“Mi ricordo di te”, primo album da solista del cantautore milanese Ruggero Marazzi

Ruggero Marazzi: “Mi ricordo di te” 1
Ruggero Marazzi

Con un raffinato pop d’autore, Marazzi attinge alle grandi scene cantautorali italiane (De Andre, Conte, Vecchioni) e internazionali (Tom Waits) per creare un disco eclettico che si muove con agilità tra stili differenti.

Le note si fondono generando un’esplosione di colori e sensazioni, dalla bossanova al jazz, dal funky al blues, al rock.

Le 11 tracce che compongono il progetto accompagnano l’ascoltatore in un viaggio attraverso temi e musiche differenti.

Il tutto prende vita grazie alla voce intensa e coinvolgente di Marazzi, capace di suscitare emozioni e immagini con poche parole.

Il disco affonda le radici nella grande scuola cantautorale italiana e internazionale, ma anche nella cultura e nella letteratura.

“Jack” e “Edward (The morning sun)” sono un omaggio rispettivamente allo scrittore Jack Kerouac e al dipinto “The morning Sun” di Edward Hopper, mentre “Il cartografo” e “Il turno di notte” sono due particolari storytelling che permettono all’ascoltatore di immedesimarsi nelle vite dei protagonisti.

Parlando della sua bella Milano, il cantautore esalta anche l’arte di strada e lo fa omaggiando gli splendidi murales che si trovano in Via Morosini. Le opere dell’artista Millo rappresentano bimbi giganti stilizzati, in bianco e nero, e due cuori rossi che popolano un intricato agglomerato urbano.

Le musiche delicatamente romantiche di “Le ore contate” e “L’amore sul muro (via Morosini)” si alternano a sonorità più ritmiche e funky come in “Prendersi e lasciarsi” e “Milano – Roma”. Il sax e il basso, inoltre, contribuiscono a creare atmosfere uniche e coinvolgenti.

Ruggero Marazzi: “Mi ricordo di te” 2
Ruggero Marazzi

“Mi ricordo di te” è un album che rappresenta un’esperienza musicale completa, capace di unire la bellezza della poesia alla forza delle note. Un lavoro che non mancherà di sorprendere e di lasciare un segno indelebile nell’animo di chi lo ascolta.

Video intervista a cura di Domenico Carriero e Vincenzo Salamina

Den Harrow: i grandi artisti non conoscono tempo,  in forma smagliante ha dominato il palco creando un contatto magico e unico con il pubblico

Den Harrow anni '80 a tutta italodance!
Den Harrow (Foto Tatiana Beltrami Photography)

Se il tormentone Italodisco dei The Kolors ha spopolato in questa estate 2023 che volge al termine, uno dei protagonisti di tanti live di successo nonché icona indiscussa proprio di quella dance di successo anni ‘80 è Den Harrow.

Lo abbiamo incontrato ad Alassio in una tappa del tour Music Domino Live, organizzata da Jumar Events in collaborazione con Visitalassio che ha visto sul palco diversi artisti e tribute band legate agli anni ’80, uno fra tutti Jhonson Righeira e il performer italo americano CJ Hamilton.

Il tempo non pare essere passato: Den Harrow in forma smagliante ha dominato il palco con un medley di suoi successi cantati rigorosamente live, creando un contatto magico e unico con il pubblico, a conferma che i grandi artisti non conoscono tempo.

Stefano, com’è stata questa esperienza ad Alassio?

«È stata una bellissima tappa sia per l’organizzazione sia per il calore della gente. Alassio è una perla! Inoltre sono stato onorato di poter mettere il mio nome sul famoso “Muretto”, un riconoscimento che mi ha davvero emozionato. Ringrazio ancora il vicesindaco Angelo Galtieri e Maria Crepaldi di Jumar Events».

anni '80 a tutta italodance
Den Harrow (Foto Tatiana Beltrami Photography)

Hai saputo creare lo stesso feeling di ieri con il pubblico di oggi: qual è la ricetta segreta?

«Il mio pubblico riconosce in personaggi icona degli anni ’80 una parte della loro gioventù: gli anni ’80 erano un momento felice e spensierato, una condizione che si rispecchiava anche nella musica. La ragazza che aveva il mio poster in camera sua prova ancora lo stesso affetto di ieri e questo mi rende incredibilmente felice»

Non ti sei mai risparmiato: ami scendere dal palco, stare in contatto con il pubblico, cantare insieme alle persone…

«Certo! Amo mantenere questo contatto da sempre, ieri come oggi. Non mi piace restare impalato sul palco, anzi penso sia giusto condividere un contatto più stretto con pubblico. L’ho sempre fatto: la musica di Den Harrow fa ballare, sognare, divertire, unire».

