La “pasionaria”: la fotografa che vuole stare in mezzo alla gente

Vedere la Musica: Rita Cigolini
Leena Conquest artista musicale (Foto © Rita Cigolini)

Rita Cigolini, artigiana della fotografia, non ama che si dica che è “arrivata” perché il viaggio non finisce mai, dice lei. Trentacinque anni di carriera in cui ha collezionato moltissime e disparate esperienze, che l’hanno arricchita e forgiata, nel fare quello che ama. Rita è una vera “pasionaria” della fotografia che fa di ogni incontro, un’opportunità.

Crede nel gruppo e nello scambio, dove non conta l’età, ma la voglia di rimettersi in gioco, di confrontarsi e imparare qualcosa di nuovo. Rita è una vera professionista, instancabile, divertente e ironica che sa guardare all’altro con il rispetto dovuto, con la consapevolezza di avere il privilegio di indagarne l’anima.

Perché la fotografia è diventata il tuo mestiere?

Avevo vent’anni, facevo la commessa e, a un certo punto, ho avuto una crisi esistenziale. Mi sono chiesta che cosa volessi fare della mia vita, realizzando che in qualche modo “ero solo parcheggiata”, ma non stavo andando da nessuna parte. Nella confusione, decisi di fare quello che mi rendeva felice e che amavo: la fotografa. Sono trascorsi trentacinque anni, era una vita fa. Erano gli anni d’oro a Milano, quelli degli studi prestigiosi, delle grandi occasioni e gli ambienti elitari, nei quali cercavo di entrare a seguito dei grandi, facendo l’assistente. Volevo imparare il più possibile e orientarmi per capire quale fosse il mio preferito, affamata di esperienze che ricercavo con determinazione. Bisognava cogliere al volo l’attimo, accettando di essere pagata con pacche sulla spalla, o al massimo, con rimborsi: il vero “guadagno” era l’occasione, che non volevo perdere, mai. Capii da subito che mi attirava il life style, che non volevo fare moda e che amavo, perdutamente, le persone. Il mio ideale era stare in mezzo alla gente e ancora oggi quello che preferisco, è il ritratto.

Hai fotografato la musica?

L’incontro con la musica è stato casuale, grazie a un amico che si occupa di Free Jazz, genere musicale, che non conoscevo per niente. Andai al Blue Note per lavoro e ne uscii stordita. Non credo di avere apprezzato il concerto veramente, ma mi ero innamorata completamente dei musicisti. Ricordo in particolar modo una giapponese che esile e delicata, quando suonava, si trasformava in pura energia. Ho capito, che la musica non chiedeva di essere capita, ma di travolgermi. Ovviamente per me che non sono un musicista, l’unica possibilità per quella forma d’arte era di lasciarmi prendere e trascinare nel suo mondo utilizzando le mie immagini per “fissare” attimi intensi e unici. Un incontro tra la musica e la fotografia, fluido e scambievole, perché l’arte non conosce separazioni ma contaminazioni. In seguito ho scattato fotografie di questo genere, soprattutto con artisti stranieri e se capiterà ancora, ne sarò ben contenta!

Vedere la Musica: Rita Cigolini

Vedere la Musica
Hamid Drake percussionista (Foto © Rita Cigolini)

Ogni fotografo firma in modo inequivocabile i suoi scatti, invitandoci, idealmente, a un “viaggio” che lo racconta. Che tipo di viaggio si fa con Rita Cigolini?

Un viaggio senza fine e senza meta, un viaggio che sorprende che non è mai definito ma quel che conta succede lì e ora, senza chiedersi domani cosa accadrà. Un cammino dove ci si lascia sorprendere, dall’imprevisto, dal non immaginato… Un bagaglio leggero, per andare ovunque con cuore e occhi aperti, lasciandoci guidare dalla strada. Perché non si smette mai di imparare.

Hai un’importante carriera e un bagaglio d’esperienza incredibile. Oggi qual è la fotografia che preferisci?

Amo le persone e il ritrarle, mi rende felice. La mia sfida, è un ritratto che non sia semplicemente “bello”, ma vero. Vado alla ricerca dell’essenza della persona che ho di fronte, con pazienza e in punta di piedi. Mi avvicino concedendo il tempo di mettersi a proprio agio, un divenire, una magia che mi permette di trovare la strada per entrare in sintonia con la personalità del mio soggetto.

Ci sono state persone significative, che hanno segnato la tua carriera?

Tante persone e tanti momenti: tutte le persone che ho incontrato sono state importanti. Ognuna di loro mi ha obbligata a trovare soluzioni, a cambiare, ad adattarmi. Sono grata a tutti per avermi arricchita, fatta crescere e migliorare. C’è sempre uno scambio, quando si entra in empatia e ci si regala qualcosa, vicendevolmente.

Trentacinque anni di esperienze diverse, hanno fatto di te la fotografa che sei. Mi racconti il tuo percorso?

Per circa sei anni ho fatto video, una cosa bellissima che mi ha divertita e fatta crescere. Il mio viaggio, forse, è questo: ho fatto esperienza di tutto, senza fermarmi davanti al fatto che fosse una novità.  Ho provato anche la produzione, quindi la parte pratica, che non era propriamente il mio “massimo”, ma ho voluto mettermi alla prova e sperimentare, imparando moltissimo. Sono convinta che tutto serva e che sia stata una rete di esperienze, le più disparate, a portarmi fin qui, dove ho realizzato i miei sogni e trovato il modo di fare ciò che amo.

Vedere la Musica: Rita Cigolini Eri Yamamoto
Eri Yamamoto pianista (Foto © Rita Cigolini)

“Rita deve ringraziare Rita, per la sua voglia di fare e accettare le sfide. Tutt’ora, se mi si chiede di fare un lavoro che non conosco, torno a fare l’assistente, per imparare”.

Non mi ritengo arrivata, il mio viaggio è senza fine. S’impara da tutti e sono intrigata dai giovani, che riconosco, essere molto creativi. Non mi sottraggo alla possibilità di lavorare con loro, anzi, sono affascinata. Spesso, capita, che sia proprio un giovane art director, a dirigermi. Questo non m’infastidisce per niente e non parto mai dal presupposto di saperne di più in virtù dell’esperienza. Credo nella forza del gruppo e, da sempre, ho cercato di fare team con tutti. Il gruppo diventa invincibile quando si lavora, senza voler prevaricare l’altro, ma con l’obiettivo comune per il raggiungimento dello stesso risultato. Le collaborazioni sono importanti e irrinunciabili, regalandoci la possibilità di guardare da un’altra prospettiva.

Se sei te a essere fotografata, come reagisci?

Malissimo, non ho una fotografia mia che mi piaccia. Forse per questo ho il massimo di rispetto per le persone che fotografo. Ho fatto tante foto aziendali, dove monti un set e in pochi minuti fai foto, quasi asettiche. Lì devo capire al volo e prendere il meglio, cercando di  trovare quale sia la posizione migliore, che mette a proprio agio il soggetto. Con quest’esperienza, ho capito che ci sono posizioni che rilassano il corpo aiutando anche il viso, che cambia completamente. C’è, infatti, una connessione tra viso e corpo e come lo sguardo tradisca, sempre, quello che proviamo.

