Pianista, compositore e produttore, autore di molte canzoni pop, Dario Faini ha dato vita anche a un altro progetto che unisce pianoforte minimalista e musica elettronica: è Dardust
Pianista, compositore e produttore, autore di molte canzoni che ci accompagnano in radio (specialmente nelle ultime settimane): Dario Faini ha collaborato alla nascita di “Pamplona” di Fabri Fibra, di “Riccione” dei Thegiornalisti, e anche di “Partiti adesso” di Giusy Ferreri e “Pezzo di me” cantata da Levante con Max Gazzè.
Dario Faini è un autore importante del mondo pop italiano, però contemporaneamente porta avanti anche un progetto completamente diverso, Dardust: con questo nome entriamo in un mondo strumentale che unisce il piano minimalista all’elettronica di sapore nordeuropeo, a cui si aggiungono suggestioni visive che lo rendono un progetto multidimensionale coinvolgente ed estremamente interessante. Possiamo apprezzare Dardust dal vivo in “The new loud tour”, in partenza in questi giorni.
Dario, come definiamo Dardust? Sei tu, è un progetto, è un team?
Sono io ma è anche un gruppo di persone che danno vita a tutto il progetto.
Dardust si è presentato al pubblico con una trilogia di dischi: come mai hai fatto questa scelta?
Dardust è nato come un mio progetto e volevo dargli la giusta importanza da subito, cosa che significa avere una programmazione scandita nel tempo, dei viaggi, un’avventura. Le trilogie mi hanno sempre affascinato, non solo nella musica ma anche nel cinema: mi piace che si possano tracciare dei legami tra le varie opere.
La trilogia di Dardust si è aperta con “7”, registrato a Berlino, poi hai fatto tappa a Reykjavik con “Birth”, il terzo capitolo lo realizzerai prossimamente a Londra.
Sì, e lo vedo più simile a “7” che non a “Birth”: voglio fare tre passi indietro per farne sei in avanti. Chiudo il cerchio, ma testimoniando la crescita avvenuta dal primo disco.
Intanto hai aperto una parentesi in questo percorso della trilogia…
Con “Slow is”, un album acustico per pianoforte e archi. L’ho fatto perché mi piace rimescolare le carte. Dopo “Birth” ho sentito l’esigenza di tornare all’essenza dei brani, a suonarli così come erano nati. È stato più complicato del previsto, e questo mi rende ancora più orgoglioso del mio lavoro.
Continui a scrivere per altri?
Faccio fatica a seguire tutto bene, ma è una sfida che raccolgo: ci tengo che il mio lavoro sia fatto al meglio. Quindi sì, scrivo sempre, prendo lezioni di pianoforte, faccio session con i musicisti, leggo riviste specializzate. Mi mancano i libri, che non ho tempo di leggere. Se inizio una serie tv, potete immaginare quanto ci metta a finirla.
Adesso hai anche il tour di Dardust, per tutta l’estate.
Alla data di Milano (il 28 giugno) porteremo la versione completa dello spettacolo, con gli archi e i visual. Parteciperà anche un sopranista contraltista, Dimaio.
Qual è l’ultima cosa che fate prima di salire sul palco?
Il rituale del trucco: ci applichiamo delle strisce da guerrieri, che si illuminano con le luci. Bisogna essere concentrati e avere la mano ferma per farlo, questo ci rilassa. E poi, c’è il rito della cosiddetta “merda”.
Qual è la tua canzone dell’estate?
Come si fa a sceglierne una? Adesso poi che ne ho scritte diverse… però dico “Riccione” dei Thegiornalisti, perché ha un tocco di nostalgia anni ’80 e un suono contemporaneo.
Il tour di Dardust inizia il 28 giugno al Castello Sforesco di Milano per Estate Sforzesca, prosegue il 1° luglio a Udine, per il Concerto del Risveglio in Piazza San Giacomo, e va avanti fino al 9 settembre a Sestri Levante (Ge), al Rythmik Festival: le date sono in continuo aggiornamento.