Subaru: “De Amore Et Obsessione”, due facce della stessa medaglia, un enorme sfogo in cui vengono messe a nudo emozioni e difficoltà umane da trasformare in punti di forza

“De Amore Et Obsessione” il nuovo singolo Subaru
“De Amore Et Obsessione” il nuovo singolo Subaru

Lorenzo Scillitani, in arte Subaru, è un rapper classe 2000 nato e cresciuto a San Giovanni Rotondo e ora migrato a Torino per scoprire nuovi orizzonti. La passione per la scrittura e per la letteratura ha dominato la sua esistenza, folgorata poi dal rap in cui si è immerso con tutto sé stesso. Il suo ultimo singolo “De Amore Et Obsessione” esplora la relazione che intercorre tra questi due opposti, cercando di analizzarlo anche da un punto di vista psicologico. Il testo racconta degli aspetti di alcune relazioni tossiche, evidenziando l’importanza di avere rapporti sinceri nella propria vita e criticando quelli più strumentali.

Lorenzo buongiorno e bentrovato nel nostro spazio. Apro questa intervista partendo dalla tua musica: che sentimenti provi nei suoi confronti?

La passione per la musica è relativamente secondaria, è venuta dopo. Prima di tutto c’è stata la scrittura che ho coltivato fin da piccolo. Leggevo molto, mi sono appassionato alla letteratura e alla poesia; ne ho anche scritta qualcuna e questa affinità per le parole mi è rimasta ancora oggi. Quando avevo circa 16-17 anni sono entrato in contatto con la musica rap e mi sono ritrovato ad adattare i miei testi da poesie a canzoni. È stato un cambiamento che mi ha scaraventato in un altro mondo e c’è stata una grande evoluzione. Nel 2022, quando ho iniziato a pubblicare, mi sono sentito quasi pronto e ho rilasciato il mio primo singolo.

Come descriveresti il tuo stile di scrittura?

Essendo un appassionato della letteratura, mi sono sempre piaciute la ripetizione di suono, quindi allitterazione e assonanze, e le parole non di uso comune che si trovano sul vocabolario che suonano in modo interessante. Mi piace inserire nei miei testi alcune parole meno comuni del solito, poiché rendono un po’ più interessante il brano. Mi dispiace sentire le canzoni sempre con le stesse 200 parole, girate in modo diverso. Per come la vedo io, abbiamo tutti un dizionario a casa, usiamolo. È bello osservare come a volte la musica stessa possa essere un glossario; ci sono parole nuove che ho scoperto proprio attraverso di essa e mi è capitato di comprendere il significato mediante il testo della canzone.

Il tuo processo creativo segue sempre la stessa direzione?

Per trovare l’ispirazione funziona tutto. Per ciò che riguarda le abilità, riesco a collegare tutte le idee che mi passano per la testa, connettere vari elementi che assorbo dall’esterno. Sono tutti stimoli che ricevo quotidianamente e in automatico traccio una linea che li unisce. Tutto ciò che mi appunto lo lascio maturare nel taccuino, come il vino dentro la botte. Dopo un po’ di tempo, se mi ricordo di aver appuntato qualcosa di interessante, inizio a fare un collage integrando pensieri del momento; praticamente le mie canzoni sono come dei puzzle. Naturalmente poi dipende sempre dal mood che sto vivendo e quanto mi influenza.

Il tuo nome d’arte da dove viene?

Viene da una life novel, una storia in cui il protagonista si chiama Subaru e viene catapultato in un mondo fantasy dove lui non dovrebbe avere nessuna abilità. È un ragazzo giapponese qualunque, uno di noi, ma scopre di poter rinascere ogni volta che muore nella storia. Lui ha sempre tutto il mondo contro e, non avendo le abilità degli altri personaggi, l’unica possibilità che ha per cambiare la sua realtà è la sua determinazione. È molto testardo e io mi sento come lui.

Subaru - De Amore Et Obsessione - cover
Subaru – De Amore Et Obsessione – cover

Sei nato e cresciuto a San Giovanni Rotondo. Quanto ti senti legato alla tua terra?

Ho degli obiettivi ben precisi, quindi, sono dovuto andare via da qui. Non ci sono prospettive per il futuro e oltretutto è colmo di tossicità e non si può combattere perché non abbiamo gli strumenti. Adesso vivo e studio a Torino, mi trovo molto bene perché qui è l’opposto di quanto detto prima. La vita ha dei tempi e degli orari accettabili, c’è rispetto tra la gente, ci sono molte opportunità di lavoro e tante occasioni per crescere come persona.

Che cosa studi all’università?

Studio psicologia, la salute mentale mi è sempre stata molto a cuore, ho avuto molte difficoltà fin da piccolo. In questi anni ho conosciuto molti professionisti del settore e sto finendo di diventare uno di loro.

Psicologia è uno studio che si incastra bene con la tua musica?

Assolutamente sì, soprattutto per la mia scrittura e per i temi che mi piace affrontare. Ho sempre scritto molto per me stesso, per introspezione. Cito spesso elementi della disciplina.

Parliamo del tuo ultimo singolo, “Amore Et Obsessione”. Ci racconti l’esperienza che ha vissuto con questa traccia?

