Andare “Controvento” significa andare incontro a sé stessi non contro qualcosa. Un inno alla vita vissuta con coraggio e senza rimpianti  

Dentro la Canzone: La Camba “Controvento"
Dentro la Canzone: La Camba “Controvento” (Foto © Enrico Palmosi)

La libertà di spiccare il volo, o perlomeno provarci, trattenendo un attimo il respiro per poi lanciarsi in un abisso di emozioni, stando attenti a non far cadere la valigia di sogni che ci portiamo appresso. Adrenalina sì, ma anche paura di non riuscire ad atterrare, di schiantarsi al suolo e provare dolore non tanto nel corpo quanto nell’anima. Ma portare avanti con coraggio i propri pensieri, liberandoli dall’oppressione della convenzionalità implica anche questo, non significa andare controcorrente bensì controvento.

Federica Camba, cantautrice romana, cagliaritana d’adozione, ha pubblicato il nuovo singolo intitolato appunto “Controvento”, brano pop molto orecchiabile e dal contenuto potente. Racchiude un inno alla vita e uno stimolo a non smettere di inseguire i propri sogni come facevamo quando eravamo bambini. Perché la peggiore delle condanne che ci si possa infliggere è il pentimento di non aver fatto qualcosa o di aver vissuto solo a metà.

Firma di numerosi artisti quali la Pausini, Masini, Gazzè, Carboni, Emma, Amoroso, Morandi, ama scrivere indipendentemente che il brano sia destinato a lei o a un altro artista.

Dentro la Canzone: La Camba “Controvento"
Dentro la Canzone: La Camba “Controvento” – (Foto © Enrico Palmosi)

Che effetto fa sentire cantare una canzone scritta da te?

Una grande coccola. La canzone è come se fosse un prolungamento di me, tante facce del mio vissuto che vengono cantate da altre persone e ciò mi fa sentire appunto molto coccolata.

“Controvento” farà parte di un nuovo album?

Sì, ci sto lavorando sarà il mio terzo album e segue il precedente “Buonanotte sognatori” dopo una bella pausa, dato che fu pubblicato nel 2013.

Perché tutto questo tempo?

Perché nel frattempo la musica ed il mondo intorno a me cambiavano ed io facevo fatica a sentirmi autentica nell’attimo esatto in cui vivevo.

Dentro la Canzone: La Camba “Controvento”

Cosa ti ha fatto cambiare idea?

È stato il brano “Facci caso”, uno dei singoli che precede “Controvento”, a fare da spartiacque sottolineando come io sia riuscita a trovare la mia formula serena per sentirmi una donna autentica e al tempo stesso contemporanea.

Come riuscire a sentirsi autentici in questo difficile momento storico?

Ci sono quelle cose che serpeggiano dentro di te, sono delle consapevolezze che finché non diventano esplicite non sai di possedere. Semplicemente una mattina guardandomi allo specchio mi son vista con occhi che non erano i miei, e ho realizzato di non essere felice.

Perché?

In realtà tutto apparentemente sembrava filare liscio ma la verità è che man mano che viviamo ci allontaniamo da quello che siamo davvero perché siamo oppressi dalla cosiddetta normalità. Ci affanniamo a diventare uno standard solo per essere accettati anche se poi ci scopriamo persone infelici e lontane da ciò che sognavamo da piccoli di diventare.

È nata così “Controvento”?

Quella notte mi sono svegliata ed incredibilmente avevo in testa tutto il testo di “Controvento”. È stato come essere un tramite o come se questa cosa che lavorava dentro di me da tempo fosse esplosa finalmente fuori.

Qual è il vero significato di andare controvento?

Per me significa andare verso sé stessi, e non necessariamente contro qualcosa. È una forma di liberà che esige un grande coraggio perché a volte non riusciamo neppure ad immaginarci di poterci prendere questa libertà.

Come fanno i bambini?

Esatto, i bambini vanno controvento perché non hanno la minima idea di cosa ci sia attorno e di cosa sia la formalità, le cose da dire e da non dire. Nel videoclip ho una X nera sulla bocca che sta proprio ad indicare questo, finché ad un certo punto grido “Non me ne frega niente”.

Non voglio avere non ricordi perché non ho avuto il coraggio di vivere, è una cosa che ho appreso anche grazie a questa canzone che paradossalmente mi sta reinsegnando moltissimo, pur avendola scritta io. Solo ora capsico che un sacco di volte ho lasciato che fosse anziché scegliere.

Dentro la Canzone: La Camba “Controvento"
Dentro la Canzone: La Camba “Controvento” – Cover

Pensi che gli adulti si condizionino troppo?

Noi ci freghiamo con le nostre infrastrutture perché troppe volte ci poniamo dei paletti come se davvero non si potessero fare delle cose. La verità è che nessuno ci sta limitando, lo facciamo da soli.

Siamo troppi abituati alla nostra confort zone?

Probabilmente sì, ma trovo sia nemica delle felicità. Me ne accorgo anche nella scrittura, l’ostacolo è qualcosa che ti fa crescere, è utile anche nell’ascolto perché si trasforma in un gancio che ti rimane dentro.

Quindi tu consigli a tutti di vivere controvento?

Il mio, più che un suggerimento, è un grido. Personalmente non so se sto riuscendo completamente a metterlo in pratica ma senza dubbio dentro di me c’è la coscienza che per ogni cosa che facciamo possiamo scegliere se essere davvero o essere ciò che gli altri si aspettano che noi siamo. Io piuttosto cado, ma voglio provare a volare.

E tu sei caduta qualche volta?

Molte volte, io continuo a rotolare ma non rinuncio. Quando ci si rialza siamo più forti, ed anche un po’ più felici.

Dopo “Tale e quale Show” il nuovo singolo “Diversa”. “La diversità è sempre un arricchimento, dobbiamo andare oltre i pregiudizi”

 

Francesca Alotta: “Diversa” il nuovo singolo
Francesca Alotta: “Diversa” il nuovo singolo – (Foto © Carlo Bellincampi)

A volte la vita persino nel sottrarre regala qualcosa.

Può capitare, ad esempio, che anche da un’esperienza negativa si acquisiscano gli strumenti per ricostruire le basi dell’edificio che abitiamo, all’interno del quale risiede l’anima e si alimenta la nostra forza.

Riuscire a trovare ciò che di positivo si cela in situazioni avverse è tutt’altro che facile ma estremamente prezioso per uscirne migliori.

Francesca Alotta ha dovuto combattere un cancro che l’ha costretta a guardarsi dentro, superando i propri limiti e forgiando una nuova sé, partendo da quello spirito ribelle insieme al quale è cresciuta.

Una Francesca “Diversa”, proprio come il titolo del suo singolo fresco di pubblicazione in cui racconta la vera storia di una conoscente che non ha mai accettato l’omosessualità di sua figlia, scegliendo di perderla anziché amarla.

Un brano delicato ma dal graffio rock secondo una contaminazione di generi e stili che appartiene da sempre all’artista e che ora più che mai ha trovato la sua massima espressione nell’album cui sta lavorando e in cui si riflettono l’esperienza, il coraggio e il suo nuovo modo di apprezzare la vita.

Francesca Alotta: “Diversa” il nuovo singolo

Come è stata l’esperienza a “Tale e quale Show”?

Molto più impegnativo di quanto si possa immaginare. Dovevamo fare il trucco speciale tre volte a settimana e quello di Adele, per esempio, è durato circa sei ore.

Con tutte quelle protesi in faccia era complicato persino mangiare, però è stato bellissimo, da tempo volevo vivere questa esperienza e sono felice di esserci riuscita.

Sospettavi di essere così eclettica?

Amo da sempre la recitazione ma finora non mi era mai capitato di mettermi alla prova in questo senso, sebbene un interprete si trovi nella condizione di entrare in una parte ogni volta che canta un brano. Ammetto che dentro di me sentivo di potercela fare.