Come mantieni la tua forma fisica al top?

«Il tempo è passato, eccome! Ho tempi di recupero più lunghi ovviamente. Mi sono sempre allenato e ho sempre cercato di prendermi cura di me con tanto sport.

Da piccolo invece ero grasso, per anni bullizzato nelle scuole. Proprio per questo decisi di fare sport e mi appassionai delle arti marziali; da quel momento ho continuato ad allenarmi e a lottare, quasi come a prepararmi agli anni difficili che avrei dovuto affrontare.

Oggi sorrido davanti alle foto di allora: pensa che ho avuto oltre 400 copertine sulle riviste tra Italia ed Europa, un record per un cantante italiano!».

Den Harrow anni '80 a tutta italodance! 3
Den Harrow (Foto Tatiana Beltrami Photography)

Essere un uomo molto bello e corteggiato, avere talento, conservare nel tempo un’immagine da sex symbol è stato artisticamente un vantaggio oppure uno svantaggio?

«Sicuramente sono stato spesso preso di mira e ho suscitato invidia. Come artista ho sempre cercato di dare il massimo, senza badare troppo alle critiche… Se avessi fatto il contrario e vista la ferocia di alcune mi sarei già ritirato da un pezzo. Sono sempre stato sincero e trasparente con mio pubblico, anche quando mi imposi di voler cantare con la mia voce… era il 1988».

Ti piace la televisione di oggi? Spesso è stata molto spietata con te…

«Non posso dire che l’amo molto: c’è gente che mi ricorda solo per avere pianto all’Isola dei famosi piuttosto che per avere venduto milioni di copie… Però sono stato sempre uno che anticipa le mode: all’Isola ad esempio hanno pianto tutti, da Rocco Siffredi a Marco Mazzoli!».

Den Harrow (Foto Tatiana Beltrami Photography)
(Foto Tatiana Beltrami Photography)

Negli ultimi anni hai pubblicato diversi singoli che hanno venduto molto, anche tra i vinili: com’è nato questo ritorno sulle scene musicali?

«Mi è stato presentato Always per un remix a cui ho lavorato in pieno lockdown cambiando strumenti, arrangiamento, base: credo che sia forse l’unico pezzo al mondo ad essere stato inciso usando il microfono dello smartphone!

È piaciuto tantissimo riportandomi in classifica e confermandosi il vinile più venduto in Italia per molte settimane, senza contare il Disco d’Oro in Russia.

È un pezzo molto italo disco leggermente diverso dalla dance music che ho sempre fatto; inoltre la mia compagna Daisy ha scritto il testo e questo mi lega ancora di più al pezzo.

Successivamente ho prodotto Orlando Jonshon con il pezzo Shine on, poi ho collaborato con Songfactory al brano I’m on fire prodotto da Alex Visnadi e Danny Losito Double D, per il quale ho prestato la voce.

Lo scorso anno ho collaborato nuovamente con Jonshon nel brano I love America, tutti con grande accoglienza di pubblico arrivando al primo posto con I tunes».

Che cosa ti piacerebbe fare in futuro?

«Mi piacerebbe partecipare al Festival di Sanremo. Vorrei poi organizzare un evento importante per la musica che ho portato in giro per il mondo, purché con i requisiti giusti.

Ad esempio quest’anno ho detto di no all’Arena Suzuki perché volevo avere uno spazio coerente con i numerosi successi che ho portato proprio all’Arena di Verona, non legato ad una sola canzone».

Den Harrow anni '80 a tutta italodance! 1
Den Harrow (Foto Tatiana Beltrami Photography)

Hai rimpianti del passato?

«No, sono felice di tutto. Sono un uomo trasparente e ho sempre seguito il cuore nelle mie scelte, anche in quelle più inaspettate. Ci sono stati degli errori ma non rinnego nulla, rifarei tutto, con la sfacciata onestà di Nanì, come mi chiamava mia mamma, un bambino ribelle ma sincero e visionario che non ha mai smesso di sognare».

Articolo a cura di Alberto Nano

Da 50 anni Tony Esposito musicista e cantautore partenopeo sperimenta e ricerca i suoni dal mondo. E tutto iniziò dalle padelle di casa

Tony Esposito, il “Re delle Percussioni”
Foto da FB dell’artista

Con le sue percussioni ha portato il sound ritmico e quasi tribale della musica italiana negli anni Settanta, quando il cantautorato andava per la maggiore.

