Antonella Ruggiero e Roberto Colombo e le nuove “Altrevie”
Antonella Ruggiero e Roberto Colombo e le nuove “Altrevie”, album che è una vera e propria opera di artigianato musicale lontana dal mainstream
Abbiamo intervistato Roberto Colombo e Antonella Ruggiero prima del live “Arpeggio Elettrico”, eseguito assieme ad Adriano Sangineto, per il Cartoons On the Bay a Pescara lo scorso 30 maggio.
Non hanno bisogno di presentazioni: Roberto Colombo, tra i migliori strumentisti e produttori della scena musicale italiana con collaborazioni del calibro di PFM, Fabrizio De Andrè, Ivan Cattaneo, Alberto Camerini, Miguel Bosè e Matia Bazar, di cui Antonella Ruggiero è stata voce dagli esordi fino al 1989 per poi continuare una brillante e sperimentale carriera solista.
Nella stessa manifestazione Antonella Ruggiero e Roberto Colombo hanno ricevuto il Pulcinella Crossmedia Award per l’album “Altrevie” (2024), vera e propria opera di artigianato musicale.
Un’opera non di immediata fruizione, lontana dal mainstream, e che pone l’ascoltatore di fronte alla necessità di un nuovo approccio alla musica a favore di una esplorazione personale che vesta di contenuti propri il suono.
Un disco senza riferimenti di partenza, una infinità di possibilità di personalizzazione di significato da parte dell’ascoltatore.
Colombo e Ruggiero con “Altrevie” hanno coniato nuova lingua utilizzando le tracce vocali del primo album solista di Antonella, “Libera” (1996), scomponendole e ricomponendole e stendendola su un tappeto di sintetizzatori ed elettronica.
Le 12 tracce vocali originali di Libera, una volta separate dalla parte strumentale, sono state riprodotte al contrario con la tecnica del “reverse” utilizzata fin dagli anni ’60.
Dal punto di vista emozionale il risultato è affascinante, enigmatico, misterioso, come se si ascoltasse una lingua proveniente da un Paese ignoto, inesistente se non nella propria anima.
Ed è questo il grosso lavoro di artigianato musicale ad opera di Roberto Colombo e Antonella Ruggiero, accompagnato anche da una vestizione grafica altrettanto artigianale.
Il lavoro grafico di Altrevie, infatti, è opera del collettivo Libri Finti Clandestini, specializzato in editoria d’arte e cartotecnica, che partendo dai 110 titoli d’antiquariato provenienti dalla collezione personale della Ruggiero, ha composto un collage di immagini presenti in copertina oltre che un peep-show apribile a fisarmonica in edizione limitata.
Un’iniziativa davvero inusuale che rende “Altrevie” il progetto più sperimentale all’interno dell’ampio repertorio della Ruggiero.
Tracklist di “Altrevie”:
III VRO
DERAH DERAH DERAH
D NAMU I
U…_
DOH DOH DOH
EE MONREB IIST
HISH HOIOLOHH
ALLA HAAH
HAID NUI
AA HARREE
AE SHAMAN HOO
ALTREVIE SHEKARE
Scaletta di “Arpeggio Elettrico” del 30 maggio 2024 a Pescara:
Elettrochoc – Amore Lontanissimo – Per un’ora d’amore – Tu Mhi Shiva – Solo tu – Echi d’Infinito –
Impressioni di settembre – Creuza de ma – Cavallo Bianco – Vacanze Romane – Ti sento
Video intervista a cura di Domenico Carriero
Gianni Togni, un marziano da Edizione Straordinaria
Gianni Togni con “Edizione Straordinaria” si rimette in gioco andando a toccare la cronaca e le storie di vita quotidiana
Luna, Semplice, Giulia, Per noi innamorati, Maggie, canzoni passate alla storia di un cantautore che ha unito intere generazioni. Gianni Togni è uno di quei nomi che, a modo suo, ha rivoluzionato la musica italiana, riuscendo a coniugare testi sempre attuali (spesso con l’ausilio di Guido Morra ndr.) e musiche all’avanguardia.
Con Edizione Straordinaria, l’ultimo progetto di una carriera ricca di successi, Togni si rimette in gioco, andando a toccare la cronaca e le storie di vita quotidiana, raccontando e raccontandosi in una vera intervista, inedita e quasi liberatoria, come avvenuta in Parole in libertà.
Dieci inediti scritti e prodotti alla vecchia maniera, dove l’essenza della musica e il messaggio da mandare, fanno da padrone e permette all’ascoltatore di immergersi in una realtà alternativa. Il progetto di un cantautore che continua a sorprendere e a regalare emozioni, riuscendo a raccontare anche un piccolo spaccato di verità. L’incontro tra l’uomo, il cantautore e il giornalista, un momento da Edizione Straordinaria!
Un album che parte da lontano, ma come mai ha aspettato così tanto per la sua pubblicazione?
Dopo l’album “Futuro Improvviso”, che è uscito nel 2019, erano previsti dei concerti teatrali, che poi sono stati rimandati per colpa del covid. A quel punto ho iniziato a comporre le musiche per un nuovo disco, ma con la ripresa del tour, nel 2022, ho preferito missare e produrre il doppio vinile dal vivo “Gianni Togni Live”. Poi sono rientrato in sala d’incisione per finire di realizzare “Edizione Straordinaria”.
Edizione Straordinaria è un suo modo per raccontare delle storie dal suo punto di vista?
Ho cercato di raccontare storie e personaggi, famosi o meno, che, leggendo i giornali, hanno catturato la mia attenzione. I temi trattati sono tanti (telegiornale tv, animali e natura, sport, spettacolo, arte, medicina, viaggi, vita di strada, ecc.…) e per mantenere l’unicità di ogni argomento ho cercato arrangiamenti musicali molto diversi l’uno dall’altro.
