Da Verona Beat a Squadra Gialloblù: gli inni scaligeri

Nella nostra quarta puntata di MusiCalcio ci dedichiamo alla storia dell’inno dell’Hellas Verona


La canzone dedicata allo scudetto del 1985 resta il vero inno del Verona. Ecco la storia

 

La parola scudetto, molto spesso, è passata da Verona. Parliamo dell’Hellas Verona per la precisione. La storia calcistica è nota: i gialloblù sono stati in più di un’occasione ago della bilancia per l’assegnazione del titolo di Campione d’Italia della Serie A. Il Milan ha perso due scudetti nella città diventata, per la leggenda popolare, la “Fatal Verona”.

Eppure, musicalmente, abbiamo tutti imparato a chiamarla, dagli anni ‘70 in avanti, Verona Beat.

Andiamo allora a vedere la storia dell’inno della squadra gialloblu, partendo proprio da quella canzone che I Gatti di Vicolo Miracoli incisero nell’ormai lontano 1979.

Il quartetto, in quel periodo, stava ottenendo un grande successo a Tilt e Non Stop. Per omaggiare la città da tutti conosciuta per essere quella dell’amore tra Romeo e Giulietta, Umberto Smaila (tifoso rossonero!) e Nini Salerno composero un brano ispirato a una rivista veronese che si occupava di musica beat.

Fu l’occasione per celebrare la contemporaneità di una Verona che non era più solo quella raccontata da Shakespeare. Con tanti riferimenti alle mode del ‘68 e uno sguardo al pensiero femminista imperante qualche anno dopo, i Gatti fecero un ritratto poeticamente romantico di Verona.

Non solo: era la descrizione di una generazione e della sui modo di pensare.

C’era già, nel 1979, un senso di malinconica nostalgia per un passato che sembrava lontanissimo e in fondo era ancora vicino. La musica suonata semplicemente alla chitarra. Convinzioni e battaglie a cui partecipano in tanti per poi ritrovarsi alla fine a essere in pochi. Diari segreti a metà tra romanzi d’amore e letteratura erotica, negli anni in cui i cantautori gridavano la libertà. Bene, ma tutto questo cosa c’entra con il calcio?

Facile, dopo essere stato ago della bilancia per lo scudetto ‘72-‘73 (la seconda Fatal Verona fu nel ‘90), ecco che i ragazzi allenati da Osvaldo Bagnoli vinsero a sorpresa il campionato nel 1985.

Naturalmente si trattava di un evento clamorosamente eccezionale. Si aveva davvero la sensazione di una favola per una squadra che, fino a quel momento, aveva sempre lottato per la salvezza. Una squadra che non aveva un vero inno.

Così, in assenza di altre canzoni, ecco che lo scudetto venne festeggiato proprio con Verona Beat.

Passarono poche settimane ed ecco finalmente l’autentico inno: Squadra Gialloblù.

Si tratta di una delle canzoni più corali, con un “Oh oh oh” capace di coinvolgere tutto lo stadio e persino le tifoserie gemellate ai gialloblù.

L’inno è a tutti gli effetti un brano celebrativo dello scudetto, descritto proprio come un sogno tricolore realizzato e di cui si sogna un bis.

La coralità del brano e del suo ritornello risentono chiaramente del successo di We are The world, putacaso dello stesso anno. C’è un’atmosfera d’insieme che riecheggia nel ritornello della canzone. Una strofa breve concede spazio a un inciso, ripetuto più volte, sempre in crescendo.

In un impeto di poesia naturalmente c’è anche qualche licenza che va oltre la grammatica.

“Lo scudetto noi per sempre resterà, viva il Verona Calcio e Verona città”.

Il senso è ben chiaro: uno scudetto vale per sempre a rendere orgogliosi i suoi tifosi. Forse anche per questo una sola canzone basta per sempre.

Passarono infatti gli anni, a Verona esplose anche l’altra squadra, il Chievo. I due team scaligeri si sfidarono per la prima volta tra loro solamente nel 1994, in serie B. Nella massima Serie si ritrovarono per la prima volta il 18 novembre 2001. Per diverso tempo il Chievo rimase in serie A a dispetto dei cugini. Insomma, l’Hellas Verona non era più l’unica squadra della città. Ci voleva un inno di orgoglio. Una marcia in più.

Così nel 2010 ecco che la band I Cedrini incisero un brano composto dal leader Leonardo Frattini con Nelide Bandello. La canzone dell’Hellas Verona è un brano carico di ironia (“la canta anche mia nonna puoi cantarla pure tu”), orgoglio (non mancano riferimenti allo scudetto, mancante nella bacheca del Chievo), rock. Il ritmo infatti è decisamente più moderno. Piacque, tuttavia rimase un pezzo per i tifosi. Il vero inno restava  quello dello scudetto del 1985, come in una costante che iniziamo a ritrovare da varie puntante del nostro MusiCalcio. Quando c’è una vittoria, i tifosi si affezionano a tutto ciò che la riguarda. Non a caso, infatti, al termine di ogni partita casalinga gialloblù, dalle casse del Bentegodi riecheggia anche Verona Beat.

La musica dunque unisce allo stadio, in una passione sempre indescrivibile se non con le emozioni che si fondono alle note cantate dai tifosi. L’inno vero lo sceglie sempre la gente.

 

Condividi su:
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi
Massimiliano Beneggi, laureato in filosofia con una tesi sulla comicitá contemporanea riletta attraverso Bergson e Freud, è appassionato di musica e teatro. Racconta con rigore aneddotico la storia del Festival di Sanremo e della musica italiana, suggerendo ogni volta spunti filosofici e inediti.
Top