La sperimentazione iniziò da bambino quando creò i primi suoni con cucchiai, coperchi, pentole e padelle. Da lì ha poi iniziato a incuriosirsi alle sonorità di tutti i continenti, mescolando nel suo background ritmi tribali con melodie tipicamente partenopee.

La sua carriera inizia come turnista per alcuni degli artisti più importanti degli anni Settanta, tra cui i napoletani Pino DanieleEdoardo Bennato e Alan Sorrenti ma anche altri grandi nomi come Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Gino Paoli, Roberto Vecchioni, Francesco Guccini.

Dopo Pagaia, sigla di “Domenica In” nel 1982, il grande successo arriva nel 1984 con Kalimba de luna che lo consacra a livello internazionale.

Quel brano vinse subito “Un Disco per l’estate” e venne subito coverizzata in inglese dai Boney M. e ripresa anche da Dalida. Kalimba era uno strumento scoperto durante un viaggio in Africa sul finire degli anni ’70.

E ancora oggi continua a sperimentare alla ricerca di suoni e a creare nuovi strumenti, come il tamborder.

Nel suo lungo percorso artistico anche tre partecipazioni a Sanremo: Sinuè (1987), Novecento Aufwiedersehen (1990, con Eugenio Bennato) e Cambiamo musica (1993, con i Ladri di Biciclette).

E come non ricordare l’album Vai mò (1981) di Pino Daniele, capitano di un gruppo irripetibile che fu artefice della creazione del blues metropolitano, ossia della musica legata all’anima napoletana: oltre a Tony, Tullio De Piscopo (batteria), James Senese (sassofono), Joe Amoruso (tastiere), Rino Zurzolo (basso) e Fabio Forte (trombone).

Tra gli artisti internazionali con cui ha collaborato ci sono Gato Barbieri e Billy Cobham. Tony è stato l’unico italiano ad esibirsi al mitico Rock in Rio, celebre festival brasiliano, al fianco di Gilberto Gil.

Tony Esposito, il “Re delle Percussioni”
Tony Esposito Foto da Official Site Biografia

Abbiamo intervistato Tony Esposito prima del live a Capracotta (IS) per Montagna Molise.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

“Mogol canta Battisti”, la musica, il cantare assieme, il ridere assieme, la serenità, tutto quello che fa parte della bellezza della vita, il sorriso, la condivisione, è tutta salute

Mogol, da Battisti ai “Capolavori nascosti”
Mogol canta Battisti a Pescara

Non ha bisogno di presentazioni il più grande autore italiano. Da un calcolo della SIAE le canzoni scritte da Mogol hanno venduto 523 milioni di dischi in tutto il mondo, terzo dopo Beatles ed Elvis Presley.

Chi non canta “Io vorrei non vorrei ma se vuoi”, “Un’avventura”, “Dieci Ragazze”, “Il tempo di morire”, “Emozioni”, “I giardini di marzo”, “Il mio canto libero”, “Nessun dolore” e tantissimi altri indimenticabili frutto della storica collaborazione tra Mogol e Battisti?

Abbiamo intervistato Mogol dopo lo spettacolo “Mogol canta Battisti”, tenutosi a Pescara lo scorso 29 agosto, accompagnato dalle straordinarie interpretazioni di Gianmarco Carroccia e dalla Contemporary Orchestra diretta da Angelo Valori.

Maestro, il pubblico ha colto l’autenticità delle sue canzoni quando dopo lo spettacolo ha commentato dicendo: “Abbiamo conosciuto di più della vita di Mogol dai testi delle canzoni di Battisti”. Le fa piacere??

Certo, quelle canzoni sono entrate nel cuore e nell’animo della gente perché le hanno cantate. Dopo cinquant’anni molti ancora le ricordano a memoria e ciò è sorprendente.

Si leggeva la felicità sul suo volto quando stava in piedi di fronte al pubblico che cantava.

Ha notato che io canto per far cantare la gente? Quando canto il pubblico è più coinvolto e si diverte di più.

Pescara 29 agosto 2023

Tra l’altro “Mogol” ormai non è più solo un nome d’arte ma è diventato proprio parte integrante del suo cognome.

Proprio così. Sulla carta d’identità c’è scritto “Rapetti Mogol”. Lo Stato ha riconosciuto a me e a tutti i miei discendenti il cognome Mogol. Tenga presente che è una cosa che non succede tutti i giorni.

Lei ha detto subito che è abruzzese di adozione per aver trascorso l’infanzia a Silvi Marina. L’Abruzzo ha ispirato qualche canzone da lei scritta?

