Marco Achtner, il viaggio musicale continua con “Cantastorie” un brano commovente ed emozionante, featuring di Iosonogluls
Si intitola “Cantastorie” il nuovo singolo di Marco Achtner, uscito lo scorso 7 marzo, con il featuring di Iosonogluls giovane cantante e autrice già nota al grande pubblico per aver partecipato ad X Factor nel 2022.
Il cantautore e produttore romano (che, con le sue tracce da milioni di stream, ha raggiunto le vette delle classifiche dance internazionali) racconta in un brano commovente ed emozionante, la facilità con cui, nel panorama musicale odierno, la fama si può creare e distruggere in pochi attimi.
Una traccia contraddistinta da caratteristiche che, sicuramente, riconducono al mondo tradizionale del cantautorato italiano ma con sonorità che colpiscono nel segno quella che è l’evoluzione della scena, come d’altronde Marco ci ha già abituato con i suoi precedenti lavori sempre caratterizzati dalla varietà di generi che riflettono il suo ampio spettro musicale e la sua versatilità.
«Ho scritto questo brano pensando ad Andy Warhol che vedeva un futuro in cui la fama sarebbe stata istantanea, alla portata di tutti ma fugace. Secondo me quel futuro, nel bene e nel male, sta sempre più diventando realtà.
Oggi il successo potrebbe esploderci in faccia come potrebbe scivolarci dalle mani prima che ci si accorga di averlo davvero raggiunto.
Chiunque può proporsi al mondo tramite un social network e chiunque può essere eletto come il nuovo fenomeno del momento, anche senza che lo voglia» racconta l’artista che negli ultimi anni è arrivato più volte al numero 1 delle classifiche dance in Italia e in Europa. E ha scritto e prodotto con artisti del calibro di Mogol.
“Cantastorie” è un brano dalle atmosfere malinconiche del passato con lo stile e lo spirito Indie del ventunesimo secolo, il tutto accompagnato da un immaginario fatto di neon luminosi e intensi. Che ritornano anche nel videoclip della canzone.
Due voci che si fondono senza artifici quello di Marco Achtner e Iosonoguls, e danno vita a un duetto intimo e riflessivo che trascina l’ascoltatore in una piacevole realtà parallela.
Prodotto e arrangiato da Eros Nanni, è in vendita in tutti i negozi digitali dal 7 marzo.
Video intervista a cura di Vincenzo Salamina
Nobraino: veri e propri “Animali da palcoscenico”
Nobraino “Animali da palcoscenico” il nuovo album ha un’anima indie rock molto energica e travolgente rappresenta un viaggio attraverso il tempo
Nobraino, band romagnola, torna sulla scena musicale con la sua essenza più pura, riabbracciando il processo creativo dei loro esordi. Il nuovo progetto rappresenta un viaggio attraverso il tempo e unisce il cantautorato italiano con il rock degli anni ’90 e 2000. Riescono ad esprimere pienamente l’istinto famelico tanto in studio quanto durante lo show. La loro missione è accendere un riflettore sui piccoli palchi che si stanno spegnendo e provare a farli riemergere.
Da dove viene il vostro nome d’arte “Nobraino”?
È nato in un periodo punk, dall’inglese “no brain”, senza cervello. Volevamo essere dei punkettari filo anglofoni ma mantenere anche la nostra italianità. Negli anni ’90 le prime 20 posizioni delle classifiche erano occupate da artisti stranieri, oggi invece il nostro paese domina. All’epoca di rock italiano se ne faceva veramente poco, per cui avevamo voglia di essere sia esterofili che non.
Il vostro gruppo da quante persone è composto?
È formato da un quartetto: un basso, una chitarra, una batteria e la voce. Nel corso degli anni abbiamo sempre cercato un quinto elemento, ossia un fiato; abbiamo avuto uno al flauto traverso, uno al sax, al trombone e alla tromba. Attualmente questa posizione è ricoperta da un cantante tastierista e chitarrista, che esordisce con noi in questo tour invernale. È una donna, che in un gruppo di soli uomini tende a migliorare lo spogliatoio e a renderlo più coeso.
La passione per la musica rock come nasce dentro di voi?
Risale agli anni ’90, al liceo io e il batterista eravamo al banco insieme e c’era questa voglia di formare una band. Questo desiderio era molto più forte rispetto al diventare musicisti e suonare.
Cosa contiene il vostro ultimo album “Animali da palcoscenico”?
È una raccolta di brani che sono venuti fuori negli ultimi anni, soprattutto in quelli di pausa. Abbiamo messo insieme un po’ di pezzi, anche arrangiati, che piacevano al pubblico. L’aspetto che li unisce è che sono brani scritti per il palco e non per noi, questo è l’involontario trait d’union. Dopo una tournée estiva abbiamo rispolverato il repertorio e ci siamo resi conto quali fossero le cose più piacevoli da portare durante un live, danno un certo ritmo alla serata. Sono funzionali per uno show perché hanno un’anima molto rock e li avevo già testati abbastanza dato che li avevo suonati sui palchi in questi ultimi anni. Hanno già superato la prova dello show, essendo appunto animali da palcoscenico.
Qual è il significato della copertina del disco?
È una visione che ha avuto l’illustratore quando gli abbiamo spiegato il titolo. Noi l’abbiamo approvata dopo qualche bozza a prova di matita. A me ha convinto molto perché mi ha trasferito l’idea di questa possessione che si ha durante i nostri concerti. Vivo quello stato di trans quando suono, subentra quel demone che ti possiede per quell’ora e mezza. Inizialmente era stato realizzato su uno sfondo bianco, in seguito abbiamo lavorato per farlo diventare un po’ più notturno.
Siete stati influenzati da qualche artista o band durante il vostro percorso?
È tutto un insieme di cose, i nostri riferimenti durante gli anni ’90, la nostra età sensibile, erano Freddie Mercury, Bono Vox, Frank Sinatra. I grandi showmen mi sono sempre piaciuti molto, i frontmen in genere sono particolarmente istrionici e mostrano un grande senso di generosità durante le esibizioni.
Una delle tracce più significative dell’album è Glenn Miller. Qual è l’idea che c’è dietro?
