Riki Cellini, “Quello che basta” sono le piccole cose
Indipendente, appassionato e controcorrente, Riki Cellini pubblica “Quello che basta”
C’è un filo sottile che attraversa le produzioni di Riki Cellini. Un filo che si lega, e ci lega, agli anni ‘80 per poi dipanarsi nel tempo grazie alla forza della tenerezza, della nostalgia e della semplicità di rimandi e citazioni che non sono solo meccaniche ripetizioni di suoni o arrangiamenti, ma autentiche reinvenzioni.
Un filo, dunque, che potremmo anche chiamare “amore”, così come il messaggio stesso di questa nuova canzone: lo straordinario del quotidiano, degnamente annunciato da una sigla. Un varietà “per parlare di niente” forse, ma in cui amiamo “battere le mani a tempo”.
Indipendente, appassionato e controcorrente, Riki Cellini pubblica “Quello che basta” a distanza di due anni da “Canzonissima”, l’omaggio citazionista che riporta alla bella televisione e alla musica di una volta.
«Indipendente ad hoc perché in tanti anni di musica ho sempre fatto di testa mia, sbattendola anche sui muri ma orgoglioso delle mie scelte motivate da una vera passione e da un grande rispetto per la musica – racconta di sé Cellini – vado controcorrente a favore invece dell’autenticità perché non mi è mai importato delle mode, delle tendenze, dei generi (nelle sette note come nella vita). Quello che caratterizza la mia musica è sicuramente una buona e sana dose di autoironia e il costante desiderio di mettermi in gioco».
Non a caso anche con quest’ultima produzione lo dimostra con una canzone da ascoltare tutta d’un fiato che sintetizza alcuni tratti dello stile di Cellini con quelli più tipici del sound indie italiano contemporaneo, scritta a sei mani con l’attore e compositore romano Attilio Fontana e con il musicista bergamasco Valerio Baggio che ne ha curato la produzione artistica.
Due minuti e mezzo, leggeri e delicati, di messa a fuoco su fotografie di quello che basta per ritrovare sé stessi con l’immancabile sarcasmo che caratterizza la maggior parte dei suoi dischi pop scritti con Attilio, quel pop inteso in maniera personalistica e ricercata, un po’ come, in modi e in tempi diversi, hanno saputo fare Lucio Dalla, Samuele Bersani e Rino Gaetano.
«Milioni di impulsi al giorno ci lanciano in un ipertutto dove riconnetterci con la nostra parte più intima è diventato un lusso impossibile, soprattutto per l’algoritmo che ci vuole sempre più sul ‘pezzo’ – racconta Attilio Fontana che, dopo il successo negli anni ‘90 con I Ragazzi Italiani, ha costruito un percorso tra musica, televisione e teatro – questa canzone è invece una finestra che sembra non esserci più e che ogni tanto è possibile scavalcare per fare un tuffo in una parte più semplice ma profonda di noi, quella del sentire inteso come ascoltarsi.
Parla del momento in cui decidiamo di chiederci dove stiamo andando e ci permettiamo di rallentare per riprendere possesso di noi, di un orizzonte che ha il tempo di un tramonto e che sa di sabbia sui piedi, del tempo di una sigaretta e di occhi che abbiamo avuto il tempo di guardare e ricordare, solo perché eravamo lì e in nessun’altro multiverso».
L’uscita del singolo è accompagnata da un videoclip diretto da Tommaso Pirotta per DMP Movies, collettivo di produzione cinematografica indipendente: «La musica è presa a schiaffi dagli algoritmi e dalla frettolosità della comunicazione social – afferma Cellini – il linguaggio cantautorale è diventato come una speranza tradita da riscoprire e coccolare.
Per questo confesso che mi commuove sempre ascoltare questo brano nato in un pomeriggio magico insieme ad Attilio e Valerio perché quello che basta è quel poco di cui abbiamo veramente bisogno e di qualcuno, magari accanto, capace di ascoltare anche il silenzio che rimane sempre un apostrofo bianco e bellissimo tra un gran casino e l’altro”.
Cantastorie del panorama indipendente italiano con ampio seguito non solo perché attivo sul territorio da 30 anni, ma per le collaborazioni eccelse. Esplora le sue grandi passioni frequentando l’Istituto Europeo di Design (IED) ed il Centro Professione Musica (CPM) di Milano iniziando così a lavorare come Art Director nel mondo della pubblicità e a esprimersi come artista nella musica.
Pigro ma un vulcano umano, tranquillo ma sempre in movimento, propone la sua musica e le sue idee girando i locali della penisola in affollate serate “pop” conquistando la stima degli addetti ai lavori e del pubblico, a lui affezionatissimo.
Artista non per caso, Riki Cellini si confronta con tutte le forme di comunicazione: dal teatro alla televisione, dalla radio (ha collaborato con R101, RDS, Radio Number One) alla musica, naturalmente.
Dopo “Meravigliosa Mattinata” prodotto da Roby Facchinetti e “Trallallero Live”, “Rettoriano” è il terzo album: un personalissimo omaggio a uno dei personaggi più irriverenti e liberi della musica italiana di sempre, Donatella Rettore.
“Niente di nuovo” è l’ultimo album: un vinile-raccolta pubblicato all’inizio del 2020, con i momenti più rappresentativi del viaggio musicale di Cellini, impreziosito da inediti e speciali duetti.