Rita Cigolini
Napoleon Maddox (Foto © Rita Cigolini)

Rita e la musica…

Ne ascolto tanta, ma di generi diversi a seconda del momento e dell’umore. In questo periodo sto ascoltando musica classica, che mi rilassa e mi predispone alla concentrazione. La mattina, per prima cosa scelgo il genere e lascio che una selezione casuale, come il viaggio, mi sorprenda.

Ci salutiamo, con la promessa di incontrarci non appena sarà possibile, perché c’è tanto ancora da dire e – come dice Rita- il viaggio non finisce mai…grazie

Articolo a cura di Paola Ferro 

Arriva la canzone dei gattini, rivisitazione dance di un canto popolare finlandese

 

Ievan Polkka, su Tik Tok il brano spopola
Cover – I Let you by the river (Ievan Polkka)

I let you by the river è il riadattamento in inglese ed in chiave dance di Ievan Polkka, un canto popolare finlandese degli anni ‘30. Quattro produttori italiani rivisitano il brano, che spopola su Tik Tok, soprattutto tra gli amanti di cani e gatti che restano ipnotizzati dalla canzone. Il Videoclip esilarante e spassoso mostra animazioni di gattini che ballano!

GUARDA IL VIDEOCLIP: https://youtu.be/V529ROXMNDc
 
Rivisitare una canzone popolare può essere una bella idea, soprattutto se viene adattata e contestualizzata ai periodi storici in cui la si riprende.
Abbiamo esempi famosissimi come la Macarena, che arriva dalle favelas brasiliane o Gam Gam, il canto degli ebrei e simbolo della Shoah.
Canzoni che vengono riprese e rese allegre, tanto da diventare famose in tutto il mondo.
Accade ancora oggi con “I LET YOU BY THE RIVER”.

E’ un brano tratto liberamente da “IEVAN POLKKA” una canzone popolare finlandese scritta nel 1930 da Eino Kettune, di cui sono state fatte nel corso degli anni tantissime versioni nel Mondo!

QUATTRO PRODUTTORI ITALIANI RIVISITANO IEVAN POLKKA E SU TIK TOK IL BRANO SPOPOLA


La J.P.R.W. Gang, sigla delle iniziali di 4 Produttori e Dj italiani autori di tantissime Hit Internazionali, ne ha fatto una versione Dance Mix divertente e spassosa, davvero lontana dall’originale! Addirittura il team ha chiesto ed ottenuto di rifare un adattamento in inglese il cui titolo è appunto “I let you by the river”.

L’effetto del brano risulta tra il simpatico, l’assurdo e l’ipnotico. Tutto nasce da Bilal Göregen, un percussionista di strada turco che seduto su una panchina, canta e suona “Ievan polkka”, mentre un gatto al suo fianco balla al ritmo del suo tamburello, come ipnotizzato.

Questa scena, dello scorso autunno, in breve è diventata virale. Bilal piace talmente tanto che su di lui vengono realizzati meme davvero spassosi. Più della sua esibizione, il fatto che un gatto annuisse con la testa al ritmo della canzone ha vinto su Internet.

Da diversi mesi infatti questo video circola in rete e ha scatenato reazioni esilaranti, nonché altrettanti video simili sui social, in particolare su TikTok dove il brano viene utilizzato in situazioni tra le più disparate. Si trovano facilmente esibizioni di persone che cantano al ritmo della canzone ma soprattutto di persone che coinvolgono i propri cani e gatti.

La popolarità social e la reazione delle persone e dei gattini, ipnotizzati dal ritmo del tamburo e della voce del percussionista turco hanno convinto il team di produttori italiani a farne una versione allegra e pronta a spopolare la prossima estate.

Il videoclip che accompagna il progetto naturalmente mostra persone di ogni età e stato sociale, nonché animazioni di gattini, che ballano al ritmo di I Let You By The River.

E tu, che aspetti a postare il tuo video della canzone dei gattini? Prendi spunto dal videoclip! https://youtu.be/V529ROXMNDc

#iletyoubytheriver #ievanpolkka #jprwgang #polkkachallenge

Come riportato da Wikipedia, la canzone narra il punto di vista di un giovane uomo, che vuole danzare con Ieva (Eva o Eeva) ma la madre di questa non glielo permette.

Insieme scappano nella casa di qualcun altro dove tutte le persone stanno danzando una polka e ballano tutta la notte.

Al momento di riaccompagnarla a casa, il giovane trova la madre della sua spasimante che li aspetta con fare minaccioso e le dice chiaro e tondo che lui e Ieva staranno insieme, trascurando tutto il resto.

Individuare le migliori strategie nell’interesse dell’artista rappresentato

Etichette discografiche indipendenti: Il Piccio Record
Il Piccio Records – Logo

Il viaggio tra le etichette musicali indipendenti oggi ci porta nella Marche. Abbiamo incontrato Alessandro Piccioni, che con Il Piccio Music si occupa di management musicale.

Lo scopo della sua attività è quello di individuare le migliori strategie nell’interesse dell’artista rappresentato.

Il Piccio Music è a capo dell’etichetta discografica indipendente Il Piccio Records, della casa di produzione video Il Piccio Movie e de Il Piccio Booking, realtà che si occupa dell’organizzazione di tour nazionali ad artisti della scena musicale alternativa e affermata.

Alessandro è anche fondatore e Presidente dell’Associazione Culturale Defloyd per l’organizzazione e promozione di eventi, oltre che co-ideatore e co-fondatore di Arte Pubblica (www.arte-pubblica.org), progetto che promuove l’arte urbana.

Abbiamo parlato con lui della sua etichetta indipendente, Il Piccio Records.

Quando e perchè nasce “Il Piccio Records”?

L’etichetta nasce a gennaio 2019, è un’idea che ho concepito durante gli anni di organizzazione concerti, cosa che faccio dal 2011.

È stata, per me, un’evoluzione naturale che mi ha permesso di essere più vicino alla musica

Dove nasce il nome della tua etichetta?

Da quando sono ragazzino ho un soprannome: Il Piccio. La scelta è stata, quindi, automatica.

Se tu dovessi definire, al di là dei generi, lo stile della tua etichetta, che parole useresti?

Sulle informazioni che ho inserito nei veri social dedicati all’etichetta, ho scritto: “L’importante è il messaggio, non il genere musicale”.

È a questo che guardo con attenzione perché le canzoni sono storie raccontate e la qualità di queste storie per me è importante.

Etichette discografiche indipendenti: Il Piccio Records

Il Piccio Records Be A Bear
Be a Bear

Quali sono i servizi che offrite ai vostri artisti?

Mi occupo della parte manageriale, curando insieme all’artista/band la strategia da attuare, esempio la scelta dello studio di registrazione, del distributore, dell’ufficio stampa e tutto il resto.

Per me è molto importante che l’artista/band sia a conoscenza di tutto quello che lo riguarda, la trasparenza e l’onestà è una cosa a cui tengo molto.

Per la registrazione dei brani musicali degli artisti che lavorano con voi, che scelte avete fatto?

