Blutarsky con “Malattia” il nuovo singolo, per colmare un vuoto, brano che porta il rapper a toccare ancora una volta le corde dell’anima

Blutarsky con “Malattia” per colmare un vuoto
Blutarsky

Torna con un nuovo singolo Blutarsky, il rapper romano conosciuto per il suo stile unico e profondo e per la sua versatilità, già dimostrata nell’EP “Gravità”. Il nuovo brano, che prende il nome di “Malattia”, porta il rapper a toccare ancora una volta le corde dell’anima, affrontando con coraggio, delicatezza e commozione una delle ferite emotive più profonde: la perdita di un genitore.

Un brano emotivamente forte, che riporta la musica al centro, e alla quale da anche il compito di colmare un vuoto altrimenti incolmabile. Un tributo all’affetto e al legame indissolubile tra padre e figlio, un’attestazione commovente di come l’amore di un genitore continui a nutrire e infondere vita, anche dopo la scomparsa terrena. Il potere della musica e del Rap per raccontare ancora una volta le emozioni più vere e pure.

Ciao Massimo, in questo brano sei riuscito a toccare delle corde profonde dell’animo umano. Il racconto di una perdita incolmabile, ma anche il momento della trasformazione da figlio a uomo e il come affrontare e trasformare il dolore in un cammino di crescita personale.

Ciao, grazie per avermi concesso questa intervista! Il senso della canzone è esattamente questo, volevo rappresentare il presente e non il passato, soprattutto per descrivere questi due punti.

Il brano prende il titolo di “Malattia”, ma la malattia di cui parli, però non è solo una condizione fisica, ma anche una condizione dell’anima. Quindi, rappresenti anche una situazione di vuoto che si vive in questi momenti?

Assolutamente. Il ritornello spiega esattamente questo, in particolare nella prima parte: basterebbe che la persona venuta a mancare potesse sedersi vicino a noi per dimenticare il periodo in cui non c’è più, per scordarci del vuoto; penso sia permanente questa situazione di vuoto, soprattutto perché questo rappresenta l’assenza di una persona. Questo vuoto dobbiamo colmarlo noi, sappiamo solo che non possiamo farlo del tutto, ma anche soltanto identificare la speranza nella persona che è venuta a mancare, aiuta a colmare questo vuoto.

Blutarsky -Malattia - Cover
Blutarsky -Malattia – Cover

La musica per esorcizzare un dolore, ma anche una ricerca di conforto e di condivisione. Quanto è stata importante la musica per te?

La musica è la chiave per poter aprire l’anima di ogni persona sulla faccia della terra e questo potrebbe bastare per capire quanto possa essere importante la musica per una persona. Per quanto mi riguarda, io vivo di rapporti sociali e di musica. Oltre ad ascoltare costantemente musica, ogni giorno, scriverla e produrla, è sempre stata la mia più grande passione; oggi non è più solo una passione, ma un obiettivo personale ed anche un hobby, perché certe volte, prendo una base musicale e ci scrivo sopra per puro diletto. La musica è la mia forma di espressione preferita, penso che senza andrei a perdere la mia stessa identità; ecco quanto è stata ed è importante per me la musica.

Il rap per affrontare appunto questa forma di dolore, come mai hai trovato questo genere così adatto per il tuo racconto?

Ho scelto il Rap da sempre e sempre lo sceglierò, soprattutto per parlare di questi temi: ogni persona ha un genere musicale che lo descrive meglio di tutti, o, meglio ancora, che lo comprende meglio di tutti gli altri; il mio è il Rap, ci siamo scelti quando ero molto piccolo e non ci siamo più lasciati. Non ho trovato questo genere adatto per il racconto di “Malattia”, ma questo genere è adatto per rappresentarmi, per darmi una voce e, come spiegavo nella domanda precedente, un’identità; mio padre sapeva della mia scelta artistica e del Rap, quindi un altro motivo può anche essere quello di rendergli omaggio con il mio linguaggio preferito.

 In tanti, se non tutti, si potranno ritrovare in questo tuo brano. Questo rappresenta anche una responsabilità per te?

Non la vedo come una responsabilità, semmai come un’occasione per poter essere in contatto con un parente che ci ha lasciati, come un canale radio facile da trovare sia qua giù che lassù; sfortunatamente non sono il primo a cui è venuto a mancare un genitore, né mai sarò l’ultimo, per cui allo stesso modo non sono l’unico ne l’ultimo a scrivere una canzone per il proprio padre o madre scomparso\a.

Secondo me, la responsabilità non riguarda la canzone, ma mantenere vivo il ricordo personale di mio padre, come per tutti quelli che hanno subìto una perdita del genere. Tuttavia, sono molto contento se in tanti si potranno ritrovare in questa canzone, perché andrebbe oltre gli ascolti, sarebbe ben più importante e più profondo, soprattutto per dare sollievo alle persone, oltre a divertirle.

Blutarsky con “Malattia” per colmare un vuoto 2
Blutarsky

Chi se ne va non ci lascia mai completamente, una parte rimane sempre con noi. Con questo brano hai voluto mantenere vivo questo ricordo, ma è anche un modo per avere sempre accanto i nostri cari?

Sì, ma non parlando del passato; ho preferito mantenere vivo il ricordo, descrivendo oggi, non rispolverando vecchi ricordi, spesso fini a sé stessi. Penso che la parte che rimane sempre con noi, sia la fiamma dell’anima della persona che se n’è andata, tuttavia, questa canzone non è un modo per avere sempre accanto mio padre; bensì, è più una celebrazione della sua persona, sia quando era in vita, sia e soprattutto ora, in quanto il sentimento di vuoto di prima, va solo ad amplificare la stessa celebrazione.

Questo brano farà parte di un progetto più ampio?

No, per ora tutti i brani che pubblicherò non faranno parte di un progetto più ampio; dopo L’EP Gravità, pubblicato l’anno passato e che consiglio a tutti di ascoltare, voglio dedicarmi solo ai singoli, in attesa di un futuro Album, per cui si parlerà a momento debito.

Stai già ragionando anche per portare live questo brano?

Sì, da una parte non vedo l’ora di portare live “Malattia”, dall’altra ho una paura tremenda che mi travolga emotivamente, dato che parla dell’argomento che mi ha cambiato la vita; in tal caso, sono già pronto a nascondere le lacrime, o a coprirle per continuare a cantare. Scherzi a parte, immaginavo il momento in cui dovrò cantare questa canzone da quando l’ho iniziata a scrivere, quindi ci sto ragionando da tanti mesi. Sarà sicuramente il momento più delicato della serata, che sia la prima canzone, quella a metà oppure l’ultima.

Intervista a cura di Francesco Nuccitelli 

Samia: “Asfalto” il nuovo singolo, tra ironia e provocazione, un’ode all’indipendenza mentale, emotiva ed economica dedicato alla potenza della donna

Samia: “Asfalto” il nuovo singolo, tra ironia e provocazione
“Asfalto” il nuovo singolo di Samia (Foto Alieno Studio)

“Asfalto” è il nuovo singolo di Samia, pubblicato da Leave Music e distribuito da ADA Music Italy.