In Parole in libertà il singolo che ha anticipato questo album, lei si racconta senza filtri e senza badare alle classifiche o alle esigenze di mercato. Come mai ha sentito la necessità di raccontarsi in questo modo?
È l’intervista che quasi nessuno fa più, con domande che escono fuori dai luoghi comuni del pettegolezzo o del gossip a tutti i costi. Infatti, alla fine dico: “ora mi scuso con tutti, per quello che sto cantando, sono solo parole in libertà”, proprio a sottolineare l’unicità di quelle risposte in cui si parla della vita interiore un artista.
La libertà è l’elemento più importante di questo album?
La libertà è il fondamento di tutte le nostre esistenze e, per quanto mi riguarda, anche il non ripetere schemi musicali già fatti ha un’importanza fondamentale. Si può avere uno stile riconoscibile e cercare soluzioni sempre diverse per esprimerlo. Questa è stata la caratteristica che ha guidato tutta la mia carriera, sia nelle canzoni e sia nella composizione dei musical.
L’album è uscito in vinile, in cd, per i digital store e anche in musicassetta. L’idea era di proporre formati diversi per il suo pubblico trasversale?
Sono diversi anni che con la mia etichetta personale diversifico i formati dei miei lavori. Incido e faccio i missaggi sempre in analogico, poi procedo con le varie masterizzazioni per ogni supporto. Pongo molta attenzione anche alla realizzazione della copertina. Il mio pubblico, quello che mi segue da sempre, preferisce il vinile o il cd, mentre il digitale è rivolto ai più giovani che ascoltano musica solo dalle piattaforme via internet. La cassetta è una novità che ho introdotto con “Gianni Togni Live”. Avendo riscosso un’ottima attenzione mi sono convinto a replicare l’offerta.
All’interno troviamo anche il fumetto di “Edizione Straordinaria”, pensato e scritto da Claudio “Greg” Gregori. Come mai l’idea di questa aggiunta visiva?
Ogni giornale che si rispetti propone all’interno un fumetto, perché ha una valenza artistica molto importante per la nostra cultura. In questo caso l’amico Claudio ha pensato, inventato, inchiostrato e regalato dodici tavole di grande effetto visivo e profondità umana, quindi l’ho inserito nel book all’interno del LP e CD, integrandolo con i testi e le preziose grafiche di Federico Romanazzo.
È un cantautore con lo sguardo sempre al futuro, ma le capita ogni tanto di guardarsi dietro e constatare tutta la strada fatta?
Sono molto felice del mio passato artistico, che mi portato a fare esperienze musicali fantastiche in tante parti del mondo, ma bisogna sempre avere nuove curiosità. Cerco di vivere il presente e guardare al futuro con innovazione, contando però anche sull’esperienza accumulata in tutti questi anni
Lei ha detto: “La cosa importante per me, dopo tutte queste fatiche mentali, non è entrare in classifica con ‘Edizione Straordinaria’, cosa a cui non ho mai pensato nella mia carriera artistica, ma che il disco venga ascoltato interamente e giudicato senza pregiudizi”, ma nella sua carriera è mai stato vittima di pregiudizi?
Avere scritto grandi successi, che ancora oggi vengono ascoltati, portano il pubblico a volerti vedere sempre in quel modo. Un grande professore di critica letteraria, Walter Pedullà, all’università ci insegnò a confrontarsi con un nuovo atto artistico (libri, cinema, teatro, musica pittura, ecc.) senza pregiudizi e senza pensare a quanto già ricevuto in passato da quel determinato autore. Così la sorpresa della scoperta diventa ricchezza di pensiero anche per il fruitore. Solo in questo modo possiamo far crescere l’arte e non fossilizzarlo in stilemi
Edizione Straordinaria è un album che vede ben dieci inediti. In un momento storico in cui le piattaforme online prediligono i singoli, è un gesto rivoluzionario fare un album completo?
Non credo che la mia si una scelta rivoluzionaria. La musica alternativa e indipendente pop/rock si muove così a livello internazionale. Quello di produrre solo album con tanti brani inediti non è certo una novità, però ci vuole più tempo e le grandi case discografiche vogliono giovani che corrono i cento metri. La maratona non interessa.
Dopo una carriera ricca di musica come la sua, ci sono ancora sogni nel cassetto?
Di sogni nel cassetto ne ho ancora molti, per fortuna. Ogni tanto lo apro e ricomincio da capo.
Articolo a cura di Francesco Nuccitelli
Campi: apertura del tour di Vasco il 20 giugno
Campi dopo la vittoria al festival “Zocca Paese della Musica” aprirà l’ultima data del tour di Vasco Rossi il 20 giugno allo stadio San Siro
Giovedì 20 giugno 2024 il cantautore e autore bolognese Campi aprirà l’ultima data del nuovo tour di Vasco Rossi allo Stadio San Siro a Milano.
L’artista bolognese ha partecipato e ha vinto “Zocca Paese della Musica”, il Festival che si è svolto al Teatro “Il Blasco” tra il 17 e il 24 maggio 2024 con l’obiettivo di scoprire e lanciare nuovi talenti nel mondo della musica, in collaborazione con l’artista Vasco Rossi.
Commenta l’artista: «È una grande emozione avere l’opportunità di suonare su un palco come quello di San Siro e prima di una leggenda come Vasco Rossi, e proprio a Milano, dove mi sono trasferito da tempo per lavorare nel mondo della musica. Pensare che è stato proprio di Vasco il primo concerto a cui sono stato nella vita, con mia madre allo Stadio Dall’Ara di Bologna a pochi passi da casa mia. Immaginare che un giorno avrei suonato su un palco del genere fa impressione.
Ringrazio il festival ‘Zocca paese della musica’ per questa grande opportunità di fare ascoltare le mie canzoni. E farlo nel modo più bello in assoluto: suonando con i musicisti dal vivo davanti a un grande pubblico. Siamo carichi e non vediamo l’ora di vivere questa esperienza!”