È stato un brano molto difficile, racconta una sensazione forte da percepire almeno per me. L’amore, una cosa bella, ci rende confusi, può diventare una gabbia asfissiante che ci annienta. Una certezza può diventare un’insicurezza. L’idea l’ho avuta due anni prima e nel mentre mi sono posto tantissime domande riguardo una relazione. È un brano concepito come uno sfogo. Ascolto musica anche in base allo stato emotivo in cui mi trovo.

Come hai imparato a capire cos’è amore e cos’è ossessione?

Sono una persona estremamente introspettiva, passo troppo tempo a pensare. Faccio terapia da quando ho undici anni.

Subaru: “De Amore Et Obsessione” il nuovo singolo 2
Subaru

Cosa fai nel tuo tempo libero?

Oltre a produrre e ad ascoltare tanta musica, apprezzo molto la letteratura quindi continuo a leggere. Mi piace anche cucinare e giocare ai videogiochi.

Ti è mai capitato di partecipare a dei contest?

Sì, mi sono sempre divertito molto, anche avendo pressione addosso. Partecipare significa allargare le proprie conoscenze, stringere nuovi rapporti, contaminarsi con le esperienze altrui.

Cosa rappresenta per te stare su un palco?

Sono nel mio mondo, quando inizio a rappare io non vedo il pubblico, non vedo nessuno. Quando apro bocca e parto c’è solo la canzone nella mia testa e sono contento. Anche se nelle prime volte ho sbagliato qualche approccio, ho fatto tesoro di tutto e ho imparato. Quando finisce il brano scopro che non sono solo e che mi stanno guardando tutti. Il palco è la mia cameretta all’aperto.

Programmi per il futuro?

Stiamo lavorando su un EP sul gioco d’azzardo, si chiamerà “All In”, di cui è già uscito un brano dal titolo “Potenziale”. Mi piacerebbe scrivere pezzi che hanno un filo che li lega insieme. Sto cercando una nuova quadra sonora e sto esplorando molto cercando di modellare il mio stile ed evolverlo.

Il tuo più grande sogno musicale?

Far sentire più persone possibili aiutate. Non è un successo solo per me stesso, anzi, mi farebbe molto piacere sapere che una mia canzone abbia aiutato qualcuno che ne ha bisogno. La consapevolezza di essere arrivati a tante persone, curare cuori che non ho ferito io; è una sensazione molto appagante.

Hai mai avuto un piano B nella vita se non avessi fatto il cantautore?

Ce l’ho già un piano B, la psicologia. Sono laureato da poco e adesso dovrei iniziare la specialistica. Anche la psicologia è un modo per aiutare tante persone. Ho un centinaio di motivi validi per fare il rapper così come per fare il terapeuta, sono scelte molto oculate e ponderate.

Articolo a cura di Simone Ferri

È stata una estate formidabile quella di DevilA, vincitore assoluto al Festival di Bacco, vincitore della targa per la “Migliore interpretazione” al Premio Botteghe d’Autore

DevilA, un'estate nel segno delle vittorie e di Clementino
DevilA

Angelo Autorino, in arte DevilA, è un cantautore e rapper napoletano, classe ’98.

Nel 2018 supera le selezioni di Sanremo Giovani arrivando tra i 20 semifinalisti con il brano Disordine, ma decide di ritirarsi per entrare nella scuola di Amici. Terminata questa esperienza ad Amici, Devil A inizia il suo percorso discografico con Sony Music.

Dal 2020 pubblica i singoli Disordine, Meriti un oscar, Mille miglia da me con la partecipazione di Skioffi e Va bene così.

Seguono N’ata storia e Baby don’t cry con cui mantiene la conquista dello streaming. Devil A unisce i mondi del rap e della canzone d’autore ed evidenzia la sua sensibilità e le doti di scrittura diretta ma introspettiva. 

Aria, in duetto con il rapper partenopeo Aleam e prodotta da Daniele Franzese (già collaboratore con Clementino, Riserva Moac, Ivan Cattaneo, Stè), è il singolo che, a febbraio 2022, inaugura il suo ritorno sulla scena con l’etichetta Soter.

Seguono i singoli Resterò, Stupida (ft. Skioffi) e Le strade della mai città.

Ad agosto 2024 è vincitore assoluto al Festival Bacco e si aggiudica la targa ‘Migliore Interpretazione’ al Premio Botteghe d’Autore.

DevilA & Skioffi
DevilA & Skioffi

Attualmente è in tour ed è uno degli artisti scelti come ‘Open Act’ ai concerti di Clementino. Inoltre, è al lavoro nella preparazione del suo primo album previsto per fine 2024.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

Domenico Carriero ha intervistato Devil A durante le prove dell’Open Art di Clementino a Campobasso lo scorso 29 agosto.

Analogic: una delle band rivelazioni dell’ultimo periodo musicale, capaci di toccare più generi e mischiare le influenze

 

Analogic, “Eva” rappresenta quello che noi siamo 2
Analogic,

Nati a febbraio del 2023, gli Analogic sono composti da Davide Crateri (padre) a voce, basso e synth, Diego Crateri (figlio) a voce e chitarra e Michelangelo Gandossi (“spirito santo”) alla batteria, gli Analogic con “Eva” danno il via al loro progetto musicale, una raccolta di brani che inneggia alla vita in un mondo ormai decadente.

Per loro questo non è solo un progetto, ma «un disco che viene da dentro, dal profondo, un flusso di coscienza che esce direttamente dalle mani dei musicisti senza l’uso disumanizzante del digitale ed esprime una spontaneità che si riflette non solo a livello musicale ma anche tematico».