Video intervista a cura di Domenico Carriero e Vincenzo Salamina
Ilaria: il filo rosso della musica dà più luce!
Spesso quando tagli un filo la luce va via. Lo fa anche Ilaria ma la corrente rimane, anzi aumenta
Ilaria Baratta, giovane cantautrice bolognese, ha tagliato il suo filo rosso che la legava a una relazione fatta di tante briciole e poca sostanza. Il nuovo singolo, disponibile in rotazione radiofonica e in tutte le piattaforme streaming, racconta la difficoltà nel sapere dire di no, nel tracciare confini e spezzare legami che spesso non ci permettono di avere una visione lucida della realtà.
Per Ilaria, scrivere canzoni ha una funzione terapeutica: la malinconia può essere catartica e solo in questo modo i problemi si archiviano senza troppe scorie negative.
Ama sperimentare, mettersi in gioco e soprattutto personalizzare la propria musica, facendosi guidare dalla sua stella polare: Amy Winehouse.
Ciao Ilaria, come ti senti dopo l’uscita di questa nuova canzone?
È una domandona meravigliosa in realtà. Mi sento sicuramente meno pesante perché, quando si racconta un momento di difficoltà si sta meglio. È come se ti liberassi di un peso, quindi ti senti sempre più leggera.
La musica per te è terapeutica?
Sì, tantissimo, anzi tendenzialmente ho sempre un blocco dello scrittore, anche nel dire le cose che mi hanno fatto più male perché ovviamente è più difficile; quando succede mi sento completamente libera e leggera. La musica mi aiuta molto in questo.
Quando hai iniziato a fare musica?
Ho iniziato all’età di nove anni in un gruppo dove si facevano musical e da lì ho cominciato a fare anche dei live con nuovi gruppi, cori gospel.
Hai studiato qualche strumento?
Sì, chitarra, pianoforte anche se non l’ho studiato tantissimo, giusto per accompagnarmi nelle mie canzoni.
Il tuo stile è cambiato nel corso del tempo o è rimasto sempre lo stesso?
Mi piace sperimentare soprattutto quando si tratta delle “mie cose”, perché ovviamente generi come il soul e R&B sono cose già fatte. Ho delle cadenze vocali che possono ricordare un po’ questi generi. Oggi probabilmente il mio stile sta cambiando ma sto provando a fare cose che sento, non do grande importanza alla linea da seguire, preferisco fare ciò che mi fa star bene e che sento giusto in questo momento.
Sei cresciuta ispirandoti a qualcuno in particolare?
Amy Winehouse. Ascoltavo sempre lei. È la mia principale ispirazione, la mia stella polare.
Qual è il messaggio che vuoi trasmettere nel nuovo singolo “Filo rosso”?
Una cosa che vorrei dire a me stessa e a tutto il mondo in generale è avere il coraggio di saper dire di no, specialmente quando ci sono di mezzo sentimenti e relazioni. Questa canzone è il racconto di un momento di fine in cui non ce la facevo più. Il filo rosso lo volevo tagliare e l’ho tagliato.
La malinconia è prevalsa?
Sì, ma non la racconto con rabbia; per me è stato più un ricordo malinconico e triste ma non c’è rabbia.
Pensi che la malinconia possa essere catartica?
Sì, assolutamente, anzi personalmente la malinconia mi dà modo di scrivere meglio. Quando sono arrabbiata ho un problema, ho un blocco e non riesco a buttare fuori nulla, anche se ci provo per giorni e giorni. Quando va via la rabbia e rimane solo la malinconia, quello è il momento perfetto. Verso sera, mi esce tutto più spontaneo; ho una connessione con la notte. L’anno scorso alle tre di notte ho scritto un brano, “Bambina cattiva”, e mi è uscito subito tutto, di getto.
C’è un filo rosso che lega tutti i singoli che sono usciti finora?
Per la maggior parte si tratta di sentimenti legati quasi tutti ad una relazione, quindi sì, c’è un filo rosso. Non si vede ma si sente molto.
I tuoi testi sono autobiografici?
Sì. Ho iniziato a scrivere non da tanto, da due o tre anni circa, grazie alla collaborazione con Francesca Cini, in arte Tekla, con la quale si è anche instaurata un’amicizia bellissima e abbiamo creato un duo femminile. È proprio lei che mi ha scritto filo rosso ed è entrata empaticamente dentro di me. Grazie a una mia telefonata in cui le raccontavo questo mio disagio, lei un bel giorno mi ha detto: “Questa è per te!” Infatti, le sono veramente grata perché ha riportato le mie parole in un testo. Abbiamo un rapporto di amore platonico. Tra donne è anche più difficile riuscire a collaborare e fare musica, ma ci lega un’amicizia viscerale. Si unisce l’utile al dilettevole.
Che rapporto hai con il tuo pubblico?
Da piccola ho avuto molta difficoltà, poi è arrivato il teatro con i musical che mi hanno aiutata ad essere meno timida e sono riuscita ad abbattere questa sorta di barriera. Ad oggi, oltre ai live, ci sono anche i social che agevolano molto la pratica.
A proposito di social, come li usi?
Tendenzialmente pubblico contenuti inerenti alla mia musica, ma è anche giusto far vedere la propria vita in generale, sempre un po’ con le pinze, ovviamente. Determinati aspetti vanno tenuti segreti perché si rischia di non sopportare il peso del giudizio. Certi giudizi ti toccano e non riesci a rimanere totalmente indifferente.
