferite, in cui si urla per riuscire a sovrastare le voci degli altri, si fa largo sottovoce Due destini, versione 2.0 di uno dei cavalli di battaglia dei Tiromancino, riletto in compagnia di un’impeccabile Alessandra Amoroso.

Curiosa, forse anche un po’ coraggiosa, la scelta di piazzare il pezzo alla vigilia dell’estate, stagione in cui si viene tradizionalmente inondati da tzunami musicali, volgarmente detti tormentoni. Ecco, questo brano non può essere relegato nel girone delle “canzoni da asciugamano”, perché non insegue le mode e le sonorità del momento e, proprio per questo motivo, si colloca di diritto tra le uscite più innovative e originali di questo 2018. La storia della musica ci insegna che la ciclicità è una regola, che il passato non ritorna ma costantemente ci accompagna e che le grandi canzoni non tramontano mai.

Il brano, in radio a partire dal 18 maggio, anticipa il nuovo album del gruppo capitanato da Federico Zampaglione, in uscita il prossimo settembre, una raccolta di successi rivisitati insieme a nomi di spicco dello scenario musicale italiano, il tutto impreziosito dalla presenza di alcuni inediti. Non ci resta che aspettare, ascoltare e sperare che la forza della buona musica sia d’ispirazione alle nuove generazioni, per tornare ad esprimersi servendosi della poetica e della melodia, “solo per cercare di essere migliori, per guardare ancora fuori, per non sentirci soli”.

Intervista alla cantautrice italo-belga vincitrice della quarta edizione italiana di X Factor, fresca della pubblicazione del suo terzo album in studio

Nathalie,
Into the flow”, il nuovo progetto discografico di Natalia Beatrice Giannitrapani, alias Nathalie

Tutte le strade portano a Roma, ma anche tutti i corsi d’acqua portano ad un oceano, di questo ne è consapevole Nathalie che, a distanza di cinque anni dal suo ultimo lavoro in sala d’incisione, ha deciso di pubblicare un concept album che rappresentasse l’acquaticità in tutte le sue declinazioni: “L’intenzione è stata quella di realizzare un disco fluido che scivolasse tra le orecchie di chi lo ascolta, in maniera ininterrotta, come un fiume in piena di musica”, racconta l’artista romana.

Nel complesso, Into the flow è un disco maturo e variegato, che ha necessitato di una lunga fase di lavorazione: “Un processo creativo durato circa tre anni e mezzo – prosegue la cantautrice – c’è stato un primo lavoro di preproduzione che ho fatto per conto mio, per poi arrivare in studio con buona parte delle canzoni già ben definite. Lo scorso 11 maggio finalmente è uscito e provo un profondo senso di sollievo, perché è stato un periodo molto intenso in cui ho imparato davvero tanto, mettendomi in gioco, occupandomi anche degli arrangiamenti e producendo direttamente alcuni pezzi”.

Nathalie, 1
La copertina di “Into the flow”

La tracklist
1. In a world of questions
2. Smile in a box
3. Tra le labbra
4. Siamo specchi
5. Dancer in the rain
6. In a trash can
7. In un vortice
8. I feel a stranger
9. The ocean tide
10. Who we really are

“Un processo naturale, da una piccola sorgente siamo arrivati al risultato finale, che rispecchia totalmente il mio modo di essere, il concetto del fluire della vita e dello scorrere del tempo”. Un progetto, dunque, sentito e spontaneo anticipato dall’uscita del singolo Smile in a box. “L’ho scelto istintivamente, per il senso di leggerezza che trasmette, soprattutto in questo delicato periodo storico che stiamo vivendo, dove c’è bisogno di più solarità e di tanta energia positiva”. Un messaggio sottolineato anche dalle immagini del videoclip ufficiale, diretto dal regista Egidio Amendola, impreziosito dalla partecipazione dell’attore Stefano Fresi.