Come reagisci di fronte alle difficoltà?

Sono una che si rimbocca le maniche, l’ho fatto con la malattia come nel lock-down. La prima mi ha cambiata rendendomi più forte; il secondo è iniziato che avevo finito la radioterapia da appena tre giorni così mi sono buttata anima e corpo sulla stesura delle mie canzoni per utilizzare al meglio tutto quel tempo che avevamo a disposizione.

Quindi cerchi sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno?

Esatto. Anche in queste esperienze negative sono riuscita a trovare il lato positivo perché sono certa che ci sia sempre. Io ho capito fino in fondo quanto la vita sia preziosa e che non ne vada sprecato neppure un istante.

Vivo ogni momento in maniera intensa, con coraggio, non concentrandomi sul passato o sul futuro ma sul qui ed ora, ho persino imparato a perdonare e ho ritrovato la fede.

Francesca Alotta: “Diversa” il nuovo singolo 1
Francesca Alotta: “Diversa” il nuovo singolo – (Foto © Carlo Bellincampi)

In “Diversa” riveli una vera anima rock…

Sì, anche se in realtà ha sempre fatto parte di me. Ho intrapreso percorsi molti diversi tra loro, studiando pianoforte e violino al conservatorio e facendo parte di due band una jazz, l’altra di musica classica, mi sono anche cimentata con l’operetta.

Qual è il genere che ti senti più vicino?

La verità è che non si può ingabbiare la musica in uno stile, la musica è libertà e a seconda di come mi sento in un determinato momento ascolto l’opera piuttosto che il rock metal.

Il disco “Amina Mediterranea”, ad esempio, contiene brani antichi e la versione in acustico di “Non amarmi “con Aleandro Baldi, un omaggio al mio papà che è stato un grande tenore.

Sei tu l’autrice del brano?

Ho scritto testo e musica mentre l’arrangiamento è di Max Marcolini per l’etichetta Starpoint Corporation s.r.l.

 “Diversa” il nuovo singolo cover
Francesca Alotta: “Diversa” il nuovo singolo – cover

Il brano parla di una storia vera?

Si, racconta di una mia conoscente che sebbene sua figlia avesse già 23 anni, l’ha privata di tutto, a partire dal cellulare, esclusivamente a causa della sua omosessualità. La mandò dallo psicologo, intendeva curarla e non l’ha mai accettata preferendo pagare il costo di vederla star male.

Nel testo dici “Non hai mai guardato dentro me” …

Sì e aggiungo “Tu pensi solo alla gente a quello che potrà pensare, ma ti sei mai chiesta cosa provo io?”. Ed è talmente vero che alla fine questa madre ha scelto di perdere sua figlia piuttosto che amarla come avrebbe dovuto.

Oggi come sta la protagonista di “Diversa”?

È andata via di casa, e oggi convive serenamente con la sua compagna.

Francesca Alotta: “Diversa” il nuovo singolo 3
Francesca Alotta: “Diversa” il nuovo singolo – (Foto © Carlo Bellincampi)

Perché hai raccontato questa storia?

Perché se anche un solo genitore inizia a riflettere su questo tipo di atteggiamento e sulle sue possibili conseguenze per me è già una piccola conquista. La musica deve farsi portatrice di messaggi dando voce a chi non ne ha.

Cosa è per te la diversità?

Un arricchimento. Essere diversi sotto tutti punti di vista è affascinante e allargare i propri orizzonti fa bene all’anima.

È vero che sei molto impegnata nel sociale?

Sì, faccio parte di molte associazioni contro la violenza sulle donne e contro il bullismo e anzi sono convinta che bisognerebbe inserire a scuola qualche ora di educazione all’utilizzo dei social.

Progetti?

Sto lavorando al mio nuovo album con Max Marcolini (arrangiatore di Zucchero da 15 anni) uscirà a primavera ed avrà un’impronta rock ma ci sarà spazio anche per il soul e per un brano molto teatrale in dialetto siciliano dedicato a mia madre.

La “Vertigo” che si prova di fronte alle meraviglie della natura, la frenesia della quotidianità distrae dalla bellezza che ci circonda

Dentro la Canzone: Fabio D'Amato, la "Vertigo"
Fabio D’Amato – Mi capitò di entrare in una chiesa dove stavano suonando Bach con un organo a canne e ricordo bene che fui folgorato da quel suono

Riconnettersi con la natura, guardandola non tanto con occhi nuovi quanto diversi. Più simili cioè a quelli di un bimbo che ha la capacità di sorprendersi di fronte a qualsiasi cosa nuova noti lungo il suo cammino. È con questo sentimento, di ritrovato candore ed abbandono alla semplicità e alla bellezza, che Fabio D’Amato concepisce la musica. Un fil rouge con la nostra anima e, appunto, con la natura che ci circonda e di cui ci scopriamo essere parte integrante.

A pochi mesi dalla pubblicazione del suo “Essensial songs 3” (preceduto da un primo cd uscito nel 2017 ed un secondo nel 2019) l’artista ha pubblicato “Vertigo”, un singolo strumentale, come tutti i suoi lavori, accompagnato da un video molto interessante girato in Indonesia dal regista Doni Rawan in cui si descrive come l’uomo, perso nella totale frenesia dei suoi mille impegni, non riesca ad apprezzare appieno la Natura, salvo decidere di staccarsi da questa condizione tornando, fosse anche per un istante, ad ammirarla senza filtri né distrazioni. È a quel punto che avvertirà una sorta di sublimazione, un sentimento che l’autore definisce di vertigine, da cui il titolo del brano “Vertigo”.

Dentro la Canzone: Fabio D'Amato, la "Vertigo"
Fabio D’Amato – Ho sempre pensato la mia musica come esperienza internazionale, un linguaggio universale privo di confini che chiunque possa ascoltare

A quando risale il tuo debutto musicale?

Ho iniziato all’età di sette anni. Mio padre era appassionato di musica e decise di comprarmi (per la gioia del condominio dove abitavamo!) una batteria. In seguito, ricevetti il mio primo organo.

Perché proprio un organo?

Perché mi capitò di entrare in una chiesa dove stavano suonando Bach con un organo a canne e ricordo bene che fui folgorato da quel suono. Così iniziai a studiare musica, imparai a memoria quel brano di Bach e nel giro di un paio di anni passai al pianoforte.

Dunque, musica classica?

Sì, ma al tempo stesso strizzando l’occhio al pop. A 14 anni ho scritto la mia prima canzone (dedicata ad una ragazzina che non ha mai sospettato nulla), mentre un anno dopo ho autoprodotto il mio primo cd strumentale.

Ti piace molto comporre?

Tutti i maestri con cui ho lavorato mi hanno sempre fatto notare la mia predisposizione naturale alla composizione, mi sono anche dedicato allo studio degli arrangiamenti per poi abbracciare la scrittura di canzoni pop, spesso destinate ad artisti emergenti che per un certo periodo ho anche prodotto.

È vero che hai realizzato molti jingles per spot televisivi?

Sì, è così. È una cosa che mi piace moltissimo e anzi, tenendo le dita incrociate presto dovrebbe uscire un mio lavoro per uno spot internazionale.

Perché hai girato il video di “Vertigo” in Indonesia?

Avevo già lavorato con Doni Rawan, una persona estremamente sensibile e professionale che riesce a cogliere le sfumature attraverso le immagini valorizzando anche le note stesse. Ho sempre pensato la mia musica come esperienza internazionale, un linguaggio universale privo di confini che chiunque possa ascoltare e girare il video in Indonesia mi ha permesso di concretizzare questa filosofia.

Dentro la Canzone: scrivo di notte come in una sorta di tranche
Fabio D’Amato – Generalmente scrivo di notte, con le luci spente, ed un’emozione ben chiara nella mia testa, le mani si muovono da sole come mi trovassi in una sorta di tranche

Grazie a Rawan la tua musica ha trovato la propria dimensione?

