Federico Fresi, al Boston Ballet per ricoprire il ruolo di First Soloist. “Andare negli Stati Uniti era il mio sogno d’infanzia”
Federico Fresi, ballerino solista del Teatro alla Scala, si racconta. Capacità straordinaria di elevazione e rapidità nei salti: danzatore pirotecnico che cattura l’attenzione del pubblico e colpisce lo sguardo. Nasce a Torino, si trasferisce con la famiglia a Minorca in Spagna. La madre è direttrice di una scuola di danza. È con lei che Federico a 13 anni inizia i suoi studi.
Federico raccontaci come sei approdato alla danza?
Quando ho iniziato l’ho fatto per gioco, ero curioso e volevo provare qualcosa di diverso, ballavo hip hop e mi piacevano le musiche di Michael Jackson, ma la mia vera passione a quei tempi era il calcio e mi allenavo per raggiungere risultati. Quando ho scoperto la danza classica, ho capito che quella era la mia strada e dopo un anno di studio intenso ho partecipato ad un concorso, nella giuria c’era Maria de Avila, grande maestra che dopo avermi visto danzare una variazione mi offrì una borsa di studio per entrare nella sua prestigiosa scuola di Saragozza. Lì è iniziata la mia vera formazione come ballerino.
Non sarà stato facile per te, che a quel punto avevi già 14 anni, raggiungere il livello dei tuoi compagni che avevano seguito un programma di studi mirato al professionismo.
Si non è stato facile, arrivando da un livello amatoriale mettermi al passo con chi già da anni studiava professionalmente. Ho dovuto bruciare le tappe, studiavo tutto il giorno senza mai risparmiarmi, ormai avevo focalizzato che volevo ballare e mettevo tutta l’energia per migliorare la mia tecnica. Regole, disciplina e nessuno sgarro, i sacrifici sono stati tanti, ma la passione non me li ha fatti percepire come tali, ero cosciente del fatto che quello era l’unico modo per raggiungere il mio obiettivo.
Obiettivo che hai raggiunto ampiamente, infatti a 18 anni fai un’audizione per l’English National Ballet e sei immediatamente scritturato, poi tornato in Spagna entri nella prestigiosa Compañia de Ballet Clásico Arte 369. Che ricordi hai di queste tue prime esperienze?
Un bellissimo ricordo, all’English National Ballet era tutto nuovo per me, finalmente mi trovavo a confrontarmi con il mondo professionale, e nella Compañia de Ballet Clásico Arte 369 nonostante la mia giovane età, ricoprivo ruoli da primo ballerino, il livello artistico cresceva ed insieme le responsabilità. Un prezioso bagaglio che nel 2008 mi è servito per entrare a far parte del Corpo di ballo del Teatro alla Scala.
Nel 2014 sei nominato Ballerino Solista. Come hai vissuto quel momento importante della tua carriera?
Si, c’è stato un concorso internazionale interno alla Scala per ricoprire il ruolo di solista, mi sono presentato con la variazione di Basilio del Don Chisciotte, perché è la mia preferita e anche perché mi aveva già portato fortuna all’audizione per entrare nel corpo di ballo, dopo qualche giorno ho ricevuto la lettera che mi annunciava che avevo vinto il concorso.
Una grande soddisfazione, un coronamento per la mia carriera.
Una splendida carriera internazionale, nel 2015, infatti, ad un anno dalla nomina di ballerino solista alla Scala, sei richiesto dal Boston Ballet per ricoprire il ruolo di First Soloist. Raccontaci di quest’esperienza.
Un’esperienza meravigliosa, andare negli Stati Uniti era il mio sogno d’infanzia, non avrei potuto desiderare di più. E’ vero, ero stato nominato da poco più di un anno Solista alla Scala ma quando si è presentata quest’occasione non ho potuto farmela sfuggire. E’ stato fondamentale l’appoggio dell’allora direttore del corpo di ballo Makhar Vaziev che avendo capito le mie esigenze e il mio bisogno di fare nuove esperienze anche se con grande dispiacere, mi ha dato il permesso di lasciare la Scala, gli sono ancora oggi grato per questa generosa scelta.
Chi è fra i tanti coreografi con cui hai lavorato il tuo preferito, quello nel cui linguaggio senti di poterti esprimere al meglio?
Una bella domanda a cui non è facile rispondere, sono molti i coreografi con i quali ho lavorato e che mi sono piaciuti, ti direi che ai primi posti ci sono Roland Petit e George Balanchine. Tra i contemporanei il lavoro con il coreografo britannico Wayne Mc Gregor, per il quale ho danzato nel balletto Woolf Works produzione Scaligera del 2019, mi ha affascinato ed arricchito molto come ballerino.
Un coreografo con il quale invece non hai ancora lavorato e ti piacerebbe farlo chi è?
Crystal Pite, una coreografa canadese, in questo momento è considerata la numero uno nel panorama della danza internazionale. Lavora molto con l’Opera di Parigi e le sue coreografie sono richieste in tutte le più importanti compagnie. Spero che presto arrivi alla Scala, non vedo l’ora di lavorare con lei.
Se non avessi trovato nella danza la tua realizzazione in quale altra professione pensi che avresti potuto sentirti altrettanto appagato?
Sono un grande amante del calcio, prima di dedicarmi alla danza giocavo con grande passione ma il destino mi condotto su un’altra via, fare lo chef è un altro lavoro che mi sarebbe piaciuto, anche ora mi piace cucinare o meglio, mi piacerebbe perché alla fine il delivery è più comodo.
Che passioni coltivi nel poco tempo libero che hai?
Adoro il cinema, prima della pandemia andavo ogni weekend. Il mio film preferito è il Signore degli anelli, la videocassetta del film praticamente l’ho consumata a forza di rivederlo.
Immagino che non sia facile pensare a futuri progetti visto il periodo di limitazioni che stanno subendo i teatri a causa del Covid. Come vedi l’attuale situazione della danza in Italia?
È un momento molto difficile, stiamo cercando di uscire da questa situazione creata dal covid, pare si riesca a riemergere e poi si torna indietro con le limitazioni, so che tantissime scuole di danza hanno dovuto chiudere, è un peccato. Prima della pandemia si era arrivati ad un punto in cui sembrava si fosse raggiunta una svolta, stava maturando una maggiore consapevolezza di cosa è la danza, e di quale meraviglioso mezzo d’espressione e di formazione fisica possa essere non solo per le femmine ma anche per maschi. Mi auguro che tornado alla normalità queste conquiste così recenti non andranno perdute e la danza possa davvero tornare ad essere protagonista.
Quell’attimo prima di calcare il suolo del palcoscenico che cosa pensi?
Non sono uno scaramantico, non ho particolari rituali che seguo, ma per darmi la carica poco prima di entrare in scena mi metto le cuffie ed ascolto un pezzo rock preferibilmente degli AC/DC oppure dei Queen…Freddie è unico!
Articolo a cura di Mara Terzi