Romeo: in “Troppe cose” canto il coraggio di cambiare
Si intitola “Troppe Cose” il nuovo singolo di Romeo, in uscita per Leave Music. Fuori in primavera anche il primo EP solista
Romeo è un artista romano di origine siciliana. Si è fatto conoscere nel 2022 per il percorso a Sanremo Giovani, al fianco di Drill. Nel 2023 ha inaugurato la sua carriera da solista con “Occhi Nuvole” (Leave Music /distr.ADA Music Italy), inserito fin da subito nella playlist Scuola Indie di Spotify, dov’è rimasto per diverse settimane e a cui sono seguiti nel 2024 i singoli “Il Cielo di Londra” e “Troppe Cose”.
“Troppe Cose” è un brano pop dedicato alla consapevolezza. Affronta il delicato momento in cui ci si rende conto di non star più bene con una persona e si decide di prendere in mano le redini della propria vita.
Quella descritta da Romeo è una relazione complicata: il protagonista vorrebbe vivere una nuova storia d’amore, dove non ci sia dolore o sofferenza, ma sembra essere intrappolato in un vortice di sentimenti contrastanti: c’è il desiderio di allontanarsi (“Non voglio più tuffarmi nei tuoi occhi blu”) e allo stesso tempo la difficoltà nel lasciar andare (“Saremo solamente un ricordo di una serata alcolica / E finiremo a letto senza una logica”).
Allora non rimane che prendere ancora un po’ di tempo e riflettere sulla propria felicità, facendo i conti con il desiderio di rimanere a galla e l’impossibilità di fingere che vada tutto bene.
Ancora una volta, Romeo adotta un sound allegro e leggero per parlare di sentimenti intensi e pervasivi, una scelta in contrasto per raccontare che, anche quando dentro esplode il caos, possiamo cantare le nostre sofferenze con quella speranza che, alla fine, ci permette di guardare sempre al futuro, incerto ma pieno di possibilità.
Patrizio Romeo, in arte Romeo, è un artista originario di Messina. Cresce a Roma, dove conosce Mr. Brux, con cui inizia fin da subito un importante sodalizio artistico.
Nel 2019 la strada di Romeo si incrocia con quella di Francesco Manfredi, in arte Drill: esordiscono a dicembre dello stesso anno con il brano Chissenefrega, trovando fin da subito una profonda sintonia musicale e umana. Dopo alcune pubblicazioni, a dicembre 2021 inaugurano la collaborazione con Leave Music, con il singolo “Sono ancora morto”.
Nel 2022 Romeo & Drill lavorano a nuovi progetti, seguiti sempre da Mr.Brux: sono ospiti di Radio2 Social Club, dove presentano dal vivo gli ultimi singoli, si esibiscono in Sicilia, entrando nella line-up dell’Indiegeno Fest, e partecipano al concerto di Flaza di Halloween a Cinecittà World, durante il quale salgono sul palco anche Noyz Narcos e Ketama126.
I loro brani vengono trasmessi da decine di radio fm, tra cui Radio2 Indie. A novembre 2022 vincono Area Sanremo con il brano “Giorno di Scuola” e vengono scelti per partecipare alla finale di Sanremo Giovani trasmessa in diretta tv il 16 dicembre.
Il 9 giugno 2023 pubblicano “Disastro”, il loro primo e ultimo album in studio, con la produzione artistica di Mr.Brux e il contributo di Nuovo Imaie.
Il 7 luglio 2023 Romeo dà il via alla carriera solista con un primo emozionante singolo, “Occhi Nuvole” (Leave Music /distr.ADA Music Italy), inserito fin da subito nella playlist Scuola Indie di Spotify, a cui seguono “Il Cielo di Londra”, il 19 gennaio 2024, e “Troppe Cose”, l’8 marzo.
Video intervista a cura di Domenico Carriero
Nino Bruno e le 8 tracce e il nuovo lavoro “Utop-ia-o”
Nino Bruno e le 8 tracce e il nuovo lavoro “Utop-ia-o”, un album ricco di sfumature e suonato alla vecchia maniera, per un incontro intenso con il moderno e l’attualità
È uscito “Utop-ia-o”, il quinto lavoro discografico del gruppo Nino Bruno e le 8 Tracce, fuori per Goodfellas Edizioni.
La band, formata da Giulio Fazio (tastiere), Nino Bruno (chitarre e voce), Peppe Sabbatino (batteria), Massimiliano Sacchi (fiati), Zaira Zigante (voce), torna con un “surreale” nuovo capitolo musicale affiancato dalla produzione artistica di Marco Messina (99 Posse) che ha curato il missaggio e la produzione artistica.
In “Utop-ia-o” si parte leggeri, con poche sovrastrutture, si sorride a mostri seriosi (“Mamma mia che brutte facce”) e si flirta impunemente con una grande sconfitta nazionale, attraversata a passo di on’nagata come fosse un’occasione da non perdere (“Viva Caporetto”).
Un album ricco di sfumature e suonato alla vecchia maniera, per un incontro intenso con il moderno e l’attualità. Un quinto lavoro che si discosta dai precedenti e che regala nuove emozioni e nuove sonorità. Studio, passione e lavoro nel nuovo progetto della band.
Partirei con una domanda semplice e che può sembrare anche banale: come stai?
Siamo riusciti a portare a termine questo album e a farlo uscire. Quindi mi sento bene e felice, anzi, ci sentiamo bene e felici. Oggi non è scontato riuscire a portare a termine un progetto così. C’è un bel senso di soddisfazione. Poi, saremo ancora più felici quando capiremo le sensazioni e le considerazioni di chi ascolterà questo progetto.