Sì, lui è capace di creare atmosfere uniche, quasi da film, anche grazie agli stupendi paesaggi indonesiani e ai volti delle persone che vi abitano.

Chi è la protagonista?

Vita Anastasia, un’attrice che ha saputo esprimere perfettamente il senso di vertigine trasmesso dal mio brano.

E qual è il legame tra la Natura e l’interiorità della persona?

Il punto di partenza delle mie composizioni è sempre offerto dalle emozioni della vita, ed una di queste è dettata dalla bellezza della natura che ci circonda e innanzi alla quale spesso, ad esempio in questo difficile periodo storico, siamo troppo distratti.

La vertigine è quindi una sensazione positiva?

Assolutamente sì, è il sentimento di riscoperta delle piccole cose che ci passano quotidianamente davanti agli occhi ma che spesso non vediamo perché concentrati su altro o semplicemente distratti dallo stress della vita.

Dentro la Canzone: Fabio DAmato Vertigo_cover
Fabio DAmato Vertigo_cover

È un po’ come tornare bambini?

In un certo senso è proprio così. Il bambino si stupisce di una cosa apparentemente banale, ma dietro quella banalità si cela qualcosa di pazzesco.

Ma come ci si può riuscire?

Ho imparato a fermare il tempo. Se ci prenderemo anche appena cinque minuti per osservare un’immagine verremo travolti da una serie di emozioni, ma per riuscirci dobbiamo avere la forza di abbandonare tutto ciò che ci gravita intorno e concentrarsi su quella scena. Alla fine, è un mutuo scambio di energie tra quello che si vede e ciò che si percepisce.

Dentro la Canzone: la "Vertigo"
Fabio D’Amato – Il punto di partenza delle mie composizioni è sempre offerto dalle emozioni della vita, ed una di queste è dettata dalla bellezza della natura che ci circonda

Ti accade qualcosa di simile quando componi?

Proprio così. Generalmente scrivo di notte, con le luci spente, ed un’emozione ben chiara nella mia testa, le mani si muovono da sole come mi trovassi in una sorta di tranche. Talvolta riascoltando la registrazione sono il primo a restare basito. La musica riesce a comunicare le emozioni di una persona trasferendole in un’altra.

Progetti?

Mediamente faccio uscire un singolo ogni tre mesi, poi spero di continuare a lavorare sia per gli spot che per la moda, realizzando brani ad hoc per entrambi i settori.

Un sogno nel cassetto?

Comporre una colonna sonora per un film d’autore importante.

“Madrid non va a dormire” la musica come resilienza per superare pensieri negativi

Dentro la Canzone : Loredana Errore
Dentro la Canzone : Loredana Errore (Foto © Nicolò Novali)

A volte la musica dimostra di essere non solo la migliore amica possibile, ma anche la giusta medicina per riuscire a cicatrizzare più velocemente le ferite dell’anima.

Alcuni artisti lo sanno bene al punto di abbandonarsi tra le calde braccia di quella che a tutti gli effetti diviene un’ancora di salvataggio, oltre che una grande passione.

Loredana Errore, grinta e talento da vendere ma anche fragilità mai sottaciuta, ha trovato proprio nella musica la possibilità di superare ogni pensiero negativo.

Per festeggiare i primi dieci anni di carriera, ha recentemente pubblicato l’album “C’è vita” composto da sette tracce, tra cui una sua versione de “La cura” di Battiato ed una special edition di “Ragazza occhi cielo” il primo successo di Loredana scritto per lei da Biagio Antonacci.

Ma tra gli inediti spicca “Madrid non va a dormire” una canzone dai toni latineggianti che ha vestito di colore l’estate, come si fa con un abito perfettamente cucito addosso ad una persona.

Ma al di là della spensieratezza trasmessa a dominare è il tema della musica come cura e resilienza da ogni cosa, a partire dal recente passato di forti restrizioni dovute alla pandemia.

Che effetto ti fa celebrare il decennale dai tuoi esordi?

È come riavvolgere il nastro. Ma la musica ha il privilegio di mantenere giovane le persone e di far volare letteralmente il tempo, sembra impossibile anche a me siano già trascorsi dieci anni.

Perché hai intitolato il tuo album “C’è vita”?

Perché vuole essere un omaggio alla vita, visto che ho avuto la possibilità di ripresentarmi ai miei fan dopo dieci anni con la mia musica ed un nuovo progetto. “C’è vita” nasce quindi dalla mia gratitudine per tutto quello che la vita mi ha regalato.

Che ruolo ha avuto la musica durante la pandemia?

Il fatto stesso che io abbia avuto l’opportunità di lavorare alla mia musica quando il tempo sembrava congelato mi ha fatto pensare “allora dopotutto c’è vita”.

E poi soprattutto, dopo ciò che è successo, mi sono resa conto che chi vive ha l’obbligo morale di maturare e trasmettere uno scopo ed un messaggio.

Dentro la Canzone : Loredana Errore cover
Dentro la Canzone : Loredana Errore – Madrid non va a dormire cover

La musica come speranza?

Sì, assolutamente. L’abbiamo visto soprattutto nel primo lock-down e poi fortunatamente la vita riesce sempre a sollevarti e a proteggerti ponendoti in una dimensione celestiale.

Hai già ripreso con gli eventi live?

La scorsa estate no, ma recentemente ho fatto due date bellissime. Il 24 ottobre una serata sold out in cui ho cantato a Bologna ripresentandomi al mio pubblico dopo due anni di sosta, mentre il 5 novembre mi sono esibita a Roma e anche qui non è mancato il calore dei fan.

Cosa dire di “Madrid non va a dormire”?

Intanto devo ringraziare gli autori Federica Carminati e Andrea Valli, che hanno avuto questo sguardo proiettato fuori dall’Italia, molto estivo e che ha colpito anche a me al primo ascolto. Sono felice sia stata accolta molto bene, evidentemente c’è voglia di lasciarsi andare e addirittura scatenarsi.

Dentro la Canzone : Loredana Errore

Sebbene non sia un pezzo totalmente leggero…

Pur essendo un piccolo tormentone in ogni momento privilegia e inneggia la vita e l’azione della musica che nei momenti spiacevoli ci viene in soccorso allontanandoci da tutte quelle compressioni mentali che possiamo superare grazie a questa valvola di sfogo.

È un po’ come se l’anima si sollevasse da terra per lasciare tutti i pesi e le cose che la ammorbano per ballare una musica che dona libertà. È proprio questo, alla fine, il fil rouge dell’album.

Dentro la Canzone : Loredana Errore foto Nicolò Novali
Dentro la Canzone : Loredana Errore (Foto © Nicolò Novali)

Quindi il binomio vita-musica?

Vita-musica e artista, in realtà. Durante la pandemia ho avuto modo di riflettere sulla figura dell’artista, in un momento in cui le nostre certezze sono venute meno ad appannaggio delle paure.

La vita, la musica e l’artista sono tre elementi che tendo a scindere da un punto di vista funzionale in quando l’artista è colui che aiuta la gente a trasmettere messaggi attraverso una tela, una poesia, una fotografia, una canzone.

Quindi chi è per te l’artista?

L’artigiano che in purezza comunica un messaggio.

E cosa rappresenta per te la musica?

La musica aiuta a guarire, è una cura. Per me la musica è stata ed è tutto. È quell’universo, danza o movimento che mi spinge ad andare avanti ogni giorno. Del resto, io sono quella che sono proprio grazie a lei.

Dall’esperienza di depressione post-parto alla gioia di Vivere,  l’energia della sua musica in “Non Arrenderti Mai”

Dentro la Canzone: Sofia Cresti “Non Arrenderti Mai”
Dentro la Canzone: Sofia Cresti “Non Arrenderti Mai” (Foto © Stefano Milaneschi – Milaneschiavd)

La vita è un dono, e poterla donare un miracolo che si rinnova ogni giorno, talmente unico da non potersi spiegare. Certe volte però capita di trovare lungo il percorso ostacoli affatto semplici da superare, altopiani che all’improvviso diventano montagne impervie, scalabili solamente facendo ricorso a tutto il coraggio e la determinazione possibili.

