Deg: ritorno con un nuovo tormentone all’insegna del “non arrendersi” è una canzone che parla di determinazione, perseveranza e fiducia in sé stessi
Torna con la solita grinta e tanta voglia di comunicare attraverso la musica il cantautore e performer pugliese Ignazio Degirolamo, noto artisticamente come Deg, che presenta il suo nuovo singolo “Chi non si arrende non perderà mai” scritto in collaborazione con il songwriter ed autore Raf Rubino in uscita il 17 maggio su tutti i principali digital stores ed in rotazione radiofonica.
Una base sonora predominata dal basso elettrico scandisce il ritmo di questo brano dove, con il suo stile riconoscibile, Deg comunica un messaggio forte, contemporaneo e positivo! “Chi non si arrende non perderà mai” è una canzone che parla di determinazione, perseveranza e fiducia in sé stessi.
Il concept scaturisce da una citazione di Frida Kahlo, “Non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai” ed è dunque un inno alla forza interiore e alla resilienza e nel credere fortemente nelle capacità che risiedono in ognuno di noi. La determinazione è la chiave per superare gli ostacoli, le sfide e le difficoltà per raggiungere i propri obiettivi di vita.
Oggi più che mai siamo “sotto attacco” di facili giudizi e falsi miti soprattutto da quelli che provengono dai social: una vita perfetta, la ricchezza immediata e senza sforzo, la necessità di essere sempre al top e alla moda.
È facile farsi abbindolare da questa fasulla fiaba dorata e demoralizzarsi; per chi non è forte o equilibrato, ogni piccolo fallimento può diventare una voragine incolmabile.
Ecco perché con questo brano Deg prova ad incoraggiare la gente a non mollare mai, perché nella vita è la nostra reazione che può fare la differenza e spostare gli equilibri della felicità su ciò che conta davvero!
Da buon osservatore della realtà Deg riesce sempre a centrare dei temi molto attuali, cercando poi di sdrammatizzare con energia positiva; la stessa che lo ha portato ad incentrare la sua vita sulla musica.
Inizia la carriera dapprima come speaker e DJ presso alcune radio locali e discoteche della sua regione per poi dedicarsi, negli anni successivi, interamente alla musica, esordendo come cantautore e performer.
Nel 2017 ha pubblicato il suo primo singolo, intitolato “Il tempo che c’è“, che ha riscosso un notevole successo di pubblico e critica.
Negli anni seguenti ha pubblicato altri singoli di successo, come “Presto” nel 2018, “Voglia di t(h)e” e “Viento nel Viento” nel 2019, “Estate grande” e “Uguali” nel 2020, “Come Sale” nel 2021, e “Male Male Male” nel 2022.
Video intervista a cura di Vincenzo Salamina
Marco Ligabue, la mia musica tra passione e verità
Marco Ligabue: la mia musica tra passione e verità, scrivo di cose che mi colpiscono, dei temi sociali e delle cose che ho notato intorno a me e che meritano una riflessione, non scrivo mai per fantasia
Marco Ligabue è uno dei grandi cantautori che il bel paese può offrire. Con una carriera di tutto rispetto, prima come membro de i RIO e dei Little Taver & His Crazy Alligators (dove scriveva musica e testi) e oggi, come affermato cantautore, capace di alternare diversi generi musicali e di raccontare, con estrema verità e sincerità, temi attuali e importanti. Lo scorso 22 aprile è uscito Toc Toc Ecologico, dove il cantautore emiliano è andato a toccare uno dei temi cardini di questo secolo, la crisi ambientate. Mentre a marzo, è stato il tempo di Anima in fiamme, brano che racconta delle passioni (mettendo in mostra anche la sua passione per il Torino). Fratello di Luciano, un cuore granata e una carriera partita da lontano con tanta bella musica a fare da contorno. Noi lo abbiamo raggiunto per una piacevole chiacchierata.
Ciao Marco, benvenuto sulle pagine di Musica 361. Questo è per te un periodo particolarmente felice, dal punto di vista artistico e personale. Allora ci piacerebbe sapere come stai?
Il piacere è tutto mio. Sto bene e non mi posso lamentare. Ho una famiglia fantastica che mi supporta, mi segue, mi tiene impegnato e che mi dà gioia. Sul lato artistico, sono in un momento di grande fermento artistico. Un artista sta bene quando c’è tanta carne al fuoco!
Toc Toc Ecologico e prima ancora Anima in fiamme, discograficamente parlando stai in un periodo particolarmente florido. Cos’è però che ti sta regalando questi stimoli?
Quello che c’è intorno me! Io scrivo solo di cose che mi colpiscono, dei temi sociali e delle cose che ho notato intorno a me e che meritano una riflessione, non scrivo mai per fantasia. Ad inizio anno ho avuto modo di fermarmi per qualche settimana e ho avuto modo di organizzarmi.
In Toc Toc Ecologico vai a trattare un tema delicato, ma la scelta del rock e del punk è per regalare immediatezza al tema trattato?
Toc Toc Ecologico è un brano nato dalla mia percezione delle notizie importanti. Scrollando sul telefono, leggevo notizie preoccupanti sull’ambiente; notizie terribili che, tempo qualche secondo e venivano sostituite dal gossip del momento. È nata così in me una riflessione sulla narrazione dei temi e sulla loro rilevanza. La scelta del genere è per dare un impulso più immediato e urgente. Volevo che fosse uno schiaffo e che arrivasse forte. Un tema del genere non può passare in secondo piano.
Pensi che nella musica di oggi manchi un po’ la voglia di confrontarsi con dei temi così importanti?
Ovviamente non si può fare un discorso per tutti, ma è pur vero che, oggi molti artisti e molti produttori, preferiscono fare canzoni disimpegnate e uscire con una certa regolarità per ottenere grandi numeri. La nuova generazione la vedo meno impegnata, ma sicuramente ci saranno delle eccezioni. Con più di mille canzoni che escono al giorno, non si riesce ad avere accortezza di ogni brano e di ogni tema trattato.
In Anima in fiamme racconti invece un’altra sfaccettatura della tua vita. Un brano dalle influenze folk che parla del fuoco che tutti abbiamo nell’anima…
È un brano dove racconto il fuoco delle passioni ed è contro l’apatia generale che si viene a creare. Oggi vediamo una popolazione meno appassionata e più robotica. Ci tenevo a rappresentare la rivincita delle emozioni. Ho scelto di utilizzare la musica folk, perché è la musica delle origini e con la mia band, siamo riusciti a dare una connotazione attuale, ma tradizionale.
