#NOTEDICARTA: “Questa sera rock’n’roll” autobiografica di Maurizio Solieri, guitar hero del rock italiano

Maurizio Solieri: “Questa sera rock’n’roll”
Maurizio Solieri: “Questa sera rock’n’roll”

Torna in libreria, in un’edizione riveduta, corretta e ampliata, l’autobiografia di Maurizio Solieri, guitar hero del rock italiano.

Il suo nome è legato in maniera indissolubile a quello di Vasco Rossi con il quale ha collaborato per oltre trent’anni, componendo brani poi divenuti celebri come “Canzone”, nell’album “Vado al massimo”, “Dormi, dormi”, contenuta in “Cosa succede in città”, ma anche “C’è chi dice no” che dà il titolo all’omonimo album, “Lo show” che compare nella track-list di “Gli spari sopra” e “Rock’N’Roll Show” in “Buoni o cattivi”.

Nel 1980 è tra i fondatori della “Steve Rogers Band”, gruppo nato nel giugno 1980 dopo la registrazione dell’album di Vasco Rossi “Colpa d’Alfredo”. Proprio quando fu programmato il tour per la promozione dell’album, Vasco volle sul palco la “sua” band.

La prima formazione della “Steve Rogers Band” era composta da Massimo Riva e Maurizio Solieri alle chitarre, Mimmo Camporeale alle tastiere, Andrea Righi al basso e Roberto Casini alla batteria.

Maurizio Solieri: “Questa sera rock’n’roll” - Vasco Rossi
Maurizio Solieri e Vasco Rossi

Nacque allora quel sodalizio artistico con Vasco Rossi che, per quanto riguarda Solieri, durò appunto 30 anni.

“Questa sera rock’n’roll”, edito da Rizzoli, è una lunga intervista realizzata da Massimo Poggini che non solo rispetta l’intervistato ma ne restituisce con precisione la voce narrante con il vantaggio che il libro acquista, pagina dopo pagina, leggibilità e riesce a narrare con un ottimo ritmo i ricordi di tournées, delle bevute, dei concerti uniti a quelle di ore “spericolate” passate assieme.

Nel libro c’è anche spazio per un garbato ricordo di Massimo Riva, stroncato da un’overdose. Sicuramente si tratta di un libro che si legge volentieri anche se non si è appassionati della “combriccola del Blasco”.

Maurizio Solieri: “Questa sera rock’n’roll” - book cover
Maurizio Solieri: “Questa sera rock’n’roll” – book cover

Nel tempo Solieri ha collaborato costantemente con il gruppo “Custodie Cautelari”. La band ed Ettore Diliberto, il suo cantante, compaiono in numerosi aneddoti del libro.

Inoltre, e lo evince dal racconto di Solieri, gli oltre cento concerti realizzati assieme, furono la chiave di volta per la nascita della “Notte delle chitarre”.

Dalla Ovation che Vasco portava con sé quando, nel marzo del ’77, Solieri lo incontrò per la prima volta a oggi, sono molte le chitarre su cui Maurizio ha posato le mani: Telecaster, Chet Atkins, Strato, Framus, Les Paul, Charvel, sino a Schon-Larrivée.

In ognuna di loro Solieri ha trovato il carattere necessario per esprimere al meglio quanto doveva suonare.

«Narrare la storia di Maurizio Solieri, in un certo senso, vuol dire addentrarsi nelle vicende della più bella storia rock italiana, però da un punto di vista diverso perché, come in ogni storia, le prospettive appaiono differenti in funzione dei punti di osservazione» ha dichiarato Massimo Poggini a proposito di questa nuova edizione aggiornata con quattro capitoli inediti del libro.

Steve Rogers Band
Steve Rogers Band

Massimo Poggini, co-autore di questo libro, è uno dei più noti giornalisti musicali.

Nella seconda metà degli anni Settanta ha scritto sul settimanale Ciao 2001, poi, dopo aver collaborato con svariati quotidiani e periodici, ha lavorato per ventotto anni alla rivista “Max”, intervistando tutti i più prestigiosi musicisti italiani e molte star internazionali.