Dieci i brani che raccontano così la nostalgia, l’amore, la critica sociale, con un’introspezione tale da collegarli armonicamente tra di loro, pur presentandosi con generi diversi.

Ciao Ragazzi, come state?

Stiamo bene! A prescindere da tutto, quello che ci interessa è fare musica, farlo spontaneamente ed essere noi stessi. Siamo contenti di quello che facciamo e pensiamo di farlo abbastanza bene.

Analogic - Eva - Copertina
Analogic – Eva – Copertina

“Eva” è il vostro nuovo album. Cosa rappresenta per voi questo progetto?

Aver realizzato questo disco, per noi è un grande traguardo. Non è la ricezione che il disco avrà che ci interessa, noi siamo contenti di aver realizzato questo nostro obiettivo. In questo momento ci stiamo preparando, stiamo in sala prove per poi suonare questo album dal vivo. Non vediamo l’ora di condividerlo live con tutti.

Rappresenta quindi il vostro mondo musicale?

Possiamo dire di sì! Ambisce a mettere in mostra quello che siamo. “Eva” rappresenta un nostro ritratto. È per noi un buon inizio. “Eva” è un punto di partenza, ma stiamo già a lavoro per cercare di migliorarci ancora. Abbiamo messo gran parte di noi qui, ma non tutto!

Dieci sono le tracce e all’interno troviamo differenti stili e generi. Una diversità che si discosta però dal mercato discografico attuale?

La nostra musica non si basa sul fare ciò che è opposto al mercato discografico. Tuttavia, quello che adesso va, non è in linea con noi. Quindi per noi è naturale discostarci dall’attualità del mercato. Le nostre influenze, sono abbastanza estreme e forse lo siamo anche noi per entrare in un sistema discografico come quello attuale.

Analogic, “Eva” rappresenta quello che noi siamo
Analogic

Com’è nata la scelta di questi brani per “Eva”?

Non ci sono state logiche dietro queste scelte. Sotto certi versi, è nato tutto in maniera spontanea. Queste canzoni rappresentavano noi in quel momento. Tuttavia, questi brani non rispecchiano la nostra totalità. Speriamo di aprirci ancora di più con il prossimo lavoro.

Il progetto della band è nato nel 2023, ma anche l’album è dello stesso anno: cosa è nato prima e cosa ha influenzato la scelta per questo progetto?

Mio padre (Davide ndr.) pianificava questo progetto da un bel po’ di tempo. Io non conosco bene i tempi, anche perché ne sono stato completamente investito. Posso però dire, che l’idea della band nasce per partecipare al contest del Cramps Music al Piccadilly di Faenza. Così all’inizio del 2023 abbiamo fatto rinascere gli Analogic, trovando la giusta alchimia e completando la band. Poi una volta organizzato il tutto, ci siamo concentrati sul disco.

In conclusione: com’è stata la vostra estate?

Non abbiamo potuto fare molto, abbiamo avuto dei cambiamenti e ci siamo dovuti riassettare. Comunque è stata un’estate di lavoro. Per l’autunno e l’inverno ci saranno sicuramente degli eventi importanti e dove torneremo a suonare. Esibirci dal vivo per noi è meraviglioso e speriamo di farlo tante volte ancora.

Articolo a cura di Francesco Nuccitelli

Una estate intensa per Skioffi negli Open Act per il tour di Clementino e sul palco, tra gli altri brani, sta portando anche “Stupida” assieme a Devil A

Skioffi, dall'album “Galassie" agli Open Art di Clementino
Skioffi

Nato nel 1992 a Frosinone, all’anagrafe Giorgio Iacobelli, Skioffi trasforma la sua passione per la musica in lavoro quando, nel 2011 entra a far pare di una crew hip hop.

Inizia a produrre per artisti quali Achille Lauro, Gemitaiz, Nayt e Rancore (per quest’ultimo diventa tastierista durante il suo tour). Pubblica il suo primo album Benjamin nel 2019 e viene scelto come concorrente nell’edizione del talent Amici 2019-2020.

La sua partecipazione crea scalpore per il brano Yolandi, (pubblicato solo su Youtube e poi tolto per la sua crudezza, su richiesta di Maria De Filippi), basato sul femminicidio e incentrato sulla discussa figura del carnefice. Ad aprile del 2021 pubblica l’EP Alice e alla fine dello stesso anno è la volta dell’album completo Allindennoman (Alter Ego).

Nel 2022 il brano Yolandi viene ufficialmente pubblicato in tutti i digital store e supera i tre milioni e mezzo di ascolti. Seguiranno i singoli Solo, Miele, Simona, Cookie e l’album Galassie.

Skioffi, dall'album “Galassie" agli Open Art di Clementino 1
Skioffi

Attualmente è uno degli artisti scelti come ‘Open Act’ ai concerti di Clementino. Sul palco, tra gli altri brani, sta portando anche “Stupida” assieme a Devil A.

Video intervista a cura Domenico Carriero 

Domenico Carriero ha intervistato Skioffi durante le prove dell’Open Art a Clementino a Campobasso lo scorso 29 agosto.