Il video di Anima in fiamme è girato allo Stadio Olimpico di Torino, una bella emozione per un tifoso granata…
È stato molto emozionante! Il Comune di Torino e il Torino Calcio ci hanno dato l’autorizzazione e ci hanno concesso una grande possibilità. Appena entrato, mi sono risentito bambino. Mi sono ritrovato a calcare il campo dei miei miti e dei miei eroi. Sono stato fortunato e grato per questa opportunità.
Cosa speri di far emergere dalla tua musica?
Spero di far arrivare al pubblico la verità. Andrò avanti finché avrò qualcosa da raccontare e nel momento che capirò che non avrò più nulla da dire, allora mi fermerò. Quindi spero di far arrivare al pubblico le mie emozioni e la mia sincerità.
Nel 2020 è uscito il tuo libro “Salutami tuo fratello”, ma da quel libro, insieme ad Andrea Barbi, avete organizzato anche uno spettacolo andato in giro per l’Italia e diventando anche i volti dell’Emilia Romagna…
È stato divertente scrivere con Andrea questo libro e organizzare sempre con lui questo spettacolo. Abbiamo toccato più di cento città in tutta Italia e abbiamo avuto anche come sponsor un produttore di Lambrusco. Una volta, durante una serata a Firenze, siamo riusciti a far bere il Lambrusco anche al pubblico. Qualche giorno dopo, Stefano Bonaccini, il governatore dell’Emilia-Romagna, ci ha chiamato e ci ha reso ambasciatori della regione. È per me e per noi, un vanto rappresentare una regione come l’Emilia-Romagna ricca di così tante belle cose e tra le regioni con più riconoscimenti DOP e IGP. Le strade impreviste portano queste gioie.
In conclusione, tanti sono gli artisti con cui hai collaborato in carriera, ma con chi ti piacerebbe collaborare in futuro?
Tra gli uomini direi Brunori Sas, mi piace tantissimo come scrive e come interpreta le canzoni. Tra le donne, mi piacerebbe scrivere per Gianna Nannini. Lei è una forza della natura.
Articolo a cura di Francesco Nuccitelli
Muno, omonimo EP d’esordio per la band padovana
Muno, omonimo EP d’esordio, cinque canzoni che ritraggono bene le diverse sfumature della band tra ballate pop che tendono al rock e pezzi più scanzonati
Dal 22 marzo 2024 è disponibile sulle piattaforme digitali di streaming “Muno”, l’omonimo ep d’esordio della band padovana che segue i due singoli lanciati a cavallo tra il 2023 e il 2024.
“Muno” si compone di cinque canzoni che ritraggono bene le diverse sfumature della band tra ballate pop che tendono al rock e pezzi più scanzonati con suoni prestati dall’elettronica.
Pur esplorando diverse sfaccettature, comunque, da questi primi cinque pezzi si evince bene lo stile del progetto che si pone nella scia delle band indie pop italiane che cantano la nostalgia ma senza prendersi troppo sul serio.
Oltre a “Mezze stagioni” e “Un’altra vita”, l’EP si compone di altri tre pezzi: “Il mio pigiama rosso”, una ballata sui piccoli dettagli che rendono unica una relazione dalle serie che si guardano insieme fino al colore del pigiama preferito, “Ballare Bruno Mars”, un pezzo allegro dedicato alle serate in cui si vuole bere per dimenticare ma si finisce a stonare al karaoke, “Ti immagino ovunque”, un lento sulla voglia di evadere ispirato dalle ore chiusi in casa durante i passati lockdown.
Tracklist:
Mezze stagioni
Il mio pigiama rosso
Un’altra vita
Ballare Bruno Mars
Ti immagino ovunque
Commenta l’artista a proposito del progetto: «Questo EP è per noi una bella soddisfazione e la ricompensa per il lavoro di scrittura e arrangiamento fatto negli ultimi anni. Allo stesso tempo, però, è solo un punto di partenza, abbiamo tante altre canzoni che vogliamo regalare al pubblico e siamo certi che ne scriveremo ancora molte anche sull’onda di questo entusiasmo».
Muno è un progetto che viene alla luce nel 2020 ma ha radici che vanno indietro di almeno dieci anni quando Stefano Gallinaro, Enrico Sinato e Davide Garbo si conoscono sui banchi di un liceo padovano e decidono di fondare una band, i The Courtesy: nessuno di loro in quel momento sa suonare ma si ripromettono tutti di imparare.
Alle prime cover si accompagno i primi pezzi originali che li portano a vincere il contest “Musica nel sangue” nel 2011 e alla finale di “Emergenza” nel 2012.
Poi gli anni dell’Università vedono i tre seguire diversi progetti fino a quando durante la pandemia Stefano riprende a scrivere canzoni, richiamare i compagni di un tempo e aggiungere al gruppo Michele Gobbi alla batteria, Edoardo Bertin al piano e Simone Visentin alla voce.
Il progetto diventa Muno e dopo il riscontro positivo dei primi live nel padovano nel 2023 il gruppo decide di incidere un primo EP allo Studio 2.
Video intervista a cura di Domenico Carriero
Olden, “Fidati di me” il singolo che anticipa il nuovo album
Olden, “Fidati di me” una ballad profonda e universale, che parla di legami. Affronta il tema del distacco e delle incomprensioni, a volte momentanei, a volte irreparabili
È uscito “Fidati di me”, il nuovo singolo di Olden, anticipazione dell’album di inediti, “La Fretta e la Pazienza” (Vrec), in uscita in autunno.
Olden racconta: «Quando esce una nuova canzone, arriva finalmente il momento di lasciarla andare, di liberare le parole, di affidarle alle onde, alle correnti, al caos. Perché ormai tutto è stato pensato, tutto è stato detto, tutto è stato cantato. È il momento di spedire lontano i pensieri, di lasciarli navigare per raggiungere terre sconosciute, o forse solo per tornare a casa, nel punto esatto in cui si era accesa la scintilla, che forse ancora sopravvive. Perché le onde non si fermano mai, e per questo non possono sbagliare. Perché mi fido del mare, e so che avrà cura di me».
Olden, cantautore perugino da molti anni a Barcellona, esordisce nel 2011, con un omonimo disco in inglese. Nel cast del Premio Tenco, nel 2014 porta sul palco del Teatro del Casinò di Sanremo una versione in italiano di “Nasza Klasa” di Jacek Kaczmarski.
