Patrizio Santo: fuori il video di “Se credi nei miracoli”
Patrizio Santo: fuori il video di “Se credi nei miracoli” il singolo tratto dal suo album “1994”
Patrizio Santo: fuori il video di “Se credi nei miracoli” il singolo tratto dal suo album “1994” già in radio e disponibile in digitale
«Nel video, girato a Pescara – racconta Manuel Guaglianone che ha curato la regia – abbiamo voluto raccontare la storia di un uomo che rivive alcuni dei momenti vissuti con il proprio partner, come fossero flashback, esprimendo con intensità quella sensazione di vuoto e di domande senza risposta che si prova quando qualcosa finisce o qualcuno ci lascia.»
L’album “1994” è un viaggio emozionante attraverso la vita e le esperienze dell’autore Patrizio Santo.
Composto da otto tracce, racconta storie e pezzi di vita dell’artista, che si muove tra giorni spensierati che vorrebbe rivivere e momenti che avrebbe voluto dimenticare.
«Per l’album ho scelto questo titolo perché mi rappresenta particolarmente – afferma Patrizio Santo – ‘1994’ infatti non è solo il mio anno di nascita, ma è una parte della mia vita, in cui sono racchiusi i ricordi più belli. Ho sempre cercato di tenere in vita il bambino che è in me, facendomi guidare dall’istinto, forse, a volte, un istinto troppo incosciente. Ma è proprio lanciandomi nel vuoto, che sono riuscito a scoprire chi sono davvero».
La produzione e la pubblicazione dell’album sono a cura di Incisi Records, mentre le tracce sono state composte e arrangiate da Simone Cerratti, in arte Skyvi, con la direzione artistica di Manuel Guaglianone e le chitarre di Cristian Sorrenti.
Questa la tracklist dell’album: ”Se credi nei miracoli”, “Sigarette di donne”, “Milano scusa”, “La vita degli angeli”, “1994”, “Anime di strada”, “Serate da dimenticare” e “Da soli in un motel feat.Mirko Cannella”.
In definitiva, “1994” è un album che non può mancare nella playlist di chi ama la musica e vuole fare un viaggio emozionante attraverso la vita di un artista che, con la sua musica, ci fa scoprire il suo mondo interiore e i suoi ricordi più intimi.
Video intervista a cura di Domenico Carriero e Vincenzo Salamina
CantOStorie: così cantiamo Roma e le sue storie
Così cantiamo Roma e le sue storie, è uscito in digitale “Garbatella” il nuovo brano dei CantOStorie
È uscito in digitale “GARBATELLA”, il nuovo brano dei CantOStorie, il singolare duo formato da Valentina Ambrosio e Andrea Orchi.
Lei avvocato, lui appassionato di astrologia si incontrano e diventano una vera e propria “strana coppia artistica”, unendo sogni, passioni e amore.
«Garbatella parla di due ragazzi con vissuti differenti, ma con lo stesso destino– raccontano i CantOStorie – Lui lasciato ad un passo dal matrimonio girovaga senza una meta precisa e lei, che frequenta solo “Roma Nord”, persa in un quartiere “straniero”.
Qui i due si incontrano e vengono conquistati da tutte le storie che un quartiere di Roma così vivace sa raccontare, anche solo concedendo a chi di passaggio il privilegio di osservare i numerosi piccoli e grandi dettagli che lo rendono un luogo così ricco e affascinante.
E così capiscono che quel senso di “Casa” e di accoglienza che hanno trovato intorno nel loro girovagare pensierosi è l’amore per la loro bella città e in particolare l’amore che quello storico quartiere sa regalare a chi avrà voglia di innamorarsi di lei…di Roma…di Garbatella!».
Il progetto CantOstorie nasce nel 2021, quando Valentina e Andrea si incontrano grazie ad un amico in comune: Lei cercava aiuto nella stesura dei testi, lui un po’ di leggerezza da aggiungere alla sua scrittura e così hanno trovato l’equilibrio perfetto.
Non solo il foro ma anche il palcoscenico: Valentina Ambrosio si approccia alla musica fin da piccola studiando il pianoforte e “debuttando” all’età di 4 anni partecipa alla 26°ma edizione dello Zecchino D’oro e nello stesso anno anche a Piccoli Fans.
A 12 anni si inscrive in SIAE come compositrice, melodista e trascrittrice ed inizia a depositare i primi brani scritti e arrangiati interamente da lei, oltre ad iniziare a suonare nei locali come tastierista e cantante, ma successivamente intraprende la strada universitaria diventando avvocato per il foro di Roma.
Parallelamente al lavoro di avvocato Valentina continua a scrivere, anche su commissione, brani di ogni tipo: canzoni per bambini, colonne sonore, jingle, canzoni a tema.
Con il brano “L’Amore Non Fa Così” si qualifica al 2° posto al Cantagiro 2022, vincendo il premio Little Tony e viene candidata per il premio Donne D’Amore 2023.
Il brano, che parla di Violenza sulle Donne, viene “adottato” dalla Fondazione Maria Bellisario e il videoclip viene presentato in Conferenza Stampa alla Camera Dei Deputati in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Nel 2021 incontra Andrea Orchi, il quale dopo la partecipazione a vari concorsi, tra cui il Tour Music Fest (2014 / 2016) presieduto dal Maestro Mogol ed il talent The Voice of Italy (2015), inizia a comporre i propri testi e le proprie melodie in maniera continuativa, rendendosi conto di avere più di una storia dentro.
Come nasce il progetto CantOstorie?
Valentina: Ci siamo incontrati circa due anni fa tramite un nostro amico in comune che ci ha caldamente “suggerito” di conoscerci viste le nostre rispettive passioni per la musica e avendo intuito che, probabilmente (come poi è stato) avremmo potuto dare “musica” a cose ancora più belle unendo le nostre caratteristiche di scrittura!