Tutti i dettagli sul grande evento live in programma il prossimo 16 giugno in Piazza Duomo a Milano, tra veterani e nuove leve della nostra discografia

Radio Italia Live, annunciato il cast del concerto
Piazza Duomo gremita per Radio Italia Live, manifestazione che registra annualmente numeri da record

Sabato 16 giugno torna l’annuale appuntamento con Radio Italia Live – Il concerto, evento giunto alla sua settima edizione, che sarà presentato ancora una volta dagli inossidabili Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu. Un cast arricchito da ventuno protagonisti dell’attuale scenario musicale italiano che, per l’occasione, saranno accompagnati dall’Orchestra Filarmonica Italiana, diretta dal Maestro Bruno Santori.

Uno degli eventi musicali dal vivo più attesi dell’anno in scena, come sempre, in Piazza Duomo: “Stiamo lavorando per continuare a rendere questo concerto una solida componente della nostra città – spiega Beppe Sala, sindaco di Milano – siamo orgogliosi di ospitare uno show costruito sulla partecipazioni di autentici protagonisti della nostra musica leggera”.

Lo spettacolo avrà inizio per le ore 19.10, a salire per primi sul palco, situato nel cuore del capoluogo lombardo, saranno Achille Lauro, Capo Plaza, Ghali, Nitro e Tedua, rappresentanti dell’attuale scena hip hop italiana. Poi sarà la volta dei cosiddetti big: Annalisa, Biagio Antonacci, Caparezza, Elisa, Fabri Fibra, Giusy Ferreri, J-Ax & Fedez, Gianni Morandi, i Thegiornalisti, Le Vibrazioni, Il Volo e tre giovani fenomeni del mercato discografico, che si sono fatti spazio negli ultimi mesi: Riki, Thomas e i Maneskin. Ospite internazionale, infine, sarà la popstar Mika.

“Il nostro obiettivo è quello diffondere il meglio della nostra arte musicale – racconta Mario Volanti, fondatore e patron della radio – ci sono tante persone che lavorano dietro alla costruzione di questo evento, che ogni anno riesce a rinnovarsi mantenendo pur sempre una propria formula incentrata sullo spettacolo e sul divertimento”. Oltre al duo di comici genovesi, si alterneranno nel backstage gli speaker Marco Maccarini e Manola Moslehi, che raccoglieranno a caldo i commenti e le emozioni del pubblico e degli artisti. L’evento sarà trasmesso in contemporanea su Radio Italia TV, Real Time, Nove e in diretta streaming su Dplay.

Radio Italia Live, annunciato il cast del concerto 1

Il cast di Radio Italia Live 2018 

Radio Italia Rap
Achille Lauro
Capo Plaza
Ghali

Nitro
Tedua

Fenomeni
Riki
Thomas
Maneskin

Annalisa
Biagio Antonacci
Caparezza
Elisa
Fabri Fibra
Giusy Ferreri
J-Ax e Fedez 
Le Vibrazioni
Gianni Morandi
Thegiornalisti
Il Volo

Radio Italia World
Mika

Intervista alla nota cantautrice tarantina, che ha da poco rilasciato un nuovo estratto da “Epoca”, tredicesima fatica discografica della sua trentennale carriera

Mariella Nava: "La distrazione non fa parte della comprensione dell’arte"
Mariella Nava lancia il nuovo singolo “Cielo rosso”, disponibile a partire dallo scorso primo maggio

Nello scenario cantautorale italiano al femminile, si colloca senza bisogno di troppe presentazioni Mariella Nava, soprannominata “la poetessa delle note”, autrice di prima scelta, interprete profonda e raffinata, dotata di un’accurata attenzione all’uso delle parole. Negli anni ha firmato pezzi per Gianni Morandi, Eduardo De Crescenzo, Ornella Vanoni, Renato Zero e Andrea Bocelli, collaborando con artisti del calibro di Lucio Dalla, Mango, Amedeo Minghi, Amii Stewart e Dionne Warwick. Nel 2014 è stata insignita dell’onorificenza di Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica italiana, su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Ciao Mariella, benvenuta su Musica361. Partiamo dal tuo ultimo singolo “Cielo rosso”, cosa rappresenta per te?
Uno sguardo su quel cielo che per me è sempre presente, quello della mia città, soprattutto quando si tinge di quel rosso tipico del tramonto, nell’istante in cui il sole si tuffa lentamente nel mare. Lo ricordo così come tanti altri momenti meravigliosi legati alla mia infanzia, quando passeggiavo in bicicletta accompagnata da mio padre sul lungomare della mia bella Taranto.