Avevo un concerto in omaggio di Paolo Conte e per questo progetto avevo scritto degli inediti. Era uscito un disco ed eravamo un duo, piano e voce. L’idea era di scrivere una storia di un musicista jazz e ho preso spunto da Glenn Miller. Il brano era già stato ultra-testato, era un pezzo che funzionava tanto perché lo avevo misurato bene, soprattutto quando spiegavo tutta la storia dietro, notavo un maggior engagement. È uno dei brani che gestisco meglio a livello vocale ed è diventato il pezzo centrale del disco.
Il videoclip del brano è molto particolare e solleva una questione importante, ovvero che piccoli club, sale, minifestival e contenitori non convenzionali di musica stanno smettendo progressivamente di fare concerti. Avete delle proposte per far riemergere questa scena underground?
È un domandone! Noi come gruppo abbiamo suonato spesso in questi piccoli posti, siamo molto legati a questa tematica. È un intervento che deve arrivare da più direzioni. Innanzitutto, servirebbero sicuramente degli incentivi a livello strutturale, come una defiscalizzazione sulle questioni riguardanti l’organizzazione di un live, sotto le 100 – 150 persone, in modo tale da facilitare di più questa pratica. Inoltre, i tasselli della SIAE dovrebbero essere annullati. L’iniziativa dovrebbe partire anche da alcuni artisti italiani molto conosciuti che, anziché perseverare nella pratica dello stare a casa e mantenere alto il loro valore di mercato, durante l’inverno potrebbero organizzare un tour in questi piccoli club.
Sarebbe un ritorno alle origini far tornare di moda questi eventi?
Diciamo che tutti iniziano così, ma tutti continuano così. Ognuno di noi è dipendente dall’emozione dell’esibizione.
Cosa si prova a suonare in questi piccoli posti? Che atmosfera di crea?
È una figata! È molto più gestibile rispetto ai grandi palchi in cui sei più dipendente dalla tua performance. In questi contesti il pubblico è molto più partecipe, più immerso nel live. C’è una fusione tra pubblico e artista, c’è una corresponsabilità nella buona riuscita del live. Noi siamo cresciuti con questo modus operandi e siamo molto legati a questa dimensione. Ci sono meno filtri e meno mediazioni. Ci sei tu, lo strumento e il pubblico a due metri. È come la differenza tra il correre con i Go-kart e la Formula 1.
C’è una frase dei Pinguini Tattici Nucleari che dice: “far stage diving è il modo più bello di volare”. Che ne pensi? Ti riconosci in questa visione di immersione?
A livello energetico è un’esperienza abbastanza sconvolgente perché c’è un trasferimento forte di energia che ti dà molta adrenalina. È un momento sempre molto spettacolare, credo che sia così valorizzato perché rappresenta molto bene il concerto come un rito collettivo. È un qualcosa di atavico vedere un uomo sorretto da altre persone che se lo passano come se fosse un idolo.
Che rapporto si è creato con la gente?
C’è molta coscienza e fidelizzazione. Si è formata quasi una tifoseria, perché loro sanno come noi agiamo. È una visione quasi eccessivamente romantica, c’è un pubblico di nicchia, anche se dal punto di vista del business musicale non è molto premiante.
Avete dei progetti in lavorazione per l’avvenire?
Adesso siamo portando in giro questo disco e poi gireremo anche nei club durante l’estate, ma non è ancora niente di certo. A me piacerebbe fare un altro disco già entro un anno, vorrei finire in sala prove il prima possibile.
il calendario:
29/03 – PERUGIA – URBAN CLUB
31/03 – CESENA – VIDIA
04/04 – MILANO – MAGAZZINI GENERALI
05/04 – TORINO – HIROSHIMA MON AMOUR
13/04 – VERONA – THE FACTORY
18/04 – ROMA – LARGO VENUE
19/04 – FIRENZE – VIPER THEATRE
20/04 – NONANTOLA (MO) – VOX CLUB
24/04 – BARI – DEMODE’ CLUB
30/04 – NAPOLI – DUEL CLUB
Articolo a cura di Simone Ferri
Mal: 80 candeline con un nuovo album
Mal: 80 candeline con un nuovo album “I’m still singing” l’artista si riappropria delle sonorità rock e delle ballad dalle atmosfere internazionali
In radio il singolo che dà il titolo al nuovo album di MAL “I’m still singing”, con brani in inglese e italiano, già disponibile sulle piattaforme e store digitali, oltre alla versione in vinile, dal 27 febbraio, per l’ottantesimo compleanno dell’artista celebrato anche con un libro autobiografico.
Nel cuore di Roma, nel mitico Piper club, nasce la leggenda di Mal dei Primitives, quel ragazzo dallo sguardo carismatico e dall’accento inconfondibile, che segnerà la storia del rock e della dance. Era il 1966 quando Mal, giovanissimo, si ritrovò in una Roma fervida di sperimentazione musicale.
“La mia meravigliosa carriera in Italia cominciò proprio nel locale di via Tagliamento numero 9, – ricorda Mal – un luogo ispirato ai modelli inglesi dai quali provenivo”.
Mal e il suo gruppo furono scoperti da due attenti osservatori del mondo giovanile e della musica: Alberigo Crocetta e Gianni Boncompagni che si trovavano a Londra in cerca di idee e contaminazioni, e non esitarono a mettere sotto contratto i The Primitives.
Il gruppo musicale conquistò fin da subito la simpatia del pubblico italiano, ma fu soprattutto Mal che, con la sua singolare vocalità ed un look alquanto singolare, riuscì a ritagliarsi un posto importante nel panorama musicale.
Ora in occasione dei suoi ottant’anni esce, prodotto da Clodio Music, un album che contiene brani in inglese e in italiano, “I’m still singing”, in cui l’artista si riappropria delle sonorità rock e delle ballad dalle atmosfere internazionali.
“Sono 80 anni che aspetto questo giorno (il mio 80esimo compleanno) e finalmente è arrivato: posso presentarvi il mio nuovo Lp intitolato “I’m still singing” che vuol dire letteralmente: sto ancora cantando.