Come nasce invece il vostro nome d’arte?
Andrea: Abbiamo in comune la curiosità per la vita, le esperienze, le persone, i luoghi e tutto ciò che ha una storia da raccontare.
Cerchiamo di scrivere davvero quello che vediamo e sentiamo anche a rischio, a volte, di toccare tematiche scomode che andiamo però ad alleggerire con una musica che può sembrare un tormentone…riflessivo però… Non vorremmo essere MAI banali.
Avete sicuramente un background molto diverso nonché curioso se associato alla musica: in che modo questa diversità si riflette nella vostra musica?
Andrea: Fortunatamente, le diversità sono ben minori dei punti in comune, facendo da gradevoli variazioni sul tema! Interagiamo tra noi come speriamo di fare con chi ci ascolta. Quei pochi punti dissonanti stiamo imparando a sfruttarli a vantaggio della musica creata insieme.
Cosa vi ha spinto a scrivere il brano “Garbatella”? Che legame avete con questo quartiere?
Andrea: “Garbatella” è nata da un’idea di Valentina durante una passeggiata…un motivetto nella testa dopo essersi guardata intorno, quel motivetto che non poteva che fare da sottofondo ad una vera e propria canzone “d’amore” per un quartiere della nostra città, Roma appunto. E poi…è proprio il quartiere di quell’amico che ci ha fatto incontrare!
Ci sono dei riferimenti autobiografici in questo pezzo?
Valentina: Per quanto riguarda la storia del ragazzo lasciato poco prima sull’altare non proprio (anche se la necessità di limitare lo stress tramite yoga e mindfulness oramai può “autobiografare” molti di noi) …
Andrea: Per quanto riguarda la ragazza che si perde letteralmente tra le storie raccontate dai muri di Garbatella…sì…Valentina ha un pessimo senso dell’orientamento!
Quali sono i vostri piani per il futuro come CantOStorie? Avete altri progetti musicali in cantiere?
Andrea: Nello “zaino” abbiamo raccolto molte storie e personaggi da farvi conoscere e non vediamo l’ora di farlo…il nostro desiderio è anche quello di ricominciare ad apprezzare le sonorità del cantautorato italiano e la musica italiana, sempre con rispetto e insieme alle sonorità che attualmente predominano il panorama musicale del nostro paese.
Siamo ancora dell’idea che la Musica italiana abbia portato tanto all’estero e questo non va mai dimenticato neanche quando si “importano” sonorità straniere, belle e interessanti, ma che non devono mai farci dimenticare le radici della nostra Musica.
Articolo a cura di Alberto Nano
Nicholas “Se manchi” il terzo singolo
Nicholas torna con “Se manchi” il terzo singolo
Nicholas dopo “Parole poco libere” (2021) e “Stella cadente” feat. Arianna, torna con il nuovo singolo “Se manchi” disponibile in radio e sulle piattaforme digitali per Indieffusione.
Nicholas Marconcini è un cantautore milanese classe 1998.
Scrive la sua prima canzone all’età di 12 anni, dopo aver visto il Festival di Sanremo.
“Se manchi” racconta in maniera molto semplice e diretta, di come una mancanza è in grado di fermare il tempo, di tutte quelle sensazioni tipiche che si provano quando finisce una storia importante.
Il senso di disperazione, la paura di rimanere soli per sempre e la mancanza quasi dilaniante nel pensare una persona che non fa più parte della propria vita.
Al giorno d’oggi siamo abituati a cercare un senso a tutto, a cercare un perché ad ogni cosa che accade o alle emozioni che proviamo.
“Se manchi” è invece un grido di liberazione che ci permette di realizzare che a volte non è necessario dare una spiegazione alle cose perché è solo attraversando il dolore che è possibile guarire.
Racconta Nicholas: «Ho scritto questo brano a inizio del 2022. Una sera mi trovavo in macchina con una persona che mi ha raccontato di una sua storia d’amore finita anni prima.
Nonostante gli anni passati avvertivo nei suoi occhi la forte mancanza, come se il tempo si fosse fermato.
Il giorno dopo mi sono messo al pianoforte ripensando alla storia che avevo sentito e nel giro di un paio d’ore ho scritto “Se manchi”».
Video intervista a cura di Domenico Carriero e Vincenzo Salamina
Gaia Gentile ci racconta il nuovo singolo “Non sei stato un caso”
Gaia Gentile ci racconta il nuovo singolo “Non sei stato un caso” girato in riva al mare, quasi un benvenuto alla prossima estate
È una cantante, cantautrice e performer nata a Bari. Inizia la carriera artistica all’età di 17 anni, girando quattro continenti: dall’Algeria alla Germania, dagli Emirati Arabi Uniti alla Malaysia, Singapore, Hong Kong, Cina, Indonesia, Sry Lanka, Thailandia, Birmania, Kuwait, Francia, Spagna, Inghilterra, Scozia, Argentina, Cile, Zimbawe, Zambia, Svizzera, Russia.
Ha partecipato come vocalist al programma televisivo Rai “BallandoCon Le Stelle” nell’orchestra di Paolo Belli. Ha collaborato con artisti del calibro di Caparezza, Noa, GiòdiTonno, The Swingle Singers, Mario Rosini, Vinicio Capossela, Paolo Vallesi.
Di pari passo ha alimentato la passione per il musical e la recitazione, conseguendo il diploma presso “L’Accademia Artisti” di Roma.
Nel 2021 ha preso parte a una tournée in Brasile dove ha potuto esibirsi con pluripremiati artisti brasiliani, vincitori di numerosi Grammy, come Sandro Haick e Alegre Correa, con cui ha iniziato importanti collaborazioni che hanno portato, tra le altre cose, alla realizzazione del nuovo album di prossima uscita.