Le cause possono essere molteplici e talvolta, anche se vorremmo lanciare un grido di aiuto, finiamo col soffocarlo in gola pensando (o sperando) di potercela cavare da soli.

Ma è proprio allora che guardandoci allo specchio dobbiamo impegnarci ad individuare la nostra ancora, quella mano fisica o ideale, in grado di trarci in salvo una volta per tutte.

La toscana Sofia Cresti ha trovato nella musica, sua fedele amica da sempre, un porto sicuro e insieme lo stimolo per ripartire da sé stessa e dal suo bambino, come un cerchio perfetto che racchiude tutto l’amore del mondo.

In “Non arrenderti mai” parla proprio di questo, non si tratta infatti di un brano malinconico, ma di un vero e proprio inno alla vita dalle tonalità rock.

Quando hai scoperto la musica?

Quando avevo nove anni, ho iniziato il giorno della mia prima comunione e non mi sono più fermata perché da allora ho scoperto che è la cosa che mi piace di più. Infatti, proprio in quel periodo decisi di lasciare danza per dedicarmi allo studio del canto, in seguito ho partecipato a molti concorsi sia a livello nazionale che internazionale.

E poi?

E poi è diventata la mia vita, al punto che mi sono diplomata al conservatorio in flauto traverso.

Come nasce la tua canzone?

Rappresenta la ritrovata luce dopo un momento buio che ho attraversato. Vuole essere un vero inno alla vita segnato musicalmente dalla scelta del mix tra rock ed elettronica.

Cosa ti è capitato?

Sono diventata mamma nel settembre 2016 ma dopo qualche mese dalla nascita del mio bambino Ascanio Leo, sono purtroppo caduta in una brutta depressione post-parto. È stata doppiamente dura perché ho dovuto affrontarla da sola, mio marito mi ha lasciata ed io ho vissuto un periodo tremendo.

Ma c’era la musica a tenerti compagnia?

In realtà c’è sempre stata ma dopo la nascita di mio figlio sono stata costretta a metterla un po’ da parte finché un giorno tutta questa sofferenza non l’ho riversata nuovamente nella musica.

Come è successo?

Sicuramente devo molto ad un incontro fortuito che ho avuto con Angelo De Luca e Bruno Milioni, che hanno curato rispettivamente melodia e arrangiamento del pezzo.

Loro mi hanno stimolata a scrivere, cosa che inizialmente mi ha un po’ spiazzata perché avevo già provato a cimentarmi nella scrittura ma non mi ero mai sentita in grado di farlo. Ormai noi tre abbiamo formato una vera squadra.

“Non arrenderti mai” è il tuo primo esperimento con la scrittura?

Si, al quale ne sono seguiti altri tanto che stiamo ultimando l’album.

Alla fine, si è rivelato terapeutico?

Molto, anche perché quando sei depressa ti senti sbagliata, hai tra le braccia una creaturina di pochi mesi, la cosa più bella del mondo, e anziché essere al settimo cielo non stai bene. E non capisci neppure il perché. Quindi trovo sia necessario parlarne e sfogarsi senza tenersi dentro questo enorme peso.

Dentro la Canzone: Sofia Cresti “Non Arrenderti Mai” copertina
Dentro la Canzone: Sofia Cresti “Non Arrenderti Mai” – copertina

Tu hai chiesto aiuto?

Nonostante il bellissimo rapporto che ho con la mia mamma, non l’ho fatto. Anche perché sono una persona che ha sempre cercato di essere indipendente e risolvere i propri problemi da sola, ad esempio non ho mai perso un giorno di lavoro pur stando male.

Per un po’ di tempo ho avvertito un malessere crescere dentro di me finché un giorno sono stata lasciata, ed è stato allora che ho aperto gli occhi e deciso di reagire anche per il bene di mio figlio. Anzi, Ascanio Leo mi è stato molto di aiuto, senza di lui sarebbe stato più difficile uscire dal buio.

Hai ricevuto riscontri da altre mamme che si sono riconosciute nel tuo brano?

Si, moltissime donne mi hanno confessato di aver vissuto esperienze simili.

Ad Ascanio Leo piace la musica?

Per ora gli piace di più il calcio. Spero però che un domani si avvicini anche alla musica.

Hai ritrovato la pace interiore?

Per fortuna sì. Non dobbiamo mai cercarla altrove ma solo dentro di noi, e proprio per questo è la cosa più difficile da fare. Però una volta che sei riuscita raggiungerla non ti ferma più nessuno.

“Io amo” autobiografia di un cantante e autore,  perché in fondo nel verbo amare c’è tutto, l’amore per la musica, i figli, e la vita in ogni sua scelta e sfumatura

 

Dentro la Canzone: Franco Fasano "Io Amo"
Dentro la Canzone: Franco Fasano “Io Amo” (Foto © Gari Wyn Williams)

Guardarsi indietro significa recuperare ricordi che fanno parte di noi, alcuni dei quali non ci abbandoneranno mai come tatuaggi disegnati sulla pelle, altri che invece crediamo perduti sono stati semplicemente riposti in qualche parte del nostro inconscio.

Tutti però, anche quelli che apparentemente meno importanti, contribuiscono a farci diventare ciò che siamo, scrivendo pagine fatte di emozioni ed esperienza.

Franco Fasano, cantante, autore di grandi successi affidati di volta in volta ad ugole come quelle di Mina, Leali, Fiordaliso, Ranieri e direttore artistico di programmi di successo ha appena pubblicato (venerdì 5 novembre) la sua autobiografia “Io amo” in cui si racconta sin dalle origini, quando non aveva ancora 20 anni.

Dentro la Canzone: Franco Fasano “Io Amo”

Una vita dedicata alla musica che trasversalmente ha coinvolto grandi e bambini grazie ai brani divenuti celebri con lo Zecchino d’Oro (di cui è stato anche coordinatore artistico) e le canzoni scritte per Cristina D’Avena.

“Io amo” perché in fondo nel verbo amare c’è tutto, l’amore per la musica, i figli, e la vita in ogni sua scelta e sfumatura.

Dentro la Canzone: "Io Amo" Il libro
Franco Fasano (Foto © Gari Wyn Williams)

Perché hai deciso di scrivere un libro?

Questo libro nasce da un’idea di Massimiliano Beneggi e si pone l’obiettivo di raccontare la verità di tutto ciò che mi è successo.

Non tutti sono a conoscenza dei molti pezzi che portano la tua firma…

Lo stesso Beneggi, critico teatrale e musicale trentaseienne, mi ha fatto notare questa cosa. Mi ha confidato di possedere almeno tre dischi dove fra i crediti figurava il nome Fasano senza però associarlo a me.

Ma quando è sbocciato il tuo amore per la musica?

Sin da bambino. Ho avuto la fortuna di crescere in una casa dove non mancava mai, mio padre era un fotografo e spesso veniva chiamato a seguire eventi musicali, tra cui il Festival di Sanremo.

Poi da ragazzino ho fondato la mia prima band e la cosa bella è che tuttora collaboro col chitarrista mentre col batterista (che suona nell’Orchestra regionale Toscana) mi sono ritrovato nel 2011 al Teatro Verdi di Firenze dove mi recai per realizzare una versione sifonica di “Mi manchi”.

Dentro la Canzone: Franco Fasano "Io Amo" - copertina
Dentro la Canzone: Franco Fasano “Io Amo” – cover del libro

Chi sono state le tue fonti d’ispirazione?

In primis cantanti al pianoforte, la musica leggera italiana ma naturalmente anche i Beatles, Elton John, Billy Joel.