Shaula, andare oltre le “Pessime Reputazioni” i giudizi ci saranno sempre, positivi o negativi; perciò, vale la pena vivere senza dare troppo peso a ciò che viene detto

Shaula, andare oltre le “Pessime Reputazioni”
Shaula (Foto di Serena Locane)

Dal 23 luglio in radio “Pessime reputazioni” il singolo di Shaula, un brano coinvolgente e intraprendente (Hoop Music).

«Il brano è nato un po’ per caso, riflettevo proprio sul concetto di cogliere l’attimo, essere più leggeri, cosa che dovrei imparare io stessa in realtà – afferma Shaula – e ho iniziato a buttare giù delle idee sparse; solo dopo ho deciso di parlare di questo tema in relazione all’amore.

Il titolo vuole riflettere il messaggio principale della canzone che racconta nel testo come i giudizi ci saranno sempre, positivi o negativi; perciò, vale la pena vivere senza dare troppo peso a ciò che viene detto. Il messaggio è quello di imparare a vivere la vita e le relazioni con più leggerezza, ignorando l’occhio attento di chi ci giudica, poiché la nostra storia la conosciamo solo noi davvero.

Ad esempio – prosegue Shaula – quando dico: tu comportati bene, ma non ti scordare il tuo cuore che batte, sottolineo proprio l’importanza di vivere senza fare del male agli altri, secondo il buon senso, ma anche di non privarsi di ciò che ci fa bene al cuore per il solo timore di essere giudicati da chi, alla fine dei conti, vorrà sempre e comunque solo un pretesto per, appunto, criticarci».

Shaula, all’anagrafe Giulia Capobianco, nasce a Milano nel 2002. Fin da bambina sviluppa la passione per la musica, che coltiva nel corso degli anni partecipando a diversi concorsi e anche concerti scolastici.  Dal 2020, grazie a un breve corso di pianoforte, inizia a scrivere e comporre i propri brani e nel 2022 ha pubblicato il suo primo singolo “Cliché“.

Dopo aver conseguito il Diploma di Maturità Scientifica, sempre nel 2022, decide di seguire un altro grande sogno iscrivendosi alla facoltà di Medicina, dove studia attualmente mentre continua a dedicarsi alla sua musica. Shaula considera la sua carriera in Medicina non come un ripiego, ma piuttosto come un’alternativa alla pari con la musica, poiché entrambi questi mondi la appassionano allo stesso modo.

Shaula - Pessime Reputazioni - Copertina
Shaula – Pessime Reputazioni – Copertina

Sicuramente continuerà a condividere la sua musica sperando di arrivare alle persone, perché è sempre stato il suo sogno, ma intende anche dare la giusta importanza agli studi che sta portando avanti. Nonostante i numerosi impegni, ha diversi brani su cui sta lavorando da tempo e spera di pubblicare, un giorno, un intero album.

Per Shaula, la musica è sempre stata una grande valvola di sfogo, un modo per rilassarsi ed esprimere le proprie emozioni senza esporsi troppo anche se da quando ha iniziato a scrivere le sue canzoni, ha realizzato che condividere i propri pensieri attraverso un brano è un atto molto intimo e delicato.

Cerca di non farsi influenzare da qualcuno di specifico, ma di assorbire il più possibile da chiunque faccia questo lavoro. È cresciuta ascoltando artisti come Eros Ramazzotti, Laura Pausini, Giorgia e Tiziano Ferro, ma apprezza anche Dua Lipa, Taylor Swift, Annalisa ed Ernia.

Shaula (Foto di Filippo Bertola)
Shaula (Foto di Filippo Bertola)

Si considera ancora in una fase di sperimentazione perché potrebbe cambiare stile altre mille volte prima di trovare il suo. Le piace pensare di poter trarre spunti sempre diversi dalla continua contaminazione che avviene tra gli artisti che segue e ascolta.

Anche per dimostrare che è possibile coltivare due grandi passioni contemporaneamente, lo studio e la musica, pubblica a luglio il singolo “Pessime reputazioni” su etichetta Hoop Music.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

Ivana Spagna: da “Easy Lady” a “Call Me” fino a “Crazy for the Disco Dance”, una scalata verso la conquista delle vette più alte

 

Ivana Spagna: sulla “Macchina del Tempo” dei suoi successi 3
Ivana Spagna (Foto di Valerio Faccini)

Ivana Spagna ci accompagna in questa intervista verso un viaggio dove il passato e il presente si fondono, creando un tempo nuovo, un tempo con il sottofondo musicale disco.

Il tempo è solo una convenzione, e “La Macchina del Tempo 80” con Ivana Spagna ce lo conferma. Un viaggio nel tempo che abbraccia il passato e il presente, “Easy Lady” e “Call me” immancabili in questo Niagara che attraversa gli anni quasi senza subire il segno dello scorrere del tempo.

“Easy Lady”, considerato da tutti il debutto di Ivana Spagna, nasconde dietro tantissima gavetta: un disco autoprodotto dopo “una vita nella discoteca”, come lei stessa racconta.

E sembra quasi di vederla lì mentre dipinge le immagini del suo passato: lei, Ivana, che “metteva i dischi per far ballare”, che caricava e scaricava gli strumenti, che realizzava i jack con il saldatore, perché forse solo chi conosce il sacrificio può godere davvero della bellezza delle vette.

Ed una delle vette più alte è per lei “Call me”, un successo planetario, che continua la sua scalata verso l’universo del futuro anche grazie ai molti remix, l’ultimo dei quali da parte di Joe Vannelli.