Fare un album completo è un gesto quasi rivoluzionario in un momento, come quello attuale, dove si fanno solo singoli per le piattaforme…
Non è sicuramente semplice proporre oggi un album completo. C’è bisogno di una motivazione solida alla base, anche perché, per completare un progetto come questo, devono allinearsi determinati tasselli e bisogna trovare anche la giusta alchimia e i pezzi adatti. All’interno, infatti, sono presenti quei pezzi che in qualche modo si completano tra loro, per la musica o per il messaggio da mandare.
Com’è nato però questo progetto, perché in “Utop-ia-o” proponete generi e sonorità diverse rispetto al passato…
Nasce dal gusto della sfida e di provare a percorrere una strada nuova. Il cambiamento nasce dall’esigenza di sperimentare un qualcosa di nuovo. Di uscire dalla nostra comfort zone e confrontarci con le evoluzioni del pop degli ultimi anni. Volevamo confrontarci con l’attualità.
Qual è l’esigenza che si porta dietro questo album?
Nasce da un’esigenza di vita e di musica. Questo album è figlio di un percorso ad ostacoli, tra motivi personali e di scelte. Un album in salita, ma che spero possa regalarci tante soddisfazioni. La nostra grande gioia è stata portare a termine questo progetto.
Qual è stato invece il brano che vi ha ispirato?
“Mamma mia che brutte facce”, questo brano è uscito come singolo trainante, ma stavamo già pensando all’album.
L’estate è alle porte, ma state ragionando anche ad un tour per portare “Utop-ia-o” in giro per l’Italia?
A maggio, all’auditorium di Napoli, ci sarà la prima data di presentazione dell’album. Per le altre date, siamo ancora in attesa, ma appena possibile, le comunicheremo a tutti.
Cosa ci si deve aspettare da un vostro live?
Che non sarà mai lo stesso concerto! Ogni serata avrà elementi e parti diverse. Ci si può aspettare quindi di tutto. Ogni live non sarà mai uguale al precedente.
Articolo a cura di Francesco Nuccitelli
Grace: “In bilico”, nuovo singolo, inno della Gen Z
Grace: “In bilico”, nuovo singolo, inno della Gen Z che esplora la tensione tra il desiderio di autonomia e le aspettative sociali
GRACE reduce da un 2023 strepitoso che ha segnato il suo ritorno trionfale sulle scene con “Origine e Schemi” – brano che ha conquistato le playlist editoriali di Spotify debuttando nella New Music Friday e rimanendo per ben 4 settimane consecutive in Caleido -, GRACE inaugura il 2024 con “In bilico” (Keyrecords/Altafonte Italia), il suo nuovo singolo che esplora la tensione tra il desiderio di autonomia e le aspettative sociali.
Dopo aver affascinato il pubblico con la dolcezza sensuale di “Vanilla sky”, aver aperto le porte a sonorità più urban con un “Passepartout” di ritmo e introspezione ed aver consolidato la sua evoluzione artistica con la profonda considerazione sulla paura e l’anelito a sfuggire ad un cammino predefinito di “Origine e Schemi”, GRACE continua a distinguersi come una voce importante nel panorama musicale italiano, rendendo la sua musica un vero e proprio simbolo di rottura con le convenzioni.
Prodotta da Andrea Castelli, questa nuova release è un viaggio emotivo nell’attualità del nostro Paese, una narrazione dell’esperienza collettiva italiana che cattura l’essenza di una società costantemente “In bilico” tra sogni e concretezza.
GRACE, con la sua voce penetrante, istantaneamente riconoscibile, e le sue parole incisive, delinea uno scenario interiore che risuona con chiunque si sia mai trovato a fare i conti con decisioni di vita difficili e con il peso del giudizio, delle strade già tracciate; un’intensa riflessione sull’equilibrio tra aspirazioni personali ed esigenze pragmatiche.
La dicotomia tra passato e futuro che ben si evince nell’emblematico passaggio «passato nella mente, futuro alle spalle», apre una finestra sulle inquietudini interiori di un’intera generazione.
Parole che esprimono un senso di stallo, in cui i ricordi di ciò che è stato persistono, mentre i passi da compiere avanzano su un orizzonte sfuggente e sempre più incerto. In questo contesto, GRACE affronta la realtà della sua generazione, spesso percepita come sospesa tra le tradizioni ed incognite tipiche di un avvenire imprevedibile.
Ma il testo di “In bilico” punta i riflettori anche sulla «paura di arrivare» e su quell’invisibile ma importantissima «linea sottile di fama e di fame» in cui si esprime la lotta per l’identità e il successo in un mondo dove le opportunità sembrano sempre più sfumate. GRACE, con l’incisività della sua penna e il suo carisma interpretativo, tocca un tema universale: il conflitto interiore tra perseguire la propria passione e adattarsi ad una realtà spesso meno accogliente.
Ed è nel cuore del ritornello, «Maneggiata a vita, ma che vita sarà? Non mi va, no non mi va» che si innalza un grido di ribellione contro un destino preconfezionato. GRACE rifiuta l’idea di una vita condizionata da forze esterne, esprimendo il suo desiderio di autenticità e di autodeterminazione.
Questo passaggio chiave è un inno alla libertà personale e alla resistenza contro le pressioni di un mondo all’interno del quale, molto spesso, non ci si sente accolti, capiti, accettati.
