Fiorella Mannoia presenta uno spettacolo incentrato sulle emozioni e sull’amore, un viaggio attraverso i suoi brani più belli e intensi

Fiorella Mannoia, artista senza tempo
Fiorella Mannoia (Foto Sergio Banfi)

Domenica 10 novembre il Teatro Galleria di Legnano si è trasformato in club “francese” colorato d’incanto nell’attesa di un’artista “senza tempo” e accompagnata dall’Orchestra Saverio Mercadante di Altamura diretta dal Maestro Rocco De Bernardis e composta da 21 elementi.

In una sala gremita è comparsa sul palco “Fiorella Mannoia” con un abito molto elegante tutto bianco, il suo sorriso al pubblico ha scatenato il primo applauso e subito si è rotto il ghiaccio con “Caffè nero Bollente”, eseguito con un interessante arrangiamento di chitarre classiche e percussioni molto sostenute.

La speranza e le donne

Dalla speranza con il brano “I treni a vapore” scritto da Ivano Fossati, l’artista racconta il progetto Una nessuna centomila con il quale sono stati raccolti 300 mila euro per i centri antiviolenza e presenta il brano “Nessuna conseguenza”,  – spiega:  «è una canzone dedicata a tutte le donne che ce l’hanno fatta, perché da una violenza si può e si deve uscire».

Fiorella Mannoia, artista senza tempo 1
Fiorella Mannoia (Foto Sergio Banfi)

L’ omaggio ai Giganti della musica italiana

Fiorella racconta i grandi degli anni 70, spiegando: «Ci sono canzoni che rimangano intatte, 30, 40 e a volta anche 50 anni, e rimangono qui intatte, come un monolite. Io penso che queste canzoni dobbiate farle ascoltare ai vostri figli soprattutto degli artisti che non ci sono più, perché meritano di essere ricordati per il patrimonio immenso che ci hanno lasciato. Dovete far sì che li ascoltino da piccoli, perché da adolescenti, giustamente seguiranno gli artisti del momento, in questo modo quelle canzoni resteranno nel cuore e nella mente».  Segue il capolavoro di Battisti  “Io vivrò senza te”, eseguito con grande impatto emotivo da pelle d’oca.

artista senza tempo Fiorella Mannoia
Fiorella Mannoia (Foto Sergio Banfi)

Gli anni ‘ 70 e la speranza di mondo senza le guerre

Con un senso spiccato di ironia Fiorella ha raccontato prima di eseguire “Se io fossi un Angelo” di Lucio Dalla: «Sono stata giovane negli anni ’70 e quelli della mia età ricordano che cantavamo quelle canzoni in cui dicevamo mettete i fiori nei vostri cannoni, oppure cantavamo le canzoni di Gianni Morandi  “C’era un ragazzo che come” sulla Guerra del Vietnam e le spillette “fate l’amore e non fate la guerra” che portavamo dappertutto.  Noi ci credevamo con le nuove generazioni saremmo riusciti a cambiare il mondo e ci abbiamo creduto. Se ce l’avessero detto allora, che il mondo sarebbe diventato questo. Eravamo freschi dei racconti di guerra dei nostri genitori. Mai saremmo arrivati a pensare ad avere una guerra in Ucraina da 3 anni, senza una volontà politica di farla finire e un conflitto drammatico in Medio Oriente con 45.000 morti, di cui la maggior parte bambini e donne».

Fiorella Mannoia, artista senza tempo 3
Fiorella Mannoia (Foto Sergio Banfi)

L’incontro con De Gregori e la nascita di Giovanna D’arco

Durante una tournée assieme a lui, al termine di una canzone, andammo in un camerino e lui mi disse “sai vedendoti da dietro con quella luce che ti illuminava i capelli, mi sembrava che avessi un casco quasi un elmo, e come se tu avessi una corazza”. Pensai che strana visione.  Dopo circa 20 giorni mi richiamò e mi disse “ho scritto una canzone su Giovanna D’Arco e vorrei la cantassi tu”.  Per me è una delle più belle canzoni che io abbia mai sentito, ma il merito è di De Gregori che descrive questa ragazzina di 19 anni che negli ultimi istanti, al rogo e legata sul suo palo, riflette sulle battaglie e sulla vita come un campo di grano non ancora attraversato, soprattutto sul fatto che non abbia mai conosciuto l’amore, rammaricandosi “Se ti avessi trovato, se ti avessi cercato, chissà forse la mia vita sarebbe stata diversa”.

Fiorella Mannoia (Foto Sergio Banfi)

Fiorella e il suo “In viaggio” da cantautrice”

Quando un’interprete fa bene il proprio lavoro? Quando a una canzone dà una lettura diversa, valorizzando parole che erano sfuggite, una lettura dal maschile al femminile o viceversa. Ho iniziato a scrivere canzoni con la preparazione di un disco intitolato “Sud”. Ho avuto la fortuna di avere tanti musicisti italiani e stranieri, e le loro storie, soprattutto quelle degli africani, mi hanno così toccato che mi sono immedesimata in quelle madri che vedono i figli andare via e non sanno mai se ritorneranno, se sono arrivati vivi o non sanno nulla di loro. Io ho immaginato queste sensazioni e le ho riportata in una canzone. La soddisfazione più grande che ho avuto nella vita, da quando faccio questo lavoro è stato ricevere decine di lettere e testimonianze di padri e figli che si sono parlarti attraverso le mie parole.

Fiorella Mannoia (Foto Sergio Banfi)

Nel live seguono gli omaggi al cantautore Pierangelo Bertoli con il brano “Il pescatore “, a Riccardo Cocciante con “Margherita” e il capolavoro “Sally” di Vasco Rossi. Nel mezzo l’iconica artista si trasforma in musa danzante con sensualissimo “Besame”.  La serata spaziale si conclude con trio di canzoni “La storia siamo noi”, “Quello che le donne non dicono” e “Il Cielo d’Irlanda”.

Fiorella tra la gente, il finale

Ma non è finita, Fiorella è scesa tra il pubblico incredulo, cantando tra la gente in estasi, sotto le note del “Cielo d’Irlanda”, richiamando i fan che si sono avvicinati sotto il palco in festa con stati, selfie e regali per l’artista. Un abbraccio infinito di emozioni che travolge.

Un live di grande successo per Fiorella, molto comunicativa, empatia verso il pubblico, con la sua voglia di mettersi a nudo senza filtri. Una grande presenza scenica, voce in assoluto protagonista con un’orchestra che ha arrangiato i brani in maniera sinfonica.

Articolo a cura di Raffaele Specchia

Cicco Sanchez “Aria”, una ballad romantica e struggente, densa di quella nostalgia che diventa l’unico appiglio per riuscire a sopravvivere alla perdita di un amore

Cicco Sanchez, il nuovo singolo "Aria"
“Aria” il nuovo singolo di Cicco Sanchez

Cicco Sanchez, artista urban pop, si afferma ancora una volta come esploratore di generi. Cantante e autore che non pone limiti alla sua arte e alla sua crescita artistica, che trasforma in musica e parole emozioni generazionali nelle quali è impossibile non specchiarsi e riconoscersi. Con il suo nuovo singolo “Aria”, una ballad romantica e struggente in chiave acustica, densa di quella nostalgia che diventa l’unico appiglio per riuscire a sopravvivere alla perdita di un amore, offre l’unica alternativa possibile per riviverlo a causa dell’assenza della sua presenza.