Si racconta e nel mentre rivedo l’amore per la disco dance che si riconferma in ogni parola, in ogni riferimento, in ogni frase che mi regala e ancor di più quando ci soffermiamo su “Crazy for the Disco Dance”, perché forse Ivana è ancora questo, quella ragazza che “con il saldatore, lo stagno e la resina” era lì in quella cameretta a creare i suoi jack immaginando proprio questo futuro.

Ivana Spagna: sulla “Macchina del Tempo” dei suoi successi 1
Ivana Spagna

Le sue canzoni sono una macchina del tempo che si snoda tra le curve dei decenni, e mentre le ascoltiamo ci ricordiamo che magari anche noi, proprio come lei, possiamo viaggiare nel tempo. Il tempo, lo sappiamo, è solo una convenzione, ma la musica di Ivana Spagna ci permette di attraversarlo, di rivivere emozioni e ricordi, di sognare un presente che, come il passato, è intriso delle sue canzoni senza tempo.

Articolo a cura di Vera Nabokov
Video intervista a cura di Domenico Carriero

Kose: “Bestseller” un manifesto di vita che trasforma le cicatrici in coraggio e rinascita, un vero e proprio inno alla resilienza e alla consapevolezza interiore

Kose: “Bestseller”, l’audiolibro della propria vita
Kose:

Gianluca Cosentino, in arte Kose, è un talentuoso rapper ed insegnante di religione mantovano dalla straordinaria capacità di emozionare e risvegliare le coscienze attraverso testi profondi e autentici. Ha intrapreso un cammino personale e spirituale intenso, ma il rap è il suo modo di raccontarsi fuori dalla classe. La sua musica infatti mira a parlare direttamente alle anime degli ascoltatori, trasmettendo messaggi che li conducano a riflettere su loro stessi e sulle scelte compiute. Il suo nuovo singolo, “Bestseller”, ne è la conferma: l’artista apre una finestra intima facendo un bilancio della propria vita, sottolineando le esperienze vissute e ricercando una possibile pace interiore.

Gianluca benvenuto tra noi, piacere di conoscerti! Apro questa intervista domandandoti che ruolo occupa la musica nella tua vita? Come hai coltivato questa passione?

È una passione che è andata sempre in crescendo. In fase adolescenziale sono sempre stato un grande ascoltatore di tantissimi generi, mi sono appassionato al rap e all’inizio l’ho scoperto come talento perché facevo freestyle e mi uscivano fuori tutte rime improvvisate. Ho voluto sempre scrivere qualcosa di sensato, che mi appartenesse. Nel 2018 ho iniziato a produrre musica dopo un po’ di esperienze che avevo accumulato e che sentivo di raccontare.

Che cosa rappresenta per te il rap?

È la mia espansione, è il mezzo di comunicazione con cui mi esprimo con lo stile che sento affine. Ancor prima del rap, la scrittura è la mia valvola di sfogo.

Il tuo approccio alla musica è stato influenzato da qualche artista?

Ascolto moltissimo rap americano e mi ispiro a Common, mi piacerebbe avere il suo stile sia musicalmente che personalmente come performer. Si sente che quando prende in mano il microfono racconta il mondo da cui proviene che è la mia stessa missione.

Kose - Bestseller - Copertina
Kose – Bestseller – Copertina

Kose, il tuo nome d’arte, come lo hai scelto?

Viene dal mio cognome, ma è un soprannome banalissimo che mi ha dato alle medie un mio compagno e me lo son tenuto.

Quanto ti senti legato alle tue origini? Mantova ti ispira?

L’infanzia ha avuto un peso predominante su tutto, ho avuto la fortuna o sfortuna di abitare nella periferia di Mantova in un quartiere popolare che mi ha formato e mi ha dato una sensibilità. Vivendo in una città piccola, questo fattore ha influito sul carattere e nel modo in cui si agiva, con lentezza.

Spostiamo l’attenzione sul tuo nuovo singolo, “Bestseller”: ci racconti la genesi di questo brano?

È nato in studio con Alessandro Fava, il mio produttore. Mi ha fatto sentire questa strumentale e l’ha messa in loop. Le tematiche mi piacevano e l’ho messe subito in rima. A livello interiore mi sento in pace, non cerco la fama e il successo. Il nostro libro della vita potrebbe essere definito con un “Bestseller”. Ognuno potrebbe dire di sé stesso perché è un capolavoro.

Qual è il fine di questa traccia?

Vorrei comunicare di non arrendersi, che c’è bellezza in ogni vita. Basta osservare la propria essenza da una prospettiva diversa per poter dire che la propria vita è un best seller, mai da buttare ma in caso da riscrivere.

C’è un momento della giornata in cui preferisci scrivere?

Mi sono accorto che prendo appunti in vari momenti della giornata, la sera però è il mio momento privilegiato. Sono un animale notturno.

Oltre alla musica, pratichi anche l’insegnamento della religione nelle scuole. Cosa ti dona questa professione?

Mi dà un equilibrio, svegliarmi la mattina ed entrare in aula mi fa sentire privilegiato perché mi fa incontrare una fetta di umanità. Ogni mattina incontro persone desiderose di conoscere, piene di domande e di curiosità. È un dono immenso. L’insegnamento mi offre la possibilità di stare in relazione sempre con la novità, perché i giovani sono questo oggi. Mi fa anche crescere a livello umano, m rinnovo, mi pongo delle domande.