L’artista romana, di origini somale e yemenite, che negli ultimi due anni ha calcato palchi importanti in Italia e all’estero, e ha aperto i concerti di Lazza, Matteo Paolillo, Mara Sattei, Massimo Pericolo, Bresh, Lo Stato Sociale e BigMama, torna con un brano up-tempo trascinante, fatto di chitarre, sax e accattivanti elementi di elettronica. Una canzone contemporanea, con preziosi riferimenti alle sonorità anni ‘90.

“Asfalto” è un’ode all’indipendenza mentale, emotiva ed economica. Un brano disturbante, dedicato alla potenza della donna e alla sua meravigliosa complessità: il “daddy” descritto da Samia rappresenta quel mondo maschile, altamente stereotipato, che mosso dal narcisismo non vede chi ha di fronte, prende senza dare, consuma e nega.

La provocazione e l’ironia sono ancora una volta per Samia strumenti imprescindibili per parlare dei temi che le stanno a cuore, come l’identità, l’autoaffermazione, la consapevolezza, la libertà.

Rispetto ad “Asfalto” Samia afferma: «Abbiamo superato molti stereotipi ma permane l’idea che l’uomo sia una figura più forte, un sostegno, un punto di riferimento. “Asfalto” rivendica l’essere donna senza aver bisogno dello sguardo di un uomo o di qualcuno che si prenda cura di noi, perché perfettamente in grado di farlo da sole».

Il brano è stato prodotto da Nemesynth, alias di Francesco Cataldo, con cui ha realizzato “Fammi respirare”, brano finalista a Sanremo Giovani 2021, “Tutto un fake” (2022) e l’Ep d’esordio “Cadiamo a pezzi” (2023).

Romana, di origini somale e yemenite. Nella sua musica si può percepire la spinta verso la luce, ma allo stesso tempo a conoscere il buio e il fumo che fanno parte della vita.

A ottobre 2021 entra nel roster di Leave Music e pubblica un 45 giri digitale dei brani “Volume Spento” e “Piove”.

A dicembre partecipa alla finale di Sanremo Giovani 2021 con il brano “Fammi respirare”, scritto in collaborazione con Francesco Cataldo che ne cura anche gli arrangiamenti e la produzione.

Samia - Asfalto - Cover
Samia – Asfalto – Cover

All’estero suona a Madrid, Belgrado, Bruxelles e Tirana. In Italia si esibisce in diversi festival e live club italiani, tra cui Indiegeno Fest, Ateneika, Reload Sounds Festival, KeepOn Live Fest, Alcazar.

Suona come opening act di Lazza, Mara Sattei Massimo Pericolo, Bresh, Lo Stato Sociale, BigMama, Matteo Paolillo.

A dicembre 2022 esce col singolo “Tutto un fake”, a gennaio 2023 con “Mama”: i due brani anticipano l’Ep d’esordio “Cadiamo a pezzi” (20 gennaio).

I suoi ultimi singoli, “Woo-Doo” e “Cattiva”, escono nell’autunno del 2023.

Video intervista a cura di Vincenzo Salamina

Lamante: il nuovo singolo “Guerra & Pace”, brano che sembra composto da due anime che mostra un nuovo volto dell’artista

Lamante, il nuovo singolo “Guerra & Pace"
Lamante (Foto @Nicolò Bassetto)

Lamante, il progetto musicale di Giorgia Pietribiasi, pubblicato lo scorso 25 gennaio, per Artist First, il nuovo singolo “Guerra & Pace” prodotto da Taketo Gohara.

Guerra & Pace è una canzone che sembra composta da due anime opposte: parte con il suono acustico caratterizzante della produzione di Taketo Gohara e di Giorgia, per poi svilupparsi in una coda elettronica a tratti psichedelica e cupa, mostrando un nuovo volto di Lamante.

Ad un primo ascolto si potrebbe pensare che le due anime del pezzo si respingano, ma in realtà ciò che Giorgia vuole fare è tramutare il significato delle parole in un suono che diventa sempre più distorto e perturbante.

Come la vita di Lamante è una condizione perenne tra una guerra e una pace esistenziale, in cui sembra che ogni pagina della sua vita annulli quella precedente, così si sviluppa anche sonoramente il brano.

Lamante si fa portavoce di un’incoerenza elegante, vissuta tra i palazzi di Milano, una città piena di cerchi in testa ma non di santi, un’incoerenza che vivono tutti nella grande città.

Racconta i suoi lati più intimi che sono fragili, sempre in equilibrio sul filo del rasoio e vacillano quando lei decide ancora giovane di spostarsi dalla provincia alla metropoli senza aver imparato ancora come vivere con sé stessa.

Lamante è un’artista molto eclettica e fuori dagli schemi che inizia a suonare e a scrivere musica da giovanissima. Suona svariati strumenti e si esprime, oltre che con la musica, anche con arti visive come la fotografia e la pittura.

Dopo anni di demo, musica autoprodotta e di concerti in giro per l’Italia, Lamante ha pensato che fosse arrivato il momento di aprire un suo canale sulle piattaforme digitali, pubblicando con Artist First, venerdì 23 giugno, “L’Ultimo Piano” il brano che l’ha portata alla finale della 34a edizione di Musicultura Festival, a cui segue “Come volevi essere”, prodotto da Taketo Gohara e segnalato da Rockit come il 3° singolo più bello del 2023.

A settembre ha pubblicato “Rossetto” brano che celebra la sofferta e splendida indipendenza verso ogni luogo e ogni persona, tracciando il percorso di un nomadismo che accompagna l’artista da quando è nata.

Lamante, il nuovo singolo “Guerra & Pace"
Lamante (Foto @Nicolò Bassetto)

Dal 22 al 24 settembre Giorgia apre le tre date dei Negramaro all’Arena di Verona, cimentandosi per la prima volta con un palco così importante.

Il 30 novembre è uscito “Prima di te”, il primo brano d’amore di Giorgia. Il 13 gennaio Lamante si è esibita alla notte dei CBCR di Rockit all’Arci Bellezza di Milano.

Il suono de Lamante vacilla tra il folklore del nord e l’entroterra dell’Africa più nera, riuscendo a far combaciare i suoni dei due lontani emisferi.

La sua voce è scura, secca e tagliente come le donne contadine della sua famiglia. Non è un caso che Giorgia, infatti, ami ripercorrere le sue origini e la memoria famigliare con la sua voce.

Nei suoi testi e più in generale nella sua visione artistica c’è la volontà di rendere gli eventi della sua memoria (e a volte anche di una memoria più collettiva): miti eroici, fotografie di un’eredità umana, testi visuali e descrittivi di un’atmosfera (più che di un umore), che in molti definirebbero “tribale matriarcale”.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

Un amore infinito! Giovanni Nuti e Grazie Di Michele omaggiano Luigi Tenco e Dalida con l’album “Una storia d’amore” 

Giovanni Nuti e Grazia Di Michele "Una storia d'amore"
Grazia Di Michele e Giovanni Nuti “Una storia d’amore” (Foto di Thomas Toti)

Giovanni Nuti e Grazia Di Michele omaggiano Luigi Tenco e Dalida nel nuovo album “Una storia d’amore”: attraverso le loro canzoni lo speciale legame, umano e artistico, che ha unito i due artisti che hanno segnato la storia della musica italiana, incontra la sensibilità di Nuti-Di Michele che sanno avvicinarsi allo loro mondo con straordinaria profondità esistenziale non solo attraverso i grandi classici ma anche nei due inediti ispirati proprio alla loro storia.