Il 2021, anno in cui risale il tuo primo singolo, ha accentuato la tua voglia di fare musica, vista anche la pandemia?
La situazione pandemica ha un po’ fermato il tempo, ma mi ha dato “il mio tempo”. Ho buttato fuori la mia prima canzone e in un momento come quello o ti ritrovi o ti perdi. Tra l’altro, Tekla è entrata nella mia vita proprio in quel periodo. Prima la conoscevo solo tramite i social, per tornare al discorso precedente. Dal momento in cui ho avuto bisogno di scrivere una canzone le ho chiesto un aiuto e da lì abbiamo cominciato a collaborare.
Hai qualche progetto per il futuro?
Mi piace vivere molto il presente. Il mio obiettivo è continuare a fare quello che mi piace. In cantiere ci sono ancora tanti brani da pubblicare ma diamo tempo al tempo. All’inizio del 2024 usciranno due nuove tracce, una singola e un’altra insieme a Tekla. Non ho dei progetti a lungo termine, penso solo a continuare su questa strada.
Articolo a cura di Simone Ferri
Crystal Flower, il nuovo album di Letizia Brugnoli
Letizia Brugnoli Crystal Flower un album ricercato e sincero al tempo stesso, dedicato a mio padre che mi ha trasmesso l’amore per la musica
Dal 13 ottobre 2023 è disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in formato cd “Crystal Flower”, il nuovo album di Letizia Brugnoli per l’etichetta Irma Records.
Si è soliti cercare di inquadrare la musica per generi – talvolta è un male necessario – e così possiamo definire “Crystal Flower”, un disco di jazz.
Non un jazz per puristi o amanti della sperimentazione, ma piuttosto per tutti coloro che hanno semplicemente voglia di ascoltare musica con attenzione.
Volutamente, i brani sono stilisticamente eterogenei e vanno dallo swing ai brani di derivazione brasiliana fino al latin con influenze dell’electric-jazz Anni Settanta.
La cantante Letizia Brugnoli ha infatti avuto spazio per ogni sfumatura vocale ed interpretativa ed i musicisti hanno potuto esprimersi in modo sempre vario ed eclettico.
Cimentarsi con generi diversi è stata una stimolante sfida non solo per loro, ma anche per il compositore ed arrangiatore, Roberto Sansuini.
Tutti i brani sono stati scritti ed arrangiati da Roberto Sansuini, i testi, sia in italiano che in inglese, scritti da Letizia Brugnoli.
Spiega l’artista a proposito dell’album: «L’album è dedicato a mio papà Franco Brugnoli, musicista e giornalista, scomparso nel maggio 2021.
A lui principalmente devo il mio amore e la mia passione per la musica. Agua de Maio è stata scritta per lui ed è sempre una grande emozione cantarla.
Anche in Shadows parlo di lui e di quanto quotidianamente mi manchi. Molti testi dell’album hanno quindi carattere autobiografico, altri invece sono stati scritti immaginando il punto di vista di un ipotetico protagonista.
Roberto Sansuini mi aveva inviato le tracce dell’album e le partiture anni fa, io ho aggiunto i testi con molta calma devo dire, ma sono nati in modo naturale. quando probabilmente era il momento giusto.
In fase di registrazione sono poi state apportate alcune modifiche, sono nate belle improvvisazioni, ci siamo cuciti addosso il vestito per così dire. Il risultato trovo che sia un album ricercato e sincero al tempo stesso».
Letizia Brugnoli, allieva del fisarmonicista e pianista RAI Bruno Aragosti, inizia la sua attività artistica all’età di 16, entrando a far parte del gruppo polifonico vocale Kronos Fonè e del quintetto vocale diretto dallo stesso Aragosti.
Successivamente si specializza partecipando a numerosi workshops internazionali, tra cui quello con Bob Stollof e Kris Adams, insegnanti della Berklee School di Boston, Michelle Hendrics, figlia del leggendario Jon Hendrics, Tiziana Ghiglioni, Tuck and Patti, etc., seguendo contemporaneamente le lezioni di canto Jazz di Diana Torto presso il Conservatorio A. Boito di Parma.
Il suo principale insegnamento deriva però dall’ascolto di infinite ore di musica Jazz, cercando di cogliere ogni sfumatura, da Ella e Sarah a Carmen, e solo alla fine da Lady Day.
Nel 2014 è uscito il suo primo Album dal titolo Through our Life, contenente anche quattro brani inediti scritti con Roberto Sansuini, che ha curato anche tutti gli arrangiamenti dei brani.
La personale versione del brano Summertime ha inoltre vinto i ParmAwards 2015. Nel 2017 è uscito il Brano A Fresh Delight (you bring me) con l’importante casa discografica S&S Records di Chicago, nominata per ben 4 volte ai Grammy Awards.
Luglio 2022 esce il singolo Un’estate fa con TRJ Records. Il 19 maggio 2023 esce per Irma Records “Il gioco del Semaforo”, il 7 luglio “Nostalgiazz”e il 15 settembre “Tire change”, singoli che hanno anticipano l’uscita dell’album “Crystal Flower” che dal 13 ottobre è sulle piattaforme digitali di streaming e in formato cd.