Dal 2014 pubblica diversi album ed EP, tutti in italiano, tra cui “A60” (2019) e “Questi Anni – Dieci canzoni inedite di Gianni Siviero” (2022), entrambi secondi alle Targhe Tenco nella categoria Miglior Interprete. Al suo fianco nella produzione, dal 2019, Flavio Ferri (Delta V).
“Fidati di me”, prima traccia estratta dall’album “La Fretta e la Pazienza”, in uscita in autunno per Vrec, è una ballad profonda e universale, che parla di legami. Affronta il tema del distacco e delle incomprensioni, a volte momentanei, a volte irreparabili.
Il silenzio e la distanza, quando sembrano insormontabili, ci portano a confrontarci con le insicurezze, i dubbi e il dolore della separazione. È in quel momento che spesso decidiamo di rinunciare, piuttosto che lottare, fino a comprendere che avremmo dovuto fidarci di chi avevamo accanto quando tutto sembrava ancora possibile.
Una canzone dedicata alla perdita e alla nostalgia, a un sentimento capace di cambiarci profondamente, probabilmente per sempre, anche quando è giunto al termine e possiamo curare solo le nostre ferite.
“”Fidati di me” è una lettera scritta di getto e mai spedita, che riesce ad elaborare quello che a parole non si riesce a comunicare perché, quando le ferite bruciano si scappa al riparo, in cerca di una cura che spesso, da sola, non arriva. È anche un invito ad ascoltarsi, a non avere paura di credere alle parole di chi vorrebbe portarci in salvo, in un posto sicuro e che non fa paura.”
Davide Sellari, in arte Olden, nasce a Perugia nel 1978 ma vive da anni a Barcellona.
Cantautore dalla penna profonda e dalla voce calda e potente, è cresciuto con i “favolosi anni ‘60”, tramandati dai “mangiacassette” di casa. A 17 anni fonda a Perugia la sua prima band, i Roarr, che diventano (con qualche cambio di formazione) gli Zonaplayd e infine i Figli di John.
Durante questi anni affronta molti palchi, anche importanti, come quello della Festa del Primo Maggio a Perugia, di Rock Targato Italia, di Arezzo Wave, del Festival di San Marino e del Tim Tour.
Nel 2008 Davide parte per Barcellona, dove matura l’idea di costruire il suo progetto solista, sotto il nome di Olden. Pubblica nel 2011 il primo album solista, omonimo e in inglese, prodotto dall’etichetta catalana Daruma Records, che ottiene ottime recensioni. Il singolo “Jim & Jane” viene trasmesso da molti network italiani, tra cui Radio 2.
Nel frattempo, Olden inizia a scrivere nella sua lingua madre, l’italiano, pensando che sia la maniera migliore per comunicare e diffondere la propria musica.
A Barcellona partecipa a piccoli eventi musicali organizzati dalla “comunità italiana”, entrando in contatto con Radio Contrabanda, unica e ultima radio libera di Barcellona.
Nel 2013 fa parte del cast di uno spettacolo musicale dedicato alle “canzoni anarchiche”, in particolare alla memoria del martire Salvador Puig Antich, anarchico catalano tristemente famoso per essere stato l’ultimo giustiziato tramite “garrota” nel 1974. In “Canzoni d’Amore e d’Anarchia”, Olden duetta con Joan Isaac, canta “La canzone del maggio” di De André, “Addio Lugano bella” e altre canzoni della tradizione anarchica europea. Con lui, artisti come Juan Carlos Biondini, Vittorio De Scalzi, Beppe Voltarelli, Joan Isaac e tanti altri.
Nel 2014 collabora con Cose di Amilcare e fa parte del cast del Premio Tenco: Olden sale sul palco del Teatro del Casinò di Sanremo nel corso della prima serata del Premio, cantando una versione in italiano de “Nasza Klasa” di Jacek Kaczmarski. Il 20 novembre esce il suo secondo album “Sono andato a letto presto”, a cui segue un tour di presentazione in tutta Italia in full band.
Nel 2015 esce l’EP “L’amore occidentale”, seguito nel 2018 dall’album “Ci hanno fregato tutto”, prodotto da Beta Produzioni/Marte Label e registrato presso Rokkaforte Studio (Castiglione del Lago – PG).
Nel 2019 Olden realizza per la prima volta un album di cover, “A60”: una rivisitazione di grandi successi italiani e internazionali degli anni ’60 (“Tutta mia la città” – Equipe 84, “Adesso sì” – Sergio Endrigo, “Lei” – Adamo, ed altri). La produzione è di Flavio Ferri (Delta V). Il disco è finalista alle Targhe Tenco 2019 nella sezione “Interpreti” e inserito tra i migliori cinque dischi italiani dell’anno.
Nel 2020 esce “Prima che sia tardi” con l’etichetta Vrec, prodotto ancora una volta da Flavio Ferri: il disco ottiene ottime recensioni da parte della critica specializzata, grazie alle quali Olden vince la Targa Rock Targato Italia “Miglior Artista Emergente”. La canzone “Il Clown” viene premiata alla Rassegna “Botteghe d’autore 2020” per il “Miglior testo”.
Nel 2021 esce sempre per l’etichetta Vrec, il nuovo album “Cuore Nero”, prodotto da Flavio Ferri e anticipato dal singolo “Per diventare un fiore”, a cui segue nel 2022, per Squilibri Editore, “Questi Anni – Dieci canzoni inedite di Gianni Siviero”, prodotto sempre da Ferri: il disco è una rielaborazione di dieci brani mai pubblicati del cantautore Siviero, uno degli “eroi” della sua generazione e tra i primi cantautori approdati sul palco del Premio Tenco, insieme a Francesco Guccini e Roberto Vecchioni. Il disco è tra i finalisti alle Targhe Tenco nella categoria Interpreti di canzoni e Olden si esibisce insieme alla sua band sul palco del Premio nell’ottobre del 2022.
Ad agosto 2023 Olden presenta all’Auditorium Alfano di Sanremo un nuovo spettacolo insieme all’Orchestra Sinfonica di Sanremo dal titolo “Le più belle canzoni d’autore del Festival di Sanremo”, interpretando i brani più importanti di “musica d’autore” proposti al Festival, dalle prime edizioni (Endrigo, Tenco, Lauzi) fino a quelle più recenti (Jannacci, Bersani). Grazie al successo riscosso, lo spettacolo viene riproposto a ottobre nel Teatro del Casinò di Sanremo, all’interno della quarantaseiesima edizione del Premio Tenco.