Cerchiamo di scegliere lo studio che più assomiglia, come background artistico, a ciò che serve per esprimere al meglio la creatività di ogni singolo nostro artista.

I nuovi brani dei Leda li abbiamo registrati all’Homeless Factory di Montecassiano (MC), quelli di Due Venti Contro al Lab10 Studio di Torino, mentre lo studio di registrazione di Be a Bear è sempre stato solo ed esclusivamente il suo iPhone.

È molto importante, oggi, accompagnare il brano con un video anche per poterlo far mandare in onda alle sempre più crescenti “radio-visioni” che stanno affiancando le radio tradizionali. Come vi siete organizzati?

Sì, per un brano il videoclip è importante, ma non è irrinunciabile, direi. Con il sopravvento di Spotify, purtroppo YouTube è andato in secondo piano, anche se ha un’utenza gigantesca.

Io e i miei artisti siamo dell’idea che i video vadano fatti. Come si dice: “l’occhio vuole la sua parte”, quindi cerchiamo collaborazioni di qualità, registi che ci propongano idee diverse, belle, emozionanti, contemporanee… poi, è ovvio, dipende anche dal budget a disposizione.

Capita, anche che per scelta artistica, si faccia un video autoprodotto realizzato direttamente dall’artista o, nella peggiore delle ipotesi, non lo si faccia affatto.

Poi in generale per la divulgazione ci si affida sempre a un buon ufficio stampa.

Il Piccio Records I Leda
Leda

Quali sono i problemi di distribuzione che incontra oggi un’etichetta indipendente e come li avete affrontati?

Parlando di digitale, oggi non è difficile distribuire i brani sugli store online, è pieno di piattaforme che mettono a disposizione questi servizi.

Il problema sono i cd e i vinili, ormai tutti i negozi stanno chiudendo, l’unico modo per venderli è durante i concerti, poi capita che qualcuno ti scrive e se lo fa spedire a casa, come il merchandising, ma è una piccolissima percentuale.

Ultimamente molti puntano sul pre-order o sul crowdfunding.

Qual’è il vostro stato di salute in questo anno caratterizzato dalla pandemia?

Io fortunatamente ho più attività, vivo con altro, l’etichetta è una scommessa nata appunto 2 anni fa, non la voglio forzare, faccio poche cose che mi piacciono e che ritengo siano di qualità.

A oggi ho pubblicato Memorie dal Futuro dei Leda, uscito il 12 aprile 2019 e l’ep Martin Doesn’t Agree di Be a Bear, uscito il 21 ottobre 2019. Nel 2020 non ho pubblicato niente, un disco deve essere promosso poi live, e direi che non era il caso.

Per il 2021 sono più fiducioso, intanto è uscito l’11 febbraio il nuovo singolo e video del cantautore torinese Due Venti Contro, entro la primavera uscirà il secondo, il 26 marzo invece uscirà il singolo My Lullaby (Waxelife Rave Mix) di Be a Bear, in questo caso senza video, per scelta, e ad aprile uscirà il nuovo singolo/video dei Leda.

Quali sono le punte di diamante del vostro roster?

Li metto in ordine alfabetico: Be a Bear, Due Venti Contro e Leda.

Etichette discografiche indipendenti:
Due Venti Contro

Com’è possibile per un artista proporvi la sua musica?

Chiunque mi scrive, sui social o via mail, riceve in automatico il seguente messaggio:
“Ciao piacere io sono Alessandro, contattami su Groover https://groover.co/band/sendtrack/?add=2783.
Proponete il vostro progetto attraverso quella piattaforma, solo lì valuto nuovi brani/collaborazioni.
No mail, no social. Buona musica!”

Articolo a cura di Roberto Greco 

Siamo parte di un grande insieme in cui tra le singole unità non c’è tutta questa differenza

Musica a Teatro: Nicholas Ciuferri
Musica a Teatro: Nicholas Ciuferri: Mi sono trovato su un palco a raccontare storie ma come se fossero canzoni (Foto © Antonio Viscido)

Si definisce Scrittore, autore, docente, editore, performer, narratore.

Structured PhD in storia e filosofia contemporanea presso la National University of Ireland, Galway, con una tesi sulla contestazione in Italia negli anni 60 e 70, ha svolto diverse attività prima di intraprendere la carriera della docenza.

All’inizio del 2018 inizia una collaborazione con il cantautore Paolo Benvegnù dalla quale nasce un progetto dal nome I Racconti delle Nebbie.

Nella primavera del 2019 fonda con Paolo Benvegnù e Matteo Madafferi la casa editrice ed etichetta Alter Erebus Press & Label (che organizza anche corsi per scrittura cinematografica e televisiva, colonne sonore e approfondimenti per attori).

Nel dicembre del 2019 è partito il tour del suo nuovo spettacolo Maledetti Cantautori, pubblicato da BeccoGiallo nell’ottobre 2020.

Che musica ti piace ascoltare nel privato?

Ascolto prevalentemente folk e alternative rock, ma dipende molto da cosa sto facendo; raramente c’è un momento della mia giornata senza musica, ad esempio quando scrivo ascolto soprattutto musica classica e quasi unicamente suites.

Fai spettacolo con musica dal vivo, hai sempre fatto così?

Si. È il modo in cui è nata la mia vita sul palco. Quando con Paolo Benvegnù abbiamo fondato I Racconti delle Nebbie, lo scopo era quello di creare un dialogo tra storie diverse ed espressioni artistiche diverse.

Da ragazzo ho fatto esperienze teatrali (poche) e musicali (più numerose) nel senso stretto del termine, è stato bello valicare un confine.

Musica a Teatro: Nicholas Ciuferri

Anche con Maledetti Cantautori il rapporto è fortissimo, simile e diverso al tempo stesso.

Mi sono reso conto che mutuando la voce di altre figure si finisce col parlare di sé stessi così come di esperienze universali, per quanto speciali ed unici.

Siamo parte di un grande insieme in cui tra le singole unità non c’è tutta questa differenza.

Come lavori con i musicisti?

In maniera molto semplice in realtà. Quando hai a che fare con dei professionisti le cose vengono piuttosto naturali, poi quando ho un progetto (e propongo solo cose in cui credo) scelgo con cura le persone con cui lavorare anche sotto un profilo umano.

Musica a Teatro
Musica a Teatro Nicholas Ciuferri: Quando hai a che fare con dei professionisti le cose vengono piuttosto naturali (Foto © Alessandro Antonioni)

Sul palco, in tour, si condividono tante esperienze, molto tempo, tantissimi contrattempi e una notevole fonte di stress, e ho imparato che è fondamentale condividere tutto questo con individualità con la giusta attitudine, che messe in un collettivo funzionino bene.

Musica a Teatro: Nicholas Ciuferri

Se si sta bene a cena o in una trasferta di otto ore in macchina, allora si starà bene anche sul palco e si trasmetterà meglio al pubblico.

Maledetti Cantautori è stata la massima espressione di questa attitudine.

