Alcuni interessanti aneddoti sui principali brani che accompagnano e impreziosiscono annualmente le nostre festività natalizie.

Cinque curiosità sui più celebri canti di Natale
Cinque curiosità sui più celebri canti di Natale.

Tra le melodie più riconoscibili del repertorio musicale natalizio, troviamo numerosi brani di matrice anglo-statunitense, una delle tradizioni più prolifiche e longeve al mondo. Con l’approssimarsi delle feste, abbiamo raccolto alcuni tra gli aneddoti più curiosi, forse poco noti, inerenti a cinque storici brani legati al Natale, pezzi che tutti noi abbiamo canticchiato almeno una volta nel corso della nostra vita: da White Christmas a Jingle bells”, passando perAdeste fideles”, Deck the halls e We wish you a merry Christmas.

  • White Christmas è il singolo discografico più venduto di sempre, con ben 50 milioni di copie distribuite nel mondo. Scritto nel 1940 da Irving Berlin, artista bielorusso naturalizzato americano, è stato inciso da numerosi interpreti (Bing Crosby, Louis Armstrong,Dean Martin, Nat King Cole, Ella Fitzgerald, Frank Sinatra, Elvis Presley, Tony Bennett e molti altri ancora), oltre che in svariate lingue. In Italia è conosciuto anche come “Bianco Natale”.
  • Il brano Jingle bells, lanciato da James Pierpont nell’autunno del 1857, originariamente era intitolato One horse open sleigh e dedicato al Giorno del Ringraziamento. Eseguito per la prima volta in una chiesa di Boston nel celebre Thanksgiving Day, ottenne un così grande successo da essere riproposto poche settimane dopo in occasione del Natale, tradizione che si estese a macchia d’olio nelle parrocchie di mezza America diventando, di fatto, uno dei classici canti del repertorio di questa ricorrenza. Nel dicembre del ’65 è stata la prima canzone eseguita nello spazio, intonata da due astronauti statunitensi.
  • Composto nel 1743, Adeste fideles” è un canto natalizio in latino, così antico da non riuscire ad attribuirgli alcuna paternità artistica. L’unico nome conosciuto è quello del copista del brano, cioè colui che trascrisse materialmente il testo e la melodia: John Francis Wade, a cui va attribuito il merito di aver riprodotto un pezzo che non aveva alcuna collocazione storica ma che rappresentava da tempo uno dei più popolari temi religiosi, conosciuto nella sua traduzione in lingua italiana come Venite adoriamo”.
  • Deck the halls è tra i pezzi più amati dal popolo americano ma poco esportato nel mondo, pubblicato per la prima volta in Inghilterra da J. P. McCaskey nel 1881. Il testo della canzone, il cui autore è rimasto anonimo, è strutturato in tre strofe, ciascuna composta da otto versi e da un ritornello, in cui ricorre il noto motivetto fa la la la la, la la la la”. Il brano fa riferimento ad una delle tradizioni natalizie per antonomasia: decorare le stanze con rami d’agrifoglio.
  • We wish you a merry Christmas è forse il canto più antico, la sua composizione (avvenuta nel sud dell’Inghilterra) risale al sedicesimo secolo, precisamente nel 1501. Oltre alla festività religiosa del Natale, le parole fanno riferimento anche alla ricorrenza pagana del Capodanno, unendo in qualche modo il sacro al profano in un augurio di speranza e serenità per tutti.

Escluso nel corso del sesto Live Show, l’artista campano ci racconta la sua avventura e il suo primo singolo “Lascia che sia”, in radio e negli store digitali dal 24 novembre.

Andrea Radice, l’intervista all’ultimo eliminato di X Factor
Andrea Radice, l’intervista all’ultimo eliminato di X Factor.

Non ha rimpianti Andrea Radice, primo concorrente del team di Mara Maionchi a lasciare l’undicesima edizione di X Factor. Il suo è un bilancio più che positivo, un’esperienza che lo ha arricchito e fatto crescere sia professionalmente che umanamente. Si definisce un privilegiato per aver avuto la possibilità di esprimersi anche attraverso il suo inedito Lascia che sia”, firmato in coppia con il giovane autore romano Pietro Foglietti. Pino Daniele e Stevie Wonder, questi i suoi miti che corrispondono per lui al bianco e al nero della musica, due poli che uniscono l’internazionalità alla melodia italiana, aspetti fondamentali e riconoscibili della sua marcata identità artistica.