Certo! Il mare d’Abruzzo mi ha ispirato “La canzone del sole”, perché si vedeva a 20 metri il fondo. Quando dico “O mare nero” mi riferisco a un viaggio fatto per andare in Grecia dove nel mare ho trovato una grossa chiazza di petrolio. Ho sofferto molto a vedere l’inquinamento perché con mio padre andavo a fare il bagno nei fiumi, nel Po, nel Ticino, nei ruscelli di campagna. Parlo spesso di inquinamento nelle canzoni.

Prima dell’interpretazione di “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi” ha spiegato che per scrivere una canzone occorre prima capire cosa sta dicendo la musica e poi tradurre questo in parole. Come si sviluppano questa sensibilità e questa capacità traduttiva?

Se lei ci fa caso in “le discese ardite e le risalite”, la musica va giù e poi va su perché devo scrivere tutto ciò che la musica mi dice. Come ha detto Einstein, il talento è sviluppato attraverso l’1% di ispirazione e il 99% di lavoro, perché il lavoro serve a creare gli automatismi che poi a memoria vengono fuori nel momento del bisogno e ci suggeriscono le soluzioni.

Noi parliamo sempre della sua collaborazione con Battisti, ma non trascurabile è quella con Mario Lavezzi col quale ha pubblicato di recente il disco “Capolavori nascosti”, alla riscoperta di autentici capolavori scritti assieme che vanno riscoperti.

Quella con Lavezzi è una grande collaborazione ma in “Capolavori nascosti” c’è “Bianche raffiche di vita” scritta per Mango, un artista di livello mondiale con cui ho lavorato. I suoi dischi sono di una qualità incredibile. Splendide anche “Giorni leggeri”, “Per la gloria”. Quell’album è fantastico!

Quale di questi capolavori nascosti ha avuto più piacere di riscoprire?

Tutti! Basti pensare a “Non è una bella idea” in cui c’è una tecnica che non so come mi è venuta! Sono due canzoni diverse che non si sviluppano in un tema unico ma in due distinti. Fu poi favolosa l’interpretazione della Mannoia in “Momento Delicato”: quei due che avevano distrutto l’amore nella loro casa. Si sente nella musica questa freddezza che colpisce forte.

A proposito di amore, “Il mio canto libero” parla di un sentimento che si eleva, parla di separazione e “Nessun dolore” invece di quello che si prova quando l’amore non c’è più. C’è qualche sfaccettatura dell’amore che avrebbe voluto ancora descrivere?

No, perché credo di aver parlato di amore in tutti i sensi. Sono stato sempre aderente alla vita, perché la viviamo tutti e abbiamo gli stimoli per capire che questa vita, oltre a essere prevedibile, è anche particolarmente incisiva, cioè noi l’assorbiamo e la sentiamo quando è vera e anche coloro che non hanno la cultura sufficiente la percepiscono per istinto.

Mogol, da Battisti ai “Capolavori nascosti” 2

Lei ha sorpreso sul palco quando ha cominciato a parlare inaspettatamente di prevenzione primaria e del ruolo della musica in questo.

È la grande operazione che sto facendo, l’ultima ma la più importante. Ho scritto il libro “La rinascita”, che sta andando in ristampa in questi giorni, con Giovanni Scapagnini e molti altri grandissimi medici.

Sono 32 anni che studio la prevenzione primaria e ho letto moltissimi libri su come si possa evitare di ammalarsi.

La musica, il cantare assieme, il ridere assieme, la serenità, tutto quello che fa parte della bellezza della vita, il sorriso, la condivisione, è tutta salute.

 

Mogol, da Battisti ai “Capolavori nascosti” 5

Come ha detto dal palco di Pescara, cantare assieme ci ha dato una bella scarica di endorfina.

La gioia, la passione, la condivisione producono endorfina che è quanto di meglio esista per il corpo.

Grazie Maestro per questa intervista

Grazie a voi

Intervista a cura di Domenico Carriero 

Gianluca Grignani graffiante, grintoso e impetuoso, una carica di energia a tratti incontenibile

Gianluca Grignani al castello di Vigevano
Gianluca Grignani (Foto uso stampa)

“Gli han detto che deve fare il bravo, che deve stare attento e non fare casino e che non si vive se fa confusione. Se continua così chissà il suo destino.

Ma allora cosa esiste a fare? A lui che piace amare, godere e pensare. E allora la ribellione, sale dentro di lui, che non riesce a fermare perché come adrenalina è (per lui)”.

È l’urlo della voce del Joker, che come un falco si posa sul castello sforzesco di Vigevano. Libero dalle catene, non ha paura di essere catturato: stavolta non fugge dagli sguardi e non teme l’indifferenza.

