Il M° Enrico Melozzi presenta la 2a edizione de “La notte dei serpenti” concertone ideato per omaggiare e celebrare la cultura e la tradizione musicale abruzzese

Enrico Melozzi: 2ª edizione de La Notte dei Serpenti
“La notte dei serpenti” da un’idea del M° Enrico Melozzi

Mancano pochi giorni alla 2ª edizione de La Notte dei Serpenti, il concertone ideato e diretto dal Maestro Enrico Melozzi per omaggiare e celebrare la cultura e la tradizione musicale abruzzese in programma sabato 20 luglio allo Stadio del Mare di Pescara, e nella line-up del concertone si aggiungono Al Bano e Filippo Graziani.

Sul palco de La Notte dei Serpenti saliranno grandi nomi del panorama musicale italiano e internazionale che presteranno le loro voci ai canti della tradizione popolare abruzzese, per l’occasione rivisitati in una chiave musicale moderna ed eseguiti dal vivo dall’Orchestra dei Serpenti diretta dal Maestro Enrico Melozzi.

Questa la line-up: Al Bano, Colapesce, Di Martino, Coma_Cose, Filippo Graziani, Giovanni Caccamo, Noemi e Umberto Tozzi. Conduce la serata Andrea Delogu.

«Dopo il grande successo della prima edizione, che l’anno scorso ha attratto più di 10.000 persone dal vivo e circa 1 milione grazie ai mezzi televisivi della Rai, non vedevo l’ora di rimettere in moto la macchina di questa meravigliosa manifestazione – spiega il Maestro Enrico Melozzi, ideatore e direttore artistico e musicale de La Notte dei Serpenti – Celebrare e approfondire la bellezza dei nostri canti e delle nostre tradizioni è fondamentale per ridare all’Abruzzo quell’identità culturale, musicale e folclorica che sembrava smarrita.

La sfida è trasformare la musica popolare in un linguaggio pop, televisivo e accessibile a tutti. Non è un compito facile: il rischio di sbagliare quando si toccano le tradizioni è altissimo. Tuttavia, dopo anni passati a studiare la musica popolare di tutto il mondo – dalla Spagna al sud Italia, dall’est Europa alla musica latino-americana e cubana – mi sento pronto ad affrontare con grande serenità questa immensa sfida di riportare la musica popolare abruzzese nelle case di tantissime persone.

Ho sempre utilizzato il claim “poppizzare il dialetto e dialettizzare il pop”, e sono sicuro che questa sia la formula vincente non solo per far capire agli abruzzesi e all’Italia quanto vale la nostra regione, ma anche per trasmettere questa bellezza a livello internazionale».

Il pubblico de La Notte dei Serpenti potrà ascoltare i canti della tradizione musicale abruzzese impreziositi da nuovi arrangiamenti a cura del Maestro Enrico Melozzi, che non andranno ad intaccare l’autenticità dei testi originali in dialetto, mantenendo intatta la loro poetica e la loro capacità di coinvolgere gli ascoltatori che potranno interpretarli liberamente.

Il pubblico sarà parte attiva dello show tramite la nuova app “Notte dei Serpenti”, disponibile su Apple Store e Google Play. Grazie alla tecnologia “Be part of the Show”, infatti, durante l’evento verranno realizzate delle coreografie multimediali dinamiche e coinvolgenti al ritmo della musica proposta sul palco del concertone. L’app durante l’utilizzo non richiede l’uso di connessione internet o Bluetooth e permette di essere sempre aggiornati tramite le notifiche con le ultime news sull’evento e informazioni utili.

L’evento è realizzato in collaborazione con Vuscichè, rinomato brand sostenibile che recupera tessuti antichi e li trasforma in capi contemporanei nel cuore della selvaggia regione dell’Abruzzo. Sul palco dello Stadio del Mare di Pescara i musicisti indosseranno gli abiti realizzati dal marchio per dare risalto alla cultura abruzzese e all’arte sartoriale, fondendo la tradizione con l’avanguardia. Ogni indumento verrà trasformato e reso un’opera d’arte vivente grazie all’estetica abruzzese lodata e reinterpretata nei minimi dettagli, dai tessuti utilizzati alla resa finale.

Ad accompagnare i canti popolari ci saranno anche le coreografie realizzate dal corpo di ballo composto da Lusymay Di Stefano, Laura Esposito, Ilaria Frazzetto, Gabriella Caruso, Michela Caruso, Federico Mella e Francesco Rosario Zappalà.

Grazie alla collaborazione con ARCA – Associazione Regionali Cori Abruzzesi, l’ideatore e direttore del concertone è al lavoro per coinvolgere il maggior numero possibile di cori abruzzesi per dare risalto a un altro importante aspetto della tradizione e della cultura abruzzese.

Enrico Melozzi: 2ª edizione de La Notte dei Serpenti 1
Conduce “La notte dei serpenti” Andrea Delogu (foto di Maddalena Petrosino)

Per dare il nome a questa iniziativa culturale e musicale volta a dare una nuova visione dell’Abruzzo, Enrico Melozzi ha scelto di ispirarsi al celebre culto di San Domenico, che vede il suo punto apicale nell’antichissimo rito “Festa dei Serpari” a Cocullo (L’Aquila), identificando nel serpente un simbolo esotico, potente, misterioso, affascinante e attrattivo.

Il grande evento musicale, che nella sua prima edizione ha attratto più di 10.000 persone allo Stadio del Mare, anche quest’anno diventerà uno speciale televisivo per la regia di Angelo Bozzolini.

Le scenografie si avvalgono della collaborazione prestigiosa dell’artista Marco Lodola, che arricchirà lo spazio scenico con le sue iconiche sculture luminose, alte fino a 5 metri.

Il concerto sarà dedicato a Stefano Mancini, tecnico audio recentemente scomparso che ha lavorato alla prima edizione del concertone.

L’evento è a ingresso gratuito.

Il concertone de La Notte dei Serpenti è promosso e finanziato dalla Regione Abruzzo, fortemente voluto dal Presidente della Regione Marco Marsilio e realizzato in collaborazione con il Consiglio Regionale dell’Abruzzo e il Comune di Pescara.

La prova di incontro con i nuovi cantori si è svolta nel ridotto del Teatro Comunale de L’Aquila grazie alla collaborazione con il Sindaco Pierluigi Biondi.

Enrico Melozzi: dirige l'orchestra
Enrico Melozzi (Foto Fabrizio Cestari)

ENRICO MELOZZI è un compositore, direttore d’orchestra, violoncellista e produttore discografico italiano. Da giovanissimo inizia a comporre opere liriche, sinfonie, balletti, musica da camera, opere sacre, colonne sonore per cortometraggi, lungometraggi e spettacoli teatrali per i quali riceve numerosi riconoscimenti importanti. Nel 1999 diventa assistente di Michael Riessler, con il quale collabora dapprima come copista e poi come arrangiatore e produttore artistico: questa esperienza lo porta ad avvicinarsi alla musica contemporanea mondiale.

Nel 2002 debutta come direttore d’orchestra con la sua opera su Oliver Twist. Insieme a Giovanni Sollima fonda il gruppo 100 Cellos ed è promotore della prima maxi-reunion di violoncellisti in Italia, che ha radunato a marzo 2012 più di 140 violoncellisti provenienti da tutto il mondo. Fonda nel 2016 l’Orchestra Notturna Clandestina, di cui è direttore musicale.

Per sostenere l’orchestra economicamente organizza a Roma i Rave Clandestini di Musica Classica, vero e proprio esperimento sociale in cui la musica classica è protagonista di un concerto di oltre 15 ore. Nel 2021 gli viene affidato l’incarico di Maestro Concertatore della Notte della Taranta, ruolo che condividerà con la cantautrice Madame.

È promotore del primo laboratorio al mondo di composizione musicale collettiva, dove compositori di tutte le età e astrazioni artistiche, compongono collettivamente, al servizio di un regista e di uno spettacolo teatrale.

