Dik Dik: “Una vita d’avventura”, nell’inedito “Gli angeli” raccontano chi sono gli eroi di tutti i giorni
Ebbene sì, io me lo sono chiesto cosa fosse l’isola di Wight, cercandone persino la posizione geografica per sincerarmi della sua esistenza (quando ero piccola credevo si trattasse di una seconda isola che non c’è).
E ogni volta che alzando lo sguardo mi accorgo che il cielo è grigio inizio a canticchiare quasi in automatico l‘inciso di “Sognando la California”.
Questo perché certe canzoni hanno il potere di non invecchiare mai. Passa il tempo, cambiano le cose, ma la musica che ci ha fatto sognare 56 anni fa, continua a farlo ancora oggi.
Quella dei Dik Dik, band più longeva d’Europa dopo i Rolling Stones, è davvero una storia importante iniziata nel 1965 e che pagina dopo pagina continua ad essere scritta con garbo e passione.
Non a caso è recentemente uscito in cd e vinile “Una vita d’avventura”, dedicato a Pepe Salvaderi co-fondatore della band, recentemente scomparso.
L’attuale formazione è composta da: Lallo Sbriziolo, Pietruccio Montalbetti, Gaetano Rubino. Gli inediti del disco portano la firma del toscano Luca Nesti, con la collaborazione di Ele Matteucci, Maurizio Segurotti, Niccolò Bandini e dell’intera band.
L’album contiene 5 brani storici dei Dik Dik ri-arrangiati in chiave acustica e appunto 6 inediti tra cui “Gli angeli”, canzone particolarmente commovente e sensibile, di quelle che sanno toccare le corde dell’anima, semplicemente parlando al cuore e partendo dalla realtà che ci circonda.
Dopo la scomparsa di Pepe, avete mai pensato di accantonare il progetto?
No, anzi è stata una motivazione per concluderlo il prima possibile. Pepe credeva molto in questo lavoro e vi ha partecipato attivamente. Certo, avremmo voluto che lo finisse insieme a noi.
Chi ha scritto “Gli angeli”?
La canzone è stata scritta da Luca Nesti (che infatti la canta insieme a Lallo) tre mesi prima della pandemia, pertanto non si può dire sia stata dettata dall’emotività degli eventi dell’ultimo anno e mezzo.
Chi sono gli angeli?
Gli angeli sono le persone che incontriamo ogni giorno, in una corsia di ospedale oppure sulle strade a difenderci con indosso una divisa. Sono quelli con lo stipendio base ma anche con un cuore grande, sono dei veri eroi.
Nel testo si parla di coloro che raggiungono il nostro Paese su “barche di legno, essiccate nel fango sotto la scorta del sole”, si allude al dramma del terremoto e si abbraccia idealmente chi “lotta per un pezzo di terra, per essere liberi per la dignità”.
Insomma, l’abbiamo scelta perché ha emozionato anche noi sin dal primo ascolto.
Quindi questi eroi di tutti i giorni svolgono una vera missione?
Decisamente sì. Sono in mezzo a noi ma dotati di una predisposizione particolare, non è facile essere disposti a salvare il prossimo, magari mettendo a rischio la propria vita, oltretutto “lavorando in perdita”.
Vi è capitato nella vostra “vita d’avventura” di incontrarne qualcuno?
Qualche volta sicuramente è successo, e forse non ce ne siamo neanche accorti. Gli angeli esistono, possiamo immaginarli come vogliamo, con o senza ali, ma ci sono.
Ad esempio sono angeli quelle persone che silenziosamente, durante la notte, vanno ad aiutare i senzatetto, oppure le sirene delle ambulanze che, specie in questo ultimo anno, non si sono mai spente.
Cosa pensate dell’indifferenza?
Purtroppo ce n’è molta in giro, dovremmo iniziare a mettere senno ed imparare ad esempio ad apprezzare e tutelare l’ambiente che ci circonda anziché lasciarlo nell’incuria, nella totale indifferenza, come se la cosa non ci riguardasse.
Oggi purtroppo viviamo nella società dell’apparire e non dell’essere, questo è il problema.
In questo album guardate al futuro ritornando alle vostre origini…
Il progetto nasce dalla volontà di tornare a suonare come succedeva anni fa, quando ci si chiudeva in studio cercando insieme la nota giusta, eliminando per quanto possibile tutta l’elettronica.
Il nostro concetto di fare musica si avvicina a quello di Battisti con cui abbiamo molto lavorato e così per questo album abbiamo trovato canzoni che si adeguassero al nostro nuovo modo di cantare, molto meno gridato di come usava fare anni fa.
È quindi la fotografia di come sono oggi i Dik Dik.
Vi sareste mai immaginati di raggiungere questo duraturo successo?
No, non potevamo immaginare di vendere milioni di dischi e dopo tutti questi anni essere ancora qua, all’epoca era un vero azzardo lasciare un lavoro sicuro per la musica.
Iniziammo prendendoci un anno di aspettativa, aspettativa che rinnoviamo puntualmente di anno in anno dal ’65.
Ma alla fine, dopo oltre mezzo secolo, avete visto la California?
In realtà no, però continuiamo a cantarla!
Articolo a cura di Sara Chiarei