Giovanni, come nasce questo nuovo album?

Tutto parte nel 2017 quando uscì il doppio album “Il muro degli angeli”, che contiene 29 duetti con altrettanti artisti che mi affiancarono per cantare insieme i versi di Alda Merini. Tra di loro c’era anche Grazia Di Michele, che cantò con me il brano “Le donne dell’est”.

Quando ci incontrammo in quella occasione, ebbi l’idea di proporle di realizzare insieme un album dedicato a Luigi Tenco e Dalida, scambiandoci come in uno specchio i ruoli. Io avrei interpretato le canzoni di Dalida e lei quelle di Tenco. Grazia ne fu subito entusiasta perché, cosa che non potevo sapere, Luigi Tenco era sempre stato uno dei suoi modelli e dei suoi ispiratori.

Che cosa rappresenta Tenco nel panorama della musica di oggi?

Tenco resta un punto di riferimento assoluto dato che ha rivoluzionato il modo di scrivere i testi delle canzoni d’amore: l’amore con lui non fa rima solo con cuore, è anche noia, crudeltà, dolore, fatica di vivere. Per questo le sue canzoni, con melodie straordinarie, sono ancora attualissime. In questo disco ci sono soprattutto le canzoni d’amore. Ma non dimentichiamo che Tenco non ha avuto paura di trattare anche di temi del tutto invisi ai discografici di allora, come l’antimilitarismo, l’immigrazione, il perbenismo e l’autoritarismo.

Giovanni Nuti e Grazia Di Michele "Una storia d'amore" 1
Giovanni Nuti e Grazia Di Michele “Una storia d’amore” cantano Luigi Tenco e Dalida – cover

Invece Dalida?  Come vorresti ricordare questa grandissima artista? 

Ho sempre ammirato le sue straordinarie qualità d’interprete. Aveva una grande personalità: mi ha sempre colpito il modo tutto suo di “vivere” le canzoni che cantava con una particolare drammaticità esistenziale.

Chi ha selezionato i pezzi da inserire?

L’abbiamo fatto insieme, anche se naturalmente io ho curato di più i brani di Dalida e Grazia quelli di Tenco. Abbiamo privilegiato le canzoni dei loro rispettivi repertori che potessero non solo essere significative della loro carriera, ma anche descrivere quella che, tra di loro, è stata “una storia d’amore” vera, non come hanno detto alcuni una semplice montatura dei loro discografici per portarli a Sanremo.

Tenco è poesia ma è indissolubilmente legato alla sua tragica scomparsa: credi che queste due caratteristiche abbiano alimentato il mito di Tenco? 

Certo la scomparsa prematura di certi personaggi alimenta il mito. L’abbiamo visto tante volte, da James Dean a Jim Morrison, da Marylin Monroe ad Amy Winehouse. E anche le circostanze della sua morte, mai chiarite fino in fondo, hanno fatto sì che la sua figura sia percepita come una figura tragica. Ma Tenco era un grande artista che merita di essere giudicato soprattutto per la sua eredità artistica.

Si è concluso il Festival di Sanremo: che ricordi hai del tuo Festival targato 1991?

Partecipai nella categoria Nuove Proposte con un brano dal titolo “Non è poesia” scritto con Paolo Recalcati e arrangiato da Celso Valli. Mario Luzzatto Fegiz il giorno dopo sul Corriere della sera mi segnalò come il migliore tra i giovani, ma come accade spesso a Sanremo la mia canzone fu eliminata. “Non è poesia” si ascolta ancora nelle radio. Certamente fu un trauma per me, ma anche un punto di svolta.

Di lì a poco, ironia della sorte, incontrai Alda Merini e “la poesia” e la mia carriera prese un’altra strada. Il mio sodalizio artistico con la poetessa milanese è durato 16 anni, fatto di tante canzoni e concerti insieme. Fino alla sua scomparsa e anche oltre, perché ho continuato a cantare le sue poesie facendo spettacoli con Milva, Valentina Cortese, Lucia Bosè, Monica Guerritore, Daniela Poggi e Carla Fracci.

Ti piacerebbe tornare a Sanremo, magari in coppia proprio con Grazia? 

Mai dire mai.

Alda Merini e Giovanni Nuti
Alda Merini e Giovanni Nuti (Foto da Facebook di Giovanni Nuti)

Quali saranno i prossimi impegni?

Il prossimo 14 marzo Rai 1 trasmetterà “Folle d’amore – Alda Merini”, regia di Roberto Faenza. Io ho scritto e interpretato “Lirica antica”, la canzone originale sui suoi versi che chiude il film.

Riprenderemo il tour con Grazia legato all’album: è uno spettacolo che ha anche una drammaturgia firmata da Roberto Cardia e Paolo Recalcati, un filo rosso che unisce i brani, per raccontare le emozioni di Luigi e Yolanda/Dalida, un uomo e una donna, dietro le canzoni.

Io e Grazia vogliamo ridare loro voce, prima di tutto attraverso le loro canzoni, ma anche con le parole, quelle che si sono dette e quelle che non si sono potute dire, attraverso alcune lettere vere e immaginarie che Tenco e Dalida si scambiano in un dialogo che non si era interrotto neppure dopo la scomparsa di Luigi.

Per quanto mi riguarda, ho sempre, anche, gli spettacoli del mio repertorio “meriniano”: il mio ultimo spettacolo “E io tra di loro – Giovanni Nuti in concerto tra Alda Merini e Milva”, in cui canto oltre a Merini anche alcuni brani tra i più famosi della “Rossa”, da Jannacci a Battiato, da Brecht a Piazzolla. E poi l’opera sacra “Poema della croce”, che spero di riprendere presto come pure lo spettacolo “Mentre rubavo la vita” con la bravissima Monica Guerritore.

Giovanni Nuti e Grazia Di Michele "Una storia d'amore"
Giovanni Nuti (Foto da Facebook di Giovanni Nuti)

Giovanni Nuti è un cantautore originario di Viareggio, milanese d’adozione. Ha all’attivo nove album e ha collaborato con numerosi artisti italiani, tra cui Enrico Ruggeri, Rita Pavone, Roberto Vecchioni, Lucio Dalla, Mango, Enzo Avitabile, Milva, Dario Gay, Marco Ferradini e Simone Cristicchi.

Una parte significativa della sua carriera è stata dedicata alla collaborazione con la poetessa Alda Merini, con cui ha lavorato per sedici anni: insieme hanno realizzato numerosi spettacoli e quattro dischi, tra cui “Milva canta Merini” e “Poema della croce”, un’opera sacra moderna rappresentata anche nel Duomo di Milano.

Ha cantato i versi di Alda Merini in Germania con Milva, in Spagna con Lucia Bosè, e in Italia con Monica Guerritore con lo spettacolo Mentre rubavo la vita”.  Nel 2013 ha omaggiato il cantautore Georges Moustaki con la sua interpretazione multilingue del celebre brano “Lo straniero”.