Andrea Campi, in arte CAMPI, è un cantautore e autore bolognese classe ’97. Inizia il suo percorso artistico molto presto appassionandosi alla chitarra, canto, pianoforte e scrittura. Si laurea in Lettere Moderne con una tesi sull’onomatopea nei testi della canzone.
Nel 2023 pubblica per Arcana edizioni il suo primo libro intitolato “Da Tapum a Skrt: l’onomatopea nella canzone italiana”.
In seguito si trasferisce a Milano ed inizia ad affiancarsi a numerosi artisti e produttori con cui collabora in veste di autore. Parallelamente lavora al suo progetto solista affiancato dai musicisti e produttori Pietro Posani e Marco Paganelli.
A dicembre 2022 viene pubblicato il suo primo album “Un Ballo Di Altalene” per UMA records/ Trasporti Eccezionali e distribuito da Sony Music Italy, che inizia a proporre al pubblico in diversi festival e concerti.
Nel 2023 è risultato vincitore del primo premio assoluto SIAE e del premio “Humilis” per il miglior testo assegnato da Beppe Dati al “Proscenium festival” di Assisi.
È anche vincitore del primo premio al “Festival Via Emilia” e finalista al concorso “L’artista che non c’era”.
Il suo stile mescola sapori vintage e sound contemporaneo a melodie incisive dove i testi galleggiano in primo piano.
Video intervista a cura di Vincenzo Salamina
Demian Dorelli: “A Romance of Many Dimensions (Flatland)”
Demian Dorelli: “A Romance of Many Dimensions (Flatland)” il nuovo album, in questo nuovo lavoro discografico Dorelli evidenzia l’analogia che esiste tra musica e spazio
È uscito lo scorso 19 aprile, in tutti i negozi e nei digital stores “A Romance of Many Dimensions (Flatland)”, terzo album del pianista e compositore Demian Dorelli, pubblicato da Ponderosa Music Records e prodotto da Alberto Fabris.
“Voglio fare del mio meglio per introdurvi in una dimensione diversa da quella in cui vi trovavate un attimo fa, proprio come fece Edwin A. Abbott nel 1884 con il suo romanzo FLATLAND” – Demian Dorelli
Ispirato al libro“Flatland” di Edwin A. Abbott, attraverso questo nuovo lavoro discografico Dorelli evidenzia l’analogia che esiste tra musica e spazio.
«Sperimentare la musica a volte è come sperimentare l’entrata in un’altra dimensione, fare luce su uno spazio ancora inesplorato, che semplici parole non riescono a descrivere» così l’artista descrive l’essenza del progetto.
Un viaggio musicale che si concretizza attraverso una rielaborazione in note di temi ed elementi topici del romanzo e hanno maggiormente catturato la sua attenzione.
Otto brani raccontano un percorso attraverso il quale esplorare liberamente anche quell’emotività evocata dal sottotitolo del romanzo stesso “Una storia d’amore a più dimensioni”.
Un progetto innovativo che, a differenza dei precedenti album dell’artista, introduce nuovi elementi musicali; un violoncello e un coro francese accompagnano il pianoforte di Demian in questo viaggio sonoro.
Un nuovo stile compositivo che trascende dalla melodia in quanto semplice traccia da riprodurre, trasformandola in un gioco della fantasia, libero e improvvisato.
In un mondo che ci spinge costantemente a consumare contenuti in pillole brevi e rapide, Dorelli evidenzia l’importanza di un’esperienza più profonda ed arricchente.
Il primo contatto con “Flatland” deriva da un viaggio che Demian ha fatto all’Istituto CERN in Svizzera, sede dell’organizzazione europea per la ricerca nucleare, il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle; un luogo affascinante dove si cerca di scoprire la composizione prima dell’universo e che gli ha fatto conoscere questo libro di cui non aveva mai sentito parlare prima.
Pubblicato per la prima volta nel 1884, il romanzo ha come io narrante un quadrato e come ambientazione Flatlandia, un mondo bidimensionale.
Tra i vari protagonisti appare anche una sfera proveniente da Spacelandia, mondo a tre dimensioni, il cui ruolo è quello di insegnare al quadrato l’esistenza di dimensioni superiori affinché possa ampliare la sua comprensione del mondo.
Personaggi allegorici che trovano ampio spazio all’interno del disco come testimoniato anche dall’artwork della copertina dell’album.
Figlio di un fotografo di moda italiano e di una ballerina di danza classica inglese, Demian Dorelli cresce in un ambiente artistico.
Ha scelto la musica, e in particolare il pianoforte, per esprimersi. Nel 2021, spinto dall’amico di lunga data Alberto Fabris (produttore di Ludovico Einaudi), pubblicò il suo primo album, un tributo al suo eroe musicale Nick Drake.
“A Romance of many dimensions (Flatland)” – Tracklist:
1.Houses
2.Theory of three
3.Universal Colour Bill
4.Stranger from Spaceland
5.A Vision
6.The king Eyes
7.Thoughtland
Video intervista a cura di Domenico Carriero
Camo: “Te quiero Asì” è la sua dichiarazione d’amore!
Camo: “Te quiero Asì” il suo nuovo brano è il racconto di un amore forte, vissuto al 100%, verso una persona che si ha nel cuore e ci prepara all’estate cantando e ballando
Camo il cantante peruviano, naturalizzato italiano, si prepara all’estate cantando e ballando sulle note del suo ultimo singolo, dal sapore internazionale dato dall’alternarsi dell’italiano e dello spagnolo. Il ritmo latineggiante è un chiaro riferimento alla sua terra d’origine e dona al pezzo la giusta freschezza ed orecchiabilità in vista della stagione estiva.
