Stefano Di Nucci, a “Boom” il Premio della Critica a “Palco d’Autore”
Stefano Di Nucci, a “Boom” il Premio della Critica a “Palco d’Autore” intitolato alla memoria dello straordinario musicista Pasquale Curcio
Stefano Di Nucci, a “Boom” il Premio della Critica a “Palco d’Autore”
È stato il cantautore molisano Stefano Di Nucci ad ottenere il riconoscimento del Premio della Critica di “Palco d’Autore”, intitolato alla memoria dello straordinario musicista Pasquale Curcio, la cui improvvisa scomparsa, avvenuta il 7 settembre 2024, alla vigilia della finale nazionale, ha lasciato un grande vuoto in tutti coloro che lo conoscevano e ammiravano.
Stefano Di Nucci era tra i 15 finalisti nazionali e con “Boom” si è distinto per la profondità e l’originalità del suo lavoro. Un brano che parla del “boom” economico italiano degli anni ’50, contrapponendosi al “boom” che ricorda gli eventi bellici degli anni ’40.
Le ragazze tornavano in bici e oltre le rondini, si sentiva l’imbrunire che le bombe erano finite
Le ragazze mica lo sapevano che i loro padri si rialzavano dalle macerie della guerra
Un testo che parla di spumone, di croccantino, di piccoli simboli della rinascita economica vissuta dai nostri nonni.
I fucili che ora sono solo nelle canzonette, con le pinne, gli occhiali e gli amori che non reggono più…
Perché è vero, l’espressione “Booom” che prima ci portava le mani sulle nuche
Ora non ci spaventa più!
Stefano Di Nucci
Nel 2018 esce il primo disco di Stefano Di Nucci dal titolo “Opera postuma” prodotto da
Daniele Sinigallia e Maurizio Loffredo e nello stesso anno apre i concerti del tour estivo di Fabrizio Moro. Nel 2020 vince il Premio Nazionale “Stellina Web” con il video clip di “48 parole”, brano che chiude il suo disco di esordio.
Stefano Di Nucci
Nell’estate del 2021 collabora con Giuseppe Spedino Moffa per la scrittura della canzone “Che nu sciore mmocche” in occasione della festa della musica; apre nello stesso anno i concerti di Paolo Benvegnù, Pierpaolo Capovilla, Africa Unite, Enrico Ruggeri e Francesco Tricarico. Finalista per il premio “Pigro – Ivan Graziani”, sempre nel 2021 esce il suo EP dal titolo “I tre cieli”, lavoro contenuto e suonato nel lavoro teatrale “Molistelle”.
Video intervista a cura di Domenico Carriero
Jocelyn Pulsar, alla conquista delle stelle
Jocelyn Pulsar “4 canzoni senza atmosfera” la volontà di rientrare in gioco, capendo gli errori e cercando di raccontarsi con ironia e sagacia
Jocelyn Pulsar
“4 canzoni senza atmosfera” è l’ultimo progetto di Jocelyn Pulsar, cantautore impegnato e capace di farci viaggiare verso galassie lontane. Uscito il 27 settembre, questo lavoro rappresenta se stesso, tra momenti di solitudine e attimi di ricerca personale. Riconsegnarsi al mondo non è semplice, specie dopo una rottura e soprattutto se il mondo circostante è in costante mutamento. Tuttavia, Francesco Pizzinelli, nome reale di Jocelyn Pulsar, non si arrende e come un esploratore prova a capire questo strano mondo e le relazioni che lo coinvolgono, tra amicizia e amori. L’EP “4 canzoni senza atmosfera” si manifesta così come la volontà di rientrare in gioco, capendo gli errori e cercando di raccontarsi con ironia e sagacia.
Jocelyn Pulsar, nome d’arte di Francesco Pizzinelli, ma come nasce questo progetto e questo pseudonimo?
Nasce dal fatto che il nome Pulsar, che avevo scelto, era già stato preso da una band: avendo già anche stampato le copertine del primo CD (all’epoca c’erano i CD) dovetti effettuare un modifica in corso d’opera e decisi di aggiungere il nome Jocelyn, che poi era quello della scienziata che aveva scoperto, appunto, le Pulsar, che sono delle radio-stelle: feci quindi realizzare un timbro con la parola “Jocelyn” e timbrai fisicamente tutte le 500 copie. Purtroppo ho perso quel timbro.
Il cantautore “cult” della scena lo-fi italiana, ma cosa rappresenta nello specifico il lo-fi?
Lo- fi per quanto mi riguarda significa sentirsi liberi di pubblicare un disco che non ha la qualità di una produzione mainstream; in particolare amo l’ estetica delle registrazioni casalinghe, anche se a volte nella mia “carriera” ho ceduto alla tentazione di registrare in studio.
Jocelyn Pulsar – 4 Canzoni senza atmosfera – cover
“4 canzoni senza atmosfera”, come nasce questa idea?
Esisteva già il disegno della cover, fatto da me ma per uno scopo diverso, si trattava dell’immagine che accompagnava un podcast che avevo realizzato (assieme agli storici compari Coca Duca Style) e che si svolgeva nello spazio, una sorta di radio dramma sulla falsariga di Star Trek, ma comico. Così mi è tornata davanti agli occhi per caso e mi ha ispirato il titolo dell’Ep.
Quali sono le emozioni che si porta dietro questo progetto?
È un disco fortemente autobiografico e che parla di una fase di ripresa, successivamente a una separazione sofferta. Un tentativo di rimettersi in carreggiata, anche se la malinconia è ancora presente.
Qual è il brano che più di tutti rappresenta questa idea?
