Claudio Abbado, il Direttore a difesa della cultura

A otto anni dalla sua scomparsa ricordiamo il Maestro Claudio Abbado 

 

"Musica Maestro": i grandi Direttori d'Orchestra si raccontano 1
La nuova puntata di Musica Maestro è dedicata a Claudio Abbado

Claudio Abbado, uno dei più grandi direttori d’orchestra del Novecento, se ne andava il 20 gennaio di otto anni fa. In questa settimana di anniversario, la nostra rubrica Musica Maestro non può che essere dedicata a lui. Quando si parla di Claudio Abbado, d’altra parte, si cita l’unico italiano divenuto direttore stabile dell’Orchestra Filarmonica di Berlino. Per non parlare dei numerosi direttori cresciuti sotto la sua ala protettiva.

Insomma, Claudio Abbado rappresenta un vero Maestro dei Maestri.

Uno che amava ripetere “la musica è una delle migliori terapie che esistono”. Non aveva torto: la musica è terapia dell’anima, specie se fatta con passione e impegno come ci ha insegnato lui.

Figlio d’arte, Claudio Abbado nasce da un insegnante di violino, nonché vicedirettore del Conservatorio di Milano. Anche la madre e il fratello sono pianisti: la sua vita dunque sembra essere proiettata verso la musica, sin dalle origini familiari. Claudio Abbado si dedica anche lui alla composizione, dunque, diplomandosi a soli 22 anni al Conservatorio. Si trasferisce a Vienna per perfezionare la sua direzione d’orchestra. Lì può spiare le modalità di lavoro di grandi Maestri quali Bruno Walter ed Herbert von Karajan. In questi periodi di perfezionamento continuo, Claudio Abbado vince (nel 1958) il primo premio importante. Si tratta del concorso Koussevitzky, che gli permette di esordire negli USA.

Il debutto sinfonico di Claudio Abbado avviene nel 1959, a Trieste, con un’opera di Giorgio Ghedini.

Nello stesso anno esordisce anche alla Scala di Milano. Nel capoluogo meneghino, nel ‘66, riporterà dopo tanti anni la Aida di Verdi.

La carriera si impreziosisce così con presenze importanti a Venezia, Londra, New York.

La prima opera che dirige in tournée per due anni tra il ‘66 e il ‘67 vede sul palcoscenico nientemeno che Luciano Pavarotti.

Coadiuvato da Paolo Grassi, diventa direttore musicale della Scala ripristinando grandi autori fino a quel momento ignorati, come Stravinskij e Schonberg. L’obiettivo di Claudio Abbado si rivela dunque la ricerca, che lo impegna gioco forza in uno studio continuo senza pensare di avere mai raggiunto l’apice.

Tutto questo deve portare alla conoscenza operistica anche per le classi meno abbienti, che faticano a frequentare il teatro.

Anche per questo fonda, nel 1972, i Concerti per studenti e lavoratori.

Sarà accusato, per questa iniziativa, anche di eccessivo populismo. Vero è che, con agevolazioni ad hoc, la sinfonia orchestrale diventa di dominio pubblico senza più appartenere solo a una nicchia. E, soprattutto, è un modo in più per dare fiducia ai giovani, a cui deve appartenere il vero futuro e a cui la musica può dare tanto. Non a caso più volte ha sostenuto di aver visto tanti ragazzi salvarsi da droga e prostituzione grazie alla musica, ritrovando se stessi.

Giappone, Cuba, Venezuela: sono tantissimi i Paesi Esteri dove Claudio  Abbado può fare tappa nella sua lunga carriera, distinguendosi ovunque per professionalità ed eleganza. Quel largo gesto di apertura delle braccia che lo caratterizza, diventa di fatto iconico e imitato da qualunque direttore d’orchestra. Restio a ogni tipo di divismo, ma piuttosto sempre incuriosito verso nuovi modi di fare musica, il Maestro non cessa di intraprendere ulteriori avventure. Come quando, nel 2004, viene nominato Direttore musicale del Mozart di Bologna.

Orgoglio italiano, convinto sostenitore di un rapporto tra cultura e società, Claudio Abbado viene ricordato anche per le sue battaglie politiche.

 

O meglio, contro la politica e i suoi tagli alla cultura. Tutte realtà di cui ci siamo resi conto, più che mai, negli ultimi due anni. Abbado dunque è un esempio di lungimiranza tutta italiana. Pochi mesi prima di morire viene nominato anche Senatore a Vita da Giorgio Napolitano. La motivazione è espressa in quanto “personalità da considerarsi portatrici di curricula e di doti davvero eccezionali, come attesta il prestigio mondiale di cui è circondato”.

Ci piace quindi, nella settimana dell’anniversario della sua morte, ricordare Claudio Abbado con una sua dichiarazione degli ultimi tempi.

La cultura è un bene comune primario come l’acqua; i teatri, le biblioteche, i cinema sono come tanti acquedotti.

Abbado, uno che è sempre arrivato primo ma non si è mai comportato da numero uno. Benché lo fosse, in assoluto.

 

Condividi su:
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
Top