Ha diretto l’orchestra del Festival di Sanremo per Noemi (2012 e 2014), Achille Lauro (2019), Pinguini Tattici Nucleari (2020), Fasma (2021), Måneskin (2021, 2022 e 2023), Highsnob & Hu (2022), Ana Mena (2022), Giusy Ferreri (2022), Mr.Rain (2023 e 2024), Sethu (2023), Gianluca Grignani (2023), Bnkr44 (2024), Gazzelle (2024) e Ghali (2024). Negli anni ha firmato gli arrangiamenti di numerosi brani di artisti del calibro di Rocco Hunt, Il Volo, Niccolò Fabi e tanti altri.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

Cara con il suo ultimo singolo “Giulia” celebra la bellezza dell’effimero, racconta di come le avventure che finiscono diventano importanti esperienze 

"Giulia" il nuovo singolo di Cara (Foto Roberto Covi)
“Giulia” il nuovo singolo di Cara (Foto Roberto Covi)

Cara, all’anagrafe Anna Cacopardo, è una cantautrice poliedrica e di talento, nata nel 1999. Giovanissima, ma già con una grande esperienza alle spalle; tra concerti, eventi e collaborazioni di grande successo. Ad aprile, è uscito il suo singolo Verso casa, dove con una lente d’ingrandimento, che si posa sulle abitudini e sulla quotidianità di una città pulsante, si raccontano storie di amore e dolore. Mentre è del 7 giugno il suo ultimo singolo “Giulia”, una partita emotiva che celebra la bellezza dell’effimero, una storia che finisce, un gioco in cui i protagonisti sono le emozioni e i sentimenti. Noi l’abbiamo raggiunta per farci raccontare questo periodo particolarmente florido dal punto di vista artistico.

Ciao Anna, partirei chiedendoti come va?

Alterno i miei momenti, ma questo è un po’ il mio carattere e il mio approccio alla di vita. Vivo come su un’altalena, dove oscillo i miei stati d’animo. Con “Verso Casa”, ad esempio, racconto di questa corsa frenetica, che mi porta la città e la vita; mentre con “Giulia” racconto le avventure che, anche se finiscono, diventano importanti per le esperienze. In sostanza, sto bene, sto cercando di godermi il momento e le cose che mi accadono. Sto cercando di prendermi il presente.

In “Verso Casa” racconti lo scorrere del tempo, una cosa non banale mentre si racconta una storia d’amore e la quotidianità di una città frenetica come Milano…

Sono contenta che sia emersa questa sfaccettatura. Questo brano racconta tante fasi del mio percorso e della mia vita. “Verso casa” è una canzone che nasce dall’immaginazione di una me bambina, in una città come Milano. Dove racconto, attraverso la linea temporale della mia vita, un approccio alla città, alla quotidianità e a tutte quelle cose che possono accadere. Insomma, una fusione tra il mio approccio alla vita, calmo e tranquillo, e quello di una città che non si ferma mai.

Cara (Foto Mehmet_Gurkan)
Cara (Foto Mehmet_Gurkan)

Verso casa” lo possiamo considerare un viaggio tra le esperienze, che esse siano d’amore o di semplice quotidianità?

Certamente sì! È un viaggio che parte e che ti fa guadagnare esperienza. Anche se ritorni al punto di partenza, non riparti mai da zero, ma sempre con un qualcosa in più da mettere nel proprio bagaglio. Vivere il tempo è un’avventura e come tale c’è sempre da guadagnare in esperienza.

In “Giulia” racconti un viaggio tra i momenti e le sensazioni. Vivere ogni istante anche se potrebbe non finire bene?

È il racconto di un’avventura che finisce. È la rappresentazione dell’esperienza che riflette la vita stessa. Nel brano sono presenti una serie di momenti, di partite giocate, di vittorie e sconfitte, di mani strette e rivincite. È la bellezza della vita nel godersi ogni suo momento, senza essere eterna. Non tutto finisce bene, ma talvolta l’importante è vivere certe situazioni.

Ritornando al discorso dell’esperienza, seppur giovanissima hai già un bagaglio importante di concerti e musica alle spalle. Essendo cantautrice, quanto è importante per te e per la tua carriera vivere questi momenti?

Per me è fondamentale! Tutto quello che vivo è pane per la crescita. Dipende tutto da come si elaborano le situazioni. Non credo che ci sia un modo giusto o un modo sbagliato nel vivere le proprie esperienze, ognuno ha il proprio modo. Per il mio percorso, più si ha la forza di attraversare i tunnel più oscuri, più, quando si torna a casa, c’è la possibilità di avere chiarezza nelle cose.

Cara - Verso casa - Copertina
Cara – Verso casa – Copertina

Da sempre i tuoi brani sono presenti nelle playlist delle varie piattaforme digitali facendo anche numeri importanti. È per te una responsabilità confrontarti con i più giovani?

È una bella responsabilità in generale veicolare le mie canzoni. Anche perché mi sono trovata dall’altra parte e per me le canzoni sono da sempre uno strumento di conforto, di condivisione, di riflessione e di chiarezza. Le canzoni sono state le mie migliori amiche. Quindi, sapere che altri, potrebbero ascoltare le mie canzoni e viverle in maniera così intima, mi riempiono l’anima di orgoglio e di consapevolezza. Per me è importante se qualcuno riesce a portare a casa qualcosa dalle mie canzoni. Quindi, cerco di avere cura delle parole e dei messaggi da mandare.

Del 2020 è la tua collaborazione con Fedez nel brano le “Le feste di Pablo”. Milioni di stream e visualizzazioni sulle piattaforme digitali e un’esposizione mediatica importante. Quel momento, lo hai vissuto come un punto di arrivo o un nuovo punto di partenza?

Non mi sono sentita arrivata, ma questo è perché sono molto esigente con me stessa. Ho vissuto quindi come un punto di partenza quella collaborazione, anche se c’è stato comunque un prima e un dopo quel momento. Sono dell’idea che alla fine, tutte le situazioni, siano punti di partenza che ti regalano esperienze sempre nuove.

In conclusione, come sarà la tua estate musicale?

Stiamo lavorando per delle date, ma siamo ancora in work in progress. Spero quindi di poter annunciare tutto il prima possibile.

Articolo a cura di Francesco Nuccitelli

Renato Caruso chitarrista crotonese, inventore del genere musicale “Fujabocla” che mescola vari stili musicali, tra cui il funk, il jazz, la bossa nova e la classica

 

Renato Caruso - La Teoria del Big Chord - cover
La Teoria del Big Chord – Renato Caruso – copertina

Renato Caruso, suona dall’età di sei anni: chitarra e pianoforte sono i primi strumenti ai quali si avvicina. Il chitarrista e compositore lavora per cinque anni presso l’accademia musicale di Ron, “Una Città Per Cantare”, come docente di chitarra classica, acustica ed elettrica, teoria e solfeggio, informatica musicale e responsabile web.

Nel corso della sua carriera si esibisce con artisti del calibro di Ron, i Dik Dik, Red Ronnie, Alex Britti e Fabio Concato.  Pubblica nel 2015 il suo primo libro “LA MI RE MI” (Europa Edizioni): un breve saggio-discorso sulla musica e il suo intreccio innovativo con le tecnologie informatiche. Nel 2016 esce il suo primo album di chitarra acustica “Aram”. Il chitarrista crotonese è l’inventore del genere musicale “Fujabocla”, che mescola vari stili musicali, tra cui il funk, il jazz, la bossa nova e la classica.

Pubblica nel maggio 2018 il suo secondo album solo guitar “Pitagora pensaci tu”. Nel marzo 2019 apre una data di “Off the record” (la serie di concerti di Francesco De Gregori al Teatro Garbatella di Roma). Nel 2021 pubblica “Grazie Turing” (Believe), l’album solo guitar, colonna sonora perfetta per immergersi nella lettura dell’ultimo libro, “# Diesis o Hashtag?

