Bob Marley è un simbolo, una leggenda della musica e dei diritti umani. A lui dedicato il film-documentario “Marley”, in onda mercoledì 14 marzo alle 22.40 su Rai5.
Quando si parla di reggae la prima persona che deve essere raccontata è necessariamente Bob Marley, bandiera di questo genere, simbolo della libertà, che vive eternamente grazie all’amore e all’ammirazione sconfinata dei fan sparsi in tutto il mondo, i quali ne mantengono viva la leggenda.
Il regista Kevin MacDonald ripercorre la vita e la musica del “Re del reggae” nel film-documentario “Marley”, in onda mercoledì 14 marzo alle 22.40 su Rai5. Il filmato raccoglie le testimonianze dei familiari di Marley e dei suoi amici d’infanzia, e ricostruisce la principale produzione di dischi dell’artista, con dietro le quinte e aneddoti. Primo documentario autorizzato dalla famiglia Marley, è stato presentato al Festival di Berlino 2012. “Stand up for your rights!” inneggiava Bob Marley in “Get Up, Stand Up”. Un messaggio di preghiera e speranza che non ha perso di significato a più di 30 anni di distanza e che dovremmo ritornare a ricordare.
Da sempre continua la giusta riflessione sui diritti umani. Cambia la società, cambiano le regole, ma non cambia l’attenzione che dovremmo avere verso il rispetto dell’essere umano. Come al solito, la musica ci viene incontro con le sue storie e i suoi racconti. Nessun genere musicale ha rappresentato i diritti umani quanto il reggae. Oggi nelle cuffie di molti adolescenti vengono cantati soldi e potere, dinamiche gerarchiche, legge del più forte. A salvare chi decide di lanciare questi messaggi è il ritmo, il groove, che si ferma lì dopo l’ennesimo: “non sai chi sono io”.
A differenza di questa assurda contemporaneità, ritmo, contenuti e diritti umani sono stati il vento del reggae. Un movimento diffamato da chi, per trovare il seme del male in tutto, si è attaccato all’uso di marijuana e lo ha associato alla tossicodipendenza tentando un depistaggio. Stolti, la vera musica non merita censura.