Pubblica nel 2014  “Cantico delle creature”, una suite di 11 brani per pianoforte ispirati alle laudi di San Francesco. Esce nel 2017  “Accarezzami musica”, il cofanetto che raccoglie tutta la sua produzione musicale con la poetessa Alda Merini.

Il Festival del Nuovo Rinascimento di Milano gli assegna, nel 2019, il New Renaissance Award come artista dell’anno. Nel 2021 musica il mantra hawaiano del perdono “HO’OPONOPONO” e pubblica le registrazioni in diverse lingue.

Impegnato, nel 2022, nello spettacolo “E io tra di loro – Giovanni Nuti in concerto tra Alda Merini e Milva”.

Giovanni contribuisce a portare i versi di Alda Merini al pubblico attraverso la musica. Nella sua carriera ha realizzato con lei spettacoli e album significativi e ha ricevuto riconoscimenti per il suo lavoro artistico.

Articolo a cura di  Alberto Nano

Alessandro Proietti con “Pensiero orizzontale” esce e scende in profondità, nell’attimo in cui la nostra mente si ferma a pensare e ci costringe a fare i conti con la realtà circostante

Pensiero orizzontale il singolo di Alessandro Proietti
Pensiero orizzontale il singolo di Alessandro Proietti

Alessandro Proietti è un cantautore, produttore e attore nato e cresciuto a Roma. Il suo punto di forza è quello di aver reso propri i linguaggi della musica e del cinema, passando dallo studio di registrazione al set e cercando di fondere queste due forme d’arte. Il suo ultimo singolo racconta dell’invadenza di quell’attimo in cui la nostra mente si ferma a pensare e ci costringe a fare i conti con la realtà circostante.

“Quello che il tempo sbiadisce la memoria colora”, è la frase slogan del brano, venuto alla luce in un momento di stasi in cui l’artista era libero di pensare in mezzo a giornate frenetiche.

Ho intenzione di cominciare questa intervista partendo dalla tua vocazione per la musica. Quando hai intrapreso questa strada?

Per me la musica è sempre stata la valvola di sfogo più importante, ho cominciato a scrivere testi all’età di 14 anni e poi ho sempre continuato su questa strada, la trovo un’abitudine necessaria.

Che tipo di musica ascolti in genere?

Provengo da vari tipi di generi perché ascolto un po’ di tutto, dal rap al cantautorato italiano passando per l’EDM (Electronic Dance Music). I primi ascolti veramente importanti sono stati Bennato e Battisti per quanto riguarda il panorama italiano, Eminem e Lil Wayne per il rap americano; attualmente la mia musica è un po’ una summa di tutti questi ascolti.

Alessandro Proietti
Alessandro Proietti

Questa passione è prettamente tua o l’hai ereditata in famiglia?

Entrambi, è di famiglia ma l’ho anche sviluppata individualmente. Da piccolo a casa mio padre mi faceva ascoltare tanti dischi; inoltre, giocando a pallone, mentre facevamo i viaggi per andare al campo insieme, era prassi mettere i CD in macchina, e io lì rubavo tantissimo. Ho anche altri parenti ai quali non piace scrivere ma nutrono un forte piacere per il canto.

Di recente è uscito il tuo ultimo singolo “Pensiero orizzontale”: qual è il pensiero che c’è dietro questo brano?

Il pensiero che c’è dietro è che quotidianamente siamo bombardati di input, non abbiamo mai tempo per fermarci a pensare e quando succede arriva questo pensiero orizzontale che ti costringe a fare i conti con la realtà. Questo è il retro pensiero che abbraccia questo pezzo; l’ho cominciato a scrivere con la chitarra e poi si è trasformato in un qualcosa di più elettronico, ho fatto la strumentale e l’ho colorato un po’ di più.

All’interno del testo c’è una frase che mi ha colpito e me la sono segnata: “quello che il tempo sbiadisce la memoria colora”. Come l’hai intesa?

Il tempo ti fa ricordare delle cose che però tendono a perdere dei dettagli ma questi ultimi sono compensati dalla memoria che in qualche modo li colora e lo rende più nitidi.

Spesso non abbiamo tempo per soffermarci a capire e a pensare cosa ci succede. Anche tu vivi questa vita frenetica?

Assolutamente sì, il testo l’ho scritto proprio in un momento in cui mi sono fermato, avevo un momento per me, pensavo a questo e l’ho messo per iscritto.

Alessandro Proietti - Pensiero orizzontale - Cover
Alessandro Proietti – Pensiero orizzontale – Cover

Segui un processo creativo che ti porta a scrivere i tuoi pezzi o nascono in modo spontaneo?

A volte nasce prima la strumentale perché il sound mi ispira così tanto che è in grado di smuovere qualcosa quindi mi fa prendere una determinata direzione a livello di testo. Altre volte accade il contrario, scrivo qualcosa a cui penso e poi decido di farlo diventare un brano; dopo aver fatto una strumentale appositamente per quel mood lo metto in rima o in melodia in base all’approccio che ho rispetto a quella traccia.

Ho letto che sei nato nel cuore della capitale. Quanta Roma c’è dentro i tuoi pezzi? Quanto ti influenza questa città?

Credo che la capitale mi influenzi perché ci sono cresciuto e quindi inevitabilmente anche il mio modo di essere e di relazionarmi è frutto di come sono cresciuto all’interno di questa città. Allo stesso tempo però non è così ingombrante, non scrivo testi in dialetto.

C’è una tua canzone che ti rappresenta più delle altre?

Provenendo dal rap old school, scrivevo rap underground tantissimi anni fa, poi ho deciso di seguire una linea più melodica proprio perché amo le melodie. Durante la pandemia ho scritto la mia canzone manifesto, si chiama “20%”, ma solo dopo averla pubblicata ho capito realmente quale fosse la mia dimensione.

Oltre ad essere musicista, sei anche attore. Sei mai riuscito a fondere queste due arti nella tua vita?

Come forme d’arte penso che vadano di pari passo, in entrambe c’è qualcosa dell’altra. Ultimamente, con le nuove canzoni che sto scrivendo, questa sorta di fusione si sta palesando in maniera evidente, ci sono momenti in cui c’è qualche monologo che rimanda a quel mondo lì.

Alessandro Proietti "Pensiero orizzontale" 3

Nel ruolo di “Alex” nella serie Suburra come ti sei trovato?

Mi sono trovato bene, Alex è un personaggio diversissimo da me e per questo mi sono divertito ancora di più. Ho lavorato con colleghi magnifici e ho imparato tantissimo in quella fase. Tra l’altro, proprio con questa serie, ho conosciuto Tommaso “Piotta” Zanello, il responsabile dell’etichetta de “La Grande Onda” con cui collaboro tuttora. Tommaso si è occupato di produrre tutte le colonne sonore della terza stagione. In quel periodo pubblicai una canzone mia, lui la vide e poi ci siamo conosciuti; ci siamo subito trovati bene umanamente e da lì è cominciato questo percorso di collaborazione.

Tu nasci come musicista o come attore? Quale dei due ruoli senti più tuo?