Il brano più vicino a questo concetto in particolare è “Il bassista dei Doors”, che è un titolo strano, ne sono consapevole, se non altro perché ovviamente i Doors non avevano nessun bassista: è in realtà un trabocchetto che io rivolgo ad una immaginaria ragazza, per capire quanto se ne intende di musica e valutare se è il caso di approfondire la conoscenza, o meno.
Lo definisci come un “lavoro fortemente autobiografico”, ma cosa c’è di te in questo progetto?
Ci sono io che provo a rapportarmi con le amicizie e con le donne. Tornato single inaspettatamente a 43 anni suonati e mi sono ritrovato a barcamenarmi con dinamiche, anche social, di cui ormai ero all’ oscuro.
“4 canzoni senza atmosfera” esce il 27 settembre, mentre è dello scorso anno Stereolocale. Una vena creativa florida e ricca di ispirazione, ma come mai così poco tempo di stacco dai due progetti?
Quando le cose non vanno bene si scrivono più canzoni.
Jocelyn Pulsar
Quali sono le tue attese per “4 canzoni senza atmosfera”, come pensi che il pubblico possa reagire?
Mi piacerebbe essere di ispirazione per qualche nuova leva del cantautorato indie.
In conclusione: se non sbaglio sei tifoso del Cesena, una battuta su questa stagione di Serie B?
Una volta qualcuno ha scritto che Jocelyn Pulsar è come il Cesena, non ha il succo che merita. Spero che quest’ anno entrambi riusciremo a salvarci.
Articolo a cura di Francesco Nuccitelli
Enrico Ruggeri, “40 VITE (senza fermarmi mai)”
Enrico Ruggeri, “40 VITE (senza fermarmi mai)” un racconto inedito della sua incredibile vita professionale e personale attraverso i brani dei suoi album
Una pietra miliare della carriera artistica di Enrico Ruggeri è stata l’uscita della sua autobiografia “40 VITE (senza fermarmi mai)” (Collana le Polene, La nave di Teseo, disponibile in libreria e nei principali store digitali). Nel libro l’eclettico artista propone un racconto inedito della sua incredibile vita professionale e personale attraverso i brani dei suoi album.
«Se stai per leggere queste pagine potrebbe voler dire che conosci già molte cose di me, che mi hai visto in concerto, che probabilmente le tue canzoni preferite non sono quelle che mi vedi eseguire nei ‘medley di successo’ che mi vengono chiesti nei programmi mainstream – spiega Enrico Ruggeri nell’introduzione di “40 VITE (senza fermarmi mai)” – Magari mi hai visto crescere, in un certo senso siamo cresciuti assieme, forse alcune tue esperienze di vita si sono rispecchiate in una mia canzone.
Il mondo è molto cambiato da quel 1977, eventi pubblici e privati hanno accompagnato il mio percorso artistico: spesso li ho raccontati, a volte li ho anticipati. Come spesso mi accade le cose mi sono più chiare nel momento in cui finiscono in un foglio bianco, sospeso tra la voglia di conservare la memoria e il desiderio di condividere emozioni».
Enrico Ruggeri, “40 VITE (senza fermarsi mai)” – cover
Se la vita di ogni persona è accompagnata da canzoni legate a ricordi e ai momenti più importanti e significati che formano una propria colonna sonora personale, la storia di Enrico Ruggeri narra quello che le sue stesse canzoni non dicono: le emozioni, i desideri, le delusioni e i sogni di una carriera unica tra musica, televisione e letteratura.
Un’autobiografia che appassiona come un romanzo incandescente ricco di aneddoti e retroscena inediti tra politica, attualità, compagni di strada, amori furiosi, persone deludenti e anime rare e un’unica passione assoluta, quella per la musica, travolgente, viscerale, un’avventura meravigliosa che l’artista ha deciso di raccontare fino all’ultima pagina senza filtri e a cuore aperto.
Ma 40 sono anche gli anni che ci separano dalla partecipazione di Ruggeri al Sanremo 1984 con la raffinata “Nuovo Swing” contenuta nel rivoluzionario album “Presente Studio/Live”, riedito in edizione limitata a inizio ottobre. È lo stesso Ruggeri su Facebook a ricordare quel magico 1984:
Enrico Ruggeri
«Era il 1984, Baudo a sorpresa mi incluse tra i partecipanti al Festival, così decisi di presentarmi con un nuovo album. Avevo scritto molte nuove canzoni, ma me ne piacevano poche, e i miei successi precedenti erano tre o quattro. Decisi di fare una cosa che nessuno aveva mai fatto prima: un album metà in studio e metà dal vivo. Nella parte in studio, oltre a “Nuovo swing” avevo anche “Il mare d’inverno” e “La donna vera”: niente male…
Per il live presi un’altra decisione unica: lo avrei registrato nel grande studio della CGD, che veniva usato per le grandi orchestre. Convocai i 150 fans più agguerriti e feci un concerto incredibile, con il calore di un club e le tecnologie dello studio. Insomma, “Presente” è sicuramente l’album più coraggioso e rivoluzionario che sia mai stato fatto.
Per il quarantesimo anniversario ho convinto il mio amico Mario Limongelli, che ha acquistato i diritti dell’opera, a pubblicare qualcosa di unico: ecco il vinile rimasterizzato in colore azzurro, naturalmente in tiratura limitata e numerata».
