Festeggia quest’anno 30 anni il Bloom di Mezzago, storico locale nel cuore della Brianza, riferimento della scena underground dagli anni ‘90. Ve lo racconta Locali361
Dalla passione di un gruppo di giovani brianzoli fondatori di Radio Montevecchia alla ricerca di un luogo per organizzare musica dal vivo nacque nel 1987, nel cuore della Brianza, il Bloom (Fioritura). Il Comune di Mezzago concesse loro in gestione la struttura dell’ex storico cinema risalente al 1929 e dopo le opportune riqualificazioni il Bloom, a poco a poco, da centro culturale caratterizzato da teatro, danza, cinema e corsi d’arte varia, diventò il locale di riferimento della cultura musicale underground: «Il Bloom si è costruito una nomea in Brianza, e non solo, in quei primi anni ’90 quando gruppi come Green Day, Hole e persino Nirvana lo elessero come luogo ideale per le loro esibizioni rispetto ad altri locali milanesi: cominciò così a gravitare intorno al Bloom un mondo underground, quando ancora in Italia pochi altri locali seguivano questa tendenza», spiega il direttore artistico Massimiliano Elia.
E a proposito del caso dei Nirvana ricorda: «Uno dei punti forti del Bloom in quei primi anni erano i rapporti con le agenzie: Filippo Scotti, che al tempo si occupava della programmazione, era in ottimi rapporti con la promoter dei Nirvana. La band di Cobain si esibì qui due volte: da semi sconosciuti nel 1989 e nel 1991 col botto dell’album Nevermind: la fama del Bloom divenne tale che si riuscì a riportarli qui anche se il locale era troppo piccolo per poterli ospitare».
Massimiliano racconta con orgoglio ed entusiasmo uno degli episodi che ha contribuito forse più di altri a dare fama al locale nell’immaginario collettivo, anche se era troppo piccolo per partecipare quando si esibirono i Nirvana. Originario della provincia di Lecco arrivò al Bloom nel 2004: «Dopo le superiori, nei primi anni 2000, mi sono formato come fonico e tecnico audio: ho lavorato con i Ministri e Tonino Carotone e negli ultimi quattro anni con i Club Dogo, Marracash e Ufomammut. Finché, attratto dalla fama del Bloom, sono arrivato qui nel 2005: ho cominciato gestendo la parte tecnica del locale mentre, negli ultimi due anni, sono stato nominato direttore artistico».
La caratteristica che più contraddistingue il Bloom è propriamente il suo ruolo di polifunzionalità aggregativa, grazie alla piccola biblioteca che si trova all’ingresso, alle rassegne di cinema d’essai della sala superiore ma anche al teatro, ai corsi vari e all’angolo bar: «Un tempo il cocktail di punta era il “Dark side of the Bloom”, oggi abbiamo rinnovato la drink list insieme ad una scelta di 20 tipi di birra in bottiglia e alla spina».
Al Bloom comunque, più che per bere, si viene per ascoltare musica alternativa, dal jazz all’indie: «Proprio perché riconosciuto come locale storico, la nostra programmazione si interessa a band alternative dalla carriera storica: ad esempio l’anno scorso abbiamo avuto The Exploited, storico gruppo punk rock di fine anni ’70, a metà dicembre ospitiamo gli americani Molly Hatchet e a febbraio i Kvelertak, band norvegese supporter per la tournée dei Metallica in Italia. Non solo, anche cantautori della scena new indie come Andrea Laszlo De Simone che suonerà il 22 dicembre, accompagnato da una band di professionisti che ha collaborato anche con Niccolò Fabi e poi una rassegna di Sebastiano De Gennaro, percussionista sperimentale che ha suonato con Daniele Silvestri, Baustelle ed Enrico Gabrielli dei Calibro 35».
In questa programmazione alternativa non mancano anche eventi curiosi come la serata “Disco Merda”, gestita ogni fine mese dal collettivo Beat Acrobatique guidato da Dj Zeemo: «Si tratta di dj set durante i quali proponiamo musica disco anni ’70 ma con sonorità più moderne, stile house e techno».
“Underground” dunque, dopo 30 anni, continua ad essere l’aggettivo che definisce meglio il locale: «Non è forse quello che si definirebbe “un bel locale” anche dal punto di vista architettonico ma la gente è molto affezionata a questa struttura un po’ fatiscente e soprattutto alle sue attività». Anche se, rispetto agli anni ’90 pare che oggi il Bloom abbia meno appeal sui giovani: «La nostra clientela è eterogenea e non solo locale, come la musica che offriamo: l’età oscilla tra i 25 e 40 anni, più lo zoccolo duro costituito dalla clientela storica che si aggira intorno ai 50 anni, i più fedeli ai contenuti della nostra programmazione musicale, certo poco adatta ad un pubblico giovane, mainstream e modaiolo».
Il momento migliore per godersi il Bloom, secondo il consiglio di Massimiliano, è ottobre «quando capita spesso che il locale sia scelto da molte band interessanti come ultima tappa del tour estivo ma anche dicembre è un periodo molto attivo, durante le festività siamo aperti quasi sempre, escluso il lunedì quando il bar è chiuso. E comunque ci sono sempre i corsi». Per l’estate invece il Bloom si trasforma completamente: «A parte qualche serata stile “desert sound”, allestiamo nel parcheggio sotto un campo da beach volley con pizzeria e chiruinguito adiacente alla struttura».