Ciao Andrea, benvenuto su Musica361. Come definiresti questo tuo percorso?
«Semplicemente bello, il palco di X Factor è prestigioso e ho avuto la fortuna di collaborare con tanti professionisti. Credo che tutti noi concorrenti abbiamo acquisito tante nozioni, imparando alcuni segreti di questo mestiere, questo ci servirà in futuro. Il mio obiettivo iniziale era proprio quello di apprendere il più possibile e, forse, ci sono riuscito». 

Ti aspettavi di andare al ballottaggio e di essere eliminato?
«Un po’ come in ogni puntata, nel senso che ho affrontato ogni serata con la consapevolezza che ognuno di noi fosse a rischio, chi più chi meno. Dall’inizio ad oggi sono successe anche cose inaspettate, quello su cui mi sono sempre concentrato è il canto, il resto l’ho vissuto come conseguenza naturale di ogni singola performance».

Qual è il tuo più grande rammarico dopo questa uscita?
«Avrei voluto cantare qualcosa di diverso, far vedere altre parti di me, ad esempio qualcosa di acustico solo con il piano o con la chitarra, ma anche del freestyle scrivendo delle barre, fare delle cose differenti e che sogno di realizzare da tempo. Non c’è stato il tempo durante la trasmissione, ma spero davvero di riuscirci in futuro».

L’insegnamento più grande che hai appreso da questa esperienza?
«Guarda, ce ne sono tanti: dalla dedizione al rispetto degli orari, passando per lo splendido rapporto che si è instaurato con gli altri ragazzi. Ho imparato a gestire meglio lo stress, a confrontarmi sempre con le persone che mi circondano e poi ho capito anche una cosa importante. La vuoi sapere? Che voglio fare questo nella vita, la musica per me è davvero tutto».

A tal proposito, cosa ti aspetti dall’imminente futuro?
«La mia intenzione è quella di continuare a scrivere, mettere ordine nelle bozze delle cose che ho nel cassetto e realizzare un album. Ho tante idee nella testa e molto materiale da parte, la prima cosa che farò appena arrivo a casa, dopo aver riabbracciato i miei cari, sarà quella di fare una cernita di quello che ho realizzato fin ora, mettere insieme le idee».

 

Esclusa nel corso del sesto Live Show del popolare talent targato Sky, l’interprete ci racconta la sua avventura e l’inedito “Le parole che non dico mai”, in radio dal 24 novembre.

Rita Bellanza, l’intervista all’ultima eliminata di X Factor
Rita Bellanza.

Non è passata di certo inosservata la presenza di Rita Bellanza in questa undicesima edizione di X Factor, un “diamante grezzo” considerato sin dalle audizioni tra i candidati alla vittoria finale. Qualcosa, invece, è andato storto, la pressione l’ha un po’ schiacciata e le critiche non sono mancate, ma quello che resta oggi è l’autenticità del suo timbro vocale e l’inedito “Le parole che non dico mai”, scritto per lei dal suo giudice Levante insieme ad Antonio Filippelli e Alice Bisi. A poche ore dalla sua eliminazione abbiamo incontrato la talentuosa ventenne, che ha ripercorso con noi parte di questa avventura.

Ciao Rita, benvenuta su Musica361. Come definiresti questo tuo percorso?
Decisamente travagliato, ma sono fiera del lavoro che è stato fatto. Sin dal primo live di X-Factor sono salita sul palco timorosa, con troppa ansia e non me la sono goduta come avrei voluto. Questo credo sia venuto fuori, non ho preso subito confidenza con la trasmissione, non è come esibirsi davanti ad un pubblico in un concerto, non ho sentito calore ma il peso della situazione.

In soldoni, cosa è andato storto?
Forse mi sono sentita poco all’altezza e non mi sono divertita, penso che il problema alla fine sia stato questo, perché le scelte concordate con Levante erano per me giuste, non ho dato del mio meglio e mi sono sentita bloccata. Non sono riuscita a gestire l’ansia e a controllare la mia voce, insomma, un bel casino.

