Davide Scaccianoce: il Brighella factotum
Ho avuto il piacere di conoscere Davide Scaccianoce e lavorare con lui come attore durante la messa in scena di Il falso ospite, una commedia di fine Settecento solo recentemente ritrovata e di difficile attribuzione. Pare si possa indicare addirittura il nome di Goldoni…mai dire mai.
È attore, regista, tecnico, scenografo ed educatore teatrale.
Classe 1989, diploma di Maturità Artistica e diplomato presso l’Accademia professionale Centro Teatro Attivo di Milano, ha frequentato numerosi workshop e seminari con maestri quali Enrico Bonavera, Marcello Magni, César Brie, Carlo Boso, Arianna Scommegna, Elena Serra, Paolo Nani, Vladimir Olshansky e Theodoros Terzopoulos.
Ha partecipato a produzioni di Teatro Invito, Emilia-Romagna Teatro, del Teatro Sociale di Como, del Teatro Stabile di Torino e del Teatro Giacosa di Ivrea in veste di attore, assistente alla regia, tecnico e direttore di scena.
Collabora con Laura Curino nel progetto Ritratti al futuro prodotto dal Teatro Giacosa di Ivrea. Ha partecipato ad alcune produzioni televisive e cinematografiche.
Collabora stabilmente con Teatro Invito di Lecco in qualità di tecnico e attore. Ha fondato La compagnia Equivochi con Beatrice Marzorati.
Ci incontriamo davanti a uno spritz, a fianco del Piccolo Teatro di Milano.
Hai studiato musica, canto?
Ho studiato canto moderno con Daniela Panetta che è stata mia vocal coach ma anche maestra di vita, perché in quel periodo, all’inizio, non sapevo ancora bene cosa avrei dovuto o potuto fare e lei mi è stata di grande supporto. La musica mi piace moltissimo e ascolto tutti i generi.
Molta musica celtica, perché adesso suono anche il mandolino. Ma passo dai Daft Punk…alla musica classica, quella elettronica, pop…
Metto le play list automatiche su youtube o spotify e ascolto le proposte, salvando quello che più mi piace. C’è un sacco di musica tutta da scoprire. Suono la chitarra, la strimpello più che altro, la uso in alcuni spettacoli e imparo facendo, mi diverte molto e mi dà la possibilità di suonare e cantare in pubblico, cosa che una volta non facevo.
Molto bello vedere come i bambini (lavorando con Teatro Invito) si animano davanti a certe mie proposte musicali, che diventano un momento forte dello spettacolo.
Scrivi anche?
Ho scritto solo una canzone per uno spettacolo di commedia dell’arte della mia compagnia, Equivochi, che ho fondato insieme a Beatrice Marzorati, e che racconta la storia della compagnia “scarampanata” che un po’ siamo. La realtà messa in scena con ironia.
Gli spettacoli in maschera, quindi, hanno musica dal vivo.
In quelli che ho fatto io si, in uno di questi suono tre strumenti: mandola, ukulele e chitarra. Nella pratica, anche se sono tutti sottofondi musicali, in gergo “bordoni”, mi ha stupito scoprire che comunque un accompagnamento così non lo puoi improvvisare, cioè devi cercarlo ma poi fissarlo, se vuoi ottenere un certo risultato, devi sapere, capire, cosa dà una certa melodia, un certo tipo di mood, e anche come usando uno strumento diverso molto cambia.
È stato davvero interessante cercare le possibilità, trovare qualcosa di nuovo che non esisteva prima. Sperimentare, inventare, provare, metterti in gioco, e, sbagliando anche, trovare la soluzione giusta e proporre quella.
Qualche cantautore italiano che ami particolarmente?
Mi piace molto Brunori Sas. Ci sono sue canzoni che mi toccano in maniera forte. Mi sembra molto sincero, senza filtri, va dritto al punto anche in modo brutale, ma con una delicatezza, una sincerità…lo trovo vero, senza filtri.
Fai davvero un po’ di tutto, in teatro. Preferisci fare il tecnico, il musicista, o l’attore?
Di necessità virtù, mi sono trovato a interpretare diversi ruoli. Questo mi ha aiutato moltissimo nella crescita. Ogni ruolo entra nell’altro. La possibilità di fare il tecnico mi ha aiutato a capire meglio certe necessità tecniche che ogni attore dovrebbe comprendere…banalmente “prendere la luce”, che non è assolutamente scontato.
Le necessità tecniche sono comprese dall’attore, e viceversa. L’attore comprende, deve comprendere il tecnico. Certe tempistiche. Viaggiano in parallelo, in simbiosi. Mi ha aiutato a capire meglio la sensibilità che deve avere un tecnico, perché anche lui è parte vibrante dello spettacolo, cosa che non viene spesso rilevata…se un tecnico aspetta un secondo in più o in meno per dare una luce o un buio o un suono c’è una differenza, si perde l’effetto, cambia la fruizione, la percezione. Comunque mi piace di più essere attore.
Uno spettacolo che ti ha fatto godere di più come tecnico e quello che più ti ha soddisfatto maggiormente come attore.
Difficile domanda. Vediamo…Come tecnico diciamo che l’ultima produzione mi ha messo molto in gioco completamente, come tecnico. Ho dovuto curare audio, video e luci. I video erano già pronti, ma ho dovuto cucire tutto. Ho potuto fare io il piano luci per questa messa in scena con Laura Curino e Lucia Vasini: L’anello forte, fatto per il centenario di Nuto Revelli, ed è stato molto interessante poter seguire dall’inizio la creazione di tutto in scena.
Intenso e tosto. Come attore ci sono diversi ruoli che mi han dato molto. La commedia dell’arte comunque mi piace tanto. Mi trovo molto meglio a recitare con una maschera perché la maschera mi aiuta, non mi ostacola.
Mi affido a lei, mi aiuta a liberare qualcosa che è anche molto intimo. In viaggio con i comici, che è uno spettacolo che ho iniziato a fare sette anni fa e ha avuto cinque allestimenti diversi, e in cui interpreto Arlecchino, Brighella, Il Dottore, il Capitano…è quello che metto al primo posto.
Un divertente viaggio in compagnia di una sgangherata compagnia alla scoperta della commedia dell’arte, in cui il pubblico viene continuamente coinvolto.
Una maschera in particolare che ti piace indossare?
Mi piacciono davvero tutte. Ma se dovessi scegliere…Direi Brighella. Ho “trovato” una sorta di Brighella più tontolone di quello solito, che ha trovate geniali, che non erano scritte…erano dovute a improvvisazioni. Si era creato un bel gruppo di lavoro, e quando c’è un bel gruppo metà del lavoro è già fatto.
Prossimamente?
Tante nuove cose. Diverse repliche. Ma a questo punto vorrei lavorare a un monologo. Sento la necessità di muovermi in autonomia. Un monologo in cui sarei autore, attore, tecnico e perché no? Musicista…
Per seguire la tua attività?
Potete seguirci sul sito Equivochi – compagnia teatrale