Camilo bentrovato di nuovo tra noi! Vorrei entrare subito nel merito del tuo nuovo singolo “Te quiero Asì”: come nasce questa canzone?
Ho voluto forzare un po’ l’idea del mio produttore, Jacopo Festa, perché lui non era molto d’accordo sul fare un brano latineggiante. Invece con Barbara, la mia vocal coach, siamo andati alla ricerca di un qualcosa di nuovo e di fresco, ho trovato suoni che mi facessero ritrovare un po’ la mia familiarità. Ne è uscito fuori un pezzo molto estivo, leggero ed orecchiabile. Rimane sempre in testa perché ha delle parole chiare.
Volevi proprio realizzare una canzone per l’estate?
Assolutamente sì. Mi sono reso conto che, quando sono sul palco sono poco espressivo e comunicativo, così anche attraverso “Domani Domani”, l’altro singolo, mi ha fatto scoprire una nuova parte di me, il divertimento attraverso il ballo. Un brano estivo mi dà la possibilità di esprimermi meglio anche a livello corporeo.
Quale messaggio vuoi lanciare con questo brano?
La capacità di amare sempre, solo in questo modo scopri se è la persona giusta per te. È un amore che ti fa stare bene, che ti riempie completamente ed è bello da vivere.
Mi ha colpito questa tua frase all’interno del testo: “Otto giorni a settimana, venticinque ore di noi, senza dire di no”… Spiegaci il significato, come intendi vivere l’amore?
Viverlo nella sua completezza, senza porsi dei limiti, anche esagerando a volte. Ad oggi penso che si facciano troppi calcoli su quanto tempo trascorrere con una persona per paura di attaccarsi troppo. Si vive troppo col freno a mano tirato per paura di star male e di soffrire. Lasciarsi andare non è sempre uno sbaglio, specialmente in amore.
Sempre nel testo, questo miscuglio tra italiano e spagnolo è nato spontaneamente o è stata una scelta ragionata?
Lo spagnolo la trovo una lingua molto calda e aperta, coinvolge musicalmente chi l’ascolta. Il mio produttore vorrebbe che io scrivessi solo in spagnolo. A volte dubito perché ora il mio mondo è in Italia quindi temo che una canzone rilasciata in spagnolo non ottenga la giusta rilevanza e cadrebbe nel dimenticatoio, però voglio proseguire con questo miscuglio. Ho iniziato a pensare a questo tipo di percorso qualche anno fa quando scrissi una canzone in italiano per i miei nonni, ma ovviamente la mia famiglia, non conoscendo la lingua, non capiva le parole. Così poi l’ho trascritta in lingua madre per renderla fruibile anche nel mio paese.
Quanto hai lavorato sul tuo timbro di voce?
Abbastanza, avevo alcune parti da migliorare tra cui le note basse. Ho la fortuna di avere una voce che si espande bene sull’alto ma sul basso ho sempre fatto molta fatica. La mia vocal coach si è concentrata proprio su questo, mi ha fatto fare degli esercizi specifici per prendere più consapevolezza, perché, più che fatica, a me non piaceva farle, era più una questione psicologica che fisica.
Ci racconti l’esperienza con Casa Sanremo?
È stata una bellissima esperienza, totalmente inaspettata. Per me in quel periodo è stata una sorpresa, una botta di vita che ci voleva. Mi sono portato dietro l’emozione della mia prima volta a Sanremo durante il festival. Il teatro Ariston l’avevo già visto quando ero andato a visitare Sanremo città un po’ di tempo fa. Tornarci quest’anno, seppur in un uno scenario minore poiché la mia esibizione si è svolta a Casa Sanremo, al Palazzetto, un mondo comunque collegato al festival, è stata un’avventura davvero emozionante. Qualche giorno dopo l’esibizione sono stato contattato da alcune radio presenti in città quindi ho avuto la possibilità di fare altre interviste e di far sentire la mia voce. Quando sei lì ti senti parte di un qualcosa di molto importante, non a caso è l’evento più seguito in Italia.
Qual è stato il momento più bello che hai vissuto durante il tuo percorso artistico?
Penso l’anno scorso con l’uscita di “Domani Domani”, perché era il terzo singolo e avevo una consapevolezza diversa. Inoltre, era il primo sotto contratto con un’etichetta e da lì è nato un percorso professionale importante, una sorta di rinizio.
Durante la tua gavetta da artista emergente quali difficoltà hai riscontrato e come le hai superate?
Penso che la difficoltà più grande sia stata accettare di dover presentarmi al mondo come artista; è una parola importante che richiede delle responsabilità. Bisogna sempre accettare il commento di chi non è d’accordo con quello che fai, farlo tuo dandogli il giusto peso, e continuare ad andare avanti.
Rispetto al tuo passato, ad oggi c’è qualcosa che ti rimproveri o che avresti fatto diversamente?
È legato alla musica, avrei iniziato sicuramente prima dei 28 anni.
Tra tutti i brani pubblicati finora qual è il tuo biglietto da visita?
“Anche questo è amore”, perché è stato il primo singolo in assoluto, quello che ti rimane dentro perché ti ha portato in questo mondo e non lo dimenticherai mai. Quando la canto ha un’emozione sempre diversa, ti smuove dentro delle sensazioni importanti.
Per l’estate hai già in programma dei live?
Sì, ci sarà un concertino a Milano e un altro a Vicenza a luglio. Stiamo cercando di espanderci perché questo nuovo singolo merita di essere portato in giro.
Adesso su cosa stai lavorando?
Stiamo lavorando sulla preparazione di questi nuovi concerti che arriveranno e saranno i miei primi due a tutti gli effetti. Saranno serate esclusivamente mie in cui, oltre alle mie cinque canzoni, incrementerò la scaletta con delle cover. Inoltre, è arrivata una mezza proposta di un concerto benefico che si terrà negli Stati Uniti nel 2025, quindi se fila tutto liscio vivrò anche quest’altra bella esperienza.