Forse solo lui, dopo i suoi “Vasco Rossi, una vita spericolata”, “Liga, la biografia”, la biografia ufficiale dei Pooh “I nostri anni senza fiato”, “Testa di basso” con Saturnino, “Lorenzo, il cielo sopra gli stadi”, “Massimo Riva vive!” con Claudia Riva e “70 volte Vasco” con Marco Pagliettini, poteva mettere nero su bianco non tanto la storia di un mito in un libro che, nelle sue 226 pagine, grazie al ritmo narrativo imposto da Poggini, tutto scorre, anche grazie al rinnovato inserto fotografico chiesto dallo stesso Solieri.

#NOTEDICARTA: Con “Le parole dei Baustelle”  David Marte analizza un gruppo di brani e costruisce con minuziosa precisione l’epifania dei testi

Baustelle: analisi dei testi delle canzoni d'autore
Baustelle

Ci troviamo di fronte, questa volta, a un saggio nel senso più proprio del termine. L’argomento del testo sono le canzoni e, nello specifico, diciotto canzoni dei Baustelle, un gruppo musicale indie rock italiano di Abbadia di Montepulciano, in Toscana, attivo dal 1996.

L’attuale formazione del gruppo, stabile del 2005, è composta da Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini. Con otto album all’attivo e centinaia di concerti sulle spalle, i Baustelle sono una di quelle band che gli storici della musica, tra una ventina d’anni ma forse molto prima, non esiteranno a definire “cult”.

David Marte, laureato in Lettere antiche e specializzato in Storia dell’Arte nonché cantante del gruppo rock psichedelico Alice in Sexland – Aliceversa, realizza un’opera che si può considerare un’esegesi autoriale su testi ricchi di forti influenze intellettuali.

Il connubio risulta esplosivo. L’autore analizza non tanto l’opera completa dei Baustelle quanto un gruppo selezionato di brani facenti parte degli album La Malavita, Amen e I Mistici dell’Occidente tracciando lo stretto rapporto che esiste tra ogni singolo brano, e spesso tra ogni singolo verso, e influenze di grande respiro culturale internazionale.

Baustelle: analisi dei testi delle canzoni d'autore
Parole di Baustelle – book cover

In una sorta di racconto virtuale questo saggio, oltre all’analisi e al commento, ci espone un ricco campionario di riferimenti musicali, cinematografici, letterari, culturali e artistici tutti collegabili ai brani che analizza.

Questo permette di connettere al lavoro dei Baustelle personaggi come Edgar Allan Poe, Fabrizio De André, Serge Gainsbourg, Beatles, Pasolini, Pietrangeli, Coppola fino a Kubrick, al cinema noir francese e al cinema poliziesco italiano.

David Marte ricostruisce con minuziosa precisione l’epifania dei testi e racconta come un successo abbia preso forma anche grazie ai ricordi autobiografici del frontman e cantautore Francesco Bianconi, che non nega le influenze cinematografiche nei suoi testi.

Francesco Bianconi
Francesco Bianconi

Il testo diventa così una vera e propria raccolta di tutti i materiali dedicati al gruppo.

Particolarmente interessante la sezione dedicata agli appunti linguistici sui testi, fondamentale vista la raffinata ricerca linguistica e spesso straniante che rappresenta il vero marchio di fabbrica che distingue i Baustelle dalla maggior parte dei gruppi del loro genere musicale.

Un unico appunto. Il saggio è molto impegnativo da leggere e, forse, l’inserimento di materiale fotografico avrebbe fluidificato le molte informazioni con cui il lettore deve fare i conti.

#NOTEDICARTA: “Emerson, Lake & Palmer. L’autobiografia ufficiale” di Carl Palmer: “non stavamo mai fermi, eravamo sempre in concerto o in studio”

EL&P - 2010
EL&P nel 2010

È passato mezzo secolo da quando il rock progressivo, che integrava elementi di musica classica, contemporanea e jazz espandendo gli orizzonti del rock’n’roll tradizionale, visse la sua stagione d’oro e trovò anche in Italia un seguito appassionato.

All’inizio degli Anni ‘70 i Genesis ebbero successo in Italia prima che nella patria Inghilterra, e un gruppo sperimentale come i Van Der Graaf Generator arrivò al numero uno in classifica.

Emerson Lake & Palmer hanno dato vita a una delle saghe più suggestive e al contempo controverse del rock progressivo.

Tra sinceri slanci sinfonici e virtuosismi acrobatici produsse dischi epici come il fantasioso “Tarkus” e una rilettura in chiave rock di “Quadri Di Un’Esposizione” del compositore russo Musorgskij.