Mette in vendita i suoi primi tre NFT (nel 2022) – Non Fungible Guitar (9 AM), Non Fungible Guitar (11 AM), Non Fungible Guitar (11 PM)legati a un concetto che Renato ha sviluppato, ovvero la “Relatività musicale”.

Renato Caruso è compositore e chitarrista per diversi artisti. Il 5 maggio 2023 pubblica “Thanks Galilei”.

Come hai sviluppato la teoria Big Chord?

Da sempre mi occupo della connessione tra scienza e musica andando a ritroso nel tempo, fino a 2500 anni fa. Ho studiato Pitagora, e ho origini crotonesi dove lui fondò una scuola.

Lui si dedicò, tra i tanti studi, all’armonia delle sfere: immaginava che i pianeti emettessero dei suoni e vibrassero rispetto a sfere concentriche. Secondo Pitagora, c’era qualcosa nell’universo che risuonava secondo la nostra anima e considerava l’universo come musica.  Questa musica ci viene trasmessa sotto forma di matematica.

Sono legato a questo concetto “delle armonie delle sfere”, che ho chiamato la teoria “Big  Chord”, la teoria del grande accordo.

Invece del “Big Bang”, ci potrebbe essere stato un’esplosione di un grande accordo e tutte le parti sono diventate dei pianeti, costellazioni e i generi musicali.  Ho ripreso la teoria di Pitagora dando la mia personale interpretazione in maniera quasi fiabesca.

Nel tuo recente album hai usato il Commodore 64.  Come è nata questa curiosa idea?

Io scrivo soprattutto per chitarra e strumenti. Mi era capitato in mano un vecchio pc degli anni ’90, che mi ha donato mio fratello.

Sono anche un ex programmatore, amo cimentarmi con questi “apparecchi” e ho studiato la produzione dei suoni negli anni ‘80/90. Mi sono appassionato, e ho cercato di unire la programmazione, la musica e il mondo degli otto beat.

Mi è venuta l’idea di fare qualcosa di diverso, trasformando le melodie in otto beat, per ricordare la musica di quegli anni.

Così è nato questo album, che contiene anche dei brani con la chitarra. Volevo riprodurre la semplicità di quel periodo, dove bastava una melodia, un basso e una batteria. Ho fatto questo esperimento per un gusto retro, e per legare la musica con la scienza.

Nello scenario attuale dominato del rap, trap, hi hop e i tormentoni dei “soliti nomi”, la tua casa discografica non ti detto che saresti stato fuori mercato?

L’etichetta Ada Music Italy, che ha distribuito digitalmente il mio disco, ha apprezzato l’idea e non mi ha messo ostacoli.

Sono consapevole che può essere considerata musica di nicchia, però è una scommessa in cui credo e dietro questo lavoro c’è un concetto.

Renato Caruso e “La Teoria del Big Chord”
Renato Caruso

Una domanda alla Marzullo: ti consideri un musicista che racconta “la scienza della musica” o un informatico musicale?

Mi considero come musicista che racconta la scienza della musica e dentro ci metto n po’ di fisica, tecnologia, informatica e astronomia.  Io ho un grande passione per la musica, e dove c’è matematica, filosofia e musica, in mezzo ci sono io.

Io mi definisco un musico, quello che studiava la musica da un punto di vista scientifico e umanistico. Oggi, questi studiosi vengono definiti musicologi, ma il musico è una figura più antica che studia la musica da diversi punti di vista.

Come è nata questa passione per lo studio di filosofi e la scienza della musica. Hai avuto delle influenze a scuola o nell’ambito della famiglia?

Mio padre aveva in una mano una chitarra perché era un cantautore   e nell’altra aveva un libro perché insegnava filosofia.  Andavo in campagna e mio padre mi spiegava Platone. Andavamo in montagna e lui mi raccontava Aristotele. Anche nelle sue battute c’è era sempre un insegnamento e in questo modo la mia testa si nutriva.

Da grande mi sono appassionato e mi sono incuriosito tantissimo nella lettura, e ho preso la prima laurea in informatica, poi una seconda in informatica musicale. Ho proseguito gli studi con il Conservatorio e un Master presso la Università Bicocca a Milano.

Non mi fermo solo allo strumento, voglio capire molto di più.

Nei tuoi video su YouTube e dirette Facebook abbracci con la tua chitarra tanti generi. Sei un musicista eclettico, che non ha preclusioni.

Io vengo dal Conservatorio che ti permette di riuscire a fare diversi generi e suono quello che mi piace: una sigla di un cartone animato, un pezzo jazz, rock o country. Una cosa è bella o non è bella.

Mi capita di ricevere critiche perché cerco di fare tutto, ma voglio esprimere me stesso e la mia libertà.  Io non vedo solo la musica come una chitarra e uno strumento, ma anche come musico, compositore e intellettuale (quando scrivo per alcune riviste). Bisogna cercare di avere uno sguardo a 360 gradi della materia, come viene avviene anche in altri ambiti, e non solo nella musica. È questo il segreto del successo.

Per il futuro, cosa stai progettando?

Solitamente tengo diversi seminari dove suono e spiego la storia della scienza della musica.

Prossimamente, tra le altre date, ne ho una in Calabria, a casa, dove parlerò di Pitagora e quello che ha fatto per la musica e l’umanità. Poi ci sono altre date che troverete sul mio sito.

A breve uscirà un altro libro che sto scrivendo a quattro mani con un soprano che si chiama Elena Bresciani.

Hai avuto tanti duetti con tanti artisti. Hai un sogno nel cassetto?

Il mio sogno è suonare con Sting.  Nel frattempo, continuo con lo studio e mi dedico alla ricerca.

La Teoria del Big Chord”:

1 “Laso Il Poeta Harmonico

2 “Aristosseno Il Temperato Sensibile

3 “Filolao Il Pitagorico

4 “Tolomeo vs Copernico

5 “Boezio Il Mundano

6 “Fludd Il Suonatore Di Monocordo

7 “Keplero Il Folle Platonico

8 “Newton Il Pittore Armonico

9 “Veneziano L’Accordatore di Stringhe

10 “Spielberg Il Viaggiatore” feat. Greta Cominelli e Andrea Peligro

Articolo a cura di Raffaele Specchia 

The Snookers, il sensazionale duo di giovani morbegnesi Anita e Federico saliti sul palco dello Sferisterio di Macerata, sono tra gli otto vincitori di Musicultura

The Snookers, vincitori del Musicultura 2024
Anita e Federico The Snookers

Tra gli otto vincitori di MUSICULTURA, il duo rivelazione The Snookers,  saliti sul palco dello Sferisterio di Macerata con Enzo Avitabile, Diodato, Serena Brancale, Filippo Graziani, Nada, Alessandro Bianchi, Marcin e Carlotta Proietti.

The Snookers commentano: «Come si fa a non iniziare dicendo che siamo estremamente soddisfatti! Essere tra i vincitori di Musicultura è un riconoscimento che ripaga tutto il tempo impiegato a scrivere canzoni e preparare live. Nonostante ci siamo iscritti senza aspettative, una volta superati i diversi step, ci tenevamo sempre di più a poter suonare allo Sferisterio, dato il prestigio del festival e la bellezza della location.

Musicultura è un evento enorme e professionale, con un ambiente molto umano e un clima disteso. Nel backstage, con gli altri vincitori, si è creato subito un legame di complicità e simpatia. Le esperienze condivise sono il bagaglio più importante che ci portiamo a casa da questo percorso».

The Snookers raggiungono questo importante traguardo dopo la pubblicazione del disco d’esordio “L’Universo si arrende a chi è calmo” (Edac Music Group), lavoro dalle sonorità indie pop prodotto da Davide Lasala e che dimostra il genuino talento della formazione e una notevole capacità di scrittura; hanno da subito espresso un potenziale artistico fuori dal comune, arrivando a suonare sul palco di Germi a Milano grazie ai convincenti singoli “Camaleonte”, “Oro”, “Cosa sai di me”, e “Guai”, brano con il quale si sono esibiti nella finale di MUSICULTURA.