Ho cominciato prima a fare musica e appena sono uscito dal liceo ho studiato recitazione. Non ti so dare una preferenza, mi piacciono tutti e due in modo diverso, uno ti permette di esprimerti attraverso te stesso e l’altro ti permette di farlo essendo qualcun altro.

Adesso voglio osare un po’: hai mai pensato di scrivere la colonna sonora di un film o di una serie di cui fai parte?

Sarebbe incredibile, mi piacerebbe moltissimo. La musica traslata nel cinema è molto interessante, puoi svolgere un lavoro ad hoc, sarebbe veramente stimolante.

Il tuo pubblico ti osserva in entrambi le vesti. Come gestisci il rapporto con loro?

Riesco a relazionarmi con loro attraverso quello che faccio, non sono una persona che ha questa grande attitudine verso i social, non tendo ad immortalare la mia vita in modo quotidiana. Non li uso nella vita privata e magari non riesco a cucire un rapporto ancora più intimo con loro, però in realtà credo anche che la più grande intimità stia in ciò che scrivi e in ciò che ascoltano.

Con chi desidereresti fare un featuring?

Se parliamo di rap ti dico Nayt, in questo momento per me è il migliore sulla piazza, sia a livello tecnico che concettuale. Ha un modo di pensare con cui mi trovo molto d’accordo.

Dimmi il palco e il set dei tuoi sogni…

Sogno di fare un grande live davanti a quanta più gente possibile, come palco ti dico Sanremo. Come set penso a quello di un prodotto cinematografico in cui svolgo la parte del protagonista quindi lavorare come attore al 100% delle mie possibilità; quando si tratta di cinema c’è un lavoro costante e di piena libertà, tutto ciò permette all’attore di esprimersi nel migliore dei modi.

C’è un ruolo o una parte che ti piacerebbe interpretare?

Sì, essendo un grande fan di Breaking Bed e quindi anche di Better Call Saul, rimango sempre molto affascinato dagli avvocati, specialmente quando tengono la loro arringa.

Scegli tre aggettivi che descrivono in modo coerente la tua discografia…

Ti direi intima, varia e vera.

A cosa stai lavorando attualmente?

Sono molto concentrato sulla preparazione del nuovo disco che uscirà nel 2024, che conterrà anche Pensiero orizzontale. Il grosso è stato fatto ma ci sono ancora alcuni dettagli da sistemare, su questo sono un perfezionista e tendo ad essere abbastanza puntiglioso.

Articolo a cura di Simone Ferri

Brasi, “Vali meno” il nuovo singolo, un brano che lancia un messaggio sui valori della vita e a lasciar andare le persone che non ci fanno stare bene

Brasi, “Vali meno” perdonare e non dimenticare
Brasi, “Vali meno”

È uscito “Vali meno”, il nuovo singolo di Brasi già disponibile sulle piattaforme digitali dal 22 dicembre.

“Vali meno” è un brano nato come sfogo nei confronti delle persone che, nel corso della vita, hanno inflitto ferite. Il testo riflette la reazione a tutte le esperienze negative vissute.

Il brano è stato scritto un anno fa: è un brano per sfogare la rabbia verso persone negative, “a colpi di musica”, come indica Brasi nell’intervista, ma c’è anche un aspetto costruttivo in tutto ciò: “Più cose ti succedono e più una persona cambia” e “Tirare fuori emozioni negative porta a creare qualcosa di nuovo”.

Spiega l’artista a proposito del brano: «Le emozioni di rabbia che si sfogano attraverso un testo deciso; intravede un lontano perdono, ma non certo da dimenticare».

Nel videoclip di “Vali meno”, Brasi è rappresentato in un contesto caratterizzato da un profondo legame di amicizia, lanciando così un messaggio sui valori della vita che contano, invitando ad allontanare le persone negative: “Devo tanto ai miei amici e averli nel video era doveroso”.

Mathias De Pasquale in arte “Brasi” ha deciso di attribuirsi questo nome in riferimento alle sue origini italo-brasiliane, nato a Fortaleza e trasferitosi da piccolo in Italia. Una terra che trasuda di musica e calcio, come indica Brasi nell’intervista. Dopo aver vissuto situazioni difficili in passato, ha sviluppato una passione per la musica come mezzo per esprimere le sue emozioni.

Brasi - Vali meno - Cover
Brasi – Vali meno – Cover

Anche sul suo profilo Instagram ha scritto “parlerà la mia musica per me”: una missione verso la quale sta convogliando tutta la sua passione.

Prima di “Vali meno” l’uscita del suo primo singolo “Troppi ricordi”, uscito nel 2023.

Per il 2024 Brasi ha in programma di far uscire nuovi singoli ed il suo primo EP.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

Fabio Cinti con Alessandro Russo per rendere omaggio a Branduardi: il nuovo lavoro discografico “Guardate Com’è Rossa la Sua Bocca”

Fabio Cinti (Foto © Piero_Martinello)
Fabio Cinti (Foto © Piero_Martinello)

È disponibile da poco “Guardate Com’è Rossa la Sua Bocca”, il nuovo lavoro discografico del cantautore Fabio Cinti e del pianista Alessandro Russo per rendere omaggio ad uno dei più grandi cantautori italiani: Angelo Branduardi.

Un progetto che esplora il mondo incantato dal celebre menestrello della canzone italiana, attraverso una fusione intima e mistica, tra pianoforte e voce, tra canzoni e passioni.

Un album unico, dove all’interno trovano spazio autentici capolavori reinterpretati con grande rispetto, come: “Fou de love” (brano che ha anticipato l’uscita del progetto), “Confessioni di un malandrino”, “Alla fiera dell’Est” e molti altri brani. Un vero omaggio ad uno dei più grandi artisti della storia della discografia italiana.

Ciao Fabio, è un piacere averti sulle pagine di Musica 361. Partirei chiedendoti come va e quali sensazioni accompagnano questo progetto?

Il piacere è tutto mio! Io sto bene, ma sempre di corsa per i tanti impegni. Al momento non mi posso lamentare e le sensazioni sono positive, anche se quando si toccano artisti così importanti, come il maestro Branduardi o come successo in passato, con Battiato (un riadattamento de “La voce del padrone” ndr.), bisogna portare molto rispetto. Il rischio grande è quello di non piacere ai fan o alla critica. Perché si vanno a toccare delle opere che fanno parte del patrimonio comune. C’è sempre un po’ di ansia, anche perché il rischio è di venire bastonati. Io ed Alessandro Russo ci abbiamo messo tanta attenzione e tanto rigore, anche per non rischiare di fare delle semplici cover.

Fabio Cinti con Alessandro Russo: omaggio a Branduardi
Fabio Cinti con Alessandro Russo: omaggio a Branduardi

Un rispetto che si percepisce all’interno di questo progetto, ma è un rispetto che nasce anche dall’essere fan di Branduardi?

Assolutamente sì! In primo luogo, per fare questi progetti, bisogna essere fan e poi, bisogna conoscere profondamente l’opera che si va a trattare. Perché, quando si affrontano i lavori di questi mostri sacri, non bisogna solo rifare la canzone, azzeccare gli accordi o metterci del proprio, ma bisogna mettersi al servizio dei brani. Infatti, nel nostro caso, ci siamo messi al servizio del progetto, abbiamo deciso di lasciare lontano la nostra personalità. Dovevamo essere rigorosi, attenti e fare uno studio preciso sulle canzoni, così da essere aderenti all’originale ed evitare ogni forma di emulazione o imitazione. Essere vicini, ma allo stesso tempo, non metterci delle cose troppo personali.