Emerson, Lake & Palmer: l'autobiografia book cover
Emerson, Lake & Palmer: l’autobiografia – book cover

Forse il supergruppo più famoso della storia. Come dice il nome stesso, gli Emerson Lake & Palmer (ELP) altro non sono che Keith Emerson, già tastierista dei Nice, Greg Lake, ex chitarrista King Crimson, e Carl Palmer, ex batterista di Crazy World of Arthur Brown e Atomic Rooster.

Sia Emerson sia Lake sono purtroppo scomparsi entrambi nel 2016. Carl Palmer, a 71 anni, tiene viva la memoria della band portando sul palco la ”Carl Palmer ELP Legacy” e sta lavorando alla realizzazione di un concerto multimediale in cui potrà di nuovo suonare con Emerson e Lake, in sincrono con le loro immagini e le loro parti musicali tratte al loro show alla Royal Albert Hall.

In attesa di questo show, che sarà un evento da non perdere, Carl Palmer ha deciso di dare alle stampe “Emerson, Lake & Palmer. L’autobiografia ufficiale”, tradotto da Alessandro Achilli e edito da Rizzoli Lizard.

Emerson, Lake & Palmer: l'autobiografia 1972
Emerson, Lake & Palmer nel 1972

La storia del “EL&P” è raccontata dalle voci dei tre componenti del gruppo recuperate attraverso un’ampia selezione di citazioni da interviste ma anche da altri libri, riorganizzata cronologicamente e curata da Bruce Pilato sotto la guida “orale” di Carl Palmer la cui presenza garantisce la genuinità della biografia e quindi la definizione di autobiografia.

“Tutto ci sembrava facile e possibile – dice Palmer – non stavamo mai fermi, eravamo sempre in concerto o in studio, con tante idee e con tanta energia”.

Carl Palmer oggi
Carl Palmer

La loro, dice Palmer “era musica libera, non eravamo costretti a fare canzoni di tre minuti, potevamo spaziare tra suoni e generi diversi, mettevamo insieme rock, classica, jazz, pop, folk, non avevamo limiti e questo rendeva tutto molto appassionante”.

Se sperate di trovate in questo volume rivelazioni inedite vi anticipo che non sarà così ma, nelle sue 276 pagine troverete oltre 250 fotografie, in gran parte a colori, molte delle quali poco o per nulla viste.

I fan e gli estimatori del trio troveranno, quindi, pane per i propri denti e questo libro non sfigurerà di fianco ai vinili della loro musica.

#NOTEDICARTA: “Capire l’Eurovision: tra musica e geopolitica” di Giacomo Natali, il libro permette al pubblico di capire o meglio valutare il rapporto tra musica e società

“Capire l’Eurovision: tra musica e geopolitica”
Torino 66° Eurovision Song Contest 2022 (Photo by Stefano Guidi/Getty Images)

Si è chiusa da qualche giorno la 66° edizione di “Eurovision Song Contest”. Nato nel 1956 per cementare l’unione dei popoli europei dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale, dopo il conflitto nei Balcani degli anni ’90 torna purtroppo a svolgersi mentre in una parte dell’Europa, l’Ucraina, ogni giorno cadono bombe.

Come tutti, o quasi, saprete, i vincitori di questa edizione sono stati i Kalush, un gruppo musicale ucraino formatosi nel 2019. È costituito dal rapper Oleh Psjuk, dal musicista Ihor Didenčuk e da MC KylymMen. Hanno vinto, come la Kalush Orchestra, e ha rappresentato proprio l’Ucraina con il brano “Stefania”.

“Capire l’Eurovision: tra musica e geopolitica” - book cover
“Capire l’Eurovision: tra musica e geopolitica” – book cover

Mai come quest’anno, le votazioni hanno dimostrato quanto la kermesse non sia esclusivamente un evento musicale ma che, piuttosto, sia un evento sociale in cui le sue implicazioni sono strettamente connesse agli eventi di geopolitica.

L’Eurovision è stato adottato da molti, nel corso dei decenni, come palcoscenico ideale per far pesare il proprio soft power, riposizionando la loro posizione nel salotto europeo, dai Paesi scandinavi e quelli balcanici post-dissoluzione jugoslava a quelli l’area post-sovietica.

Negli anni è anche emersa una disciplina, l’Eurovisiopsephology, che analizza i flussi di voto tra Paesi in gara.

La manifestazione, che per tanti anni è stata vista solo come una baracconata, è sempre stata in realtà un ottimo termometro per misurare le tensioni tra gli europei.