Il  duo nato nel 2018 e composto da Anita e Federico, rispettivamente classe 2000 e ’99. Dopo una serie di progetti in altre formazioni, la profonda affinità li porta a creare The Snookers, iniziando subito a scrivere e comporre brani propri. Una prima e importante svolta artistica arriva nel 2019, anno che vede The Snookers approdare all’Edac Studio di Davide Lasala e Andrea Fognini, che riconoscono immediatamente il loro talento e decidono di lavorare con loro.

Il 22 giugno 2022 pubblicano per Edac Music Group il loro primo singolo, “Camaleonte”, prodotto da Davide Lasala e Andrea Fognini, seguito da “Cosa sai di me”, “Oro” e “Guai”. Il video di quest’ultimo brano, opera di Milk-it film da un’idea di Davide Lasala, è stato scelto come video della settimana da MTV New Generation.

The Snookers, vincitori del Musicultura 2024 1
The Snookers

Il 26 maggio 2023 viene pubblicato per Edac Music Group il loro esordio discografico “L’universo si arrende a chi è calmo”, portato dal vivo in locali importanti come Germi, OFF TOPIC Torino, e in apertura a band storiche come i Marlene Kuntz. The Snookers partecipano alla XXXV edizione di Musicultura proponendo il brano “Guai”.

Edac Music Group è la nuova realtà di management fondata da Davide Lasala ed Andrea Fognini come naturale estensione dello studio di registrazione Edac Studio. La missione è scoprire nuovi artisti e valorizzarne il talento gestendo ogni aspetto del progetto. Dalla produzione fino ai live, distribuzione, immagine, comunicazione e promozione, gli artisti di Edac Music Group hanno la possibilità di crescere affiancati da professionisti del settore. Edac Studio è uno studio di registrazione situato a Fino Mornasco (Como).

Nasce nel 2004 e nei primi dieci anni di vita la struttura si amplia in spazi e in termini di attrezzature audio professionali con un approccio prettamente analogico, corredato da apparecchiature vintage, tra cui console, outboard, microfoni e registratori a nastro dagli anni ’50 ai giorni nostri.

The Snookers, vincitori del Musicultura 2024 2
The Snookers

Tutto questo contribuisce al carattere sonoro specifico di Edac Studio, che rende le proprie produzioni artistiche ricche di ricerca sonora e che porta lo studio a collaborare con artisti affermati della scena nazionale ed internazionale.

La lista degli artisti che hanno registrato in Edac studio, avvalendosi delle capacità di Davide Lasala ed Andrea Fognini, è lunga e comprende tra gli altri: Gorillaz, Nic Cester, Fatoumata Diawara, Edda, Dellera, Rodrigo D’Erasmo, Giorgieness.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

Nicola Trois: “Lexie”, l’uscita del suo ultimo singolo è un viaggio musicale tra tormento e sogno, in bilico costante tra la terra e il mare

Nicola Trois: “Lexie”, il salvagente per rimanere a galla

Nicola Trois è un giovane cantante, figlio di una delle città d’arte per eccellenza: Venezia. È cresciuto nella laguna con la musica nel sangue e il nuovo brano fotografa un momento molto importante: un amore che trascende la realtà e che non conosce confini di tempo o spazio. Il testo si muove su un sottile equilibrio tra ricordo e sogno, un’avventura che la mente deve metabolizzare.

Nicola benvenuto tra noi! Inizio dal tuo punto saldo nella vita: la musica. Che ruolo occupa e che valore ha per te?

Come ho scritto in una mia canzone, mi sembra pazzesco e paradossale come io senza un sogno non possa vivere; mi permette di restare bambino per sempre. Gioca un ruolo fondamentale perché tiene accesa quella vena fantasiosa e infantile che è la parte più bella che abbiamo.

La tua musica trova le radici nella tua famiglia?

Sì, me l’hanno trasmessa mio nonno e mio padre, loro sono stati dei cantanti. Ho sempre respirato quest’energia e quest’aria fin da piccolo a casa, è stato molto naturale.

Il tuo approccio ha subito delle influenze particolari?

Ho cercato di replicare i più grandi cantanti, come Elvis ad esempio, un mio punto di riferimento importante proprio per la sua energia e il suo senso quasi selvaggio di sentire la musica. Lui è stato il mio primo idolo e il primo eroe che ho conosciuto. In Italia mi vengono da nominare Vasco e Lucio Battisti, che sicuramente sono stati una grande influenza.

Parliamo del tuo nuovo singolo, “Lexie”: ci racconti la storia di questo brano?

Questo brano è nato nel 2019 letteralmente in 5 minuti. Parla di un ricordo e di un’emozione che è così forte da rimanerci dentro, capace anche di non farti distinguere la realtà dal pensiero.

Nicola Trois - Lexie - cover
Nicola Trois – Lexie – cover

Come mai hai sentito l’esigenza di scriverla?

Perché sentivo che la storia con quella persona era così bella e così importante da dover essere fotografata; alla fine per me le canzoni sono degli scatti che vengono immortalati.

Che cosa vuoi comunicare all’ascoltatore?

Il tema è racchiuso nel bridge della canzone: un’amicizia o un amore non finisce, non dura solo in questa vita ma ti insegue e prosegue anche nel mondo dei pensieri, della fantasia e dei sogni.

Chi è Lexie?

Lexie è un nome di persona alla quale è dedicata la canzone. È una ragazza americana che non viene mai nominata nel testo ma che poi diventa simbolo di quella sensazione e di quel tormento.

Come l’hai conosciuta?

L’ho conosciuta durante una festa in spiaggia in estate al Lido di Venezia, posto molto soggetto al turismo, dove abito tra l’altro. Ci siamo conosciuti ballando.

Lo scenario del videoclip mi ha suscitato interesse e curiosità. Da dove viene l’idea di girarlo in aeroporto?

È un’idea che nasce dal voler rappresentare la fugacità di queste storie estive e leggere. L’aeroporto rappresenta perfettamente il senso di toccata e fuga, di saluto e di addio. È una storia che ha avuto un suo decollo e un suo atterraggio molto breve.

Nicola Trois - Live
Nicola Trois – Live

A proposito di Venezia, città d’arte e non solo: quanto ti senti ancorato alle tue origini?

Sono molto legato alla mia terra, precisamente abito tra laguna e mare, quindi respiro sia l’aria veneziana, più lagunare e storica, che quella isolana.

Ti ispira anche in fase di scrittura questo fattore?

Assolutamente, Venezia è molto romantica ma, soprattutto la sera, porta con sé anche un senso di malinconia e solitudine, che mi permette di pensare e sviluppare idee che arrivano durante la giornata. Quella strana ma costante sensazione di galleggiamento e di instabilità è perfetta per chi scrive. Sei sempre in bilico tra fantasia e realtà, tra acqua e terra, non abbiamo mai i piedi sul suolo.

Che passioni coltivi oltre alla musica?

Sono uno sportivo, mi piace tenermi attivo facendo attività fisica e andando in palestra. Ho anche la passione per la pesca che a sua volta è una forma di meditazione, un po’ come scrivere un testo. Ho sempre pensato che lo stesso modo in cui lancio una canna da pesca sia parallelo al buttare una frase su un foglio bianco. Non si sa cosa potrà portarti però ci provi ugualmente. Queste due passioni mi spingono a sviluppare la capacità di unire tutti i puntini.

Ci racconti com’è stata l’esperienza con il “Jesolo Music Contest”?

È stata un’esperienza molto positiva, sono arrivato fino alla vittoria finale. È stata una soddisfazione ma anche una sorpresa perché era il primo concorso importante a cui partecipavo. La canzone che ho portato, dal titolo “Dove stai bene tu”, arrivava in un momento particolare perché vocalmente non mi sentivo al massimo ma ho dato tutto quello che avevo dentro.

