Blonde Brothers: “Say Something”, brano riscritto in italiano mantenendo lo stesso sound, con un sapore nostalgico e ribattezzato con “Sei somma di mille attimi”
I Blonde Brothers nascono artisticamente dalla fusione musicale di due fratelli Luca e Francesco Baù. Iniziano a scrivere canzoni in italiano e inglese sin dall’età di tredici anni, avvalendosi delle chitarre, il pianoforte e le loro voci, ingredienti da sempre necessari per esprimere le loro emozioni in modo armonico. Il loro nuovo singolo è una cover di una celebre canzone americana del duo “A Great Big World”, “Say Something”. Un brano riscritto in italiano mantenendo lo stesso sound, con un sapore nostalgico e ribattezzato con “Sei somma di mille attimi”.
Buongiorno Francesco e benvenuto nel nostro spazio! Come state vivendo questo momento della vostra carriera?
È un periodo in cui ci stiamo divertendo molto, stiamo componendo nuove canzoni e continuiamo la ricerca di persone che promuovano in modo soddisfacente la nostra musica. Cerchiamo un’etichetta importante che dia una visibilità maggiore di quella che abbiamo già avuto.
In età giovanile c’è stato un input o una scintilla che vi ha fatto capire che la musica fosse la vostra vocazione?
È stato un processo molto graduale. Man mano che scrivevamo le canzoni abbiamo notato che le persone erano prese dalla nostra musica, si emozionavano con le nostre storie. Abbiamo avuto anche varie occasioni, come al “Vociferando Festival”, al festival delle Arti, il festival delle generazioni Firenze, fino ad arrivare alla finalissima di Canale 5 con “The winner is”.
I vostri brani li collocate in un genere definito o vi sentite più liberi di spaziare?
Noi ascoltiamo di tutto e la nostra musica ha un’influenza generale. Chiaramente abbiamo un’attitudine sull’acustico, usiamo il banjo, l’armonica a bocca, andiamo verso un country moderno ed elettronico, mantenendo però una struttura pop rock radiofonica.
Riguardo le influenze, chi sono stati i vostri punti di riferimento? A chi vi siete ispirati di più?
Nostro padre ha lavorato negli Stati Uniti e involontariamente ci ha fatto ascoltare Simon & Garfunkel, Bruce Springsteen. Quando poi andavamo a comporre, inconsciamente eravamo influenzati da quel mondo.
Il vostro nome d’arte “Blonde Brothers” è dato esclusivamente dal vostro aspetto?
Entrambi abbiamo il ciuffo biondo ma anche perché siamo fan dei Blues Brothers, sono veramente iconici.
Nella vostra infanzia c’è stato un momento in particolare legato alla musica che ricordi in modo nitido?
Noi avevamo una vicina di casa di Padova che è venuta ad abitare accanto a casa nostra. Voleva portare suo figlio a scuola di chitarra ma non voleva mandarlo da solo e mio fratello Luca si è offerto di accompagnarlo. Dopo un anno di scuola, mio fratello aveva già iniziato a fare concerti in giro, avevamo notato questa sua vocazione; indirettamente lo vedevo suonare, mi insegnava i primi accordi così per gioco e da quel momento iniziai a perfezionarmi seguendo lezioni. Tra una cosa e l’altra, sul divano di casa, abbiamo capito che insieme funzionavamo e potevamo fare qualcosa di divertente e di interessante. Ad oggi, dove non arrivo io ci pensa lui, e viceversa. Ci completiamo a vicenda, è un connubio che cresce sempre di più.
Ora mi sposto sul vostro nuovo singolo, la cover di “Say something”. Come mai avete scelto proprio questa canzone?
Qualche anno fa, quando uscì, ascoltandola in radio, ci rendemmo conto che alcune parole suonassero bene anche in italiano. Con “Say something” abbiamo creato un’assonanza in italiano con “Sei somma di mille attimi”. Avevamo nell’orecchio il brano ed infatti ci è venuta abbastanza naturale; l’abbiamo riscritta in italiano sulla stessa melodia di quella originale in lingua madre.
Che emozioni vi ha dato realizzare e suonare questa cover?
È un brano molto introspettivo, è sicuramente molto emozionante. Abbiamo sentito pareri di nostri amici e fan, e le sensazioni che abbiamo provato sono le stesse che sono arrivate al pubblico.
C’è un messaggio che volete diffondere?
Un messaggio di speranza sicuramente. Quando un rapporto non va come deve andare, può nascere sempre una ricerca interiore su noi stessi e da lì trovare il vero amore con annesse vibrazioni.
Coltivate qualche hobby nel tempo libero? Cosa vi piace fare oltre alla musica?
Andiamo a correre, andiamo in bici, ci teniamo sempre in allenamento.
Finora qual è stato l’apice della vostra carriera?
“The winner is” è stato un momento importantissimo, abbiamo visto che tutta Italia ci ha riconosciuti, ci ha dato la possibilità di espanderci.
C’è un disco che vi ha un po’ cambiato la vita?
Ti direi il primo, quando capimmo che potevamo far musica immortalando in una registrazione qualcosa di nostro. Da quel momento in poi non ci siamo più fermati, eccoci arrivati al sesto album. Diventa una dipendenza tirar fuori qualcosa che hai dentro, sia se ti fa soffrire sia se vuoi semplicemente raccontarla; è un processo molto terapeutico.
Invece una canzone che avreste voluto scrivere voi qual è?
Ce ne sono tante in realtà, scelgo “Let her go” dei Passenger, di cui abbiamo fatto anche una cover in versione dance con i nostri amici DJ.
Che rapporto avete costruito con il pubblico?
C’è sempre una bella armonia, tante volte ci incontriamo dopo i concerti e ci prendiamo qualcosa al bar. Ci piace coltivare con loro un rapporto di amicizia; quando si suona c’è uno scambio di energia. Tu stai dando qualcosa a loro e viceversa. Loro sono il motivo per cui noi siamo lì e noi siamo lì grazie a loro, è un legame simbiotico.
Progetti futuri? A cosa lavorate adesso?
Stiamo facendo canzoni nuove e posso solo anticipare che stiamo lavorando sulla colonna sonora di un film.
Con chi vi piacerebbe fare un duetto?
Con i The Lumineers, li abbiamo anche conosciuti.
Un vostro grande sogno musicale che non avete ancora realizzato?
Andare al festival di Sanremo e fare un tour mondiale con le nostre canzoni. Per un sogno che realizzi, ce n’è sempre un altro pronto nel cassetto.