Cicco Sanchez è un artista e autore urban pop. Nato e cresciuto a Torino, all’età di 14 anni comincia a scrivere nella sua cameretta, realizzando le prime produzioni e trovando nella scrittura l’evasione da una realtà familiare complicata. Negli ultimi anni, i suoi brani hanno raggiunto complessivamente oltre 80 milioni di streaming e la certificazione Disco D’Oro FIMI per il singolo “Girasole”, prodotto da JVLI. Oltre a impegnarsi nel proprio progetto, Cicco Sanchez figura come autore in oltre 20 Dischi di Platino certificati FIMI.

Il suo immaginario, così singolare e profondo, non tarda a catturare l’interesse di altri artisti come Fred De Palma, Casadilego e Axos, con cui nascono delle collaborazioni. Nel 2020 entra nel roster di MZ Management e nel 2022 si affaccia per la prima volta sui palchi, registrando il sold out al Rock’n’Roll di Milano, oltre a due concerti all’Off Topic di Torino e al Monk di Roma.

Sei un cantautore urban pop e negli ultimi lavori vedo un aspetto più cantautorale, come nelle canzoni “Aria”, “Il miglior nemico”, “Una ragione di più”. È una tua evoluzione con cui porti l’urban nel pop o ti piace spaziare nel suono?

Nella mia storia musicale c’è l’urban e il cantautorato. È difficile riuscire a trovare un’etichetta vera e propria, anche per questo mi sono creato la mia bolla, ovvero il mio mondo “happy sad”, che fa incrociare bene tutte le strade delle mie canzoni e della mia musica. È un mix tra Lucio Battisti, con il quale sono cresciuto grazie agli ascolti di mio padre, e una radice più rap a livello di lirica perché da ragazzino – quando avevo 14 anni – mi sono appassionato al rap italiano, e prima ancora al rap americano. L’unione dei due generi ha fatto uscire queste canzoni.

Mi pare di capire che ti piace spaziare, provare generi diversi e seguire il mixaggio. Questo come impatta nelle canzoni?

Sì, abbiamo spaziato parecchio, per esempio, nell’album “Disincanto”, dove ci sono diverse sfumature a livello di produzione. Sono molto curioso e questo si riversa nella musica. Mi piace esplorare e sviluppare sempre per non annoiarmi. Anche il periodo che vivo incide sulla produzione.

Sei libero nel creare la “tua” musica o la casa discografica ti condiziona?

Quando qualcosa funziona a livello discografico anche l’artista stesso può ricadere nel vortice del doversi replicare, nel momento in cui inizia a scriverne un’altra. Secondo me bisogna uscire un po’ da questi limiti che a volte limitano gli artisti. Non a caso ho scritto una canzone “Il mio migliore nemico”. Io cerco di essere più libero possibile nella fase creativa: nei miei testi porto la periferia in centro, il centro in periferia.

Cicco Sanchez, il nuovo singolo "Aria" 1
Cicco Sanchez

Hai suonato a Gallipoli e all’Hiroshima di Torino. Che emozioni ti hanno trasmesso questi live?

Ho iniziato a scrivere da quando ero un pischello, e ho fatto tante esibizioni nei sobborghi dell’underground. I concerti del mio progetto ufficiali sono partiti dopo la pandemia. Questi due live sono stati molto importanti: non ero mai stato al Parco Gondar – un parco grande e incredibile – che ha ospitato artisti giganteschi e per me è stato un onore esserci stato. Hiroshima, invece, è un locale storico, dove ho visto i primi due concerti della mia vita e salire su questo palco è stato qualcosa di strano e mi ha fatto un bell’effetto.

In che modo le tue esperienze live a Gallipoli e all’Hiroshima di Torino hanno influenzato la tua musica e la tua visione artistica?

Cerco di farmi ispirare un po’ da tutto, mentre le parole mi cascano in testa. Scrivo molto di pancia e ci metto di più la testa dopo, quando la canzone è chiusa. La vivo molto di flusso, cercando di mettere più naturalezza possibile in quello che faccio. Sicuramente quelle esperienze sono entrate dentro di me, lasciandomi delle sensazioni forti.

Nelle tue canzoni, su YouTube i ragazzi si immedesimano molto nei tuoi testi. Raccontano storie che tu hai vissuto o sei tu che racconti te stesso?

È una bella domanda. Qualche giorno fa mi hanno chiesto cosa ne pensavo dei milioni di streaming che ho fatto, ma in realtà la cosa che mi fa più effetto, che mi dà il carburante e lo stimolo per continuare a scrivere sempre di più canzoni, è leggere quello che mi scrivono sui miei canali: “mi hai salvato”, “sei riuscito a descrivere come mi sento”. Queste parole mi fanno sentire nello stesso stato d’animo di coloro che le stavano scrivendo in quel momento.

Con le tue parole hai una certa responsabilità e sei fondamentale nella vita delle persone. Cosa provi?

Sinceramente, non me ne rendo conto. Quando mi scrivono certe riflessioni, le leggo e le rileggo. È tutto assurdo perché sono le stesse sensazioni che provavo verso i miei artisti preferiti, quando ero piccolo e mi sono appassionato alla musica. Tutto questo è strano, non ho ancora realizzato del tutto ma è bellissimo.

Tra le tue canzoni, mi ha colpito “Dolores”, dove c’è un uomo che nuota e va a fondo nel mare. Cosa racconti in questo brano?

È un testo sulla depressione, che quando arriva, ti cambia. Le persone che hai attorno iniziano a vederti diverso. Ho scelto il mare perché cantando dico “io son sempre lo stesso, sei tu che mi guardi in modo diverso, come con il mare d’inverno”: quando andiamo in estate al mare è vacanza ed è tutto bello. Le persone non vanno al mare d’inverno, che rimane solo e viene visto in un altro modo. La metafora è questa: “io sono sempre il mare, ora che sto male, tu mi vedi in modo diverso, ma io sono sempre uguale”.

Oltre a scrivere e interpretare le tue canzoni, scrivi anche per altri artisti. Cosa colpisce della tua scrittura?

Non so cosa può colpire di me negli altri, ma spero sia lo stesso che colpisce me e che mi attrae tanto. Quando c’è una certa sensibilità nella scrittura e c’è un certo approccio nel farlo, è tutto molto bello. Mi trovo bene nel collaborare con gli artisti che hanno un approccio positivo. Sono una persona molto veloce nella composizione e nella scrittura, e credo che questa qualità sia molto apprezzata. Mi piace l’immediatezza perché penso che le cose belle arrivino subito, come diceva l’autore Luis Bell “il primo quarto d’ora è quello che conta di più, quando sei in fase creativa in una canzone”.

Cicco Sanchez, il nuovo singolo "Aria" 2
Cicco Sanchez

Quando nascono le tue canzoni?