Solo la scorsa estate, oltre a The Niro (presente in tutte le esibizioni) ci sono stati: Riccardo Tesio, Nathalie, Cristiano Godano, Umberto Maria Giardini, Andrea Angeloni, Pit Coccato,

Eugenio Rodondi, Roncea, Nicola Cappelletti… tutte persone incredibili con cui c’è un ottimo legame.

Hai uno o più riferimenti “alti” a cui ti ispiri?

È una domanda piuttosto complicata, più che ispirazione penso si possa parlare di influenze rielaborate e poi proposte in maniera inconscia.

Se da un lato amo i monologhisti e gli storyteller, da Ascanio Celestini a Marco Baliani, da Marco Paolini a Daniele Parisi, dall’altro ci sono le band che propongono un diverso tipo di

narrazione come gli Offlaga Disco Pax o i CCCP, i Massimo Volume e così via, però non sono un attore, non ho fatto quel percorso, mi sono trovato su un palco a raccontare storie ma come se

fossero canzoni, alcune volte mi hanno detto che sembro fare qualcosa al confine con un certo tipo di rap (mi ha molto sorpreso quest’associazione, ma tuttora mi fa sorridere).

Il teatro canzone di Gaber non ti è servito, anche, da ispirazione?

Il teatro canzone di Gaber è distante da quello che faccio, ma indubbiamente va a costituire un sostrato fondamentale.

Curiosamente, pure essendo Gaber fondamentale in molti ambiti culturali, il teatro canzone rimane una forma espressiva con fortune alterne e generalmente di nicchia, per quanto meriterebbe uno spazio ed un riconoscimento molto più ampio.

Nicholas Ciuferri
Musica a Teatro Nicholas Ciuferri: Adoro creare un dialogo tra storie diverse ed espressioni artistiche diverse (Foto © Edoardo Pivi)

Dimmi ancora qualcosa del tuo libro e cosa farai prossimamente.

Se parliamo di Maledetti Cantautori, i racconti parlano di un cantautore o musicista cogliendo un aspetto della sua vita poco conosciuto e reinterpretandolo mescolando finzione e biografia.

Non avrei potuto scrivere delle semplici biografie per questo progetto, spero di aver reso loro l’onore che meritano.

Devo dire che con BeccoGiallo si è creato un ottimo clima di lavoro, per Maledetti Cantautori la copertina è stata affidata a Mel Zohar e le illustrazioni interne ad Ernesto Anderle (alias Roby il Pettirosso) che hanno fatto un lavoro ulteriore di arricchimento del volume veramente notevole.

Per i prossimi progetti (covid permettendo) a parte la nuova tournée di Maledetti Cantautori, sarò in giro con uno spettacolo su Battiato con Fabio Cinti, Andrea Angeloni e Alessandro Russo.

Sto scrivendo anche cose nuove… ma ancora non posso entrare in dettagli…

Articolo a cura di Sergio Scorzillo 

“…è la musica che usa me”

Note di Regia: Piero Alì Passatore
Piero Alì Passatore

Poliedrico, ecclettico, un vulcano di idee e un mix esplosivo di cultura. Regista, rapper, doppiatore, attore e autore, Piero Alì Passatore che in tenera età è volato negli States dove ha sposato imprescindibilmente la cultura afro – americana. Regista di cortometraggi, alcuni dei quali lo hanno visto anche in veste di coprotagonista, videoclip, famose web series e promo, Passatore esprime la sua eccentrica e briosa personalità soprattutto nella scrittura creativa e nella musica rap. Una formazione iniziata nel 2000 con la frequentazione di un corso di laurea quadriennale in Cinema e Teatro alla The CUNY Baccalaureate Degree, proseguito con diverse specializzazioni di settore. La sua passione per i testi e il suo rapporto con la musica Piero Alì Passatore li racconta nella seguente intervista.

Piero ci racconti il tuo personale rapporto con la musica?

Non sono io ad usare la musica, ma è la musica che usa me. Quando devo iniziare un nuovo progetto solitamente mi arriva la canzone. La prima cosa devo decidere è se il lavoro che mi viene richiesto mi offende o non mi offende moralmente. Spesso ho rifiutato progetti perché li ritenevo moralmente offensivi, oppure perché il brano non mi appassiona.

ascoltavo musica rap e grunge
La mia passione per la musica è nata intorno agli 8 anni, ascoltavo già a quell’epoca molta musica rap e grunge

Cosa rappresenta per te la creazione di un videoclip?

Il videoclip per me è una sfida. Nel momento in cui lo realizzo mi chiedo principalmente come posso creare un mondo che montato diventi un’opera unica, rispettando sempre naturalmente il ritmo della musica. Il mio obbiettivo è che non sia replicabile.

Riesci a definire il tuo personaggio e il tuo background?

Io sono molto difficile da categorizzare perché ho molte influenze artistiche, circa il 95% straniere. La mia famiglia si è trasferita prima a Londra e poi a New York quando avevo 5 anni. Già intorno ai 9 anni era evidente che la cultura afro- americana, in assenza di una cultura mia, mi avesse adottato. Sono cresciuto giocando a basket con il cappellino in testa alla rovescia, i pantaloni larghi e ho una passione innata per il rap oltre che per la scrittura creativa e per la recitazione.

cerco sempre di non ripetermi
Ogni video è un’esperienza unica, cerco sempre di non ripetermi

Cosa ti piace del rap?

Amo il genere rap perché è un tipo di musica che dà maggiore importanza al testo e all’uso delle parole. Numerosissimi rapper riescono a fare una transizione verso la professione di attore proprio perché hanno l’attitudine ad interpretare i testi. La mia grande passione per la musica è nata nel 1988 intorno agli 8 anni. Ascoltavo già a quell’epoca molta musica rap e grunge, ognuno di noi ha uno o più doni speciali, io sono molto proteso verso il testo di un brano prima ancora che verso l’interpretazione.

Come nascono i videoclip di Piero Alì Passatore regista?

Ogni video è un’esperienza unica, cerco sempre di non ripetermi. L’idea nasce in seguito a una chiacchierata iniziale con l’artista, si ascolta la canzone insieme, e subito dopo si fa un brainstorming collettivo. A differenza di atri registi, avendo alle spalle un’esperienza prolungata come attore, riesco non solo a creare videoclip e cortometraggi molto creativi, ma anche a fare recitare chiunque. In realtà nel caso dei cortometraggi sono anche quello che li monta, quindi io scrivo quello che voglio filmare e filmo quello che voglio montare.

Regia: Piero Alì Passatore

Doppiatore, attore, regista, rapper. In quale di questi ruoli esprimi al meglio la tua personalità?

Se mi avessi chiesto quale mi esalta di più non avrei avuto dubbi sul fatto che la recitazione è quella che preferisco, perché interpreto un personaggio e mi ci immedesimo. Le due cose che mi permettono invece di esprimermi al meglio sono i cortometraggi autoprodotti e sicuramente il rap, che per me è il massimo dello sfogo. Sono un rapper per passione, mentre regia, doppiaggio, recitazione sono una professione.