Il videoclip ufficiale che accompagna “In Bilico”, realizzato da Chiara Bettiga e Mirko Salvagnin, montato da Goldeneye shooting e presentato in anteprima nazionale su Sky TG24, è ambientato nella surreale città abbandonata di Consonno (LC), la celebre “città fantasma” della Brianza.
Questa location, sospesa tra le sue intrinseche bellezze naturali e lo stato di desolazione dovuto all’eccesso di fama e successo dell’imprenditore piemontese Mario Bagno, diventa una metafora visiva dell’instabilità e dell’abbandono, con GRACE che si muove tra le rovine come simbolo della lotta interiore contro le avversità.
La pioggia che cade nel video aggiunge un ulteriore livello di simbolismo, rappresentando l’oppressione, ma al tempo stesso la catarsi e la rinascita che generano le sfide e i conflitti interni.
GRACE, al secolo Graziella Garassino, è una cantautrice italiana classe 2000. Energia, sensibilità, empatia ed un desiderio irrefrenabile di comunicare sono i suoi tratti distintivi. La sua missione è quella di creare, attraverso la sua musica, un rifugio emotivo per chi l’ascolta.
Con la sua arte, GRACE invita gli ascoltatori ad immergersi in un mondo di ritmi avvincenti e racconti di vita, semplici ma profondamente evocativi, offrendo un’esperienza unica che sfugge dal quotidiano e al contempo permette una profonda identificazione nei testi.
La sua passione per la musica è radicata nell’esigenza di esprimere sensazioni oltre le parole. In un’epoca in cui farsi ascoltare è sempre più complesso, GRACE trova nel pianoforte e nella narrazione di storie personali e autentiche il mezzo perfetto per condividere le sue esperienze e i suoi sentimenti.
Fin dall’infanzia, dimostra un forte interesse per la musica, iniziando ad esibirsi come cantante e intrattenitrice in vari contesti, dalle navi da crociera ai matrimoni, passando per serate musicali e party band. Questa varietà di esperienze affina la sua capacità di connettersi con un pubblico diversificato, rendendola un’artista versatile e carismatica.
Determinata a perfezionare le sue abilità, GRACE intraprende un percorso di studi formali in musica, culminato con il conseguimento di una laurea triennale in Canto e Musica Pop. Questa formazione accademica, unita alla sua esperienza pratica, contribuisce a forgiare una visione artistica unica e una solida tecnica vocale.
Nel corso degli anni, GRACE dedica tutta sé stessa alla carriera musicale, trasformando la sua passione in un vero e proprio impegno professionale. Questo percorso, la porta a diventare un punto di riferimento per la sua generazione, una vera e propria portavoce delle emozioni, delle speranze, dei sogni, delle difficoltà e delle esperienze che molti giovani sentono e vivono.
La sua musica diventa così un ponte tra l’individuale e l’universale, un medium attraverso cui innumerevoli ascoltatori trovano risonanza e comprensione. Le sue release sono molto più di una semplice sequenza di note e parole: sono un viaggio introspettivo, un’esplorazione dell’anima umana e un invito a connettersi con le proprie sensazioni più profonde.
Con ogni nuova uscita, Grace continua a dimostrare il suo talento eccezionale, guadagnandosi un posto d’onore tra le voci più promettenti e influenti del suo e del nostro tempo.
Video intervista a cura di Vincenzo Salamina
SOLO, “The importance of words” l’album di debutto
SOLO: “The importance of words” l’album di debutto, un mix di influenze in cui si bilanciano sperimentazione e orecchiabilità, tematiche sociali e testi più intimi e riflessivi
È uscito lo scorso 16 marzo l’album d’esordio di SOLO “The importance of words (songs of love, anti-capitalism and mental illness)”.
Dopo la pubblicazione di 5 singoli tutti diversi l’uno dall’altro, cosa che gli permette di avere una ampia copertura mediatica che va da Rai Radio 3 a La Stampa, passando per Metal Hammer fino a importanti riviste estere di settore quali Prog, It’s Psychedelic, Baby e Post-Punk.com, l’eclettico artista decide di racchiudere i brani già precedentemente pubblicati più altri 5 inediti in un album che è un melting pot di generi, ma allo stesso tempo coerente, con un occhio sempre puntato alla sperimentazione, all’art rock, alla psichedelia.
«Sono un ascoltatore onnivoro, sono davvero pochi i generi musicali che non rientrano nei miei ascolti. Quindi per me è naturale essere influenzato, di volta in volta, da generi musicali differenti. Al contempo, sono sempre stato molto affascinato dagli album eterogenei. In particolare, penso al “White album” dei Beatles: 30 brani, 30 generi musicali che si susseguono lasciando l’ascoltatore, di volta in volta, basito».
I Beatles, ma non solo, fra le influenze di SOLO, che vanno dal rock al pop, dal punk all’art rock, non disdegnando incursioni nell’elettronica sperimentale dei 50’s o nelle marce bandistiche da fanfara.
«Se dovessi elencare gli artisti che mi hanno più influenzato (e da cui ho rubato idee) nella stesura dei brani che compongono “The importance of words (songs of love, anti-capitalism and mental illness)” naturalmente dovrei citare prima di tutto i Beatles.
E Terry Gilliam e i Monty Python. In molti, nelle recensioni dei singoli, hanno notato attinenze con Suede, Gong, The Cure, Blossom Toes, Daft Punk e tantissime altre band che magari non ho neanche mai ascoltato: è il bello della musica e dell’arte in genere, arrivare a soluzioni affini da ascolti affini».
«Le tematiche principali trattate in “The importance of words (songs of love, anti-capitalism and mental illness)” sono di sicuro di carattere politico-sociale, in particolare legate a quella che è la nostra società dei consumi, di un libero mercato incontrollato, di un capitalismo preponderante che influenza le nostre vite.