Non ho un momento preciso. A volte me lo impongo. Di base, vado in studio dal mattino fino all’ora di cena e scrivo una canzone. Magari dopo cena mi viene una botta di creatività, sento la voglia di scrivere e riprendo a farlo. Può capitare anche di andare in studio, e magari quel giorno sento di non avere nulla da dare, e mi dedico ad altro riguardo il mio lavoro, come può essere la parte visual e l’estetica con il mio team. Sono sempre produttivo e creativo, scrivo tantissimo.

Se dovessi citare degli artisti che hanno segnato profondamente il tuo percorso musicale, quali sarebbero e perché?

Ascolto tanti artisti su Spotify e le diverse piattaforme, dai meno conosciuti ai più conosciuti come Post Malone, XXXTentacion, il Drake di dieci anni fa, oltre al cantautorato italiano, che mi hanno sicuramente ispirato e che apprezzo in generale. Ascolto anche artisti emo e attuali, con uno sguardo nell’emo punk.

Quando lavoro tante ore in studio, ascolto solo brani di pianoforte, principalmente melodici e musica classica. I miei ascolti sono variegati e il denominatore comune è l’ascolto prevalente di musica molto emotiva, che ti arriva dritta in pancia. Difficilmente ascolto musica da festa.

Per il futuro, stai preparando altri brani e qualche live?

Andremo avanti con la produzione dei singoli che usciranno prossimamente, mentre per i live faremo gli annunci sui canali social.

Hai detto che ti piacerebbe lavorare con Cremonini e Marracash. Nel panorama musicale ci sono artiste femminili con le quali ti piacerebbe collaborare?

Federica Abate è un’autrice molto forte con cui lavoro e mi piacerebbe averla nel mio progetto per fare delle collaborazioni. È un’artista che ha un talento gigantesco, sicuramente una delle autrici più capaci nello scenario italiano.

https://www.youtube.com/@CICCOchannel

Articolo  a cura di Raffaele Specchia

Veronica Rudian: “Autoritratto” il nuovo singolo. Un pianoforte come foglio bianco e i tasti come pennello, da qui la sua opera d’arte

Veronica Rudian: “Autoritratto” melodico
Autoritratto ultimo singolo di Veronica Rudian

Veronica Rudian è una giovane pianista e compositrice ligure, un’importante promessa del panorama musicale italiano. Inizia a studiare pianoforte all’età di quattro anni e ne fa la sua grande vocazione. Nei suoi brani, al posto delle parole, fa trionfare lo strumento e porta l’ascoltatore ad immergersi completamente con l’udito. Il suo ultimo singolo dipinge le varie sfaccettature del suo carattere e punta a far arrivare alla gente il suo animo più rock e folle.

Buongiorno Veronica e bentrovata tra noi! Come nasce la tua passione per la musica e che ruolo occupa nella tua vita?

Sono sempre stata devota alla musica classica fin da piccola. È nato tutto da una tastierina giocattolo che mi regalarono i miei nonni quando avevo solo due anni. Negli anni ’90 andavano di moda gli 883 ed io impazzivo per loro, li ascoltavo sempre in radio e mi trasmettevano calma e tranquillità.

Come hai approfondito questa tua vocazione per il pianoforte?

All’età di quattro anni mi iscrissero ad una scuola di musica locale e iniziai gli studi. Sono partita con la classica, a otto anni sono stata presa in accademia a Padova e mi sono specializzata su Chopin. Andando avanti mi sono trasferita poi in Polonia per perfezionarmi sempre su quest’ultimo e nel frattempo studiavo anche altri autori. La classica non ho intenzione di mollarla perché la tengo per l’allenamento e la tecnica delle mani. Sentivo comunque che c’era qualcos’altro, oltre a questo, così ho sperimentato anche il rock con qualche sonorità celtica.

Come cerchi l’ispirazione per scrivere?

Sono molto spontanea. La maggior parte dei brani arrivano durante la notte quando sto sognando. È come vivere un film ma silenziato dalle parole con la musica. È un processo particolare, immagino tante cose e poi di giorno butto giù tutto sul piano. In generale, comunque, mi piace molto sperimentare. Con la musica vado molto a periodi, in estate ho ascoltato molto Harry Styles e quindi è venuto fuori un brano fresco ed estivo. In questo momento invece sono ritornata alle origini, riascoltando il genere rock che va molto sul punk e sul metal, cercando di riproporre quello che ascolto quotidianamente, come i Green Day, i Placebo. Le stagioni mi influenzano molto e in questo momento, in pieno autunno, non riuscirei a tirar fuori un brano che ricorda l’estate.

Sei nata in Liguria. Che rapporto hai con la tua terra? Influisce anche sulla tua scrittura?

Mi sento molto legata a Bordighera, è una piccola cittadina e abito praticamente davanti al mare. D’inverno assume tutto un altro aspetto, passeggiare sulla spiaggia, in silenzio, mi ispira molto. È molto malinconico e nostalgico e alcuni miei brani hanno delle tonalità che possono ricordare queste sensazioni.

Concentriamoci sul tuo nuovo singolo, “Autoritratto”. Qual è stato il processo che ti ha portato a creare questa canzone?

“Autoritratto” l’ho composto alla fine dell’estate; ha uno stile sporco di una danza celtica con sfumature che vanno sul rock; per sporco intendo che è stato creato soltanto con il pianoforte. Rappresenta diverse mie sfaccettature e ha molte sfumature al suo interno. Con questo brano spero arrivi anche l’altra parte di me, quella un po’ più rock e folle.

C’è un motivo che ti ha spinto a sperimentare queste sonorità? So che ne hai realizzati tanti e te lo chiedo per questo: un brano con sole melodie e zero parole che effetto fa?

È completamente diverso da una canzone con il testo. Di solito un cantante arriva dritto al cuore della gente con le parole, è più facile colpire. Già un brano solo strumentale può risultare più complesso da comprendere, però, secondo me, ognuno riesce ad immedesimarsi e a farlo suo. Richiede molta concentrazione all’ascolto ma allo stesso tempo può essere molto riflessivo, ti immergi pienamente perché viene dato molto spazio e risalto ai suoni; nella testa puoi ricreare la tua storia perché non esistono parole. Sono contenta e soddisfatta perché alle persone arriva lo stesso messaggio che voglio mandare.

Veronica Rudian: “Autoritratto” melodico 1
Veronica Rudian

Ti sei mai prefissata un messaggio che vuoi comunicare con i tuoi brani?

Vorrei mandare sempre un messaggio positivo, visti anche i periodi in cui viviamo. La musica deve sempre portare leggerezza e relax nella vita.

I brani pubblicati nel 2024 cosa hanno in comune?

A livello di sonorità niente, ma ciò che li unisce sono tanti piccoli pezzi di me. Faranno parte del prossimo album che uscirà a dicembre e sarà più personale rispetto al precedente.

Rispetto ai tuoi esordi, ad oggi ti vedi cambiata?

Mi vedo diversa professionalmente, c’è sempre da imparare. In tutti questi anni c’è stato un grande cambiamento anche dentro di me come persona.

C’è un momento o un episodio particolarmente felice che ricordi con molto piacere?