Video intervista a cura di Domenico Carriero
Luvi: cuore morbido e testa tra le “Nuvole”
Luvi: il nuovo singolo “Nuvole” descrive l’amore dei 20 anni, un amore leggero, non malinconico o triste, una ventata di aria fresca e di leggerezza
Ludovica Nardi, in arte Luvi, è una giovanissima cantante milanese, piena di energia e di voglia di sperimentare. Pian piano sta emergendo nella scena musicale pop e con l’ultimo brano pubblicato porta l’ascoltatore a volare tra le nuvole che ci circondano ogni giorno. L’amore è una medaglia a due facce, ci sono spigoli che ci fanno soffrire ma anche dei ricordi che spesso ci strappano un sorriso.
Come hai coltivato nel tempo la passione per la musica?
Non c’è stato un fattore scatenante, è venuta fuori in modo molto naturale; mia cugina è una pianista, mio padre ha sempre suonato la chitarra, ho vissuto in un ambiente molto musicale fin da piccola che mi ha portata ad avere un orecchio educato. Sono figlia unica e passo dopo passo mi sono avvicinata al pianoforte perché volevo copiare tutto quello che faceva mia cugina. Ho iniziato a studiarlo a 6 anni, a 8 anni ho cominciato a prendere lezioni di canto sempre nella stessa scuola, la Ricordi Music School di Milano, dove alla fine ho preso un diploma. A livello professionale ho iniziato a seguire anche la parte di canto, quindi le prime uscite, le produzioni e quanto altro. Non sono una produttrice ma mi piace interessarmi anche di quella parte.
Tra gli strumenti che mi hai citato qual è quello che prediligi di più?
Il pianoforte sicuramente, spesso parto proprio da lì per scrivere le mie canzoni.
Hai un genere in particolare in cui collochi i tuoi brani?
Ancora non mi definisco in un genere, se proprio ne devo scegliere uno ti direi il pop, perché il mio approccio si avvicina a quel mondo lì. Prendo spunto da Rose Villain e Madame perché incrociano il rap con il pop, con melodie molto miste. Sono due cantanti molto innovative che mischiano molti generi diversi insieme.
Il tuo nome d’arte Luvi da dove nasce?
È molto semplice, volevo riprendere qualcosa che venisse dal mio nome, Ludovica. Ci tengo sempre a dire e a sottolineare che non sono due persone diverse quindi ho ripreso le prime sillabe del mio nome.
Sposto l’attenzione sul tuo nuovo singolo “Nuvole”: di cosa parla questo brano?
È stata pensata e incisa come una canzone che parla di un amore leggero, non malinconico o triste. Questo brano vuole rappresentare l’altra faccia della medaglia, quella felice e che ti fa star bene. Si chiama Nuvole proprio per questo motivo, per richiamare la leggerezza e la spensieratezza di questo sentimento.
Ho visto il videoclip del brano e mi ha incuriosito. Come nasce l’idea di girarlo all’interno di un parco?
Anche in questo caso volevamo portare un contenuto semplice in linea con la canzone, all’aria aperta, con il sole, nella natura, sempre per rimandare al concetto di leggerezza e tranquillità. Io sono di Milano, quindi in un parco si poteva rispecchiare questo sentimento.
Tra tutti i singoli pubblicati finora c’è un aspetto che li unisce e li contraddistingue?
Sì, tendo sempre a parlare di esperienze autobiografiche, avventure che ho vissuto in prima persona. All’interno di ogni singolo brano c’è sempre una storia. Ho trattato tutti gli aspetti dell’amore, dalla rottura di una relazione, passando per l’ossessione in “One Time”, finendo con la parte leggera di “Nuvole”. Tutti i singoli rappresentano una faccia diversa di quello che ho vissuto.
Pensi di racchiudere queste storie in un unico album?
Non lo escludo, l’idea c’è.
Come mai la scelta di alternare sia l’italiano che l’inglese nei tuoi testi?
I primi brani li ho scritti in inglese perché mi veniva più facile, sarà perché è una lingua un po’ più musicale rispetto all’italiano. Sono cresciuta ascoltando sia il cantautorato italiano che la musica estera in tutte le parti del mondo. Sono due aspetti che ho voluto portare avanti di pari passo perché magari un giorno in futuro possono tornarmi utili.
Ci racconti l’esperienza a “Una voce per San Marino”?
È stata una delle esperienze più belle, nonché una tra le più serie e professionali che abbia mai vissuto finora. Siamo arrivati in semifinale ed ero super contenta. Ho conosciuto molte persone provenienti dall’estero. Tra l’altro, sono una persona che adora il contest dell’Eurovision perché si fondono un insieme di culture e di tradizioni da tutto il mondo. A san Marino ho trovato un piccolo accenno di tutto ciò. È stato affascinante e formativo.
Hai mai partecipato anche ad altri concorsi?
Ho partecipato a diversi concorsi nazionali, dai più importanti ai meno conosciuti. Quello più rilevante lo sto vivendo attualmente perché sono ancora in gara per il premio Mia Martini.
Ti è capitato di aprire dei concerti?
Sì, quando ai tempi Lazza e Geolier cantavano ancora nelle più grandi discoteche di Milano. Ho avuto la possibilità di aprire entrambi ai Magazzini generali.
Che emozioni provi sul palco durante un live?
Ho più paura o ansia quando mi trovo in un contesto più intimo come può essere un pianobar o un locale più ristretto perché in quel caso gli occhi sono tutti su di me. Mentre, al contrario, quando mi trovo su palchi più grandi, anche con il triplo della gente, mi diverto di più, mi sento più a mio agio, a casa. Da un po’ di tempo ho imparato a salire sul palco con l’unico obiettivo che è quello di divertirsi e basta. Solo in questo modo fai divertire anche gli altri e fai arrivare la tua musica.
Con chi ti piacerebbe collaborare un giorno?
Sicuramente Rose Villain, Geolier, Marracash; mi piacerebbe molto il contrasto tra i rapper e la voce femminile, magari nel ritornello o in una strofa.
Come occupi il tuo tempo oltre alla musica?
In questo momento sto studiando filosofia per la comunicazione, poi amo lo sport, gioco a pallavolo da anni. Tra musica, sport e studio direi che sono abbastanza piena.