Branduardi è un personaggio iconico, il menestrello della canzone italiana, l’artista che ha creato un linguaggio e uno stile tutto suo. Ci deve essere stato un grande studio dietro a questo progetto?

Lo conosciamo bene, abbiamo letto anche la sua biografia, dove racconta la genesi dei suoi brani, la sua carriera e i suoi viaggi. Dovevamo immedesimarci, dovevamo trovare un legame con Branduardi, ma come dicevo prima, questo non vuol dire imitare. Morgan, per esempio, è bravissimo a cantare i grandi cantautori come Endrigo, Tenco o Bindi, lì conosce a fondo e riesce ad insegnare quel tipo di cultura agli altri. Lui conosce benissimo quei personaggi, lì ha studiati e riesce ad andare oltre alla semplice interpretazione. La nostra idea era proprio questa, volevamo rappresentare Branduardi in modo approfondito e non superficiale.

Fabio Cinti con Alessandro Russo - Guardate com'è rossa la sua bocca - cover
Fabio Cinti con Alessandro Russo – Guardate com’è rossa la sua bocca – cover

La discografia di Branduardi è vastissima ed è ricca di autentici capolavori. Com’è nata la scelta di questi brani per questo album?

Non è stata fatta una scelta a tavolino, ma sono quei brani che con Alessandro suoniamo da tanto tempo. Ci siamo limitati a quelli che ci piacevano di più e alla fine avevamo fatto una prima lista. Tuttavia, le prime scelte erano troppe per questo tipo di album, e così abbiamo ridotto la scelta alle otto canzoni presenti. Ci sembravano i brani giusti per questo progetto. Non ci siamo posti vincoli, ma l’unico limite era quello di un brano famoso e la scelta è ricaduta su “Alla fiera dell’Est”.

Com’è nata però l’idea di rendere omaggio a Branduardi?

Effettivamente è strano omaggiare un cantautore ancora in vita. Tuttavia, ci sono due motivi principali legati alla scelta: il primo motivo, è che quelle canzoni le amiamo e le abbiamo suonate nel corso degli anni. Anche se in modo istintivo, abbiamo pensato che forse meritavano di far parte di un progetto come questo. La seconda verità riguarda la grandezza di Branduardi. A differenza di altri cantautori, Branduardi porta un genere più antico, quasi fiabesco, barocco, medievale e folk e questo forse è stato limitante, specialmente per i più giovani. Così, insieme ad Alessandro abbiamo pensato di ridurre le canzoni in modo più classico, con voce e pianoforte. L’idea era quindi di far arrivare un Branduardi diverso, riducendo all’essenziale le sue canzoni e rendendole adatte a tutti.

Fabio Cinti con Alessandro Russo: omaggio a Branduardi 3
Fabio Cinti con Alessandro Russo

Secondo te, qual è il peso di Branduardi nella storia della musica italiana?

Branduardi è unico, non c’è nessuno come lui. Ecco il suo peso specifico nella storia. Per fare quello che fa Branduardi, c’è bisogno di una tecnica mostruosa e bisogna essere veramente bravi. Per suonare Branduardi è necessaria una tecnica chitarristica e strumentale particolarmente avanzata.

In conclusione, avete intenzione di portare questo progetto in giro?

Il booking ci sta lavorando e al momento abbiamo pronta una data per il 13 marzo in Sicilia, a Messina per la precisione. Però, la nostra intenzione è di portare questo progetto in giro per l’Italia tra la primavera e l’estate.

Articolo a cura di Francesco Nuccitelli 

Moro, “The outsider” il nuovo album che prende il nome dal film con Jared Leto e racconta la rivalsa del protagonista in un ambiente che all’inizio è ostile verso di lui

Moro, “The outsider” il nuovo album
Moro, “The outsider” il nuovo album

Dal 19 gennaio 2024 disponibile “The Outsider”, il nuovo album di Moro dal quale è estratto il singolo in rotazione radiofonica “Non Fa Per Te”.

“Non Fa Per Te” è un chiaro attacco a tutti e tutto, senza mezzi termini o peli sulla lingua, lasciando comunque spazio a riflessioni sul mondo attuale con un linguaggio crudo e sorretto da una molteplicità di figure retoriche e citazioni.

Inoltre, il passaggio da “Non fa per me”, uno dei primi brani di Moro, a “Non Fa Per Te” è un chiaro segno di consapevolezza e della maturazione avuta negli anni.

Commenta l’artista sul nuovo brano: Sei forte a parlare, si, ma solo dietro un monitor”

Il videoclip di “Non Fa Per Te” mostra alcuni volti di Montecatini, la città di Moro, dai parcheggi abbandonati a sé stessi, alla vista sulla città.

Nella seconda parte, inoltre, Moro si mostra in alcune situazioni di vita quotidiana, come fare spesa e durante un pranzo. La semplicità del video fa da contrasto ad un testo articolato e complesso, e cerca di porre l’attenzione su quest’ultimo.

“The outsider” è un album che prende il nome dal film con Jared Leto e racconta la rivalsa del protagonista in un ambiente che all’inizio è ostile verso di lui. In questo progetto Moro mette in mostra tutte le capacità che lo contraddistinguono, l’utilizzo di figure retoriche, la sua conoscenza cinematografica è molto altro.

Moro, all’anagrafe Lorenzo Moroni, è un rapper emergente di Montecatini Terme, classe 1994.

Il suo avvicinamento al rap comincia intorno ai 15 anni, ma per molto tempo si limita a scrivere testi che rimarranno nel suo cassetto.

Moro - The outsider - Cover
Moro – The outsider – Cover

Nel 2018 abbiamo finalmente la sua prima uscita, che sarà seguita negli anni a venire da diversi mixtape/album/ep, più altri singoli.

All’inizio del 2023 annuncia di essere a lavoro su di un nuovo progetto.

Il 30 giugno esce “Ittoryu Freestyle” in collaborazione con il beatboxer Karn e dopo solo due settimane esce con il singolo “Movie” prodotto da Criss bone. A settembre invece abbiamo l’uscita di “Tiger Woods” e la conferma che sta per arrivare il nuovo album.

Nel suo repertorio possiamo trovare tutte le sfaccettature della musica Rap, infatti in tutti i suoi progetti passa con disinvoltura da pezzi più classici a pezzi Trap, da pezzi d’amore a pezzi più grezzi.

Moro, “The outsider” il nuovo album 1
Moro

Nei testi possiamo trovare numerose citazioni a film, poesie, personaggi dello sport o del mondo dello spettacolo in generale e altro ancora.