Perché proprio religione tra le varie materie scolastiche?

Ho vissuto l’esperienza della fede, la teologia mi è venuta incontro; ho studiato anche filosofia e tutto ciò ha contribuito a far scomparire tutti i miei pregiudizi e soprattutto a cercare di rispondere in classe.

Qual è la domanda che ricorre più spesso tra gli studenti?

Ogni alunno mi ha fatto domande sul senso della vita, ogni anno. Che senso ha vivere? È una domanda che si può fare sia da credente che da laico. Personalmente intendo l’ora di religione come un’ora a settimana di confronto totale, a viso aperto e civilmente, che poi alla fine è ciò che oggi viene meno.

Come riempi le tue giornate?

La prima cosa che faccio quando mi sveglio è meditare la Parola del giorno, consulto il Vangelo e ciò che la chiesa propone. Non è da rapper ma mi tiene proprio in piedi, mi nutre, ancor prima delle fette biscottate. Nell’arco di una giornata leggo moltissimo, mi piace andare in bicicletta, se posso vado in palestra. Ho 3 figli quindi passo molto tempo anche con loro.

Kose: “Bestseller”, l’audiolibro della propria vita 3
Kose

Che ruolo gioca dentro di te la fede?

Mi prende tutto, è davvero totalizzante come esperienza; orienta la vita di una persona, influisce in positivo. E pensare che prima ero anche abbastanza allergico alla religione…

Cos’è per te la vocazione?

Vocazione significa rispondere ad una chiamata e noi siamo chiamati a rispondere alla vita come esseri umani. La prima vocazione è vivere ed è per tutti la stessa.

Quando sei sul palco come te lo vivi il live?

Sono ansioso prima di salire, ho paura di non ricordarmi le parole. Ma il mio desiderio più grande è sempre quello di comunicare. Devo dire che l’allenamento quotidiano della classe, entrare in aula e fare lezione, mi ha aiutato tantissimo perché un live è come fare lezione cantando; quindi, quando salgo sul palco mi verrebbe da dire “buongiorno”. Il palco è come se fosse la cattedra di tutti i giorni e ho sempre un pubblico davanti.

Che rapporto hai con il tuo pubblico?

Mi piace coinvolgerli, mi piace questo “scambio culturale” che si viene a creare. È un modo reciproco per arricchirsi.

Ripensando alla tua discografia, c’è un album che ti ha cambiato un po’ la vita?

Direi il primo, “Animadvertere”, mi ha cambiato la percezione del fare. Finché rimane tutto nel tuo hard disk mentale non puoi progredire, nel momento in cui fai uscire qualcosa prendi consapevolezza. Dall’averlo in mente all’averlo in mano è un’esperienza meravigliosa.

Kose: “Bestseller”, l’audiolibro della propria vita 4

Programmi per il futuro?

Sto lavorando su un nuovo progetto ma con molta calma perché questa volta voglio fare un upgrade con i testi.

Il tuo più grande sogno musicale?

Fare un bel tour e raccontare la mia esperienza di vita attraverso le mie canzoni.

Articolo a cura di Simone Ferri

Beatrice Lambertini  “Mixed Emotions”  il nuovo singolo tratto dall’album “Scusate il disordine” unico brano in inglese di tutto il progetto

Beatrice Lambertini, elogio del nostro disordine interno
Beatrice Lambertini Foto di Niccolò Sacco)

Dal 12 luglio è in radio “Mixed Emotions” il nuovo singolo di Beatrice Lambertini, prodotto da Gerolamo Sacco, tratto dall’album “Scusate il disordine“ (Miraloop/Pirames International).

Unico brano in lingua inglese, rappresenta un’accettazione, una autoaffermazione dell’artista, ma senza rinunciare a sognare, in un mix di emozioni (cit.) con sfumature elettroniche e acustiche tra cui è possibile riconoscere onde del mare, ticchettii di vecchi orologi, sax e violini, che insieme costruiscono una dimensione intima, quasi di ricordo, ma allo stesso tempo guardando il futuro.

Il brano è tratto da “Scusate il disordine” il suo album, questa la track list: “Follia Totale”, “Odiami”, “Incubi”, “Amici di M”, “Lacrime”, “Siamo un miracolo”, “Immortale”, “Mixed Emotions”, “Lei non sa” e “Siamo un miracolo – piano cinema”.

«Questo è un album che va oltre. Oltre le nostre paure, oltre i nostri sogni – dice Beatrice Lambertini – che non cerca perfezione ma che gioca con le imperfezioni, creando uno spazio libero, magico, ma anche reale in cui dar sfogo alla propria vera essenza e spezzare le catene che ci tengono ancorati al giudizio di noi stessi».

Beatrice Lambertini nasce, cresce e studia a Bologna dove, durante il periodo scolastico, scopre un’incontenibile energia creativa che la porta verso la musica, il canto e la recitazione. Si iscrive giovanissima alla Music Academy della sua città e alla scuola di teatro e cinema Casa Delle Passioni, cominciando presto a scrivere canzoni.

Superpotere“, il suo singolo di esordio, racconta l’esperienza di un’adolescente che deve confrontarsi con i limiti di una società, non ancora pronta ad accettare e comprendere le diversità, anticipando di anni un trend molto sentito oggi dai giovanissimi. Il video raggiunge in breve tempo centinaia di migliaia di visualizzazioni su YouTube.