L’album contiene undici brani, molti dei quali scritti da me, altri da miei amici; il messaggio è ben chiaro: io non sono ancora in pensione, – sottolinea Mal sorridendo – perché ho ancora tante cose da dire ai miei fan, che mi hanno seguito in tutti questi anni”.
Il singolo che dà il titolo all’album: “I’m still singing” è il tema conduttore dell’intero lavoro; traducendo dal testo Mal canta “Continuo a cantare… Continuo a fare lo swing Il rock e il ritmo tengono i miei piedi sul pavimento. E io continuo a danzare. Continua ad essere romantico…”
A impreziosire questo primo singolo, la straordinaria partecipazione alla batteria di Pick Whiters, ex componente dei The Primitives e batterista di una delle band più grandi e famose della storia, i Dire Straits. Da oggi fuori anche il video per la regia di Michele Vitiello.
In concomitanza con l’uscita dell’album e della preziosa stampa in vinile, esce anche un libro autobiografico per l’editore Bertoni: “La furia di Mal”.
Il libro nel titolo rievoca un’altra avventura emblematica dell’artista: “Nessuno credeva che quel telefilm così datato potesse avere successo ma accettai comunque di cantare la sigla. Si intitolava Furia e la serie aveva come protagonista uno stallone nero.
Non avevamo previsto di produrre un disco con il brano, ma solo di trasmetterlo all’inizio e alla fine di ciascun episodio e… Non ci crederete mai (o forse sì, dato che tutti di certo conoscete la storia) ma i bambini impazzirono quando sentirono la canzone.
Da un giorno all’altro, tutti erano alla disperata ricerca del disco di Furia e la Ricordi, scioccata, si affrettò a produrlo e a metterlo sul mercato. […] Pensate che fu proprio in occasione del mio trentatreesimo compleanno che Furia raggiunse il primo posto della hit parade e vendette più di un milione di copie. E ancora oggi va fortissimo!”.
Un festeggiamento nel festeggiamento per Paul Bradley Couling in arte Mal che Il 24 settembre del 1959 cominciò a lavorare come apprendista elettricista e, per sorprendenti coincidenze, la musica lo ha portato ad essere una leggenda.
Questa la Track list dell’album con titoli e autori
I’m still singing (Paul Bradley Couling)
Piango perché (Lantranco Busnelli, Agostino Angelini, Riccardo Di Filippo)
Un pensiero che volava (Paul Bradley Couling, Lanfranco Busnelli, Agostino Angelini, Riccardo Di Filippo)
Keep on holding on (Paul Bradley Couling)
Persi nel tempo (Gabriele Orsi, Gaetano Parise)
Audio intervista a cura di Vincenzo Salamina
Sierra, il nuovo album è “Per sempre”
Sierra: “Per sempre” l’ultimo lavoro discografico del talentuoso duo dell’alternative rap italiano, un disco che raccoglie le esperienze personali dei due artisti
È uscito di recente “Per sempre”, l’ultimo lavoro discografico dei Sierra, il talentuoso duo dell’alternative rap italiano, formatosi nel 2017 e composto da Medium (Massimo Gaetano) e Sila Bower (Giacomo Ciavoni).
“Per sempre” (Virgin Music Group), è un disco che raccoglie le esperienze personali dei due artisti, dall’amore, alla voglia di rivalsa, per passare alla nostalgia e alla crescita personale, passando così da brani più leggeri ad altri più malinconici e profondi, legati tra loro da una sapiente alternanza. Riuscendo così ad esprimere e a far capire la loro idea musicale.
Un progetto che rappresenta quindi la maturazione artistica del duo, capace di affrontare così temi delicati e sentiti, utilizzando però generi differenti e appoggiandosi anche a tre interessanti collaborazioni, che esaltano i rispettivi pezzi, senza però rubare la scena.
Un progetto introspettivo e accurato, figlio di una profonda consapevolezza di se stessi e di una maturazione artistica e musicale. Un album libero, alla portata di tutti e per tutti, svincolato dalle logiche e dalle restrizioni del mercato odierno.
Composto da undici brani, l’album racconta le diverse sfaccettature dei Sierra, dall’amore raccontato in “Per sempre”, brano che apre e dà il titolo a questo progetto; al racconto della loro vita, della loro storia e del loro quartiere, con un pizzico di nostalgia e rivalsa in “Ricorderai”.
In “Troppo vicini” troviamo Nicolette come primo featuring presente nell’album e scopriamo un pezzo che vive di sonorità pop e la cui narrazione si concentra sull’attualità e sul come si vivono molte relazioni moderne, dove non si sa se stare troppo vicini o troppo lontani, dove le vie di mezzo non sono contemplate e non si sa se affrontare il fuoco o il freddo.
In “Cellofan” il duo racconta, in pieno stile hip hop anni novanta, le cose belle della vita e quella sana incredulità nel cogliere quei momenti. Un messaggio per vivere l’oggi, senza rimpianti e con l’amore con il mondo in mano.
A Seguire, il brano “Piccola Fiammiferaia”, che prende ispirazione dalla favola di Christian Andersen e che vive il contrasto tra le sonorità di una melodia più dance e un testo malinconico, magico e ricco di sfumature.
In “Malincuore” troviamo il secondo featuring dell’album, questa volta con Quest e si va verso una canzone più leggera e dove torna il concetto dell’amore, ma in una nuova veste; un amore lontano, finito da tempo e malinconico.
Con “Nostalgia” il duo propone un brano spirituale, impegnativo e introspettivo, un brano fedele al titolo e al guardarsi dentro con quel pizzico di nostalgia.
In “Love Therapy” troviamo delle contaminazioni latine e un testo forte, infatti nel brano si racconta di una figura femminile che attua comportamenti manipolatori verso il prossimo. Il potere di soggiogare gli altri tra messaggi e messaggini…
“SR” è invece brano dal ritmo incalzante e che parla di rivalsa e della forza di ritrovarsi, ancora di più nelle difficoltà e nelle insidie.