Come descriveresti il tuo rapporto con Levante?
Non l’ho mai vista come giudice, ma come una figura artistica dalla quale risucchiare il più possibile. Come persona la trovo molto umile, caratteristica per me fondamentale, mi sono trovata molto bene con lei, si è instaurato sin dall’inizio molto feeling tra noi. Artisticamente la stimo molto e poi, ragazzi, scrive delle cose pazzesche.

Ti senti una vittima sacrificale del sistema televisivo?
No, ma credo che ognuno abbia i propri tempi per approcciarsi ad una determinata situazione, evidentemente io caratterialmente mi sono sentita un pesce fuor d’acqua. Poi bisogna ben distinguere il mondo della televisione da quello della musica, da oggi spero di dedicarmi a quello con risultati migliori. Ho tanta voglia di studiare e migliorare per sentirmi, un giorno, magari fiera di me.

Conclusa questa esperienza, ti senti pronta ad intraprendere un percorso artistico dopo il lancio del tuo inedito?
Hai toccato un tasto dolente, nel senso che credo molto nella canzone, trovo sia un pezzo di spessore, Antonio Filippelli e Levante sono due geni assoluti. Ogni cosa nuova è sempre un punto di domanda, forse con l’inedito e le persone che ho accanto mi sento le spalle coperte, da sola non riuscirei e probabilmente mi brucerei. Nonostante tutte le mie paure mi sento pronta, un po’ come quando ti lanci nel vuoto, sento di avere il coraggio per farlo ma penso e spero sempre che la corda regga.

Dall’1 dicembre in tutti gli store, l’album dal vivo dell’artista piemontese che contiene grandi duetti con Anastacia, Marco Masini, Al Bano, Fausto Leali, Raf, Enrico Ruggeri e Gianni Morandi

Umberto Tozzi, esce il disco 40 anni che Ti amo in Arena
Umberto Tozzi, esce il disco 40 anni che Ti amo in Arena.

Proseguono i festeggiamenti per il quarantennale dalla pubblicazione di Ti amo, uno dei cavalli di battaglia di Umberto Tozzi, reduce dallo straordinario successo di un concerto memorabile, avvenuto lo scorso ottobre nella splendida cornice dell’Arena di Verona. Protagonisti tanti altri classici che compongono il suo repertorio, da “Gloria” a “Tu”, passando per “Stella stai”, “Notte rosa”, “Gli altri siamo noi”, “Se non avessi te”, “Gli innamorati”, “Qualcosa qualcuno”, “Donna amante mia”, “Io muoio di te”, “Immensamente, “Roma nord”, “Lei”, “Dimmi di no”,“Tu sei di me”, “Perdendo Anna” e “Dimentica dimentica”.

L’artista si è messo in gioco mostrando il suo lato inedito di interprete, realizzando le cover di “Sound of silence” del duo Simon & Garfunkel, “My Sharona” dei mitici The Knack e “Un corpo e un’anima”, brano composto dallo stesso Tozzi e portato al successo nel ’74 dalla coppia Wess e Dori Ghezzi: «fu la mia prima canzone – rivela il cantautore – avevo 17 anni e insieme a Damiano Dattoli scrivemmo questo brano che trovò grande popolarità dopo la vittoria di Canzonissima. Da lì la gente cominciò a chiedersi: ma chi è questo Umberto Tozzi?».

Tanti gli ospiti presenti all’appuntamento, tra cui spiccano i duetti Io camminerò” e Vita” con Fausto Leali, “Una bambolina che fa no no” e “Nel sole” con Al Bano, T’innamorerai” e Caro Babbo” con Marco Masini

“Gente di mare”, “Infinito” e “Self control” con Raf, per concludere con lo straordinario trio composto con Enrico Ruggeri e Gianni Morandi sulle note di “Si può dare di più”, di nuovo insieme a trent’anni dalla trionfante esibizione al Festival di Sanremo.

«Credo che sia un progetto importante e di qualità – racconta Tozzi – ringrazio gli amici che ne hanno fatto parte. La vita mi ha insegnato che i sogni si possono realizzare per caso, anche senza volerlo. Tornare all’Arena dopo quarant’anni dalla vittoria del Festivalbar, è stato per me davvero emozionante».