Il tuo sogno più grande? L’hai già realizzato?
Assolutamente sì, avere la possibilità di andare, cantare e raccontare di me attraverso la musica. Lo desideravo tantissimo perché tutto ciò mi permette di comunicare dei messaggi in cui credo fortemente.
Articolo a cura di Simone Ferri
Sista: con “Formiche” continua la riflessione su chi siamo
Sista “Formiche” il nuovo singolo, brano che offre una riflessione sulla vita moderna, su chi siamo, un inno all’individualità
È uscito“Formiche”, il nuovo singolo di Sista, nome d’arte di Silvia Gollini, voce influente nel panorama musicale italiano. Con una carriera ventennale alle spalle come corista e autrice per noti artisti italiani, Sista ha consolidato la sua reputazione con testi significativi e un timbro vocale distintivo.
Accompagnato dal videoclip in anteprima su SkyTg24, questo brano offre una riflessione sulla vita moderna, sollevando questioni sulla costante ricerca della perfezione e nell’incessante frenesia quotidiana che caratterizzano la società contemporanea.
“Formiche”, arrangiato, mixato e masterizzato negli studi della Mad Records da Marco Gollini che ha curato anche la regia del videoclip, si distingue per la sua critica incisiva verso un’esistenza sempre più mediata da aspettative irrealistiche e superficiali.
Attraverso il videoclip, girato in una fabbrica di manichini di alta moda, Sista esplora la tematica della standardizzazione, offrendo una prospettiva unica sulla perdita di autenticità.
“Formiche” emerge non solo come un inno all’individualità ma anche come una riflessione acuta su come la cultura moderna spesso ci spinga verso un ideale di successo distante dalla nostra essenza umana naturalmente e meravigliosamente imperfetta.
Silvia Gollini alias Sista è una cantautrice e autrice pop italiana. La sua musica nasce dopo una carriera ventennale in Italia come cantante, corista e autrice.
Corista di Alex Britti nel Palavasca Tour 2001-02. L’attività la porta a partecipare a diverse trasmissioni ed eventi musicali come Festivalbar – Roxy Bar –Top Of The Pops.
Varie influenze caratterizzano il suo sound, cresciuta cantando Acid jazz, Soul, Funk.
Da qui il suo nome SOUL usato per molti anni in varie formazioni Live in Italia e all’estero.
Ama le sonorità internazionali ma lavora da molti anni nella musica POP italiana parte della direzione artistica della Mad Records insieme al fratello Marco Gollini (arrangiatore) e ai migliori musicisti italiani Cristiano Micalizzi, Pierpaolo Ranieri, Davide Pieralisi, Neney Santos che suonano in tutti i suoi brani e come autrice scrivendo per altri artisti emergenti da molti anni.
Nel 2020 escono suoi primi singoli in inglese prodotti fra Italia ed Inghilterra “Time 4” e “Wednesday Freedom”. Con la pandemia resta in Italia e scrive “Sospesi”, il suo primo singolo in italiano accolto con grande entusiasmo tra stampa e blog tra cui “Il Messaggero” “Il Tempo” “Il Corriere” “Adnkronos”. Seguono i singoli “8 Marzo”, “Kokoro” e “Formiche” ultimo singolo del 2024.
Video intervista a cura di Domenico Carriero
Emanuele Presta, Venti minuti di libertà
Emanuele Presta, Venti minuti di libertà per l’EP d’esordio costruito tra cantautorato e folk, tra emozioni e stati d’animo
Lo scorso 17 maggio è uscito Venti minuti di libertà, l’EP d’esordio del cantautore salentino Emanuele Presta. Un concept, come non eravamo più abituati a sentire, costruito tra cantautorato e folk, tra emozioni e stati d’animo, dove all’interno troviamo sei canzoni legate tra loro dal concetto di libertà. Sei sfaccettature che raccontano la vita, i ricordi, i sogni, la fuga, l’arte e l’amore, non solo dell’autore, ma di tutti noi. Un progetto d’esordio di assoluto valore, dopo una lunga gavetta e tanta musica. Noi abbiamo raggiunto Emanuele Presta per una piacevole chiacchierata su questo Ep.
Ciao Emanuele, è un piacere averti tra le nostre pagine. Inizierei chiedendoti come va?
Sto bene e non mi posso lamentare. Non sono uno che vive male i giorni dopo l’uscita e non ho quell’ansia per capire se piacerà o meno questo progetto. Certamente si può sempre fare di meglio, ma più di così, onestamente, non potevo fare; ho messo l’anima in questo anno e mezzo per questo progetto. Per queste sei canzoni mi sono scavato dentro ed ora mi sento libero.
Venti minuti di libertà, un titolo che nasce dalla durata di questo EP, ma nasconde anche la volontà di proporre canzoni collegate tra loro con il concetto di libertà?
Prima di pensare in modo concreto all’EP, avevo già scritto tre canzoni. Tuttavia, non volevo lasciarle sole, ma desideravo fare un disco completo e che all’interno ci fosse un legame tra i brani. Io sono un fan dei concept album e sentivo la necessità di proporre una cosa del genere e che ci fosse un filo conduttore importante. Allora, ho ragionato su cosa potesse accumunare queste prime tre canzoni e il legame che ho trovato: era la libertà. È nato casualmente quindi questo EP, ma il sentiero me lo sono poi costruito da solo.
Che cos’è per te la libertà?
È difficile dare una definizione di libertà. Ognuno la deve interpretare e vivere nel modo in cui crede. Io mi sento libero quando respiro l’arte e quando il mio corpo vive il mondo che lo circonda. Non esiste però probabilmente un concetto generale di libertà, ma per me la libertà è un qualcosa di molto intimo e personale.