Assolutamente sì, un paio di anni fa al concerto di Natale in Vaticano, con la cantante Amy Lee degli Evanescence. L’ho accompagnata con il pianoforte in una sua canzone, è stata una grande emozione perché mi sono esibita con un artista di una delle mie band preferite. L’ho conosciuta di persona ed è stato veramente stupendo quel momento mentre suonavamo insieme.

Hai anche partecipato a qualche altra iniziativa?

Faccio spesso concerti per beneficenza, ogni evento mi regala sempre tante emozioni, specialmente esibirmi davanti alle persone, è anche un modo liberatorio.

Cosa provi quando sei sul palco?

Mi chiudo in una bolla, appena mi siedo per suonare entro in un altro mondo. Quando scendo dal palco mi sale l’adrenalina a mille.

Come descriveresti la tua musica oggi?

New age pop. È un mix tra stili diversi.

Se non avessi fatto l’artista cosa ti sarebbe piaciuto fare nella vita?

Mi è sempre piaciuto scrivere, anche a scuola scrivevo tanti temi o storie. Lo faccio tuttora nel mio tempo libero, prendo spunto da qualche serie tv, è uno dei miei hobby preferiti. Puoi sognare mentre scrivi, quello che vedi lo fissi nero su bianco.

Articolo a cura di Simone Ferri

Warco con “Olive” affida il suo pensiero a un linguaggio semplice ma evocativo, un invito a vivere l’amore con leggerezza

Warco, uscito il nuovo bucolico singolo "Olive"
Warco

“Olive” è il nuovo singolo di Warco uscito lo scorso 11 ottobre.

Immagini intrise di nostalgia e un’atmosfera riflessiva: “Olive” cattura i dettagli di una quotidianità anonima, trasformandoli in metafore di un amore umile e spontaneo. Tra tenerezza e disincanto, Warco affida il suo pensiero a un linguaggio semplice ma evocativo, colorato da scenari bucolici che si adagiano tra le palazzine simmetriche di una grigia periferia italiana. Una poetica concreta, fatta di schegge, autostrade, caffè, rovi.

In questo spazio, la ricerca di una propria spontaneità emotiva intreccia ricordi d’infanzia e momenti di solitudine, creando un contrasto tra innocenza e amarezza. Un invito a vivere l’amore con leggerezza, senza lasciarsi corrompere dalle aspettative.

L’arrangiamento avvolge il testo in un’atmosfera retrò, che richiama il pop d’autore anni Settanta, pur mantenendo un chiaro legame con il presente grazie all’uso di elettronica e chitarre che infondono un tocco di psichedelia tipico dell’indie rock anglofono: una fusione di passato e presente, permeata da una vena agrodolce di malinconia, dove la consapevolezza è un inaspettato rifugio e il canto si fa carezza.

Baglio Inferno (Sicilia), campagna arida e costantemente bombardata dallo scirocco, la noia delle domeniche estive, i pranzi e le cene dai parenti, il reflusso, la solitudine, briscola in cinque, la Lazio e il terzo scudetto che aspetto da vent’anni, i viaggi in statale, cinque ore di treno tra Palermo e Marsala, la mondanità degli aperitivi, le chitarre, le camionette dei panini, il dream pop, la psichedelica, Franco Battiato, aspettative mancate, romanticismo obsoleto.

Warco - Olive - Cover
Warco – Olive – Cover

Capovolta la “M” intorno ai diciassette anni, Marco alterna agli studi in conservatorio le sue velleità cantautorali, mai prese seriamente in considerazione fino ai ventisette anni, dopo un lungo girovagare da insegnante per le scuole dei minuscoli paesini dell’hinterland agrigentino. Nel 2021 pubblica quattro singoli frutto del sodalizio con il produttore Fabio Genco e inizia a esibirsi tra festival e locali della scena musicale siciliana e romana, aprendo i concerti di Carmelo Pipitone, Ditonellapiaga, Alessio Bondì e Nicolò Carnesi.

Video intervista a cura di Vincenzo Salamina

Samuele Cara con “Ultima Spiaggia” racconta in musica un tema delicato come la depressione “La nostra salute mentale è la cosa più importante”

Samuele Cara “Ultima spiaggia” è il suo primo album
Ultima Spiaggia il primo album di Samuele Cara (Foto Leonardo Gasperini)

Samuele Cara è un artista di talento, capace di raccontare tutto con estrema naturalezza e sincerità. “Ultima spiaggia” è il suo primo album, disponibile dal 4 ottobre su tutte le piattaforme digitali. Un lavoro vero, trasparente e dove l’artista, attraverso sonorità più cupe e soft, ma sempre all’interno della famiglia del pop, si mette a nudo raccontando in musica un tema delicato come la depressione. Dal racconto biografico, forte e sincero, Samuele ci racconta la sua versione della depressione, dall’esigenza di raccontarsi: “È tutto autobiografico, dalla prima all’ultima canzone”, all’importanza della salute mentale: “la nostra salute mentale è la cosa più importante”. Un’opera prima di grande valore per un giovane artista che non si nasconde, ma anzi con libertà e senza filtri, fa emergere un grande talento e un’ottima penna, raccontando così con estrema onestà un male da non trascurare come la depressione.

Ciao Samuele, benvenuto tra le pagine di Musica 361. Inizierei chiedendoti come va?

Ciao a tutti, tutto bene.

E fuori il tuo primo album, ma quali sono le emozioni che ti accompagnano per questo esordio?

Pensavo questo momento non arrivasse più, ci ho messo 26 anni per scriverlo, alla fine quando è uscito mi sono liberato.

“Ultima spiaggia”, un progetto dove vai a trattare un tema delicato come la depressione. Quanto è importante toccare certi temi anche se con leggerezza?

Fortunatamente oggi la depressione non è più un tabù, ma bisogna parlarne. Si può essere depressi senza sapere di esserlo, lo dicono tutti ma non lo fa mai nessuno, la nostra salute mentale è la cosa più importante.

Sei autore dei testi e della musica, ma c’è un qualcosa di vissuto e autobiografico in questo album?

È tutto autobiografico, dalla prima all’ultima canzone.

Samuele Cara “Ultima spiaggia” è il suo primo album 1
Samuele Cara (Foto Leonardo Gasperini)

Minimal, ma sincero, questa è un po’ la tua cifra stilistica è l’esigenza del tema, che richiedeva questa semplicità?

Penso sia stata solo un’esigenza di questo primo album, a me le canzoni “troppo prodotte” non piacciono, però ogni canzone ha un suo vestito.

Un percorso importante quello che racconti che ci fa capire come l’attualità, per i giovani sia più complicata di quello che può sembrare.

Noi giovani siamo persi e depressi, penso che questa cosa dipenda molto dai social, dalla voglia di sembrare migliori di ciò che siamo, ma alla fine basta essere sé stessi.

La solitudine e la depressione sono i grandi mali di questi anni. Cosa si potrebbe fare per dare aiuti concreti secondo te?

Parlarne e affrontare la questione, non mollare e vedere il mondo da un’altra prospettiva.

C’è un brano che più di tutti rappresenta questo progetto?

Non ce la faccio più.

Cosa speri di far arrivare al pubblico?

Sincerità e non snaturalizzarsi mai.