Beatrice Lambertini - Mixed Emotions - copertina singolo
Beatrice Lambertini – Mixed Emotions – copertina singolo

Pochi mesi dopo, nell’inverno del 2020, è alla 14esima edizione di X Factor Italia, con Mika, Manuel Agnelli, Emma Marrone ed Hell Raton. La sua esibizione, alle audizioni, è tra le più viste e condivise, diventando un caso mediatico che la porta a parlare, nelle scuole, delle diverse caratteristiche e modalità di apprendimento.

Beatrice diventa testimonial dell’Associazione Italiana Dislessia e il Gruppo Editoriale La Scuola SEI  pubblica “Superpotere”  sui libri di musica per la scuola secondaria di primo grado.

A settembre 2021 esce “Squali” presentato in anteprima nel programma live di Hell Raton sul canale Twitch “Manuelito”, di cui Beatrice è ospite. Il 2022 è un anno di eventi dal vivo, tra scuole e concerti, in diverse regioni italiane, ed è in questo periodo che inizia a progettare il suo primo disco.

Beatrice Lambertini, elogio del nostro disordine interno 2
Beatrice Lambertini (Foto di Niccolò Sacco)

Il 19 maggio 2023 ha pubblicato il singolo “Siamo un Miracolo” e il 17 novembre “Incubi”. Qualche mese per terminare le registrazioni e a luglio 2024 rilascia l’album “Scusate il disordine” lanciando come nuovo singolo “Mixed Emotions” unico brano in inglese di tutto il progetto.

Video intervista a cura di Domenico Carriero

Mimmo Cavallaro, con “Mirjiu” porta la tradizione calabrese in giro per l’Italia. In questo album descrive  i luoghi della sua straordinaria terra, posti ancora incontaminati e i luoghi dove è cresciuto

Mimmo Cavallaro, “Mirjiu” il nuovo album
Mimmo Cavallaro

Dallo scorso venerdì 5 luglio, è disponibile in digitale e su tutte le piattaforme “Mirjiu”, l’ultimo album di uno dei più autorevoli interpreti della musica popolare calabrese: Mimmo Cavallaro. “Mirjiu” parla della Calabria e dei suoi personaggi, celebri solo alle persone del posto e che non sono mai diventati famosi, ma che nell’immaginario collettivo sono diventati dei miti. Cavallaro in questo album descrive così i luoghi che omaggiano la sua straordinaria terra, posti ancora incontaminati e i luoghi dove è cresciuto. Un album ricco di tradizione, ma che strizza l’occhio anche alle collaborazioni più atipiche e lontane: si va dalla voce di Davide Van De SfroosMarcello Cirillo, dal violino di Jamal Oassini alla mistica voce di Antonella Ruggiero e per concludere con Kento. Insomma, un progetto che si prende l’arduo compito di rappresentare la Calabria in Italia e nel mondo, tra meraviglie e storie.

Un periodo ricco dal punto di vista artistico, ma come lo sta vivendo?

In questo momento sto proprio bene. Sono in piena attività e non mi posso lamentare. Ho avuto la fortuna di suonare in tanti posti questa estate e condividere la mia musica con il pubblico mi fa stare bene. La fatica c’è, ma sto veramente bene. È stata per me un’estate ricca!

Questa volontà di condividere la sua musica l’ha spinta a tornare con un nuovo progetto dopo sette anni. Qual è il segreto dietro questo album?

Questo progetto nasce dalla volontà di raccontare delle storie, delle emozioni e delle situazioni che in questi sette anni ho vissuto. Ho cercato di portare avanti questo disco con la voglia di far conoscere anche all’esterno il mondo della musica calabrese. All’interno ci sono diverse collaborazioni, e lo spirito è quello di mischiare le culture. La mia volontà è di trasmettere miti e leggende anche al dì fuori della Calabria.

Mimmo Cavallaro, “Mirjiu” il nuovo album 1
Mimmo Cavallaro

Come mai si è preso sette anni dal suo precedente album?

Sicuramente è anacronistico rispetto alla situazione della discografia attuale, dove bisogna sempre essere presenti. Però, io non ho pensato minimamente al mercato. Le cose si fanno con il tempo giusto e solo quando si ha volontà di fare un qualcosa. Nessuno mi ha costretto in questi anni e io mi sono preso il mio tempo.  La fretta è nemica della qualità e io ho deciso di uscire con calma e convinzione.

 Riuscire ad esportare delle storie e delle musiche tipicamente locali e regionali, in un contesto più nazionale. È questa la missione di questo progetto?

Questa è l’idea dell’album e c’è anche una grande soddisfazione. È bello sapere che anche chi non è calabrese possa capire e farsi arrivare quello che racconto, è una soddisfazione per me raccontare la mia terra!

Il progetto racconta la Calabria, ma sono anche i luoghi e le storie che lei ha vissuto in prima persona. Quanto è importante riuscire a condividere sé stessi in un album?

Condividere me stesso con chi mi segue è fondamentale. Con la mia musica voglio condividere chi sono, cosa penso e cosa provo. Solo riuscendo a condividere sé stessi si può arrivare al cuore delle persone.

Mimmo Cavallaro - Mirjiu - copertina
Mimmo Cavallaro – Mirjiu – copertina

Diversi nomi noti presenti nell’album, ma qual è stata la scelta verso questi artisti?