Che emozioni provi quando sei su un palco?

Me lo vivo con una buona dose di adrenalina che mi tiene su di giri, ma ho sviluppato anche una forma di controllo, necessaria. Mi piace restare sempre vigile su ciò che sta accadendo, come un sogno lucido. È un controllo non controllo: sono cosciente di quello che sto facendo, ma sono anche cosciente di lasciarmi andare, senza esagerare però. È una doppia fase, due facce della stessa medaglia.

Nicola Trois: “Lexie”, il salvagente per rimanere a galla 3
Nicola Trois

Da artista emergente come hai superato le difficoltà che ti si sono poste davanti?

Una delle difficoltà più grandi è la disillusione e il cercare di piacere agli altri. Sentirti dire un No a volte può farti crollare il mondo addosso ma se ci pensi bene l’arte in generale nasce per una tua necessità. I vari No ricevuti servono per crescere, a volte sono più importanti dei Sì.

A cosa stai lavorando in questo momento?

Mi sto concentrando sulla musica che uscirà, passo molto tempo nel mio studio infatti. A settembre uscirà un EP che è già stato registrato, sto cercando di guardare oltre per evolvermi.

Qualche info in più sul prossimo EP? Quante tracce ci saranno e di cosa parlerà?

Il titolo del progetto è “Così naturale” ed è composto da quattro tracce e Lexie è una di queste. La canzone di lancio dell’EP avrà lo stesso nome dell’album e parla di quando due persone, anche senza conoscersi prima, possono far scattare una scintilla e un feeling che sembra come se si conoscessero da sempre. Due persone che si trovano in sintonia fin da subito sono destinate a vivere insieme, la confidenza è una cosa che si crea dopo.

Il tuo più grande sogno musicale qual è?

Cantare a San Siro. È proprio questo sogno che mi tiene sveglio e mi permette di perseverare. È incredibile come per stare sveglio io debba sognare.

Il tuo piano B se non avessi fatto il cantautore?

Probabilmente mi sarebbe piaciuto fare lo psicologo, dato che la mente umana mi ha sempre affascinato. In generale mi sarebbe piaciuto lavorare nel sociale per il sociale. Adesso comunque lavoro in un albergo per mantenere viva la mia passione e i miei interessi.

Associa alla tua musica tre parole per descriverla…

Selvaggia, cruda e intensa.

Ti rimproveri qualcosa rispetto al tuo passato?

Non aver iniziato a scrivere prima. Ho cominciato a 18 anni e ora vorrei tornare indietro per leggere cosa avrei potuto scrivere in fase adolescenziale, sarei curioso. In questo momento leggo tutto con una forma di controllo che a volte non mi piace.

Articolo a cura di Simone Ferri

Tekla & Ilaria in “Un’altra me” un viaggio intimo alla scoperta della parte più nascosta di noi stessi, quel lato oscuro che tutti possediamo

Tekla & Ilaria, “Un’altra me” il nuovo singolo
Tekla

Dal 31 maggio è disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale “Un’altra me” (LaPOP), il nuovo singolo di Tekla & Ilaria.

“Un’altra me” è un brano caratterizzato da suoni elettronici senza trascurare le forti melodie vocali pop, che racconta un viaggio intimo alla scoperta della parte più nascosta di noi stessi, quel lato oscuro che tutti possediamo.

Attraverso fatica e dolore, invita a riconoscere coraggiosamente questa parte e ad accoglierla con consapevolezza.

Due voci diverse ma che vivono le stesse sensazioni, unite dall’obbiettivo comune di raggiungere la verità, quella parte di loro talmente autentica che quasi spaventa.

Spiegano le artiste a proposito del brano: «Questo è stato uno dei primi brani scritti insieme e segna il nostro percorso e la nostra unione, “un’altra me” è stato un rivelare vicendevolmente i nostri lati di ombra. Questo ci ha rese autentiche e sincere l’una verso l’altra».

Il videoclip di “Un’altra me”, diretto da Andrea Ru, è stato girato a Lanzarote, nelle Isole Canarie. La storia racconta l’avventura di due turiste in vacanza sull’isola che, durante il loro soggiorno, trovano degli avvisi riguardo a due ragazze scomparse.

Questo le spinge ad iniziare una ricerca, durante la quale ritrovano in un anfratto della terra, una grotta ed è lì che scoprono un qualcosa di davvero unico e magico.

Francesca in arte Tekla nasce nel giugno del ’94 a Bologna. Sin da giovanissima si dimostra appassionata di poesia e musica. All’età di dodici anni partecipa al concorso L’Italia che canta 2006: il primo palco e la prima esperienza televisiva le regalano una piccola consapevolezza e curiosità nell’approfondire questo percorso.

Vince il Premio Qualità. Questa magica esperienza è lo stimolo ad avviare un percorso di studio canoro insieme alla jazzista e concertista americana Irene Robbins.

Nel 2014 pubblica in modo indipendente il suo primo singolo: “Sola e Sporca”. Inizia nel 2015 il percorso musicale su Rai2, al talent The Voice of Italy.

Tekla & Ilaria - Un’altra me - Cover
Tekla & Ilaria – Un’altra me – Cover

Nel 2016 Fonoprint Studios è il primo contratto discografico con cui Tekla pubblica “Via”, brano curato da Cristian Riganò. Produce nel 2017 “Marama” il suo primo album con influenza afro-pop e afro-beat.

Dal 2019 inizia un percorso indipendente di autoproduzione, che comprende la creazione di testi e suoni per altri artisti, inizia così diverse collaborazioni in veste di autrice.

Una collaborazione dalla quale è nato un progetto di duo femminile è quella con Ilaria: le due hanno pubblicato insieme “Isola”, “Déjà vu”, “Non perdo mai” e i singoli “Eh Bam Bam” (prod. Double Deejay) e “Correre” firmati LaPOP.

A novembre esce il nuovo singolo solista “A volte capita”, seguito a dicembre da “Tutte le volte”. Nel 2024 pubblica i singoli “Male” e “Nuvole e mare”.

Ilaria (nome d’arte di Ilaria Baratta), artista bolognese, approccia lo studio del canto e del musical all’età di nove anni e quello di chitarra e piano all’età di dodici anni.

Tekla & Ilaria, “Un’altra me” il nuovo singolo 2
Tekla

Sin da bambina la sua personalità istrionica si esprime al meglio attraverso musical e arti. Ilaria è presente da dieci anni sul territorio bolognese e nel circuito live: questo ha contribuito alla ricerca di generi e suoni che oggi caratterizzano i suoi nuovi brani.

Le influenze R’n’B e latine contraddistinguono il sound di Ilaria e la voce sabbiosa e profonda condisce un binomio di testi e musica dal sapore deciso.

Inizia a scrivere per esigenza creativa ed emotiva in pieno lockdown, coinvolgendo Tekla per l’aspetto della scrittura.

Da questa collaborazione inizialmente rivolta ai brani individuali nasce un duo femminile che l’artista porta avanti parallelamente alla carriera solista. Da solista, Ilaria ha recentemente pubblicato i singoli “Filo rosso” e “Lettera”. Con Tekla, i brani “Eh Bam Bam” (prod. Double Deejay) e “Correre”.

Video intervista a Tekla a cura di Vincenzo Salamina

Andrea Crimi, con “Ti ricordi di me?” per lanciare un messaggio forte, un nuovo lavoro che apre nuovi scenari per un futuro tutto da scrivere

 “Ti ricordi di me?” il nuovo singolo di Andrea Crimi
“Ti ricordi di me?” il nuovo singolo di Andrea Crimi

Andrea Crimi è uno dei nomi più interessanti del cantautorato italiano e una delle proposte più valide che il mercato discografico attuale possa offrire. Malinconico, riflessivo, nostalgico, impegnato e mai banale, così si potrebbe raccontare l’ultimo lavoro di Andrea. Con “Ti ricordi di me?” il suo nuovo singolo, il giovane cantautore si pone delle domande e va alla ricerca di risposte non facili da trovare. Perché se parlare d’amore, può sembrare scontato, non è affatto scontato il raccontare l’amore come mero sfondo ad un’altra tematica.