Articolo a cura di Francesco Nuccitelli 

Si intitola “Harakiri” il singolo di debutto della cantautrice siciliana Myrhiam Destro, un invito a non abbattersi mai per raggiungere i propri obiettivi

Myrhiam Destro, debutta con “Harakiri”
Myrhiam Destro

Harakiri”, parla di me e del mio modo di vivere la vita. I momenti bui fanno parte di noi e ci rendono più forti, bisogna però riuscire a combatterli per essere più forti e rinascere come i santi, SEMPRE. L’energia negativa deve diventare la forza di tutti i giorni e la grinta, che ci spinge a non abbattersi mai, a rinnovarsi e raggiungere i proprio obiettivi.”

Nel 2020 si trasferisce a Milano, vive a Pavia, dove inizia i suoi studi di canto e song-writing .

Da piccolissima  inizia con lo studio del violino  per poi intraprendere gli studi canori che ha interrotto per conseguire la laurea , ma la passione  per la musica ritorna sempre e quindi inizia a partecipare a vari contest e con i primi live, nella sua bella Sicilia, sperimenta le sue vocalità con repertorio pop italiano e straniero

Myrhiam Destro, il 15 agosto 2024, scelta tra i finalisti per Campusband (concorso da 7 anni organizzato da Mario Lavezzi, Mogol e Franco Mussida e patrocinato dal Comune di Milano)
Ben 12 finalisti, giovanissimi e di livello vocale molto elevato. Detto dai Grandi della musica.

Myrhiam Destro - Harakiri - Cover
Myrhiam Destro – Harakiri – Cover

La finale si è conclusa su un Grande Palco, in una cornice da  Favola, quella del Castello Sforzesco di Milano. Il Palco di Radio DeeJay
Il Maestro, Mario Lavezzi si è complimentato personalmente con Myrhiam, per la vocalità, la bravura e la professionalità!

È in uscita il suo primo Ep che contiene il singolo “Harakiri”

Video intervista a cura di Domenico Carriero

Una vocalità fuori dal comune per raccontare la ricerca di una nuova identità: Mariateresa debutta con “Strada Vuota”

Mariateresa, il debutto con il singolo “Strada Vuota”
Mariateresa

Dopo anni di studio e sacrifici, Mariateresa, giovane e talentuosissima promessa di Pantelleria, si affaccia sul panorama musicale italiano pubblicando il suo primo singolo, “Strada Vuota” (La Mediterranean Label), un brano carico di emozioni che riflette il percorso personale e artistico della cantante. Con una voce pulita e fuori dal comune, Mariateresa dà vita ad un viaggio sonoro tra solitudine, forza e speranza, raccontando la storia di una donna che cerca il proprio posto nel mondo, tra battaglie personali e rinascite.

“Strada Vuota”, presentato in anteprima sul palco della prima edizione del Festival Internazionale Voci dal Mediterraneo svoltosi a Pantelleria lo scorso luglio, si apre come un’intima confessione, in cui la protagonista corre lungo una strada che sembra non avere fine, un percorso che simboleggia la difficoltà di trovare se stessi in una società che spesso non offre risposte. «Corro tra la gente, finché fiato mi accompagnerà, vorrei capire questa strada vuota, dove mi porterà», canta Mariateresa con una sincerità che penetra il cuore sin dal primo ascolto, offrendo uno spaccato di vita reale, fatto di cadute e risalite.

Il testo del brano riflette in musica il vissuto dell’artista, che ha affrontato numerose sfide lungo il suo cammino, sia a livello musicale che personale. «Strada vuota senza vergogna, strada vuota per chi vivrà»: parole che trasmettono la determinazione di una giovane donna che ha imparato a non avere più paura del giudizio altrui, trovando nella musica la sua strada, il suo rifugio, la sua forza e il suo scopo.

«Ho iniziato a scrivere “Strada Vuota” in uno dei periodi più difficili della mia vita – racconta Mariateresa -, quando ogni strada che imboccavo sembrava portarmi al nulla. La musica era l’unica cosa che mi faceva andare avanti, dandomi la speranza che un giorno le cose potessero cambiare. Oggi canto questo brano con l’orgoglio di chi ha superato tante difficoltà e ha trovato finalmente il proprio equilibrio».

L’artista racconta senza filtri la sua esperienza, dando voce non solo alle sue paure, ma anche alla speranza di un domani migliore, resa egregiamente nel verso «Ho vissuto una vita che non mi appartiene, con il cuore rotto a metà che presto volerà», simbolo di una rinascita sotto ogni punto di vista.

Mariateresa - Strada Vuota - Cover
Mariateresa – Strada Vuota – Cover

La chiusura del pezzo, «Essere una donna, che gran valore ha? Se solo io avessi ancora tra le mani quel cuore rotto a metà», è una riflessione intima e suggestiva che racchiude la consapevolezza di quanto sia importante non arrendersi mai, nonostante le avversità.

Mariateresa, all’anagrafe Mariateresa Pavia, nasce a Palermo il 28 febbraio 2000 e risiede a Pantelleria. Fin da piccola dimostra una forte passione per il canto, iniziando a studiare musica all’età di dieci anni in una piccola scuola di canto per bambini sull’isola. Successivamente, prosegue la sua formazione con altri insegnanti, perfezionando sempre di più la sua tecnica.

A 15 anni, inizia ad esibirsi con un’orchestra dal vivo, dedicandosi al repertorio di musica liscio nei circoli del suo paese. Le sue performance la portano a cantare in diversi locali e a partecipare a concorsi canori, affinando la sua presenza scenica e vocale. Ad aprile 2024, firma un contratto con la Eventi & Management Italia e con l’etichetta discografica La Mediterranean Label di Massimo Galfano, segnando l’inizio di un nuovo percorso artistico. In questo periodo, partecipa alla prima edizione del Festival Internazionale Voci dal Mediterraneo con il singolo di debutto “Strada Vuota”, conquistando il 3° posto nella categoria Inediti.

Mariateresa Live
Mariateresa Live

“Strada Vuota” nasce da un dialogo con il suo manager, Massimo Galfano, in cui Mariateresa racconta il difficile e tortuoso percorso affrontato nel mondo della musica. Il brano, scritto a quattro mani con lo stesso Galfano e composto e arrangiato dal Maestro Giuseppe Denaro, esprime le sfide personali e professionali che la stessa Mariateresa ha dovuto affrontare.

Il testo racconta di strade vuote percorse con la speranza che un giorno qualcosa potesse cambiare, e di come ora l’artista affronti una nuova strada con amore per sé stessa, senza più temere il giudizio altrui. La capacità di fondere egregiamente emozioni e tecnica vocale rende Mariateresa una delle interpreti da tenere d’occhio, capace di conquistare l’ascoltatore con la sua autenticità e con un timbro che non si dimentica facilmente.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

Marcello Romeo, “La canzone che verrà”  si presta a scovare talenti in tutta Italia; per ricercare coloro che saranno gli artisti del domani 

Marcello Romeo direttore artistico di "La canzone che verrà"
Marcello Romeo direttore artistico di “La canzone che verrà”

Domenica 24 novembre, al Teatro del Navile di Bologna, ci sarà la nuova edizione della manifestazione musicale La canzone che verrà, la kermesse ideata per scoprire i talenti del domani, per cantautori e interpreti. Sotto la direzione artistica di Marcello Romeo, del M.° Luca Bechelli, del M.° Raffaele Montanari e di Lorella Moretti, La canzone che verrà si presta a scovare talenti in tutta Italia; per ricercare coloro che saranno gli artisti del domani e non solo.