Articolo a cura di Veronica Ruggiero 

 È sempre tempo per un Dieghito Time

On Air 361: Dieghito a Radio Alba
Dieghito a Radio Alba

Ambrogio, questo martedì avrei un leggero languorino, una voglia di tartufo.
Ma non un tartufo qualsiasi, quello di Alba, la città de Le Torri, della Cattedrale di San Lorenzo e di Radio Alba che quest’anno festeggia i suoi 45 anni.
In quel di Radio Alba incontro lo speaker Dieghito che mi racconta la sua passione per la radio e per il suo Dieghito Time.

Dieghito come nasce la passione per la Radio?
Un amore e una passione nati subito. Pensa che sin da piccolo trasmettevo via cavo sul cortile di casa mentre ero in mansarda con gli amici di scuola. Facevo una radio per il quartiere. Dopo ho iniziato a fare vari provini.

I vari provini ti hanno portato a Radio Alba. Quando è iniziato il tuo lavoro in Radio Alba?
Eh sì. Sono in Radio Alba da 22 anni consecutivi e ne sono felicissimo. Radio Alba è stata tra le prime Radio libere e private in Italia.

Il tuo programma su Radio Alba si chiama Dieghito Time. Raccontaci
Dieghito Time è il mio programma, lo Show del pomeriggio di Radio Alba che va in onda dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 17.

Quali argomenti vengono trattati nel tuo Dieghito Time?
Sai, Dieghito Time è un vero e proprio Talk Radio dove do spazio all’attualità, alla musica, ai personaggi e agli Artisti locali. A Dieghito Time voglio rendere sempre più forte il contatto con il locale.

Sono curioso di conoscere gli Ospiti che hai avuto il piacere di intervistare
Sono tantissimi. Ricordo: Noemi, Vittorio Sgarbi, Raphael Gualazzi, Pippo Baudo. Di recente invece ho intervistato l’Assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi ed anche il Presidente della regione Piemonte. Pensa Lorenzo, che i video delle interviste hanno toccato le 12mila visualizzazioni.

Radio Alba 45 anni
Radio Alba da 45 anni con voi

A proposito di visualizzazioni. Radio Alba è fortissima sui social.
Si vero. La nostra pagina facebook, Radio Alba, conta più di 33mila follower. È la Radio Social n.1 in Piemonte e io sono anche Responsabile Social della Radio.

Chapeau! Una Radio al passo con i tempi che quest’anno festeggia 45 anni di vita
Un traguardo bellissimo che stiamo festeggiando. Tutti noi speaker di Radio Alba abbiamo analizzato questi 45 anni e per ogni singolo anno abbiamo individuato 5 eventi o/e canzoni importanti che mandiamo in onda.

Dove e come possiamo ascoltare Radio Alba?
Nel Sud Piemonte in FM al 104.6 altrimenti in streaming sul sito www.radioalba.it oppure tramite la nostra APP Radio Alba oppure ancora su DAB

Dalle tue parole oltre all’amore per Dieghito Time, percepisco forte il tuo Amore per Radio Alba e per questo la mia domanda Marchetta sarà su Radio Alba
Si. La nostra è una squadra meravigliosa. Una famiglia.

Si percepisce dalle parole. E allora! Momento Marketta. Perché ascoltare Radio Alba?
(Dieghito chiede alla sua bimba che risponde) – Perché è la Radio del Sole. È la Radio più bella del Mondo.

Dieghito
Dieghito in studio con Cano, Anna Viva del gruppo Manos Arriba e Branx IL Signa (Foto concesse da Dieghito)

Ringrazio Dieghito, lo ringrazio per avermi trasmesso l’amore verso la sua Radio, verso i suoi colleghi. Un amore palpabile che va fatto conoscere. Io intanto sintonizzato sul Talk Dieghito Time, mi dirigo verso nuovi orizzonti Radio Italiane. Sto arrivando!

Articolo a cura di Lorenzo Amatulli

 

La sfida di questa edizione è quella di celebrare Dante Alighieri, nell’anniversario dei 700 anni dalla morte

Non solo talent: Arezzo Wave Music Contest
Arezzo Wave Music Contest – Logo

Al via la nuova edizione di “Arezzo Wave Music Contest”, uno tra i concorsi più longevi e partecipati d’Italia, che quest’anno rinnova la sua formula nel solco di Dante Alighieri.

Sino al 25 aprile sarà possibile iscriversi gratuitamente sul sito e prendere parte alle varie categorie del contest organizzato dalla “Fondazione Arezzo Wave Italia”, che negli anni ha scoperto molti giovani talenti.

Arezzo si conferma così la capitale culturale per la ricerca e la promozione di giovani artisti.

L’edizione di quest’anno è dedicata al cantante e chitarrista toscano Erriquez, pseudonimo di Enrico Greppi, cantautore e chitarrista italiano e leader del gruppo folk fiorentino “Bandabardò”, amico affezionato della manifestazione e recentemente scomparso.

La sfida di questa edizione è quella di celebrare Dante Alighieri, nell’anniversario dei 700 anni dalla morte, attualizzando con la musica le sue parole e i suoi messaggi, con il fine di avvicinare i giovani ai suoi capolavori.

Non solo talent: Arezzo Wave Music Contest 1
Arezzo Wave Love Festival e Wave Band Bardabardò – Pubblico Main Stage 15 Luglio 2012

Proprio per questo lo slogan della copertina, realizzata da Luca Ralli, importante disegnatore e illustratore per l’editoria, dichiara: “La tua musica può portarti in Paradiso!” e lo stile grafico dell’immagine riprende quello di Dorè, che ha curato i disegni storici della Divina Commedia.

I gruppi e gli artisti che vorranno partecipare alla categoria “Arezzo Wave DANTE ROCK – E infine uscimmo a riveder le stelle” dovranno inserire alcune parole della Divina Commedia all’interno del testo di una loro canzone originale.

I riferimenti potranno essere in ogni parte: all’inizio, in mezzo al brano, come ritornello, con fantasia, stile e ritmo, citando passi o terzine di Dante, ancora oggi importante figura della lingua italiana.

Non solo rock, ma qualsiasi forma artistica è ben accetta e l’idea nasce grazie a Caparezza, che l’ha resa magistralmente dal suo brano Argenti vive.

Arezzo Wave Music Contest

L’invio di questo brano specifico è facoltativo, ma rappresenta un’opportunità per dare sfogo alla creatività e, per la prima volta, la categoria “Arezzo Wave DANTE ROCK” è aperta anche ai gruppi e agli artisti che hanno vinto precedenti edizioni ed anche ad artisti più famosi.

Il vincitore potrà suonare a “Sudwave”, showcase festival dedicato ai talenti del Sud Europa, la cui quarta edizione si terrà a novembre 2021.

Si tratta di un’occasione per confrontarsi con manager e direttori artistici dei più importanti festival nazionali ed internazionali e per potersi aggiudicare altri premi ancora non comunicati.

“Arezzo Wave Music Contest 2021” è invece il concorso rivolto a band e artisti di qualsiasi genere musicale e con almeno la metà dei componenti di nazionalità italiana.

Anche in questo caso l’iscrizione è completamente gratuita e per partecipare sarà sufficiente compilare il form di iscrizione online ed inviare il materiale richiesto per essere valutati: due brani originali, biografia, foto e link ai canali social e/o al sito del progetto musicale.

