Asja Cresci: fuori “Singhiozzo”, la paura di essere inadeguati di fronte all’amore. “Tiriamo fuori la Bridget Jones che in noi e non prendiamoci troppo sul serio”
Non è insolita l’equazione cibo, amore e musica ma Asja Cresci, ventiduenne cantautrice toscana nata a Piombino, nel suo singolo di debutto “Singhiozzo” non si limita a stabilire questa relazione, piuttosto denuncia con consapevole rassegnazione il proprio senso di inadeguatezza nel trovarsi di fronte ad un sentimento tanto bello quanto grande da farci sentire vulnerabili.
Ed in effetti è proprio così, l’amore ci libera e ci condiziona al tempo stesso, vorremmo mostrarci al meglio agli occhi della persona amata cercando quella perfezione che alla fine, anche qualora esistesse, con ogni probabilità risulterebbe noiosa e affatto stimolante.
La giovane artista l’ha capito al punto di non cercarla affatto, e dopo aver combattuto un po’ con sé stessa cede all’ironia e alla spontaneità. Con questo brano Asja canta il suo grido di ribellione rispetto a convenzioni amorose e cliché che a lei vanno stretti.
Quando hai iniziato a cantare?
Sin dalla tenera età poi nel 2018 ho partecipato a The Voice of Italy nel team di Cristina Scabbia.
Attualmente cosa fai?
Studio a Roma presso la Saint Louis Collage of Music dove ho scelto di specializzarmi in scrittura creativa.
“Singhiozzo” è il tuo primo inedito?
Sì, è nato da una mia idea ed è uscito per la Maionese Project di Davide Maggioni che cura la distribuzione di Artist First, è stato registrato alla Poli Recording Studios di Andrea Saponara a Roma, ed è prodotto da Lorenzo Nanni. Lavoravo a questo pezzo già da un po’, ma tra la pandemia e la necessità di trovare un’etichetta interessata è trascorso del tempo. Poi finalmente ce l’ho fatta e il 3 dicembre è uscito “Singhiozzo”.
Di cosa parla?
Della mia paura di essere inadeguata trovandomi di fronte all’amore.
E come si supera questa paura?
Con la spontaneità, il pezzo vuole essere un grido di ribellione di fronte al perfetto manuale d’amore. Il mio invito è di lasciar emergere la Bridget Jones che dimora in ognuno di noi, insomma prendersi un po’ in giro e non troppo sul serio, puntando piuttosto sull’autoironia che io stessa tendo ad utilizzare moltissimo.
A chi è dedicato il brano?
A tutti coloro che si sentono poco snodati nella ginnastica dell’amore.
Tu invece come te la cavi con questo tipo di ginnastica?
La verità è che (forse a causa del mio segno zodiacale in bilancia) da un lato credo nel colpo di fulmine e nell’amore romantico così come tradizionalmente siamo portati a dipingerlo; dall’altro la parte più cinica di me tende a rimproverarmi il fatto di essere un po’ Bridget Jones e quindi la mia goffaggine. Alla fine però l’accetto e anzi, pur riconoscendone il limite, la conservo volentieri.
Perché Singhiozzo?
Perché ritengo sia un atto estremamente naturale e spontaneo e non controllabile, perciò ho trovato fosse una perfetta metafora del mio modo di concepire l’amore.
Sei contenta di come è stato accolto il brano?
Sì, non mi ero creata molte aspettative ed invece devo dire che ho raggiunto numeri davvero soddisfacenti e allacciato importanti contatti.
A pochi giorni da Natale è uscito anche il video…
È stato girato in un ristorante giapponese di Bologna. Ho voluto fare una cosa abbastanza minimal (a discapito di come sono io nella realtà).
Il dualismo comportamentale di cui parli lo hai tradotto anche in immagini?
Esatto, ho riprodotto lo split mentale, partendo da una situazione di calma apparente per arrivare ad un momento di poca lucidità. Nella prima parte ci sono io all’interno del ristorante e tutto sembra essere sotto controllo, nella seconda strappo fiori in maniera animalesca e viene meno la lucidità. Così ho rappresentato sia la parte romantica, sia quella carnefice che albergano in me.
E invece chi è Cupido?
Alla fine sono io. Siamo noi stessi a decidere per noi, e talvolta facciamo scelte particolari cercando di incolpare chissà quale entità quando la responsabilità è unicamente nostra. Ma va bene così, salvaguardiamo la nostra goffaggine e prendiamoci un po’ meno sul serio. In fondo, potrebbe essere anche un buon proposito per iniziare il 2022.