Cicco Sanchez “Aria”, una ballad romantica e struggente, densa di quella nostalgia che diventa l’unico appiglio per riuscire a sopravvivere alla perdita di un amore
Cicco Sanchez, artista urban pop, si afferma ancora una volta come esploratore di generi. Cantante e autore che non pone limiti alla sua arte e alla sua crescita artistica, che trasforma in musica e parole emozioni generazionali nelle quali è impossibile non specchiarsi e riconoscersi. Con il suo nuovo singolo “Aria”, una ballad romantica e struggente in chiave acustica, densa di quella nostalgia che diventa l’unico appiglio per riuscire a sopravvivere alla perdita di un amore, offre l’unica alternativa possibile per riviverlo a causa dell’assenza della sua presenza.
Cicco Sanchez è un artista e autore urban pop. Nato e cresciuto a Torino, all’età di 14 anni comincia a scrivere nella sua cameretta, realizzando le prime produzioni e trovando nella scrittura l’evasione da una realtà familiare complicata. Negli ultimi anni, i suoi brani hanno raggiunto complessivamente oltre 80 milioni di streaming e la certificazione Disco D’Oro FIMI per il singolo “Girasole”, prodotto da JVLI. Oltre a impegnarsi nel proprio progetto, Cicco Sanchez figura come autore in oltre 20 Dischi di Platino certificati FIMI.
Il suo immaginario, così singolare e profondo, non tarda a catturare l’interesse di altri artisti come Fred De Palma, Casadilego e Axos, con cui nascono delle collaborazioni. Nel 2020 entra nel roster di MZ Management e nel 2022 si affaccia per la prima volta sui palchi, registrando il sold out al Rock’n’Roll di Milano, oltre a due concerti all’Off Topic di Torino e al Monk di Roma.
Sei un cantautore urban pop e negli ultimi lavori vedo un aspetto più cantautorale, come nelle canzoni “Aria”, “Il miglior nemico”, “Una ragione di più”. È una tua evoluzione con cui porti l’urban nel pop o ti piace spaziare nel suono?
Nella mia storia musicale c’è l’urban e il cantautorato. È difficile riuscire a trovare un’etichetta vera e propria, anche per questo mi sono creato la mia bolla, ovvero il mio mondo “happy sad”, che fa incrociare bene tutte le strade delle mie canzoni e della mia musica. È un mix tra Lucio Battisti, con il quale sono cresciuto grazie agli ascolti di mio padre, e una radice più rap a livello di lirica perché da ragazzino – quando avevo 14 anni – mi sono appassionato al rap italiano, e prima ancora al rap americano. L’unione dei due generi ha fatto uscire queste canzoni.
Mi pare di capire che ti piace spaziare, provare generi diversi e seguire il mixaggio. Questo come impatta nelle canzoni?
Sì, abbiamo spaziato parecchio, per esempio, nell’album “Disincanto”, dove ci sono diverse sfumature a livello di produzione. Sono molto curioso e questo si riversa nella musica. Mi piace esplorare e sviluppare sempre per non annoiarmi. Anche il periodo che vivo incide sulla produzione.
Sei libero nel creare la “tua” musica o la casa discografica ti condiziona?
Quando qualcosa funziona a livello discografico anche l’artista stesso può ricadere nel vortice del doversi replicare, nel momento in cui inizia a scriverne un’altra. Secondo me bisogna uscire un po’ da questi limiti che a volte limitano gli artisti. Non a caso ho scritto una canzone “Il mio migliore nemico”. Io cerco di essere più libero possibile nella fase creativa: nei miei testi porto la periferia in centro, il centro in periferia.
Hai suonato a Gallipoli e all’Hiroshima di Torino. Che emozioni ti hanno trasmesso questi live?
Ho iniziato a scrivere da quando ero un pischello, e ho fatto tante esibizioni nei sobborghi dell’underground. I concerti del mio progetto ufficiali sono partiti dopo la pandemia. Questi due live sono stati molto importanti: non ero mai stato al Parco Gondar – un parco grande e incredibile – che ha ospitato artisti giganteschi e per me è stato un onore esserci stato. Hiroshima, invece, è un locale storico, dove ho visto i primi due concerti della mia vita e salire su questo palco è stato qualcosa di strano e mi ha fatto un bell’effetto.
In che modo le tue esperienze live a Gallipoli e all’Hiroshima di Torino hanno influenzato la tua musica e la tua visione artistica?
Cerco di farmi ispirare un po’ da tutto, mentre le parole mi cascano in testa. Scrivo molto di pancia e ci metto di più la testa dopo, quando la canzone è chiusa. La vivo molto di flusso, cercando di mettere più naturalezza possibile in quello che faccio. Sicuramente quelle esperienze sono entrate dentro di me, lasciandomi delle sensazioni forti.