Nello storico teatro di Navile sito in Via Marescalchi, 2/b, la rassegna ospiterà interpreti e cantautori che, in competizione tra loro, porteranno inediti o brani tratti dal grande repertorio discografico dell’indimenticato cantautore bolognese, per aggiudicarsi la vittoria e impressionare la giuria composta da grandi professionisti del settore.

Alla conduzione dell’evento Natascia Merighi e Marcello Romeo, conduttori di Music Generation su Radio Italia anni 60.

Noi abbiamo raggiunto Marcello Romeo, il tuttofare di questa manifestazione, per farci raccontare questo attesissimo contest e per farci svelare qualche segreto o curiosità.

Ciao Marcello, inizierei chiedendoti di questa manifestazione. Come nasce La canzone che verrà?

Già in passato, in altri contest musicali, ho avuto modo di dare spazio e scoprire artisti emergenti e non, in giro per l’Emilia Romagna e l’Italia intera. Per me, quindi, non è una cosa nuova questa manifestazione. Tuttavia, sentivo l’esigenza di dare un nuovo impulso e di creare a Bologna una manifestazione che desse spazio agli artisti. La canzone che verrà è quindi la naturale prosecuzione di questa mia volontà, un evento utile a scoprire gli artisti del domani, in un luogo magico per me e per la città.

La canzone che verrà - Locandina
La canzone che verrà – Locandina

Chi ti accompagnerà in questa avventura?

Ad accompagnarmi nella conduzione ci sarà Natascia Merighi, poi saranno presenti il M.° Luca Bechelli, il M.° Raffaele Montanari e Lorella Moretti e infine ci sarà una super giuria con tanti professionisti. Inoltre, viste le tante proposte che ci sono arrivate, ho deciso di coinvolgere la PMS, la BMRG e la Watt Musik Records, anche perché oltre al vincitore, anche altri artisti avranno la possibilità di ricevere una targa, un riconoscimento o essere addirittura prodotti.

Ci puoi già dire quanti saranno e come saranno divisi gli artisti per questo evento?

Saranno un totale di 24 artisti, suddivisi in 14 interpreti e 10 cantautori. All’interno del contest alcuni porteranno degli inediti, altri invece porteranno delle cover di Lucio Dalla. Posso dire però, che tra loro ci sono dei talenti autentici ed è per questo che ci saranno diversi riconoscimenti che saranno assegnati nel corso della manifestazione.

Quindi, diversi i riconoscimenti che saranno assegnati da una giuria, ma da chi è composta questa giuria di esperti?

Come ogni evento musicale, anche la giuria deve essere all’altezza e quella de La canzone che verrà non è da meno. Infatti, all’interno di questa giuria troviamo grandi professionisti del settore, come: Pamela Reale, Mauro Malaguti, Claudio David, Donatello Ciullo, Enrico Spada, Roberto Costa e Raffaele Montanari. Grandi cultori che avranno l’arduo compito di decidere le vittorie finali e assegnare anche i vari riconoscimenti.

Marcello Romeo, La canzone che verrà il contest
Marcello e Natascia

Una serata dedicata alla musica, ma anche al ricordo del grande Lucio Dalla…

Il Teatro del Navile era la casa di Lucio! Quindi mi sembrava giusto rendere omaggio a Dalla attraverso la scelta delle cover da interpretare nel suo tempio. Brani immortali, che tutti amano e che verranno eseguiti in un luogo magico e tanto caro a Lucio.

Ci puoi svelare qualche aneddoto o curiosità legato all’evento o agli artisti che parteciperanno?

Sono arrivate centinaia di candidature per questo contest. Quindi la scelta non è stata per nulla facile, ma la bellezza di questa edizione, è che sono arrivate proposte da tutta Italia. Infatti, ci saranno anche canzoni dialettali all’interno della kermesse e canzoni di diverso genere. Ci saranno artisti di tutte le età e anche dei minorenni. Insomma, sarà una vera festa della musica con 24 artisti unici!

Ci saranno anche degli ospiti speciali durante l’evento?

Saranno presenti due artisti di talento che ci regaleranno grandi emozioni, come Silvano Valci e Giorgia Gungui e poi sarà presente anche un giovane artista di nome Kevin. Forse ci sarà anche qualche altra sorpresa, ma ci stiamo ancora lavorando e non voglio dire troppo.

Marcello Romeo, La canzone che verrà il contest 3
Marcello Romeo

In conclusione: puoi già dirci qualcosa o comunque regalarci un piccolo spoiler per gli amici di Musica 361 sul contest La canzone che verrà?

Posso dire i nomi che parteciperanno all’evento! Abbiamo fatto una difficile scrematura e tanti validi artisti sono rimasti fuori, tuttavia, quelli che abbiamo scelto, sono grandi artisti. Comunque, tra i cantautori scelti, i nomi sono: Leonardo Pecchioli, Giorgio Abrate, Alessandro D’Andrea, Roberto Funaro, Pino Paolessi, Duo Asap, Samuele Esaltato, i Troppo Umani, la Camelot Band Mirko Errani, Vapoelias e Giaka. Mentre per gli interpreti troviamo: Costanza Francesconi, Carol Fiordi, Elsa Ghelardoni, Sara Sgatti, Elisa Brambilla, Ludovico Franzo, Nicolò Scarabelli, Silvia Capecchi, Giò Calabro, Stefania Belli, Laura del Ry, Linda Cucchiara, Gabriella Ferrara e Giacomo Bastiani.

Articolo a cura di Francesco Nuccitelli

Max De Lorenzis: “Ciao come stai?”, una poesia in musica che trasforma il dolore della perdita in un’eterna dichiarazione d’amore

Max De Lorenzis: “Ciao come stai?…to be continued
“Ciao come stai?” ultimo singolo di Max De Lorenzis

Max De Lorenzis è uno dei cantautori indipendenti più interessanti e talentuosi della scena musicale pugliese. Dotato di una voce calda e avvolgente, e una scrittura raffinata e sensibile, ha conquistato il pubblico con la sua capacità di fondere i suoni della tradizione locale con influenze internazionali. Il suo ultimo singolo, scritto in un momento di grande fragilità, è una lettera d’addio, toccante e struggente, rivolta ad un primo amore che non c’è più. Solo attraverso la musica questo legame vivrà per l’eternità, sopravvivendo al tempo e allo spazio. In un mondo che spesso corre troppo veloce per soffermarsi sulle emozioni, Max ci invita a rallentare, a vivere intensamente ogni istante, con la consapevolezza che ciò che abbiamo amato resta con noi, sempre.

Buongiorno Max e bentrovato tra noi! Come stai affrontando questo periodo della tua vita?