Così iniziai a scrivere le prime canzoni poi venni contattato dai fratelli Berrino, inventori del muretto di Alassio, che mi chiesero di presentare serate con Walter Chiari, i Platters, Pippo Baudo e poiché ero timidissimo la conduzione mi ha molto insegnato a stare sul palco.

Poi sei tornato all’Ariston ma stavolta come cantante. Che effetto ti ha fatto?

Ho partecipato a quattro edizioni, la prima volta non avevo ancora 20 anni, ma la verità è che tutti continuavano a vedermi come il figlio del fotografo, cosa che non mi infastidiva ma iniziava ad essere un po’ ridondante.

Nell’84 scrissi “Regalami un sorriso” e mi fu proposto di cederla a Drupi, divenne un grande successo e da lì cambiarono le cose. Io non ero più il figlio del fotografo, ma il mio papà era il padre dell’autore.

Quindi il vero successo inizia da questo momento in poi?

In realtà, per ironia della sorte, nel 1987 Fausto Leali cantò “Io Amo” a Sanremo e contemporaneamente io dovetti partire per il servizio militare.

Ora che finalmente avevo giocato la carta vincente non avevo possibilità di ulteriori rinvii. Per fortuna, un editore molto importante dell’epoca mi dette la possibilità di firmare un contratto nonostante stessi facendo il militare.

Dentro la Canzone: Franco Fasano "Io Amo" Il libro
Dentro la Canzone: Franco Fasano “Io Amo” Il libro (Foto © Gari Wyn Williams)

Perché hai intitolato “Io amo” il tuo libro?

Perché sono particolarmente legato a questo pezzo, per ciò che ha rappresentato nella mia vita e anche perché io amo per me è la prima persona del verbo vivere.

Io son uno che cerca sempre di guardare il bicchiere mezzo pieno domandandosi però perché si svuota, nei miei pezzi ad esempio ho sempre cercato di promuovere la speranza, anche a costo di essere controtendenza.

Che rapporto hai con le cose che scrivi?

Ho sempre scritto pezzi più maturi per la mia età ma la cosa interessante è che essendo destinati a Leali, Drupi, Mina, Ranieri ovvero artisti che avevano 15 anni più di me, questa discrasia veniva perfettamente colmata e le canzoni rese più credibili.

“Io amo” gira a 33 capitoli anche in digitale?

Proprio così. Ogni capitolo sarà dotato di un QR code che darà la possibilità di accedere a foto di repertorio che magari potrebbe diventare anche un contest. Se qualcuno fosse in possesso di foto dell’epoca potrebbe inviarle, e la più bella aggiunta al capitolo.

“Una piccola parte di me” è dedicata a tuo figlio?

Si, mio figlio Emanuele, ha 27 anni ed è nato dal mio primo matrimonio e vive a Milano e poi ho una figlia di 17 anni, Dalia, che vive a Roma.

È vero che anche tuo figlio è un talento musicale?

Qualche anno fa per Natale mio figlio decise di venire a Roma col treno ma era in ritardo, così sapendo che in stazione c’era un pianoforte si mise a suonare una delle sue composizioni creando un capannello di gente intorno a lui.

Un passante poi lo ha ripreso col cellulare e postato sui social facendolo diventare virale realizzando un numero incredibile di visualizzazioni (ad oggi oltre sei milioni).

Dentro la Canzone:"Io Amo"
Dentro la Canzone: Franco Fasano “Io Amo” (Foto © Gari Wyn Williams)

Perché questa canzone?

Una sera essendosi addormentato sul divano, cercai di prenderlo in braccio per portarlo a letto ma si svegliò e iniziò ad inveirmi contro.

Quella notte io non riuscii a dormire e scrissi “quando crescono i figli non li tieni più in braccio” lo feci ascoltare a Berlincioni che si commosse, decise di lavorarci e si affrettò a rivedere parte del testo.

Perché?

Perché nella seconda parte parlavo di Dalia che era piccolina ma sembrava promettere un carattere più docile di Emanuele, però Berlincioni mi fece notare che in questo modo rischiavo, mio malgrado, di fare differenze tra figli.

Così raccontai le difficoltà di essere genitori unendo le due parti, dando vita ad un pezzo cui sono davvero molto affezionato.

Lorenzo Baglioni “Non ti scordare di volermi bene”

Insieme a Paolo Ruffini una canzone donata alla Federazione Alzheimer Italia 

Dentro la Canzone: Lorenzo Baglioni “Non ti scordare di volermi bene”
Dentro la Canzone: Lorenzo Baglioni “Non ti scordare di volermi bene” (Foto © Simone Cantini, MatteoVanni – Gonzo design)

La memoria non è solo il ponte col passato ma anche col nostro futuro. Perderla è come smarrire la strada e ritrovarsi in un posto sconosciuto completamente soli, anche se in realtà soli non siamo.

Nel nostro paese la demenza senile riguarda un milione e 200 mila persone (la forma più comune è il morbo di Alzheimer), si contano circa 150.000 nuovi casi ogni anno, e 3 milioni di soggetti coinvolti nella fase assistenziale.

Inutile dire che l’impatto emotivo, oltre a quello economico, è di enorme portata e che vivere direttamente o indirettamente questo dramma causa una serie infinita di stati d’animo impossibili da soffocare.

Lorenzo Baglioni, classe ’86, toscano con radici maremmane, riesce a condividere equamente le sue passioni tra il razionale universo dei numeri (ha una laurea in matematica) e l’irrazionale mondo dello spettacolo.

Si è messo alla prova come attore comico, conduttore e cantautore, scrivendo a quattro mani con suo fratello Michele (ricercatore in chimica) pezzi affatto banali che spesso parlano direttamente agli studenti, basti pensare al “Il congiuntivo” portato a Sanremo, Categoria “Nuove Proposte”, nel 2018.

Negli ultimi mesi invece ha sposato una causa importante partendo da un’esperienza personale dalla quale è nato “Non ti scordare di volermi bene”.

Un progetto in cui ha coinvolto anche Paolo Ruffini e che ha dato vita ad un brano intenso e commovente dedicato ad una persona cara affetta da Alzheimer.

Dentro la Canzone: Lorenzo Baglioni “Non ti scordare di volermi bene”
Dentro la Canzone: Lorenzo Baglioni “Non ti scordare di volermi bene” (Foto © Gianluca Zati)

Come riesci a conciliare le molte passioni che hai?

La verità è che l’approccio scientifico è il punto di forza sia mio che di mio fratello nel processo creativo, già un certo Pitagora sosteneva che tra musica e matematica esiste un legame fortissimo per non parlare di Gianni Rodari il quale sosteneva che persino dietro la fantasia ci sono delle regole. E poi mi piace mettere in campo molte cose perché questo mi permette di raccontare una storia da vari punti di vista.

Come è successo con il progetto “Bella, prof”?

Esattamente, è stato un programma televisivo su Sky1, un disco e uno spettacolo teatrale, ovvero il mondo della scuola raccontato attraverso i vari mezzi di comunicazione che ne hanno evidenziato, di volta in volta, le diverse sfumature.

Dentro la Canzone: “Non ti scordare di volermi bene” Gonzo
Dentro la Canzone: Lorenzo Baglioni “Non ti scordare di volermi bene” (Foto © Simone Cantini, Matteo Vanni – Gonzo design)

Che feedback hai ricevuto dalla scuola?

Molto bello, alcuni insegnanti mi hanno fatto sapere di aver utilizzato le canzoni a scuola e i ragazzi tuttora mi scrivono dicendomi di aver studiato le leggi di Keplero aiutati dal mio brano.

Il fatto che queste canzoni arrivino nelle scuole, oltre ad essere una grandissima emozione, è la cosa più importante perché è il loro ambiente naturale.

Come è nato “Non ti scordare di volermi bene”?

Il primo step è quello più spontaneo, avendo in famiglia una persona affetta da demenza senile io e mio fratello abbiamo pensato di provare a raccontare i nostri sentimenti mediante la musica.