Il tuo percorso di studi può sfociare anche nella musica?
Il mio obiettivo principale nella vita è diventare una cantante. Ho scelto filosofia della comunicazione perché dopo vorrei proseguire con un master in music business. Il piano B in caso è rimanere sempre nell’ambito manageriale e discografico nella musica. Mi piacerebbe lavorare dietro le quinte, organizzare eventi, show.
Durante il tuo percorso da artista emergente, quali sono le criticità che hai riscontrato?
Ce ne sono una ogni giorno, sono sempre dietro l’angolo. Dipende sempre dalle persone che incontri, dopodiché è difficile farsi strada. C’è chi ha studiato e chi fa musica da tanto tempo; i social sono un’arma a doppio taglio: da una parte sono un mezzo potentissimo con cui farsi sentire, dall’altra tutti hanno questa possibilità e quindi la gente sente tutti allo stesso tempo. Oggi la scena musicale è veramente molto intasata.
Finora hai scritto una canzone che ti rappresenta più di altre?
Ti direi “Loviù”, l’ho scritta un po’ di tempo fa e infatti è stata una delle prime che ho pubblicato con il mio nome d’arte. È stato l’inizio di tutto.
Per l’estate hai in programma qualche live?
Per ora ho solo una data a Milano il 22 giugno al Lato B Festival.
Descrivimi il tuo sogno musicale più grande…
Principalmente raggiungere più persone possibili con la mia musica. Il mio sogno più grande però è andare all’Eurovision.
Articolo a cura di Simone Ferri
Sergio Andrei: “Hibakusha” il nuovo lavoro discografico
Sergio Andrei: “Hibakusha – Parte 1: Angoscia” il nuovo lavoro discografico, il primo capitolo del nuovo LP di prossima pubblicazione
Sergio Andrei è un cantautore e attore romano d’origine milanese. Nel 2023, dopo diverse esperienze nei club e un disco d’esordio, inizia la sua collaborazione con Leave Music: escono i singoli “Bastardamore”, ballad scelta come colonna sonora del video promo della rassegna “Il cinema in piazza” del Cinema America di Roma, e “Rockstar”, che gli permette di vincere Area Sanremo.
“Hibakusha” è il suo secondo album in studio, che verrà pubblicato in due parti: la prima blu, dedicata all’angoscia, e la seconda rossa, dedicata alla rivalsa.
Hibakusha è un termine giapponese che si riferisce ai sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, traducibile letteralmente come ‘persona colpita dall’esplosione’. Oggi, questo termine indica metaforicamente il peso incancellabile del dolore vissuto.
Spesso gli hibakusha rifiutano di essere riconosciuti solo come i superstiti della bomba atomica e lottano per essere visti per le loro caratteristiche personali. È da questa riflessione che nasce il disco.
L’angoscia rappresentata da Sergio Andrei è la disperata espressione della malinconia, della paura, dei vizi e della notte. “Hibakusha – Parte 1: Angoscia” parla dei ricordi dolorosi che diventano traumi, della solitudine vissuta tra le pareti di un bar, del rapporto con la morte e del disagio nel trovare un proprio posto nel mondo.
Sergio Andrei nella sua vita ha affrontato diverse esplosioni atomiche, e ora, come gli hibakusha, non vuole essere definito dal suo passato, ma dalla sua arte.
L’album è stato anticipato dai singoli “Bartender” e “adhd”.
Tracklist di “Hibakusha – Parte 1: Angoscia”
1 – Rockstar Una ballata pop profondamente personale che esplora il rapporto con la famiglia e le difficoltà affrontate sin dall’infanzia, concludendo con un messaggio di speranza per un futuro migliore.
L’artista si mette a nudo in maniera cruda e senza filtri. Alla produzione, Tommaso Colliva.
2 – adhd Una canzone neo-indie che affronta il tema della neurodivergenza e del vivere con il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, esplorando le sfide e le amarezze attraverso una narrazione intima e riflessiva. “Forse la colpa è della adhd” sembra quasi un modo per accettare amarezze e dissapori. La certificazione reale di un disturbo diventa un espediente per raccontarsi: la difficoltà nel chiedere scusa, la paura del buio quando fuori c’è la guerra, la ricerca di Dio, la routine tanto semplice quanto complessa.
3 – Persi nel fumo Esplora il senso di disagio nel cercare un proprio ruolo all’interno della società, dovendo affrontare ansie e difficoltà sia psicologiche che economiche. Dove tutto quello che si fa sembra non essere mai abbastanza per raggiungere la serenità. Un brano graffiti pop con strofe rap e un ritornello pop, con un forte richiamo urban.
4 – md MD è l’incapacità di essere leggeri, spensierati e magari anche irresponsabili. È la paura fottuta della fine, il bisogno di controllare tutto ciò che ti accade quando, a volte, vorresti solo staccare la spina e ballare, mollare la presa e godere dell’ignoto. Il tutto è rappresentato anche musicalmente: è un brano pop con linee groove definite che si trasformano in un ritmo dance.
5 – Bartender Un brano ibrido, dalle metriche hip hop e dal ritornello melodico e aperto. Racconta la storia di una notte fra due persone, in un’atmosfera notturna, fumosa, blu. Le luci spente, le sigarette, le gambe e l’erba. L’incontro diventa un modo per sfuggire ai problemi della vita quotidiana: i soldi, il lavoro, la vita che va avanti alla luce del sole sono rimasti chiusi fuori dalla porta e cercano di filtrare dalle finestre. Il bartender vive la notte e, a volte, non è da solo.
Sergio Andrei nasce a Milano, classe ’97, si trasferisce a Roma a pochissimi mesi. Sin da piccolo si appassiona alla scrittura e, in particolar modo, alla canzone d’autore e alla sceneggiatura. Queste si traducono nella ricerca della sintesi, attraverso lo sfogo cantato, nella cura e nella pazienza che permettono la realizzazione di una composizione di insieme.
Nel 2018 esordisce con il mixtape “Atelier”, una raccolta di canzoni scritte su basi strumentali di producer stranieri come Gramatik e Boogie Belgique.
Il 2022 è l’anno di “Pulp” (Believe Music), il primo album che contiene pezzi cantautorali con contaminazioni indie, e di “discopunk” (Leave Music / Believe Music), un 45 giri digitale, 2 facce della stessa medaglia, con forti richiami dance e sonorità punk rock.