Video intervista a cura di Domenico Carriero e Vincenzo Salamina
Mirkoeilcane, il ritorno di un cantautore fuori mercato
Il ritorno di Mirkoeilcane è una delle cose per cui, alla fine dell’anno, potremmo essere grati per questo 2023
Un ritorno in grande stile per il cantautore romano, che, dopo aver conquistato tutti al Festival di Sanremo con Stiamo Tutti Bene (dove ha conquistato il premio della critica Mia Martini) e a distanza di cinque anni dal precedente Secondo me (2018), Mirkoeilcane torna nel panorama musicale con un nuovo lavoro di inediti prodotto da Daniele “Il Mafio” Tortora già produttore di artisti come Afterhours, Daniele Silvestri, Max Gazzè, Diodato e molti altri.
È infatti uscito, lo scorso 3 novembre, La musica contemporanea mi butta giù (Etichetta: Santeria / Distribuzione: Audioglobe), terzo album di inediti per il cantautore, che presenta così un nuovo progetto, che nasce dopo un lungo periodo di scrittura e creatività e che esce, come detto, dopo quasi cinque anni dal disco precedente. Un chiaro omaggio a Battiato (Up patriots to arms brano dell’album Patriots) e un ritorno in grande stile.
L’album, anticipato dai singoli Inequilibrio e Non mi ricordo più, racconta la maturazione e l’evoluzione di un artista che ama raccontare la quotidianità e l’attualità, non tirandosi indietro e toccando anche temi scomodi e lontani dalle logiche del mercato discografico contemporaneo, come ad esempio la dipendenza dai social della musica o i tempi d’attenzione estremamente ridotti.
Nell’album, ogni canzone si prende invece il suo spazio, per raccontare gli amori, le malinconie, i sogni e i turbamenti di una vita vissuta come tante. Prendendosi così l’ambizione di rimanere e di non sfumare, regalando e regalandosi un lavoro destinato a rimanere.
Dodici sono le tracce che compongono questo disco, che naviga nel cantautorato ma trova dei porti sicuri nella canzone d’autore e d’amore, nella musica più malinconica e nel pop.
Ad accompagnare il cantautore in questo viaggio, oltre alla bella musica, anche due ospiti d’eccezione: Giobbe Covatta, sul brano Secondo Giobbe e Daniele Silvestri, che oltre al featuring sul brano Serie B, ha collaborato al brano In equilibrio. Tre brani da ascoltare con una certa attenzione.
Un album pensato e ragionato, ironico, leggero e non banale, ricco di sfumature e momenti. Dove l’alchimia tra musica e parole confermano il grande talento di un artista, capace di fare un passo indietro e riprendere così la rincorsa verso un nuovo inizio.
Oltre all’uscita del disco, il cantautore romano ha annunciato anche le prime date per un tour di presentazione (25.01 – Milano – Biko e 15.02 – Roma – Alcazar), dove si potranno ascoltare dal vivo i pezzi del nuovo disco.
TRACKLIST – “LA MUSICA CONTEMPORANEA MI BUTTA GIÙ”
01 – Venissero a cercarmi qui
02 – Circa una storia
03 – Non mi ricordo più
04 – In equilibrio
05 – Serie B
06 – Qui
07 – Secondo Giobbe
08 – Giovanni
09 – Gesù
10 – Il nipote di Giovanni
11 – Leggera
12 – Caro amico ti scrivo
Articolo a cura di Francesco Nuccitelli
Premio Bertoli: in giuria il M° Fio Zanotti e Marco Baroni
Premio Bertoli: in giuria il M° Fio Zanotti e Marco Baroni. In platea Lorenzo Lepore finalista del premio Pierangelo Bertoli nel 2022
Premio Pierangelo Bertoli, due serate condotte da Andrea Barbi e realizzate con la Direzione Artistica di Alberto Bertoli e Riccardo Benini, conclusosi il 5 novembre, al Teatro Storchi di Modena, con Emanuele Conteche si è aggiudicato il Premio Pierangelo Bertoli – Nuovi Cantautori.
Dei 350 nuovi cantautori candidati, 25 si sono sfidati il 6 luglio a Sassuolo (MO). Tra questi sono stati selezionati gli otto finalisti che si sono esibiti sul palco del Teatro Storchi il 4 novembre portando un proprio brano e la reinterpretazione di un brano di Pierangelo Bertoli. Tutti i finalisti hanno riproposto il proprio brano nella serata del 5 novembre e solo quattro di questi sono passati alla finalissima, riproponendo il brano di Bertoli.
Nella serata del 4 novembre si è tenuto lo spettacolo “Le canzoni di Pierangelo”, nel corso del quale il grande attore Neri Marcorèha duettando con Alberto Bertoli in un evento unico su alcuni brani del cantautore sassolese trai quali “Per dirti t’amo”, “I miei pensieri sono tutti lì”, “Non finirà” e “Cent’anni di meno” con la partecipazione del cantautore Lorenzo Santangelo.
Nel corso della finale si sono esibiti e sono stati premiati anche Manuel Agnelli, Fulmincci, Mario Venuti e Noemi.
I Nuovi Cantautori e Alberto Bertoli sono stati accompagnati dalla band composta dai musicisti di Pierangelo Bertoli che vede Marco Dieci al pianoforte e chitarra, Moreno Bartolacelli alle tastiere, Guido Pelati alle chitarre, Gigi Cervi al basso, Marco Bolgiani alla batteria e dalla voce di Monica Guidetti per i cori.
Nella giuria del Premio Bertoli anche il Maestro Fio Zanotti, il cantautore Marco Baroni, autore per Nek e da poco tornato sul mercato con il suo nuovo album “Luoghi comuni”.