Un forte legame con le tue origini, un richiamo che nella tua musica è sempre stato presente. Come vivi il rapporto con le tue radici?
In modo viscerale, le porto inevitabilmente dentro di me, da sempre. In molti rinnegano il passato e la propria terra, io non ce la farei mai, non potrei prescindere da quelle che sono le caratteristiche del sud, dalla semplicità all’autoironia, alla costante voglia di evolversi, anche spostandosi e lasciando la propria terra, portandola sempre con sé e non dimenticandola mai. 

Il brano rappresenta un nuovo estratto da “Epoca”, l’album che hai deciso di realizzare in occasione dei tuoi trent’anni di carriera. Un traguardo importante, qual è il tuo personale bilancio?
Non cambierei nulla, nemmeno una nota, di tutto ciò che ho fatto. Ogni piccolo passo e ogni singolo errore hanno contribuito al mio percorso, hanno fruttato per la mia evoluzione. Non ho mai voluto bruciare le tappe, la fretta spesso tende a portare al fraintendimento, ho aspettato il tempo necessario e non sono mai stata desiderosa di ottenere di più, non ho mai sognato primi posti in classifica, tutto ciò che mi è arrivato è stata la conseguenza di un lavoro fatto col cuore, solo vivendo in questo modo riesci a sorprenderti dei doni che la vita ti offre, scoperte inestimabili per chi come me è alla costante ricerca di emozioni da tradurre in canzoni.

Un disco che sarà presto disponibile anche in una versione in vinile…
Si tratta di un estratto di alcuni brani, una prima parte,con un secondo volume che seguirà più avanti. La musica ormai è diventata liquida, questo è un regalo che ho voluto fare a tutte le persone che hanno voglia di riascoltare un certo tipo di qualità che nel passaggio agli mp3 è andata persa. E’ come dover vedere un disegno rimpicciolito più volte, le linee tendono a perdersi così come le sfumature dei suoni che necessitano di un ascolto attento. Viviamo in un periodo frenetico dove dovremmo trovare il coraggio di fermarci e goderci al meglio un po’ del nostro tempo, in silenzio o in compagnia di buona musica, ma senza tutto questo rumore che ogni giorno ci accompagna e ci sovrasta. La distrazione non fa parte della comprensione dell’arte, sono due aspetti opposti che non possono andare di pari passo.

Nel vocabolario di Mariella Nava, quale definizione trova la parola “artista”?
Un artista è tale al di là del contesto che lo circonda, dell’epoca o della moda del momento. Ho sempre avvertito l’esigenza di esprimermi con il mio stile e con il mio linguaggio, anche se talvolta lo comprendono in pochi, con il tempo capisci che è giusto così, che quelle persone non ti abbandoneranno mai e che insieme state tracciando un qualcosa di unico, questa è la magia della musica.

Sessantotto anni di storia del nostro costume raccontanti attraverso le canzoni più belle che hanno preso parte alla kermesse ligure

SanremoMusical, la musica colonna sonora dell’Italia
La locandina di Sanremo Musical, il primo spettacolo che ripercorre la storia del nostro Paese attraverso il Festival

Un musical inedito, un prodotto 100% made in Italy, in cartellone al Teatro Nuovo di Piazza San Babila a Milano dal 18 al 27 maggio, questo e molto altro ancora è Sanremo Musical, uno spaccato che ripercorre le tappe fondamentali della storica manifestazione canora in due ore di spettacolo. “Un’idea nata circa quattro anni fa, divenuta finalmente realtà – racconta Walter Vacchino, patron del Teatro Ariston – un’ondata di musica che ha accompagnato le nostre vite, interpretata da ragazzi comuni che rappresentano tutta l’energia delle nuove generazioni, restituendoci un po’ più di speranza per il futuro”.