In questo album, oltre il concetto di libertà, troviamo però anche te stesso…
Assolutamente sì! Ho unito l’utile al dilettevole. Sentivo la necessità di preservare questa mia libertà, ma anche di raccontare me stesso. Ovviamente, non ho voluto scrivere di me, perché volevo raccontarmi, ma perché da cantautore, è il modo più semplice che ho per sfogarmi. Ho fatto uscire cose personali, dove però in molti ci si sono ritrovati. In tanti si sono rispecchiati in cose apparentemente mie e questa forma di condivisione mi emoziona tantissimo.
Sei sono le canzoni all’interno dell’EP. C’è però una canzone più rappresentativa delle altre?
Forse Il cane di Fry, ma in realtà sono tutte canzone essenziali e non c’è un brano più rappresentativo dell’altro. Da sole o in gruppo, sono canzoni fondamentali per me.
Stai organizzando delle date per portare questo tuo progetto in giro?
Certamente sì! Sto preparando il live per creare un’esperienza più intima. Ci stiamo lavorando con il mio team e presto annuncerò le date attraverso i miei canali social.
Articolo a cura di Francesco Nuccitelli
Grifoni, in “Lei mente” tutto il suo amore per la musica
Grifoni lancia il suo nuovo singolo intitolato “Lei mente” brano che promette di coinvolgere gli ascoltatori con la sua autenticità e la sua intensità emotiva
Grifoni, artista poliedrico e di talento dietro il progetto artistico AurioN, lancia il suo nuovo singolo intitolato “Lei mente”, disponibile dal 17 maggio 2024.
Distribuito da Ada Music Italy, questo brano promette di coinvolgere gli ascoltatori con la sua autenticità e la sua intensità emotiva.
Con radici profonde tra Londra e l’America, Grifoni, anche conosciuto come AurioN, è un cantante, cantautore e poeta la cui musica riflette la sua passione per la narrazione e la cultura, ispirandosi a epiche narrazioni come l’Odissea e l’Eneide, infatti il nome AurioN incarna la nuova alba, simboleggiando un nuovo inizio e un viaggio di crescita personale e artistica.
“Lei mente” nasce da una singolare ispirazione verso una donna ed è stata scritta tutta d’un fiato.
Questa semplicità e spontaneità dell’artista traspare chiaramente nel brano, che offre agli ascoltatori uno spazio aperto per riflettere e connettersi con le proprie esperienze ed emozioni.
La musica di Grifoni sfida categorizzazioni e generi, spaziando dal pop melodico al rock alternativo. Tuttavia, al cuore del suo lavoro c’è una cruda autenticità che trasmette l’essenza delle relazioni umane, dalla gioia al dolore, dalla speranza alla redenzione.
Il singolo “Lei mente” è un’anteprima di ciò che Grifoni ha in serbo per il pubblico, un brano che tocca le corde del cuore e lascia un’impronta indelebile nell’anima di chi l’ascolta.
Video intervista a cura di Vincenzo Salamina
Chiara Turco: “A partire da adesso (one way)”
Chiara Turco: presente e futuro “A partire da adesso (one way)” il suo ultimo singolo un invito per tutti a seguire la propria via e le proprie passioni, e ad immaginare anche un futuro diverso
Chiara Turco, cantautrice e polistrumentista pugliese, plasma la sua musica a seconda di quello che vive tutti i giorni. Si distingue nel panorama italiano per la sua creatività e originalità, promettendo un futuro ricco di sorprese e di emozioni. Ha la capacità di unire e di alternare diverse influenze con un’imprevedibilità melodica molto arguta. Attraverso il suo nuovo brano ci fa riflettere sui bivi che la vita ci pone davanti: è fondamentale saper scegliere la giusta direzione.
Apro questa intervista domandandoti quando hai capito che la musica fosse la tua passione?
Non ho ricordi di quando è nata questa mia passione, fin da piccolissima non c’è stato un giorno senza la musica. Suonavo qualsiasi cosa mi capitasse, dai giochini che mi regalavano i parenti. Ho avuto la mia prima chitarra giocattolo a due anni, è stata una passione sempre presente in me. In età adolescenziale ho iniziato ad ascoltare musica e mi piaceva l’idea di poter creare qualcosa, ho iniziato a sperimentare e a scrivere.
Qual è lo strumento che prediligi?
In questo momento il basso perché è l’ultima novità tra gli strumenti che ho studiato, lo suono in tour con La Municipal. Mi sto rendendo conto della potenza di questo strumento, fondamentale all’interno di una band e di una canzone. Facendo produzione, le prime cose che si fanno sono basso e batteria. Producendo tutti i miei brani, provo amore per tutti gli strumenti, a seconda del mood e del brano.
Il tuo approccio alla musica è segnato da artisti dai quali hai preso spunto?
Sono partita dall’ascolto dei grandi cantautori italiani come De André, Guccini, Battiato e tanti altri. Crescendo, ho portato avanti il mio gusto personale, io la chiamo la “musica nordica”, come Björk, Moderat, Radiohead, quel genere lì, un elettro pop indie. Queste influenze le voglio far sentire tutte nei miei brani. Sono generi lontani ma voglio creare vicinanza.
Parlando del tuo nuovo singolo, “A partire da adesso (one way)”, come nasce questa canzone e come mai hai sentito l’esigenza di scriverla?
Questa canzone arriva dopo un momento di pausa e di sconforto, in cui sono un po’ rinata dando importanza alle mie certezze e alle mie aspettative. Siamo circondati da un mondo in cui sembra che tutti ti indichino la strada giusta, quando in realtà lo sai solo tu cosa è meglio per te. “A partire da adesso” è un invito per tutti a seguire la propria via e le proprie passioni, e ad immaginare anche un futuro diverso. Nel brano dico “portami con te ad immaginare un finale diverso…”, un messaggio di speranza per tutti di cercare di costruire la nostra storia. Segui sempre e solo te stesso per trovare la propria strada.