“Capire l’Eurovision: tra musica e geopolitica” Kalush Orchestra
Torino – Kalush Orchestra – Ucraina sul palco dopo la vittoria al 66a edizione dell’Eurovision Song Contest 2022 (ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)

Nonostante il regolamento proibisca di inserire messaggi politici nei testi delle canzoni, il divieto è stato più volte aggirato, come è successo quest’anno.

A chi non ha mai seguito la manifestazione, ricordo, ma anche questo lo troverete nel libro di Pilati che nel 2016 l’Ucraina colse il suo primo trionfo con Jamala che presentò un brano che metteva in relazione la deportazione dei tatari dalla Crimea al tempo di Stalin e l’occupazione della penisola sul Mar Nero da parte dei russi.

Giacomo Natali, l’autore, è un analista di comunicazione e geopolitica e studia gli aspetti culturali e simbolici dei conflitti internazionali, collaborando, tra gli altri, con l’Istituto Treccani e l’Università degli Studi di Ferrara.

“Capire l’Eurovision: tra musica e geopolitica” - Lyss Assia - vincitrice ESC 1956
Lyss Assia – vincitrice la Svizzera all’ Eurovision Song Contest 1956

Forte della sua solida preparazione musicale, Natali diventa osservatore lʼEurovision da una posizione privilegiata.

Il suo volume, edito da Vololibero, permette al lettore di immergersi nell’Eurovision Song Contest raccontando le sorti e le vicissitudini della kermesse a partire dagli anni ‘50, decennio in cui la manifestazione ha preso forma.

Nelle sue 352 pagine, il libro di Natali permette al pubblico di capire o meglio valutare il rapporto tra musica e società.

#NOTEDICARTA: tra luci e ombre, “In the End. Una biografia non ufficiale di Chester Bennington” di Rosanna Costantino

Chester Bennington: la biografica non ufficiale
Chester Bennington – GettyImages

“In the End” è un’immersione nella storia dei Linkin Park ma è soprattutto un lungo viaggio nella vita di Chester Bennington, vissuta sempre al massimo dei giri possibili, in continuo bilico tra vette altissime a depressioni estreme, colma di sacrifici oltre che di sofferenze e segnata anche dall’abuso e dalla dipendenza di alcool e droghe che Chester ha ritenuto potessero alleviare i demoni che lo assillavano e con i quali doveva convivere.

«La vocazione per la musica era iniziata da bambino, quando diceva a tutti che sarebbe diventato una rockstar o un grande attore di Broadway.

Professioni molto lontane da quelle dei suoi genitori: la madre, Susan Elaine Johnson, faceva l’infermiera; il padre, Lee Russell, era poliziotto; scrive sul frontman dei Linkin Park Rosanna Costantino, la giornalista che firma questa biografia non ufficiale ma che potrebbe essere, per l’amore con cui è curata, la precisione linguistica usata, la ricerca spasmodica degli indizi che fossero in grado di cogliere lo stato d’animo di Bennington, essere una biografia ufficiale.

Chester Bennington: la biografica non ufficiale Linkin Park
Chester Bennington e i Linkin Park

L’autrice realizza così una biografia di Chester Bennington, ma anche dei Linkin Park, e riesce a trasformare il male e il dolore vissuto da Chester in un monito e in un esempio per quanti si dovessero trovare in quelle stesse difficili situazioni riuscendo quindi a trasmettere un messaggio positivo.

Dal punto di vista stilistico è inoltre interessante la scelta della Costantino di inserire i testi delle canzoni nel testo, facendogli assumere un senso e a farli diventare parte organica della narrazione.

«Prese un quaderno e cominciò a buttare giù pensieri, frustrazioni e sue paure. Confessò a un foglio di carta quello che nessuno dei suoi familiari voleva sentire.

Raccontò di quando il cielo collassava sulla sua testa, delle sue urla di paura tragicamente inascoltate. Immagini, poesie, fogli e fogli di canzoni, con tanto di strofe e ritornelli.

Chester Bennington: la biografica non ufficiale 2
Chester Bennington – In the End – book cover

Tutte con l’intento di dare un senso al suo dolore. In uno scritto, che da lì a qualche anno diventò poi un brano dal titolo Sometimes, scrisse:
Qualche volta
Le cose sembrano cadere a pezzi
Quando meno te lo aspetti
Qualche volta
Vuoi fare le valigie e lasciarti alle spalle
Tutti loro e tutti i loro sorrisi
» scrive l’autrice.