Nel 2023 inizia la sua collaborazione con Leave Music: esce “Bastardamore” (Leave Music / ADA Music Italy), una ballad classica dalle sonorità anni ’90 scelta come colonna sonora del video promo della rassegna estiva “Il cinema in piazza” organizzata dal Cinema America di Roma, e “Rockstar”, il singolo inteso e autobiografico che gli permette di vincere Area Sanremo.
Il brano fa parte di “Hibakusha – Parte 1: Angoscia”, prima parte del nuovo LP, anticipato dai singoli “Bartender” e “adhd”, uscito il 19 aprile 2024.
Video intervista a cura di Vincenzo Salamina
L’importanza della musica negli eventi
Nell’organizzazione di eventi, ogni dettaglio conta. Trattandosi spesso di momenti significativi delle nostre vite, nulla va lasciato al caso, soprattutto la scelta della musica di accompagnamento.
La selezione della musica per gli eventi è un aspetto fondamentale per intrattenere gli invitati, facendoli sentire coinvolti e creando l’atmosfera desiderata.
La musica contribuisce infatti a dare un tocco distintivo all’evento e renderlo indimenticabile per tutti i partecipanti, per questo è importante rivolgersi a musicisti specializzati. In questo articolo esploreremo le ragioni per cui la partecipazione di musicisti e gruppi musicali dal vivo è un elemento chiave per il successo di ogni evento.
Si può consultare l’artista durante l’organizzazione
Durante la fase di pianificazione, coinvolgere l’artista o la band fin dalle prime fasi dell’organizzazione può essere la chiave per una perfetta riuscita dell’evento. L’artista non sarà solo un esecutore, ma farà parte del team, in stretta collaborazione con gli organizzatori per comprenderne appieno le esigenze ed aspettative, mettendo a disposizione tutta l’esperienza che ha acquisito. Questa collaborazione garantirà che ogni nota suonata durante l’evento sia perfettamente allineata con la visione di partenza, contribuendo così a creare un’esperienza unica per tutti i partecipanti.
Il musicista e la capacità di intrattenimento
Non è solo questione di esecuzione: l’interazione con gli ospiti è altrettanto importante. Nel contesto di un evento, il musicista non solo intrattiene con la sua performance, ma è anche responsabile di instaurare un’atmosfera accogliente e piacevole. Il musicista può infatti mettere gli ospiti a proprio agio, realizzando così un’esperienza memorabile e coinvolgente per tutti i presenti. Questo include dare un caloroso benvenuto ai partecipanti, offrire sorrisi che distendano l’atmosfera, condividere parole gentili e dimostrare una genuina capacità di connessione con gli altri.
L’artista improvvisa e si adegua alle richieste
Grazie alla sua intuizione e sensibilità, l’artista è in grado di seguire il flusso dell’evento, intercettando emozioni e momenti clou dell’evento ed accompagnandoli con l’improvvisazione musicale adeguata. È infatti normale che, durante l’evento, gli ospiti inizino a richiedere canzoni specifiche. Questo momento aggiunge un’ulteriore dimensione all’esperienza musicale, poiché il performer deve essere pronto a soddisfare le richieste del pubblico in modo spontaneo e professionale.
La capacità di rispondere prontamente alle richieste degli ospiti aggiunge un tocco di personalizzazione e coinvolgimento, generando una sinergia ancora più stretta tra l’artista ed il suo pubblico. È un momento in cui la musica diventa ancora più interattiva ed emotivamente coinvolgente, trasformando l’evento in un’esperienza ancora più memorabile per tutti i presenti.
DJ set per gli invitati giovani (e non solo)
Se gli invitati appartengono ad una fascia d’età per lo più giovane, optare per un DJ set può aggiungere un tocco di vivacità e modernità. Selezionando brani musicali dinamica e avvincenti, il DJ intrattiene e coinvolge i giovani presenti, favorendo un mood energico e vibrante sulla pista da ballo. Questo momento offre agli ospiti più giovani l’opportunità di ballare e divertirsi insieme, regalando ricordi indimenticabili di una celebrazione vivace e inclusiva. La musica del DJ set si adatta ai gusti e alle preferenze della generazione più giovane, ma non solo, assicurando che le persone possano godersi appieno l’esperienza musicale della festa.
The Cleopatras, “Siamo Marea”, il nuovo singolo
The Cleopatras, il nostro impegno per un messaggio importante. è necessario che alcuni messaggi vengano amplificati il più possibile. Noi lo facciamo nel modo che ci viene più congeniale, con la musica
Da venerdì 17 maggio è in rotazione radiofonica “Siamo Marea”, il nuovo singolo delle The Cleopatras, una band composta da donne risolute, appassionate, tenaci e ironiche. Il nuovo singolo anticipa anche l’uscita dell’EP “Naturalmente punk”, progetto che partirà a giugno e che ha l’ambizione di accompagnare la band in questa estate ricca di musica e di date in giro per l’Europa. Camilla, Alice, Marla e Vanessa, dal 1998, hanno tenuto concerti in lungo e in largo tra l’Italia e l’Europa e approdando fino in Giappone, dimostrando che la bella musica non ha confini. Noi le abbiamo raggiunte per raccontarci “Siamo Marea”, per ripercorrere parte del loro percorso e per capire l’importanza che ha la musica nel lanciare messaggi sociali.
Ciao Ragazze, benvenute sulle pagine di Musica 361. Inizierei chiedendovi come state?
Bene grazie! Molto impegnate tra date e nuove uscite, ma molto soddisfatte.
“Siamo Marea”, come mai questo brano per anticipare l’album?
Si tratta del primo singolo che anticipa una serie di uscite digitali, abbiamo iniziato un percorso con Black Candy Produzioni che ci porterà a realizzare un nuovo album nel 2024. Abbiamo iniziato con “Siamo Marea” perché in questo momento volevamo dare risalto a questo brano, che tratta tematiche per noi molto importanti.
La vostra musica è sempre stata veicolo di messaggi e tematiche sociali importanti, “Siamo Marea” nasce per continuare questa vostra missione?
Rispetto agli esordi, i nostri pezzi trattano sempre più spesso tematiche di genere. Non la vediamo tanto come una missione, ma si tratta di un’evoluzione che è avvenuta in modo piuttosto spontaneo. Da un lato la nostra consapevolezza è cresciuta, dall’altro, questi temi risultano sempre più centrali sia nella società che nelle nostre vite.