Grignani libera le sue emozioni e grida al mondo “Non voglio essere un fenomeno” perché lui nella vita ha qualcosa da dire, lui non si sente un bluff ed essere famosi per lui è già fuori moda.

È anima più introspettiva di Gianluca in cerca di pace, in un mondo sempre più virtuale.

Grignani a Vigevano

A un certo punto, sul palco Grigna indossa la maschera e compare “Joker”, il folle dalla mente distorta che si nasconde negli abissi della follia, che rivela al dottore la presenza di un lampo nella mente e poi piange come un cane, e dopo ride.

Ma tutto questo è normale, ho l’anima sdoppiata? Il Joker è in preda alla follia!  In lontananza si vede luce e il criminale scappa via.  Cade la maschera, il Grigna sconfigge la sua fobia.

Dopo aver sconfitto le paure, Gianluca si lascia andare al sentimento più nobile e canta l’amore per la sua amata con “Una donna così”, mentre la luna oramai innamorata si nasconde dietro il castello un po’ gelosa.

Grigna sale in cattedra con l’inno alla pace “Uguali e diversi”, canzone del 2002 mai scontata e purtroppo sempre attuale.

 Grignani al castello di Vigevano
Gianluca Grignani e il suo pubblico

L’artista continua a sussurrare le sue idee con le note dei brani “Solo cielo” e “la Fabbrica di plastica”, pezzi cult del suo repertorio che lo hanno consacrato come artista innovativo solo dopo 25 anni dopo il flop commerciale iniziale.

Grignani, rompe gli schemi preconfezionati dalla realtà, troppo distante dalla visione artista del Joker.

Gianluca, si lascia andare a una danza scomposta, sulle note di “Baby Revolution”: quel ragazzo che saliva la scala nel video, sempre più affannato e stanco è arrivato esausto sul palco della vita!

Arriva il momento della sorpresa durante il live: la canzone scelta dal pubblico per esser cantata dal Grigna. Il brano è “la Canzone” che apre il cuore dell’artista e il pubblico scende nei meandri della sua anima.

Non mancano i momenti di follia pura che si trasformano nel gioco in mezzo a “L’aiuola”: brano dissacrante e provocatorio che scatena il ballo, irriverente e scacciapensieri.

 Gianluca Grignani in concerto a Vigevano

Le emozioni della notte vanno avanti sotto le costellazioni con “Cammina nel sole”, dove i fan sollevano dei cartelli con la scritta “Grazie”.

Toccante è la dedica alle donne con la proiezione sul video di alcune frasi che ricordano il “no” alla violenza sulle donne.

La ballata “La mia storia tra le dita” scatena il pubblico che canta all’unisono con l’artista in un tripudio di chitarre e assoli.  La canzone viene premiata dalla rivista Rolling Stone.

Le note della canzone “Quanto ti manca il fiato” chiude il concerto al Castello con Grignani e la sua band che festeggiano il tour stappando bottiglie di spumante.

Un concerto che ha visto un Grignani graffiante, grintoso e impetuoso. Una carica di energia a tratti incontenibile oltre le note.

Gianluca Grignani live

La sua voglia di attaccarsi alla vita non arretra mai. Il Joker non si arrende e non vuole mollare. Vuole continuare a volare, nonostante le distanze e le nuove realtà.

Viaggiando sempre più là, la sua vita andrà!

Articolo a cura di Raffaele Specchia

Rossana Casale, con “Joni” omaggia in jazz la Mitchell

Rossana Casale, con “Joni” omaggia in jazz la Mitchell
Rossana Casale (Foto da FB dell’artista)

È uscito lo scorso novembre il cd interamente dedicato alla grande cantautrice, contenente anche un inedito

Joni Mitchell è stata il primissimo ascolto di Rossana Casale che da tempo desiderava cantare le sue canzoni per omaggiarla.

Molti dei brani scelti per la scaletta fanno parte degli album “Ladies of the Canyon” (1969) e “Blue” (1970), anni nei quali l’artista racconta di aver trovato la chitarra della sorella e di aver iniziato a suonare i primi accordi.

Tanti i brani, da “I had a king” a “Song to a Seagull”, da “Woodstock” a “The jungle line”.

Rossana Casale, con “Joni” omaggia in jazz la Mitchell 1
Rossana Casale (Foto da FB dell’artista)

E per chiudere anche l’inedito “In and out of lines”: “ho cominciato a scrivere un brano pensando a quanto le potessi essere vicina, alle delicate emozioni della scrittura, ai conflitti interiori che nascono quando si sente la necessità di mettere le mani in quei fondali che ho fatto diventare di mare, dove vengono nascoste tante cose: gli amori che non hai mai dichiarato, il perdono che non hai mai cantato, tutto ciò che è dentro di te e non hai esposto e là riesci ad esternarlo, pur causandoti un grande dolore”.