Con Wayne si confeziona l’ultimo duetto, il brano in questione è “DNA”. Questo è il brano più sperimentale della raccolta, quasi psichedelico in alcuni punti, in quanto unisce una scrittura tipicamente rap ad una produzione con tendenze Deep House. Una fusione tra mondi diversi che funziona.
Last but not least, l’ultimo brano, ma non per questo il meno importante, ed è quindi il caso di “Battesimo”, la follia secondo i Sierra per un brano diviso in due parti; nella prima un pianoforte misterioso scatena lo sfogo di Medium, nella seconda una parte più strumentale Sila a devastare tutto con una strofa di denuncia e rivalsa. Il gruppo lascia intendere che questo è il loro vero battesimo.
Tracklist:
“Per Sempre”;
“Ricorderai”;
“Troppo Vicini” feat. Nicolette;
“Cellofan”;
“Piccola Fiammiferaia”;
“Malincuore” feat. Quest;
“Nostalgia”;
“Love Therapy”;
“SR”;
“DNA” feat. Wayne;
“Battesimo”.
Articolo a cura di Francesco Nuccitelli
Leonardo Pinsaglia, “Portami via” album d’esordio
Leonardo Pinsaglia, “Portami via” il suo primo album, un progetto composto da canzoni che nascono dalla musica d’autore italiana
Alessandra Lumachelli dialoga con … Leonardo Pinsaglia – Drinking (and Dancing) with L. A.
Ciao, lettori di Musica361, mi chiamo Alessandra Lumachelli e da oggi mi potrete trovare anche qua, con le interviste musicali che io racchiudo sotto il mio nome registrato “Drinking with L. A.”, e cioè “Un drink con Alessandra Lumachelli”. Io tendo a chiamare i miei lettori e più in generale i miei ascoltatori “Angels”. Spero vi piaccia questo appellativo: del resto gli angeli fluttuano nell’aria proprio come la musica, giusto? Vi leggo con piacere nei commenti. Ah, mi raccomando: bevete (e scrivete!) con moderazione.
Preferisco intervistare dal vivo, ma quando non è possibile, per la distanza o per vari impegni, il web offre fantastici modi per collegarsi. In questo caso, io e Leonardo Pinsaglia abbiamo amici di Instagram in comune, ed oggi ho pensato di condividere con voi, Angels, questa nostra chiacchierata.
Se tu avessi la macchina del tempo, c’è un luogo, un’epoca in cui troveresti ispirazione?
“Se avessi la macchina del tempo, tornerei negli anni in cui il cantautorato italiano era ancora sacro e intoccabile, rispettato e libero, ma anche leggero e non solo politico. Molto probabilmente negli anni ’80”.
Cos’è per te l’empatia?
“L’empatia per me è lo sfogo più puro dell’intelligenza emotiva. Per essere empatici bisogna sapere quando prendersi sul serio e quando dover ironizzare (anche su sé stessi). L’empatia è l’energia di cui godono le persone vicino a noi, quasi senza accorgersene. Non tutti sono pronti a donare empatia, pur avendone. Purtroppo, non tutti sanno cosa sia il dono. Certo, per essere empatici con gli altri, a mio avviso, bisogna saper essere empatici anche con sé stessi. Spesso sono le guerre interiori, quelle difficili da superare, ricadono anche sugli altri. Lo scopo della vita lo immagino così: essere buoni con sé stessi, e se, purtroppo, fortunati a incontrare nel nostro cammino le persone fortemente empatiche, provare ad essere anche bravi a conquistarle. Questa è la ricchezza, di cui la chiave è proprio l’empatia”
Credi nelle competizioni musicali?
“Credo nelle competizioni musicali, ma solo se le perdessi. Nell’arte che esce fuori da una competizione può esserci spazio per più di una persona, ma purtroppo le competizioni sono cattive. La vera competizione è con me stesso. Non crederei mai di essere più bravo di un mio concorrente. Ma crederei molto in ciò che può lasciarti dentro una delusione, un’esclusione o un consiglio. Credo nelle competizioni per il miglioramento che può autogenerarsi dopo un “fallimento”.
C’è una particolare ora del giorno in cui ami scrivere?
“Generalmente amo scrivere la sera prima di addormentarmi e riprendere, ciò che ho scritto, durante la giornata seguente. La notte è l’istinto, è il flusso di coscienza, e il giorno seguente è l’Ordine dopo il Caos. D’estate cerco di dedicare all’alba e al tramonto lo stesso tempo, sono due facce della stessa medaglia, pur continuando a preferire le ore a cavallo della mezzanotte per la scrittura”.
Quale arte, oltre alla musica, salveresti, se fossi costretto a scegliere?
“Oltre alla musica, se dovessi scegliere drasticamente sceglierei di salvare l’Arte del Cinema. Quando ci sentiamo intrappolati nella realtà sociale, è la finzione che ci rende liberi, di fare, di dire, e anche di sognare. Il cinema, è un’altra realtà, e anche quello malinconico è speranza. Il cinema è evoluzione sia di una fotografia, e quindi dei ricordi, sia della pittura, e quindi dell’immaginazione, insomma, il cinema è l’arte dell’evoluzione umana”.
Cosa consiglieresti a una/un giovane artista emergente?
“Ai giovani come me, consiglio la curiosità, dote innata in tante persone, su cui si può lavorare anche tanto. Oltre alla curiosità consiglio la libertà di scrivere, lasciarsi andare, sapersi guardare dentro anche quando non si è più capaci a guardarsi allo specchio. L’arte è libertà, nessuno giudica la curiosità di un giovane che sperimenta la propria Arte”.
Ben detto. Del resto, per lo scrittore francese Joseph Bédier “il cinema è un occhio aperto sul mondo”. E a noi piace osservare e interrogarci, giusto? Alla prossima!
Leonardo Pinsaglia, studente di Economia Aziendale, calciatore della Narnese, scrittore e cantautore classe 1999, nato a Narni (Terni). Il 19 febbraio ha pubblicato il suo primo album intitolato “Portami Via” disponibile su tutte le piattaforme digitali. È un progetto composto da dieci canzoni che nascono dalla musica d’autore italiana passando per il rock, per la nuova elettronica leggera e l’indie pop.