In questo caso, difatti, l’amore non è centrale, ma è cantato solo come strumento per indagare sulle relazioni, anche quelle che potrebbero non avere un lieto fine. Infatti, nella storia che racconta Andrea, si indaga in quei rapporti alterati, vissuti sul filo di un rasoio e snaturati dalla droga. Quello della dipendenza, è infatti un tema sociale delicato, importante e purtroppo attuale e in tanti, in questo singolo, ci si possono ritrovare, in maniera diretta o in maniera indiretta.

Quello di “Ti ricordi di me?” è uno di quei temi dove è facile cadere nel banale e anche nel bigottismo, ma in questo caso, il cantautore, con garbo e intelligenza, riesce a mantenere il punto e a raccontare, attraverso una storia di vita vissuta, quello che la droga può togliere.

Oltre al singolo, per rafforzare il messaggio, è presente anche il video, realizzato dallo stesso Andrea, che, in un alternarsi di immagini, ci porta a pensare, tra malinconia, nostalgia e tristezza.

Abbi cura di me”, “Abitudini” e “Ci vediamo lunedì” con Laura Bono, sono solo alcuni dei brani con cui abbiamo imparato a conoscere in passato Andrea Crimi e che ci hanno fatto vedere un lato della sua anima, mentre con “Ti ricordi di me?” abbiamo potuto vedere un altro lato, quello più umano e riflessivo.

Articolo e video intervista a cura di Francesco Nuccitelli 

O.R.O.: il sogno è condividere la propria esistenza con gli altri attraverso le canzoni, è il miracolo della musica, che spinge un musicista a continuare nonostante le difficoltà

O.R.O. - Valerio Zelli
O.R.O. – Valerio Zelli

Circa 30 anni fa nasceva la storia del gruppo toscano gli O.R.O. (Onde radio ovest) dall’unione di alcuni musicisti consolidati e già impegnati in diversi progetti musicali, tra i quali Valerio Zelli, Mauro Mengali, Alfredo Golino, Cesare Chiodo e Mario Manzani. Il gruppo ha collezionato tra il tra il 1995 e 2004 quattro album in studio, una raccolta nel 2000. Il gruppo ha vinto l’edizione di Sanremo Giovani nel 1995 con il brano “Io vivo per ..” , e due partecipazioni a Sanremo nel 1996 e nel 1997. Dal 2004 al 2019 gli O.R.O. hanno proseguito in formazione composta dal duo Zelli e Mengali con esibizioni dal vivo proponendo il repertorio storico.

Nel 2022 Valerio Zelli voce e leader della band ha deciso di riprendere il progetto degli Oro, con nuovi inediti e un imminente tour che a breve vedrà delle date. Ne parliamo con Valerio che ci racconta questo percorso artistico.

Raccontami questo ritorno.

Ho deciso di far rivivere gli O.R.O. perché sono la mia creatura e non posso più lasciarla da sola. Dopo un periodo di riflessione, ho capito che ciò che amo veramente è la musica e il progetto degli O.R.O., quindi ho scelto di ripartire con una nuova formazione, in cui sono rimasto l’unico membro originario. Non volevo più scrivere canzoni solo per farle, ma desideravo rispettare il pubblico e me stesso. Dopo il COVID, ho sentito il bisogno di riprendere questo percorso.

È un progetto strutturato o state solo celebrando i 30 anni dal singolo “Vivo per lei”?

È un progetto strutturato che continuerà nel tempo, con una nuova etichetta discografica, manager, live, disco e studio. Vogliamo dare la possibilità ai nostri fan di venire a vederci e rivivere le canzoni che ci hanno fatto conoscere e la nostra storia musicale. Sul palco proporrò brani nati dalla collaborazione con diversi autori, tra cui Bigazzi e Masini, e presenterò anche degli inediti, perché è bello offrire al pubblico un lavoro nuovo che dia valore al nostro ritorno.

A Natale è uscito il singolo “Mantra”. Cosa significa questo brano, che contiene anche parti in inglese?

“Mantra” è un regalo che ho fatto alle persone a dicembre 2023. Non volevo sfruttare il Natale per fare business, perché è una giornata simbolica. Mi sembrava squallido proporre un brano per la vendita. Volevo creare una canzone universale che unisse diverse sensibilità e avesse un sapore internazionale. È un po’ lontano dal nostro genere tradizionale, che è cambiato con le nostre nuove canzoni dal sound più moderno.

La canzone parla di ripartenza, di quel momento della vita in cui ci si guarda dentro e intorno, cercando di capire se la propria collocazione sia giusta o sbagliata. “Come un mantra si convince che ha le sue motivazioni e il sogno da perseguire”. Bisogna ripartire da sé  stessi, con la convinzione di esistere e vivere un senso in questa vita. Il sogno è condividere la propria esistenza con gli altri attraverso le canzoni, creando un linguaggio comune. Questo è il miracolo della musica, che spinge un musicista a continuare nonostante le difficoltà.

I vostri pezzi storici come “Vivo per Lei”, “Quando ti senti sola”, “Padre Nostro” erano adatti a essere cantati con una semplice chitarra. Come ti stai adattando ai nuovi sound richiesti dallo scenario attuale?

Cercavo una nuova condizione sonora perché non mi riconoscevo più nei vecchi arrangiamenti e mi sentivo imprigionato, non per i concetti di amore, rispetto reciproco e condivisione delle emozioni, che rimangono punti fermi. Tuttavia, il mondo, il linguaggio e i rapporti cambiano con il tempo, e questo ha avuto un impatto anche su di me come musicista. Oggi cerco di riflettere ciò che ho dentro e intorno a me. La ricerca sonora consiste nell’adattare le melodie e i concetti dei testi, che parlano sempre di amore, ma in modo contemporaneo. Ora il mix tra sound e testi è più attuale, con meno virtuosismi e più concretezza, perché voglio arrivare al cuore del significato delle canzoni. Oggi la musica è più al servizio dei testi rispetto al passato.

Con Mauro Mengali, la seconda voce degli O.R.O., c’è ancora un’amicizia artistica?

C’è una grande amicizia umana. Mauro è come un fratello per me, ma abbiamo deciso di seguire strade diverse. Il nostro sodalizio artistico non era più in sintonia come un tempo.

O.R.O. Live tour
O.R.O. Live tour

La canzone che vi ha portato al successo, “Vivo per lei”, è stata cantata anche da Bocelli e Giorgia. Come è nato questo progetto?

In realtà, la canzone si chiamava “Vivo per…” e faceva parte del nostro primo album del 1995. Partecipammo al Festival di Sanremo Giovani nel 1995 e vincemmo la finale della prima serata. Un giorno Caterina Caselli ci contattò dicendo che Andrea Bocelli voleva reinterpretarla. Essendo progetti artistici diversi, non potevamo cantare lo stesso testo: Gatto Panceri riscrisse il testo, e la canzone divenne “Vivo per lei”. La nostra versione, “Vivo per…”, era dedicata a qualsiasi cosa amata, mentre quella di Bocelli era dedicata alla musica.

Quella canzone è stata concepita per esser cantata da due voci, nel vostro caso, tu con Mauro, mentre nella versione di Gatto con Bocelli e Giorgia. Tu hai una voce molto potente e immutata rispetto a 30 anni fa, e riesci persino a cantarla da solo… raggiungendo tranquillamente la SI 7/4 (una luce in pieno amore…)

È una canzone difficilissima. Ho la fortuna di avere una voce immutata anche dopo 30 anni, invece ora più calda e soffiata. Riesco ad arrivare a quelle note perché sono un tenore come Bocelli: lui è un tenore lirico, mentre io sono   un tenore pop.

