Roberta Faccani: Cuore e tecnica per lanciare un “Grido D’Amore”
“La voce va allenata proprio come fa un’atleta “
Una voce grintosa, potente, inconfondibile, rock, che ti avvolge come un abbraccio e al tempo stesso graffia la pelle con artigli ben affilati.
Roberta Faccani, “Mata” per i suoi fans (pseudonimo utilizzato per il primo singolo), è un mix di tecnica e cuore. Diplomatasi al c.e.t. di Mogol come “Interprete di musica leggera”, ha collezionato molti premi prestigiosi (tra cui il secondo posto al Festival di Castrocaro nel ’90), ha collaborato con alcuni dei principali artisti della musica italiana, nutre una passione viscerale per il Musical e dirige un corso di formazione artistica per cantanti e performers.
Ma oltre ad una tecnica impeccabile e a corde vocali che le garantiscono una estensione non facilmente raggiungibile da chiunque, a caratterizzare Roberta ci sono anche l’amore per la musica e l’entusiasmo che riesce a trasmettere già semplicemente raccontandosi al telefono.
Da un così grande amore, nel 2005, nasce un brano che portato in gara a Sanremo (piazzandosi al terzo posto tra i gruppi) segna l’inizio dell’avventura con i Matia Bazar.
Quando sei diventata la cantante dei Matia Bazar?
Sono stata scelta nel 2004 quando c’era l’idea di stravolgere il l mondo musicale del gruppo indirizzandolo verso una scrittura più rock, per questo si orientarono su una voce con caratteristiche diverse da quelle sentite fino ad allora.
Quanto sei legata al brano “Grido d’amore”?
Moltissimo, con questa canzone sono andata a Sanremo ed è stata un‘esperienza stupenda, poi lo sento cantare molto spesso ancora oggi, segno che è rimasto nel cuore di molte persone, oltre che nel mio.
Ma quando si ha la necessità di gridare l’amore?
In pochi lo sanno, il testo è firmato da Cassano/Golzi ma quasi tutta la prima parte è scritta da me. Mi fu chiesto di scrivere qualcosa di istintivo, così uscirono le parole “Devi dirlo che mi ami, devi dirlo che mi vuoi, voglio credere in un bacio, dimmi ancora ancora noi”.
Perché proprio quelle parole?
Perché in quel momento non ero innamorata e a dire il vero da un po’ di tempo non nutrivo questo sentimento, così il mio, senza pensarci troppo su, fu un vero grido all’amore, rivolto cioè ad un personaggio che speravo si potesse palesare.
Il grido nasce dunque da una necessità?
Si, in questo brano non si sussurra ma si grida all’amore utilizzando una serie di imperativi “Devi dirlo che mi ami, devi dirlo che mi vuoi…”
Come ti rapporti con l’amore?
Non sono una di facili innamoramenti, avendo una natura molto razionale. Difficilmente il mio cuore batte davvero per una persona, ma una parte di me in quel preciso momento voleva innamorarsi. Il brano nasce dunque non da una delusione (come spesso accade) bensì da un’assenza che diventa necessità.
Ti piace molto il teatro?
Io nasco come cantante ispirata dalla musica dei Genesis, Toto, Police, principalmente band rock anni ’80 che mi hanno molto influenzata nel senso ritmico, nella scrittura dei brani e nell’esposizione vocale ma parallelamente ho sempre fatto anche teatro.
Non a caso sono stata scoperta dal maestro Pavarotti durante i provini di un musical. Lui vide in me qualcosa e mi consigliò di continuare, affiancando alla strada discografica, anche quella teatrale.
Da quel momento sei stata protagonista di numerosi Musical…
“Pinocchio il grande musical”, “Romeo e Giulietta-Ama e cambia il mondo” e ancora “Alice nel paese delle meraviglie-Il Musical” dove interpreto la Regina di cuori che forse è il personaggio cui sono più legata perché il regista mi cucì su misura il ruolo facendomi diventare buffissima ed autoironica, cosa che io amo molto.
Un’altra esperienza da ricordare è stata la collaborazione con Renato Zero (con cui ho da subito stabilito una forte empatia) per il suo spettacolo “Zerovskij” portando in scena il doppio ruolo di Morte e Vita.
Ci spieghi come riesci a realizzare i tuoi acuti?
Me lo chiedono in molti, tanto che ho creato il metodo “La fabbrica del cantante attore”. Si tratta di un’Accademia di canto e perfezionamento alla vocalità nel musical e nel pop in cui insegno come si canta nel Live, piuttosto che nello studio di registrazione e come si affrontano certi palchi.
Nel mio metodo ho voluto traslare la sperimentazione testata nella mia laringe e nella postura perché cantare non significa solo far vibrare le corde vocali. Ci sono muscoli che si allenano esattamente come fa un atleta, insomma insegno tutto ciò che è professionalità per calcare palchi anche di un certo spessore.
Progetti?
A settembre uscirà un nuovo singolo cui seguirà un album dove mi sono riscoperta in nuove sonorità sia di scrittura che vocali.
Del resto il bello è proprio questo, la vocalità non è mai una sola e non si finisce mai di scoprire.