Arezzo Wave Music Contest
Arezzo Wave Love Festival

Ogni gruppo o artista potrà iscriversi ad una o più delle seguenti categorie:

  • “Arezzo Wave Band”, lo storico contest live aperto a tutti;
  • “Arezzo Wave Music School”, solo se nel gruppo è presente almeno 1 componente iscritto ad una scuola superiore italiana e tutti gli altri componenti sono under 35;
  • “Arezzo Wave Ius Soli”, solo se nel gruppo è presente almeno un componente di seconda generazione, nato o cresciuto in Italia da genitori stranieri;
  • “Arezzo Wave DANTE ROCK – E infine uscimmo a riveder le stelle”.

Anche nel 2021 le selezioni regionali saranno garantite e seguiranno la stessa procedura del 2020, quindi si svolgeranno in studio oppure live in base alle normative anti pandemia.

In palio diversi premi per le band vincitrici che sono in via di definizione.

Il regolamento del festival è consultabile qui.

Il form per l’iscrizione è invece disponibile qui.

Per informazioni scrivere a network@arezzowave.com

Per i contatti dei Responsabili Regionali cliccare qui.

Articolo a cura di Roberto Greco 

      “Il clic della Reflex è la mia nota musicale”

Vedere la musica: Marco Piraccini fotografo e sognatore
Amanda Lear (Foto © Marco Piraccini)

Marco Piraccini è un sognatore e con la fotografia dà forma ai sogni. Nasce a Cesena il 28 aprile 1981, alto (al punto che il cielo sembra sfiorarlo), capelli lunghi, passo elegante e bello che potrebbe essere scambiato per un modello: potrebbe imbarazzare chiunque, invece a incantare, è il suo sguardo, dolce e rassicurante.

Ho avuto il privilegio di vederlo lavorare e a colpirmi è stata la sua capacità di entrare in confidenza con chi è nel suo obiettivo, lasciandogli lo spazio e il tempo per lasciare cadere le resistenze e l’imbarazzo.

Un occhio, il suo, attento a cogliere i riflessi dell’anima, che ricerca pazientemente un clic dopo l’altro. Concerti, backstage e tutto quello che contribuisce a rendere grande una stella della musica, sono gli elementi salienti della sua fotografia.

Il viaggio con Marco è di concerto in concerto all’inseguimento della musica che è immancabile compagna e complice, del suo amore per la fotografia e colonna sonora della sua vita.

Fotografia e Musica, come sono entrate nella tua vita?

La musica è la mia linfa e i concerti, i luoghi, dove si concretizzano i miei sogni. Il primo che ricordo da bambino è un concerto di Anna Oxa, alla festa dell’Unità di Cesena ultima tappa del Pensami per Te Tour. Questo è stato l’inizio di tutto dove, benché fossi bambino, ho capito che dovevo trovare il modo di entrare in quella magia.

La fotografia è stata, all’inizio, il mio “cavallo di Troia” per avvicinarmi a quei palchi e vedere da vicino i protagonisti. Quello che mi affascina da sempre, non è solo l’esibizione, ma le luci che bagnano l’artista, il gioco di colori, i silenzi tra un brano all’altro… frazioni di secondi che mi fanno sognare di poter cristallizzare quella magia, in una foto e condividerne la bellezza.

Da quell’intuizione, quella scintilla scattata al concerto di Anna Oxa, com’è diventato il tuo mestiere?

Ho studiato psicologia, con il vecchio ordinamento e mi sono laureato alla psicologia clinica e di comunità, prendendo anche l’abilitazione. Il mio desiderio all’epoca era di lavorare, come ho fatto per tre anni, con gli adolescenti a scuola forse per tentare di riparare ai terribili momenti che ho vissuto personalmente, a quell’età.

L’esserci riuscito, anche solo per poco, mi ha dato una grande gioia e di certo è stata una delle fasi più soddisfacenti della mia vita: ero diventato la persona che da bambino avrei voluto incontrare, quando non mi sentivo compreso.

Marco Piraccini fotografo e sognatore 1
Patty Pravo (Foto © Marco Piraccini)

Poi in un momento di crisi, con i tagli e quant’altro, mi sono reso conto che i miei sogni in realtà stavano spingendo forte dentro di me e mi chiedevano di andare oltre. Ho fatto le valigie e sono venuto a Milano, con la consapevolezza che era quella la mia meta.

Mi diedi la scadenza di tre mesi, per capire se potessi farcela a “sopravvivere”, trovai una casa in condivisione e mi misi alla ricerca di un lavoro qualunque per mantenermi.

A Milano si è aperto per te un mondo, molto diverso e lontano dalla tua amata riviera romagnola e dal mare che ami così tanto. Com’è stata la tua gavetta?

Ho cominciato a cercare lavoro nei negozi ma poiché la mia ambizione era un altra, ho bussato anche a tutte le agenzie fotografiche, lasciando il mio curriculum, senza avere esperienza specifica. La mia caparbietà mi fece trovare un posto in una di queste in ufficio. I primi tre, quattro anni sono stati difficilissimi, ma mi permisero di ottenere un contratto per l’iscrizione all’albo giornalistico.

Il mio obiettivo era di riuscire a imparare il più possibile, quindi passai a fare il venditore, fino poi ad assistere i fotografi e finalmente a diventare giornalista pubblicista.

Quando però, pensavo di aver consolidato la mia posizione, mi sono trovato in mezzo a una strada, con stipendi arretrati che non avrei mai più visto e la paura di non farcela… mi è sembrato di morire e con me tutti i miei sogni: invece sono rinato e cresciuto in fretta e forse è stata la mia fortuna.

Quell’esperienza mi aveva fatto capire chi e come non avrei voluto essere e da quel momento, ho deciso di assecondare solo me stesso. I tanti direttori, uno tra tutti Sandro Mayer (che ricordo con affetto), con i quali ero entrato in contatto, si ricordavano di me e del mio modo di essere e lavorare, permettendomi di ritrovare fiducia e la consapevolezza di aver seminato bene. Finalmente, potevo raccogliere i frutti e dare forma ai miei sogni, liberamente.

Una laurea e l’abilitazione, non ti hanno fermato: quanto è stato difficile per la tua famiglia, accettare la tua decisione?

Ho ascoltato me stesso, invece di assecondare le aspettative, lecite, della mia famiglia. Una decisione non facile, ma che mi ha permesso di diventare migliore e costruire un rapporto con loro bellissimo. Ero consapevole del loro amore e di come, in fondo, fossero preoccupati di vedermi andare “all’avventura”.

Una preoccupazione che capivo, ma che non poteva fermarmi. Quando a Ottobre 2020, ho inaugurato a Mondadori Duomo la mia mostra, mi ha commosso leggere negli occhi dei miei tanto amore e così tanto orgoglio, lo stesso di quando per la prima volta mi videro sul palco con Patty Pravo come fotografo di scena: immagini che sono fissate nel mio cuore e raccontano tutto l’amore che ci lega.