E non di certo in maniera positiva. Influenzato dalla lettura di Pier Paolo Pasolini, Naomi Klein, Noam Chomsky, sono sempre stato molto critico verso la società e di come questa ci influenzi, anche nel nostro profondo: le “mental illness” del titolo, sono convinto, sono dovute in buona parte anche a come i costrutti sociali che ci impongono e ci auto-imponiamo ci influenzano. Quindi è tutto collegato. Anche il modo in cui proviamo amore, a chiudere il cerchio».
Particolare attenzione, all’interno dei brani che compongono “The importance of words (songs of love, anti-capitalism and mental illness)”, è stata data anche ai suoni, sia in fase di creazione/registrazione, sia in fase di mixaggio.
«Nei miei brani, oltre all’attenzione nello scrivere degli arrangiamenti quanto più particolari possibile, cerco sempre di aggiungere quel qualcosa in più sperimentando con i suoni. Ho migliaia di euro di pedali per chitarra e basso, che mi diverto a miscelare fra loro a creare suoni e paesaggi sonori.
Ho usato molte modulazioni, ambienti particolari, anche sulle voci, fino ai synth. A questo proposito, ci tengo a dire che tutti i synth dell’album sono suonati con chitarra e basso, e non con tastiere, mentre gli arpeggiatori sono stati realizzati nota per nota al PC e gli strumenti bandistici sono stati scritti sotto forma di partitura e poi digitalizzati.
Molta attenzione è stata data anche alla spazializzazione: importante è l’ascolto in cuffia, per poter apprezzare al meglio alcuni suoni che si spostano da un canale all’altro, in alcuni casi in binaurale, creando un effetto 3D, ad “avvolgere” l’ascoltatore».
All’album partecipano anche Nobody e Alidavid alle voci, rispettivamente sui brani “Something (you don’t need)” e “What’s the topic of the day? (forget the rest)”.
«Devo molto alla loro partecipazione, perché hanno colto alla perfezione l’essenza dei brani. Per “Something (you don’t need)” volevo una voce femminile che non fosse di quelle canoniche (come, del resto, non lo è la mia): la volevo sottile, un po’ bambinesca.
La cercavo, ma non riuscivo a trovarla. Una sera, ubriachi in un bar, sentii cantare Nobody (che è anche la bassista della The Bordello Rock ‘n’ Roll Band): l’avevo trovata! “What’s the topic of the day? (forget the rest)” è uno spoken word sopra le righe che scimmiotta la propaganda degli anni ‘40 (pubblicità che avevano già di per sé dei vocalist alquanto “peculiari”).
Pensando ai Monty Python (in particolare allo sketch di Terry Gilliam “International Communist Party of China”) avevo provato a registrarla io, ma la mia interpretazione era pessima. Quindi ho chiesto ad Alidavid di provarci lui. Devo dire che è impressionante il modo in cui è riuscito a ricreare quella che era la mia idea, senza che abbia avuto il bisogno di dargli chissà quante indicazioni: chapeau!».
L’album uscirà su pendrive, con molti contenuti inediti che non saranno reperibili online, fra cui due bonus disc (contenenti versioni alternative, remix e bootleg), video e immagini.
L’album, mixato da Edoardo Di Vietri presso l’Hexagonlab Studio, è stato masterizzato da Carl Saff, già a lavoro con artisti quali Sonic Youth, Mudhoney e Daniela Pes.
Voci, chitarre, bassi, elettronica e programmazioni sono di SOLO; batterie di David Garofalo e Nico Saturno (su “Hypocrisy (it’s all I see)”).
Video intervista a cura di Domenico Carriero
Musu, “Bam shabalam” il nuovo singolo
Musu, “Bam shabalam” il nuovo singolo enigmatico ed esoterico racconta momenti di verità senza espedienti e compromessi
Già in radio “Bam shabalam” il nuovo inedito di musu, prodotto da Luca Rustici, disponibile in digitale (L’n’R Productions/Universal). Fuori anche il video.
«In questo brano, che definisco enigmatico ed esoterico, scritto con Ivan Brunacci e Luca Rustici, descrivo quello che si prova quando si vive una relazione che non funziona, che diventa tossica, e quanto sia fondamentale essere onesti con sé stessi, anche se fa male.
La canzone – racconta musu – è nata a febbraio 2023, e il titolo è stata una scelta naturale, si può dire che il termine “Bam shabalam” sia nato prima della canzone: lo canticchiavamo in studio per cercare la melodia».
Il video, per la regia di Salvatore Maiorano, mostra 3 momenti, quello centrale si sviluppa in una stanza quasi onirica, con i mandala sullo sfondo a simboleggiare la presa di coscienza, le lampadine che come animate si muovono tutto intorno: è lì che viene pronunciata la formula magica “Bam shabalam”, d’improvviso la scena viene spezzata dall’immagine di due demoni danzanti, a simboleggiare forse le paure, i sensi di colpa, il caos interiore e come avvolto da un sortilegio, anche il protagonista si trasforma in uno di loro, in un vortice che sembra non avere fine. La regia è di Alessandro Musumeci, noto con lo pseudonimo musu, è nato il 1° maggio.
Ha trascorso un’infanzia serena e felice, immerso nella musica grazie al padre, che un tempo conduceva un programma radiofonico locale, riempiendo la casa di dischi.