Un doppio disco live che include la nuova versione in studio di Ti amo” eseguita con Anastacia, grande assente in questa serata-evento per via dello slittamento di data da parte di Umberto, costretto a sottoporsi ad un intervento d’urgenza nel quale, ci tiene a sottolineare: «tutto è filato liscio. L’unico inconveniente è stato quello di non poter cantare dal vivo con questa grande artista, già in accordi con una trasmissione televisiva tedesca. Mi è dispiaciuto molto, è una persona speciale, è venuta a trovarmi il giorno dopo l’operazione in ospedale, anche lei amareggiata per l’impegno pregresso».

E su possibili collaborazioni future, conclude: «se non c’è un rapporto non ho alcun interesse a collaborare con altri colleghi, chi è presente in questo disco è in primis mio amico. Ci sono tanti artisti giovani che stimo, ma vediamo cosa dimostreranno in futuro. Non credo sia colpa loro, ma di chi gestisce e soffoca la musica. Spero vengano fuori talenti veri, più che personaggi televisivi. Ho voglia di sentire una frequenza vocale nuova, non ripetitiva. Il business che c’è dietro oscura i giovani, costretti a fare karaoke. E’ un po’ come la Nazionale Italiana di Calcio che non giocherà ai mondiali in Russia, non c’è la volontà di creare un vivaio di artisti che possano durare nel tempo».

Umberto Tozzi, esce il disco 40 anni che Ti amo in Arena

Tempo di festeggiamenti per il cantautore romano, prossimo direttore artistico del Festival della canzone italiana, che il prossimo anno celebrerà questo traguardo dal vivo con il suo pubblico

Claudio Baglioni, il 2018 tra Sanremo e i 50 anni di carriera
Claudio Baglioni, il 2018 tra Sanremo e i 50 anni di carriera.

 Nozze d’oro con la musica per Claudio Baglioni, che nel 2018 raggiungerà il suo cinquantesimo anno di carriera, a mezzo secolo di distanza dal lancio di “Signora Lia”. Autore di numerosi capolavori, tra cui si annoverano: “Questo piccolo grande amore” (eletta miglior canzone dello scorso secolo), “Con tutto l’amore che posso”, “Amore bello”, “E tu”, “Poster”, “Sabato pomeriggio”, “E tu come stai?”, “Strada facendo”, “Via”, “Avrai”, “Io me ne andrei”, “Mille giorni di te e di me” e “La vita è adesso”, il cui album omonimo è tutt’oggi considerato il più venduto della storia nel nostro Paese.

L’artista, attualmente impegnato con la selezione dei brani che parteciperanno al prossimo Festival di Sanremo, ha deciso di festeggiare con il suo pubblico questi intensi cinquant’anni di attività, mettendo al centro la sua musica con una lunga tournée nelle arene indoor. “La musica al centro” è anche lo slogan e lo spirito con cui Baglioni ha accettato la direzione artistica della sessantottesima edizione della manifestazione canora più longeva d’Italia, in scena dal 6 al 10 febbraio.

La riforma sanremese del buon Claudio parte dalle eliminazioni, proprio quelle che hanno caratterizzato in negativo la passata edizione, ricordiamo tutti le clamorose esclusioni di Al Bano Carrisi, Ron e Gigi D’Alessio. Una scelta che sulla carta favorisce un ritorno in massa dei Big che, dopo anni di dominio dei talent show, potrebbero apprezzare questa novità: «L’eliminazione è stata eliminata – ha ironizzato il nuovo organizzatore ai microfoni del Tg1 – tutti i partecipanti alla gara, sia tra le Nuove Proposte che tra i Campioni, cominceranno e finiranno questo Sanremo, nessuno dovrà fare le valigie prima, anche se ci saranno comunque un concorso e una classifica finale, questo renderà la competizione simile a quella di un qualsiasi festival del cinema o letterario».

Archiviata questa esperienza, a partire dal prossimo ottobre, il cantautore sarà impegnato con “Al centro”, il tour prodotto e organizzato da F&P Group (www.fepgroup.it) che lo riporterà ad esibirsi dal vivo da solista, a due anni di distanza dallo straordinario successo riscosso dal progetto “Capitani coraggiosi”, in compagnia dell’amico Gianni Morandi. I biglietti per le date dell’artista sono disponibili sul circuito TicketOne.it e da lunedì 4 dicembre in tutti i punti vendita autorizzati.

Claudio Baglioni, il 2018 tra Sanremo e i 50 anni di carriera
Claudio Baglioni, il 2018 tra Sanremo e i 50 anni di carriera.

