La band italo-americana Carnaby ha realizzato un singolo natalizio, “Christmas Girl”, che ha riscosso successi internazionali, a partire dal passaggio su BBC Radio.
Sono quattro, suonano in Inghilterra e hanno uno stile anni ‘60. Sembra una storia già vista negli annali, è invece una grande novità del 2018, che detta la riscoperta di un tipo di sonorità dopo quasi 50 anni di assenza. Addio sintetizzatori, viva le chitarre, sembra questo il motto dei Carnaby, band italo-americana approdata a Bristol e partita dalla Sicilia. Il loro singolo “Christmas Girl”, uscito nel periodo delle feste natalizie, è stato supportato in diverse parti del mondo. Abbiamo intervistato il gruppo composto da Joseph e Vincent Sandonato, Pietro Pelonero e Giuseppe Recalbuto, iniziando dalla più classica delle domande:
Chi sono i Carnaby?
Siamo una beat band di quattro elementi e ci ispiriamo a un suono anni ’60, per noi l’icona degli anni d’oro. Suoniamo insieme da otto anni. Quando abbiamo scoperto di poter cantare tutti insieme e di armonizzare le voci, come facevano i Beatles e i Beach Boys negli anni Sessanta, è nato questo amore per il sound brit sixties.
Come mai un ritorno a questo stile?
Molto spesso sentiamo nostri coetanei dire che avrebbero voluto vivere negli anni ’60 o aver vissuto Woodstock: quell’energia, quella magia che noi stessi vogliamo riportare in musica.
In Italia l’ultima ondata indie pop ha riportato in auge gli anni Ottanta. In Inghilterra come è stata accettata dal mercato la vostra proposta discografica?
Abbiamo riscosso un buon successo, abbiamo convinto. La nostra fortuna è di avere Vincent e Joseph che sono madrelingua americani, questo è molto importante perché quando ti proponi in un mercato inglese o americano la pronuncia viene prima di tutto. Il sound è piaciuto, gli inglesi sono rimasti soddisfatti. Loro non fanno distinzioni di genere, se piace piace.
Avete utilizzato anche strumenti del Sessanta? Nel video di Christmas Girl è presente una Ludwig in stile Ringo Starr.
La ricerca è stata molto importante, abbiamo studiato il suono di quell’epoca. Il nostro batterista ha preso una Ludwig Classic Maple, i chitarristi hanno scelto Epiphone, nello specifico i modelli Casino e Riviera P63. Il basso, in realtà, è l’unico strumento distante dai Beatles e più vicino al rock ‘n roll: abbiamo optato per un Fender Precision Classic 50, il modello che uscì nel ’57, facendo tramontare il contrabbasso.
Come siete arrivati agli Abbey Road Studios?
Il nostro produttore Fortunato Zampaglione ha preso a cuore il nostro progetto, ha deciso di investire su di noi, ci ha dato una via e non saremmo dove siamo senza di lui. Grazie a lui abbiamo firmato con la Sugar di Caterina Caselli, abbiamo registrato presso le Officine Meccaniche di Milano e mixato il singolo ad Abbey Road.
Interessante questo connubio discografico che parte dell’Italia per andare all’Inghilterra. Qual è stato il percorso che vi ha portato ad oggi?
Ci siamo trasferiti in Inghilterra due anni fa, abbiamo preso il nostro van, siamo partiti dalla Sicilia e siamo arrivati a Bristol passando solo via terra. Abbiamo sviluppato il nostro suono osservando la scena live inglese, un terreno molto vivo e interessante da scoprire.
Il video del vostro singolo contiene un messaggio importante, quello di allontanarsi dagli smartphone. Che rapporto avete con la tecnologia? Come è nata l’idea di trasmettere questo messaggio?
L’idea, ancora una volta, è stata di Fortunato, che è anche regista del video. Il nostro rapporto con la tecnologia è esattamente quello di qualsiasi ragazzo di oggi. Il messaggio che abbiamo voluto trasmettere è quello di allontanarsi dagli schermi durante le feste: se sei a casa con le persone che adori, invece che vivere guardando uno schermo, puoi dedicare il tuo tempo a vivere davvero.
E adesso c’è da aspettarsi un susseguirsi di singoli in puro stile anni ‘60 oppure un album?
È in atto una stesura di brani che vorremmo far uscire come singoli. Questo non limita la realizzazione di un album, perché sarà proprio questa uscita cadenzata a comporre il futuro disco. Il genere è tutto da scoprire. Quello che ci ha sorpreso è quanto sia stata apprezzata la scelta sonora che abbiamo fatto, il ritorno al passato, ma d’altronde anche se prendi un paio di RayBan Wayfarer saranno sempre belli, perché intramontabili.