I musicisti che hanno suonato nel disco “Joni” accompagnano Rossana anche nei live: Emiliano Begni al pianoforte, Francesco Consaga al sax soprano e flauto traverso, Ermanno Dodaro al contrabbasso, Gino Cardamone alla chitarra jazz. La foto della cover del disco è “Birdies in love” dall’Opera “I Fuochi, ovvero la notte famosissima” di Giac Casale, suo padre. “Ho scelto uno di questi scatti perchè lo trovavo adatto per i brani che avevamo suonato…

Rossana Casale, con “Joni” omaggia in jazz la Mitchell 2
Rossana Casale (Foto da FB dell’artista)

È l’immagine perfetta ed è come se introducesse il disco”. Quello a Joni Mitchell non è il primo omaggio della Casale; ricordiamo infatti i lavori “Jacques Brel in me” (1999), “Billie Holiday in me” (2004), “Il signor G e l’amore” (2014) dedicato a Giorgio Gaber.

Abbiamo intervistato Rossana Casale prima del suo concerto al Porto Turistico di Pescara.

Intervista audio a cura di Domenico Carriero

Silvia Mezzanotte “Per un’ora d’amore” lo spettacolo tenuto dall’ex voce dei Matia Bazar

Silvia Mezzanotte al Lago degli Innamorati a cantar l’amore
Silvia Mezzanotte (Foto da FB dell’artista)

 “Per un’ora d’amore” lo spettacolo tenuto dall’ex voce dei Matia Bazar assieme al pianista internazionale Simone Sala e al bassista Lorenzo Mastrogiuseppe

Presso il piccolo anfiteatro di Montefalcone nel Sannio (CB), prospiciente lo splendido Lago degli Innamorati, si è tenuto il concerto-evento di Silvia Mezzanotte con la direzione artistica del Maestro Simone Sala che l’ha accompagnata al piano.

Da sempre Simone Sala porta avanti progetti musicali in contesti paesaggistici unici che valorizzano il territorio (concerti all’alba e al tramonto in location uniche, live in alta montagna e su lago) e l’evento con Silvia Mezzanotte ne è l’ennesima dimostrazione.

Lo spettacolo, “Per un’ora d’amore”, è un viaggio-tributo alle voci femminili più limpide e ispirate, da Tosca a Mia Martini, da Annie Lennox a Fiorella Mannoia.

Non sono mancate le incursioni nelle canzoni d’amore del repertorio storico dei Matia Bazar dei quali Silvia è stata lead vocal dal 1999 al 2004 e dal 2010 al 2016.

Una estate infinita per Silvia che ha girato l’Italia in lungo e largo con diversi spettacoli, tra i quali anche il quarantennale dalla pubblicazione di “Vacanze Romane” dei Matia Bazar, che pur non vincendo Sanremo nel 1983 è diventato un evergreen della musica italiana.

Un festeggiamento che Silvia sta portando in giro per l’Italia assieme a Carlo Marrale, fondatore dello storico gruppo genovese, impreziosendo l’evento con una reinterpretazione in acustico (chitarra e voce) dello storico brano realizzando anche un suggestivo videoclip realizzato all’interno di Palazzo Ferrajoli a Roma.

Silvia Mezzanotte e Carlo Marrale (Foto da FB di Carlo Marrale)
Silvia Mezzanotte e Carlo Marrale (Foto da FB di Carlo Marrale)

Ben 5 i Sanremo ai quali Silvia ha partecipato: nelle Nuove Proposte nel 1990, classificandosi quarta con “Sarai grande”, ai quattro Festival con i Matia Bazar (“Brivido caldo” nel 2000, “Questa nostra grande storia d’amore” nel 2001, “Messaggio d’amore” vinto nel 2002, “Sei tu” nel 2012).

Anche tanta TV nel percorso artistico di Silvia: da Music Farm nel 2006 agli special televisivi con Massimo Ranieri, da “Tale e quale show” del 2016, che vince con interpretazioni da brivido (Mina, Kate Bush, Dalida), ad “”All together now” nel 2019.

Abbiamo intervistato Silvia Mezzanotte e Simone Sala prima dell’inizio del concerto.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

Paola Di Leo, “Quanto sto male con te”, un brano pop con un ritmo coinvolgente e un testo pungente

Paola Di Leo, "Quanto sto male con te" 2

Dal 26 maggio 2023 è disponibile sulle piattaforme digitali di streaming “Quanto sto male con te”, il quarto singolo di Paola Di Leo.