Il libro, edito da PubMe nella collana “Gli scrittori della porta accanto”, si presenta, nelle sue 364 pagine, molto curato, con note a piè di pagina e riferimenti bibliografici.

Se continuate ad amare i Linkin Park senza dubbio questo libro dovrebbe essere nella vostra personale biblioteca e se non li conoscete abbastanza per amarli, questa libro rappresenta per voi un’occasione.

#Notedicarta: prezioso mosaico di memorie, aneddoti, spiegazioni, illuminazioni, visioni, che ben rappresentano il mondo di Mogol

“Mogol. Oltre le parole. Antologia commentata”
Mogol

Era la fine degli anni ’60 quando uno sconosciuto chitarrista e compositore incontrò la penna fuoriclasse di un paroliere milanese d’incontestata fama. Un colloquio tra i due, poi un secondo e ancora un terzo.

Risultato dodici dischi, realizzati a due teste e quattro mani. Per chi non l’avesse capito stiamo parlando di Lucio Battisti e di Giulio Rapetti, in arte Mogol.

Esce per Minerva “Mogol. Oltre le parole. Antologia commentata”, un volume curato da Clemente J. Mimun Vittoria Frontini che si avventura nella raccolta del commento di chi, quei testi, li ha scritti.

Ma Mogol non ha solo scritto per Lucio Battisti tant’è che, volendo, con i suoi testi si potrebbe scrivere un’enciclopedia, talmente tanti sono da analizzare, da cui estrarre i riferimenti da portare alla luce senza voler dimenticare gli aneddoti, gli spunti, le memorie personali e collettive.

“Mogol. Oltre le parole. Antologia commentata” - book cover
Book cover

Mimun e la Frontini si sono limitati, per così dire, a sessanta testi, tra le centinaia scritti da Mogol. L’obiettivo che si sono dati i curatori è stato quello di ricostruire attraverso queste canzoni e i loro testi, il mondo dell’autore attraverso la sua voce.

Mogol, sollecitato da Mimun, ricostruisce la sua storia, la sua vita, le sue ispirazioni, i motivi dai quali magicamente nasce l’arte, i suoi incontri, i sogni ma anche le sorprese che hanno segnato l’avventura di Giulio Rapetti nel mondo della canzone.

Quanto ne esce è un prezioso mosaico di memorie, aneddoti, spiegazioni, illuminazioni, visioni, che ben rappresentano il mondo di Mogol.

Ne esce un saggio avvincente quasi quanto un romanzo ma al contempo un libro di poesie e un’autobiografia che narra il Mogol con la sua cifra da giornalista e, inevitabilmente, con il limite oggettivo di appartenere alla generazione che Mogol non solo lo ha ascoltato ma lo ha respirato e vissuto tant’è che, a tratti, il Mogol raccontato è più quello di Mimun, appassionato conoscitore della materia, che non il Mogol reale.

“Mogol. Oltre le parole. Antologia commentata” - Mogol e Battisti
Lucio Battisti e Giulio Rapetti

In realtà, nonostante questo, Mogol riesce a raccontare non solo la sua vita, ma anche la nostra e leggendo le sue parole scopriamo che alcune canzoni nascono da spunti privatissimi, che alcune immagini sono quelle che solo i suoi occhi hanno visto e che, forse proprio per questo, le abbiamo fatte nostre e abbiamo ritenuto che lo fossero.

Correda il lavoro una preziosa introduzione scritta da Vincenzo Mollica e, aldilà di alcuni piccoli ma imperdonabili errori presenti nel libro, “Mogol: oltre le parole. Antologia commentata”, è un testo d’italiano, di storia e, allo stesso tempo, un’antologia poetica, un’autobiografia e si candida per essere uno dei più bei ritratti dell’Italia contemporanea, narrata attraverso le parole di uno dei più grandi autori di canzoni di tutti i tempi.

Con le sue 271 pagine si presta a essere uno strumento didattico, utile a insegnare ai più giovani l’arte della parola utilizzata con spontaneità e semplicità per esprimere il proprio pensiero, anche col sorriso dell’ironia.