Fin da giovane, si è appassionato al canto, scatenandosi sulle note di “Thriller” di Michael Jackson e scoprendo la sua vocazione ascoltando i Queen, in particolare la potente voce di Freddie Mercury.
Durante gli anni delle medie, ha divertito sé stesso e i suoi compagni battendo i pugni sui banchi a tempo mentre cantava “We Will Rock You”.
A 16 anni ha composto il suo primo brano e ha formato una band, trovando nella sala prove il suo mondo. Con la band Warped Minds ha vissuto l’esperienza dei primi live, esibendosi con musica hard rock e mostrando una grinta indiscussa.
La sua abilità vocale attirò l’attenzione di un chitarrista di un’altra band, coinvolgendolo in un progetto di inediti rock italiani. Successivamente, ha vissuto un periodo ricco di esibizioni a Milano e nell’hinterland.
Dopo una pausa e alcune difficoltà economiche, ha acquistato un impianto audio con un amico, proponendosi nei locali per intrattenere il pubblico.
Nonostante non fosse la sua aspirazione, questa attività gli permise di far fronte alle spese mensili. L’incontro con Davide, chitarrista della band Ondaretrò, ha segnato una svolta nella sua carriera. Insieme hanno composto e registrato l’album “I Labirinti Delle Muse” nel 2016.
Nel frattempo, ha ottenuto il diploma in canto professionale presso la NAM di Milano. Durante la pandemia, la necessità di esprimere qualcosa di personale lo ha spinto a scrivere “Hai Scelto Me“, che nel 2022 gli ha conferito un posto tra i primi 10 concorrenti del Premio Mia Martini.
Questo successo è stato la spinta per pretendere di più dalla sua musica, cercando un suono e un’immagine diversi. Inizia così la collaborazione con il produttore Luca Rustici, dando vita a nuove canzoni scritte in collaborazione con Ivan Brunacci. Nasce così un nuovo capitolo nella sua carriera artistica sotto il nome d’arte musu.
Video intervista a cura di Vincenzo Salamina
Nitidi: il nuovo singolo “Energia”… allo stato puro!
Nitidi: “Energia” il nuovo singolo del gruppo porta innovazione e freschezza nella scena rap-indie italiana, con una melodia che prende il controllo dei sensi
Nitidi, la giovane band, formatasi a Bologna, è un mix di contaminazioni di origini differenti e per questo la diversità diviene un punto di forza. La musica è la loro miglior terapia per superare le difficoltà della vita, irradiano un’energia vibrante che trasmette positività, gioia di vivere e libertà d’espressione.
Tiziano, come si è formato il vostro gruppo? Come vi siete incontrati?
Il nostro gruppo è nato a Bologna, si è creato durante la pandemia, poco prima della fine quando c’era ancora il coprifuoco, ci siamo incontrati per caso per le vie della città. Loro erano lì a festeggiare e noi, io e Gaetano – l’altro frontman – sentendo cantare da lontano, ci siamo avvicinati. Senza neanche presentarci eravamo un po’ tutti su di giri, ci siamo divertiti cantando strofe diverse. Da lì in poi abbiamo messo su la prima cosa insieme e ci è piaciuta subito. Il giorno dopo eravamo già in studio per registrare il primo pezzo.
Quante persone fanno parte della vostra band?
Siamo in quattro, io, Gaetano, Ilja il chitarrista e Lenny il batterista. Prima di incontrarci eravamo già immersi dentro la musica, ognuno con il suo percorso. Io mi trovavo dentro il rap, inventavo melodie ed è quello che faccio tuttora nei Nitidi.
Il vostro nome d’arte com’è venuto fuori?
Un giorno ci siamo messi a tavolino per scegliere un nome e ho pensato ad una canzone che avevo scritto e che avevo appena rivisitato con loro, si chiama “Luce” e si può trovare nel nostro primissimo album che si chiama appunto Nitidi. È l’ultimo brano del disco in cui c’è una strofa che dice “la luce è quasi nitida”; quando questa parola mi è balzata in testa ho subito esclamato davanti a tutti “Nitido”! Ci abbiamo ragionato su e abbiamo capito bene il significato vero del termine che ci è piaciuto all’istante.
Vi state specializzando in un genere ben preciso?
Direi di sì, ci siamo orientando sempre più verso il Rapbossa. Ad oggi la sua definizione è la migliore che identifica ciò che ha fatto nascere questo gruppo e di quello che facciamo. Siamo stati uniti da un’energia, il ritmo bossa nova che teneva Lenny, la chitarra di Ilja, io e Gaetano abbiamo costruito il rap sopra queste basi. La nostra musica però non è solo Rapbossa, ci stiamo lavorando per non risultare troppo settoriali. A livello di rap Clementino mi ha un po’ influenzato.
Come vivete la contaminazione di etnie dei vostri componenti? Il vostro gruppo è ben amalgamato?
È il fattore che rende magico il nostro gruppo, ci siamo trovati tutti a Bologna, ognuno con le proprie origini ed esperienze. Al di là della musica, il livello di umanità che abbiamo tra di noi ha contribuito a creare un legame forte, è stato un elemento cardine. Questa contaminazione è bellissima ma porta comunque tante difficoltà proprio perché ognuno di noi è distante dall’altro; a livello di linguaggio comunichiamo in inglese ma la vera impresa è vedersi fisicamente, dato che uno sta in Germania, l’altro in Toscana, io e Gaetano siamo qui a Bologna. Ci sentiamo spesso via Telegram per questioni di lavoro, ma ci vediamo veramente poco. In 4 anni diciamo che ci siamo visti un anno intero in modo sparpagliato. La musica ci ha salvato e ci aiuta a colmare le distanze, quando stiamo insieme ci divertiamo ed esprimiamo il meglio di noi stessi.