Nelle tue canzoni, su YouTube i ragazzi si immedesimano molto nei tuoi testi. Raccontano storie che tu hai vissuto o sei tu che racconti te stesso?
È una bella domanda. Qualche giorno fa mi hanno chiesto cosa ne pensavo dei milioni di streaming che ho fatto, ma in realtà la cosa che mi fa più effetto, che mi dà il carburante e lo stimolo per continuare a scrivere sempre di più canzoni, è leggere quello che mi scrivono sui miei canali: “mi hai salvato”, “sei riuscito a descrivere come mi sento”. Queste parole mi fanno sentire nello stesso stato d’animo di coloro che le stavano scrivendo in quel momento.
Con le tue parole hai una certa responsabilità e sei fondamentale nella vita delle persone. Cosa provi?
Sinceramente, non me ne rendo conto. Quando mi scrivono certe riflessioni, le leggo e le rileggo. È tutto assurdo perché sono le stesse sensazioni che provavo verso i miei artisti preferiti, quando ero piccolo e mi sono appassionato alla musica. Tutto questo è strano, non ho ancora realizzato del tutto ma è bellissimo.
Tra le tue canzoni, mi ha colpito “Dolores”, dove c’è un uomo che nuota e va a fondo nel mare. Cosa racconti in questo brano?
È un testo sulla depressione, che quando arriva, ti cambia. Le persone che hai attorno iniziano a vederti diverso. Ho scelto il mare perché cantando dico “io son sempre lo stesso, sei tu che mi guardi in modo diverso, come con il mare d’inverno”: quando andiamo in estate al mare è vacanza ed è tutto bello. Le persone non vanno al mare d’inverno, che rimane solo e viene visto in un altro modo. La metafora è questa: “io sono sempre il mare, ora che sto male, tu mi vedi in modo diverso, ma io sono sempre uguale”.
Oltre a scrivere e interpretare le tue canzoni, scrivi anche per altri artisti. Cosa colpisce della tua scrittura?
Non so cosa può colpire di me negli altri, ma spero sia lo stesso che colpisce me e che mi attrae tanto. Quando c’è una certa sensibilità nella scrittura e c’è un certo approccio nel farlo, è tutto molto bello. Mi trovo bene nel collaborare con gli artisti che hanno un approccio positivo. Sono una persona molto veloce nella composizione e nella scrittura, e credo che questa qualità sia molto apprezzata. Mi piace l’immediatezza perché penso che le cose belle arrivino subito, come diceva l’autore Luis Bell “il primo quarto d’ora è quello che conta di più, quando sei in fase creativa in una canzone”.
Quando nascono le tue canzoni?
Non ho un momento preciso. A volte me lo impongo. Di base, vado in studio dal mattino fino all’ora di cena e scrivo una canzone. Magari dopo cena mi viene una botta di creatività, sento la voglia di scrivere e riprendo a farlo. Può capitare anche di andare in studio, e magari quel giorno sento di non avere nulla da dare, e mi dedico ad altro riguardo il mio lavoro, come può essere la parte visual e l’estetica con il mio team. Sono sempre produttivo e creativo, scrivo tantissimo.
Se dovessi citare degli artisti che hanno segnato profondamente il tuo percorso musicale, quali sarebbero e perché?
Ascolto tanti artisti su Spotify e le diverse piattaforme, dai meno conosciuti ai più conosciuti come Post Malone, XXXTentacion, il Drake di dieci anni fa, oltre al cantautorato italiano, che mi hanno sicuramente ispirato e che apprezzo in generale. Ascolto anche artisti emo e attuali, con uno sguardo nell’emo punk.
Quando lavoro tante ore in studio, ascolto solo brani di pianoforte, principalmente melodici e musica classica. I miei ascolti sono variegati e il denominatore comune è l’ascolto prevalente di musica molto emotiva, che ti arriva dritta in pancia. Difficilmente ascolto musica da festa.
Per il futuro, stai preparando altri brani e qualche live?
Andremo avanti con la produzione dei singoli che usciranno prossimamente, mentre per i live faremo gli annunci sui canali social.
Hai detto che ti piacerebbe lavorare con Cremonini e Marracash. Nel panorama musicale ci sono artiste femminili con le quali ti piacerebbe collaborare?
Federica Abate è un’autrice molto forte con cui lavoro e mi piacerebbe averla nel mio progetto per fare delle collaborazioni. È un’artista che ha un talento gigantesco, sicuramente una delle autrici più capaci nello scenario italiano.
https://www.youtube.com/@CICCOchannel
Articolo a cura di Raffaele Specchia