Video intervista a cura di Domenico Carriero
Sax This Candy: il nuovo album “God Is My Witness”
Un’anima punk no wave quella dei Sax This Candy che hanno da poco pubblicato il nuovo album God Is My Witness
Sax This Candy
“God Is My Witness”, il nuovo album di Sax This Candy, pubblicato da Vina Records in collaborazione con Grammofono alla Nitro, distribuito da Believe, esce a distanza di otto anni dal primo lavoro. La band pescarese torna con una nuova veste che aggiunge delle componenti elettroniche alla sua anima punk no-wave.
Dieci tracce registrate negli studi di Grammofono alla Nitro, a Pescara, sono il risultato di un lungo percorso di ricerca.
Abbiamo incontrato i Sax This Candy e ci siamo fatti raccontare di God Is My Witness e di come il loro sound è cambiato in questi anni.
Presentate la band a chi ancora non conosce i Sax This Candy La nostra musica attinge di base alla no-wave statunitense e al post-punk ma è influenzata da una grande varietà di fonti: dalle atmosfere noir de Bad Seeds allo stile più nevrotico dei Pere Ubu, così come i Joy Division, Butthole Surfers, Bauhaus, The Pop Group e Black Flag.
God is my witness è il vostro nuovo album che esce a distanza di otto anni dal precedente, come e quando è nato questo nuovo lavoro?
In questi otto anni abbiamo messo insieme idee, sperimentato nuove componenti, l’elettronica su tutte, e guardato oltre il nostro classico retroterra artistico. L’attesa per l’uscita di “God is my witness” ha comunque subito l’influenza della pandemia: abbiamo voluto attendere tempi idonei per la sua uscita e la relativa promozione.
L’album si compone di dieci tracce, descrivete ciascun brano con un aggettivo Un aggettivo per tutti: Impuro. Perché la purezza è nemica dell’arte.
In alcuni casi, i vostri testi affrontano temi legati all’attualità come “Coke & Bombs”, dove parlate di guerra. Quanto è importante, secondo voi, veicolare dei messaggi con la musica? Tutti gli artisti e i musicisti hanno la possibilità e il dovere di veicolare messaggi, lasciando però sempre uno spazio di semantizzazione all’ascoltatore, senza imporre significati troppo netti.
I vostri testi sono scritti in inglese, avete mai pensato di utilizzare l’italiano? No, ma ci penseremo…
Sax This Candy
I Sax this Candy nascono con l’attuale formazione o negli anni i componenti sono cambiati? Ad oggi siamo con la line-up formata dai tre fondatori, ma nel primo disco ci siamo avvalsi della batteria di Timmy Romano.
Quali sono le vostre band del cuore? Le nostre band del cuore sono quelle che ci hanno forgiato e da cui traiamo la nostra costante ispirazione, in particolare quelle riassunte a inizio intervista.
C’è un brano dell’album al quale siete più legati? se sì perché? Non ce n’è uno solo naturalmente…Tutte le tracce hanno la loro importante storia, però per rispondere alla domanda possiamo citare i singoli estratti: Human piggy banks e Headworms perché col primo abbiamo creato un’atmosfera dance che ci piace; nei nostri intenti c’è sempre quello di far ballare e ondeggiare i corpi nei concerti. Headworms invece ricalca la vena più puramente rock con schitarrate piene e taglienti che sono parte essenziale del nostro background. Non vogliamo però dimenticare l’ultimo singolo estratto, Dead End, che può essere considerato una sintesi tra i primi due.
I Sax this Candy hanno un sogno nel cassetto? Il tempo dei sogni è passato. Ora semmai abbiamo obiettivi e antenne dritte per le opportunità intorno a noi.
Dal 2019 avete inserito nel vostro sound delle componenti elettroniche, da cosa deriva questa scelta? La componente elettronica, ma soprattutto la ricerca che c’è dietro, ci ha dato la possibilità di sperimentare e arricchirci anche al di fuori dei nostri abituali circuiti ed influenze varie. Questo per noi è un fattore fondamentale perché ci permette di essere sempre diversi da noi stessi, ma allo stesso tempo mantenere un’identità netta e riconoscibile.
Quali sono i tre album che, secondo i Sax This Candy, tutti dovrebbero ascoltare almeno una volta? Sarebbero più di tre ovviamente, ma stando al gioco diciamo tre album di band non nominate nel riassunto delle nostre fonti in alcune domande precedenti: “Talking Heads – Remain in light”, “PIL – Metal box”, “Dead Kennedys – Fresh Fruit for Rotting Vegetables”.
Brando Madonia: “Au Revoir” all’estate
Brando Madonia: “Au Revoir” il brano chiude sia l’EP che la stagione estiva e va alla ricerca dell’autodeterminazione come unico sollievo dalla solitudine
“Au Revoir” – Brando Madonia
Brando Madonia è un artista che viene dalla Sicilia con furore, un catanese doc cresciuto assaporando le sonorità di una terra in costante evoluzione. Fin da piccolo ha respirato la magia e l’essenza della musica grazie al papà, il cantautore Luca Madonia, consacrando il famoso motto “Di padre in figlio”.
Nell’arco di un anno ha rilasciato un particolare progetto discografico con 4 EP, uno per ogni stagione con 5 tracce ciascuno, a formare una sorta d’opera con tanti piccoli quadri. L’ultimo si chiama “Estate Lachea” e all’interno è contenuto il nuovo singolo pubblicato, “Au Revoir”, dando un ulteriore seguito al suo percorso da solista. Il brano racconta il cinismo degli allontanamenti, la frattura di quando ci si scompone ritrovandosi svuotati.
Brando buongiorno e benvenuto nel nostro spazio. Come hai accolto l’eredità musicale a casa?