#Notedicarta: quasi un romanzo nel magico mondo dei Genesis

“Genesis dalla A alla Z” di Francesco Gazzara
“Genesis dalla A alla Z” di Francesco Gazzara – Genesis (1975)

Dopo i suoi fortunati tributi pianistico-orchestrali “Play Me My Song” del 2013 e “Here It Comes Again” del 2020, apprezzati anche da alcuni componenti originali dei Genesis, il tastierista e compositore Francesco Gazzara ha deciso di mettere mano alla penna e, nero su bianco, realizza una sorta di enciclopedia sulla band che, indubbiamente, più ha amato e che più ha condizionato le sue scelte artistiche e musicali.

Nonostante nel titolo il volume, edito da Odoya, richiami la tradizionale forma di un dizionario enciclopedico l’interessante novità è nell’approccio adottato da Gazzara, più alternativo tanto da risultare modulare, per offrire al lettore, attraverso le 26 lettere dell’alfabeto, non

“Genesis dalla A alla Z” di Francesco Gazzara - Peter Gabriel
Peter Gabriel

la solita cronologia biografica o discografica ma un libro da leggere non necessariamente in ordine di impaginazione ma andando a ricercare, per ogni lettera, un aspetto nascosto che riguarda i cinque elementi della formazione classica: Banks, Collins, Gabriel, Hackett, Rutherford.

Impossibile annoiarsi durante la lettura del libro perché, quasi con il piglio di un romanzo, l’autore ci porta, attraverso singoli episodi nel magico mondo dei Genesis e lo fa, intenzionalmente, passando da dettagli tecnici e artistici a rumors, aneddoti e tratti di vita personale.

“Genesis dalla A alla Z” di Francesco Gazzara
“Genesis dalla A alla Z” di Francesco Gazzara – Book cover

Gazzara volge uno sguardo privilegiato nei confronti di Banks e di Rutherford, la cosiddetta “spina dorsale” dei Genesis, unici membri della band che sono stati presenti, anche dal punto di vista compositivo, in tutti i loro album.

Non dimentica Anthony Phillips, Daryl Stuermer, Chester Thompson e Ray Wilson anche se la loro permanenza nella band si è limitata ad un breve periodo e, nei loro confronti, non ha mai lo sguardo che li etichetta come comparse andando a evidenziare, nel bene e nel male, quanto la loro presenza o la loro uscita dal gruppo abbiamo contribuito a far diventare la band i Genesis.

“Genesis dalla A alla Z” di Francesco Gazzara
Francesco Gazzara

Quello di Gazzara non è il primo volume sui Genesis e sicuramente non sarà l’ultimo ma, in queste oltre 540 pagine non solo gli estimatori ma anche quelli che hanno deciso, finalmente, di “capire chi erano i Genesis”, troveranno pane per i loro denti.

#Notedicarta. Vincenzo Costantino, l’incontro tra poesia e musica anima questo lavoro: “I (miei) poeti rock. Incontri tra delirio e realtà” 

#Notedicarta: Vincenzo Costantino “Cinaski”
Vincenzo Costantino “Cinaski”: il poeta errante

Cinaski, poeta, scrittore e cantautore italiano, non ha bisogno di presentazioni e prendere in mano un libro scritto da una grande poeta-rock che racconta i (suoi) poeti rock mette, come minimo, curiosità.

Trenta incontri. Veri? Inventati? Poco importa perché in questo volume edito da Hoepli, come succede nella narrativa di gran classe, come al solito il viaggio non è il raggiungimento della meta ma il suo sviluppo e, soprattutto, gli incontri che lungo il cammino ci permettono di crescere.

Vincenzo Costantino “Cinaski”: il poeta errante book cover
Vincenzo Costantino “Cinaski”: I (miei) poeti rock. Incontri tra delirio e realtà” Book cover

L’incontro tra poesia e musica anima anche questo lavoro, che è appunto tanto indefinibile quanto intrigante.

In questo volume edito da Hoepli, Cinaski abbandona la forma poesia, che l’ha fatto apprezzare anche da John Fante, per avventurarsi nella forma del racconto poetico, presentando trenta ritratti di artisti, da Tom Waits a Fabrizio De André e Joni Mitchell, da Bruce Springsteen a Enzo Jannacci passando per Serge Gainsbourg, intrecciandoli con se stesso e con le multiformi sfaccettature della propria personalità, tracciando il percorso che gli ha permesso d’incrociare la loro opera e rimanerne, forse, vittima soddisfatta.

