#Notedicarta: “Battiato – Cafè Table Musik” profondo lavoro di analisi che riguarda il breve e circoscritto periodo del primo Battiato
Ancora un libro su Battiato, si chiederà qualcuno? Ebbene sì ma, questa volta, siamo in presenza di un profondo lavoro di analisi che riguarda il breve e circoscritto periodo del primo Battiato, quello relativo ai suoi tre album, “Battiato”, uscito nel 1977, “Juke Box” e “L’Egitto prima delle sabbie” usciti nel 1978.
All’interno dell’ampio e variegato cammino del maestro, è indubbio che la sua prima produzione, quella che va dalla fine del 1974 a tutto il 1978, continui a rimanere troppo poco conosciuta.
Uno dei motivi principali è che, di questi lavori, lo stesso Battiato non ha mai pensato di mettere a disposizione di altri le partiture, scelta che permette una maggior circolazione delle opere. Trascuratezza?
Sicuramente no. Si è trattato, fondamentalmente, di un atteggiamento preciso riscontrabile anche in John Cage, Terry Riley e Harry Partch, che non hanno mai voluto trascrivere per i posteri la propria opera, e la conferma la troviamo in un’intervista che Battiato rilasciò nel 2009 quando dichiarò di essere «per natura l’opposto di Stockhausen, che era un fanatico della storicizzazione dei propri lavori».
Un periodo creativo, quello degli anni 1974-78 che era formalmente ancorato al presente e che veniva superato dal lavoro successivo. Si è trattato, più che mai in quel periodo, di una formalizzazione creativa di appartenenza, di una costante e autentica dichiarazione di purezza artistica, da autentico musicista d’avanguardia quale era.
Solo nel 2021, grazie al ritrovamento di alcune partiture di quel periodo proprio da parte dell’autore, è stato possibile illuminare con diversa luce lo sviluppo autorale dal compositore riuscendo, per la prima volta, a poter affrontare l’analisi di quei brani senza doversi basare in via esclusiva sull’ascolto delle registrazioni discografiche.
In “Battiato – Cafè Table Musik” edito da La Nave di Teseo, Boccadoro fa elevare in alto il Battiato più lontano dalla forma canzone fornendoci il ritratto di un compositore irrequieto, ma consapevole del travaso e della trasposizione che esisteva tra l’autore e il suo pubblico, un autore che risultava essere più un creatore di frammenti sonori che il pubblico avrebbe potuto fare propri, permearli con il ruolo di nuovo autore.
«Battiato abbandona il suo amato sintetizzatore VCS3, con cui ha realizzato i primi dischi da solista, elimina qualsiasi strumento legato al mondo del rock e si concentra in modo continuo, quasi maniacale, su elementi selezionati con cura.
Il pianoforte, la voce e il violino sono quelli che lo interessano maggiormente e sui quali concentra come un raggio laser tutta la propria attenzione.
Non estraneo a questo interesse è l’incontro con musicisti di grande caratura, che lo spingono in questa direzione: Antonio Ballista in primis, ma anche Alide Maria Salvetta, Bruno Canino, Roberto Cacciapaglia e Giusto Pio.
Un piccolo gruppo di fedelissimi amici che condivide la fiducia nelle capacità di Battiato come autore di musica cameristica, anche quando il mondo della musica classica sembra respingerlo con indifferenza e talvolta acribia.
Molti di questi esecutori lavoravano abitualmente con figure di primo piano dell’avanguardia di quegli anni come Luciano Berio, Salvatore Sciarrino, Paolo Castaldi, Luis De Pablo, Niccolò Castiglioni, Franco Donatoni: il fatto che gli stessi interpreti di questi autori non guardassero a Battiato come a un parvenu ma come a un compositore da prendere sul serio deve essere stato indubbiamente un segnale importante di incoraggiamento per il musicista siciliano» scrive Boccadoro.
Nelle 256 pagine di questo libro Boccadoro traccia e formalizza un ritratto conosciuto da pochi e, spesso, ignorato da quanti si definiscono estimatori di Battiato.
L’autore, pianista, compositore, musicologo e Direttore Artistico dei Concerti della Normale di Pisa, che con Battiato ci ha collaborato, e le musiche di cui scrive le conosce anche per averle suonate, grazie alla sua grande competenza completa e formalizza, proprio grazie a questo libro, un ritratto del maestro denso di estro, lungimiranza e genialità.
Un libro da leggere mentre i tre album oggetto del lavoro diventano sottofondo musicale alla lettura.