Le date di AL CENTRO tour 2018”

 16 ottobre al Nelson Mandela Forum di FIRENZE

19 ottobre al Pala Lottomatica di ROMA

23 ottobre al Pala Prometeo di ANCONA

26 ottobre al Mediolanum Forum di MILANO

2 novembre al Pal’Art Hotel di ACIREALE (CT)

6 novembre al Pala Florio di BARI

10 novembre al Pala Sele di EBOLI (SA)

13 novembre all’Unipol Arena di BOLOGNA

16 novembre alla Kioene Arena di PADOVA

20 novembre al Pala George di MONTICHIARI (BS)

23 novembre al Pala Alpitur di TORINO

Le quattro artiste saranno protagoniste del nuovo appuntamento del rotocalco musicale di Rai Gulp condotto da Celeste Savino

Le Deva, sabato 2 dicembre ospiti a Gulp Music
Le Deva, sabato 2 dicembre ospiti a Gulp Music.

Dopo aver ospitato nel corso dell’ultima puntata il trio de Il Volo, per la trasmissione musicale Gulp Music è tempo del quartetto composto da Greta Manuzi, Roberta Pompa, Laura Bono e Verdiana Zangaro, alias Le Deva. Le quattro ragazze sono reduci dal successo del lancio del loro album d’esordio, intitolato “4”, pubblicato lo scorso 20 ottobre, trainato dai singoli “L’amore merita”, “Un’altra idea” e “Semplicemente io e te”. Dieci brani inediti, impreziositi dalla presenza di due feauturing d’eccezione con Alessio Caraturo e GionnyScandal, che rappresentano un manifesto tutto al femminile dell’attuale mood musicale, che spazia dall’elettronica dal forte respiro internazionale a sonorità melodiche e riconoscibilmente italiane.

L’appuntamento con la trasmissione condotta da Celeste Savino, è per sabato 2 dicembre, alle ore 13.40 su Rai Gulp, in replica il giorno seguente alle 18.00 sul canale 42 del digitale terrestre. Per i fans delle quattro artiste, sarà possibile rivolgere loro delle domande attraverso le pagine social dell’emittente, interagendo via Twitter (@RaiGulp), Facebook (https://www.facebook.com/RaiGulp) e Instagram (@rai_gulp), con la possibilità di rivedere la puntata e quelle precedenti, sul sito ufficiale (www.raigulp.rai.it) o su RaiPlay (http://www.raiplay.it/programmi/gulpmusic).

In questo episodio verranno trasmessi i nuovi videoclip ufficiali degli artisti del momento, da “Marshmello” della giovane popstar statunitense Selena Gomez a One way ticket del duo americano degli Heffron Drive, passando per la nostra Francesca Michielin, tornata in rotazione radiofonica con la suggestiva e minimale ballad “Io non abito al mare”, preludio del suo nuovo album in uscita il prossimo 12 gennaio. L’artista veneta, che ricordiamo per aver vinto la quinta edizione italiana di X Factor, è reduce dal successo dei due precedenti progetti discografici, “Riflessi di me” del 2012 e “Di20” del 2015, oltre che dell’ottimo secondo posto al Festival di Sanremo 2016 con “Nessun grado di separazione”, brano che le ha permesso di rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest dello stesso anno.

Infine, nello spazio della trasmissione dedicato ai live, sarà protagonista Harry Styles, cantautore britannico membro degli One Direction, che ha da poco lanciato il suo primo omonimo album, ottenendo un grande riscontro commerciale con i singoli “Sign of the times”, “Two ghosts” e “Kiwi”.

Disponibile dal 13 novembre in tutte le librerie il volume che raccoglie tutti i fenomeni inspiegabili accaduti nel corso della vita della cantante veneta

Ivana Spagna racconta il suo libro Sarà capitato anche a te
Ivana Spagna racconta il suo libro “Sarà capitato anche a te”.

 

Vi è mai capitato di pensare a una persona che non vedete da tempo e poi incontrarla per strada? Vi è mai capitato di vivere in sogno situazioni che si sono poi trasformate in realtà? O di avere avuto, sempre in sogno, un contatto con i vostri cari defunti? E di vedere un’entità, uno spirito, un fantasma?”, con questi quesiti ha inizio il libro “Sarà capitato anche a te” (Edizioni Lswr, pubblicato lo scorso 13 novembre), scritto e vissuto in prima persona da Ivana Spagna.