Venerdì 1° marzo ha presentato l’album e qualche inedito nella splendida cornice del Teatro Manini di Narni. Nei suoi lavori di scrittura dei testi è alla continua ricerca di parole che tramite la loro combinazione possano far emozionare le persone.
Nei lavori di composizione musicale del brano cerca a volte di accompagnare il significato delle parole che ha scelto e a volte di contrastarle nettamente. Amante della sperimentazione delle parole, non a caso i suoi cantautori preferiti sono Gazzè e Fabi per la loro armonia tra testi e arrangiamenti, Cremonini per la sua follia, Battisti per la sua inarrivabile semplicità di emozionare, Battiato per la sua immensità.
Il suo sogno è scrivere i testi degli interpreti Pop italiani, ricoprire il ruolo di autore, in una casa discografica, di cantanti che nel mondo Pop svariano per atteggiamento, idee e stile.
Adora descrivere la sintonia e l’energia tra i corpi, i colori degli spazi aperti e i dettagli degli spazi chiusi. La sua passione per la scrittura di testi e musica è nata dall’evoluzione della passione per la scrittura in prosa, che lo ha portato a pubblicare nel marzo 2022 un romanzo psicologico dal titolo “Alienazione: la condizione dell’uomo disorientato”.
Adora la poliedricità, l’eclettismo, la curiosità, e perché no, un po’ di sano esoterismo.
Trovate Leonardo Pinsaglia qui: www instagram com /leonardopinsaglia
Articolo a cura di Alessandra Lumachelli
Lolloflow, esce con il suo primo EP “Déjà-vu”
Lolloflow, il producer multiplatino di “Mare Fuori” esce con il suo primo EP “Déjà-vu” un lavoro introspettivo di profonda analisi
È uscito lo scorso 8 marzo “Déjà-vu”, l’EP d’esordio del producer multiplatino Lolloflow, per Flamingo Management.
Sette brani di cui quattro inediti che raccontano le diverse sfaccettature emotive dell’artista romano.
Déjà-vu è un lavoro introspettivo, dove si scandaglia principalmente il mondo sociale in cui l’artista è immerso.
Lolloflow analizza sé stesso, i suoi rapporti di coppia e d’amicizia che sono continuamente messi a rischio da una società che sembra andare troppo veloce.
Un EP avvolgente, dove l’urban trap si unisce al pop dove melodie delicate si intrecciano con beat energici e arrangiamenti ben ponderati.
Presente anche “Foglie D’autunno,” il featuring con Matteo Paolillo, che si trova anche nella serie di successo “Mare Fuori”. La focus track dell’EP è l’omonima déjà-vu un brano dalle melodie pop romantiche che analizza come tutta l’umanità commetta errori: “sbagliare è umano”.
Riguardo a questo concetto e in generale sull’EP l’artista sostiene:
«Tutti sbagliamo, e talvolta si sbaglia anche quando si avverte il sentore di commettere errori “dannato déjà-vu”.
È la vita stessa che ci espone all’errore. È facile cadere quando si è in bilico, ed è altrettanto facile ferirsi e ferire “anime in bilico sopra i rasoi”.
Ma le persone che commettono errori inevitabilmente se ne pentono o se ne vergognano e, al tempo stesso, si perdonano, comprendendo che sbagliare è umano e fa parte del “gioco della vita”.
Nel mio EP racconto proprio questo: la mia vita. L’amore le paure, gli errori ricorrenti che talvolta possono minare la serenità.
Perdersi per poi ritrovarsi, sbagliare per poi ritornare sui propri passi, prendersi una pausa per allontanarsi da tutto ciò che è tossico e, in un modo o nell’altro ci fa stare male».
Questa la tracklist dell’EP:
1) Déjà-vu
2) Rimpianti
3) Giurami
4) Ti perderò
5) Metto Il Mondo In Pausa
6) Foglie D’autunno
7) Variazione D’autunno
Lorenzo Gennaro in arte Lolloflow nasce a Roma il 27 agosto 1997.
Sviluppa la passione per la musica a 12 anni grazie a pianoforte per poi avvicinarsi al rap e alla hip hop culture al liceo.
Dopo il diploma in fonia al Roberto Rossellini, Lolloflow studia al Centro Sperimentale di Cinematografia e incontra Matteo Paolillo e Pietro Jellinek.
Insieme formano il collettivo rap/ trap Suba Crew. Il progetto si incentra sulla commistione tra le nuove correnti urban e il dialetto partenopeo.
La collaborazione con Matteo Paolillo continua anche negli anni successivi. Brani come O’ Mar For (Doppio Platino), Sangue Nero vengono inserite rispettivamente come sigla e brano della colonna sonora della serie di successo “Mare Fuori” diventando dei successi eccezionali.
Nel 2023 Lolloflow produce un’altra hit “Origami All’Alba” (triplo platino) legata a Mare Fuori, cantata sia da Clara Soccin che da Matteo Paolillo e Lollowflow stesso.
Come producer firma diversi dei brani presenti nell’EP “Matteo” e l’album “Come Te” di Matteo Paolillo.
Ora Lolloflow è pronto per un percorso come artista a tutto tondo, producendo le tracce e cantando i propri testi.
Video intervista a cura di Domenico Carriero
Gianni Scardamaglio: “Solo cu tte” il nuovo singolo
Gianni Scardamaglio: “Solo cu tte” il nuovo singolo un brano che esalta l’amore nella sua genuinità e semplicità, tanto da vincere ogni tipo di pregiudizio e colorazione
Il 4 febbraio è uscito il suo nuovo singolo di Gianni Scardamaglio in lingua napoletana, dal titolo “Sulo cu tte”, disponibile su tutti i Digital Stores e accompagnato da un videoclip. Un brano che esalta l’amore nella sua genuinità e semplicità, tanto da vincere ogni tipo di pregiudizio e colorazione.
Gianni Scardamaglio, artista musicale di Ercolano che vive proprio ai piedi del Vesuvio. Si definisce “Cantante Pop, ca Malatìa ‘e l’America”
“Il mio modo di cantare infatti è principalmente Pop, ma è stato contaminato da generi musicali come Soul, R&B, Blues e Gospel, senza mai perdere però quelle che sono le mie radici partenopee.”