Come è nata questa meravigliosa canzone?

È nata mentre stavamo cercando i funghi!  Trovammo una cappella di porcino e Mario cantò un “la la la la” e gli dissi ma cosa hai  fatto? È bellissimo!  Andiamo in studio. E’ nacque Vivo per…  .

Oltre a essere cantante e musicista, sei il presidente dell’etichetta discografica Music Recordy Italy. Perché hai creato questo progetto?

Per quattro anni siamo stati direttori artistici per Sanremo Rock sezione Puglia. Poi le nostre strade si sono divise e abbiamo continuato a produrre, cercando nuovi talenti. Volevamo dare una possibilità a chi non riesce a trovarla sul mercato. Oggi produrre costa, e io ho avuto la fortuna di fare il cantante. Con i soci Fernando Mameli e Massimo Toma, abbiamo fondato l’etichetta per realizzare i sogni degli artisti e i nostri, ottenendo grandi soddisfazioni. Attualmente collaboriamo con Alla Bua, una famosa band salentina di pizzica, ma spaziamo in vari generi.

O.R.O. Live
O.R.O. Live

Tra i tuoi mille impegni, sei anche impegnato nel sociale con il progetto “Cantare in libertà” nella casa circondariale di Foggia.

“Cantare in libertà” è un modo per ringraziare la vita per quello che mi ha dato. Chi è in condizione di detenzione merita una possibilità di redenzione. A volte si sbaglia senza capire perché. Mi piace pensare che nel cuore di ogni persona ci sia una fiamma che non si spegne mai. Fare musica per i detenuti è importante e mi arricchisce come essere umano. Questo è il motivo per cui è nato il progetto.

Non è ora per gli “Oro” di tornare alla kermesse sanremese?

Non so se ci sarà questa possibilità, ma la cercherò con tutte le forze. Sono nato lì e mi piacerebbe tornare. Speriamo che possano accogliere la nostra richiesta, ma siamo consapevoli che Sanremo non è solo una manifestazione canora, ma anche molto televisiva, dove occorrono determinati ingredienti. Speriamo di far parte di quegli ingredienti, per tornare alle origini e condividere quel momento.

Le prossime date del tour:

26 luglio          Pozzilli (IS)

09 agosto        San Giacomo degli Schiavoni (CB)

15 agosto        Arpino (FR)

Social:

https://www.facebook.com/valerio.zelli

Valerio Zelli (@oro_valeriozelli)

Articolo a cura di Raffaele Specchia

“Ballaci Su” è il nuovo singolo dei N.I.K.O, Un brano dal sapore pop, semplice e autentico, per ribadire che è possibile unire culture e nazioni, superando le barriere che troppo spesso dividono il mondo

N.I.K.O. “Ballaci Su” è il nuovo singolo
(ph. Hans Selikovsky)

“Ballaci Su” è più di una semplice canzone: è un inno alla pace, un invito a celebrare la vita attraverso la danza, piuttosto che risolvere i conflitti con la violenza. Un brano dal sapore pop, semplice e autentico, per ribadire che è possibile unire culture e nazioni, superando le barriere che troppo spesso dividono il mondo.

Ad arricchire la canzone, la partecipazione di Pasquale Leonardi, chitarrista di Mox e Matteo Paolillo, nonché compagno di calcetto di Niko, che ha contribuito al tema di chitarra nel ritornello.

Il lancio del brano sarà accompagnato da un videoclip originale, ambientato nel suggestivo scenario del far west.

N.I.K.O. racconta: “Quando abbiamo composto questo brano il caldo non tormentava solo Roma, ma anche Vienna. Una delle conseguenze del cambio climatico. Il conflitto tra Russia e Ucraina era già in corso, ma la tensione tra Israele e Palestina non aveva ancora raggiunto l’apice. È stato proprio durante le riprese del video che la violenza si è manifestata, spingendoci a trasmettere un messaggio di pace e solidarietà.

CREDITS DEL SINGOLO “Ballaci su”

Testo: Nikolai Selikovsky

Composizione: Nikolai Selikovsky, Pasquale Leonardi

Produzione: Federico Torri, Lukas Fellner, Nikolai Selikovsky

Mixaggio: Federico Torri

Mastering: Martin Scheer

Chitarre: Pasquale Leonardi, Nikolai Selikovsky

Basso: Thatiana Gomes

Batteria: Lukas Fellner

Tastiera: Eva Brandner

Back Vocals: Leslie April

Copertina: Stefano Risso

N.I.K.O. | BIOGRAFIA

N.I.K.O. - Cover_Ballaci Su_(art. Stefano Risso)
N.I.K.O. – Cover_Ballaci Su_(art. Stefano Risso)

Nikolai Selikovsky è un attore, autore e polistrumentista viennese. Dopo aver esordito all’età di 19 anni nel film “Sturmfrei”, nel 2010 pubblica il suo primo album, “Dichter der Großstadt” (Poeta della Metropoli), distinguendosi come rapper dai testi impegnati e guadagnando visibilità sulla rete televisiva austriaca MTV GoTV.

Nel 2013 Selikovsky si trasferisce a Roma per studiare al DAMS dell’Università degli Studi Roma Tre. Al suo ritorno a Vienna, pubblica l’album “Zwischen Asphalt und Milchstraße” (Tra l’asfalto e la Via Lattea), un passo dalle sonorità hip-hop verso il mondo del pop. Il suo progetto solista N.I.K.O. si trasforma in una band, che si esibisce in diverse città europee, come Colonia, Stoccarda, Salisburgo e Monaco, e ottiene un grandissimo riscontro nella città natale, Vienna. La band attira l’attenzione della stampa grazie a un tour e a un nuovo album finanziati attraverso campagne di crowdfunding.

La collaborazione con il produttore Andreas Lettner porta alla creazione dell’album “Unter Strom” (Sotto Corrente), con successi come “Legitimation” ed “Euphrat und Tigris”. Selikovsky realizza un videoclip con attori di spicco come Patrizia Aulitzky e Jessica Schwarz (da “Il Profumo”). Inoltre, la collaborazione con il produttore Tebo permette la nascita del brano “Gönn Dir”, che li porta a esibirsi in un popolare show televisivo mattutino austriaco.

In risposta alla richiesta degli amici italiani e austriaci, Selikovsky inizia a tradurre le sue canzoni in italiano e nel 2020 pubblica “Tigri ed Eufrate” con lo pseudonimo Freddy Re.

N.I.K.O. “Ballaci Su” è il nuovo singolo 2
N.I.K.O. (ph. Hans Selikovsky)

Il 2023 lo vede nel cast di “L’ultima volta che siamo stati bambini” di Claudio Bisio, “Un Amore” (distribuito nel 2024 in esclusiva su Sky) e della serie “The Decameron”, in arrivo su Netflix a luglio 2024. Inoltre, ottiene una nomination come miglior attore al Pigneto Film Festival di Roma.

Durante questi anni, N.I.K.O. continua a lavorare intensamente sulle sue canzoni, inaugurando la collaborazione con Federico Torri, polistrumentista e compositore cinematografico.

Durante le riprese della serie “Fuoco d’artificio” (Fandango e Matrioska, in collaborazione con Rai Fiction, in uscita in autunno 2024 su Rai1), Selikovsky apprende della scomparsa del suo caro amico e compagno di band, Mahir Jahmal, presente alla chitarra in tutti i brani dell’album “Unter Strom”, morto a soli 36 anni a causa di un infarto. La perdita spinge la band a concentrarsi sulla produzione dei nuovi brani, tra cui quelli scritti da Jahmal insieme a Selikovsky, che verranno pubblicati dopo “Ballaci Su”, il nuovo inizio per N.I.K.O. in Italia.