Tutto nasce da mio padre, essendo musicista da una vita, mi ha inconsciamente influenzato fin da piccolo, sentendolo suonare, provare e andando ai suoi concerti. Lui non mi ha mai forzato o spinto a fare musica per seguire le sue orme, ma io ne ero molto attratto, specialmente dagli strumenti, mi piaceva molto suonarli.
Qual è lo strumento che ti piace suonare di più?
La mia formazione di base è chitarra e canto però mi diverte suonare il basso, le tastiere e la batteria. Lavorando da autodidatta, mi occupo personalmente della produzione e ho a che fare con diversi strumenti ogni volta. La fase più bella è creare una canzone, comporla. La registrazione è la parte più intima perché sono solo, è una vicenda personale.
Chi sono stati i tuoi punti di riferimento agli esordi?
I Beatles sono stati un ascolto fondamentale, ho divorato la loro discografia e li considero ancora adesso un punto di riferimento. A livello di melodie ed armonie sono stati sempre un passo avanti a tutti.
Sei nato e cresciuto a Catania. Che rapporto hai con la tua terra?
Mi sento molto legato, ho costruito la mia vita qui, ho le mie radici, il mio studio di registrazione. L’idea di vivere nella mia terra mi fa stare bene, però a volte sento l’esigenza di evadere un po’ per staccare la spina e respirare un’aria diversa.
Brando Madonia
La Sicilia, dal punto di vista musicale, che momento sta vivendo?
In generale credo sia proprio cambiato l’approccio alla musica. Non riesco a misurare bene la scena musicale siciliana, però qualcosa si respira sempre. Ho notato che purtroppo i locali dove puoi suonare live, parliamo di palchi medio piccoli, adesso sono sempre meno, almeno a Catania. Si è scelto di ridurre questi posti ed è un gran peccato perché potevano dare la possibilità a qualche artista emergente di farsi conoscere e calcare le prime impronte su questa strada.
Parliamo del tuo nuovo singolo, “Au revoir”. Di cosa parla questa canzone?
È la quarta e penultima canzone del mio ultimo EP, “Estate Lachea”. Affronta in modo ironico la solitudine, voluta o meno, e rivaluta anche il concetto stesso. Ogni ascoltatore percepisce qualcosa di diverso, l’importante è che arrivi qualcosa. Mi piacerebbe che il brano scuotesse e creare una reazione alle orecchie di chi ascolta. Tra l’altro, a proposito della Sicilia di cui parlavamo prima, Lachea è un’isola piccolissima vicino ad Aci Trezza, spesso ci vado d’estate in barca o con la canoa; volevo dare un riferimento alla mia terra, specialmente alla mia zona.
In questo ultimo EP, cosa hai tirato fuori di tuo e allo stesso tempo cosa ci hai messo all’interno?
Ti rispondo in modo più ampio. Da settembre 2023 ho vissuto un anno intenso perché ho iniziato un progetto particolare: ho rilasciato 4 EP, uno a stagione con 5 tracce all’interno, praticamente un singolo ogni 3 settimane. Ho dato un contesto ad ogni brano e nell’ordine sono usciti “Autunno 80”, “Inverno cenere”, “Primavera aria” e l’ultimo “Estate Lachea”. Mi era venuta in mente l’idea di questo puzzle: ogni stagione è un quadretto e tutta insieme fanno parte di un’unica opera. Sono molto contento e soddisfatto dei risultati ottenuti, il duro lavoro ripaga sempre.
Ho visto che in questi anni hai stretto qualche featuring. Cosa hai acquisito dagli artisti con i quali hai collaborato?
Mi piaceva l’idea di fare un feat per ogni EP. Non è facile scegliere chi, bisogna trovare la persona giusta per la canzone giusta. Ho trovato persone serie e con le quali condividevamo la stessa idea di musica. In questo modo il quadro è risultato più variegato.
Hai intenzione di portare in giro questo progetto? Che programmi hai per il futuro?
Sto organizzando un tour autunno/inverno per il resto d’Italia e terminarlo poi in Sicilia. Voglio far uscire meno musica e concentrarmi più sui live perché il repertorio c’è.
Brando Madonia
Che emozioni hai provato nell’aprire il concerto di Max Gazzè a Noto?
La grandezza del palco è relativa però ogni volta che salgo sento qualcosa; l’adrenalina, quella strana ansia però piacevole, un mix di sensazioni che ti danno carica. È una delle migliori palestre.
C’è un episodio che per adesso collochi in cima alla tua carriera o che ricordi con piacere?
Ne ho diversi, quando suonavo nella band tanti anni fa abbiamo partecipato a Sanremo giovani. Da solista invece ho aperto ad artisti del calibro di Gazzè, Daniele Silvestri, sono momenti belli ed indimenticabili. Quando senti il pubblico che reagisce bene ai tuoi live ti dà una soddisfazione enorme. Per me conta sempre far arrivare un messaggio.
Com’è andata con Sanremo giovani?
Una settimana lì vale un anno di gavetta. Foto, interviste, suonare su quel palco, quando esci da lì sei veramente formato. Sanremo è un tritatutto, è un frullatore di emozioni ed esperienze senza rivali in Italia. Mi auguro di ritornarci da big in gara, questo è il mio sogno più grande che spero di realizzare.
Nella tua gavetta, da quando hai esordito ad oggi, come ti vedi?
Mi vedo cambiato e con più esperienza. Più suoni e più ti formi, ti fai le ossa e col tempo impari a gestire meglio il tutto. La gavetta è fondamentale se si vuole crescere, non si smette mai. Anche quando fai il salto di qualità non si finisce mai di imparare, la vita ha sempre qualcosa da insegnarti.