Ha realizzato 2 album “Tanto tutto passa” del 2022 e “Sono Fuori” del 2001 e diversi singoli “Fuori Tendenza” del 2019, “Speriam” del 2020, “Password” e “Sambo per Amor” del 2015.
Per la realizzazione del suo ultimo album “Tanto tutto Passa” del 2022, Gaia Gentile durante la sua tournée in Brasile ha collaborato con artisti del calibro di Alegre Correa, chitarrista della band The Zawinul Syndicate, vincitori del Grammy Award 2009 come miglior album di jazz contemporaneo “75” e Sandro Haick, produttore e direttore musicale di molti progetti che vantano la vittoria dei Latin Grammy.
Oggi Gaia ci racconta il nuovo singolo “Non sei stato un caso” girato in riva al mare, quasi un benvenuto alla prossima estate.
Questo singolo ti porta in una dimensione più internazionale dove sono marcate le influenze brasiliane. È un nuovo percorso musicale che hai intrapreso oppure “la tua consueta pazzia”, che ti porta a sperimentare?
Io direi che è la consueta pazzia. Il Brasile mi ha lasciato tanto in un mese di tour e forse torno a breve per nuovi bellissimi concerti, ma credo anche che la musica e il ritmo brasiliano si insinuino nella mia testa e nella mia musica quasi inconsapevolmente.
Ne ascolto tanta musica brasiliana fin dall’adolescenza. Nel mio ultimo disco ho già sperimentato fusioni musicali e siccome pare che gli esperimenti abbiano funzionato, chissà cos’altro ancora proverò.
Nel videoclip sei una spiaggia da sola, con un mare e un cielo quasi uggioso. Perché questo contrasto tra una giornata grigia e il tuo essere solare?
La giornata non era uggiosa, il cielo era diventato un tutt’uno col mare e mi sembrava di vivere in un limbo dove io raccontavo al mio specchio le mie emozioni e i miei sentimenti.
Questa dimensione un po’ meno terrestre a mio avviso, ha incorniciato il senso di quello che avrei voluto trasmettere ancora di più: un amore che si consapevolizza da dentro e che poi riecheggia in un infinito spazio senza tempo.
Sempre nel video, ci sono i tuoi genitori e amici brasiliani. Perché hai fatto questa scelta?
Ho scelto le coppie che sono coppie di amore reali. Dove l’amore non è stato solo un caso, ma una presa inevitabile di consapevolezza. E poi volevo che oltre che cantare il mio amore allo specchio, questo amore si espandesse a tutti, a qualsiasi coppia di qualsiasi età.
E tua nonna sempre presente nei tuoi video, che fine ha fatto?
La mia nonnina c’è sempre, anche quando non si vede. Sempre lì a consigliarmi di cantare qualche nuova perla che io non conoscevo della sua epoca.
In realtà mi hai letto nel pensiero, mia nonna ha tatuato sul braccio il nome di mio nonno defunto. Avrei voluto inserire mia nonna e il tatuaggio nello specchio del mio videoclip, ma il regista aveva paura di non contestualizzarlo al meglio e abbiamo lasciato stare.
Come è andato l’ultimo viaggio in Brasile e cosa ti ha lasciato?
È stata un’esperienza magica che mi ha lasciato solchi, non segni. Ho fatto 11 concerti con 11 standing ovation, incontrato musicisti pazzeschi e generosissimi, conosciuto posti magici super coloratissimi e mi sono nutrita dell’affetto delle persone.
Mi sono cimentata con la loro lingua, la loro cultura, con la loro musica e il riscontro è stato pazzesco.
Questo singolo anticipa un prossimo album?
Sicuramente sì, non ho ancora una data di sicura per il prossimo album, ma sto lavorando a tanti inediti molto forti che prima o poi vorrò racchiudere in uno scrigno magico. Nel frattempo, registrerò un disco per la Sony Music di Los Angeles, ma ne parleremo a tempo debito.
Gaia come sempre porta nelle sue canzoni “voglia di vivere e spensieratezza”. È un’artista che sa prendersi senza troppo sul serio e capace di mettere nelle sue canzoni “un pizzico di follia” che la rende imprevedibile.
Sempre alla ricerca del particolare nei suoi brani, in particolare sugli arrangiamenti accattivanti e sonorità internazionali che vivono le esperienze dei suoi viaggi.
Lynora: “Anche meno” il secondo singolo, all’interno del brano canta anche la sua passione per l’astrologia
Dal 17 marzo 2023 è in rotazione radiofonica “Anche meno”, il secondo singolo di Lynora dopo “Dal Tramonto all’Alba” uscito a fine 2022.
“Anche meno” è un brano dalle sonorità minimal dance, nel quale Lynora racconta la propria personalità e la forte influenza dell’oroscopo nelle sue scelte. L’artista evita tutte le persone che non sono compatibili con lei secondo l’oroscopo e si sente “illuminata” e “leggera” solo quando le stelle sono a favore.
Il brano è stato prodotto, mixato e masterizzato da Korma (Marco Canigiula), pubblicato da Cantieri Sonori e distribuito da Ada (Warner Music). Il pezzo è stato inserito all’interno della compilation “Hit Mania”.
Spiega l’artista a proposito del brano: «Penso che l’astrologia possa dirci molto sulle persone e mi piace pensare che ci sia qualcosa di magico nell’oroscopo e nei segni zodiacali. Mi capita spesso quando parlo con le persone, di finire a chiedergli ‘Scusa se ti interrompo, ma che segno sei?’. Per questo motivo ho scelto di raccontare questa mia passione per l’astrologia anche all’interno del brano!»