Video intervista a cura di Domenico Carriero 

Mike Sueg il nuovo singolo “Luci spente”, l’artista racconta del bisogno di isolarsi per ritrovarsi con sonorità profonde e avvincenti

Mike Sueg: a “Luci spente” per una nuova alba!
Il nuovo singolo di Mike Sueg “Luci spente”

Michele, in arte Mike Sueg, è un giovante cantante che ha fondato le sue radici nella provincia di Salerno, dove ha iniziato a esplorare il mondo della scrittura e composizione di brani. Il suo stile si concentra sulla narrazione di immagini e storie personali e punta a portare l’ascoltatore in un viaggio emotivo e stimolante. Il suo nuovo singolo trasmette sensazioni intense attraverso sonorità profonde e avvincenti, contornate dallo scenario della pioggia che evoca un’atmosfera di malinconia e speranza.

Michele bentrovato tra noi! Apro l’intervista partendo da come hai sviluppato la tua passione per la musica. Come nasce dentro di te?

Nasce da quando sono bambino grazie all’aria che si respirava in casa, ero influenzato in modo positivo. Crescendo ho sviluppato le mie influenze che sono sfociate in musica folk, rock, fino a quando ho scoperto di poter scrivere e cantare ciò che pensavo, grazie anche all’urban italiano recente.

C’è un artista di riferimento al quale ti ispiri di più?

Sì, Ben Howard, lo trovo molto coerente con il progetto che voglio portare avanti. Mi ispiro molto alle sue sonorità e ai suoi testi, fanno parte del mio percorso.

Il tuo nome d’arte Mike Sueg da dove viene fuori?

Nasce un po’ per caso, tra il 2013/14 mi sono iscritto su Instagram e mi serviva un nickname. Mike è l’abbreviazione del mio nome e in quel periodo seguivo uno youtuber italiano che pubblicava video divertenti e d’intrattenimento e usava spesso come intercalare “Swag”, che in inglese significa stile. Lui però lo usava così come si pronuncia, ovvero “Sueg”, e da lì me ne sono appropriato iniziando a pubblicare cover e quanto altro. la gente ha iniziato a conoscermi così.

Passiamo ora al tuo nuovo singolo, “Luci spente”. Come nasce la storia di questo pezzo?

La stesura del pezzo risale a circa due anni fa, l’ho cominciato a scrivere ascoltando la strumentale di Nicholas Frei e Sabatino Salvati. Tra la fine dell’anno scorso e l’inizio del 2024 ho registrato il brano, Sabatino ha aggiunto la sua creatività e poi l’abbiamo chiuso. Il progetto, per resa ed emotività, ha superato le nostre aspettative.

Che significato ha per te?

Mi piace pensare che questo sia un brano dedicato a chi attraversa un momento di confusione e di stallo. La visione è quella di essere libero e distaccato da tutto il resto per rimanere intero e ritrovarsi. A volte bisogna isolarsi e perdersi per riconciliarsi perché stare in mezzo alla folla non porta sempre positività. Poi c’è l’immaginario della pioggia e le luci che contribuiscono a creare uno scenario di malinconia ma anche di speranza.

Scrivere questo tipo di canzoni ti aiuta a superare certi momenti?

Negli ultimi due anni ho attraversato un momento un po’ cupo, senza punti di riferimento, avevo perso il focus della ragione. Mi trovavo a luci spente appunto, senza via d’uscita in un circolo vizioso. Non si è fermata la mia passione per la musica, ma la produzione sì. Durante questo momento mi sono distaccato dalla realtà e ho fatto tesoro di questa esperienza, ho cercato di prendere il meglio; in seguito infatti sono nati alcuni brani. Sono 6 anni che scrivo pezzi ma sono 10 anni che faccio musica, suono strumenti, sono immerso in questo mondo e respiro un clima particolare.

Mike Sueg - Luci spente - cover
Mike Sueg – Luci spente – cover

Che legame hai con la tua terra? La tua città fa parte della tua musica?

Io vivo in provincia di Salerno, in un paese di circa undicimila abitanti chiamato Siano; è la mia identità, ho consumato i punti di ritrovo per i giovani e i luoghi in cui si suona e si canta. Mi ha sostenuto non solo per la strada della passione ma anche per vicende personali. Ricordo nel 2019 quando ho partecipato al contest di Coca Cola, mi hanno aiutato molto con le votazioni. Devo molto a questo paese che, seppur piccolo, è molto caloroso.

Nel tuo percorso da artista emergente quali ostacoli hai trovato e come li hai superati?

Dall’esordio ho avuto la fortuna di frequentare un liceo che si appassionò fin da subito alla musica, mi sentii molto coinvolto anche da scuole limitrofe che mi ospitarono ad alcuni eventi. Il mio debutto è stato molto positivo perché mi ha spinto a crederci sempre di più e ad approcciare in modo professionale. Le difficoltà arrivano sempre, anche nel momento di massima fiducia, soprattutto a livello personale. Anche quando partecipi ad un evento e sanno che sei un emergente e non un artista affermato ti trattano con meno attenzione, ti danno meno importanza.

Che passioni hai coltivato oltre alla musica?

Una me l’ha trasmessa mio padre, la fotografia. Mi piace fare degli scatti fotografando dei dettagli, che tengo per me e non pubblico. Mi riempie il tempo, è uno svago che mi concedo ogni tanto.

Hai mai partecipato a dei festival o concorsi?

Sì, gli eventi più importanti a cui ho partecipato sono sicuramente i Battiti Live in Puglia nel 2019. Ho avuto un impatto potente, quando toccò a me davanti avevo circa 20-25 mila persone, una platea enorme nelle piazze di Bari, Trani e Vieste. Ero in apertura ad artisti come Luchè, i Maneskin, Elodie, Annalisa, Guè. Già loro racchiudevano un pubblico molto vasto.

Che emozioni ti dà il palco?

Un’adrenalina fortissima, quando si crea la giusta chimica con il pubblico te lo vuoi mangiare il palco.

Tra le canzoni che fanno parte della tua scaletta ce n’è una che ti rappresenta al meglio?

“Senza la luna”, un brano del 2019. Quando l’ascolto mi estraneo dal fatto che a cantarla sono io.

È il mio brano migliore, in genere non sento molto la mia musica ma per questo brano faccio sempre un’eccezione.

Che genere di musica ascolti quando sei da solo?

Tendo ad ascoltare sonorità molto imponenti con bassi profondi. Ti direi Future, con l’album “We Dont’t Trust You” che ascolto per intero senza saltare nemmeno un secondo. La mia playlist è molto variegata, nel panorama italiano sono molto legato a Lucio Battisti e a Pino Daniele, le loro canzoni le metto sempre in loop. Per quanto riguarda le melodie devo tutto ai Coldplay, sono un loro grande fan e il loro primo album lo porto sempre dentro di me. Loro mi hanno dato l’impronta per le melodie, sono i miei mentori.

Mike Sueg: a “Luci spente” per una nuova alba! 2

Hai un sogno nel cassetto che speri si avveri?

Fare un concerto in uno stadio e riempirlo; mi va bene anche un palazzetto.

Programmi per il futuro? A cosa stai lavorando?

Insieme con i miei produttori stiamo lavorando ad un progetto con una serie di brani che seguono lo stesso filo logico ma sono diversi tra loro sia per testi che per sound. Io lo chiamo “Deep Season”, ossia stagione profonda, un qualcosa che possa scavare nell’emotività delle persone.

Oggi, se ti guardi indietro cambieresti qualcosa del tuo passato?

A volte sono dell’idea del “se potessi cambiare le cose le cambierei” però dipende sempre da come stai in quel momento, dal mood che hai. Adesso sto veramente bene, penso h24 alla musica, senza sfociare nell’ossessione come è successo qualche anno fa. Se tornassi indietro forse darei il giusto peso ad ogni situazione, non andare in overthinking e non andare fuori schema.

Articolo a cura di Simone Ferri

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