Ci racconti com’è nato il nuovo singolo “Energia”?
“Energia”, lo dice parola stessa, tratta di vibrazioni positive. La storia parla di come si attraversano le difficoltà nella vita e infatti è un brano che vuole trasmettere unione. Quando una persona vibra al suo interno diventa contagiosa per chi gli sta intorno; è una sensazione magica che ti fa sentire umano, ti rende vivo. Siamo tutti uguali, ma ognuno si esprime come vuole. Vogliamo portare la nostra energia positiva in giro e regalarla a tutti perché fa bene sia a noi che a chi ci ascolta. Il compito della musica è trasportarti in una dimensione più leggera, quando premi il tasto Play e parte una canzone cambia il proprio umore.
Per voi la musica è catartica?
Assolutamente sì, ci aiuta soprattutto a superare le difficoltà, ci dà una mano. La musica sta con noi e noi stiamo con lei, ci viviamo a vicenda.
L’idea di girare il videoclip a Bologna è stata una scelta spontanea?
Bologna è la città di partenza, è emblematica per la storia del nostro gruppo, è il posto dove ci sentiamo più a casa. Inoltre, la maggior parte delle persone che oggi ci seguono sono bolognesi, quindi si respira un’aria di familiarità.
Come nasce la collaborazione con la vostra etichetta?
La collaborazione con la “Red&Blue” nasce in modo molto spontaneo. Ilja si è sempre occupato di comunicazione, stampa e quanto altro e un giorno ci propose questa etichetta. Ci siamo fidati fin da subito e abbiamo fatto benissimo perché abbiamo incontrato gente affidabile ma soprattutto ci siamo trovati molto in linea con le idee di marketing e non solo.
Quando scrivi canzoni come trovi l’ispirazione?
Scrivo a sentimento, quasi non lo decido io. Magari durante le giornate mi appunto qualcosa sulle note del telefono che successivamente vado a riprendere. È una sensazione strana, è una presenza che ti entra dentro e devi solo tirarla fuori. In questo momento sto lavorando sul modo in cui far uscire quello che sento e l’unica via è seguire il mio istinto.
Come vivete il palco? Cosa provate quando siete in live?
Durante un live siamo super concentrati, forse anche troppo. In 4 anni abbiamo suonato solo un anno insieme, quindi stare sul palco è il raggiungimento dell’obiettivo. In quel momento sappiamo di dover dare il massimo, senza farsi distrarre. A volte ci capita qualche problemino tecnico però riusciamo a superarlo con la nostra spigliatezza. Nessuno di noi ha paura di sbagliare e questo è un approccio fondamentale. Il nostro batterista Lenny ci ha insegnato moltissimo; una volta ci disse: “se devi sbagliare devi fare il grande errore e farlo fatto bene”. Questo è uno dei consigli più preziosi che mi sia mai stato dato. Mi ha aiutato a scrollarmi di dosso paure e insicurezze che mi portavo dietro.
Che rapporto avete con il pubblico?
Meraviglioso! Non abbiamo mai avuto un pubblico moscio proprio perché, come spiegavo sull’ultimo singolo, noi siamo energici. Portiamo questo singolo dentro ogni brano e ci viene naturale vibrare insieme. Le persone percepiscono tutto ciò, si divertono insieme a noi e si è creato un ottimo rapporto.
Scegli 3 parole per definire la vostra musica…
Energia, vibrazione e unione.
Per il futuro state già lavorando su qualche progetto?
Sì, abbiamo tanta carne sul fuoco e vi aspettiamo affamati.
Cosa ti piacerebbe fare nel tempo libero?
Una marea di cose, vorrei prendere lezioni di sax, a casa ho anche un pianoforte, una tromba e una chitarra. Vorrei riuscire a suonare tutto per avere una formazione completa sugli strumenti.
Qual è il vostro più grande sogno musicale?
Fare un concerto in piazza Plebiscito.
Articolo a cura di Simone Ferri
Primogenito il nuovo brano “Pierclaudio”
Primogenito con il nuovo brano “Pierclaudio” continua l’ascesa del giovane cantautore romano, è un pezzo pop con richiami al cantautorato
È uscito lo scorso 13 marzo il nuovo brano “Pierclaudio (vengo dalla strada)” dell’artista Primogenito per Tuttomoltofresco e distribuito da Universal Music Italia.
Simbolo per eccellenza di un cantautorato ancora attivo in Italia specialmente nelle nuove generazioni, Primogenito torna dopo il grande successo del precedente singolo “Mario (alla tua età)” che ha riscosso in poco tempo più di 282 mila ascolti su Spotify.
Il brano è stato presentato live all’Alcazar di Roma quando, a seguito di una potente strategia su Tiktok, la folla intonava a memoria il brano già a poche ore dall’uscita.
“Pierclaudio (vengo dalla strada)” è un pezzo pop con richiami al cantautorato nonché quarto singolo del progetto sugli stereotipi della società moderna.
Il brano descrive in maniera ironica la vita lussuosa e sregolata del tipico “figlio di papà”, un eterno adolescente che ostenta la sua ricchezza tra feste dispendiose e viaggi sostenendo con fermezza di averla ottenuta grazie ai suoi sforzi ed alle sue idee imprenditoriali infallibili.
Le tematiche sociali protagoniste del progetto di Primogenito sono: mancanza di una sufficiente empatia nella società dovuta alla digitalizzazione e omologazione causata dall’industrializzazione culturale a sua volta determinata dalla globalizzazione.