La sua versatilità è sicuramente il suo punto di forza e rende i suoi lavori adatti a diversi tipi di pubblico e tutt’altro che ripetitivi.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

Roy Dillon, “Brividi” brano intriso di passione per la musica, rappresenta un viaggio profondo all’interno delle ambizioni e dei sogni nel cassetto di ognuno di noi

Roy Dillon - Brividi - cover
Roy Dillon – Brividi – cover

“Brividi” è il nuovo singolo di Roy Dillon disponibile sulle piattaforme digitali e in radio dal 19 gennaio per Indieffusione. Il brano, dalle sonorità urban-pop, è intriso di passione per la musica e rappresenta un viaggio profondo all’interno delle ambizioni e dei sogni nel cassetto di ognuno di noi.

Un inno alla rinascita, un grido di determinazione e la testimonianza di una volontà inarrestabile di rialzarsi dopo le difficoltà.

Il testo scritto dallo stesso Roy Dillon cattura l’essenza della forza interiore necessaria per superare gli ostacoli, con la speranza di emergere più forti di prima mentre riflette anche l’amore universale per la musica, un sentimento che unisce le persone di ogni età e provenienza.

La genesi di “Brividi” si colloca in un periodo musicale piuttosto difficile per l’artista, una canzone che nasce da un profondo bisogno di rinnovare l’impegno e affrontare le cose con maggiore serietà.

«Vorrei che le persone comprendessero quanto impegno e passione riverso in ciò che faccio.” – Racconta Roy Dillon – La musica non è semplicemente un passatempo per me, ma una forma d’espressione che porta con sé emozioni profonde e sincere. È un mezzo attraverso il quale cerco di comunicare la mia anima e le mie esperienze».

La scrittura di “Brividi” è stata ispirata dal desiderio di trasmettere queste sensazioni, un messaggio di autenticità e di dedizione verso l’arte.

La musica è per l’artista in grado di suscitare emozioni così intense da generare vere e proprie ondate di brividi lungo la pelle, un segno tangibile della passione e della sincerità che investe in ogni nota e in ogni parola che sceglie di scrivere.

Roy Dillon, nome d’arte di Salvatore Pilotta, artista di Pinerolo (TO) classe 2004, trae la sua origine dalla profonda passione dell’artista per i fulmini e per Spiderman.

Roy Dillon, “Brividi” inno all’amore per la musica
Roy Dillon

Il nome è un omaggio a due figure di spicco in questi due ambiti che rappresentano la forza e la resilienza di fronte alle avversità e incarnano il potere dell’artista ha iniziato a perdere apprezzamento per il suo aspetto fisico.

È stato in quei giorni difficili che ha scoperto un filtro su Snapchat con dei fulmini, l’unico modo per vedersi con un aspetto migliore. Da quel momento, i fulmini sono diventati per Roy Dillon un simbolo di rinascita e rivincita.

La storia musicale di Roy Dillon ha inizio durante gli anni delle elementari, quando le maestre gli assegnavano filastrocche da studiare che lui amava reinterpretare creando una sorta di canzone.

Non conosceva ancora il rap, che ha poi scoperto grazie ad alcuni amici, ma già prima di scoprirlo, faceva qualcosa di simile, cantando quelle rime che lo avevano sempre appassionato sin da bambino.

Roy Dillon, “Brividi” inno all’amore per la musica 2

«Ricordo ancora il primo pezzo che ascoltai, “Cavallini” di Sfera Ebbasta e la Dark Polo Gang. Per me, quella era pura arte e non poteva esistere nulla di meglio».

Ma le canzoni che ascoltava non riflettevano abbastanza la sua personalità. Non raccontavano la sua storia personale, né affrontavano i suoi problemi.

Così, un giorno, si è detto: “Prova tu!”. Inizialmente con scarsi risultati e mancanza di fluidità nel flow. Poi, un giorno, l’incontro con una ragazza, il suo primo e unico amore, ha saputo fargli capire l’importanza delle cose. Ha iniziato a scrivere di lei e per lei, e tutto è cambiato.

Per Roy Dillon la musica è arte, non un semplice passatempo o un modo per guadagnare. Vuole lasciare il segno nel mondo attraverso canzoni che, forse un giorno, potranno aiutare qualcuno che ha un sogno da realizzare.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

I Jaspers presentano il nuovo album, Come asini nel pozzo, il titolo prende ispirazione da una favola popolare

Jaspers il nuovo album, Come asini nel pozzo
Come asini nel pozzo il nuovo album dei Jaspers

I Jaspers presentano il nuovo album, Come asini nel pozzo, disponibile in vinile, CD e su tutte le piattaforme digitali (NEEDA / Indaco / Altafonte Italia).

Dopo aver concluso l’esperienza televisiva che li ha tenuti impegnati tutte le domeniche su Quelli che il calcio (Rai 2) dal 2017 al 2021, i Jaspers (Fabrizio Bertoli Voce, Giuseppe Zito Voce, Francesco Sgarbi Tastiere, Eros Pistoia Chitarra, Erik Donatini Basso) si sono messi al lavoro alla composizione del terzo album, un processo lungo e sofferto durato quasi due anni. Un disco dal sapore particolare in quanto è il primo ad essere stato interamente prodotto dalla band.

Il titolo Come Asini Nel Pozzo prende ispirazione da una favola popolare che recita così:

“Un giorno l’asino di un contadino cadde in un pozzo. L’animale pianse fortemente per ore, mentre il contadino cercava di fare qualcosa per farlo uscire.

Alla fine, dispiaciuto, il contadino decise che l’asino era già vecchio. Il pozzo inoltre era ormai asciutto e non serviva più: era in ogni modo giunto il momento per il pozzo di essere tappato. Così invitò i suoi vicini ad aiutarlo per chiudere il pozzo.

Afferrarono una pala ciascuno e iniziarono a tirare la terra dentro al pozzo. Il povero asino rendendosi conto di quello che stava succedendo pianse orribilmente.

A un certo punto però, con sorpresa di tutti, l’asino si acquietò. Il contadino guardò in fondo al pozzo e si stupì di quello che videro i suoi occhi: con ogni badilata di terra l’asino stava facendo qualcosa di incredibile e inaspettato. Si scuoteva la terra di dosso e la faceva cadere sotto di sé.

Poi la calpestava appiattendola.  Fu così che l’asino riuscì a salire fino alla superficie, dove il pozzo si apriva. Una volta raggiunto il bordo uscì libero e se ne andò via trotterellando.”

Una storia di crescita personale che parla della necessità di non smettere mai di lottare per uscire dalle difficoltà anche quando tutto sembra andare nel peggiore dei modi. Situazione questa che tutti prima o poi si trovano ad affrontare e in cui è facile immedesimarsi.

Anche i Jaspers si sono visti trasformare in asini e hanno trovato il modo di risalire la china grazie a dieci grossi e importanti gradini: le canzoni presenti nell’album.

La musica quindi vista come elemento salvifico e un disco che simboleggia per la band una rinascita e un nuovo inizio.

Musicalmente l’album è un concentrato di stili amalgamati con la classica ricetta che da sempre contraddistingue i Jaspers; una commistione di generi così ampia ed eclettica che li rende difficili da etichettare all’interno di un’unica definizione. Le radici sono indubbiamente quelle del rock alternativo indipendente, ma che è stato fortemente contaminato dalle influenze di ogni singolo membro del gruppo.

