Devon Miller: “Vieni o no”, il legame con la strada, luogo di semina di altri rapporti umani che si intrecciano nelle nostre vite
Devon Miller è un giovane cantante con base a Milano che sta cercando la sua vera dimensione. La strada lo ha forgiato, fermato, ma anche cresciuto, contribuendo a farlo diventare l’artista che è oggi. Dopo diversi anni di stop, è tornato sulla scena con il brano “Vieni o no”, un inno alla perseveranza che suona come una chiamata a non arrendersi mai davanti a niente e nessuno e al credere sempre nei propri sogni. È un racconto che parla di una storia d’amore, delle sue aspirazioni e delle sconfitte, ma soprattutto si sofferma sul valore del legame. All’inizio ogni viaggio emotivo parte sempre in salita e ogni passo è più arduo del precedente. È complesso resistere e restare fedeli al proprio percorso, ma è proprio nelle difficoltà che si trovano la forza e le risorse giuste.
Buongiorno a tutti i nostri lettori e le nostre lettrici, do il benvenuto a Brayn, meglio conosciuto come Devon Miller. Piacere di conoscerti innanzitutto! Come stai?
Buongiorno a tutti, piacere mio essere qui. Sto bene grazie.
Come siamo finiti da Brayn a Devon Miller?
È un’associazione di due nomi. L’ho creato molti anni fa ed è nato dopo una serata tra amici. Quando rientrai a casa, accesi la tv su un canale che trasmetteva un film, non mi ricordo neanche il titolo perché non era importante. Questo film aveva come protagonista un ragazzo che si chiama Devon e il cognome del regista era Miller. Non mi chiedere come ho associato entrambi ma ho un avuto un lampo di genio ma mi è piaciuto così tanto che l’ho fatto mio.
Come te la vivi la musica oggi?
Mi permette di svagare e di stare abbastanza tranquillo. Spesso a fine giornata, anche se non scrivo nulla, ho l’abitudine di prendere le cuffie ed ascoltare un po’ di musica per distrarmi.
Che musica ascolti di solito?
Un po’ di tutto, ascolto spesso la dance anni ’80 da cui ho preso ispirazione per il nuovo singolo. Posso citarti Terence Trent D’Arby, un artista fondamentale per la mia crescita, e Donna Summer, per l’energia che mi trasmetteva con i suoi pezzi.
Come definisci questo periodo professionale?
Mi sento molto ispirato e produttivo allo stesso tempo. Scrivo tutti i giorni, non sempre tutto vedrà la luce ma mi piace pensare che è tutto allenamento. Sono contento.
Quando ti senti ispirato come ti muovi?
Bella domanda! L’ispirazione è qualcosa di astratto, non segue regole precise, almeno nel mio caso. In città mi muovo sempre con i mezzi, quando guardo fuori dal finestrino vedo l’alba, il tramonto; in quei momenti scocca una scintilla, prendo il mio telefono e mi appunto qualcosa sulle note. Ho sempre le cuffie con me in modo tale da mettere qualche base sotto.
Quando e come hai capito da bambino che la musica fosse veramente la tua vocazione?
Fin da quando ho memoria ricordo di aver sempre ascoltato musica e ho sempre sperato di farla diventare il mio lavoro principale. Un giorno, tornando da scuola, ero un po’ giù di morale e misi un pezzo di Céline Dion; mi feci così trasportare che mi venne da prendere un foglio e scrivere due parole, ma proprio dei semplici pensieri messi nero su bianco. Niente rime, niente strofe, ero bambino quindi scrivevo senza dare alcun senso. Ricordo che però dopo averlo fatto, mi sentii bene, più leggero, svuotato dalle brutte energie.
Entriamo nel merito di “Vieni o no”, il nuovo singolo. Raccontaci come hai realizzato questa canzone e se c’è una storia dietro da cui sei partito…
Nasce dal voler esprimere un sentimento di legame. Quest’ultimo ha un valore fondamentale nella mia vita. Nel brano faccio riferimento al legame con la strada, che nel bene e nel male mi ha cresciuto e forgiato come essere umano e come persona. Penso di essere riuscito ad esprimere questo concetto. Non volevo e non voglio assolutamente dimenticare le mie origini.
Che cosa vuoi che l’ascoltatore recepisca a primo impatto?
Vorrei che chiunque si immedesimasse in quello che cerco di dire o perlomeno si ritrovasse in alcune parole. Vorrei tanto che la mia musica ispirasse i giovani e non, a riflettere di più sul valore dell’amicizia, dell’amore e tutto ciò che ci circonda.
Questo pezzo nasce da un’esigenza personale o è stata del tutto spontaneo?
Entrambi. Avevo bisogno di esprimere questo concetto e mi è uscito fuori in modo del tutto naturale. Volevo mettere a terra tutti i miei pensieri. Lo definisco terapeutico questo pezzo.
Qual è il legame più profondo che hai costruito nella tua vita?