“Incontri tra delirio e realtà”, come recita il sottotitolo del libro non è un romanzo tantomeno un saggio. Difficile classificare, come spesso accade, il lavoro di un poeta e questo libro non fa eccezione.

Vincenzo Costantino “Cinaski”: il poeta errante Bruce Springsteen
Bruce Springsteen

La forza di Cinaski è che conosce bene il fine l’equilibrio fra realtà e immaginazione e ogni breve scritto trasuda dell’intenzione di bilanciare, con sapienza, sogno e verità, vita vissuta e coinvolgimento personale.

Nelle pagine del libro spuntano istantanee efficaci, intense e, proprio grazie alla capacità di Cinaski di saper pesare ogni singola parola, in cui ciascuno può trovare le proprie esperienze, sia di lettura sia di ascolto, portando il lettore in un viaggio che non tiene conto della localizzazione geografica delle storie perché le ali della poesia non sono mai state confinate né ad un muretto tantomeno a una highway.

Franco Mussida, Paolo Rossi, Simone Cristicchi, Sandro Veronesi ed Ezio Guaitamacchi curano le prefazioni del volume e, come scrive Cristicchi “Aspetto questo libro di Vincenzo come si aspetta un treno in ritardo, con quella voglia di partire che profuma di casa.

Vincenzo Costantino “Cinaski”: il poeta errante Tom Waits
Tom Waits

Ci sono artisti rari che entrano nelle nostre vite e le modificano completamente. Per me è stato così. Jim Morrison mi ha cambiato l’adolescenza. Piero Ciampi mi ha scardinato certezze. Jeff Buckley mi ha invaso il cuore di grazia. Ma Cinaski ogni volta mi ha spettinato i pensieri e il cuore con la sua poesia incandescente di vita”.

248 pagine dense che contengono un prezioso lavoro organizzato in cinque grandi spazi: Hearing, Taste, Touch, Smell e View.

Un libro che ti  fa ritrovare e ti fa rivivere ricordi di grandissimo impatto facendoti inoltre perdere fra quelli dell’autore che, alcuni anni fa, ha dichiarato: “Sono un uomo di periferia, cresciuto in periferia salvato dalla curiosità che è arrivato alla scrittura senza pretese ma per legittima difesa. Sono uno scrittore che spaccia attimi traducendo vita”.

#Notedicarta: “È per l’amore che si canta: una vita da Gigante” di Enrico Maria Papes

Sergio Papes in arte Enrico Maria Papes
Sergio Papes in arte Enrico Maria Papes – I Giganti

Il gruppo “I Giganti” fu fondato nel 1964 da Sergio Enrico Maria Papes alla batteria, Giacomo Di Martino alla chitarra e Sergio Di Martino al basso. L’anno successivo, nel 1965, si unì al gruppo Francesco Marsella detto Checco alle tastiere.

“La bomba atomica” fu il loro singolo di debutto che li aggregò al movimento beat.

Era il 1966 quando il gruppo partecipa a “Il disco per l’estate” dove cantano “Tema”, il brano che li fece conoscere al grande pubblico anche, ma non solo, per la voce da “basso” di Enrico Maria Papas.

Cantarono poi al Festival di Napoli in coppia con Peppino Di Capri dove presentarono “Ce vò tiempo”. Tra i successi di quell’anno ci furono anche “Una ragazza in due” e “Fuori dal mondo”.

Sergio Papes in arte Enrico Maria Papes
Sergio Papes in arte Enrico Maria Papes … è per l’amore che si canta Una vita da gigante – book cover

L’anno successivo si classificarono al terzo posto del festival di Sanremo con “Proposta”.

Sempre attenti a temi sociali importanti, l’ambiente e la pace, nel 1971 uscì “Terra in bocca” nel quale, dal punto di vista musicale, abbandonarono il loro sound beat-pop per traghettare nel progressive italiano.

L’album, in effetti un concept album come si usava in quel periodo storico, aveva inoltre una caratteristica non secondaria: lo si può ritenere il primo album che, nella storia della musica italiana, si sia occupato di mafia.

“Poesia di un delitto”, il sottotitolo dell’album, rappresenta un atto di coraggio poiché rappresenta una forte accusa alla mafia per la guerra dell’acqua in Sicilia.

La storia di due giovani innamorati s’intreccia alla storia del paese ed è vivamente descritta nei testi di Piero De Rossi ancora oggi molto attuali. L’album fu censurato dalla Rai ma il tempo gli ha dato ragione perché è stato premiato, anche se quarant’anni dopo la sua uscita, con il “Premio Paolo Borsellino”.