Sono tutti artisti con il quale avevo già collaborato in altri progetti o che avevo incontrato in altri festival. Con loro ci sono state quindi esperienze già condivise. Sono professionisti esemplari e con loro ho dato un respiro più ampio al progetto.

Cosa spera da questo album?

Di arrivare a quante più persone possibili e di riuscire a condividere la mia musica con tutti. Spero che la musica calabrese possa arrivare anche alle persone che ancora non la conoscono, ma che amano la musica.

Articolo a cura di Francesco Nuccitelli 

La Sad trasforma il palco in un mosaico di emozioni, tra luci viola e suoni punk-pop, racconta la sofferenza e la speranza di una generazione

La Sad: Un Concerto di Emozioni e Speranza
Pescara – La Sad (Foto di Daniele De Stefano)

 

La Sad trasforma il palco in un mosaico di emozioni, dove la sofferenza diventa arte e la speranza un grido condiviso da una generazione intera.
«Ringraziamo la vita che ci ha regalato la sofferenza per scrivere questo disco»: mi chiedo quanta speranza può comunicare una sola frase e se la percezione di speranza che ho a riguardo è sbagliata.

Le luci viola miste al fumo scenico illuminano i profili di alluminio degli strumenti e creano giochi di riflessi su un cuore bianco sullo sfondo che recita “La Sad”.

I tre ragazzi dalle origini che si incrociano pitagoricamente a Milano, sia in senso geografico che in senso stilistico, arrivano sul palco: il cuore batte rosso sullo sfondo, un susseguirsi di voci fuoricampo come un telegiornale li preannuncia con tutte le declinazioni negative immaginabili. Un’esplosione del pubblico li accoglie.

Quanto possono essere colorate le complessità! Li percepisco ruvidi, complessi, una forma geometrica solida fatta di milioni di facce.

La Sad: Pescara
La Sad – Pescara (Foto di Daniele De Stefano)

Una generazione si muove sotto il palco: sembrano capirsi perfettamente; urlano le loro ribellioni nella sensazione di intimità che può dare solo una cameretta.

Milioni di colori, giacche di pelle, borchie al collo, eppure danno la sensazione di essere i ragazzini più buoni del mondo.

Le sonorità punk-pop incontrano quelle della tecno nella versione live di Sadgirl: il pubblico balla e salta, senza mai fermarsi.

Ripercorrono il passato recente: “Poi a vent’anni con due pazzi ho risvegliato il punk” quando cantano Memoria, e mi ricordano quanti ricordi si possono avere già alla loro età, in un’età così risonante di cose che si vivono e che fanno l’eco e che si attorcigliano.

La Sad: Un Concerto di Emozioni e Speranza 3
La Sad – Pescara (Foto di Daniele De Stefano)

Il disco di platino: lo annunciano e cantano Toxic; si incrociano sul palco, si ricorrono, il pubblico salta, urlano tutte le difficoltà dell’adolescenza e della prima età adulta.

Mi convincono che viviamo tutti la stessa vita e che nei dolori e nelle difficoltà siamo tutti un po’ uguali.

Dividono il pubblico, aprono il pogo, simbolo di quel punk che rievocano così forte: «il primo che cade va rialzato» dicono, un po’ come la metafora delle loro canzoni.

Intermezzano con la canzone che apriva il primo loro tour Sto nella Sad. I ragazzi con acqua e gatorade sul palco continuano a convincermi di avere un’anima bianca, anche se continuano a chiamarsi tra di loro “Tossici con l’autotune”.

La Sad – Pescara (Foto di Daniele De Stefano)

Quanta dicotomia tra apparenze e sensazioni. Il bordo dei loro microfoni, lo stesso dei loro capelli, e quei gentili ragazzi punk si avvicinano ai bambini sulle spalle dei genitori tra il pubblico: forse non sono l’unica ad aver scoperto il loro segreto.

Introducono la cover successo di Sadremo, così come lo chiamano loro, ed effettivamente Sanremo lo hanno Sadremato con la loro versione di Lamette.

Lo show va avanti, arrivano delle giacche piene di borchie ma che da lontano appaiono glitterate, un po’ come loro, e mentre le indossano ricordano che “non parlarne è un suicidio, e solo parlandone ritroveremo la luce”. La cantano loro, la cantiamo noi, una preghiera, Autodistruttivo.

La loro bandiera, nei loro colori, accompagna La Sad Italiana. Le sonorità entrano nel momento Sad della serata costellate dai flash dei telefoni. “Ma quanto è bella questa maledetta vita” cantano sulle note di Maledetta. “Fanculo ai demoni che sento nella testa non è da deboli sperare un po’ di più”, e forse la speranza non era solo una mia sensazione.

La Sad - Pescara - (Foto di Daniele De Stefano)
La Sad – Pescara – (Foto di Daniele De Stefano)

Il concerto volge alla sua chiusura, rientrano a suon di Fuck dal pubblico preannunciando Fuck the wrld e i simboli sulle loro cisterne assumono il loro significato.

Ci salutano così, mentre il pubblico urla “Sto nella Sad” per ringraziarli, e mentre vado via mi guardo intorno e ringrazio la vita che mi ha regalato la sofferenza per riuscire a sentire davvero questo concerto.

Articolo a cura di  Vera Nabokov

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