Sono molto sereno e tranquillo in questo momento. A livello professionale è un periodo particolare, di trasformazione e di evoluzione. Mi sto togliendo grandi soddisfazioni, come la pubblicazione del mio primo album di debutto, “La 5a casa”, da cui ho estratto tre brani finora. Non mi aspettavo di ricevere tutto questo riscontro, senza il supporto di una Major oltretutto. Nonostante lavori da indipendente, riesco ad ottenere i miei piccoli grandi risultati. Tutti i singoli pubblicati sono entrati sia nella classifica indie che in quella italiana nella top 10. Perfino l’intero disco sta nella top 50 di iTunes Italia. È stato un percorso molto riflessivo, ho scritto tutti i testi in prima persona perché volevo raccontare qualcosa di vero che avevo vissuto in modo diretto e soprattutto che potesse aiutare l’ascoltatore nei momenti in cui ci si sente più soli.

Come trovi l’spirazione per scrivere?

Il mio processo creativo è un po’ particolare: all’inizio mi creo mentalmente la melodia e poi creo un concept. Nel caso del primo album, la quinta casa è il luogo in cui l’essere umano deve scoprire chi è, allontanandosi dall’appiattimento e dal giudizio altrui. Nel tempo ho capito di saper comunicare molto di più attraverso la musica che con un dialogo faccia a faccia con un amico, poiché dal vivo non riesco ad esternare più di tanto.

Entriamo nel merito dell’ultimo singolo estratto, “Ciao come stai?”. Ci racconti la storia di questo brano?

Rappresenta il cuore dell’album, è una ballad; è una semplice lettera d’amore senza troppe pretese, dedicata ad una persona che non c’è più. Inizialmente non ero molto convinto di inserirla nell’album, è stata fatta una sola registrazione dato che mi toccava molto interiormente. Nel testo parlo di un altro tipo di forma d’amore, ossia il dolore, che meritava la sua espressione e di non rimanere chiuso nel cassetto.

Max De Lorenzis: “Ciao come stai?…to be continued 1
Max De Lorenzis

Ci spieghi la scelta del videoclip?

Ho scelto la via della semplicità e della delicatezza perché volevo rispettare le sensazioni che avevo. Il video, girato in Puglia, tra le onde del mare, mi vede vestito di bianco, quasi a simboleggiare la purezza e la fragilità di un angelo caduto dal cielo. È una scelta visiva che riflette perfettamente l’essenza del brano.

Mentre scrivevi e realizzavi questa canzone e anche dopo averla pubblicata come ti sei sentito dentro?

Mi sono sentito più leggero, con un peso di meno. Prima ancora di pubblicare un qualsiasi brano si crea sempre quell’effetto di adrenalina; successivamente, appena viene rilasciata, svanisce tutto.

La musica per te è terapeutica?

Assolutamente sì, l’intero album ha assunto questo valore. La quinta casa è un rifugio personale, malinconico e vulnerabile allo stesso tempo. Mi ha fatto bene scrivere di pugno mio tutte e 12 le tracce. Ho iniziato questo progetto 4 anni fa e oggi posso costatare come sia ancora attuale per sound e testi. Ora vivo un periodo di transizione ma ho delle vesti più mature.

In quale momento della tua giornata preferisci scrivere?

Sicuramente la notte, ci sono silenzi che parlano ed è una condizione fondamentale. La notte la usavo anche in altri contesti, quando andavo a scuola studiavo la sera, facevo le ore piccole.

Che legame hai con la tua terra nativa?

Mi sento molto legato al mare che qui in Puglia fa da padrone ed è anche molto limpido. Mi ispira anche in fase di scrittura.

Coltivi altre passioni nel tuo tempo libero?

Mi piace molto leggere, fare yoga, passeggiare e stare in contatto con la natura.

Max De Lorenzis: “Ciao come stai?…to be continued 2
Max De Lorenzis

Che rapporto hai costruito con il tuo pubblico?

Ho un rapporto genuino, ascoltano e non vanno oltre la canzone. Questo per me è importante perché cerco sempre di mantenere un po’ di distanza tra vita privata e artistica. Ricordo che, quando è uscito “Ci sarò”, ho ricevuto molti messaggi di incoraggiamento e feedback positivi.

Ricordi un momento preciso in cui hai iniziato a fare musica?

Di preciso no, però so che ho sempre avuto questa vocazione; fin da piccolo coloravo le mie giornate con la musica e con la tastiera che, attualmente, è il mio strumento preferito.

Qual è il sogno più grande che hai?

Comunicare fin quando ho la possibilità di utilizzare la mia voce.

Programmi per il futuro?

Stiamo lavorando su più fronti. Spero di pubblicare altri due o tre singoli e nei prossimi mesi rilascerò anche una collaborazione con un DJ americano al quale è piaciuta molto la canzone “Nessuno”, con un testo particolare che tratta il tema del bullismo. Ha intenzione di fare un remix e se tutto andrà in porto per me sarà un onore. Sicuramente chiuderò un libro e ne aprirò uno nuovo.

Articolo a cura di Simone Ferri

Il rapporto tra musica e matematica: confronto tra pubblico francese e Greta Cominelli, Renato Caruso e Gaetano Cappitta

Il rapporto tra musica e matematica a Marsiglia
Il rapporto tra musica e matematica – Renato Caruso, Greta Cominelli e Gaetano Cappitta

Nella pittoresca e suggestiva città di Marsiglia in Francia si è tenuto un interessante dibattito sul tema “Rapporto tra musica e matematica”, presso l’associazione culturale Passaparola lo scorso venerdì 11 ottobre.

“Chiffres e Notes” è stata un’occasione di confronto tra pubblico francese e rappresentanti della musica italiana, che ha visto protagonisti Renato Caruso chitarrista, compositore e docente di musica, Greta Cominelli cantautrice e performer e Gaetano Cappitta percussionista.

Il suggestivo evento si è aperto con un momento di dibattito e di confronto, durante il quale Caruso ha spiegato il rapporto tra musica e matematica interagendo con Sebastiana Frau organizzatrice dell’evento e figura rappresentante di Passaparola e rispondendo alle domande del pubblico. Dopo il momento teorico, c’è stato un live durante il quale i tre artisti hanno deliziato il pubblico con alcuni brani della musica italiana e un inedito, spaziando tra varie sonorità ritmiche contaminate da colori latini.

I tre artisti raccontano questo progetto della loro prospettive

Il rapporto tra musica e matematica a Marsiglia

Il rapporto tra musica e matematicaRenato Caruso:  “Il rapporto tra musica e matematica e le influenze della musica francese”

Renato, quali sono state le domande che ti hanno più colpito durante l’esposizione del rapporto tra musica e matematica?

Mi ha fatto delle domande su Galileo Galilei ed erano incuriositi nel sapere che Vincenzo, padre di Galileo fosse un musicista che aveva scoperto diverse cose, riguardanti l’opera musicale e la suddivisione dell’ottava in 12 parti uguali.

La terra di Francia ha avuto personaggi come Rameau che ha influenzato la composizione delle attuali canzoni, e Fourier determinante per il formato mp3, Spotify e l’I.A. La Francia è ancora un paese ispiratore e crea tendenze, al pari degli Stati Uniti e dell’Inghilterra?