In platea anche il giovane cantautore Lorenzo Lepore, finalista nel Premio Bertoli 2022, che ha da poco pubblicato il cd “Fuori onda” annunciato dallo stesso Andrea Barbi dal palco dello Storchi.
Video interviste a cura di Domenico Carriero e Vincenzo Salamina
Le canzoni di Pierangelo: duetto Marcorè – Bertoli
Le canzoni di Pierangelo: duetto del grande attore Neri Marcorè e Alberto Bertoli su alcuni brani del cantautore sassolese
Grande successo per la decima edizione del Premio Pierangelo Bertoli, due serate condotte da Andrea Barbi e realizzate con la Direzione Artistica di Alberto Bertoli e Riccardo Benini, conclusosi il 5 novembre, al Teatro Storchi di Modena.
Da questa edizione il Premio Pierangelo Bertoli si è avvalso del Patrocinio del Club Tenco, la cui collaborazione vede anche la presenza di membri del Club all’interno della giuria che valuterà i Nuovi Cantautori, sancendo così un’importante unione tra due manifestazioni che promuovono e sostengono la canzone d’autore, come condiviso da Alberto Bertoli durante l’intervista.
Nella serata del 4 novembre si è tenuto lo spettacolo “Le canzoni di Pierangelo”, nel corso del quale il grande attore Neri Marcorèha duettato con Alberto Bertoli in un evento unico su alcuni brani del cantautore sassolese trai quali “Per dirti t’amo”, “I miei pensieri sono tutti lì”, “Non finirà” e “Cent’anni di meno” con la partecipazione del cantautore Lorenzo Santangelo.
Nella serata del 4 novembre sul palco dello Storchi anche il cantautore Lorenzo Santangelo, finalista del Premio Pierangelo Bertoli nel 2021.
Nel suo ultimo album “Musick” anche un featuring con lo stesso Neri Marcorè in “La minoranza”. Santangelo, Bertoli e Marcorè si sono inoltre esibiti assieme nel brano di Pierangelo Bertoli “Cent’anni di meno”.
I Nuovi Cantautori e Alberto Bertoli sono stati accompagnati dalla band composta dai musicisti di Pierangelo Bertoli che vede Marco Dieci al pianoforte e chitarra, Moreno Bartolacelli alle tastiere, Guido Pelati alle chitarre, Gigi Cervi al basso, Marco Bolgiani alla batteria e dalla voce di Monica Guidetti per i cori.
Video interviste a cura di Domenico Carriero e Vincenzo Salamina
Premio Pierangelo Bertoli: i quattro finalisti
Premio Bertoli: gli otto finalisti si sono esibiti portando un proprio brano e la reinterpretazione di un brano di Pierangelo Bertoli
Dei 350 nuovi cantautori candidati, al Premio Pierangelo Bertoli, 25 si sono sfidati il 6 luglio a Sassuolo (MO).
Tra questi sono stati selezionati gli otto finalisti che si sono esibiti sul palco del Teatro Storchi il 4 novembre portando un proprio brano e la reinterpretazione di un brano di Pierangelo Bertoli.
Tutti i finalisti hanno riproposto il proprio brano nella serata del 5 novembre e solo quattro di questi sono passati alla finalissima, riproponendo il brano di Bertoli.
I quattro finalisti che nella serata del 5 novembre hanno portato sul palco dello Storchi il loro brano, proposto anche nella serata del 4 novembre assieme ad una interpretazione di un brano di Pierangelo Bertoli, sono stati:
Napodano, dal Belgio, che ha portato il suo brano “Storia di un ratto” e la reinterpretazione del brano “Cose del passato” di Bertoli, contenuta nell’album “Dalla finestra” (1984), vincendo anche il premio messo in palio da Acep/Unemia.
Masala & Foresta, ossia il duo Miriam Masala e Jo Foresta, da Savona, che hanno portato il loro brano “Frastuono” e la reinterpretazione di “I fiori che tu” di Bertoli, contenuta nell’album “Italia d’Oro” (1992).
Enif, da Torino, che ha portato il suo brano “Fango” e la reinterpretazione di “Due occhi blu” di Bertoli, contenuta nell’album “Eppure soffia” (1976).
Micci, da Palermo, che ha portato il suo brano “Due mondi” e la reinterpretazione di “Così”, contenuta nell’album “Frammenti” (1983) di Pierangelo Bertoli.
I Nuovi Cantautori e Alberto Bertoli sono stati accompagnati dalla band composta dai musicisti di Pierangelo Bertoli che vede Marco Dieci al pianoforte e chitarra, Moreno Bartolacelli alle tastiere, Guido Pelati alle chitarre, Gigi Cervi al basso, Marco Bolgiani alla batteria e dalla voce di Monica Guidetti per i cori.
Video interviste a cura di Domenico Carriero e Vincenzo Salamina
Premio Pierangelo Bertoli 2023: i “super finalisti”
Grande successo per la decima edizione del Premio Pierangelo Bertoli
Grande successo per la decima edizione del Premio Pierangelo Bertoli, due serate condotte da Andrea Barbi e realizzate con la Direzione Artistica di Alberto Bertoli e Riccardo Benini, conclusosi il 5 novembre, al Teatro Storchi di Modena, con Emanuele Conteche si è aggiudicato il Premio Pierangelo Bertoli – Nuovi Cantautori.