Vedere la musica fotografo e sognatore
Britney Spears (Foto © Marco Piraccini)

“La fotografia mi ha insegnato a non avere paura: un traguardo , grazie al quale ho imparato a saper aspettare, resistere e insistere. Il coraggio mi è sempre mancato, oggi so che ho trovato la mia identità e la mia libertà”.

Non si tratta solo di tecnica o di filtri, ma di un’immaginazione che passa attraverso l’anima. Che cosa scatta in te, in quel momento? Qual è la tua “firma”?

Nel mio essere fotografo la psicologia ha un ruolo importante e fondamentale, è il modo di guardare le persone. Ognuna di loro devo sentirla e capire che in quell’immagine si trova a proprio agio. Il mio punto di riferimento è una connessione empatica, irrinunciabile.

La fotografia per me è un atto di gratitudine nei confronti della vita che mi ha concesso l’opportunità di fare un mestiere che mi ha reso felice e mi piace restituire attraverso i miei ritratti tutto quest’amore. Nel recente Festival di Sanremo, dove eravamo davvero pochi autorizzati, in galleria eravamo meno di venti, credo di avere visto solo attraverso il cursore della macchina fotografica. Non mi accontento mai e scatto fino alla fine alla ricerca dello stupore, di un lampo negli occhi del cantante, di un’ombra di malinconia, di un sorriso…

Ti piace essere fotografato?

Mi piace l’idea, ma m’inibisce molto. Divento un manichino, ci devo lavorare, parecchio…

È un bell’esercizio per capire quanto sia difficile, immedesimandomi nell’altrui imbarazzo. La macchina fotografica, ci spoglia, rivelando il nostro essere e nel mio caso, rivela la mia timidezza.

Che cosa provi, nello “sfogliare” quelle immagini con cui hai raccontato la storia, la musica, lo spettacolo e la “tua” Milano?

Sono felicissimo e consapevole di aver fatto la scelta giusta. Quando vado ai concerti pago sempre i mei biglietti per rispetto e perché  voglio poter essere in mezzo alla gente, sudare e immergermi del tutto nella meraviglia che sta accadendo sotto i miei occhi, senza i vincoli che avrei accreditandomi.

Nel 2019, che è stato d’oro, ho visto in una sola settimana quattro concerti di Cristina Aguilera in quattro paesi differenti. In cinque giorni due concerti di Madonna a teatro uno a Lisbona, l’altro a Londra.

Marco Piraccini fotografo
Maneskin Sanremo 2021 (Foto © Marco Piraccini)

Ho fotografato anche Milano e la sua ferita in tempo di pandemia, la solitudine, l’isolamento e lo strazio di chi ha perso il lavoro, i ragazzi per strada e la loro silenziosa sofferenza. Ho voluto raccontare la solitudine di quel rumoroso silenzio vissuto così da vicino.

Una volta riscoperta la libertà ho sentito l’urgenza di tradurre in immagini il mio dolore e la mia speranza, nel linguaggio che mi permette da sempre, di esprimere le emozioni, in memoria degli avvenimenti che hanno continuato tristemente ad accadere, nonostante il mondo apparisse immobile.

“Ogni volta quando devo fare un servizio fotografico che sia un vip o la mia vicina di casa, la mia missione non cambia, voglio che si senta bella”.

Hai avuto il privilegio di fotografare le celebrità, ovunque nel mondo: chi ti ha sorpreso di più?

Difficile scegliere, ma ci sono due persone che sono anche carissime amiche, che continuano a stupirmi: Amanda Lear per il suo saper stare con i piedi per terra da gran lavoratrice con la sua disarmante semplicità. Allo stesso modo e per la stessa ragione, Cher che spesso e volentieri, utilizza le mie fotografie su Instagram senza neanche chiedere che le sistemi, dimostrando la sua forza.

Con entrambe ho un bel rapporto di amicizia davvero prezioso, che mi rende felice. Entrambe mi hanno ispirato molto dal punto di vista estetico e professionale, mostrandomi come ci si debba esprimere liberamente, sempre e comunque.

Piraccini fotografo e sognatore
Cher (Foto © Marco Piraccini)

Ho percorso tanta strada per entrare in questo mondo che dalla mia Romagna sembrava così lontano. Oggi con soddisfazione, sono rappresentato da Mondadori Portfolio, consapevole che niente sarà mai dato per scontato. Continuerò con tutto me stesso, a lavorare per raccontare attraverso la fotografia, questo viaggio meraviglioso che è la vita, col cuore e con la musica ad accompagnare ogni clic”.

http://www.marcopiraccini.com/

Articolo a cura di Paola Ferro 

Mettetevi comodi, c’è più di un motivo per divertirsi ed emozionarsi

"Rolling Stone - Stories From The Edge"
“Rolling Stone – Stories From The Edge”

Lo devo ammettere. Quando ho premuto “play” sul telecomando ero emozionato. Stava per scorrere davanti ai miei occhi il racconto di una generazione musicale alla quale sento di appartenere e, sin dalle prime note della chitarra di Hendrix che apre il lungo racconto, mi sono sentito a casa.

Casa è, in questo caso è “Rolling Stone”, la rivista fondata nel 1967 da Jann Simon Wenner e Ralph J. Gleason per parlare dell’evoluzione del rock&roll e dei cambiamenti che ha provocato.

Più il documentario passava ai miei occhi ho scoperto che c’era più di un motivo per divertirsi ed emozionarsi.

Vedere scorrere spezzoni inediti d’interviste a Lennon, a David Bowie che, scopriamo, invitò Cameron Crowe a seguirlo on the road ai tempi di “Station to Station“.

Vedere la partita che ci fu tra i redattori di “Rolling Stone” e i membri degli Eagles con l’aggiunta di Peter Cetera dei Chicago, per poi scoprire passo passo l’evoluzione di una rivista che, nel tempo, ha affrontato non solo l’aspetto musicale di quella contro-riforma che fu la popolarizzazione del rock&roll ma, con piglio critico e questo è ciò che serve per analizzare la società e il contesto in cui si vive, ha deciso di raccontare politica, arte, letteratura e cultura pop.

L’impegno a rendere i giovani cittadini americani più consapevoli e far sì che s’interessassero maggiormente alla politica non si è fermato con le posizioni assunte dalla rivista relative a Richard Nixon.

"Rolling Stone
50 anni della rivista Rolling Stone

Nel documentario hanno trovato ampio spazio la vicenda Clinton-Lewinsky, l’elezione di Obama e la pubblica ammenda di uno scivolone giornalistico che avvenne nel 2014, quando su “Rolling Stone” comparve una storia di un finto stupro per denunciare gli abusi sessuali nei campus universitari.

Questo aspetto, o meglio questa scelta editoriale, ha avuto diverse critiche negative ma di fatto, i suoi detrattori non hanno, forse, ben compreso la vera mission della rivista che non è solo un contenitore di interviste e recensioni ma di essere spirito critico e acuto osservatore della realtà.