L’incertezza che ti dà l’entusiasmo di andare avanti è il motore della musica, poi la benzina sta a te metterla nel serbatoio.
Cosa consiglieresti oggi ad un giovane che vuole mettersi in gioco in questo settore?
Il primo consiglio, che può sembrare banale ma non lo è, è quello di fare, creare. Se ti abbatti ai primi no che ricevi non vai avanti perché gli ostacoli ci saranno sempre. Bisogna continuare a perseverare se vuoi fare questo nella vita, i risultati in un modo o nell’altro arrivano prima o poi, non ho dubbi. L’importante è metterci entusiasmo, bisogna godersi il viaggio.
Articolo a cura di Simone Ferri
Ferrinis, svolta artistica con “La Fine dello Show”
Ferrinis “La Fine dello Show” un singolo che svela un lato inedito del duo romagnolo e segna una svolta artistica tra archi, pianoforte ed emozione
Con “La Fine dello Show” la svolta artistica dei Ferrinis
I Ferrinis dopo aver conquistato tutte le classifiche indipendenti con ritmi coinvolgenti e spensierati, tornano con un brano che si discosta dalle precedenti release, mostrando una profondità emotiva inaspettata e una versatilità che li consacra come artisti capaci di reinventarsi continuamente, sorprendendo per la loro maturità autorale, interpretativa e la capacità di catturare l’attenzione fin dal primo ascolto. “La Fine Dello Show”, il loro nuovo singolo, è un tuffo intimo e struggente in universo sonoro più intimo e riflessivo, accompagnato dalla dolcezza del pianoforte e degli archi.
Un brano che si fa portavoce di un dolore sussurrato, ma non per questo meno intenso, che racconta la fine di una relazione segnata da “tira e molla”, da speranze e illusioni, fino alla consapevolezza che la separazione è l’unica strada possibile. «E se il cielo crolla sopra di noi, so che prima o poi sarà tutto ok», cantano i due fratelli romagnoli, con una sincerità disarmante, mostrando il loro lato più vulnerabile.
Un netto cambio di direzione che rende ancora più evidente il successo dei Ferrinis: se in passato Maicol e Mattia ci avevano abituati ad un sound energico, frizzante e ballabile, perfetto per i momenti di leggerezza, questo nuovo progetto segna un ritorno all’essenziale, spogliato di ogni artificio, per mettere a nudo le emozioni più autentiche. Il testo, intriso di malinconia, narra la fine di un rapporto di coppia con una delicatezza che accarezza ogni parte della traccia: «Mi hai buttato via come fossi niente, sparisco solo dietro le quinte, anche se piango ancora un po’, oggi finisce il nostro show».
La produzione raffinata e curata nei minimi dettagli enfatizza la versatilità dei Ferrinis, capaci di passare con naturalezza da sonorità pop-dance e latin a ballate dal sapore intimo e cinematografico.
«Abbiamo voluto condividere una parte di noi che finora non avevamo mai mostrato – raccontano Maicol e Mattia -. Questo brano è nato in un momento di riflessione, quando ci siamo resi conto che alcune storie, nonostante i presupposti e tutti i tentativi di farle funzionare, devono ineluttabilmente arrivare ad una fine. È stata una scelta difficile, ma necessaria, e con “La Fine Dello Show” volevamo trasmettere questa sensazione di chiusura, ma anche di rinascita».
I Ferrinis, con questo singolo, si allontanano momentaneamente dall’immagine leggera e festosa che il pubblico ha imparato a conoscere, per abbracciare una dimensione più intima e indifesa. “La Fine Dello Show” assume i tratti di uno specchio musicale sull’inevitabilità del cambiamento e sulla forza che nasce dalla consapevolezza. La grazia del pianoforte e degli archi accompagna il viaggio emotivo dei due artisti, rendendo il pezzo un esemplare accompagnamento sonoro per tutti coloro che conoscono la necessità di porre fine ad un capitolo importante della propria vita per scriverne uno nuovo.
Inoltre, questa traccia segna un importante punto di svolta nella carriera dei Ferrinis, dimostrando che, pur rimanendo fedeli alla loro identità, sono capaci di evolversi e di affrontare temi più maturi e complessi. La scelta di un arrangiamento minimalista, ma carico di emozione, testimonia la loro crescita e la volontà di sondare nuovi territori musicali, aprendo la strada ad una fase in cui la loro musica potrebbe raggiungere un pubblico ancora più vasto.
Ferrinis – La Fine Dello Show – Cover
Con “La Fine Dello Show”, i Ferrinis dimostrano di essere capaci di reinventarsi continuamente, abbracciando nuove sfumature della loro musica e della loro sensibilità artistica. Questo brano segna l’inizio di un nuovo capitolo per il duo romagnolo, che non ha paura di mostrare il proprio lato più fragile e umano. Un brano che parla di addii, ma anche di nuovi inizi, e che invita l’ascoltatore a riflettere sulla complessità dei rapporti interpersonali e sulla bellezza della vulnerabilità.
I Ferrinis, duo composto dai fratelli Maicol e Mattia, nati a Forlì con un anno di differenza e spesso scambiati per gemelli, hanno coltivato sin dall’infanzia una profonda passione per la musica dance, passione che li ha accompagnati fino all’adolescenza.
Nonostante un periodo di pausa, la loro dedizione non ha mai vacillato: la quarantena ha rappresentato per loro un momento di riscoperta e rinnovato interesse, spingendoli a mettersi in gioco con maggiore determinazione.