Dei 350 nuovi cantautori candidati, 25 si sono sfidati il 6 luglio a Sassuolo (MO).
Tra questi sono stati selezionati gli otto finalisti che si sono esibiti sul palco del Teatro Storchi il 4 novembre portando un proprio brano e la reinterpretazione di un brano di Pierangelo Bertoli.
Tutti i finalisti hanno riproposto il proprio brano nella serata del 5 novembre e solo 4 di questi sono passati alla finalissima, riproponendo il brano di Bertoli.
I Nuovi Cantautori e Alberto Bertoli sono stati accompagnati dalla band composta dai musicisti di Pierangelo Bertoli che vede Marco Dieci al pianoforte e chitarra, Moreno Bartolacelli alle tastiere, Guido Pelati alle chitarre, Gigi Cervi al basso, Marco Bolgiani alla batteria e dalla voce di Monica Guidetti per i cori.
I 4 super finalisti che nella serata del 5 novembre hanno portato sul palco dello Storchi il loro brano e una interpretazione di un brano di Pierangelo Bertoli, sono stati:
Emanuele Conte, da Treviso, vincitore del “Premio Pierangelo Bertoli – Nuovi Cantautori”, e del premio Nuovo Imaie, consistenti in € 10.000 finalizzati alla realizzazione di un tour.
Inoltre, nella serata del 4 novembre si è aggiudicato la “Targa Michele Merlo” per il suo brano “Proiettile bambolina”.
Il testo interpretato alla luce di una guerra incredibilmente truce in Medio Oriente lo ha portato a conseguire il premio per il miglior testo.
Il vincitore ha, inoltre, reso omaggio al giovane cantautore scomparso Michele Merlo interpretando il suo brano “Aquiloni”. Il brano di Pierangelo Bertoli che Emanuele Conte ha reinterpretato in un tripudio di consensi è stato “Chiama piano”.
Marco Arati, da Reggio Emilia, che ha portato il suo brano “Quattro anni luce” e la reinterpretazione del brano in dialetto “La Bala” di Bertoli, contenuta nell’album “Eppure soffia” (1976).
Pier, da Pescara, che ha portato il suo brano “L’abbraccio di Pompei” e la reinterpretazione del brano “E così nasce una canzone” di Bertoli, contenuta nell’album “Oracoli” (1990).
Marco Sforza, da Reggio Emilia, che ha portato il suo brano “Italia Divina Commedia” e la reinterpretazione del brano “Una strada” di Bertoli, contenuta nell’album “Sedia elettrica” (1989).
Video interviste a cura di Domenico Carriero e Vincenzo Salamina
Andi: noi siamo stelle, noi siamo come “Comete”
Esce oggi 11 novembre (11/11) alle 11:11 “Comete”, il nuovo brano del cantautore Andi
Andi cantautore pluripremiato nella sua carriera e con una lunghissima esperienza da busker.
Il brano “Comete”, appena uscito, ha già vinto un premio! Lo scorso 24 settembre, infatti, Andi ha vinto il Primo Premio della sezione Inediti al Best Voice Festival 2023 presentando al teatro Sociale di Alba il nuovo singolo.
“Non siamo stelle noi, siamo come comete”, “Siamo luce senza età”: così canta Andi nel brano che sprigiona energia al primo ascolto trascinandoci in un vortice di buoni sentimenti e slanci.
Una lunghissima esperienza da busker: anche quest’estate ha girato la Puglia in lungo e largo esibendosi nei punti più pittoreschi della regione.
«Quando nell’estate del 2015 lasciai tutto per partire con la mia chitarra in giro per l’Italia non avevo idea di quanto la mia vita sarebbe cambiata per sempre. Dalla mia adolescenza in poi avevo passato il mio tempo a farmi dire dalla famiglia, dalla scuola, dalla società quale doveva essere il mio posto e cosa avrei dovuto fare per stare al mondo».
Premiato al “Premio Mia martini 2018” con il Premio Speciale “Giancarlo Bigazzi” con il brano “Va tutto bene”, che darà anche il nome ad un EP.
È stato anche finalista ad Area Sanremo 2019. Tra i brani più rappresentativi del suo repertorio trova un posto d’onore “Vado in vacanza”, scritta per ricordare la tragedia del crollo del Ponte Morandi del 2018 vista con gli occhi di chi andava in vacanza.
Nel 2020, per la pubblicazione dell’EP “Piume”, ha coinvolto i suoi follower mediante la condivisione in un VLOG delle fasi preparatorie della realizzazione del disco. Un esperimento ben riuscito e nuovo nel genere in Italia.
Video intervista a cura di Domenico Carriero e Vincenzo Salamina
Stefania Dipierro, vive la musica per accendere emozioni
Stefania Dipierro, voce raffinata capace di toccare con le sue note gli spazi più intimi. Vive la musica per accendere e riaccendere emozioni
Nel mondo delle tendenze e dei generi musicali trova la sua espressione artistica Stefania Dipierro, voce raffinata, musicista e compositrice di lungo corso, capace di toccare con le sue note gli spazi più intimi anche nelle dimensioni internazionali.
Con 5ML di download su Spotify e 15K di ascoltatori mensili vive la musica per accendere e riaccendere emozioni, per riflettere e poi ballare. Ambienta e muove la sua voce, corpo e pensiero su territori musicali vasti, dalla musica popolare brasiliana –MPB-, italiana, jazz, soul, rock, elettronica.