Il videoclip di “Anche meno” (https://youtu.be/NEALai5–mI) è il risultato di un montaggio di clip realizzate dallo staff di Gorodenkoff e racconta, a passi di danza, il desiderio irraggiungibile di un aspirante astronauta: approdare su Marte. Un’altra esagerazione, come quella narrata nel testo del brano, colonna sonora di questa corto che ricorda a tutti noi quanto sia importante riconoscere l’esagerazione, gli eccessi e mettere un freno a tutto ciò che è too much.
Eleonora Salesi, in arte Lynora, è un’interprete nata ad Aprilia il 29 Agosto 2000. Ha iniziato a studiare canto moderno a 11 anni con Federica Bracchetti e canto lirico a 14 anni presso il Chris Cappell College.
Dal 2016 al 2017 frequenta il corso di recitazione “Teatro Nuovo Academy” di Enrico Brignano.
Dal 2016 al 2018 studia le discipline del musical (canto, ballo e recitazione) presso l'”Accademia Dei Giovani” del Teatro Sistina di Roma sotto la direzione di Massimo Romeo Piparo, esperienza che le dà l’opportunità di comparire in: “The Bodyguard”(2017) con Ettore Bassi e “È cosa buona e giusta” (2018) con Michele la Ginestra.
Perfeziona i propri studi ,dal 2019 fino 2021, presso “Accademia Internazionale del Musical” di Roma sotto la direzione di Enrico Sortino.
Dal 2021 frequenta l’accademia “Isola degli Artisti” di Carlo Avarello. Lo stesso anno inizia una collaborazione con l’autore e produttore Marco Canigiula di Cantieri Sonori. Attualmente studia canto soul con la vocal coach Serena Brancale e sta lavorando al suo primo album di inediti.
Intervista a cura di Domenico Carriero e Vincenzo Salamina
Massimo Di Cataldo: “30Anni insieme”
Massimo Di Cataldo “30Anni insieme” la nuova raccolta del cantautore che contiene un excursus dei brani più rappresentativi di trent’anni di carriera
Nel panorama della musica italiana d’autore spicca Massimo Di Cataldo, musicista e produttore, che con sua la voce ha saputo interpretare il sentimento d’amore in tutte le sue declinazioni, dall’ironia degli esordi, agli accenti intimistici e nostalgici delle canzoni di maggiore successo.
Ha accompagnato diverse generazioni in tutti momenti del quotidiano. Ballate che hanno spopolato in radio, nei festival segnando in modo indelebile la musica italiana.
Nella sua lunga carriera ha prodotto oltre 40 singoli, 8 album da studio e 4 raccolte. Altrettanto intensa è stata l’attività dedicata ai tour e alla promozione dei suoi album in Italia e all’estero, nell’ambito della quale ha ottenuto una grande risonanza soprattutto in America Latina.
Ha partecipato nel 1993 al Festival di Castrocaro in cui si è posizionato finalista con il brano “Io sto sbroccando per te”, a cui seguirà la vittoria nel 1994 a Sanremo Giovani con la canzone “Soli”.
Entrato a far parte della Sony Music, è tornato a calcare il palco dell’Ariston nel 1995 con il brano “Che sarà di me”, con il quale ha conquistato il secondo posto, successivamente nel 1996 con la canzone “Se adesso te ne vai “e nel 1999 con “Come sei bella”.
Negli stessi anni ottiene prestigiosi riconoscimenti, tra cui si ricorda la vittoria nel 1996 a “Un disco per l’estate” con il singolo” Con il cuore” e il Telegatto come “Cantante rivelazione dell’anno”.
Ha collaborato con la Disney in occasione dell’uscita in Italia del lungometraggio animato “Pocahontas” per il quale ha interpretato il brano “Se tu non ci fossi”. Inoltre, ha partecipato a 5 edizioni del Festivalbar dal 1995 al 2002.
Nel 2001 è stato scelto da Riccardo Cocciante per interpretare Quasimodo nella versione inglese del celebre brano Belle di Notre-Dame de Paris in occasione dell’uscita della raccolta dei brani più famosi del musical.
Negli anni Duemila, oltre al costante impegno nei concerti e nella discografia, ha preso parte a diversi programmi televisivi, tra i quali Mediaset “Superstar”; il reality Rai “Music; “Ora o mai più” in cui è stato in gara al fianco di Patty Pravo e due edizioni di Tale e quale show, condotto da Carlo Conti.
Nel 2023 è uscita la raccolta “30Anni insieme”, che Massimo ci racconta aprendo il suo cuore.
Massimo, sei arrivato alla quarta raccolta della tua carriera. Hai fatto una selezione limitata dei tuoi pezzi come nelle precedenti occasioni. Solo nel 2006 con l’album “I consigli del cuore” hai fatto un doppio cd. Perché?
La raccolta del 2011 suggella l’addio alla Sony, la casa discografica con la quale ho collaborato per circa 12 anni.
Questo nuovo lavoro è più succinto ma all’interno c’è un brano che non era stato mai pubblicato ufficialmente tra quelli della Sony. È una canzone scritta nel 1993, che ho cantato al Festival di Castrocaro e si chiama “Io sto sbroccando per te”.
In questo lavoro dei miei 30 anni ho voluto dare un po’ di spazio a situazioni mai proposte con 2 brani live, una versione acustica di “Soli” e alcuni pezzi che ho realizzato negli ultimi 5 anni.
In questa raccolta hai inserito un nuovo singolo, diverso e più leggero rispetto al tuo stile più cantautorale che si intitola “Una canzone brutta”. È un gioco, ironia o una provocazione?