Il brano riprende lo slogan per le lotte del movimento femminista argentino e riproposto anche qui in Italia. Quanto è importante, oggi, usare anche la musica per partecipare a queste lotte?
In questo momento storico, sia in Italia che in altri Paesi del mondo, stiamo assistendo a pericolose derive per quanto riguarda i diritti delle donne. In un contesto del genere viene praticamente spontaneo per chi fa arte portare avanti contenuti politici. È necessario che alcuni messaggi vengano amplificati il più possibile. Noi lo facciamo nel modo che ci viene più congeniale, con la musica.
Il mondo musicale e il mondo del rock‘n’roll sono mondi tipicamente maschili. Voi siete la dimostrazione che la musica è donna?
La musica è musica! Possono farla sia uomini, che donne, che chi non si riconosce in nessun genere o in entrambi i generi, anche se effettivamente il rock ‘n’ roll fino a pochi anni fa era effettivamente ad appannaggio prevalentemente degli uomini. Tutti possono esprimersi con la musica, e la musica riflette lo spirito di chi la compone e la suona. Nel nostro caso, la musica più che donna è punk.
“Naturalmente punk” è il titolo dell’album che uscirà a giugno, ma cosa ci dobbiamo aspettare da questo progetto?
“Naturalmente punk” è la title track dell’EP che uscirà il 7 giugno e conterrà anche “Siamo Marea” e una cover in italiano. Si tratta della nostra prima release totalmente in italiano e infatti parla molto di noi. Possiamo considerarla un nostro “pezzo manifesto”. All’estero veniamo chiamate in molti grossi festival internazionali, ma qui in Italia questo circuito ci ignora. Ma noi non molliamo, e con questo brano rivendichiamo la nostra identità.
Quali sono le emozioni che accompagnano questo progetto?
C’è molta grinta, voglia di divertirsi e di spaccare, ma nei brani riportiamo anche incazzatura e una punta di amarezza per alcune dinamiche della società odierna. Ma come sempre, c’è anche la dolcezza della sorellanza, che è il nostro “porto sicuro”.
Una carriera partita nel 1998, un bilancio su questo vostro percorso lo avete fatto?
Da garage-band un po’ ruvida, musicalmente ci siamo evolute ma senza perdere il nostro spirito e la nostra identità. Crediamo che questo nuovo lavoro lo dimostri. Pensiamo di essere una band autentica e credibile, che si sbatte tantissimo e non molla mai. In Italia fatichiamo un po’ a essere riconosciute per questo, ma pazienza. Abbiamo scritto moltissime canzoni e fatto bellissimi concerti in tutto il mondo. Yoko Ono ha perfino condiviso la nostra cover di “Kiss Kiss Kiss” su i suoi canali social! Chi può dire lo stesso?
Un calendario in costante aggiornamento e ricco di date, specialmente all’estero. Cosa ha di diverso il pubblico internazionale rispetto a quello italiano?
In alcuni paesi la cultura della musica live è migliore, la gente è più abituata ad andare ai piccoli concerti e ai piccoli festival, a frequentare alcuni locali indipendentemente da chi suona. Per una band come la nostra si tratta della situazione ideale. In Italia si tende andare principalmente solo ai grandi eventi, è più importante esserci che apprezzare il concerto in sé. Non c’è curiosità di sentire una band di cui non si conosce già il nome.
Oltre le date annunciate, ci dobbiamo aspettare sorprese?
Presto pubblicheremo le date estive! Nel frattempo stiamo già lavorando ad alcuni brani e pianificando le date autunnali sia in Italia che all’estero. Stay tuned.
Articolo a cura di Francesco Nuccitelli
Xcorsi cantano la “Generazione in fissa”
Xcorsi fuori il nuovo singolo “Generazione in fissa” è un manifesto, un ‘inno generazionale’ (citando una parte del testo) che vuole sottolineare quanto siano effimere le etichette
È uscito lo scorso 12 aprile 2024 “Generazione in fissa”, il nuovo singolo dei Xcorsi per Maionese Project/Matilde Dischi.
“Generazione in fissa” è un manifesto, un ‘inno generazionale’ (citando una parte del testo) che vuole sottolineare quanto siano effimere le etichette. Il concetto si focalizza principalmente sulla musica, sui pregiudizi dell’età verso la musica. Perché dovrebbe essere strano ascoltare la trap a 40 anni oppure Mozart a 19? Perché una canzone viene valutata per il suo trend e non per la purezza del messaggio che esprime?
Commenta la band a proposito del brano: “Un brano che ci ricorda quanto siano cambiati i tempi da “Emule” prima a “Spotify” adesso, dall’iPod allo streaming ma quando una canzone è bella tale rimane senza ulteriori sovrastrutture. Perché comunque vada ‘Stay kid come Laroi’.”
Il videoclip di “Generazione in fissa” è incentrato sul mood caotico della protagonista. Un set stile “casa primi anni 2000”, la noia della routine dello zapping frenetico alla tv. Ogni canale è sintonizzato sui Xcorsi che con outfit diversi raccontano la generazione in fissa.
Il disordine nell’ambiente e il disordine mentale, si risolvono nello special dove grazie ad una pillola stile Matrix la ragazza può entrare lei stessa nella tv, nella sua routine e stravolgere così la situazione, partecipando al videoclip della band vista fino ad ora dal divano. Ma è tutto solo un incredibile viaggio mentale.
13 anni di esperienze, di crescita e di musica che culminano nella rinascita di un progetto. Questo è Xcorsi. La band nasce nel 2008, si distingue sul palco per la presenza di un violino in grado di sfumare con dei tratti folk la sonorità pop-rock del gruppo, le cui canzoni parlano di frammenti di esperienze vissute da uno o più del gruppo.
La formazione è composta da: Luca Brambilla (violinista), Simone Campagnari (chitarrista) ed Elia Bissoli (cantante). Calcano i più importanti palchi di Verona, e nel 2020 Elio e le Storie Tese li indicano come una delle band più interessanti del panorama musicale italiano e si esibiscono in apertura agli stessi a luglio 2022 in Arena Fiera di Bergamo per il Concertozzo.
Il 31 dicembre 2020 hanno pubblicato il loro primo disco autoprodotto “Equilibrio”, disponibile sulle principali piattaforme di streaming. Nel 2022 iniziano a collaborare con Matilde Dischi di Davide Maggioni pubblicando a luglio il nuovo singolo “Il Mondo Crolla” e a ottobre il secondo inedito “Isola”.