Quale sonorità hai abbracciato maggiormente?
Sono partita con la voglia di fare un brano che si discostasse un po’ dagli altri, che avesse la freschezza di un brano estivo, conservando alcuni miei elementi come i loop vocali, sintetizzatori ed elettronica. Non volevo fare la solita canzone per l’estate perché comunque all’interno parlo di un tema importante; c’è un motivetto estivo che risuona ma con una grande riflessione dietro.
Ad oggi le tue origini geografiche quanto influenzano la tua musica? Quanta Puglia c’è dentro quello che scrivi?
La Puglia c’è dal punto di vista della tranquillità e della spensieratezza con cui io scrivo le canzoni. Sono molto legata alla natura, agli ulivi, alle pinete, ai boschi, al mare. Questo ambiente mi dà l’ispirazione che mi permette di superare alcuni blocchi creativi.
Come trovi i tuoi input?
L’ispirazione la trovo da quello che dico tutti i giorni, un incontro, una persona, un dialogo, l’ambiente che mi circonda. Mi segno tutto sulle note del telefono, specialmente i pensieri, per paura di perderli. Quando torno a casa cerco di sistemare le idee.
Come trascorri le tue giornate oltre alla musica?
Ho veramente tante passioni e a volte durante le giornate mi perdo perché voglio fare troppe cose. Mi piace la fotografia, leggere, fare giardinaggio. Un’altra mia passione sono i viaggi con il camper. Da bambina mio padre aveva una roulotte e andavamo sempre in giro. Sto portando avanti questa tradizione perché anche a me piace il campeggio.
Ci racconti l’esperienza al concertone del Primo Maggio?
Peccato per la pioggia ma è stata un’esperienza bellissima. Ho la fortuna e l’onore di suonare con La Municipal da 4 anni. Per me è stata la prima volta su questo palco, è stata un’emozione incredibile. È stato tutto velocissimo perché la nostra esibizione è durata 10 minuti però è stato bello, è uno dei palchi nazionali più importanti.
Che effetto ti ha fatto il Circo Massimo?
Dopo il Primo Maggio, la mia percezione sul palco è cambiata. Prima avevo molta ansia di sbagliare e non mi godevo il live. Poi con questa esperienza ho capito che il segreto per fare un bello spettacolo è divertirsi. Impronto il mio pre-live in questo modo, faccio sempre questa riflessione che mi aiuta a sciogliermi e mi dà carica.
Durante la tua carriera qual è il momento più bello che hai vissuto?
Ci sono stati due momenti: uno per Chiara Turco come cantautrice con il mio progetto, e l’altro come musicista. Quest’ultimo quando sono entrata ad accompagnare La Municipal nel tour, è stato un momento di grande soddisfazione personale. Come cantautrice, mi porto dentro con piacere il ricordo sul palco del 1° maggio di Taranto, ho provato un senso di grande appartenenza e onore. Sono nata a Torricella, un paese che dista una mezz’oretta da Taranto. Sono cresciuta lì, ho mosso i miei primi passi nella musica nella realtà tarantina. Ora da circa 4 anni vivo a Lecce, i miei progetti di vita sono qui.
C’è un disco che ti ha cambiato la vita?
Sicuramente il primo, “First”. Grazie a questo disco abbiamo cominciato a suonare in giro, abbiamo fatto più di 50 date in un anno.
Se dovessi descrivermi la tua musica con tre aggettivi quali useresti?
Amo definirla musica visiva perché durante le mie esibizioni utilizzo molto le loop station, ne ho due, una a chitarra e una voce; mi muovo molto sul palco, quindi visiva perché la mia musica non è soltanto da ascoltare ma anche da guardare. Poi ti direi sincera perché non riesco a scrivere qualcosa che non mi è realmente accaduto. E infine energica, perché tramite l’elettronica e i beat cerchiamo di trasferire molta energia specialmente nei live.
Che tipo di rapporto hai creato con il tuo pubblico?
Di profondo rispetto reciproco, proprio per la tipologia dei miei live in cui ci sono dei momenti in cui si balla e ci si esalta, e altri invece in cui si sta in silenzio e si guarda. Percepisco da loro un forte rispetto per la musica e per l’ascolto.
Da dove viene questa tua passione per la loop station?
È nata come un’esigenza, ho scoperto che mi permettevano di creare una canzone anche da sola, vivendo poi in un paesino molto piccolo in cui non c’erano troppi mezzi a disposizione. Ho iniziato con il pedalino singolo della loop station, quella ad una sola traccia; adesso ne ho due, con otto tracce che girano e vanno insieme.
Che programmi hai per il tuo futuro?
Sto producendo un nuovo disco e spero che esca entro la fine del 2024, magari nel prossimo autunno verso ottobre o novembre.
Il tuo sogno musicale più grande lo hai realizzato o sta ancora nel cassetto?
Sto cercando di realizzarlo: vorrei aprire un’etichetta discografica tutta mia e fare la produttrice, per me stessa ma anche per gli altri. Vorrei un mio spazio dove perfezionare la produzione.
Articolo a cura di Simone Ferri
The Witches Seed: Irene grandi è Isabetta
“The Witches Seed”, un’opera rock firmata da Stewart Copeland musicista e fondatore dell’ex gruppo dei Police
Lunedì 27 maggio presso il Teatro degli Arcimboldi di Milano si è tenuta la conferenza stampa di presentazione dell’opera teatrale “The Witches Seed”, un’opera rock firmata da Stewart Copeland musicista e fondatore dell’ex gruppo dei Police, con i brani di Chrissie Hynde dei Pretenders e Irene Grandi nel ruolo di protagonista.