Nata a Taranto e cresciuta tra Bari e Lecce, Stefania Dipierro emerge nei primi anni ’90 tra i protagonisti del movimento musicale Fez – guidato dal produttore, musicista e dj Nicola Conte – conquistando la scena italiana e internazionale.
Ha vissuto a Roma e poi Amsterdam, una vita sempre in movimento, canta in formazioni più intime di duo fino al combo, Big Band, Orchestra Sinfonica e dj-set.
Visionaria performer, dall’impronta avanguardistica nei suoi videoclip e live, riconosciuta a livello europeo con i suoi progetti e featurings. La rivista inglese All About Jazz l’ha definita la Sade brasiliana.
Lo studio del pianoforte già dall’età di cinque anni è il suo primo approccio alla musica, poi il conservatorio dove consegue la licenza in “Teoria Musicale e Solfeggio”, il biennio di Canto Lirico e lo studio della tromba.
Parla 3 lingue: italiano, inglese e portoghese. Ha studiato danza classica e moderna, pratica vari sport, tra cui nuoto, bici, yoga.
Insegna tecnica della respirazione ed emissione vocale con il suo metodo “VocALItà nelle Geometrie Vocali di Kandinskij, Accordi Umani” e Lab di scrittura musicale creativa, armonica melodica e letteraria, con testi in lingua italiana inglese brasiliana.
Tiene incontri-Reading in cui, tra ascolti e letture, racconta contenuti, aneddoti e riferimenti storici degli autori e dei testi delle canzoni che canta e di quelle che scrive.
Nel 2007 è stata la cantante dell’ultimo live tour italiano di Alessandro Alessandroni – il celebre “fischio” di Ennio Morricone-.
Con Antonello Vannucchi – storico pianista di Mina e Vanoni e della band Mark 4, autori dei famosi intervalli RAI anni ’60/ ’70 – ha fondato a Roma il progetto “Connections: Italia-Brasil”, reinterpretando le canzoni di origine brasiliana divenute grandi successi in Italia.
Nell’estate del 2015 duetta con l’attore Claudio Santamaria per due concerti del suo tour “Un estate fa”.
Intenso il rapporto con la musica brasiliana, ha spesso incontrato Caetano Veloso, Gilberto Gil, Jaques Morelenbaum, Marcos Valle duettando con lui al Southern Soul Festival in Montenegro.
Con le sue formazioni o come ospite di altri progetti ha tenuto concerti a Cuba, Russia, Turchia, Bielorussia, Ucraina, Montenegro, Olanda, Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, Romania, Portogallo, Brasile.
Una discografia folta di feat. per numerose etichette italiane ed internazionali – Right Tempo, Schema, Emi. – con tre album da solista –FarOut Rec UK e Incipit Rec IT – .
Si racconta di lei nel libro Cantautori e Cantautrici del Nuovo Millennio Il Dizionario – 1966 biografie, 10.000 dischi, autore Michele Neri, direttore della rivista musicale VINILE, Iacobelli Editore 2023.
In “Erba d’Annata” dello scrittore Aldo Pagano -ed. PIEMME 2023 – la protagonista Emma Bonsanti – sostituto procuratore della serie dei libri precedenti Caramelle dai Conosciuti, Motivi di Famiglia … – ascolta le canzoni di Stefania Dipierro tra cui: “Ok”, “Ci sto” e “Inutil Paisagem”.
Oggi parliamo con Stefania che ha chiuso la stagione estiva con una serie di live di successo di pubblico e di critica.
Entriamo nel suo mondo “a colori”.
Quest’estate hai portato nei live lo spettacolo “Stefania canta Mina” nato nel 2022 e “Amore bis”. Sono due prospettive della tua musica? Esiste un legame tra i due live?
Stefania canta Mina è un live che faccio con la Bing Band del Maestro Paolo Lepore, e quest’anno si è aggiunta anche la Oles, Orchestra Sinfonica di Lecce. È un progetto che porteremo avanti anche in autunno, nei teatri. Il concerto “Amore bis” nasce come spin off del mio ultimo Lp “Dichiarazioni d’amore” in una versione ridotta dal vivo, un concerto che ristora la sete di emozioni.
Sono due spettacoli diversi per repertorio, uno tutto italiano e di musica anni 60/70 e l’altro che ci porta in viaggio nei decenni e negli stili musicali, da Elis Regina a Patti Smith a tracce di culture club. In comune hanno il tema dell’amore, nei suoi aspetti più vari, profondi e leggeri.
Nella tua ripresa dei brani di Mina segui degli arrangiamenti particolari?
I brani che interpreto mantengono arrangiamenti molto vicini agli originali, alle canzoni di Mina.
I brani di Mina presentano un grado di difficoltà molto elevato. Come li affronti?
Scelgo, tra quelli che mi piacciono, i brani più comodi per la mia voce e per il mio stile di interpretazione. Cantare “Mina” richiede un largo range di note, da quelle più gravi o basse alle acute o alte, comanda la mia estensione vocale, posso cantare bene ‘Città Vuota’, per esempio, ma non ci provo neanche a cantare ‘Brava’ in tonalità originale.
È difficile etichettarti con un genere musicale, visto che canti il pop, il jazz, tante incursioni nella musica portoghese, per citarne alcuni.