Il secondo passaggio è stato notare che Paolino aveva fatto un post sulla sua pagina Facebook in cui annunciava la volontà di realizzare un documentario sull’Alzheimer, così l’ho contattato e gli ho proposto di cantare insieme la canzone.

Dopo averla realizzata è stata prodotta da Diego Calvetti e solo a quel punto abbiamo bussato alle porte della Federazione Alzheimer Italia.

Qual è stata la loro reazione?

Ci premeva molto conoscere il giudizio di chi convive con queste tematiche 365 giorni all’anno e la cosa bella è che gli è piaciuta. Così è partito un progetto di comunicazione.

Come si è sviluppato?

Il progetto ha coinvolto l’intero mese di settembre, mese mondiale dell’Alzheimer ed è stato stupendo vedere come il brano sia riuscito ad arrivare nel cuore delle persone. Abbiamo donato la canzone all’Associazione Alzheimer Italia e ne è nata una vera e propria campagna #Nontiscordaredivolermibene.

La tua comicità ha lasciato spazio alla sensibilità…

Si, in questo caso essendo toccato da vicino dall’argomento ha prevalso la parte più sensibile di me.

Dentro la Canzone: Lorenzo Baglioni “Non ti scordare di volermi bene” Zati
Dentro la Canzone: Lorenzo Baglioni “Non ti scordare di volermi bene” (Foto © Gianluca Zati)

Quale sarà adesso il destino di questo brano?

Abbiamo concentrato la promozione nel mese di settembre ma ora è ovviamente disponibile su tutti i canali di distribuzione da Spotify a E-movideo.

Vediamo con soddisfazione che i numeri delle visualizzazioni continuano a crescere e poiché riguarda un tema estremamente attuale quanto universale, speriamo possa continuare a farsi ascoltare, abbracciando chi ne ha bisogno.

Dentro la Canzone: “Non ti scordare di volermi bene”
Dentro la Canzone: Lorenzo Baglioni “Non ti scordare di volermi bene”

La proporrai anche Live?

A novembre debutterò al teatro di Rifredi con “Canzoni a teatro” che porterò in giro per l’Italia, un nuovo spettacolo di musica e parole in cui in cui anche questa canzone troverà il suo spazio.

Novità alla conduzione? 

È una delle cose che amo di più, ho realizzato un progetto per la Rai e attualmente sto realizzandone uno per i più piccoli che vedrà la luce il prossimo anno su Boing.

Il cantautore, attraverso la musica, si impegna a sensibilizzare i ragazzi su temi come bullismo e disturbi alimentari”

Dentro la Canzone:  "Ali mentali"
Dentro la Canzone: Marco Sentieri  “Ali mentali”

L’esperienza, oltre a farci crescere e migliorare, può rivelarsi un’impeccabile maestra di vita. Un’insegnante severa e al tempo stesso materna, che ti costringe a ripensare al passato, fatto di sorrisi luminosi ma anche di lacrime amare, talvolta difficili da dimenticare.

Tuttavia, partendo da situazioni complicate si può trovare la forza per rinascere come bellissime fenici utilizzando l’arte, spesso proprio la musica, come strumento di difesa e ricostruzione del proprio mondo.

Marco Sentieri ha iniziato a cantare da giovanissimo. A soli 12 anni ha inciso il primo album di cover in chiave dance mentre a quindici ha lasciato la sua Napoli alla volta di Roma dove ha fondato un quartetto insieme ad alcuni amici musicisti.

Dentro la Canzone: Marco Sentieri  “Ali mentali”

Tornato a casa ha continuato a fare serate, proponendosi come solista e iniziando a scrivere di suo pugno. Ed è a questo punto che ripensando alla sua infanzia e al fatto di essere stato per anni bersaglio dei compagni con schermi e derisioni, ha deciso di rivolgersi a chi attraverso il bullismo causa dolore e un malessere che in alcuni casi può sfociare nel disturbo del comportamento alimentare.

Marco, in “Billy Blu” prima e in “Ali mentali” poi, si occupa esattamente di questi temi.

Sei sempre così stato attento alla vita che ti circonda?

Da quando ho iniziato a scrivere con una certa maturità. Soprattutto da quando ho forgiato il mio carattere, dalle elementari fino alla seconda media sono stato un bambino insicuro che veniva spesso bullizzato dai compagni di scuola. Ero paffutello e portavo occhiali con lenti piuttosto spesse e ciò mi rendeva un facile bersaglio.

Dentro la Canzone: Marco Sentieri  "Ali mentali" bullismo
Dentro la Canzone: Marco Sentieri  “Ali mentali” – Aprire le “Ali mentali” per uscire da problemi come disturbo del comportamento alimentare

Quindi è corretto dire che “Billy Blu” sia un brano autobiografico?

Si, è così. Il brano non è stato scritto solo da me, infatti porta la prestigiosa firma di Giampiero Artegiani già autore di successi come “Perdere l’amore” o “Stasera a casa di Luca”.

Ricevetti questo provino mentre ero a Bucarest e ascoltandolo avvertii un brivido perché sembrava parlasse di me. Così decisi di lavorarci su, aggiungendo alcune cose per personalizzarlo ulteriormente, gli detti una melodia e lo portai in gara a Sanremo Giovani nel 2020.

Quando sono cambiate le cose?

Intorno ai 12 anni la musica è diventata molto più presente, i miei genitori mi comprarono le prime lenti a contatto, iniziai a dimagrire e ad acquistare autostima anche perché a poco a poco mi resi conto che sebbene non sapessi giocare a calcio o fare a botte come i miei coetanei, avevo un asso nella manica che gli altri non possedevano: la musica.

Avevo trovato il mio talento. Da quel preciso momento ho iniziato a forgiare un nuovo carattere e a prestare attenzione ai temi che riguardano i più deboli.

Dentro la Canzone: Marco Sentieri  "Ali mentali" Billy blu
“Billy Blu” è un brano autobiografico è stato scritto anche da me , ma porta la prestigiosa firma di Giampiero Artegiani. Ero a Bucarest e ascoltandolo avvertii un brivido perché sembrava parlasse di me

Nel singolo “Ali mentali” tratti dei disturbi alimentari?

L’ho scritto di mio pugno con la direzione musicale del maestro Adriano Pennino per far luce su un problema di cui secondo me non si parla mai abbastanza e che talvolta può essere conseguenza del bullismo.

Perché?

Moltissimi ragazzi dopo “Billy Blu” hanno iniziato a scrivermi in privato, anzi questo mi ha portato ad aprire una rubrica “Dillo a Billy” su un mio canale You Tube in cui racconto, preoccupandomi di mantenere l’anonimato, le storie che mi arrivano allo scopo di sensibilizzare chi legge.

Il punto è che indicare una persona per il proprio aspetto fisico, per un difetto, o a causa di qualche chilo in più, per quanto possa sembrare un atto goliardico, in realtà può rivelarsi molto doloroso per chi lo subisce. Non a caso si sente parlare spesso di “body shaming”, ovvero deridere qualcuno per il suo corpo.

Dentro la Canzone: Marco Sentieri  "Ali mentali"
Dentro la Canzone: Marco Sentieri  “Ali mentali” – Indicare una persona per il proprio aspetto fisico, per un difetto, o a causa di qualche chilo in più, per quanto possa sembrare un atto goliardico, in realtà può rivelarsi molto doloroso per chi lo subisce (Foto © Nino Saetti)

Questo può indurre un disturbo del comportamento alimentare?

Se l’oggetto della discriminazione è il peso, sì.

“Ali mentali” è ispirato ad una storia vera?

Si, parla di Francesca (anche se nel brano le ho dato un altro nome) una ragazza conosciuta a Roma e che adesso ha fortunatamente superato il problema tanto è vero che oggi è una splendida mamma.