Le origini del progetto artistico
Il progetto artistico nasce dall’idea della direttrice artistica e soprano Maddalena Calderoni, con la partecipazione del soprano Veronica Granatiero e il controtenore Ettore Agati. Artefice del libretto è Jonathan Moore drammaturgo britannico/irlandese.
L’opera è stata prodotta dalla Fondazione Tones on the Stones, che ha commissionato l’opera per l’inaugurazione, a luglio 2022, di Tones Teatro Natura. The Witches Seed è una storia di streghe, persecuzioni e pregiudizi femminili, che traggono origini da documenti storici e atti processuali.
Lo spettacolo ha fatto il debutto nel 2022 nella Cava di Roncino nella località di Oira ((Provincia del Verbano-Cusio-Ossola), una piccola frazione della Val d’Ossola, ex sito industriale immerso nel paesaggio naturale delle Alpi.
Irene Grandi racconta i pregiudizi contro le donne nell’Opera e nella vita.
Le donne sono le streghe vittime, che vengono dipinte come combattenti e devono agire per la loro indipendenza e la loro libertà. Sono curiose del loro mondo che le circonda e sono in contatto con la gente.
Io interpreto Isabetta, la “donna della medicina” e sono molto amata dal mio popolo, costituito da gente molto povera ma con le proprie qualità. C’è un forte senso di comunità quando una donna usa bene il suo potere di comunicazione con le persone.
Purtroppo, accade che le informazioni sulle donne vengano completamente traviate perché c’ è il tentativo di creare un cambio di potere usando una comunicazione malevola.
Questo ha un impatto scenico e scenografico curioso e forte nello spettacolo: assistiamo a un contrasto tra le donne protagoniste nello svolgimento di tutti i mestieri e le stesse che diventano perverse e cattive per effetto dell’inquisizione.
Le donne diventano il capro espiatorio dei problemi del mondo come una peste che sta sconvolgendo le vite di tutti.
Un aspetto interessante dell’opera è l’idea di riportare all’attenzione la storia di tante donne uccise in Italia nel passato e soprattutto nel presente: queste donne, oggi sarebbe state definite delle streghe perché vogliono la loro libertà e la loro posizione sociale.
Vogliono affermarsi come individui e questo le porta a degli scontri “impari” con i loro uomini violenti, da quali non si aspettano una reazione del genere.
L’ esperienza nel mondo lirico: una nuova sperimentazione per Irene
In questo progetto c’è la novità di cantare assieme ai cantanti lirici, la prima esperienza nella quale sono diretta attraversa la musica e una regia. Stewart, mi diceva, “sei molto coraggiosa, perché sei abituata ad essere il boss, mentre in questo contest devi fare il soldato”.
E’ un percorso bellissimo perché mi metto alla prova, devo cantare con gli altri e imparare a ballare. Mi dà un empowerment perché mi fa imparare qualcosa nel contatto con il mondo della lirica così diverso rispetto dal mio e anche i musicisti lirici amano queste sinergie artistiche.
È gratificante per tutti perché è musica potente. Non è facilissima perché non siamo abituati, ma più l’ascolti e più te ne innamori. Se un giorno venisse realizzato un disco sarebbe “da consumare”.
Irene, diventa la strega erborista “Isabetta” nel live agli Arcimboldi
Siamo nel Medioevo, questa donna forte e coraggiosa, che realizza pozioni e combatte per la libertà viene accusata di stregoneria assieme ad altre due donne. Inizia una battaglia contro la Santa Inquisizione, una sfida d’idee e una voglia d’indipendenza.
Nasce un intreccio di voci, da un lato la voce roca e grossa di Isabetta (Irene) e dall’altra, quella di Ettore Agati (Inquisitore), cantante lirico controtenore. Una sfida tra il bene e il male portata in scena con una contrapposizione artistica dal grande impatto emotivo.
Il racconto dei fan
È stato uno spettacolo che ho rivisto con piacere e sono rimasta meravigliata dalla bravura di Irene nel sapere gestire sia la preparazione di concerti sia questa dell’opera. Non ne sbaglia una, ha commentato Elisa Tordin. Soddisfazione anche da parte di Maria Teresa Paciullo: lo spettacolo è stato molto bello. In una location come quella del debutto, aveva uno scenario ancora più suggestivo. Però resta sempre un gran lavoro. Irene era completamente a suo agio, anche accanto a voci liriche. È davvero una professionista.
È uno spettacolo molto particolare, che è stato un crescendo di emozioni soprattutto nella parte centrale dell’opera e nella parte finale. E ‘stato molto interessante vedere Irene in questo ruolo da “strega”, per me una novità, ha spiegato Francesca Franchini.
Ammirarla anche nella veste di protagonista erborista “strega” in un contesto seppur differente da ciò che è solita portare sul palco, ha confermato ancora una volta la sua bellissima versatilità che la contraddistingue da sempre.
È riuscita a fondere egregiamente il suo timbro graffiante in testi lirici importanti della direttrice artistica Maddalena Calderoni nonché un’eccellente soprano e di Veronica Granatiero, altro lodevole soprano, ha concluso Sara De Nitto.
Recensione finale
Un’opera teatrale di grande rilievo artistico costruita con la sinergia di diversi artisti provenienti da mondi diversi, che hanno saputo mettere a disposizione la loro esperienza e il loro talento non solo per l’opera, ma per il messaggio che vuole trasmettere alla società contro i pregiudizi e la manipolazione della comunicazione.
I temi trattati nell’opera rimangono più che mai attuali: la violenza verso le donne che non accettano la predominanza del maschile sul femminile, ancora oggi purtroppo attuale.
Irene Grandi porta avanti con entusiasmo la sua voglia di attraversare e sperimentare i diversi generi musicali. Dopo il rock, il pop, il ritorno alle origini con il blues, ora c’è l’intreccio con il mondo lirico e la collaborazione con il geniale “Stewart Copeland”, maestro di new wave e reggae puro.
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