Dopo “Momento distratto”, “Gocce di pioggia” e “Dall’altra parte”, “Quanto sto male” è il quarto singolo del 2023 di Paola Di Leo.

Siamo di fronte a una canzone pop upbeat con un ritmo molto forte e sonorità moderne.

La voce di Paola è sempre accostata a quella di una chitarra elettrica nei ritornelli similmente ai brani precedenti, diventando una delle sue cifre stilistiche. È una canzone intima e vivace sia per l’arrangiamento che per il testo accattivante e pungente.

 

Paola Di Leo, "Quanto sto male con te" - cover
Paola Di Leo, “Quanto sto male con te” – cover

Il pezzo racconta un amore tossico vissuto dalla cantante in prima persona che l’ha portata a trasferirsi oltre oceano, in America, per ricominciare da capo, da sé stessa.

Commenta l’artista a proposito del brano: “Un brano pop con un ritmo coinvolgente e un testo pungente.”

Il videoclip di “Quanto sto male con te” rispetta il format degli altri brani che appartengono all’EP “Sola, ma non in solitudine”, quindi a zero budget, girato con l’iPhone ed editato dall’artista stessa.

Il tutto è stato girato in luoghi iconici di Central Park, infatti si possono vedere per esempio il Bow Bridge e Bethesda Fountain.

Tra i grattaceli di New York che si scorgono tra gli alberi e uno specchio d’acqua che riflette Central Park, Paola Di Leo è protagonista del video mentre canta la sua canzone con enfasi e passione.

Il videoclip è caratterizzato inoltre dal flare-effect, quindi da fasci di luce e bagliori che rendono il filmato unico e affascinante.

Paola Di Leo, "Quanto sto male con te" 1

Paola Di Leo è una cantante cantautrice italiana che vive a New York. Polistrumentista, suona e scrive canzoni accompagnandosi con chitarra e pianoforte.

Esce come artista indipendente a dicembre 2018 con il singolo “Better Day”, per poi firmare il suo primo contratto con l’Honiro Label l’anno seguente, pubblicando il suo primo EP “Break Free” nel 2020.

Dopo la pandemia, ritorna un’artista indipendente e nel gennaio 2023 pubblica il singolo “Speed”, una ballad intima e personale in cui si accompagna al piano.

Video  intervista a cura di Domenico Carriero e Vincenzo Salamina

Alan Sorrenti, non si è mai fermato e ha continuato a portare il suo passato nel futuro, come ha fatto con il suo ultimo album, “Oltre la zona sicura”

Alan Sorrenti, da 50 anni “Oltre la zona sicura”
Alan Sorrenti (foto da fb dell’artista)

I suoi più grandi successi di Alan Sorrenti hanno vinto la prova del tempo e Alan è sempre più proiettato in avanti, verso il futuro che ha continuato a visionare e sperimentare, come nel suo ultimo album “Oltre la zona sicura”.

Chi non conosce “Figli delle stelle”, “Non so che darei” e “Tu sei l’unica donna per me”? Brani che fanno parte degli evergreen della musica italiana.

Alan non si è mai fermato e ha continuato a portare il suo passato nel futuro, come ha fatto con il suo ultimo album, “Oltre la zona sicura” (2022), uscito per il cinquantennale della sua carriera iniziata nel 1972 con l’album “Aria”.

La sua ultima fatica vanta la produzione di Stefano Ceri, anche produttore di Frah Quintale e Franco 126, uno dei nomi che maggiormente sta influenzando il suono italiano degli ultimi anni.

Un disco pieno di sonorità e che tocca tutti i periodi storici della produzione di Sorrenti: dal funky dance in “Giovani per sempre” al sound sintetico degli anni Ottanta di “Pura vida”, dalla psichedelia acustica di “Luce magica” alla dance floor pura di “Inversione di tendenza” e “Oggi”.

Alan Sorrenti, da 50 anni “Oltre la zona sicura”

Ma anche il cantautorato ammonitrice di “Greta” (una dedica speciale a Greta Thunberg e al suo impegno nei confronti dell’ambiente) e “Inversione di tendenza”.