Adottando il nome d’arte Ferrinis, simbolo della loro unione fraterna, hanno iniziato a comporre brani originali. Il loro debutto con il singolo “Balla Con La Luna”, uscito il 26 giugno 2020, cattura un messaggio di libertà e spensieratezza, invitando ad abbandonare le preoccupazioni legate al contesto sociale dell’epoca. Questa prima release ha riscosso un notevole successo, consolidando il loro ingresso nel mercato italiano.
L’ascesa dei Ferrinis nel panorama musicale, però, è stata suggellata nel dicembre 2023 con l’uscita del singolo “Nessuno” e, il mese successivo, con il rilascio del loro primo omonimo album, che ha rapidamente conquistato oltre 300.000 streams. Questo incredibile traguardo ha aperto la strada a “La Voglia Che Mi Fai”, brano che segna una preziosa evoluzione nella loro carriera, esplorando le sfumature dell’innamoramento e del desiderio con profonda intensità.
Ferrinis
La traccia, vibrante anteprima della versione deluxe del disco d’esordio, è un vero e proprio inno all’amore in chiave pop-dance. La musica dei Ferrinis parla direttamente al cuore, esprimendo sentimenti autentici e viscerali, avvolti da sonorità dance che invitano all’ascolto e al movimento.
Con radici profondamente ancorate nella musica dance e un’innata capacità di reinventare il genere infondendovi nuova energia e profondità emotiva, i Ferrinis si configurano come artisti innovativi e narratori di storie di vita vissuta. La loro ambizione è quella di creare canzoni dall’accezione universale, capaci di unire generazioni diverse, dai bambini agli adulti.
Con una visione che punta ad un’ascesa significativa nel panorama discografico, i Ferrinis sono determinati a lasciare un’impronta indelebile nel settore, introducendo generi inediti e portando freschezza con le loro idee innovative.
Video intervista a cura di Domenico Carriero
Astol, l’amore declinato in 7 storie diverse
Astol: “Amori (Giu ’23 – Mag ’24)” è l’ultimo lavoro dell’artista dove l’amore è il tema centrale, 7 canzoni che raccontano 7 storie diverse
Astol – Amori (Giu ’23 – Mag ’24) – Cover
“Amori (Giu ’23 – Mag ’24)” è l’ultimo lavoro di Astol, un EP dove l’amore è il tema centrale, con 7 canzoni che raccontano 7 storie diverse, vissute dall’artista e raccontate con diverse sfaccettature. Emozioni scandite in un periodo ben preciso, quello tra il giugno 2023 e il maggio 2024. Un anno ricco di emozioni, impegni e attimi, che Astol ha saputo mettere in musica, riuscendo anche ad ottenere risultati superlativi sulle piattaforme digitali. Ad accompagnare Astol in questo progetto, importanti collaborazioni, come: Daniel Cosmic, I Desideri e Biondo. Noi abbiamo raggiunto Astol per farci raccontare questo anno ricco di storie e questo progetto.
Ciao Astol, è un piacere averti tra le nostre pagine, parliamo di “Amori (Giu ’23-Mag ’24)”, come nasce questo EP?
Nasce dalla volontà di racchiudere questo anno di crescita personale e di tanti cambiamenti. Questo per me è un progetto di transizione, ma sono felice di aver racchiuso questo periodo in questo progetto. Sento di aver chiuso un cerchio, mi sono sentito ispirato nel realizzare questo EP.
Astol
Diverse sono le collaborazioni presenti in questo album, come: Daniel Cosmic, I Desideri e Biondo. Come si sono sviluppate queste collaborazioni?
C’è un grande rapporto di stima con questi artisti. Musicalmente mi hanno portato tanto e mi piaceva l’idea che in questo progetto ci fossero artisti e amici che per la mia carriera hanno dato tanto. Con loro ho condiviso momenti importanti e che porto nel cuore. Sono storie differenti quelle che raccontano, ma rappresentano una forma di coerenza e sono grato della loro presenza in questo progetto.
Il tema centrale è quello dell’amore, anche se presentato con diverse sfaccettature. Sono tutte storie vissute quelle che presenti?
Le storie che racconto le ho vissute in prima persona e ho cercato di raccontare le parti più emozionanti di esse. Per me è molto spontaneo scrivere una canzone, lascio che mi ispiri l’emozione. Ogni storia ha contribuito ad una mia crescita personale.
Cos’è per te l’amore?
Non mi reputo un esperto, ma ho vissuto l’amore nelle sue diverse sfumature. Secondo me l’amore è alla base di ogni movimento del mondo. Esistono tante sfumature dell’amore e da anni racconto quelle che ho vissuto.
Astol
E cosa speri di far arrivare al tuo pubblico con questo EP?
Spero di far arrivare la mia musica e le mie idee. Poi sarebbe bello se riuscissi ad arrivare anche io come artista e come persona, ma questo è un discorso più approfondito che necessita di tanti ascolti e di una sorta di fidelizzazione. Spero però di coinvolgere il pubblico e rappresentarli nei miei scritti.
In un mercato discografico legato prevalentemente ai singoli, ha ancora senso proporre un progetto completo come il tuo?
Per me l’EP è stato il terreno ideale per raccontare le mie emozioni e le mie avventure. Per me è stata un’esigenza portare avanti questo mio progetto con queste modalità. Sono felice di poter raccontare una mia crescita personale e artistica, e spero di riuscire in futuro a realizzare dei progetti a lungo termine. Ovviamente continuerò a proporre dei singoli, ma l’idea è di stare nel mercato con dei progetti completi e delle storie che raccontino me, la mia musica e le mie esperienze.