L’artista ha trovato il coraggio per affrontare molte tematiche considerate ancora oggi dei veri tabù per la società moderna: «Mi sono detta: se comincio a parlarne io magari qualcuno mi viene dietro, come spero ci sia anche qualcuno che possa darmi delle spiegazioni a riguardo, saperne qualcosa di più su determinati episodi paranormali che mi sono capitati. Più che sogni li considero incontri reali, perché li avverto come tali e poi, puntualmente, il giorno dopo si avvera tutto quello che mi viene detto». Argomenti affrontati con estrema delicatezza dalla cantante, che ha superato la paura iniziale di non essere capita e presa sul serio.

Incurante del parere degli scettici, ha realizzato il libro che aveva nel cassetto da tempo e che le ha permesso di “sbloccare” la sua vena creativa tornando a scrivere canzoni, spinta che le mancava da diverso tempo. A proposito dei suoi esordi musicali, ricorda: «la gioia nata da tanti anni di sacrifici, dalla gavetta a suonare in giro per le discoteche. Facevamo tutto noi, montavamo e smontavamo il palco, ormai ero diventata un’esperta elettricista, ma era davvero bello cantare solo per la gioia di farlo, senza guadagnarci nulla perché quello che ci davano serviva a pagare le cambiali che avevamo firmato per permetterci la strumentazione. Una scuola di vita che mi ha dato tanto, insegnandomi soprattutto a rimanere salda con i piedi per terra. Non ho mai avuto il miraggio del successo, a me interessava cantare in inglese perché era quello che mi piaceva fare, dopo il grande riscontro ottenuto da ‘Easy Lady’ ho persino detto di no a Sanremo. Nella vita ho capito che chi cerca la popolarità a tutti i costi non la raggiungerà mai, questo è il messaggio che vorrei arrivasse ai giovani di oggi ossessionati dalla popolarità».

Segue l’istinto Ivana Spagna, come ha più volte dimostrato nel corso della sua fortunata carriera, nella quale ha collezionato successi a livello internazionale ed esplorato le posizioni più alte delle classifiche di mezza Europa. Riguardo al destino, per concludere, ci tiene a precisare: «mi darebbe fastidio credere totalmente nel fato o nella sorte, perché penso che il lavoro e il darsi da fare premino sempre in ambito professionale, anche se qualcosina dietro credo ci sia, magari un disegnino fatto a matita. Sono tante le cose che non capisco, ad esempio come sia possibile che nascano persone fortunatissime ed altre parecchio sfortunate, che sia questo il destino? Se sì, io proprio non lo comprendo». 

Ivana Spagna racconta il suo libro Sarà capitato anche a te
Ivana Spagna si racconta a Musica361.

Arriva dal 24 novembre la raccolta che comprende 78 successi rimasterizzati del cantautore genovese, un cofanetto che omaggia l’artista a quasi diciannove anni dalla sua scomparsa 

Fabrizio De Andrè rivive in Tu che m’ascolti insegnami
Fabrizio De Andrè rivive in “Tu che m’ascolti insegnami”.

Un’antologia che include le migliori canzoni del repertorio di Fabrizio De Andrè, punta di diamante del cantautorato italiano, è il pretesto per ricordare uno dei più celebri poeti musicali contemporanei. Tutti i brani più importanti del suo percorso artistico suddivisi per tematiche in quattro concept album, intitolati: “Femmine un giorno e poi madri per sempre (L’amore e l’universo femminile)”, Il polline di Dio, di Dio il sorriso (La spiritualità, il sogno)”, “Dev’esserci un modo di vivere senza dolore (Guerra e pace, potere giustizia e libertà)” e “Sotto il vento e le vele (L’infanzia, la vita e oltre)”.

“Tu che m’ascolti insegnami” non tradisce la natura delle versioni originali, ma valorizza il suono degli strumenti e la voce dell’artista, che ha fatto dell’interpretazione e della cura delle parole il suo marchio di fabbrica. Una playlist scelta dalla sua amata consorte, da anni impegnata nella tutela e nella divulgazione di questo importante patrimonio artistico, fonte inesauribile di emozioni e riflessioni. «Trovo doveroso conservare e restituire al futuro un repertorio come questo – racconta un’emozionata Dori Ghezzi senza tradire le opere originali, ma valorizzandole grazie all’ausilio della tecnologia. Un disco che insegna alle nuove generazioni il valore dell’ascolto, attraverso quasi un terzo della produzione di Fabrizio».