La Francia è una Paese ispiratore soprattutto per l’ambiente e la sua bellezza.  Noi abbiamo preso alcuni aspetti dall’opera francese.  Nella loro musica c’è la tendenza a imbastire più generi e culture. Questo mix molto sentito crea apertura e nascono fenomeni interessanti.

Mentre vivevi quell’esperienza, sono nate nuove idee per i tuoi progetti futuri?

Mi è venuto la voglia di riprendere gli studi di Fourier e Rameau, e approfondire lo studio della musica. Inoltre, sicuramente partirò con la scrittura di un nuovo disco.

Il rapporto tra musica e matematica a Marsiglia 2

Greta Cominelli: “Il mio sound “Tra Venere e Marte”, cantautorato e le influenze internazionali”

Greta, nel tuo primo Ep di esordio “Tra Marte e Venere” ci sono i colori delle tue radici di ascolto e di studio: latino, black per citarne alcuni, con stili musicali e linguaggi diversi. Un lavoro nel quale hai portato anche la musica internazionale. Cosa hai provato vivendo questa esperienza musicale “dal vivo”?

Poter cantare stili e linguaggi musicali differenti, soprattutto dal vivo, ha dato conferma alle mie intuizioni. Questa è stata infatti una scelta positiva perché coinvolgente e arricchente: ho notato curiosità e interesse da parte del pubblico e mi sono sentita libera di esprimere le mie emozioni e influenze musicali.  Amo raccontare me stessa attraverso una musica varia cercando il più possibile di non essere scontata e mi pare proprio che questa scelta stilistica intrapresa sia stata apprezzata.

Quali sono i brani che avete cantato? Avete preparato degli arrangiamenti ricercati?

Abbiamo studiato degli arrangiamenti unici perché cuciti sulla mia voce e sulla chitarra di Renato e Gaetano è entrato a far parte della nostra formazione in modo molto naturale e perfettamente in linea con le nostre aspirazioni. Il repertorio che abbiamo costruito è variegato e pensato per omaggiare la nostra Terra, per mettere in luce le perle della musica italiana.

Il live ha avuto inizio con un medley di Lucio Battisti composto da “Il mio canto libero”, “Mi ritorni in mente “e “Con il nastro rosa”. L’intento era far ascoltare una nostra versione del cantautore, crescendo in dinamica, partendo in modo dolce, facendo emergere molta introspezione e carattere poi e concludendo con tanta energia. In seguito, siamo passati ad uno dei classici italiani più conosciuti al mondo: “Tu vuo’ fa l’americano” e mantenendo il riferimento alla città di Napoli che tanto ha regalato dei suoi grandi musicisti, e non poteva mancare uno spazio dedicato al grandissimo Pino Daniele. “Quando”, dai toni malinconici e melodici ha creato grande contrasto con la precedente briosa e ritmata canzone di Carosone.

Con “Destinazione Paradiso” di Gianluca Grignani, abbiamo continuato il nostro viaggio nel cantautorato italiano passando per gli anni ’90. Abbiamo proseguito con un brano a me molto caro, non solo per l’orecchiabilità della sua composizione, il nostro arrangiamento molto spagnoleggiante, ma in modo particolare per il suo testo, forte, pregnante e provocatorio: “La bambola” di Patty Pravo.

Abbiamo inserito anche una canzone in lingua inglese “Beautiful that way”, in questo caso volendo portare maggior attenzione alla melodia composta dal maestro Nicola Piovani, scelta come colonna sonora del film “La vita è bella”, uno dei nostri migliori capolavori cinematografici. Il live si è concluso con un mio inedito dalle influenze cubane e spagnole “Sirena in un secchio di vernice” e con una delle mie canzoni preferite di Cesare Cremonini “La nuova stella di Broadway”, brano a mio avviso “magico” per il suo rimando tanto poetico e introspettivo quanto liberatorio ed energico.

Avete anche fatto solo un inedito, forse perché è un po’ rischioso per un pubblico che vi sta conoscendo. Qual è stata la tua sensazione?

In questa occasione abbiamo sperimentato noi stessi in un territorio nel quale non siamo stati ad esibirci prima e abbiamo dunque preferito proporre solo un inedito, ma è avvenuto quello che in cuor mio mi aspettavo: un grandissimo apprezzamento per aver proposto musica nostra. Abbiamo avuto infatti modo di appurare quanto le persone all’estero siano decisamente affascinate e totalmente rapite dalla musica italiana, e inoltre di comprendere quanto sia apprezzato il concetto della creatività.

È stato molto gratificante esser lì per loro a cantare e ci siamo resi conto della fortuna di poter rappresentare la musica italiana. Mi ha molto colpita un commento di un maestro di violoncello conosciuto dopo l’evento, si è complimentato e ci ha detto: “voi italiani avete l’arte nel sangue e avete un marcia in più rispetto a noi francesi”. Se è vero non lo so, ma sicuramente al più presto vorrei potere ripetere questa bellissima esperienza.                                                                                             

Il rapporto tra musica e matematica a Marsiglia 3

Gaetano Cappitta:   “L’esperienza artistica in Francia, il ritorno a casa e la voglia di scoprire nuovi ascolti”

Gaetano, sei un percussionista siciliano e parigino di adozione. Il tuo modo di suonare come sta crescendo in Francia?

Sicuramente c’è una crescita perché i miei ascolti sono cambiati. Vivendo la città di Parigi ho la possibilità di ascoltare un numero di artisti e di generi che non conoscevo.  Fa parte del percorso di ogni artista seguire questa strada di cambiamento.  Inoltre, sto facendo molto esperienza di busker e questo aiuta a prendere consapevolezza dei gusti della gente senza risparmiarsi e dando il 100%. Al di là del piccolo errore tecnico, arriva l’energia e tutto quello che vuoi esprimere in quel momento: questo è il motivo per cui suoniamo.

Come è nato questo incontro musicale con Renato e Greta?

L’incontro è nato inizialmente con Renato, che mi chiamò per un progetto molto interessante con Patrizia Cirulli.  Da questa idea è nato un quartetto e si è sviluppata la nostra collaborazione, facendo anche alcune date. Tra di noi c’è un feeling particolare.

Dopo ho conosciuto Greta e successivamente proposi a Renato, quando abitavo a Milano, di suonare assieme. Non abbiamo fatto nulla nel capoluogo lombardo, perché sono partito per la Francia. Dopo, ci siamo ritrovati a Marsiglia.

Oltre portare le tue percussioni e tua energia in questo interessante progetto, come è stato il ritorno a casa con Greta e Renato, sia emotivo che musicale?

Oltre l’energia, questo progetto mi ha portato la gioia di suonare con Greta, perché il suo entusiasmo è travolgente. Sono sempre affascinato quando incontro artisti che hanno voglia di fare e mettersi in discussione.  Risuonare alcuni brani mi ha riportato alla mia carissima Italia e ai bellissimi ricordi dei vissuti musicali a Milano: un ritorno a casa molto toccante.

È meraviglioso vedere nella vita di tutti i giorni, come la musica italiana sia amata in Francia e soprattutto in tutto il mondo. Siamo famosi nel mondo per il bel cantato e lo abbiamo portato a Marsiglia.

Sono stato molto contento e avrei fatto altre date, tante altre.

Articolo a cura di Raffaele Specchia

Top