Sicuramente nel brano c’è dell’ironia ma non mancano delle forme riflessive. Ci sono delle citazioni, musicalmente parlando, di grandi artisti che ho ascoltato nel tempo, come i Beatles, soprattutto John Lennon e brani storici come “Stand by me”. Inoltre, ci sono dei passaggi che toccano e sfiorano Lucio Dalla.
È una canzone per quanto possa sembrare semplice contiene della ricercatezza.
Quando Andrea Agresti l’ha sentita è rimasto colpito e ha capito subito quali fossero i punti di riferimento, essendo lui un grande esperto di musica. Questo mi ha incentivato a portare avanti questo lavoro.
La sua vena sagace è stata perfetta per comunicare il senso di questa canzone e completarlo assieme.
I singoli dei primi 10 anni della tua carriera erano molto trasmessi dalle radio. Con il passaggio a una casa discografica indipendente i tuoi brani sono stati accolti differentemente secondo te?
Il passaggio a un’etichetta indipendente è stata una scelta dettata dall’intenzione di portare avanti un genere musicale coerente con la mia scuola e con il mio lavoro.
Non volevo seguire un genere che non mi appartenesse, sebbene nel corso degli anni c’è stato il tentativo di farmi adeguare alle tendenze della musica. Ma tutto questo non mi avrebbe permesso di fare musica in maniera autentica. Indubbiamente, nel mercato discografico attuale c’è meno spazio per la musica indipendente e il cantautorato.
Tra gli album “Macchisenefrega” del 2009 e “Dal Profondo” del 2019 c’è una distanza di 10 anni. Comunque, in questo periodo hai scritto tanti singoli. È iniziata una fase della tua vita artistica più legata ai progetti come autore, rispetto ai primi anni dove i tempi di produzione erano dettati un po’ dal mainstream?
Ho sperimentato cercando di fare cose nuove per quanto riguarda i testi e la composizione.
Mi piace prendere nuove strade, ma sono sempre la stessa persona in tutto quello che faccio. Anche in questa canzone e nei prossimi lavori che sto preparando sono sempre io.
Qual è stata la canzone che hai scritto di getto durante la tua carriera, mentre quella che ha richiesto più interventi sugli arrangiamenti e il testo?
Ho sempre scritto canzoni di getto. Alcuni brani li ho realizzati in poche ore.
Il brano “Ci credi ancora all’amore”, per esempio, l’ho scritto nell’arco di una notte. Durante il dormiveglia ho fatto un sogno e l’ho descritto nella canzone, che è uscita così, tutta finita!
Altre, invece, hanno richiesto più tempo, perché c’era la necessità di raccontare un argomento più delicato: “Cosa rimane di noi” ha richiesto più tempo nella scrittura del testo, mentre la musica è venuta in maniera più spontanea.
Scrivi prima il testo e poi la musica o fai il contrario?
Non c’è una regola, perché a volte da una frase o dalla musicalità di un testo può nascere una melodia, che dà vita alla canzone o viceversa.
Se tu mi dovessi chiedere come si fa a scrivere una canzone, io non te lo saprei spiegare. Tutti quello che ho scritto finora, le sento.
È come se mi passassero per la mente, così le “prendo” e le scrivo con una chitarra. Nei momenti più disparati e a volte non lo so nemmeno io.
Se mi dovessi mettere in questo momento davanti al pianoforte per scrivere un brano, non ne sarei capace: è la canzone che viene da me
Tu suoni anche il pianoforte?
Si, e anche la batteria (risata)!
Massimo, come sei maturato nel corso di questi 30 anni?
Cerco di fare meno sia nei testi e nella musica. Tendo a seguire una linea più essenziale. Pensa al brano “Se adesso tu te ne vai” che è un brano di oltre quattro minuti. Oggi si arriva massimo a tre minuti e mezzo di canzone.
È una canzone molto strutturata che ha una sua forma quasi terapeutica. Ti aspetti il momento i cui esplode e il successivo assolo di chitarra, che è quasi come un orgasmo.
Le canzoni di un tempo avevano queste forme. Oggi queste strutture non sono più al passo dei tempi.
Ci sono delle canzoni belle e lunghe che ascolti mentre hai il tuo momento di relax.
Oggi si ha poco tempo e quando si ascoltano le canzoni su Itunes o Spotify, si dedica al massimo 1 minuto e si passa alla successiva. È quello che ti serve per avere lo streaming e il resto, quasi, non occorre più.
Non c’è uno svolgimento della canzone, perché tutto si ripete ed è legato all’andamento della tecnologia.
La voce è cambiata, con punte più riflessive e meno ricerca della potenza vocale?
Si. A volte quando mi riascolto, penso che in quel momento fosse importante imporsi perché mi veniva richiesta dal pubblico, dalla casa discografico e dai produttori. Preferisco adesso, dove ho acquisito delle sfumature in più rispetto ai primi tempi, sebbene comunque riesca ancora a raggiungere quelle tonalità.
Ha iniziato un tour con tante tappe nel centro Sud. Quando ti vedremo al Nord e soprattutto a Milano?
Ci sto lavorando e vorrei fare qualche evento esclusivo al nord che mi ha dato tanto nei primi anni di carriera, dove ero molto presente.
Milano è una città molto legata alla discografia, dove c’è tanta gente che ascolta buona musica e spero di avere delle occasioni per ritornare live.
Ringraziamo Massimo Di Cataldo per la disponibilità nel raccontare la sua carriera d’artista, nella sua parte più intima e a cuore aperto. Nel corso di questi 30 anni è stato capace di costruire delle melodie indescrivibili, nella maniera più bella: con una voce calda e una chitarra romantica ha tessuto trame poetiche nei testi delle sue canzoni.
Un poeta dell’amore che continuerà ad accompagnarci oltre il tempo.