Hanno all’attivo oltre 200 date live, di cui alcuni esempi rilevanti sono nel 2013 il Palageox (Padova) e PalaVerde (Villorba) assieme all’Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana del Maestro Diego Basso, 2015 e 2016 sul palco del “Festival di Fiamene”, nel 2018 e 2022 alla Notte Bianca di Villafranca e per RDS nel corso di Music Marathon.
Il 9 febbraio 2018 vincono il Premio “Miglior inedito” a Sanremo Jukeboxe nel contesto di Casa Sanremo. A novembre 2022 presentano alle selezioni di Sanremo giovani il nuovo singolo “7 marzo”.
Dopo essersi classificati al 3° posto alla 36^ edizione di Sanremo Rock, con “Generazione in fissa”, il brano è il nuovo singolo dei Xcorsi disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale dal 22 marzo 2024 e in rotazione radiofonica dal 12 aprile.
Video intervista a cura di Vincenzo Salamina
Dalila Spagnolo: esce il video di “Quel santo giorno”
Dalila Spagnolo: esce il video di “Quel santo giorno”, un brano profondo che racconta come la relazione possa diventare un rifugio sicuro dalle insidie della vita
Giovane e talentuosa cantautrice leccese, Dalila Spagnolo si è distinta sin dal suo esordio per eleganza e sensibilità.
“Quel santo giorno”, nona traccia dell’album “La fame nelle scarpe”, nasce come poesia.
È un brano profondo, d’amore, che racconta come la relazione possa diventare rifugio sicuro dalle insidie della vita, passate, presenti e future. Una canzone autobiografica scritta nella consapevolezza di aver imparato ad accogliere le emozioni dell’altro, nella certezza di una reciprocità. Parla di prendersi cura, è una promessa d’Amore.
La regia del videoclip, curata da Gabriele Marinò e firmata New Reclame e ARTEN, offre un’atmosfera dal sapore antico grazie anche alla fotografia morbida di Daniele Raho. Le scene sono quasi tutte a camera fissa, statiche e focalizzate sul soggetto attraverso campi medi e ritratti, con alcuni dettagli e close-up che rafforzano la narrazione e aggiungono profondità emotiva alla rappresentazione visiva.
Nel video l’autrice si muove tra realtà e sogno, giorno e notte: immersa completamente nella sua poesia d’amore, è in uno stato dormiente ma allo stesso cosciente, dove percezione e immaginazione si mescolano.
In apparente contrapposizione con le performance di Francesco Biasi, la cantautrice è ritratta quasi in attesa, in uno stato etereo di “serena malinconia”. Un dialogo delicato con sé stessa, ma soprattutto con la persona alla quale si abbandona e che riesce a entrare nella sua intima realtà.
“La Fame nelle Scarpe” è il secondo disco della cantautrice leccese Dalila Spagnolo, pubblicato a maggio 2023.
“Cantautrice di Fragilità”, in questo nuovo lavoro conserva l’amore per i ritmi africani ma si muove verso un sound più elettronico e una sperimentazione più evidente.
Un album che si presenta come una miscellanea di brani molto diversi tra loro, ciascuno con una propria distinta identità. Il filo conduttore è il tema dell’evoluzione personale e della crescita interiore. Parte dai timori per concludere con un incoraggiamento a crescere.
La “fame” è lo scopo con cui si procede, la motivazione personale, il desiderio di migliorarsi, di riflettere sulle cose che accadono intorno e dentro di sé. Le “scarpe”, d’altra parte, simboleggiano il percorso attraverso cui ci si muove.
Un viaggio lungo e tortuoso, ma fatto con le proprie gambe. Queste due parole si completano reciprocamente: la fame definisce l’obiettivo e l’intenzione, mentre le scarpe indicano la strada da percorrere. Una senza l’altra non potrebbe esistere, poiché la fame dà direzione alla strada, e le scarpe danno forma alla fame.
Sensibile ed emotiva, Dalila Spagnolo è una cantautrice classe ’98, formatasi presso l’Accademia di Coralità Emozionale e Scienze Umane “Just” della direttrice artistico-pedagogica Tyna Maria nel metodo “PraiseVoice”.
Oggi studia canto jazz al Conservatorio di Lecce e frequenta il Corso di Alta Formazione “Estetiche e tecniche della ricerca vocale e sonora”, diretto da Ermanna Montanari ed Enrico Pitozzi presso la Scuola di Vocalità e Centro Studi sulla Voce “Malagola” di Ravenna.
Come musicista e cantante è selezionata per il “Locomotive Experience” di Raffaele Casarano, di cui fa parte dal 2019 come “Locomotive Giovani” e con cui svolge due Erasmus in Francia nel 2022 e nel 2023.
Si classifica nel 2020 al secondo posto al Premio Lunezia e partecipa al Premio Musica Contro le Mafie.
Nel 2021 esordisce, giovanissima, con il suo primo progetto discografico inedito, “Fragile”, apprezzato e recensito anche dal critico musicale Dario Salvatori. Nello stesso anno è semifinalista al MEI-Meeting degli Indipendenti e vince Area Sanremo.
Nel 2022 arriva in semifinale per il Primo Maggio Roma.
Apre i concerti di Toni Bungaro nel 2020 e nel 2023.
Nel 2023 pubblica il suo secondo disco, “La fame nelle scarpe”, che presenta in anteprima a Toulouse, in Francia, e promuove nei teatri e nei luoghi d’ascolto in giro per l’Italia con il “Concerto per Voce e Corpo” Tour.
Tra le collaborazioni quelle con il percussionista del Burkina Fasu Petit Solo Diabatè in “Faut pas doutè de moi” e “Superpower”, con il batterista Mylious Jhonson (Madonna, Giorgia, Jovanotti, Tiziano Ferro, Pink, Destiny’s Child, Linda Perry, Quincy Jones, etc.) in “L’erba voglio” e “Faut pas doutè de moi”, e con la cantante Rachele Andrioli in “Crisci figghia mia”.
Il primo singolo del nuovo album, “Forse”, finalista al Premio Ciao Contest, è presentato a Lecce con un esperimento sociale mirato a far incontrare tra loro sconosciuti e a portare l’online nell’offline.
A giugno 2023 le viene consegnato un importante riconoscimento come cantautrice, la Targa Civilia – Salento, per aver contribuito a valorizzare la canzone d’autore sul territorio.
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