Sono una persona molto inclusiva e questo aspetto reverbera nel mio lavoro. Attingere da repertori differenti è casuale, in fondo è sempre “l’incontro” che ci accende e ci attiva, sento una canzone e se mi piace la canto. Oppure ho voglia di raccontare qualcosa e la musica prende una forma inaspettata, che non ho cercato.
I tuoi ultimi tre album contengono tributi alle tue radici musicali e tracce originali, come nasce un tuo disco?
Tutte le mie canzoni nascono a casa col pianoforte, spesso sull’onda di un’idea che sboccia improvvisa o di qualcosa o qualcuno che mi ha ispirato.
Le mie tracce si muovono sui temi fondamentali natura/pace/amore, il rispetto per Madre Terra e per il prossimo, la bellezza della condivisione, la bruttezza e l’inutilità dell’odio, la miseria della violenza. Mi piace sempre molto partire dalla tradizione e continuare a tramandare a modo mio, a modo nostro.
Nel 2016 con Nicola Conte abbiamo prodotto il mio primo album solista dal titolo Natural, rimaneggiando tracce brasiliane vecchissime e standard jazz intorno alle nostre tracce originali. Poi ho fatto Base Terra con un forte desiderio di parlare di pace, lanciato dal videoclip Vortici di Idee, ispirata dal libro “Gli amori impossibili” di Italo Calvino.
L’ultimo disco inizia con un’immersione di sette minuti in Senza Chiedere, traccia scritta raccogliendo liberamente versi dal libro L’infinito senza farci caso del poeta e paesologo Franco Arminio – che nel brano lascia anche un feat. parlato: “Incontrarsi per non restare al punto in cui siamo, ma per muoverci”.
In questo album ho scritto canzoni per le persone che amo, mio figlio, la mia famiglia, il mio compagno. Come se volessi farne un film, un’istantanea di momenti e sentimenti che inevitabilmente nel tempo cambiano, si evolvono o si esauriscono, e che alle volte ripeschiamo nella memoria.
Nel tuo ultimo Lp “Dichiarazioni d’amore” ci sono tracce che toccano la musica elettronica. Ami anche questo genere?
Si, mi piace il sound design e i colori degli insert e loop di elettronica, mi fa esprimere diversamente, quando scrivo e quando canto.
In “Fiore del Deserto” ho potuto parlare con leggerezza di come vedo le relazioni, le fondamenta dei grandi amori sono legate alla crescita personale, riprendendo i concetti di Jung e Recalcati, crescendo insieme autonomi (eppure non stai lì a chiedere acqua), e la spiritualità dei legami, la libertà personale trovano spazio nella pienezza del qui ed ora e guardano lontano, verso il futuro.
Sei ‘insegnante’ di educazione vocale e coach di lab di scrittura creativa, com’è nata questa idea?
Ho studiato musica fin da molto piccola e posso confermare che tutte le mie giornate storte si sono sempre addrizzate nel mare dell’emozioni che la musica produce in noi.
Ho molto a cuore anche la funzione sociale della musica, avvicina ed educa, come tutte le discipline.
Nel lab di scrittura creativa la mia prima intenzione è invogliare a esternare il proprio pensiero, diventarne prima consapevoli e poi imparare a formularlo.
L’educazione musicale apre la mente e ci rende inclusivi permettendoci di creare comunità con gli altri, la musica si basa sull’interplay di più elementi e persone, è un bellissimo gioco di squadra.
In alcuni video su youtube, suoni il pianoforte. Lo usi soprattutto quando scrivi le canzoni o anche nei live?
Si a casa compongo, studio e canto accompagnandomi al pianoforte. Mi capita di suonarlo anche dal vivo, il pubblico mi porta a improvvisare.
Quali sono i progetti per il 2024?
Ho iniziato a scrivere e registrare un album di canzoni originali in lingua italiana sui temi romanticismo e realtà. Parte di queste tracce sono nate e prodotte con Donato Dozzy, dj e produttore di musica elettronica. Inoltre, sto iniziando le prove per il progetto teatrale “Abissi” con l’attore Pietro Naglieri e il cantautore Luigi Salerno, debuttiamo un po’ prima di Natale.
Prossimamente canterò in occasione del lancio del Festival del Cinema Brasiliano a Bari.
Hai avuto tante collaborazioni, anche con big della musica come Lucio Dalla. Con chi ti piacerebbe collaborare tra i tanti artisti presenti attualmente sulla scena italiana?
Con Lucio Dalla sono stati tanti incontri in cui abbiamo cantato insieme, veniva al Supperclub – club romano in cui ero performer resident – e cantavamo insieme, adorava improvvisare. Qualche anno fa sono stata a casa sua alle Tremiti ed ho suonato il suo Rhodes – piano elettrico -.
Tornando ad oggi posso dire che mi piacciono certi autori e interpreti che producono un pop di nicchia colmo d’influenze come Cosmo, Colapesce e scrivere e registrare insieme mi piacerebbe si, come pure con la pianista Rita Marcotulli, adoro il suo pianismo così attento e delicato, crea una dimensione. Penso che mi piaccia proprio questo del fare musica, che apre un nuovo sguardo sulla vita e sul mondo.
Ringraziamo Stefania per aver aperto la sua sensibilità artistica su tanti aspetti, non solo musicali ma anche educativi e sociali. Il suo approccio verso la musica non è legato solo alla composizione e all’interpretazione. Ha una visione della musica basata sull’inclusione e questo rende i suoi live momenti di condivisione nell’ascolto.
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