Numerose sono state le esperienze che lo hanno visto protagonista: cerimonie, piazze e teatri come il San Carlo, fino ad arrivare in TV su Rai 2, come concorrente di The Voice of Italy, nel Team Facchinetti nel 2015.
“Ad oggi mi dedico al mio progetto di inediti, con brani scritti da me ed anche in collaborazione con autori e compositori di spessore, come Alfredo Franciosa, Bruno Lanza, Leonardo Barbareschi, Sally Monetti e Federico Spagnoli.”
“Finanzio da solo il mio progetto musicale. Pubblico e distribuisco indipendentemente la mia musica e la porto in giro per i miei eventi live in piazze, teatri ed eventi privati.”
Abbiamo chiesto a Gianni cosa chiede alla musica: “…di emozionarmi sempre e di tenermi sempre vivo con un sogno da inseguire. Spero che la mia passione per la musica ed il mio talento, possano un giorno diventare un mezzo per emozionare e fare del bene a chi ne ha bisogno.”
CREDITI
Sulo cu tte – Gianni Scardamaglio
Testo e Musica: Gianni Scardamaglio – Stanislao Montagna – Bruno Lanza
Rec, Mixing & Mastering presso lo studio:
Artistika Recording di Graziano Donadona
Batteria: Claudio Sannino
Basso: Sergio di Gennaro
Chitarra: Federico Luongo
Piano e Programmazione: Graziano Donadona
Arrangiamento: Graziano Donadona
Video intervista a cura di Domenico Carriero
Filippo Ferrante: vivere in armonia “come le note”
Filippo Ferrante “Come le note” il nuovo singolo è un inno alla complessità della vita umana, espressa attraverso la metafora delle note musicali traslate nell’attualità
Filippo Ferrante, cantautore pugliese, va sempre alla ricerca dell’armonia perfetta ma accetta la sua quotidianità imperfetta. L’equilibrio, contaminato dai ritmi frenetici e dai social media, va sincronizzato con la melodia, catturando l’essenza delle nostre esperienze più autentiche. L’artista ha messo in luce come l’essere umano debba essere sempre in lotta per trovare il giusto accordo con il mondo.
Come hai coltivato in questi anni la tua passione per la musica?
Ho iniziato da bambino con la chitarra classica, poi ho sperimentato anche quella elettrica; ho fondato la prima band, i 61 Cygni, iniziando a cantare come corista e come frontman. Da lì in poi è stato tutto un work in progress, ho scritto le mie prime canzoni e tuttora continuo a fare quello che mi piace di più.
Nel corso della tua carriera artistica c’è stato un momento in particolare che ti ha segnato o che ricordi con molto piacere?
Il momento più importante risale al 2008 quando ho partecipato con la mia band al Battiti Live. All’epoca era molto conosciuto specialmente al Sud Italia, era un po’ il Festivalbar del meridione, oggi è nazionale. È stata sicuramente l’esperienza più significativa perché abbiamo fatto nove date in tutta la Puglia e in Basilicata, mai ripetute in queste quantità. Abbiamo condiviso il palco con artisti che vediamo tuttora, come Le Vibrazioni, Tiromancino, Alex Britti e tanti altri.
A livello personale invece qual è l’esperienza più bella che hai vissuto?
Quando ho iniziato la mia carriera da solista uno degli episodi che ricordo con piacere è la mia prima produzione e tutta la fase di registrazione in studio. Registrai subito un album ma non c’era ancora un’identità precisa, era un qualcosa a metà strada tra un mio progetto in divenire e il concludersi della mia avventura nella band, un mix giusto tra il mio presente e il recente passato.
Da solista il tuo approccio alla musica è stato influenzato da qualche artista?
Personalmente mi sono sempre ispirato a Cesare Cremonini sin dall’inizio con i Lunapop; per quanto riguarda il cantautorato italiano, i miei punti di riferimento sono stati Lucio Battisti, Dalla e De André. L’aspetto su cui mi soffermo maggiormente è la loro melodia che riporto spesso nelle mie canzoni.
Il tuo ultimo singolo “Come le note” quale messaggio vuole comunicare?
Il messaggio di questo brano è rappresentato dalla metafora delle note musicali, che identifico con le persone e con la loro vita. Esse si disegnano in modo armonico, sono belle da vedere sullo spartito, un po’ come le nostre vite; spesso però sono fuori tempo, come se non trovassero l’accordo giusto. Attualmente la nostra quotidianità ci sfugge di mano per quanto sia frenetica, solo apparentemente sembra perfetta ma in realtà è diversa. L’idea di fondo non è ricercare questa perfezione naturale ma di accettare la nostra imperfezione, trovando un giusto equilibrio.
Come ricerchi la tua armonia personale?
Non è semplice perché veniamo fagocitati dal sistema. Di recente ho sentito diversi artisti che si ritrovano troppo immersi nella macchina dell’industria musicale e si stanno smarrendo, per cui vogliono fermarsi un attimo. Penso a San Giovanni, Irama, Mr Rain, tutti giovanissimi tra l’altro. Vengono inghiottiti in una bolla che li annienta ed è difficile staccarsi una volta che ci sei dentro. Nel mio caso, essendo un artista indipendente a tutti gli effetti, gestisco la mia carriera come preferisco perché penso che sia importante trovare un equilibrio tra vita professionale e privata.
C’è un tuo marchio di fabbrica o una peculiarità che contraddistingue tutte le tracce che hai pubblicato?
Sicuramente negli anni ci si evolve però ti posso dire che, post covid, il leitmotiv sia proprio la ricerca di una stabilità in modo tale da condurre una vita armonica. Il mio consiglio è quello di vivere di più il presente, di rimanere sempre connessi a ciò che stiamo facendo adesso.
Per scrivere ti metti davanti allo strumento e ti lasci trasportare?