Date tour:
11/06 Capistrello (AQ)
13/06 Carfizzi (KR)
25/06 Agromonte Magnano (PZ)
16/07 Grisolia Scalo (CS)
2/08 Termoli (CB)
15/08 Pianette Cerreto San Marco Argentano – CS
16/8 Oriolo Romano (VT)
Articolo a cura di Raffaele Specchia
Francesco Balasso: “Come Una Canzone”
Francesco Balasso: “Come Una Canzone” un album di novità, un album di raccolta, sicuramente un album di svolta
Come Una Canzone è il titolo del secondo album in studio di Francesco Balasso
La track list è composta da sette tracce, tra brani inediti e non, che hanno in comune un sound nuovo, rinnovato e uno storytelling ampio che spazia dall’amore, incantato e disincantato, alle storie quotidiane, ai ricordi, con le foto dei momenti più belli, fino al futuro resiliente visto come il migliore testimone da passare alle nuove generazioni.
Questi importanti temi sono visti anche con leggerezza, quella che fa volare in alto e vedere le cose dal punto di vista del sogno, del volo, leggerezza da non confondere con superficialità.
Come Una Canzone può essere visto sia come un album di novità, sia come un album di raccolta, ma è sicuramente un album di svolta.
Questa la tracklist:
Come Una Canzone – Racconta l’inizio della relazione tra due innamorati. Il testo è ricco di immagini e atmosfere, dai “primi piani” sugli occhi e le mani, agli stati d’animo più contrapposti tra gioie e frustrazioni della vita quotidiana. Entusiasmo e leggerezza, sono la forza del brano.
Have A Goodnight Again – Ci son persone che vivono di notte, tra lavoro, divertimento, amore e follia. La notte è fatta di viaggi, di luci, di persone che si muovono come in un villaggio fatto di facce, storie, parole e musica. Tanti scatti tratti da questo navigare notturno, strade che si percorrono fino all’alba e case che si trasformano in approdi sicuri.
Chi Sono – È un viaggio introspettivo fatto di immagini astratte e concrete allo stesso tempo. C’è una porta che permette la comunicazione con il mondo interiore, fatta di elementi preziosi da scoprire e custodire.
Polaroid – Una foto vintage, un quadro impressionista, un’immagine impressa nella memoria, cos’hanno in comune questi elementi? Che tutti colgono un istante. In questo caso la Polaroid è la foto importante, l’istantanea dei momenti che meritano di esser ricordati.
Resilienza – Resilienza è una parola bellissima, vuol dire capacità di far fronte ai traumi in maniera vitale, è forza di ricostruirsi, stando sensibili alle cose positive che la vita offre, senza perdere umanità.
Origami – Amore e impossibilità di vedersi per via del lockdown, sospesi nel tempo senza un appuntamento, a ricordare i momenti più belli, a collegare gli oggetti ai ricordi. Un brano fatto di speranza e di sogno, di mani che trasformano carta in fiori, farfalle, stelle riempiendo la vita di elementi onirici.
Due (deluxe version) – Dalla versione naïf di Due, voce e ukulele, a questa versione riarrangiata e arricchita di ritmo, note e immagini. Questa nuova vita di Due associata al suo official videoclip ci porta in un mondo fanciullesco, attraverso animazione e un immaginario ricco di poesia e divertimento.
Francesco Balasso comincia nel 2015 il suo progetto solista, conosciuto anche col nome d’arte di Forzafra.
Nel 2016 esce il disco d’esordio “Via Marconi 38” composto da 7 canzoni di cui scrive testo e musica, co-arrangiate assieme al suo producer Roberto Visentin ai Revolution Studio di Colceresa – VI.
Nella primavera 2020 esce il nuovo singolo intitolato “Have a Goodnight Again” per Sorry Mom!, seguito dalle canzoni contenute nel suo secondo album.
A Febbraio 2023 viene selezionato e si esibisce dal vivo a Casa Sanremo Live Box in occasione del Festival di Sanremo 2023. Poco dopo raggiunge anche la semifinale di Una Voce Per San Marino.
Intervista a cura di Domenico Carriero e Vincenzo Salamina
Renato Caruso e il Relativismo Musicale
Sul palcoscenico del tempo: Renato Caruso e il Relativismo Musicale
Renato Caruso, nato nel 1982, ha iniziato il suo viaggio musicale all’età di soli 6 anni. Da allora, la sua passione per la musica lo ha guidato verso l’eccellenza come chitarrista e compositore, collaborando con grandi nomi come Ron, i Dik Dik, Red Ronnie, Alex Britti e Fabio Concato.
Ma la sua carriera non si è limitata solo all’esecuzione e alla composizione, poiché ha anche condiviso la sua conoscenza come docente presso l’accademia musicale di Ron, “Una Città Per Cantare”, insegnando chitarra classica, acustica ed elettrica, teoria e solfeggio.
Tuttavia, Caruso va oltre la semplice creazione musicale. Nel 2021, ha pubblicato un album solista, dal titolo “Grazie Turing”, che ha dimostrato di essere la colonna sonora ideale per la lettura del suo libro più recente, “# Diesis o Hashtag?”.
Nel 2022, ha iniziato a sperimentare con la vendita di tre NFT (Non Fungible Token) unici, chiamati “Non Fungible Guitar (9 AM)”, “Non Fungible Guitar (11 AM)” e “Non Fungible Guitar (11 PM)”, in cui ha legato il concetto di “Relatività musicale” che lui stesso ha sviluppato.
La musica di Caruso è fondata su una profonda riflessione: il tempo è l’essenza della musica. La sua ultima creazione, l’album intitolato “Thanks Galilei”, si basa proprio su questa idea.
Secondo il compositore, la musica assume significati diversi a seconda del momento in cui viene ascoltata. La stessa melodia può suscitare emozioni e significati differenti a seconda delle condizioni emotive dell’ascoltatore.
