Il nuovo direttore artistico ha spaccato a metà le opinioni della critica.
Si dice così nei pressi dell’Ariston: «Perché Sanremo è Sanremo». Più che un simil proverbio, è una risposta ai dogmi della kermesse, che da sempre è accompagnata dalle polemiche per qualsiasi scelta, giusta o sbagliata che sia. Non ha nemmeno fatto in tempo ad essere proclamato direttore artistico che in un attimo, Claudio Baglioni, si è sentito piovere addosso i giudizi. Domande che non avranno risposta fino a febbraio, finché non si potranno ascoltare le canzoni, valutare le scelte fatte, ma soprattutto riscontrare gli ascolti.
Ma l’evento musicale più importante dell’anno non sarebbe tale senza le polemiche, perché la realtà è che lo si sente più vicino, accorcia i tempi, fa emergere il fremito della novità. Che Festival sarà? Sicuramente non sarà facile proseguire dopo la perfezione di Carlo Conti, che ha riportato un tono autorevole a questa competizione, ha centrato gli obiettivi degli ascolti, ha vinto su tutti i fronti, concludendo con la ciliegina sulla torta, Maria De Filippi, la regina della televisione, a condurre insieme a lui.
Si è parlato tanto di rivoluzione, di necessità di migliori tecnologie per la trasmissione, di innovazione sulla scaletta, sugli spazi, ma la realtà è diversa. In tante edizioni si è provato a cambiare o a snaturare il Festival nel tentativo di vincere una scommessa egocentrica, quando ciò che ha davvero incoronato Conti è stato dare maggior spazio alla musica, il vero interesse del pubblico. Ed ecco che allora, più che il dovere di soddisfare l’immagine dello spettatore, Claudio Baglioni dovrà utilizzare la sua esperienza per dare un’opportunità a chi davvero merita il palco di Sanremo: ai musicisti, ai cantautori, alle nuove scoperte, cercando di allontanare i compromessi discografici, i soliti artisti e quelli per i quali ci si chiede ogni anno: “Ma questo, perché l’hanno fatto partecipare? Hanno davvero ascoltato la sua canzone in gara?”.
Spazio ai giovani, ad un Festival che valorizzi il concorso delle nuove proposte. Facce nuove e soprattutto tanta buona musica, più del 70% percento di canzoni con la C maiuscola. Se mai fosse così, per Baglioni sarebbe una vittoria e il “perché Sanremo è Sanremo” diventerebbe solo sinonimo di qualità.