Articolo a cura di Francesco Nuccitelli
Le Nozze Chimiche, “5” il viaggio fisico e metaforico
Le Nozze Chimiche, il disco d’esordio, intitolato “5”, narra in chiave introspettiva il viaggio dell’autore, sia fisico che metaforico
Le Nozze Chimiche è il nuovo progetto musicale di Giuseppe Chimenti, realizzato con la collaborazione di Fabrizio Massara, ex tastierista e arrangiatore dei Baustelle, nel ruolo di produttore artistico.
Giuseppe Chimenti, cantautore calabrese di adozione romana, intraprende una nuova avventura artistica, che segue la sua lunga esperienza discografica sotto il nome di Modì. Un progetto che fonde e riassembla la canzone d’autore con sonorità elettroniche, attraversando territori sonori che spaziano dall’elettropop alle pedalate kraut, dai respiri di aria cosmica alle malinconie twang.
Il disco d’esordio, intitolato “5”, narra in chiave introspettiva il viaggio dell’autore, sia fisico che metaforico. “5” rappresenta simbolicamente il movimento, il divenire e la trasformazione, qualcosa che si svolge sia all’esterno che all’interno di noi stessi.
Ogni traccia dell’album rappresenta una tappa: in “Amanti e stazioni” entriamo dentro di noi, incontriamo mete sconosciute e affascinanti, dove passione e sofferenza si intrecciano indissolubilmente, rivelando momenti di inaspettata poesia; “Lungo i binari” ci porta di stazione in stazione, una collezione di nuovi inizi piuttosto che di traguardi; “Viaggio di non ritorno” unisce il percorso interiore e quello fisico in una partita a scacchi tra la vita e la morte; “Il canto delle cicale” rievoca un ricordo di una giornata d’estate, con immagini malinconiche che emergono dal suo rapido scorrere, evidenziando la natura effimera del tempo. In chiusura, un racconto dark e riflessivo – “Di venerdì tutto succede ancora” – che custodisce una visione surreale e romantica del trapasso.
Un mondo fatto di treni, navi e mari, lungo la costa e attraverso stazioni ferroviarie, metafore potenti per le esperienze di vita. Il cuore esplode in relazioni intense e appassionate, fonte di gioia ma anche di profondo dolore. E mentre le stagioni passano rapidamente, riflettiamo sui nostri percorsi e sui cambiamenti inevitabili della vita.
Le Nozze Chimiche – 5 – Cover
IL TITOLO: (GIU) + M + (CHI) = 5
Sulla copertina compare una formula simile a un’equazione, composta da lettere, il cui risultato è 5. Si ispira alla numerologia Caldea, che assegna un valore numerico a ciascuna lettera: le lettere diventano così un codice che genera la frequenza 5.
Il 5 rappresenta velocità, viaggio, denaro, comunicazione, inganno e astuzia. Associato all’archetipo di Hermes, simboleggia lo psicopompo, colui che transita tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Artista poliedrico e insegnante, Giuseppe Chimenti ha militato in numerose band romane come chitarrista fino al 2009, anno in cui ha esordito come solista, come Modì, con l’EP “Odio l’estate”, stampato in vinile in tiratura limitata dal Circolo degli Artisti.
Sempre sotto il nome Modì, ha pubblicato tre LP: “Il suicidio della formica” (2012), “Testa di balena” (2017), e “Tsunami” (2021), quest’ultimo prodotto da Fabrizio Massara (ex Baustelle).
Video intervista a cura di Domenico Carriero
Alèm, “Dinero” per ricordare il valore della nostra vita
Alèm: “Dinero” il nuovo singolo, per ricordare il valore della nostra vita, un brano che fa divertire, ballare e ci invoglia a cantare
Alèm
È uscito lo scorso 6 settembre “Dinero”, nuovo singolo di Alèm.
Così lo presenta l’artista: «Dinero è l’anti Hit, per quanto riguarda il contenuto. Tutti i singoli più famosi degli ultimi anni, appartenenti al genere Rap/Trap e anche pop, trasbordano vanto e ricchezza, la maggior parte delle volte farlocca.
Siamo tutti pronti a cantare i milioni che non abbiamo, le super-car che non guideremo mai e le centinaia di ragazze che non fanno la fila per noi. In questo brano trionfa la realtà, un brano che fa divertire, ballare e ci invoglia a cantare.
Non i cliché scritti da un autore dopo aver fatto copia- incolla di un singolo in voga oltreoceano. Le serate del 90% della popolazione non sono certo quelle di Tony Stark o Bruce Wayne. Non siamo influencer, ma a volte con un bicchiere di troppo siamo rockstar.
Perché ci vergogniamo della normalità? Accettare la nostra vita con le vicissitudini annesse rimane il più grande tabù di questi tempi. Vogliamo solo far credere attraverso i social che la nostra esistenza sia colma di mirabolanti avventure.
Ma lavoriamo durante la settimana, paghiamo le bollette e cerchiamo ogni tanto lo svago. Niente di più, niente di meno».
Questo singolo riprende il famoso ritornello di “No tengo dinero” dei Righeira, scostandosi totalmente però dal concetto di cover.
Il brano ha coinvolto svariati musicisti ed è stato trasformato in una canzone con sfumature reggae, come gli altri singoli è stato prodotto presso l’Artigian Studio.
Il video che lo accompagna, come la canzone stessa, prende in giro le dinamiche del quotidiano e l’assenza di ricchezza materiale. Un video semplice, dove vengono messe in scena parodie di personaggi legati al denaro come sceicchi e giocatori d’azzardo.