Questa prospettiva unica deriva anche dal suo background culturale, che abbraccia sia la matematica che la musica. Infatti, Caruso ha una laurea in informatica, un passato da ricercatore universitario. ma anche un diploma in chitarra classica.
L’influenza della sua formazione matematica si riflette nella sua attitudine a comporre con rigore e precisione. Per lui, comporre musica richiede un ordine interno che può essere paragonato a quello di un matematico.
Caruso non si accontenta di mantenere la sua visione limitata agli addetti ai lavori. Al contrario, desidera che il concetto di relativismo musicale raggiunga un pubblico ampio e variegato.
La musica è molto più di semplici suoni; è un mistero che può essere esplorato e interpretato con un approccio filosofico. La sua musica attinge ispirazione dalle sue esperienze personali e dalle opere letterarie che agitano la coscienza, creando così un ponte unico tra arte e scienza.
Attualmente, Renato Caruso sta lavorando a un libro dedicato al relativismo musicale, che si propone di approfondire ulteriormente la sua visione e diffondere il concetto all’interno della comunità accademica.
Il suo obiettivo è quello di far diventare il relativismo musicale un vero e proprio legame tra la musica e la scienza, auspicando che più persone possano comprendere che la musica è intrinsecamente legata al tempo.
È il tempo a dettare le regole, a plasmare le note e a conferire significato alla melodia. In un’armoniosa sinergia tra arte e scienza, Renato Caruso abbraccia questo concetto, in cui il fluire del tempo diventa un elemento per comprendere e interpretare la musica.
Attraverso la sua visione unica, il compositore esplora le infinite possibilità che si aprono quando il tempo si fa protagonista, permettendo alle note di evolversi, mutare e trasmettere emozioni differenti a seconda del contesto e delle esperienze personali dell’ascoltatore.
Il relativismo musicale di Caruso rappresenta un’apertura verso nuove prospettive, una fusione tra l’oggettività della scienza e la soggettività dell’arte, in cui la dimensione temporale si rivela come il filo conduttore di un viaggio musicale senza confini.
Attraverso questa prospettiva, Caruso cerca di coinvolgere un vasto pubblico, oltrepassando i confini dei soli appassionati di musica, per far comprendere a tutti l’intrinseca connessione tra il tempo e la musica.
Il suo obiettivo è quello di diffondere il concetto di relativismo musicale a livello accademico, di stimolare la riflessione e di aprire una nuova dimensione di studio e interpretazione musicale.
Caruso offre un consiglio prezioso a chiunque voglia intraprendere un percorso musicale: leggere e studiare molto. Solo attraverso un’ampia conoscenza e una forte identità personale è possibile sviluppare un approccio unico alla musica.
Caruso incoraggia a coltivare un’idea personale della musica e della vita, studiando non solo per ottenere riconoscimenti, ma per il proprio benessere interiore.
Secondo lui, l’autenticità e la passione personale sono gli ingredienti che portano alla creazione artistica più significativa, mentre tutto il resto seguirà naturalmente.
Renato Caruso rappresenta un musicista che sfida i confini tra musica e scienza, ponendo il tempo al centro della sua creatività.
Con la sua musica innovativa e il suo impegno nel diffondere il concetto di relativismo musicale, Caruso sta aprendo nuove porte per l’esplorazione e l’interpretazione della musica.
La sua visione unica getta una luce intrigante sul legame tra l’arte e la scienza, lasciando spazio a infinite possibilità di scoperta e apprezzamento della bellezza della musica.
Articolo a cura di D. E.
Francesco Sacco “B – Vita, Morte, Miracoli”
Francesco Sacco “B – Vita, Morte, Miracoli”, il mio viaggio introspettivo in musica
Il 19 maggio è uscito “B – Vita, Morte, Miracoli”, il terzo lavoro in studio di Francesco Sacco cantautore, compositore e producer milanese, resident al Plastic di Milano, fondatore di Cult Of Magic, collettivo di performer e musicisti basato a Milano che fonde diversi linguaggi e pratiche artistiche.
Pensato come completamento del precedente “A – Solitudine, Edonismo, Consumo”, il nuovo “B – Vita, Morte, Miracoli” è un nuovo modo di vivere e condividere musica nelle sue declinazioni artistiche trasversali, un album improntato meravigliosamente sulla sperimentazione, che vede la fusione tra cantautorato, techno e citazioni classiche.
A livello tematico, diversamente dal primo capitolo del progetto che era un disco impregnato di critica sociale e di temi di attualità, indaga l’interiorità, i sentimenti e la magia in uno stimolante viaggio introspettivo.
Sicuramente il live rappresenta un momento in cui godere appieno questo lavoro: appuntamento quindi il prossimo 31 maggio nella splendida cornice dei giardini di Triennale Milano (Viale Emilio Alemagna, 6), dove Francesco presenterà l’album, una serata che trasformerà il giardino di Triennale Milano in un club a cielo aperto,
Francesco, puoi descrivere il processo creativo che ti ha portato a fondere cantautorato, techno e citazioni classiche nel tuo nuovo album “B – Vita, Morte, Miracoli”? Quali sono state le principali sfide e ispirazioni durante la creazione di questo lavoro?
“B. Vita, Morte, Miracoli” è un lavoro molto stratificato, come si può immaginare dalle influenze che lo caratterizzano, che sono tante e molto diverse fra loro.
Il cantautorato è la forma attraverso la quale mi esprimo praticamente da quando ho iniziato, ma ricevo anche molte ispirazioni che vengono da fuori, come, appunto, la techno o la musica classica.