Con i miei amici assolutamente. Siamo come una famiglia, ci vogliamo bene, ci supportiamo, litighiamo, ci scontriamo ma alla fine ci siamo sempre uno per l’altro.
Vedevo su Spotify che il primo brano pubblicato risale al 2019 con il titolo “Vieni con me”. Ora abbiamo “Vieni o no”. C’è un seguito voluto o no tra i due brani?
No, nel singolo del 2019 parlo di tutt’altro. Vivevo una situazione completamente diversa da quella attuale, ho vissuto in strada accumulando una serie di esperienze negative. Hanno due mood quasi opposti i due brani. Ora sto molto meglio per fortuna.
Perché questo periodo di stop tra il 2019 e il 2024?
È stato voluto perché dovevo risolvere faccende che mi facevano stare male. Ma soprattutto dovevo vivere; per avere materiale per scrivere canzoni c’è bisogno di prendersi del tempo per fare esperienze e per capire che persona sei.
Com’è stato il tuo ritorno sulla scena? Cosa ti aspetti?
Sono tornato per restare. Ho un’energia che mi mangerei il mondo, non vedo l’ora di dimostrarla al mio pubblico.
In cosa ti vedi cambiato nel bel mezzo della tua gavetta?
Sicuramente nei primi pezzi c’era molta tensione; ero un ragazzo molto arrabbiato con la vita, dato che mi aveva messo alle strette. La rabbia l’ho trasformata, l’ho incanalata e l’ho spostata nei posti giusti.
Quali elementi hai conservato nel tuo essere?
La forza e l’umiltà, quest’ultima è fondamentale. Se non sei umile non sei una persona completa.
Come vivresti un live tutto tuo?
Sarei felice come una pasqua, mi impegnerei tantissimo nel prepararlo, facendo tutti i giorni prove per dare il meglio di me.
Una delle esperienze dal vivo più belle finora?
La prima volta che mi sono esibito, nel 2017. Ricordo che ero così agitato che pensavo di dimenticarmi il testo della mia canzone. In realtà è andato tutto liscio come l’olio.
Se mi permetti, volevo affrontare con te un tema delicato che prima mi hai un po’ accennato sulla tua adolescenza. Ho letto che sei finito in comunità, come hai vissuto quel percorso? Come ne sei uscito?
Nel 2013 andavo ancora a scuola, stavo facendo la seconda superiore per la seconda volta. Frequentando gente sbagliata ho un po’ perso la mia bussola. Quando sono entrato in comunità ero molto arrabbiato, perché mi ritrovavo chiuso lì dentro, non potevo uscire, non potevo vedere nessuno. Non avevo il telefono, non avevo internet, solo un’ora al giorno di tv. C’erano regole molto rigide e ho vissuto così per 8-9 mesi, fino a quando mi hanno dato il permesso per poter uscire. Il percorso l’ho vissuto in varie fasi: la prima la chiamerei rabbia, la seconda accettazione e la terza rinascita. Una volta che sono uscito da lì mi sentivo più uomo.
La tua musica è nata proprio dentro quelle mura?
Il mio primo brano registrato in uno studio è stato proprio in comunità. Venivano due ragazzi lì per fare un corso di musica. Un giorno uno dei due viene e ci chiede: “vogliamo fare un pezzo insieme? ognuno di voi scrive una barra, assembliamo il pezzo e lo pubblichiamo, che ne dite?”. Io ho registrato subito le mie barre e rimasero tutti molto impressionati. Non volendo questa esperienza mi ha dato la possibilità di fare musica, chi l’avrebbe mai detto.
Chi sono le persone che ti sono rimaste accanto in quel periodo?
Nessuno a dir la verità. I miei cosiddetti amici in realtà non erano veri amici, erano persone che stavano con me per avere un tornaconto, un po’ a convenienza. Per questo ci tengo molto al tema del legame. Non tutti in questo mondo potranno essere tuoi amici.
Mantieni vivi ancora oggi dei legami che hai costruito lì dentro?
Sì, ho un paio di amici che sento. Il ragazzo con cui sono più legato è il mio vecchio compagno di stanza in comunità, si chiama Ahmed e lo saluto. Ancora oggi ci vediamo, scherziamo, ci divertiamo, è un rapporto veramente genuino.
Novità in arrivo per il futuro?
Non posso spoilerarvi nulla ma aspettatevi di sentire di nuovo il mio nome.
Cosa ti aspetti dal 2025?
Non sono una persona che si fa tante aspettative perché ho paura che vengono deluse, ma sicuramente ho molti progetti e pubblicherò molti brani. Sto cercando di mettere la mia faccia sulla mappa.
Un messaggio che vuoi far leggere ai tuoi fan?
Credete sempre in voi stessi, anche quando la vita vi starà col fiato sul collo, ci sarà sempre la luce dopo il buio.
Un desiderio che hai nel cassetto della scrivania?
Suonare al forum di Assago.