Carlo Verdone: ecco come trasformò in eroe Lucio Dalla

Così la musica di Lucio Dalla diventò musica eroica

Carlo Verdone e la musica eroica: eccoci giunti al consueto appuntamento del venerdì con Musica ed Eroi.

Anche oggi viaggeremo nella storia della canzone e del cinema, per scoprire ancora una volta chi sia l’eroe. Parliamo quindi di Borotalco, il film del 1982 diretto e interpretato da Carlo Verdone, il primo in cui l’attore romano interpreti solo un personaggio. In realtà, però, Sergio (questo il nome del protagonista, in omaggio a Sergio Leone) si guadagna una doppia personalità.

Oppresso da una relazione infelice, il protagonista trova infatti la sua evasione nel racconto che fa a Nadia (Eleonora Giorgi): le fa credere di essere amico intimo di Lucio Dalla, di cui la ragazza è pazzamente innamorata artisticamente.

Così il film, tra varie vicissitudini decisamente comiche, si presenta come l’occasione per ascoltare tante canzoni di Lucio Dalla.

L’ultima luna, Futura, Meri Luis, Cara: queste le quattro canzoni che si ripetono in diverse occasioni durante la pellicola, trasformata in un grande spot per Dalla, inconsapevole di questo omaggio che Carlo Verdone decide di fargli.

Sergio per amore è disposto anche a raccontare bugie enormi, praticamente impossibili da reggere. Alla fine, quando avrà ormai scoperto l’arcano, Nadia cerca ancora Sergio dimostrando che in realtà quel gioco di finzione la divertiva eccome.

I due si scoprono entrambi realmente innamorati, al di là di tante finzioni che non potevano reggere. Il personaggio di Sergio potrebbe sembrare un eroe dei sentimenti, ma come in tutte le storie il vero eroe è un altro.

Carlo Verdone, regalando la colonna sonora portante del disco a Dalla, fa diventare lo stesso poeta bolognese quale eroe della musica.

E’ lui a riecheggiare durante tutto il film, in cui non compare mai fisicamente diventando un protagonista nell’assenza.

Idealizzato e leggendario in ogni sua canzone che Nadia cita come una poesia d’autore, con questo film Lucio Dalla diventa a tutti gli effetti un Mito. Come quelli greci. Irraggiungibile, fonte di verità sulla storia umana mediante le sue gesta con cui può ordinare e raccontare la realtà.

Il Mito diventa un modello di vita da seguire, raccontato anche con eufemismi e metafore che non servono a descriverlo in quello che è, ma a dare un significato a tutto quello che sappiamo esistere davvero nella realtà.

La passione musicale di Nadia nei confronti di Dalla anticipa in fin dei conti quelli che negli anni a venire sarebbero diventati i sempre più pressanti fanatismi agevolati anche dai social.

Oggi, in fondo, basterebbe poco alla ragazza del film per scoprire che il suo Mito non è amico di Sergio, e nemmeno le interesserebbe più di tanto, visto che con i social sono talvolta gli stessi artisti a raccontare nel dettaglio il loro programma della giornata.

Perdendo così il mistero che ruota attorno a loro. Perdendo il ruolo di Mito.

La pellicola di Borotalco racconta la musica quando, quarant’anni fa, era interpretata solo ed esclusivamente da fenomeni in grado di comporre e cantare. I musicisti veri, è il caso di dirlo, sono eroi con una sensibilità che va oltre l’immaginazione: eroi di altri tempi.

Carlo Verdone, con questo film, consacra a tutti gli effetti il grande Lucio come Mito, promuovendone soprattutto i brani dell’album Dalla di due anni prima. Quasi come facevano i “Musicarelli” dell’epoca, questa volta però con una storia e una regia d’autore.

Due brani presenti nel film (Chi te l’ha detto e Grande figlio di puttana) sono invece degli Stadio, che dopo essere stati per anni la band del cantautore bolognese, si staccarono come una band a sé.

Gli Stadio diventano così leggenda nella leggenda, a cui non a caso Carlo Verdone avrebbe poi dedicato il successivo “Acqua e sapone”.

L’eroe ancora una volta è quindi raccontato da un film comico attraverso la musica, che quando è di qualità diventa immortale leggenda.

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Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
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