Diciamo che ho deciso di mettere in secondo piano la coerenza in funzione dell’eclettismo, scelta che ho trovato sicuramente più stimolante in fase di creazione, ma che mi appaga di più anche come ascoltatore: siamo di fronte ad un momento di crisi dei generi musicali, delle categorie e delle barriere in generale, trovo quindi che il prodotto debba essere più liquido innanzitutto a livello di processo creativo.
“B. Vita, Morte, Miracoli” è un album che indaga l’interiorità, i sentimenti e la magia. Qual è stato il tuo intento principale nell’esplorare queste tematiche e come hai cercato di trasmettere tali concetti attraverso la tua musica?
È stata una scelta molto naturale: mentre il suo predecessore “A – Solitudine, Edonismo, Consumo” parla soprattutto del mondo che sta fuori, quindi è pieno di idee, descrizioni e racconti sulla società, sul sistema e su tutto ciò che sta fuori di noi, quando ho approcciato la scrittura di “B” mi è venuto spontaneo tornare dentro di me, e mettere queste tematiche in relazione con l’individuo.
Il live del tuo nuovo album si terrà nei giardini di Triennale Milano. Qual è il significato di questo luogo per te e come pensi che l’atmosfera del concerto si mescolerà con le sonorità techno e le performance di Cult of Magic?
Triennale Milano è un’istituzione che mi ha sempre supportato e che stimo moltissimo a prescindere dal rapporto fra noi.
Offre alla città una proposta artistica a 360 gradi che va dall’architettura al teatro, dal design alla musica, quindi sicuramente è già l’ambiente a suggerire un abbattimento delle barriere di genere in virtù di una visione di arte totale.
Sarà un bellissimo esperimento e sono molto curioso del risultato: il medium del concerto spesso rischia di prendere delle derive molto revival, mentre il club è un mondo fresco, spontaneo e non filtrato.
Sarà molto stimolante mettere in relazione divertimento e arte, musica techno e testi cantautorali, pattern già scritti e improvvisazione.
Come hai vissuto l’evoluzione del tuo percorso musicale, passando da autore e produttore per altri artisti a cantautore e polistrumentista?
Sicuramente lavorare per altri mi ha insegnato moltissimo: lavorare sulle proprie cose è sempre molto delicato, si rischia di perdere in fretta un punto di vista oggettivo, quindi in questo senso dedicarsi a sviluppare il materiale di altri fa molto bene, perché crea una pratica che, se riesci ad assorbire, torna utile a non perdere la bussola quando lavori a cose tue, nelle quali ovviamente l’oggettività del risultato rischia di perdersi in un mare di segni personali e di affezione al contenuto.
Il collettivo di arti performative “Cult of Magic” ha svolto un ruolo importante nel tuo percorso artistico. Puoi parlarci di come è nato il collettivo e come si integra con la tua musica? Quali sono le sinergie tra le diverse discipline artistiche rappresentate all’interno del collettivo?
Ho fondato Cult of Magic prima ancora di iniziare a lavorare nell’arte e nella danza contemporanea: immaginavo un luogo nel quale discipline diverse si potessero fondere senza stare troppo a riflettere sul risultato, sulla scena e sulla vendibilità del prodotto.
L’idea era quella di creare un contenitore a prescindere dal suo contenuto, un luogo di libertà. Poco dopo ho conosciuto Giada Vailati e Samira Cogliandro, e con loro la danza contemporanea. Ho iniziato a firmare direzioni musicali, poi regie e infine spettacoli interi.
Lavorare nel campo del teatro e della danza contemporanea mi ha insegnato a dare moltissimo peso alla drammaturgia, mentre credo di aver portato in quei campi un tocco più pop, più violento ed immediato.
Articolo a cura di Alberto Nano
leomeconi dopo “La notte più bella” presto nuove sorprese
leomeconi “La notte più bella” per far intuire la nuova direzione del mio percorso artistico, senza dimenticare il mio vissuto musicale
Da venerdì 24 febbraio in radio “La notte più bella” brano di leomeconi, scritto con l’amico Guglielmo (già in “Fino all’alba” e “Danza”), che rappresenta un ponte ideale tra i primi due album di Leo e la nuova produzione del 2023.
«Volevo regalare un brano a chi mi segue e non sentiva musica nuova dal 2021 e – racconta Leo – allo stesso tempo volevo far intuire la nuova direzione del mio percorso artistico con un brano fresco, senza dimenticare il mio vissuto musicale.
Per questo motivo, pur avendo prodotto il brano in studio di registrazione, ho deciso di far uscire per ora solo sui miei social, in versione acustica, chitarra e voce “La notte più bella”.
La canzone l’ho registrata a casa e il video, caricato sul mio canale Youtube “leomeconi” è stato girato con uno smartphone e montato interamente da me. Anche per il video – aggiunge Leo – volevo un’idea semplice e ho optato per il mare d’inverno.
Una giornata grigia al mare può essere triste ma anche carica di energia. È un po’ questo il senso della canzone, c’è amarezza ma anche la consapevolezza che insieme si è più forti di qualsiasi temporale.»
leomeconi cantautore e chitarrista bolognese di 18 anni, dopo aver pubblicato nel 2019 il suo primo album di inediti, “I’ll Fly Away”, a soli 16 anni partecipa a XFactor 2020 con Emma Marrone come giudice.
È finalista al Festival di Castrocaro 2021 con il suo primo inedito in italiano “Fino all’alba”.
A dicembre 2021 il suo secondo album di inediti, “Lato A, Side B”, preceduto dal singolo “danza”.
Nel 2022 Leo accompagna prima l’artista di Amici Rea nel suo tour live e poi Paolo Meneguzzi, come chitarrista continuando a scrivere nuovi brani.
Intervista a cura di Domenico Carriero e Vincenzo Salamina
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