 Canzoni che attraversano quattro decenni, dagli anni ’60 agli anni ’90, e spaziano da “Bocca di Rosa” a “La canzone di Marinella”, passando per “Khorakhané”, “La guerra di Piero”, “Amore che vieni amore che vai”, “Ho visto Nina volare”, “Canzone dell’amore perduto”, “Amico fragile”, “Via del campo”, “Crêuza de mä”, “Hotel Supramonte”, “Fiume Sand Creek”, “Khorakhané”, “Dolcenera”, “Un giudice” e Don Raffaé.

«De Andrè è il padre della canzone italiana – racconta Morgan negli anni ha affrontato tanti temi, da buon cantautore impegnato e impegnativo, ascoltare le sue canzoni non è facile e non è per tutti, questo lo rende immortale. Fabrizio non interpretava le storie ma le raccontava viste da fuori, per questa ragione è ancora oggi inimitabile».

Fabrizio De Andrè rivive in Tu che m’ascolti insegnami
Fabrizio De Andrè rivive in “Tu che m’ascolti insegnami”.

 Questa raccolta è soltanto l’inizio di una lunga serie di iniziative oltre a ricordare l’estro di uno dei cantautori più amati, il prossimo febbraio verrà trasmessa sulle reti Rai la pellicola “Il principe libero”, prodotta da Bibi Film, che racconterà al pubblico la vita dell’artista, interpretato dal talentuoso Luca Marinelli che, nonostante la giovane età, può già vantare un David di Donatello nel suo palmares. Inoltre, per il popolo del web è stato realizzato un nuovo videoclip de “Il pescatore”, diretto dal regista Stefano Salvati, l’ennesimo omaggio alla memoria di Faber, un’artista che merita di essere frequentato, studiato e raccontato.

Escluso nel corso del quinto Live Show del popolare talent targato Sky, l’artista ci racconta la sua esperienza e l’inedito “Limits”, in radio e negli store digitali dal 24 novembre. 

Gabriele Esposito di X Factor si racconta dopo l'eliminazione
Gabriele Esposito.

Non è passata di certo inosservata la partecipazione ad X Factor di Gabriele Esposito, giovane cantautore campano che farà ritorno a breve nella sua amata Brusciano, ridente località della provincia di Napoli. Nel corso dell’ultima puntata di questa undicesima edizione italiana del talent show, il ragazzo si è fatto notare con l’inedito “Limits”, prodotto da Fausto Cogliati e composto dallo stesso artista classe ’98.

Un brano cantato in inglese con il quale aveva convinto i giudici durante le audizioni e che lo rappresenta totalmente: «Credo di avere già una personalità discografica ben definita, ho partecipato ad X Factor per pura promozione, mentre gli altri sono lì con il cliché di concorrenti. Penso che si può fare bella figura con le cover, ma se non hai un’identità artistica forte alle spalle non vai da nessuna parte. Quello che conta è l’inedito, sono fiero di averlo scritto e di averlo suonato in prima persona».

Una puntata certamente non facile, seguita dalle accese polemiche del suo mentore Fedez, che non ha gradito il “tradimento” dell’amico ed ex alleato Manuel Agnelli, reo di non aver accolto l’invito di rimandare al giudizio del pubblico la scelta dell’eliminato, salvando l’altra concorrente a rischio Rita Bellanza, che secondo Gabriele «sta facendo un percorso in discesa più che in salita, contrariamente alle aspettative, ciò nonostante viene portarla avanti nella gara dagli altri giudici».

Dinamiche del gioco che hanno decretato in negativo le sorti del cantante partenopeo, al suo secondo tentativo dopo l’eliminazione dello scorso anno da parte di Arisa nella fase dei bootcamp, ad un passo dai live. Sul rapporto con il giudice della sua categoria aggiunge: «Per me Fedez è stato come un fratello maggiore, mi ha fatto cantare ‘Growing up’ di Macklemore che parla della nascita di un figlio, un brano che lui sente particolarmente visto che si appresta a diventare padre. Non amo parlare della mia vita privata, ma ho avuto una figura paterna molto assente e quelle parole mi hanno toccato personalmente».