Alèm – Dinero – Cover
Além, nome d’arte di Alessandro Minichino, è nato a Maratea (PZ) nel maggio 1999. Vive i primi due anni della sua vita in un piccolo paese della provincia di Salerno ai confini con la Basilicata poi si trasferisce in Veneto, nella provincia di Belluno.
Frequenta il liceo artistico a Cortina d’Ampezzo e poi il MITA a Udine.
A 16 anni col nome d’arte di Ale icescrive e pubblica un ep, “È solo l’inizio” (2015) un lavoro prettamente rap. In questo, come in tutti i lavori che seguono, Alessandro cura gli artwork e le cover.
Negli anni successivi seguono due mixtape “Equilibrio” (2017), rime dirette e molte riflessioni su un mondo ingiusto nella quale bisogna trovare posto, e “Nirvana” (2018) che include il primo street video, del singolo “Tieni duro” con la regia di Samuele Dalò e successivamente recensito dagli “Arcade Boyz” noti youtuber.
Alèm
L’anno dopo esce “Alessandro” (2019), il suo secondo e ultimo Ep col nome d’arte Ale ice: acustico, chitarra e voce, si distacca molto dai lavori precedenti ispirandosi al cantautorato italiano che ascoltava fin da piccolo, in “Nato fuori tempo” il featuring con Simone Da Prà (Oxi).
Video intervista a cura di Vincenzo Salamina
Frencys: “Millennial” album di debutto
Frencys, in “Millennial” la musica diventa un’esperienza completa. Dal cuore dell’Italia al futuro della musica: il perfetto connubio tra arte e tecnologia
“Millennial” album di debutto di Frencys
Frencys, pseudonimo di Francesco Ferrarelli, musicista, compositore e produttore romano, è pronto ad incantare pubblico e critica con il suo primo album solista, “Millennial”. Questa raccolta di dieci brani promette di tenderci la mano per guidarci in un percorso emozionale alla scoperta delle diverse sfumature di esperienze e sentimenti, vissute e da vivere.
Un viaggio interiore nel tempo e nello spazio, tra luci ed ombre, metafore e realtà. Un viaggio nel quale prendono vita canzoni dalle vivaci e vertiginose sonorità elettropop, unite a momenti strumentali, meditativi e d’atmosfera.
L’ascoltatore può tuffarsi in questa esperienza sonora immersiva senza aver mai voglia di tornare a riva, incalzato da taglienti riff di chitarre elettriche, ammaliato da nostalgiche melodie rock, sferzato da approdi sonori inaspettati, incisivi e mai invasivi, provenienti da raffinati strumenti elettronici utilizzati con sapienza e buon gusto.
Di questo lavoro d’esordio, Frencys è produttore, arrangiatore, autore e polistrumentista. La sua versatilità è evidente in ogni traccia, dove si percepisce la sua capacità di padroneggiare vari strumenti e stili musicali.
L’artista capitolino non si limita infatti a creare melodie accattivanti; la sua esperienza come produttore gli consente di orchestrare ogni elemento del brano, dal più piccolo dettaglio ai complessi arrangiamenti strumentali. Questo approccio integrato dà vita ad un’opera coerente, riconoscibile e ricca di sfumature, in cui ciascun accordo, ciascun elemento, è frutto di una visione artistica completa e matura.
Frencys:
Ospite speciale dell’album è la voce femminile di FairyOne, che aggiunge un ulteriore strato di profondità e finezza alle composizioni, cantando su “Diorama”, “When are we now?”, “Sei tu”, “Somewhere” e “Virgo” e recitando su “Anni Luce” e “Gravità Zero”.
“Millennial” si apre con “Anni Luce”, evocando e contemplando in musica un senso di vastità e distanza che invita a lasciarsi andare al suono e alle sue vibes. “Fenice” segue con un messaggio di rinascita e speranza, mentre “Diorama” offre uno sguardo dettagliato sui frammenti della vita, come in una vetrina illuminata. “La Nuit” impreziosisce il progetto con un alone di mistero e contemplazione, illuminando le ombre della notte con la sua atmosfera suggestiva e avvolgente.
Con “Gravità Zero”, Frencys solleva dalle zavorre quotidiane, creando una dimensione parallela alla nostra, dominata da leggerezza e libertà. “L’Istante” cattura momenti di pura bellezza in una culla di serenità e contemplazione, mentre “When Are We Now?” ci interroga sul tempo e la memoria.
Frencys:
La dolcezza di “Sei Tu” celebra l’intimità e la connessione, mentre “Somewhere” trasporta in luoghi lontani e inesplorati, dove è ancora possibile trovare rifugio e pace. L’album si chiude con “Virgo”, un brano in cui fluiscono forza e delicatezza, simboleggiando la purezza e la complessità delle emozioni.
Con una base operativa nel cuore dell’Italia, Frencys ha già collaborato con numerosi progetti discografici di successo, tra cui Randevu (Bassa Fedeltà Records), Emanuele Inserto (La Stanza Nascosta Records) e Chromaki (Radici Music Records).
Ogni progetto ha beneficiato della sua abilità di combinare sonorità innovative con arrangiamenti sofisticati. Nel 2024, Frencys ha esordito con il suo progetto solista, pubblicando, nel mese di settembre, l’album “Millennial”, un’opera in grado di rivoluzionare il panorama musicale contemporaneo.
Frencys
L’uscita del disco, per l’etichetta Orangle Records, rappresenta una nuova tappa nella carriera di un artista che non smette mai di esplorare e reinventarsi.