Camo: “Te quiero Asì” il suo nuovo brano è il racconto di un amore forte, vissuto al 100%, verso una persona che si ha nel cuore e ci prepara all’estate cantando e ballando
Camo il cantante peruviano, naturalizzato italiano, si prepara all’estate cantando e ballando sulle note del suo ultimo singolo, dal sapore internazionale dato dall’alternarsi dell’italiano e dello spagnolo. Il ritmo latineggiante è un chiaro riferimento alla sua terra d’origine e dona al pezzo la giusta freschezza ed orecchiabilità in vista della stagione estiva.
Camilo bentrovato di nuovo tra noi! Vorrei entrare subito nel merito del tuo nuovo singolo “Te quiero Asì”: come nasce questa canzone?
Ho voluto forzare un po’ l’idea del mio produttore, Jacopo Festa, perché lui non era molto d’accordo sul fare un brano latineggiante. Invece con Barbara, la mia vocal coach, siamo andati alla ricerca di un qualcosa di nuovo e di fresco, ho trovato suoni che mi facessero ritrovare un po’ la mia familiarità. Ne è uscito fuori un pezzo molto estivo, leggero ed orecchiabile. Rimane sempre in testa perché ha delle parole chiare.
Volevi proprio realizzare una canzone per l’estate?
Assolutamente sì. Mi sono reso conto che, quando sono sul palco sono poco espressivo e comunicativo, così anche attraverso “Domani Domani”, l’altro singolo, mi ha fatto scoprire una nuova parte di me, il divertimento attraverso il ballo. Un brano estivo mi dà la possibilità di esprimermi meglio anche a livello corporeo.
Quale messaggio vuoi lanciare con questo brano?
La capacità di amare sempre, solo in questo modo scopri se è la persona giusta per te. È un amore che ti fa stare bene, che ti riempie completamente ed è bello da vivere.
Mi ha colpito questa tua frase all’interno del testo: “Otto giorni a settimana, venticinque ore di noi, senza dire di no”… Spiegaci il significato, come intendi vivere l’amore?
Viverlo nella sua completezza, senza porsi dei limiti, anche esagerando a volte. Ad oggi penso che si facciano troppi calcoli su quanto tempo trascorrere con una persona per paura di attaccarsi troppo. Si vive troppo col freno a mano tirato per paura di star male e di soffrire. Lasciarsi andare non è sempre uno sbaglio, specialmente in amore.
Sempre nel testo, questo miscuglio tra italiano e spagnolo è nato spontaneamente o è stata una scelta ragionata?
Lo spagnolo la trovo una lingua molto calda e aperta, coinvolge musicalmente chi l’ascolta. Il mio produttore vorrebbe che io scrivessi solo in spagnolo. A volte dubito perché ora il mio mondo è in Italia quindi temo che una canzone rilasciata in spagnolo non ottenga la giusta rilevanza e cadrebbe nel dimenticatoio, però voglio proseguire con questo miscuglio. Ho iniziato a pensare a questo tipo di percorso qualche anno fa quando scrissi una canzone in italiano per i miei nonni, ma ovviamente la mia famiglia, non conoscendo la lingua, non capiva le parole. Così poi l’ho trascritta in lingua madre per renderla fruibile anche nel mio paese.
Quanto hai lavorato sul tuo timbro di voce?
Abbastanza, avevo alcune parti da migliorare tra cui le note basse. Ho la fortuna di avere una voce che si espande bene sull’alto ma sul basso ho sempre fatto molta fatica. La mia vocal coach si è concentrata proprio su questo, mi ha fatto fare degli esercizi specifici per prendere più consapevolezza, perché, più che fatica, a me non piaceva farle, era più una questione psicologica che fisica.
Ci racconti l’esperienza con Casa Sanremo?
È stata una bellissima esperienza, totalmente inaspettata. Per me in quel periodo è stata una sorpresa, una botta di vita che ci voleva. Mi sono portato dietro l’emozione della mia prima volta a Sanremo durante il festival. Il teatro Ariston l’avevo già visto quando ero andato a visitare Sanremo città un po’ di tempo fa. Tornarci quest’anno, seppur in un uno scenario minore poiché la mia esibizione si è svolta a Casa Sanremo, al Palazzetto, un mondo comunque collegato al festival, è stata un’avventura davvero emozionante. Qualche giorno dopo l’esibizione sono stato contattato da alcune radio presenti in città quindi ho avuto la possibilità di fare altre interviste e di far sentire la mia voce. Quando sei lì ti senti parte di un qualcosa di molto importante, non a caso è l’evento più seguito in Italia.
Qual è stato il momento più bello che hai vissuto durante il tuo percorso artistico?
Penso l’anno scorso con l’uscita di “Domani Domani”, perché era il terzo singolo e avevo una consapevolezza diversa. Inoltre, era il primo sotto contratto con un’etichetta e da lì è nato un percorso professionale importante, una sorta di rinizio.
Durante la tua gavetta da artista emergente quali difficoltà hai riscontrato e come le hai superate?
Penso che la difficoltà più grande sia stata accettare di dover presentarmi al mondo come artista; è una parola importante che richiede delle responsabilità. Bisogna sempre accettare il commento di chi non è d’accordo con quello che fai, farlo tuo dandogli il giusto peso, e continuare ad andare avanti.
Rispetto al tuo passato, ad oggi c’è qualcosa che ti rimproveri o che avresti fatto diversamente?
È legato alla musica, avrei iniziato sicuramente prima dei 28 anni.
Tra tutti i brani pubblicati finora qual è il tuo biglietto da visita?
“Anche questo è amore”, perché è stato il primo singolo in assoluto, quello che ti rimane dentro perché ti ha portato in questo mondo e non lo dimenticherai mai. Quando la canto ha un’emozione sempre diversa, ti smuove dentro delle sensazioni importanti.
Per l’estate hai già in programma dei live?
Sì, ci sarà un concertino a Milano e un altro a Vicenza a luglio. Stiamo cercando di espanderci perché questo nuovo singolo merita di essere portato in giro.
Adesso su cosa stai lavorando?
Stiamo lavorando sulla preparazione di questi nuovi concerti che arriveranno e saranno i miei primi due a tutti gli effetti. Saranno serate esclusivamente mie in cui, oltre alle mie cinque canzoni, incrementerò la scaletta con delle cover. Inoltre, è arrivata una mezza proposta di un concerto benefico che si terrà negli Stati Uniti nel 2025, quindi se fila tutto liscio vivrò anche quest’altra bella esperienza.
Il tuo sogno più grande? L’hai già realizzato?
Assolutamente sì, avere la possibilità di andare, cantare e raccontare di me attraverso la musica. Lo desideravo tantissimo perché tutto ciò mi permette di comunicare dei messaggi in cui credo fortemente.
Articolo a cura di Simone Ferri