Quando ho presentato il brano, poco prima del 2 giugno (Giornata Mondiale dei disturbi alimentari) ho invitato anche lei e il campione di pugilato Michael Magnesi che ha raccontato in che modo i professionisti si approcciano all’alimentazione riuscendo a perdere 15 chili in tre settimane per poi riprenderli dopo la gara, ma attraverso una dieta corretta e precise indicazioni di medici specialisti.

Sportivi amatoriali che non sono seguiti bene invece rischiano davvero molto.

Dentro la Canzone:  "Ali mentali" Francesca
Dentro la Canzone: Marco Sentieri  “Ali mentali” la storia di Francesca che è arrivata a pesare 24 chili ma guardandosi allo specchio lei continuava a vedersi grassa

E la protagonista di “Ali Mentali”?

Francesca è arrivata a pesare 24 chili ma guardandosi allo specchio lei continuava a vedersi grassa.

Ecco, questa è la cosa più sconcertante e che mi ha spinto a scrivere un brano del genere, infatti canto “Ti circondi di specchi, vedi mille difetti”.

È rimasta nel tunnel dell’anoressia per cinque anni, dai 13 ai 18 anni, finché un giorno non ha perso i sensi. Lei non mangiava, rifiutava il cibo.

Perché hai scelto questo titolo?

Nel brano dico “Fai volare le tue ali, le tue ali mentali” e sottolineo che “Anche se il vaso è rotto lo si può aggiustare”. Parlo di ali perché ci vuole apertura mentale per uscirne insieme alla competenza medica.

Dentro la Canzone:  "Ali mentali"
Dentro la Canzone: Marco Sentieri  “Ali mentali”

Che feedback hai avuto dopo la pubblicazione?

Moltissimi ragazzi/e mi hanno scritto ringraziandomi per aver trattato un argomento che alcuni di loro purtroppo avevano conosciuto da vicino.

Quanto può aiutare la musica in questi casi?

Molto, tanto è vero che sto preparando un progetto per le scuole che ha avuto l’approvazione dalla Regione Campania.

Lo scopo è portare all’interno degli istituti scolastici un’ora e mezzo di confronto con i ragazzi attraverso un mio mini-Live, il supporto di una psicologa ed un numero di telefono cui possono inviare un messaggio e raccontare la propria storia in forma anonima.

Questi sono gli strumenti che cercherò di utilizzare per sensibilizzare i più giovani su temi come bullismo, disturbi alimentari e violenza di genere.

Musica e determinazione per vincere la battaglia contro il disturbo del comportamento alimentare.  

“Devo guarire da me” il brano è un vero e proprio inno alla vita

Dentro la Canzone: Donatella Gregorio “DCA 1995”
Dentro la Canzone: Donatella Gregorio “DCA 1995” – Quello che cerco di trasmettere attraverso il mio pezzo è di ascoltare noi stessi, cercando di mettere da parte per un attimo il giudizio altrui

È un po’ come illudersi di essere baciati dal sole quando in realtà si tratta solo di una fredda luce artificiale. I disturbi alimentari sono subdoli, colpiscono la parte più fragile di una persona che non realizza di avere un problema, ma anzi si convince vada tutto bene, fintanto che qualcosa o qualcuno non la costringe ad aprire gli occhi.

Ma potrebbe non essere ancora sufficiente, perché scatti davvero una molla lo si deve volere. Ci si deve liberare di quelle catene trasparenti che pesano in modo insopportabile, mentre paradossalmente chi le porta desidera pesare sempre meno, fino quasi a sparire.

Anoressia, bulimia e la sindrome da alimentazione incontrollata sono i principali e più diffusi disturbi del comportamento alimentare che in Italia si stima riguardino circa tre milioni di persone, quasi tutte in età adolescenziale.

La guarigione non solo è possibile ma una volta avvenuta consentirà, partendo dalle cicatrici rimaste, la nascita di una persona nuova più forte e combattiva che mai. Proprio come è accaduto a Donatella Gregorio cantautrice ventiseienne pugliese che ha convertito in musica la propria esperienza, facendola diventare un messaggio di speranza, coraggio e vittoria.

Quando hai iniziato a cantare e scrivere musica?

Ho iniziato a scrivere poesie a 12 anni. In quel periodo facevo parte dell’orchestra della scuola che mi avviò alla composizione al piano, mentre la vera scrittura è arrivata qualche anno più tardi. Appena maggiorenne ho iniziato a scrivere brani più maturi fino ad arrivare a quelli pubblicati. Ne ho altri che attendono di essere ascoltati e spero possa accadere quanto prima.

“DCA 1995” segna il tuo debutto ufficiale?

Si, è così. È uscito con etichetta Carioca Records, distribuito su tutte le piattaforme digitali a metà giugno e a distanza di una settimana ho pubblicato anche il videoclip.

Dentro la Canzone: Donatella Gregorio “DCA 1995”
Dentro la Canzone: Donatella Gregorio “DCA 1995”

Qual è il significato del titolo?

DCA sta per Disturbi del Comportamento Alimentare mentre 1995 è la mia data di nascita. Ho voluto inserirla perché chi soffre di queste patologie le porta dentro di sé.

Quando si è manifestato il problema?

Avevo 15 anni, in piena adolescenza. Ricordo esattamente il momento in cui ho iniziato a sentire l’esigenza di dimagrire, ero a lezione di canto, mi guardai allo specchio e pensai che avrei dovuto perdere un po’ di peso.

La situazione è peggiorata nel tempo, ho iniziato ad aver paura di vivere la socialità, di concedermi qualsiasi cosa.

La fase acuta è durata un paio di anni, durante i quali ho dovuto fare i conti anche con alcuni effetti collaterali della patologia, ma in realtà ci ho convissuto per dieci lunghi anni della mia vita.

E come hai reagito?

Da un lato volevo uscirne, dall’altro mi pareva che tutti fossero contro di me. Così ho iniziato a tenere un diario, cosa che mi ha aiutata molto a tirare fuori tutte le emozioni che tenevo dentro e dalla stessa esigenza è nata anche la canzone “DCA 1995”.

Anche il video contribuisce molto alla comunicazione del messaggio…

Ho lavorato personalmente sulla sceneggiatura, è una cosa che amo; infatti, dopo la Laurea in storia dell’arte ho intrapreso il percorso magistrale in scienze dello spettacolo che mi consente di approfondire l’aspetto della regia e della sceneggiatura.

Regia, ripresa e montaggio del video sono stati affidati a Domenico Lamanna, giovanissimo ma talentuoso videomaker.

Che feedback hai avuto dal pezzo?

Moltissimi ragazzi mi hanno contattata, scrivendo messaggi per ringraziami perché avevano vissuto la mia stessa esperienza e si riconoscevano nel mio brano.

Dentro la Canzone: Donatella Gregorio “DCA 1995”
Dentro la Canzone: Donatella Gregorio “DCA 1995” – DCA sta per Disturbi del Comportamento Alimentare mentre 1995 è la mia data di nascita

Che consiglio ti sentiresti di dare a chi rischia di vivere la stessa situazione?

Quello che cerco di trasmettere anche attraverso il mio pezzo, ovvero di ascoltare noi stessi, cercando di mettere da parte per un attimo il giudizio altrui, cosa oggi giorno difficilissima perché i social (specie per i più giovani) sono uno strumento di comunicazione molto forte e talvolta potenzialmente “pericoloso”.

Bisogna volerci bene, perché la molla per uscire dal tunnel è guarire da soli (“devo guarire da me” frase ripetuta nel testo come un mantra). Inoltre, un consiglio che mi sento di dare è scrivere un diario come ho fatto io, in cui ci si racconta ogni giorno, perché quando si vanno a rileggere le pagine si possono capire gli errori commessi in passato.

Quanto è importante la musica?

La musica fa tantissimo, è un canale immediato, i suoni entrano nell’anima. Io suono il pianoforte, infatti “DCA 1995” è nato proprio così, al piano.