Nel cast sono presenti sedici giovanissimi e talentuosi artisti, tra cantanti e ballerini, “selezionati nel corso di un’audizione super trasparente – spiega l’autrice e regista Isabella Biffi – a cui hanno preso parte circa quattrocento ragazzi. Da sottolineare il grande lavoro che è stato fatto nel riarrangiare i pezzi (per mano dei musicisti Silvio Melloni, Osvaldo Pizzoli e Gino Zandonà, ndr), oltre che delle splendide coreografie affidate a Giordano Orchi, alle luci curate da Giancarlo Toscani, i costumi di Claudia Frigatti e le scenografie di Mario Carlo Garrambone. Uno squadrone di professionisti di altissimo livello.

Una sessantina i pezzi selezionati, sicuramente una scelta non facile: dalla prima canzone vincitrice “Grazie dei fior” all’ultima “Non mi avete fatto niente”, passando per “Nel blu dipinto di blu”, “Quando quando quando”, “Non ho l’età”, “Io che non vivo”, “Ciao amore ciao”, “Un’avventura”, “4 marzo 1943”, “Gianna”, “Ancora”, “L’italiano”, “Vacanze romane”, “Terra promessa”, “Donne”, “Perdere l’amore”, “Almeno tu nell’universo”, “La solitudine”, “Come saprei”, “Con te partirò”, “Vorrei incontrarti tra cent’anni”, “Luce (tramonti a nord est)”, “Sincerità”, “L’essenziale” e “Occidentali’s karma”.

“Ho un grosso legame con la città di Sanremo e con il Festival, avendo partecipato a svariate edizioni e portato in gara ventitré brani – conclude Simone De Pasquale, paroliere meglio conosciuto con lo pseudonimo Depsa – guardando le prove di questo spettacolo mi sono commosso, emozioni fortissime che spero arrivino al cuore del pubblico”. Un’opera che viene presentata a fine stagione, con la promessa di continuare ad essere proposta anche nella prossima, sia su altri palcoscenici italiani che, perché no, in giro per il mondo.

Il direttore artistico dell’ultima edizione del Festival di Sanremo festeggia oggi il suo compleanno, ripercorriamo insieme i momenti più importanti della sua straordinaria carriera

Il 2018 di Claudio Baglioni: tra Sanremo e i 50 anni di carriera 1
Una data speciale per Claudio Baglioni, artista che celebra quest’anno le sue nozze d’oro con la musica

Si scrive cantautore, si legge Claudio Baglioni. Il mondo della musica leggera festeggia oggi, il sessantasettesimo compleanno di uno dei suoi più grandi protagonisti, nato a Roma il 16 maggio del 1951 e cresciuto nel quartiere periferico di Centocelle. Respira musica sin da giovanissimo, partecipando a vari concorsi canori, approfondendo parallelamente lo studio della chitarra e del pianoforte.

Debutta discograficamente all’inizio degli anni ’70, incidendo la storica “Signora Lia”, che lo porterà ad un primo approccio con il pubblico grazie alla partecipazione al Festivalbar. Il grande successo arriva due anni più tardi con “Questo piccolo grande amore”, eletta come miglior canzone italiana dello scorso secolo. Seguono anni di soddisfazioni e brani che lo consacrano come uno degli artisti più amati e riconoscibili, classici senza tempo come “Amore bello”, “E tu”, “Avrai”, “Sabato pomeriggio”, “Poster”, “Via”, “Strada facendo”, “Mille giorni di te e di me” e una miriade di altre intramontabili canzoni. Il suo album “La vita è adesso”, pubblicato nel 1985, è tutt’oggi il disco più venduto della storia del nostro Paese, con circa 4.000.000 di copie stimate, seguito da “Io non so parlar d’amore” di Adriano Celentano.

A mezzo secolo di distanza dal suo debutto, Claudio Baglioni resta una certezza nel firmamento cantautorale italiano. Dal prossimo settembre, sarà impegnato con una nuova ed imperdibile tournée volta a celebrare questi straordinari cinquant’anni di carriera, in attesa di scoprire se sarà confermata o meno la sua direzione artistica anche del prossimo Festival di Sanremo, dopo gli ottimi risultati ottenuti con l’edizione 2018.

