Paolo Vallesi festeggia 30 anni di carriera. Liberi e indipendenti per mantenersi “Giovane per sempre”
“È dentro noi un fanciullino, che non solo ha brividi…ma lagrime ancora e tripudi suoi. e sue gioie…Quando la nostra età è tuttavia tenera, egli confonde la sua voce con la nostra…ma quindi noi cresciamo ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare ed egli vi tiene fissa la sua antica serena maraviglia …”.
Così Giovanni Pascoli nel suo celebre saggio “Il fanciullino” spiega l’esistenza dentro ognuno di noi di uno spirito giocoso, capace di andare oltre ciò che i nostri sensi ci restituiscono, e la ragione ci presenta come l’unica realtà possibile. Crescendo, tendiamo a non percepire più quella voce che ci sussurra sebbene, per fortuna, non si silenzi mai del tutto.
Paolo Vallesi, che celebra i suoi 30 anni di carriera con ben due album in uscita in autunno (uno di inediti ed un secondo in cui duetta con amici e colleghi sui suoi più grandi successi) per anticipare il suo nuovo progetto ha scelto il singolo “Giovane per sempre”, in cui raccomanda appunto, di mantenere sempre di alto profilo i propri sogni.
Nonostante la sopraggiunta maturità, entusiasmo, desideri e speranze non devono mai spegnersi ma al contrario potersi equilibrare con un altrettanto necessaria pragmatica razionalità. È una sfida che vale la pena accettare, poiché solo così mantenendo vivo quel fuoco che sentiamo ardere in noi a 18, 20, 30 anni, sarà possibile restare giovani per sempre.
Perché hai scelto questo pezzo come apripista del tuo nuovo lavoro?
Perché è una provocazione. Sono passati 30 anni dal primo disco, perciò è inevitabile che io sia cambiato ma comunque non ho spento i miei sogni.
Ho capito inoltre che è importante essere liberi e indipendenti da tutto. Ecco, questa è la condizione che aiuta a mantenersi giovani.
Quindi cosa significa essere giovani per sempre?
Significa conservare lo spirito che si aveva da ragazzi, pur con quella naturale maturità in più.
Il brano sembra strizzare l’occhio anche ai giovani di oggi, affinchè non rinuncino ai loro desideri.
In effetti molte persone si riconoscono nel pezzo e, a prescindere dall’età, sposano questa idea. Il monito è quello di tenere alto il mento e pensare fermamente ai propri obiettivi.
Canti “Non omologare il tuo pensiero, insegui sempre il vero”. Cosa pensi dell’omologazione?
A dire il vero è un rischio che corriamo tutti ogni giorno. Le nostre vite sono troppo scandite dall’uso di social, e-mail, internet. È sufficiente fare una ricerca in rete per essere subito profilati circa gusti, preferenze eccetera. Questa è una canzone di rottura perché invita a rimanere staccati, per quanto possibile, da questa macchina che ti omologa e ti schiaccia.
Qual è il bilancio dei tuoi 30 anni di carriera?
Il mio è stato un percorso molto altalenante, un ottovolante direi.
Però mi rendo conto che sia nei momenti di maggior successo che in quelli di “anonimato”, la fame di far ascoltare le mie canzoni è rimasta lo stessa. Per me la musica è sempre stata la risposta a tutto, sia da ascoltatore che da artista.
In ogni caso il bilancio è senz’altro positivo, ho venduto 1 milione di dischi, e i miei pezzi sono stati pubblicati in quasi tutte le lingue.
In “Giovane per sempre” parli anche di sensi di colpa. Tu ne hai?
Fanno parte della vita adulta. Si manifestano dopo aver compiuto delle scelte, perché in genere ogni scelta equivale ad una rinuncia. Capita a chiunque prendere decisioni sbagliate cui seguono, prima o poi, i sensi di colpa. Credo però che si debba andare avanti, senza mai voltarsi indietro “Conquista mille cuori…rinasci ogni mattino e non rimpiangere mai niente”.
È stato bello coniugare nel video (che hai curato personalmente) le tue due passioni, musica e calcio?
Molto. Ho chiamato Stefano Sorrentino che oltre ad essere un gande portiere è un vero amico. Prima della pandemia, con la nazionale cantanti abbiamo fatto una partita a Gerusalemme e in questo intenso viaggio la nostra amicizia si è intensificata.
Chi vuole essere giovane per sempre è un moderno di Peter Pan?
No. Nella mia canzone “Grande” c’era un po’ la sindrome di Peter Pan, il non voler crescere. Invece in questo ultimo singolo si tratta di uno stato d’animo molto diverso. Crescere è bello, significa acquisire consapevolezza, maturità, ti aiuta a vedere le cose in modo diverso e con una mente nuova. L’importante è che questa mente riesca a mantenere lo spirito del ragazzo e la voglia di continuare a sognare, un po’ come il Fanciullino pascoliano.
Articolo a cura di Sara Chiarei