Un disco che alimenta il dialogo verso le nuove generazioni, per portare nel futuro tutto il suo bagaglio artistico alimentato dai tanti viaggi: dall’Africa all’America, dove vive per molti anni registrando i suoi 3 album più popolari, “Figli delle Stelle” (1977), “L.A.&N.Y” (1979) e “Di Notte” (1980)

Alan Sorrenti

Dai suoi viaggi a Miami a metà anni novanta nasce il brano “Kyoko mon amour” (1997) dove anticipa i temi attuali dell’intelligenza artificiale e dell’entrata del virtuale nella nostra vita quotidiana.

Abbiamo intervistato Alan prima della tappa di Montesilvano Colle (Pescara) per il Diorama Festival.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

Greta Cominelli alla prima edizione del  Wonderful Sila Festival, debutta sul palco insieme al compositore e chitarrista Renato Caruso

Greta Cominelli al Wonderful Sila Festival
Greta Cominelli al Wonderful Sila Festival

Al via la prima edizione del Wonderful Sila Festival al villaggio Baffa di Cotronei (Kr) che ha visto in scena diversi big ed emergenti tra i quali Domenico Scordamaglia che ha aperto il concerto, Anima Mundi, Liccia, il duo Renato Caruso e Greta Cominelli, Francesco Coriale, Antheo, Dharma, Dj Keyel, Santino Cardamone, Andy Fumagalli e Saturnino, Maninni, Eman, Pierdavide Carone e i Boomdabash. La serata si è conclusa il Dj Set Dance Hall Radio 105.bb.

Una kermesse musicale quasi insolita perché non legata ad un genere musicale particolare, ma pensata ad accogliere più stili/tendenze. Non una gara tra artisti, ma una festa della musica nelle diverse espressioni.

Tra i vari artisti emergenti presenti spicca la voce di Greta Cominelli, giovane cantautrice bresciana che ha debuttato sul palco insieme al compositore e chitarrista Renato Caruso.

Greta Cominelli e Renato Caruso

Greta, come hai vissuto il debutto nel contest calabrese?

È stata un’esperienza emozionante potere vivere la mia espressione artistica in un territorio lontano geograficamente rispetto al quello lombardo, ma molto accogliente e ospitale.  Cantare in questa nuova kermesse mi ha dato la possibilità di confrontarmi con altri artisti più consolidati e avere un ritorno di esperienza.  Sono rimasta profondamente colpita dalla professionalità e della voglia di organizzare un evento di questa portata nei minimi dettagli.

Solitamente sei accompagnata dalla chitarra di Renato, ma in questa occasione c’è anche la fisarmonica del maestro Antonio Rimedio. Come è nata questa sperimentazione?

Volevamo portare nel nostro sound uno strumento molto legato alla tradizione musicale calabrese. Nelle settimane precedenti, abbiamo lavorato sui pezzi da cantare con nuovi arrangiamenti. La sperimentazione ci ha soddisfatto e il pubblico presente ha apprezzato queste versioni con la fisarmonica.

Ogni volta che vado in un territorio “diverso”, cerco di riportarmi a casa le sensazioni e le esperienze che ho maturato anche sul piano musicale. Credo che sia fondamentale tutto questo affinché un musicista possa arricchirsi, sviluppare nuove idee, spaziare con la creatività e creare nuovi progetti.

Greta Cominelli e Renato Caruso
Greta Cominelli e Renato Caruso

Quali brani del tuo repertorio avete portato sul palco?

Abbiamo proposto il pezzo “Lucciola scarica” dal mio ultimo Ep “Tra Marte e Venere”, un brano pop chitarristico molto cantautorale come sound, in una versione con la fisarmonica molto personale e il brano “Sirena in un secchio di vernice” è un inno alla lotta contro i pregiudizi femminili.

Inoltre, avete proposto due brani storici, come “Azzurro” di Adriano Celentano e “La Bambola” di Patty Pravo.  Perché questa scelta?

Volevamo proporre dei brani italiani, e la scelta è andata su questi pezzi che avevano una connessione con i miei inediti, in particolare I miei due inediti    legavano molto bene con l’introspettiva di “Azzurro” di Celentano e al contenuto e al sound del brano “La Bambola” di Patty Pravo.

Greta Cominelli
Greta Cominelli

Dopo questa esperienza calabrese, quali sono i tuoi prossimi progetti per l’autunno?

A settembre torneremo in studio per lavorare su nuovi brani con Renato Caruso. Abbiamo raccolto tante idee e siamo carichi di entusiasmo che porteremo in testi e note.

Mentre il secondo progetto riguarda uno spettacolo teatrale sul quale sto lavorando da diversi mesi con altri musicisti e performer, con i quali collaboro da diverso tempo.  Un format “italiano” nel quale musica e cantanti donne, saranno protagoniste di questo spettacolo.

Articolo a cura di Raffaele Specchia 

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