Tempo di nuova musica per il cantautore lombardo, che rompe il suo silenzio discografico al grido di un po’ di sano e ritrovato orgoglio nazionale

Daniele Stefani
Daniele Stefani lancia il singolo “Italiani” (Music Ahead), disponibile su tutte le piattaforme digitali dall’11 maggio

Italiani brava gente e, soprattutto, grandi artisti. Con questo mantra si riaffaccia sul mercato discografico italiano Daniele Stefani, cantautore che unisce un grande talento vocale ad un’intuitiva capacità di scrittura. A distanza di cinque anni dai duetti internazionali con Alberto Plaza e Ben V-Pierrot dei Curiosity Killed The Cat, l’artista torna a collaborare con il suo storico produttore Giuliano Boursier, firmando un brano che rappresenta solo l’anteprima di un nuovo stimolante progetto discografico.

Ciao Daniele, benvenuto su Musica361. Partiamo naturalmente da “Italiani”, cosa hai voluto raccontare tra le righe di questa canzone?
Ciò che ho voluto trasmettere è che non siamo soltanto un popolo di pizza, spaghetti, mandolino e mafia, abbiamo tantissimi lati, alcuni più chiari altri più scuri, ma dobbiamo essere orgogliosi e non vergognarci della nostra italianità. Un pezzo spontaneo, scritto di getto due anni fa, al mio rientro dopo diverse esperienze all’estero.

Negli ultimi anni hai girato il mondo, quali Paesi hai visitato e cosa hai scoperto viaggiando?
Ho vissuto per brevi periodi in Canada, in Polonia, in Tunisia, in Russia, in Messico, in Inghilterra, negli Stati Uniti e soprattutto in Cile, a Santiago, dove sono stato per circa due anni. Sono andato all’estero per scoprire la cultura di diversi Paesi, invece, sono tornato indietro arricchito dalla fierezza di essere italiano, con maggiore consapevolezza ma, al tempo stesso, con una presa di coscienza nuova: ho capito che siamo pieni di cose belle ma abbiamo anche degli aspetti negativi come, per esempio, questo contrasto tra onore al merito e corruzione. Siamo considerati i più grandi in mille cose, dall’arte alla cucina, passando per la moda, ma anche un po’ come i furbetti della situazione. 

Daniele Stefani: "Mai vergognarci della nostra italianità"
La copertina del singolo “Italiani”

Rispetto alla pubblicazione del tuo precedente album in lingua italiana sono trascorsi dieci anni, com’è cambiato il mercato discografico?
Diciamo che c’è stato un calo fisiologico delle vendite, c’è più streaming e il modo di fruire la musica è molto diverso. L’Italia è piena di talento, il problema è che non viene valorizzato come un tempo. La colpa non è unicamente dei talent show, forse, il problema è che ce ne sono troppi. Se Rino Gaetano o Lucio Battisti fossero nati oggi, molto probabilmente non passerebbero in radio, perché è il sistema che consuma l’intero sistema stesso, la velocità con cui vengono cotte e mangiate la maggior parte delle nuove proposte discografiche la trovo tremenda.

Qual è l’insegnamento più importante che hai appreso dalla musica?
Oggi sono consapevole del fatto che non si può piacere a tutti e che ognuno ha il suo pubblico, l’importante è avere la possibilità di far sapere che ci sei, che sei tornato con qualcosa di nuovo. Faccio sempre l’esempio calcistico di Luca Toni, attaccante che per anni nessuno ha considerato e poi alla fine della sua carriera è diventato capocannoniere e ci ha portato alla vittoria di un Campionato del Mondo. Se non avesse avuto la possibilità di dimostrare quello che era capace di fare, forse, quel 9 luglio 2006 non avremmo dipinto di azzurro il cielo di Berlino.