Dentro la Canzone: Donatella Gregorio “DCA 1995”
Dentro la Canzone: Donatella Gregorio “DCA 1995”

Il tuo rapporto col cibo oggi?

Ci sono ancora circostanze in cui vedo gonfia ma poi rifletto e capisco che non è quel dolce in più o un piatto di pasta a farmi ingrassare ma un eventuale sur plus calorico.

Ora quando vivo le situazioni sociali, come una pizza con gli amici o un brindisi per un’occasione importante, sono serena e mi rendo conto di quante occasioni ho perso in passato. È un equilibrio che richiede del tempo per essere trovato e mantenuto.

Dentro la Canzone: “DCA 1995”
Dentro la Canzone: Donatella Gregorio “DCA 1995”

I tuoi progetti?

Proprio la scorsa settimana è uscito il mio secondo singolo “Kalma” che parla di quella sensazione che a volte possiamo trovare di spaesamento rispetto ad una società che non ci accetta o non ci capisce, è un po’ una continuazione di “DCA 1995”.

Le mie canzoni sono autobiografiche, questa ad esempio è nato nell’attimo in cui ho cercato di rompere le pareti che mi stavano soffocando per uscire e dire basta a chiunque non mi faceva sentire a mio agio con me stessa, impedendomi di raccogliere pezzi di me.

Il brano, scritto con Ermal Meta e cantato con Gessica Notaro racconta la terribile vicenda della giovane riminese

Dentro la Canzone: Antonio Maggio “La faccia e il cuore”
Dentro la Canzone: Antonio Maggio “La faccia e il cuore” – Antonio Maggio e Gessica Notaro

La musica a volte può dire più di mille parole. Perfino su fatti di cronaca realmente accaduti di cui molto effettivamente si è parlato, forse però mai abbastanza.

La dimostrazione sta nel fatto che purtroppo quasi non passa giorno senza dover aggiungere al folle conteggio di violenza o femminicidi, nuovi, orribili casi.

Così un giovane artista, noto al grande pubblico da quando aveva appena 21 anni ha pensato di scrivere a quattro mani con Ermal Meta una canzone che racconta le emozioni, le paure ma anche le speranze di una donna forte come Gessica Notaro, sua amica da moltissimo tempo, che ha dovuto sopportare il dolore tanto fisico quanto interiore provocatole dal suo ex che a gennaio 2017 le gettò dell’acido in faccia.

Dentro la Canzone: Antonio Maggio
“La faccia e il cuore” è un pugno nello stomaco per la struggente realtà di cui parla, ma anche una dolce carezza per le parole con cui si è scelto di raccontarla

Dopo aver vinto la prima edizione di X Factor con gli Aram Quartet, l’artista salentino Antonio Maggio inizia ad intraprendere la carriera da solista facendo emergere la sua natura cantautorale che lo porta nel 2013 a vincere Sanremo Giovani con il brano “Mi servirebbe sapere” (in poche settimane già Disco d’Oro) contenuto nell’album “Nonostante tutto”.

Seguono altri dischi e nuovi riconoscimenti fino al ritorno sul palco dell’Ariston nel 2020 per presentare fuori gara il duetto con Gessica. “La faccia e il cuore” è un pugno nello stomaco per la struggente realtà di cui parla, ma anche una dolce carezza per le parole con cui si è scelto di raccontarla.

Che effetto ti ha fatto tornare a Sanremo?

È stato diverso rispetto alla prima volta non solo perché non ero in gara, ma anche perché essere ospite è un privilegio e allo stesso una responsabilità. Senti di dover dimostrare perché sei lì in quella veste sebbene la motivazione fosse più che valida ed evidente.

Volevate lanciare un messaggio?

Si, esatto. La responsabilità sta nel fatto che lanciare un messaggio simile comporta che devi essere pronto ad affrontare il tema sotto tutti i punti di vista. Ma io lo ero, e questo grazie ai tanti anni di amicizia che mi legano a Gessica.

Come vi siete conosciuti?

Per caso. Era il 2013, anno in cui vinsi “Sanremo Giovani” e quell’estate lanciai il singolo “Anche il tempo può aspettare”, ebbene il videoclip di quel pezzo che fu girato ad Urbino aveva come attrice principale proprio questa ragazza di Rimini.

Da lì è nata un’amicizia che continua ancora oggi, insomma ci conosciamo da molto prima che le accadesse quella cosa orribile.

Dentro la Canzone: Antonio Maggio
Sto lavorando al mio nuovo album di inediti che uscirà nel 2022, tanto che vivo praticamente chiuso in studio da due mesi

E dopo quel fatto tremendo quando vi siete rivisti?

Ci siamo ritrovati alla partita del cuore di due anni fa dove io giocavo con la nazionale cantanti mentre lei era ospite della manifestazione e rivederla con quella benda sull’occhio, conscio di cosa avesse passato, è stato un colpo al cuore, così ci siamo persi in un abbraccio lungo ed intenso.

Proprio in quell’occasione mi disse che poiché io ero l’unico cantautore che conosceva da molti anni (soprattutto da prima del suo accaduto) sarebbe stata felice qualora le avessi dedicato una canzone.

Ma non una canzone qualunque bensì una che, attraverso la sua storia, potesse divenire un monito per tutte le donne che quotidianamente subiscono violenza.

È stato difficile scrivere il testo?

In queste occasioni bisogna avere piena consapevolezza di quello che è accaduto. Se non si è lucidi nel mettere a fuoco tutti i particolari, non si riesce ad empatizzare fino in fondo con la storia che si racconta.

Non è stato affatto facile ma alla fine si è rivelato fondamentale il fatto che la nostra amicizia venisse così da lontano da precedere la sua aggressione.

Dentro la Canzone: Antonio Maggio “La faccia e il cuore”
Antonio Maggio e Gessica Notaro “La faccia e il cuore” Festival di Sanremo 2020

Come ha reagito al primo ascolto?

La chiamai i primi di settembre dicendole di presentarsi l’indomani a Milano nello studio da Ermal dove, nel frattempo, avevamo prodotto il brano per farglielo ascoltare.

Ad un primo ascolto non face trasparire nessuna impressione, ma chiese di riascoltarlo. Alla fine, mi guardò dicendomi che avevamo scritto esattamente ciò che aveva in mente lei.

La cronaca riporta all’ordine del giorno episodi di violenza. È impazzito il mondo?

Credo che purtroppo siano sempre stati una grossa piaga del rapporto uomo-donna dettato molto spesso da una profonda ignoranza. Ci son sempre stati, adesso se ne parla sempre di più e fortunatamente sono nate numerose associazioni e numeri telefonici a tutela delle donne vittime di violenza.

Penso oltretutto che si tratti di un punto di arrivo di qualcosa di più subdolo come la violenza psicologica. La sensibilizzazione che si tende a fare adesso anche attraverso i media è fondamentale perché aiuta a non abbassare la guardia.

Quello della violenza sulle donne è un problema da sconfiggere tutti insieme.

Dentro la Canzone: Antonio Maggio
La faccia e il cuore, non una canzone qualunque bensì una che, attraverso la sua storia, potesse divenire un monito per tutte le donne che quotidianamente subiscono violenza.

Gessica è molto attiva in tal senso?

Si, le arrivano tutti i giorni centinaia di gridi di aiuto da parte di donne che vedono in lei un punto di riferimento e Gessica si spende in prima persona per cercare di aiutarle.

I tuoi progetti futuri?

Sto lavorando al mio nuovo album di inediti che uscirà nel 2022, tanto che vivo praticamente chiuso in studio da due mesi.

Come da tradizione testi e musica sono scritti da me e stavolta più che mai non vedo l’ora di far ascoltare le mie canzoni perché mostreranno un lato inedito di Antonio Maggio, più intimo e personale.

Sarà meno prevalente l’ironia per dar voce ad altri aspetti della mia scrittura, un linguaggio diverso da quello utilizzato nei precedenti dischi.

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