Nei brani ogni soggetto è descritto con un linguaggio molto semplice, esattamente come vengono visti e generalizzati dalla società, ove il giudizio si basa interamente sull’apparenza, dando vita così allo stereotipo.
Ogni brano porta nel titolo un nome proprio di persona e una rappresentazione stilizzata volta ad enfatizzare le caratteristiche somatiche del personaggio descritto.
Primogenito utilizza Tik Tok come network principale, dove pubblica con costanza e continuità. Spiccano i contenuti di natura artistica, dove l’artista suona la chitarra e canta canzoni inedite con argomentazioni attuali. Tra questi, il 24 settembre pubblica un video di critica sul programma Amici che viene diffuso dai giornali e testate del settore.
Primogenito, pseudonimo di Gabriele Tosti, è un artista diciannovenne proveniente dalla periferia romana. Si approccia al mondo della musica relativamente tardi pubblicando i suoi primi singoli “Sentimenti astemi” e “1 euro e mezzo” entrambi alla fine del 2022, per poi pubblicarne altri tre nel 2023 tra i quali “Potassio” pezzo in cui Primogenito parla per la prima volta della sua vita in maniera semplice e schematica.
Video intervista a cura di Domenico Carriero
Bruno Caruso: mi sento più un operaio della musica
Bruno Caruso: un continuo sali e scendi, tra emozioni e musica, tra esperienze e concerti, regalandoci tanta bella musica
Artista a 360 gradi e musicista completo. La carriera di Bruno Caruso è stata un continuo sali e scendi, tra emozioni e musica, tra esperienze e concerti. Un viaggio partito non subito, solo in un secondo momento se si pensa ad altri percorsi, ma a differenza di altri si è riuscito a prendere tutto il tempo per capire e conoscere cosa raccontare e come emozionare. Una carriera tardiva, ma ricca di ambizione, per un cantautore che ha saputo aspettare, prendendosi il suo tempo e regalandoci così tanta bella musica. La sua versione del brano di Tiziano Ferro è un’istantanea, una foto di un percorso in costante evoluzione e che annuncerà nuovi grandi e ambiziosi progetti all’orizzonte.
Inizierei subito chiedendoti come va?
Ciao a voi, ovviamente di corsa e in fermento per i nuovi progetti, ma tutto bene grazie.
Di recente è uscita una tua versione di “Ti scatterò una foto” di Tiziano Ferro. Come mai questa scelta?
È stata una scelta abbastanza casuale, premetto che avevo detto addio alle cover ormai da tempo, anche se effettivamente non ne ho mai pubblicata una in studio. Così, proprio in studio, durante una sessione di prove; stavo canticchiando il brano di Tiziano Ferro e l’amico Roberto Picerni (il mio arrangiatore ndr.) ascoltandomi mi ha proposto di arrangiarla e pubblicarla, e così è stato.
Che cosa rappresenta per te questo brano?
È un brano che ogni tanto in acustico ho proposto durante i miei live e credo che emotivamente rappresenti un qualcosa per tanti, così come per me.
La tua carriera da solista è iniziata un po’ più tardi rispetto alla media. Ti sei preso il giusto tempo per le tue idee e la tua musica?
In effetti sì, ma non ho mai fatto calcoli rispetto al tempo ottimale. L’esigenza l’ho espressa nel momento stesso in cui è nata.
Tuttavia, hai recuperato quel tempo perso già alla grande. Tra concerti, album e canzoni. Cosa ci dobbiamo aspettare da te nei prossimi mesi?
Non so se effettivamente io abbia recuperato, anche qui nessun calcolo a riguardo, prendo ciò che viene cercando di essere pronto alle evenienze e, soprattutto, alle cose belle che la vita ci riserva. Per i prossimi mesi vedrò di dare vita ad alcune delle molte cose che sono già pronte, e di questo ne darò notizia via via.
Sei un cantautore e un polistrumentista, ma come nasce la tua passione per la musica?
La mia passione nasce da bambino, scrivevo spesso pensieri e poesie, e dopo che ricevetti in regalo una pianola, accomunai le due cose.
Oggi invece come ti definiresti come artista?
Onestamente non so se definirmi artista o meno, faccio cose inerenti all’arte ma che forse chiamarle così mi pare eccesivo; per come intendo io l’arte vera, mi sento più un operaio della musica.
Hai un aneddoto o una curiosità da raccontarci sulla tua carriera?
Ne avrei diversi di episodi curiosi, durante i live, in studio o sui set dei video e potremmo stare qui a parlarne ore, ma tra tutti mi sento di citare e ricordare i miei compagni di viaggio, quando durante le prove interminabili per i live, pur di non perdere tempo, portavamo in sala le birre e il pane. Ovviamente, il mio compito era quello di portare le soppressate, avendo io la fornitura ufficiale dai miei parenti calabresi, dedicandoci sani spuntini.
Ci puoi già segnalare concerti o prossime uscite discografiche? Insomma, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Posso dire che prossimamente (certamente prima dell’estate ndr.) ci sarà un nuovo singolo e sarà accompagnato da un video, e certamente serate live per vari locali di Roma, questo per il futuro prossimo. Mentre per quello più lontano, invito tutti a seguirmi sui miei social dove pubblicherò di volta in volta tutte le novità.
Articolo a cura di Francesco Nuccitelli
Ferretti: “Pittore” e i silenzi di un Artista Maledetto
Ferretti disponibile il nuovo singolo, “Pittore” una canzone il cui significato va al di là della storia che racconta: quella di un’artista maledetto una rock ballad cantautoriale
Dal 1° marzo disponibile “Pittore”, nuovo singolo di Ferretti. Il brano è una rock ballad cantautoriale che si alterna tra testo parlato e cantato.