Sergio Papes in arte Enrico Maria Papes Terra in bocca poesia di un delitto
I Giganti – Terra in bocca

Esce per l’editore Arcana “È per l’amore che si canta” di Enrico Maria Papes, “gigante” barbuto. Il libro è l’autobiografia personale e professionale di Papes che, quando le primavere sulle sue spalle sono diventate ottanta, ha deciso di raccontarsi in un libro, realizzato con l’amichevole collaborazione di Brunetto Salvarani e Edoardo Semellini.

In questa occasione Papes si sdoppia e convince l’editore a fare la stessa cosa.

Il volume è diviso in due parti non solo dal punto di vista dei contenuti ma anche dell’impaginazione trasformando il retro di copertina in un’ulteriore copertina.

L’autobiografia professionale è firmata Enrico Maria Papes, mentre quella personale Sergio Papes, il suo nome all’anagrafe.

Sergio Papes in arte Enrico Maria Papes
Sergio Papes in arte Enrico Maria Papes oggi

Fitto di aneddoti, la rievocazione degli esordi ricostruisce l’itinerario artistico dei Giganti e lo fa in maniera sincera e senza peli sulla lingua, né nel bene né nel male.

Altrettanto piacevoli le pagine a nome Sergio perché proprio da queste ne esce il ritratto di un uomo che ha attraversato la vita con le proprie convinzioni alle quali è rimasto fedele nonostante tutto.

La prefazione è realizzata dal collega batterista Ellade Bandini mentre la postfazione da Red Ronnie.

#Notedicarta: “Tutto Dalla – il racconto di 304 canzoni” di Federico Pistone

“Tutto Dalla – il racconto di 304 canzoni”
“Tutto Dalla – il racconto di 304 canzoni”

Federico Pistone è un giornalista del “Corriere della Sera”, editore, scrittore di libri su Inter, Mongolia, musica d’autore italiana e altre sue passioni. Il libro oggetto della nostra attenzione oggi è edito da “Arcana editore”.

Non si tratta di un’opera isolata, frutto di una passione univoca con l’artista analizzata ma, piuttosto, di un’operazione seriale voluta oltre che dall’autore anche dall’editore che ha scelto di pubblicare, tutti a firma di Pistone, “Tutto De André“, “Tutto Conte“, “Tutto De Gregori“, e “Tutto Guccini“.

Il format cui si rifà il libro, quindi, non è quello dell’autobiografia, e men che meno l’agiografia, di un artista ma, piuttosto, il racconto di tutte le canzoni che l’artista ha inciso nella sua carriera.

“Tutto Dalla – il racconto di 304 canzoni” Book cover
“Tutto Dalla – il racconto di 304 canzoni” Book cover

Una narrazione dell’artista parallela, in cui le canzoni diventano storie che si mescolano con quella dell’artista.

Pistone, pur essendo un grande appassionato di musica, non ne scrive sui giornali e questo è sicuramente un plus per l’autore perché riesce tranquillamente ad evitare gli stereotipi del racconto realizzato attraverso i comunicati stampa e le recensioni preparate dalle case discografiche.

Un viaggio, nel caso di “Tutto Dalla” e analogamente negli altri suoi volumi, che riesce a tracciare un ritratto non convenzionale di Lucio Dalla e, soprattutto, riesce a far emergere il suo pensiero e il rapporto con il contesto sociale, smarcandosi dall’analisi che tiene conto

del  mercato, delle uscite discografiche e, spesso succede, degli alti e bassi che nel lungo il percorso di un artista si trovano e che diventano, nel racconto tessuto da Pistone, una modifica del pensiero, la necessità di crescere cambiando e di sperimentare.

“Tutto Dalla – il racconto di 304 canzoni” di Federico Pistone
“Tutto Dalla – il racconto di 304 canzoni” di Federico Pistone

La posizione dell’autore, in questo volume, è quella dell’appassionato e curioso ascoltatore che vuole di più del racconto preconfezionato e Pistone raggiunge la massima complicità con il suo lettore anche grazie alla sua scrittura che invita al ricordo personale facendoci rivivere la genesi dei brani musicali.

Di particolare utilità l’appendice riguardante l’elenco alfabetico delle canzoni prese in esame, che permette al lettore di partire nella lettura di questo libro non necessariamente cronologico.

Top