Tuttavia, questo nuovo lavoro rappresenta un ulteriore passo avanti nella maturità della band; qui i Jaspers sono riusciti a incanalare l’esuberanza e la follia frenetica degli esordi in composizioni più compatte e strutturate ma che al tempo stesso lasciano ampio spazio ad arrangiamenti creativi e inaspettati. Ogni pezzo rappresenta un mondo a parte, un messaggio diverso veicolato mantenendo una propria peculiarità e identità poetica.

Le tematiche affrontate nei testi sono anche varie ma principalmente ascrivibili in due macro-argomenti: uno riguarda i cambiamenti sociali e climatici che sta attraversando il nostro pianeta, visti attraverso uno sguardo ironico e autoironico; l’altro, più intimo e personale, riguarda quella che è la nostra continua ricerca di un modo per affrontare e attraversare indenni le stranezze e follie che ogni giorno incontriamo nel mondo e tra le persone.

Jaspers  - Come asini nel pozzo - cover
Jaspers  – Come asini nel pozzo – cover

L’album è stato registrato da Marco Barusso presso il BRX Studio di Milano, tranne le tracce Pianeta Terra, Rockstar e Dante registrate da Antonio Polidoro presso il blapstudio di Milano.

La batteria è stata suonata da Roberto Gualdi (PFM, Dolcenera) e registrata da Alessandro Marcantoni al Metropolis Studio di Milano, eccetto in Pianeta Terra, suonata e registrata da Antonio Polidoro. Il mixaggio è a cura di Marco Barusso mentre il mastering è di Marco D’Agostino presso il 96kHz Studio di Milano.

L’artwork e la copertina dell’album sono stati realizzati da Mister Thoms, nome d’arte di Diego Della Posta, artista romano che ha cominciato come street artist nel 1996 e che nel tempo ha ampliato il suo raggio d’azione anche come pittore, illustratore e graphic designer.

Questa la sua riflessione riguardo lo sviluppo del concept: «Un uomo che si libera della sua maschera da asino ormai usurata e logora, la fine di un ciclo, una morte ma al tempo stesso la rinascita di un nuovo sé, rappresentato da una fiamma che purifica e rinnova».

Il layout dell’album, le grafiche e le foto sono stati realizzati da Chiara Sardelli, fotografa ufficiale della band, da sempre legata al progetto riesce a interpretare e sviluppare con efficacia il pensiero dei Jaspers visivamente.

Per approfondire ulteriormente tutto ciò che riguarda gli asini, la band ha passato un intero pomeriggio presso l’asineria “La Casetta Verde” di Porlezza (Como).

Ospitati dall’allevatore Piergiuseppe Mazza e dai suoi cinque asini di diverse razze, i nostri hanno imparato caratteristiche e curiosità su questo fantastico animale che hanno poi raccontato in una serie di Reels/Shorts/TikTok in stile documentaristico.

Al termine di questa esperienza l’allevatore ha insignito il gruppo di una simpatica laurea ad honorem in “Asineria teorica ed applicata”.

“Riscaldamento Globale” è l’ultimo singolo estratto dall’album.

Un pezzo dal titolo inequivocabile parla di noi e di quello che ci aspetta nel futuro a seguito dei cambiamenti climatici; tuttavia non è una visione tragica o apocalittica mondo, la band affronta questo tema così discusso e complesso senza moralismi, ma tramite uno dei suoi espedienti preferiti, ovvero l’ironia.

Jaspers Come asini nel pozzo
Jaspers

La canzone si apre con un coro angelico, registrato deliziosamente dalle bambine del Piccolo Coro San Paolo ONLUS di Milano, che in maniera paradossale, quasi grottesca, canta allegramente quanto sarà bello potersi abbronzare tutto l’anno grazie agli effetti del riscaldamento globale.

Voci innocenti e inconsapevoli, caratterizzate dalla tipica giocosità dei bambini, che intonano un inno per glorificare il difficile futuro che tutti noi stiamo preparando per loro.

Musicalmente il pezzo è un mix esplosivo di synth e vocoder anni ’80 e ritmi incalzanti che ricordano il più scanzonato surf rock, il tutto arricchito dal coro di voci bianche che riporta alla mente le atmosfere tanto di Another brick in the wall dei Pink Floyd quanto di Stare bene di Caparezza.

Il videoclip (in uscita prossimamente) è stato realizzato da Elio De Filippo dello Studio Nubes di Sarno, che aveva già collaborato con la band per i singoli Rockstar e Le laid c’est beau.

Nel video siamo alle prese con un personaggio eccentrico, bizzarro, una sorta di giullare metropolitano che potrebbe ricordare un artista di strada o uno dei tanti emarginati sociali.

Questo soggetto, interpretato con grande naturalezza e personalità dall’attore teatrale astigiano Eugenio Fea, si aggira per la città con fare sbarazzino portando con sé un piccolo televisore vintage dove si vede proiettato il coro di voci bianche.

Camminando e ballando con aria spensierata e ingenua, ma allo stesso tempo sicuro di sé, simboleggia metaforicamente una società che, distratta dalle infinite tentazioni del mondo odierno, rischia di sottovalutare o a volte finge di non vedere gli effetti dei grandi cambiamenti climatici che sta affrontando il nostro pianeta.

Jaspers nascono nel 2009 dall’incontro tra diversi musicisti che si sono conosciuti presso il CPM Music Institute di Milano.

Il gruppo è certamente una rock band, ma di difficile catalogazione. Ha al suo interno tantissime influenze artistiche e musicali che spaziano appunto dal rock, pop, alternative, progressive, reggae, funk fino alla musica classica.

Comparati per ecletticità e ironia ad artisti quali Frank Zappa ed Elio e le Storie Tese. Il nome è ispirato al filosofo e psichiatra Karl Jaspers, nome che meglio rappresenta e unisce la follia artistica e personale di ogni singolo componente.

Vengono spesso definiti una concept band in maschera, che porta sul palco una sorta di Opera Rock Theatre. Durante i loro concerti, infatti, ognuno dei componenti mette in scena il personaggio di un manicomio immaginario che prende vita sul palco, gli show sono ironici e molto coinvolgenti.

Jaspers il nuovo album
Jaspers

Vengono notati inizialmente da Franco Mussida, chitarrista e fondatore storico della PFM, per poi continuare a collaborare con tantissimi produttori e musicisti italiani nel corso degli anni, oltre che a fare tour in tutta Italia.

La band ha all’attivo tre album: Mondocomio (2012) Etichetta Talking Cat / Distribuzione Ammonia Records; Non ce ne frega niente (2019) Etichetta Talking Cat / Distribuzione Universal Music Italia;

Come asini nel pozzo (2023) Etichetta Indaco & NEEDA / Distribuzione Altafonte Italia

Tra le varie produzioni e dischi, escono con due singoli in chiave rock: “In fondo al mar”, cover della celebre canzone Disney tratta dal film “La sirenetta” e lo storico brano “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli.

Nel 2016 volano a Londra per collaborare con Cass Lewis, bassista degli Skunk Anansie.

Dal 2017 al 2021 i Jaspers sono stati la band ufficiale della trasmissione televisiva di Rai 2 “Quelli che il calcio”, condotta da Luca e Paolo con Mia Ceran.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

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