Non è un ristorante e non è una sala ma si può assaporare buon cibo e gustarsi musica e spettacoli: Locali361 vi porta alla scoperta di DicoCibo, una di quelle “anime nascoste milanesi” come definite da Alberto Oliva
In via Antonio Cecchi a Milano, in una zona né di passaggio né di passeggio persino esclusa da quel movimento di rinascita della città durante Expo, dove fino al 2004 circa esisteva una vecchia trattoria milanese si trova oggi un moderno locale chiamato DicoCibo: «Le mie socie ed io avevamo intenzione di “alimentare” un progetto basato sulla ristorazione che non fosse classicamente inteso e quando abbiamo scoperto questa struttura abbiamo pensato che fosse il posto giusto. Non è stato facile persuadere i proprietari dell’immobile che scoraggiati non avevano più voluto affittare ma a me e alle mie socie piacciono le sfide» spiega Roberta Spagnoli, una delle responsabili.
Roberta nasce professionalmente come copywriter e, come le socie Chiara Guarnerio che è account e Silvia Scalzi art director, viene dal mondo della comunicazione: «Abbiamo lavorato insieme dal 1988 in una delle più grandi agenzie italiane di comunicazione poi nel 1995 abbiamo deciso di metterci in proprio creando una nostra piccola società del settore, La Ditta». Appassionate di cucina prima ancora che ne dilagasse la moda, pubblicano sotto il nome della loro società il libro Non è vero che tutto fa brodo (Guido Tommasi, 2007) finalista al premio bancarella e uno dei racconti in esso contenuti, Flan di carote, diventa persino una pièce teatrale: «Andò in scena all’Out Off nel 2010 grazie a Giorgio Centamore: un atto si svolgeva a teatro e l’altro al ristorante, è stato uno dei primi esempi di teatro-cucina». Scritto il libro e messo in scena uno spettacolo a quel punto è stato naturale, come passo successivo, “mettere le mani in pasta”: «Nel 2011 abbiamo finalmente dato vita a DicoCibo, volendo specificare con questo nome un richiamo alla comunicazione autentica a tavola, lontano da denominazioni come “food” o titoli poco comprensibili. E non solo».
Solo 35 posti a sedere in un unico ambiente per gustare buon cibo secondo la filosofia del “mangiare assaporando” in un luogo di spiccata convivialità contrario al concetto di fast food: «Siamo aperti dal lunedì al venerdì a pranzo ed è difficile fare il doppio turno perché i clienti si trattengono volentieri a lungo. É come essere a casa propria, per questo funzionano molto anche eventi e feste private a misura di festeggiato». Una gradevole scatola bianca modulabile, capace di diventare una pista da ballo con buffet o un luogo per cene aziendali: «Il locale è stato appositamente creato da una architetto e il motivo del pannello all’entrata, che si ripete anche sulle tovagliette o in altri dettagli, è stato creato da una scenografa della Scala ma il gusto grafico viene da Silvia, il nostro art director». Nella sala, con un piccolo palco sul quale si trova un tavolo bianco stile chippendale e sul soffitto dei lampadari della lightning designer Adriana Lohmann, niente bancone da bar per aperitivi o cocktail piuttosto, vicino ad una delle due vetrine, un grembiule appeso con la scritta “Più cibo e meno food”, a ribadire il concetto di “meno elaborazioni da masterchefismo”: «Il nostro menù è costituito da piatti della tradizione ma rinnovati da qualche abbinamento gustoso. Quello che non manca mai alla carta è un piatto col baccalà presentato in tante varianti: in questo periodo proponiamo baccalà mantecato ma spaziamo dalle ricette estive con abbinamenti alla frutta a quelle più invernali ad esempio con pasta e ceci e poi vellutate o lasagne con granella di amaretti sopra o un risotto alla zucca in stile mantovano con una pallina di gelato al gorgonzola».
Ogni giovedì sera invece l’attenzione si sposta dalla tavola al piccolo palcoscenico, caratterizzato da una lavagna, fondale sul quale si può scrivere e creare quello che si vuole: «Abbiniamo alla cena uno spettacolo e, tanto per ribadire il “Dico” del nostro nome, non presentiamo solo progetti musicali stile swing e jazz ma anche voci interessanti come Rossella Bellantuono, Ilaria Prenolato e Gigi Cifarelli insieme a storytelling, presentazioni di libri e prove teatrali originali come i monologhi di Maria Pilar Pérez Aspa o il cabaret di Claudio Batta e Alessandra Faiella e il teatro di imporvvisazione di Isabella Cremonesi». Tra i progetti da non perdere Luca Chieregato, attore-autore teatrale, che l’anno scorso ha tenuto anche dei corsi di scrittura nel fine settimana, e si è inventato un ruolo di cantastorie: «Un giovedì al mese davanti ad una minestra calda racconterà delle favole da lui scritte. In cantiere anche un progetto di storytelling con Stefano D’Andrea, figlio del jazzista Franco D’Andrea e Bianca Boriello. La nostra programmazione riprenderà il 25 gennaio».
DicoCibo fa parte di quel mondo identificato da Alberto Oliva nella guida “Le anime nascoste” che individua a Milano una serie di locali non catalogabili come sale teatrali, caffè letterari o librerie: «Ci ritroviamo in questa definizione, anche noi ci sentiamo “anime nascoste”. Abbiamo lanciato questo seme credendo che poi avrebbe completamente sostituito la nostra originale attività di comunicazione, poi invece abbiamo capito quanto siamo multitasking, proprio come questo progetto continuamente soggetto ad evoluzione».
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