Oltre al suo inedito, racconta di aver apprezzato particolarmente quello dei Maneskin e di tifare per una loro vittoria finale, nonostante Manuel «mi abbia sempre detto di non capire la mia direzione artistica, ma evidentemente se mi ha attaccato è perché temeva le mie potenzialità». Un talento forse sottovalutato quello di Gabriele Esposito che, con i suoi diciannove anni appena compiuti, ha davvero tutta la vita davanti per dimostrare le proprie capacità e tirar fuori tutta la sua passione, un valore aggiunto e assolutamente indiscusso.

“Limits” rappresenta il manifesto della sua personalità artistica, la voglia di riscatto e tutta la sua consapevolezza, nonostante la giovanissima età. «Ho sempre sentito il bisogno della musica nella mia vita, per me è come una medicina. Ho seguito la passione e le orme paterne, studiando da autodidatta sia canto che la chitarra. Trovo sia stato inevitabile per me avvicinarmi a questo mondo, penso di essere nato per questo e non smetterò mai di farlo». 

Arriva nei negozi e negli store digitali dal 24 novembre la nuova versione del fortunato disco del cantautore romano, impreziosita dalla presenza di undici cover.

Michele Zarrillo, Vivere e rinascere - Passioni
Michele Zarrillo, “Vivere e rinascere-Passioni”, esce il 24 novembre.

Il 2017 per Michele Zarrillo si chiude con la riedizione di “Vivere e rinascere – Passioni”, album che lo ha visto tornare sulle scene a sei anni di distanza dal suo precedente progetto discografico, il tutto sancito dalla positiva partecipazione al Festival di Sanremo, la dodicesima della sua carriera, con il brano “Mani nelle mani”.

Reduce da una fortunata tournée estiva, l’artista si riaffaccia sul mercato con un doppio CD: il primo contenente dieci brani inediti già pubblicati lo scorso febbraio, più la sua personale versione di “Se tu non torni” proposta sul palco dell’Ariston, il secondo che racchiude undici cover, che rappresentano in qualche modo la colonna sonora della sua vita. «Realizzare questo disco mi ha fatto venire voglia di accarezzare, interpretare e assaporare queste meraviglie – rivela il cantante – queste composizioni che anche se sono di altri riesco a sentire mie: perché sono dei classici, appunto».

Undici grandi successi senza tempo, sia italiani che internazionali, che hanno segnato e ispirato l’esistenza del cantautore romano. Il disco si apre con “Luce (tramonti a nord est)” di Elisa, brano che si aggiudicato la vittoria di Sanremo nel 2001, e prosegue con “Don Giovanni”, pezzo meno conosciuto del repertorio di Lucio Battisti, appartenente alla seconda parte della sua carriera, firmato insieme a Pasquale Panella e pubblicato nel 1986.

Tra le altre canzoni, segnaliamo: “Futura” di Lucio Dalla del 1980; “Amore per te” di Mango del 1999, scelta da Zarrillo come prossimo singolo in rotazione radiofonica dal 24 novembre; “Via” di Claudio Baglioni del 1981, contenuta nel memorabile album “Strada facendo”; la celebre “Canzone” di Don Backy del 1968; “Lately” di Stevie Wonder del 1981; la recente “Xdono” di Tiziano Ferro del 2001; l’ironica “Sesso o esse” di Renato Zero del 1977, con musica composta con lo stesso Michele in età giovanile; “Quando” di Pino Daniele del 1991 e “Shout” del gruppo britannico dei Tears for Fears, incisa nel 1984.

Per un cantautore come Michele Zarrillo dotato di uno stile molto personale per certi versi inconfondibile, sia nello scrivere che nell’interpretare le sue canzoni, non è facile mettersi alla prova con pezzi di altri colleghi, ma con l’aiuto del produttore Alessandro Canini, che ha curato tutti gli arrangiamenti, è riuscito a riproporli in maniera decisamente personale, oserei dire di “zarrilliana memoria”, rispettando con delicatezza quelle che erano le versioni originali. Questo rende di “Passioni” l’inizio di un nuovo capitolo professionale per l’artista, che proprio quest’anno festeggia 35 anni dalla pubblicazione del suo primo disco da solista, intitolato “Sarabanda”, un traguardo che ha deciso di celebrare concedendosi il lusso di rivisitare le tracce che compongono la sua personale playlist del cuore.

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