A tal proposito, pubblicare “Italiani” a poche settimane dall’inizio del primo mondiale di Calcio senza la nostra nazionale, è una sorta di elaborazione del dolore?
Beh in effetti (ride, ndr), al di là degli scherzi e dei mondiali di calcio, c’è sempre bisogno di risvegliare un sano senso di patriottismo, soprattutto nei giovani, e questo esula dalla politica e da qualsiasi altro tipo di atteggiamento fine a se stesso. 

Per concludere, come descriveresti questa tua nuova fase artistica?
Una fase sicuramente matura, le canzoni che sto componendo si basano su esperienze di vita forti e vanno al di là dei sentimenti, dell’amore che ho cantato nei precedenti miei dischi. Non rinnego assolutamente il mio passato, ma c’è stata una crescita inevitabile, semplicemente avverto la necessità di lanciare messaggi diversi, di raccontare quello che sono/siamo diventati oggi.

A tu per tu con l’artista genovese, talento della scuderia Dogozilla reduce dal successo dei fortunati singoli “Italieno”, “Quando mi sveglio” e “Ci siamo”

Cromo
La copertina di “Oro cromato”, primo progetto discografico del giovane Matteo Cerisola

Classe ’98 e una valigia piena di beat e di parole rappate, questo e molto altro ancora è Cromo, un ragazzo che vanta già parecchi milioni di streams e la fiducia di numerosi addetti ai lavori. In occasione della pubblicazione dell’album d’esordio Oro cromato, disponibile sia in formato fisico che in digitale a partire dall’11 maggio, abbiamo incontrato per voi il talentuoso rapper genovese, freestyler di mestiere e artista per vocazione.

Ciao Matteo, benvenuto su Musica361. Quale obiettivo ti sei posto durante la lavorazione di “Oro cromato”?
Lo scopo era quello di creare un disco poliedrico, ovvero differente da canzone a canzone. Penso di esserci riuscito, perché credo che le tracce siamo diverse tra loro, il risultato è un album omogeneo ma, al tempo stesso, molto variegato. Per questo motivo abbiamo scelto di affidarci a produttori diversi, cercando di rendere unico ogni pezzo presente in scaletta.

Hai voluto in qualche modo mostrare i tuoi molteplici lati artistici?
Si, l’idea era quella di fare una panoramica generale di quelle che sono le mie differenti qualità, un primo approccio reale a quello che è il mio mondo, dato che si tratta del mio album d’esordio. Sono contento di come abbiamo lavorato e del risultato che ne è venuto fuori, che ci ripaga appieno delle soddisfazioni già ricevute con i singoli precedenti, in particolare “Italieno” che aveva raggiunto la certificazione del disco d’oro.

Come hai selezionato gli ospiti presenti in questo progetto?
Ho cercato di interfacciarmi con artisti che avessero un po’ la mia stessa cifra stilistica, un linguaggio simile al mio. Oltre Vegas Jones, sono presenti Young Slash, G Pillola e Vaz Tè, tre personaggi emergenti della scena genovese, a cui ho voluto dare una mano perché sono bravi e se lo meritano. Ci tengo a valorizzare i talenti della mio territorio che, ultimamente, sta vivendo un nuovo splendore artistico.

La tua è una città con grandi punti di riferimento, soprattutto se pensiamo al cantautorato della scuola genovese. Come guardi alla musica del passato?
Con rispetto, sono cresciuto con Fabrizio De Andrè, mia madre mi ha sempre introdotto in questo mondo. Noi genovesi siamo molto attaccati alle radici, la nostra è una città piena di arte e di colori, dove puoi assimilare e prendere in prestito l’ispirazione per scrivere canzoni. La vena poetica e sociale dei grandi cantautori rivive oggi nei rappers, attraverso tematiche di denuncia simili, affrontate con un linguaggio diverso.

Quindi, sai benissimo da dove vieni e anche in quale direzione vuoi andare?
Sono nato nel quartiere periferico di Molassana, conosco la mia storia, le difficoltà che ho superato per arrivare fin qui e, di conseguenza, quelli che sono diventati oggi i miei punti di forza. Dove voglio andare? Lo deciderà la strada, io mi sono messo in cammino.

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