Nata negli anni dei primi grandi festival rock, ha saputo parlare di Elvis Presley ma anche di Ice T, ha messo in copertina Hall and Oates e Michael Jackson e ultimamente Rihanna o Beyoncé senza però mai perdere la propria identità. Ma la necessità culturale di tenere conto del contesto, senza snaturare

Rolling Stone” è il sogno di un visionario che diventa realtà ed è raccontato in questo documentario, diviso in quattro episodi, proprio da chi, questo sogno, lo ha reso possibile. Jann Wenner, ovviamente, ma anche Charles M. Young e Cameron Crowe, arrivato in redazione ancora adolescente, senza dimenticare Tom Wolfe e Matt Taibbi.

La voce narrante è quella di Jeff Daniels (“The Martian”, “The Newsroom”). Grazie al lavoro di fotografi come Annie Leibovitz, Richard Avedon e Mark Seliger alcune fotografie iconiche e fotoreportage, che hanno lasciato un segno indelebile nella cultura pop, ci aiutano a meglio comprendere quegli anni e il suo spirito.

"Rolling Stone - Stories From The Edge"

“Rolling Stone – Stories From The Edge” è un documentario denso e succoso, da guardare con attenzione e, come un buon rhum, da sorseggiare un po’ alla volta per poter assimilarlo nel migliore dei modi.

Il documentario è una celebrazione della cultura americana dagli anni Sessanta a oggi, ma anche un momento per raccontare retroscena e, come abbiamo scritto, fare qualche mea culpa.

Il consiglio che vi posso dare è uno solo: mettevi comodi sul vostro divano, posate accanto a voi un bicchiere e una bottiglia di buon rhum e godetevi lo spettacolo.

“Rolling Stone – Stories From the Edge” è disponibile dal 18 Febbraio 2021 su Amazon Prime Video ed è distribuito da 102 Distribuition.

Articolo a cura di Roberto Greco 

Promuoviamo la cultura musicale tramite  l’organizzazione di festival e di rassegne di concerti

Etichette discografiche indipendenti: Apogeo Records
Etichette discografiche indipendenti: Apogeo Records – Logo

Apogeo Records è un’etichetta discografica che è sorta nel cuore di Napoli ed è nata nell’ambito del programma di recupero sociale “Rione Sanità, ieri, oggi e domani”.

Promuoviamo la cultura musicale tramite l’organizzazione di festival e di rassegne di concerti.

Sul loro sito c’è scritto: “Con la nostra etichetta discografica indipendente cerchiamo di portare avanti un vero e proprio esempio di “artigianato” per la discografia italiana, dedicandoci con umiltà e impegno ai progetti che realizziamo e sosteniamo”.

Ne abbiamo voluto parlare con Andrea De Rosa, founder dell’etichetta.

Quando e perchè nasce “Apogeo Records”?

Apogeo Records nasce nel 2013 grazie a un progetto de “L’altra Napoli ONLUS” finanziato da “Fondazione Telecom”, ora “Fondazione Tim” e “IBM” che ha permesso la costruzione del “Sanità Music Studio” nella suggestiva Basilica di San Severo Fuori le Mura, nel cuore del Rione Sanità.

A seguito di un percorso di formazione, iniziato nel 2010, con gli allora soci della prima cooperativa, pensai di fondare un’etichetta discografica che potesse pian piano occuparsi di tutte le fasi di produzione e lancio di un prodotto discografico.

Da dove nasce il nome della tua etichetta?

Apogeo letteralmente significa “punto o momento culminante, apice” e visto che noi siamo in un ipogeo, per “contrazione” ci è sembrato un buon nome.

Se tu dovessi definire, al di là dei generi, lo stile della tua etichetta, che parole useresti?

Mi piacerebbe definirla giovane. Nell’ultimo anno abbiamo puntato molto sulle “nuove leve” lanciando un roster chiamato New Generation dedicato alle opere prime che, a mio avviso, sono quelle che maggiormente hanno sofferto questo paradossale limbo dovuto alla pandemia.

Quali sono i servizi che offrite ai vostri artisti?

Siamo in grado di curare tutte le fasi di produzione: dalla registrazione al mastering, dalla realizzazione del videoclip alla promozione e ufficio stampa.

L’idea sin dall’inizio era quella di creare un marchio “Vecchio stampo” che, come le etichette di una volta, potesse curare direttamente tutta la lavorazione dei dischi.

Apogeo Records Andrea De Rosa
Andrea De Rosa, founder di Apogeo Records

Per la registrazione dei brani musicali degli artisti che lavorano con voi, che scelte avete fatto?

Sotto questo punto di vista lasciamo i nostri artisti abbastanza liberi. Abbiamo uno studio di registrazione e un team in grado di seguirli in tutte le fasi di registrazione di un disco ma è capitato anche di pubblicare un prodotto già “confezionato”. Ovviamente questo accade se riteniamo sia davvero valido.

È molto importante, oggi, accompagnare il brano con un video anche per poterlo far mandare in onda alle sempre più crescenti “radio-visioni” che stanno affiancando le radio tradizionali. Come vi siete organizzati?

Siamo nell’epoca della ri-tribalizzazione, dove l’immagine è fondamentale per ogni forma di comunicazione.

Come anticipato nella domanda precedente Apogeo Records lavora anche alla produzione di videoclip essendo un marchio collegato ad Upside srl, società di produzione audiovisiva ed editoria musicale

Quali sono i problemi di distribuzione che incontra oggi un’etichetta indipendente e come li avete affrontati?

Apogeo Records è distribuita fisicamente da Egea e digitalmente dalla spagnola Altafonte. Il problema non è tanto essere distribuiti ma arrivare alle persone.

Si produce tantissimo ed è difficile emergere in questa folla digitale.

Altra problematica di rilievo è la gestione delle playlist che attualmente è il mezzo migliore (se non l’unico) per poter portare la propria musica ad un pubblico più ampio.

Qual è lo stato di salute di “Apogeo Records” in questo anno caratterizzato dalla pandemia?

Grazie ad una forte diversificazione dei servizi soprattutto per il ramo audiovisivo di Upside, Apogeo gode di ottima salute e stiamo lavorando tantissimo soprattutto in attesa della ripresa Post-pandemia.

Intanto ci godiamo due documentari in onda su Sky Arte, “Il Sistema Sanità” in onda dal 20 Marzo e “Le Catacombe di Napoli” che lo sarà dal 19 Aprile. In entrambi i lavori la colonna sonora è interamente firmata da artisti appartenenti ad Apogeo Records.

Apogeo Records Andrea De Rosa Founder
Andrea De Rosa: Nell’ultimo anno abbiamo puntato molto sulle “nuove leve” lanciando un roster chiamato New Generation

Quali sono le punte di diamante del vostro roster?

Per gusto personale, adoro due produzioni: “Mamma Quartieri” di Giglio del 2016 e “Atacama!” di Alessio Arena del 2019.

Apogeo Records crede fermamente in ogni progetto che pubblica, e non penso sia corretto indicare una punta di diamante perché ognuno di loro è un diamante.

Com’è possibile per un artista proporvi la sua musica?

È semplicissimo! Dal sito Apogeo Records nella sezione contatti. In alternativa è possibile inviare una mail a newgeneration@apogeorecords.it

Articolo a cura di Roberto Greco 

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