Ho notato che le cose migliori escono proprio quando non pensi di scrivere una canzone. Se diventa un lavoro poi lo concepisci come un qualcosa di troppo razionale e con l’arte non te lo puoi permettere. A volte succede che, mentre strimpello, percepisco un giro di note che mi piace e inizio a pensare quale melodia possa andar bene sopra quel giro. Quando mi viene mi ci immergo, registro su un supporto che può essere anche il telefono, me la riascolto in auto e se mi piace inizio a lavorarci aggiungendo il testo e quanto altro. È un processo immediato per cui la canzone può venir fuori anche in un pomeriggio. Seguo sempre il suono delle parole per trovargli la giusta collocazione.
Durante i tuoi concerti che rapporto hai con il tuo pubblico?
Dal vivo cerco sempre di comunicare le mie emozioni. Ora si è creata una piccola community che mi segue, alcuni li conosco bene perché sono miei amici, è lo zoccolo duro che ti permette di continuare e ti possono anche promuovere. Mi danno degli input per migliorarmi.
Segui una scaletta ben precisa? C’è un brano che tira più degli altri?
La mia idea è che deve decidere il pubblico. Spesso mi è capitato di fissarmi su alcuni brani che però non trovavano una risposta molto presente. Oggi riesco anche ad adattarmi alle loro esigenze, la scaletta viene scelta anche in base a questo. Per me un pezzo normale può ricevere più riscontro in un live e quindi lo devo suonare per loro. I primi concerti servono anche per avere un feedback immediato sulle canzoni, in quelli successivi capisci già come orientarti e quale ordine seguire. Ovviamente ci sono anche canzoni che già so in partenza che tirano più delle altre.
Scegli un tuo brano che ti rispecchia…
Ti direi “Dentro te” perché è quella che mi rappresenta. È una canzone che insieme alla mia band ci permise di partecipare al Battiti Live, la propongo sempre ai concerti specialmente alla fine, la cantano tutti perché ha un grande impatto.
Come riempi le tue giornate? Oltre alla musica hai altre passioni?
Ho un’attività imprenditoriale che porto avanti, ho un’agenzia di ricerche e di selezione del personale domestico a Bari. Inoltre, mi piacciono sia lo sport, come il nuoto, che le attività per il sociale. In tutto questo ovviamente cerco sempre di ritagliare del tempo per me stesso. La musica è una passione che negli anni è diventata anche qualcosa di più e sono riuscito a conciliarla nel mio percorso professionale. Spesso collima con la mia attività, perché negli ultimi tempi sto iniziando a pensare da imprenditore anche nella musica, come se fossi una casa discografica, un produttore o altre figure del settore. Il business musicale è un altro lavoro e guardandolo dall’esterno attraverso il mio lavoro ho capito bene alcune dinamiche e strategie.
C’è un verso che hai scritto che ti racconta meglio o al quale sei più legato?
Mi viene in mente un brano dal titolo “Un’altra corsa”, a cui sono molto legato e che propongo sempre dal vivo, è stata scritta dopo aver conosciuto un tassista a Milano; infatti, questa traccia è una foto di un periodo della mia vita. Il verso descrive una storia in cui entrano delle persone nel taxi. Prima sale una donna, poi un uomo imprenditore risucchiato dalla società e infine la terza persona da cui nasce il verso che dice: “ecco un’altra corsa, stavolta chi salirà, un bambino sognante proprio com’ero io, nei suoi occhi una luce potente a indicare la via…”. È una frase che mi rappresenta pienamente.
Che programmi hai per il futuro?
A proposito di futuro, ti lancio uno spoiler che riguarda il contenuto della domanda precedente. Sto scrivendo un libro, un piccolo romanzo, che si chiamerà proprio “Un’altra corsa” e al suo interno racconto tutta la genesi della storia e della canzone, in modo più approfondito. Il libro è quasi finito, uscirà all’incirca verso fine maggio 2024, poiché ovviamente ha dei tempi più lunghi rispetto alla musica. Questa idea ha vissuto una fase embrionale ed ora prende forma in un tempo molto maturo. La particolarità è che è una storia ambientata nel passato poiché risale al 2016 ma è stata scritta con la testa di adesso.
Grazie per l’anticipazione che ci hai rilasciato. Oltre al libro hai anche altri progetti?
Ultimamente la mia fase di produzione e di scrittura è aumentata notevolmente, rispetto agli anni precedenti. Ho almeno una trentina di canzoni nel cantiere e sto lavorando su come gestirle. Ho una canzone nuova già pronta, potrebbe uscire un nuovo singolo come potrebbero uscire un EP, ci sto ragionando.
Articolo a cura di Simone Ferri
Leumann: il flusso di coscienza con “Here Is Not Here”
Leumann “Here Is Not Here”, Un non luogo come quello che si crea nella nostra testa quando affrontiamo i momenti di dolore oppure quelli di gioia
Fuori su tutte le piattaforme digitali il nuovo disco di Leumann, progetto solista di Manuel Parisella. “Here is not Here” è un flusso di coscienza, qualcosa di vicino a un concept album. Al tempo stesso lontano.
Un non luogo come quello che si crea nella nostra testa quando affrontiamo i momenti di dolore oppure quelli di gioia. Una serie di impulsi diversi e continui che utilizzano i nostri corpi per propagarsi, frequenze che ci attraversano e vanno a risuonare nei posti in cui la nostra anima si è consolidata, rievocando memorie passate o future.
«Durante le registrazioni ci siamo lasciati andare a una sorta di improvvisazione in differita. Niente partiture o parti stabilite prima ma semplicemente dopo qualche ascolto abbiamo registrato. Hanno contribuito, in maniera fondamentale, i musicisti che prima di ogni altra cosa ancora fanno parte della mia famiglia musicale.
Fabiano Pittiglio con le sue corde vocali ha dato voce ai pensieri. Raffaele Bove con contrabbasso e basso ha creato melodie a volte malinconiche a volte minacciose. Massimo Ceci che con batteria e percussioni ha creato la pulsazione vitale che manda avanti il corpo. Virgilio Volante al piano elettrico ha reso lo strumento voce narrante che ci accompagna in questo viaggio. Il dolore e la gioia nella testa di un eremita».
BIO:
Leumann è un progetto di Manuel Parisella che non si pone barriere e limiti di genere musicale. Questa volontà di superare le definizioni lo porta a concepire musica come dei flussi fortemente legati al momento in cui nascono.