“Pittore” è una canzone il cui significato va al di là della storia che racconta: quella di un’artista maledetto e delle due prostitute che frequenta.
Parla di sesso e di sofferenza, ma anche di una certa esaltazione del silenzio in contrapposizione alla parola.
La distanza e il vuoto fanno paura perché mettono a nudo e ci pongono di fronte alle nostre debolezze, eloquenti e imbarazzanti insieme.
Parlare a volte non è altro che un modo per scappare da noi stessi e dalla nostra umiliazione: comprenderlo ci aiuta a spogliarci di queste sovrastrutture e a sopportare il silenzio, cercando rifugio nel prossimo.
Le liriche di Ferretti hanno un travolgente potere evocativo, dato certamente dalla preparazione teatrale e cinematografica dell’autore; esse sono in grado di trasportare l’ascoltatore nell’ambientazione del brano: lo studio di un artista milanese che guarda sullo skyline della città.
Il “pittore” del titolo non appare nel racconto fino alla fine, la sua figura aleggia nei pensieri e nelle azioni delle due prostitute, ritratte mentre giacciono languidamente nel letto dell’artista:
“In una casa d’artista due donne sul letto / Forse si amano / Perché amano lo stesso uomo che di notte passa le ore dipingendo / Nude / Con le forme scoperte sotto le coperte”
La staticità della scena appare in contrapposizione con l’atto dell’amplesso, suggerito dalle reali intenzioni del pittore, alla ricerca di conforto dalle sue inquietudini interiori e nel tentativo di fuggire dalla solitudine che lo assale.
Il singolo, prodotto da Andrea Mei e pubblicato dall’etichetta Astralmusic, è da oggi disponibile in Radio e nei digital store.
Ferretti, all’anagrafe Mattia Ferretti, ha 26 anni e vive a Mogliano, in provincia di Macerata, nelle Marche.
Terminato il liceo scientifico intraprende lo studio della recitazione, rimbalzando tra Ancona e Roma; quindi, la sua è una formazione attoriale, almeno in principio.
Dopo alcune esperienze teatrali e cinematografiche nel 2019 inizia a comporre brani inediti e dal 2021 collabora con il produttore Andrea Mei (ex Gang & Nomadi), che una volta ascoltato il suo materiale decide di produrlo.
Nasce così un primo progetto in italiano che vede come elementi centrali la scrittura, la matrice recitativa e si prefigge di mescolare la tradizione cantautorale con il rap e il rock, il tutto accompagnato da una band essenziale in studio e dal vivo.
Il risultato è un’originale proposta crossover, che si concretizza con l’EP “23:32” uscito a luglio, ancora una volta con la produzione artistica di Andrea Mei.
Nel 2023 Ferretti è il vincitore di Rock Targato Italia ed è tra i finalisti di Musicultura.
Dal vivo ha già suonato in apertura ai Little Pieces Of Marmelade e ai Finley.
Video intervista a cura di Vincenzo Salamina
Massimo Germini, con Syria per ricordare Gabriella Ferri
Massimo Germini con Syria “Perché non canti in più”, spettacolo musicale per ricordare Gabriella Ferri una delle artiste più amate di tutti i tempi
Abbiamo intervistato Massimo Germini, storico chitarrista di Roberto Vecchioni, e apprezzatissimo musicista, compositore e produttore prima della tappa di Città Sant’Angelo (PE) di “Perché non canti in più”, spettacolo musicale per ricordare Gabriella Ferri, di cui è direttore musicale.
Il ricordo e la musica della compianta artista diventano uno spettacolo teatrale grazie a Syria e a Pino Strabioli che, partendo da una valigia rossa data dal marito e dal figlio della cantante romana piena di scritti, disegni e pensieri, hanno dato vita ad uno spettacolo-ricordo in cui Syria canta i brani, legge le pagine di diario e racconta la vita di una delle artiste più amate di tutti i tempi, accompagnata dai Maestri Massimo Germini e Josè Orlando Luciano.
Tanto l’affetto del pubblico che il trio raccoglie ad ogni replica. Una artista che era la voce del popolo romano anche fuori dall’Italia, diventando uno dei primi esempi di artista amata all’estero.
La chitarra di Massimo Germini riesce a creare l’atmosfera e il contesto in cui si snoda il ricordo della Ferri. Quella stessa chitarra che fa da tappeto all’omaggio, assieme alla voce di Paolo Marrone, ad alcune perle del repertorio di Vecchioni, nell’album “E invece non si finisce mai”, con versioni molto semplici, scarne ed essenziali.
“Quando una canzone è bella – e qua abbiamo tredici perle – non serve costruirci cattedrali sopra. Del resto, anche Gaber diceva che sperava sempre che l’arrangiatore di turno non rovinasse la magia del “chitarra e voce”. Io adoro l’essenzialità e con Paolo ci siamo trovati perfettamente in sintonia.”
Nell’intervista anche una personale condivisione della reazione di Germini alla indimenticabile esibizione, durante lo scorso Festival di Sanremo, di Vecchioni e Alfa sulle note di “Sogna, ragazzo sogna”.
Il tour di “Perché non canti più” continua con le seguenti date:
18 aprile – Teatro Nuovo – Martina Franca (TA)
19 aprile – Teatro T. Traetta – Bitonto (BA)
20 aprile – Teatro Comunale – Ceglie Messapica (BR)
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