Caldi synth analogici, fredde elaborazioni digitali, manipolazioni realizzate su nastro magnetico sono la sua cifra stilistica. Il debutto è avvenuto nel 2019 con “Dystopian Land(e)scape”, EP realizzato su un 4 piste a cassetta, pubblicato dalla statunitense Gertrude Tapes.
Nel 2021 realizza la colonna sonora del film “Come una vera coppia” di Christian Angeli, vincitore di diversi premi in festival nazionali e internazionali.
Mastering fatto da Filippo Passamonti al VDSS Studio
Video intervista a cura di Vincenzo Salamina
Francesco Da Vinci, con “Ninù” la mia rivincita
Francesco Da Vinci, “Ninù” rappresenta il sommo sentimento per eccellenza, l’amore tra due giovani, l’amore per Napoli e la maturazione dell’artista
“Ninù” è il nuovo brano che segna il grande ritorno del cantautore Francesco Da Vinci, singolo che anticipa l’uscita del disco d’esordio “Terza generazione”. Prodotto da Nathys e distribuito da Warner Music Italy, “Ninù” racconta di questa storia d’amore, tra abbracci, giri in scooter e qualche incomprensione, per passare poi alle bellezze di Napoli che fanno da cornice a questa storia.
Scritta e musicata dallo stesso Francesco Da Vinci, “Ninù” rappresenta il sommo sentimento per eccellenza, l’amore tra due giovani, l’amore per Napoli e la maturazione di un artista che si è sempre rimboccato le maniche. Un cantante, che nonostante le molte avventure, è ripartito da zero e tra gavetta, esperienze e conflitti interiori, è pronto a tornare in carreggiata.
Ciao Francesco, è un piacere averti sulle nostre pagine. Partirei chiedendoti come va?
Al momento vivo fasi alterne, sto bene e convivo con le mie ansie e le mie paure. Quelle preoccupazioni che regnano in chi sceglie di fare questo mestiere e non sa se ci sarà poi un domani. Ci sono periodi o fasi della vita che vanno bene e altri meno bene. In sostanza posso dire stare bene, anche se mi manca quella spensieratezza degli anni precedenti. La vita è un’incognita e come tale va vissuta.
Napoli come scenario di questa storia, ma cosa possiamo trovare in “Ninù”?
Oltre a raccontare una storia d’amore tra due persone, questo brano è anche una metafora dell’amore che provo per la mia città, Napoli. Io la amo, ma siamo sicuri che anche lei ami me? Ecco, in questa storia io voglio raccontare la difficoltà di conquistare una ragazza e le mie difficoltà di conquistare la mia Napoli. Ovviamente, cerco di raccontare un rapporto bidirezionale.
“L’amore è una cosa semplice e tu stai complicando le cose”, ma qual è la tua considerazione sull’amore?
L’amore è tutto, è sacrificio ed è amare nonostante i difetti. È accettare il lato bello e il lato brutto delle cose. Comprendere anche se c’è un difetto. Non bisogna amare solo i pregi, sarebbe troppo facile. Se si amassero solo le cose belle, non sarebbe amore ma sola convenienza.
Brano importante per te, a partire dalla scelta del titolo “Ninù”…
Il titolo del brano è dedicato a mia figlia Nina e rappresenta un vezzeggiativo del suo nome. Diciamo che ho utilizzato lei come figura retorica per raccontare l’amore che c’è all’interno del brano.
Oltre il singolo, anche il videoclip, dove all’interno troviamo quartieri e luoghi alla quale sei fortemente legato…
Assolutamente sì! Sono partito e cresciuto da lì. Quelli sono i luoghi da cui è partita la mia vita. Sono nato lì, lì è dove ho mosso i primi passi e lì è dove ho dato i primi calci al pallone. La mia storia è partita in quei quartieri e qui vicoli.
Nella cover del singolo, invece un omaggio a Maradona…
Il calcio è la mia seconda pelle e nonostante lo abbia abbandonato a livello professionale, è un qualcosa che non abbandonerò mai del tutto. Il Napoli è un’altra mia pelle e Maradona è il Santo Graal. Sono una serie di connubi che fanno capire chi è Francesco. Inoltre, quella è la vera maglia di Maradona che adesso tengo in un quadro. Anche qui ci sono diverse sfaccettature, forse questa cover non rappresenterà appieno il brano, ma racconta di me e della mia storia.
“Ninù” che anticipa anche il tuo disco d’esordio “Terza generazione”. Quali sono i sentimenti e le emozioni che ti porti dietro per questo progetto?
Ci sono fragilità e paure, ma c’è anche coraggio. Spesso bisogna mascherare le proprie insicurezze, altrimenti si passa sempre per vittima e passa poi un messaggio sbagliato. Questo album è una sorta di reazione per me. Il pubblico vedrà le varie anime di Francesco e troverà tutte quelle esperienze fra cinema, teatro e musica, che mi hanno reso l’artista e l’uomo di oggi. Ho cercato di mettere diverse sfumature, tra brani attuali e brani lasciati nel cassetto troppo a lungo; questo progetto sarà per me una forma di riscatto.
Sei nato e cresciuto in mezzo alla musica, ma per te la musica è più una responsabilità o una forma di libertà?
Per me è una forma di libertà. La prima parte della mia carriera l’ho dedicata al calcio, raggiungendo anche buoni livelli nel professionismo, ma la musica è sempre stata la mia strada. La musica ha fatto e continuerà a fare parte della mia vita. Grazie ad essa ho l’opportunità di raccontarmi e di liberarmi. La musica per me è vita!
Oltre all’album, quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Quello che spero di fare, è di ritrovare quella credibilità che ho perso per alcune scelte mie e degli altri. Il mio obiettivo è porre rimedio a quegli errori e quelle fragilità che hanno accompagnato parte della mia carriera. Ho scritto tante canzoni e spero di farle uscire tutte, posizionarmi e far capire chi io sia realmente. Non mi voglio fermare e non mi voglio far più abbattere. Posso però dire che ci sono diversi progetti interessanti sul fronte live. Voglio dimostrare chi sono sul palco!
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