Intervista all’artista vicentino classe ’87 in occasione dell’uscita del nuovo album, anticipato dal singolo “Faccio la brava” con Cristina D’Avena e Amedeo Preziosi
Tra i disc jockey più amati dal popolo della notte e più seguiti dall’esercito del web troviamo Matteo Schiavo, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Dj Matrix. Si intitola “Musica Da Giostra vol. 7” il nuovo progetto discografico pubblicato lo scorso 19 giugno, anticipato dal singolo “Faccio la brava”, realizzato in compagnia di Cristina D’Avena e di Amedeo Preziosi. Un brano che regala momenti di inenarrabile e irrinunciabile spensieratezza, soprattutto in un momento storico come quello attuale, in questa particolare fase di ripartenza, in cui ciascuno di noi necessita di una bella boccata d’aria e di un po’ di sana leggerezza.
Il deejay ai tempi del Coronavirus, pensi sia cambiata la percezione del divertimento da parte delle persone?
Durante il lookdown molti deejay meno conosciuti hanno avuto la possibilità di mettersi sullo stesso piano degli altri facendo le dirette, un canale che ho utilizzato anch’io e che mi ha molto stuzzicato. Abbiamo creato una pagina che si chiama “La musica non si ferma”, cercando di tenere compagnia attraverso i social. Per il futuro, secondo me, tutto dipenderà dalla situazione lavorativa e dall’approccio. Al di là delle sorti dell’economia, credo che la gente abbia già recuperato la voglia di stare insieme, anche se si temeva che questo virus potesse in qualche modo allontanare le persone, invece si è riscoperta tanta umanità. Quando ripartiranno le discoteche, lo faranno in maniera nuova e pulita.
“Faccio la brava” irrompe sul mercato in un’estate decisamente diversa, quali sensazioni e quali stati d’animo ti piacerebbe riuscire a trasmettere attraverso questo pezzo?
Rubo una frase di Cristina: “tutti abbiamo bisogno di un po’ di spensieratezza”, penso che questo sia il brano giusto per incarnare questo concetto. E’ divertente, mette allegria, tocca note molto felici, anche non scontate. La sua voce, poi, ha donato al pezzo una vera e propria magia, mentre lo ascolti torni bambino, rivivi indirettamente la tua infanzia. Diciamo che il subconscio prende una bella botta quando sente la voce di Cristina D’Avena.
Cristina è un idolo per intere generazioni, con questo brano si è messa ancora una volta in gioco in una veste inedita. Cosa ti ha più stupito di lei?
Proprio questo suo rimettersi sempre in gioco, su mille fronti. E’ una persona che sa osare, che ha voglia di far vedere tutte quante le sue sfaccettature, senza perdere mai di vista ciò che la rende grande e unica nel suo genere. La cosa che più mi stupisce di lei è questo desiderio di divertirsi e, di riflesso, di far divertire. Cristina è super attiva, molto più di me, nel suo lavoro mette sempre grande passione ed è un’inguaribile perfezionista. Si è subito buttata a fare video su Tik Tok, penso di non aver mai visto una persona che è entrata così rapidamente in un social riscuotendo un successo del genere. Gran parte del merito è suo e di Amedeo, loro sono entrambi due macchine da guerra.
A proposito di infanzia, che bambino sei stato?
Un bambino solitario, non sono mai stato il ragazzo da compagnia, da parchetto. Ho sempre voluto costruire, fino all’età di dieci anni i miei migliori amici erano i Lego (sorride, ndr). Ho avuto la fortuna di avere dei genitori che mi hanno sempre tenuto lontano dalla televisione, quindi sono cresciuto con le matite e i giocattoli in mano, questo mi ha permesso di sviluppare la mia creatività. Se avrò un figlio farò di tutto affinché possa avere lo stesso tipo di crescita.
Quindi… niente televisione, niente cartoni animati, niente sigle di Cristina D’Avena?
No, vabbè, quello sì, avevo una mezzoretta di tv al pomeriggio, che combaciava con la messa in onda di “Bim bum bam”. I cartoni animati penso di averli visti praticamente tutti, da quelli più da “femminuccia” come Sailor Moon o Mila e Shiro a quelli più estremi in senso contrario, come Dragon Ball o Ken il guerriero. Mi appassionava molto anche City Hunter, ma ho guardato sempre davvero di tutto.
Nell’album è presente una tua personale rivisitazione de “L’isola che non c’è”, quanto ti senti Peter Pan da uno a dieci?
Dieci, assolutamente. Quando litighiamo la mia ragazza mi ripete spesso “quando crescerai”, mentre quando siamo in pace mi dice che essere rimasto un po’ un eterno bambino è la mia fortuna. Quindi, diciamo che rappresenta sia il lato migliore che quello peggiore di me.
A proposito di “Musica da Giostra”, sei più un tipo da montagne russe o da brucomela?
Da montagne russe, anche se possiedo una mentalità diversa rispetto a quello che si può pensare di un deejay. Magari tanti miei colleghi hanno come obiettivo quello di suonare e riempire posti enormi, mentre il mio è quello di mettere su famiglia ed essere felice con la mia compagna. La casa dei sogni è arrivata, due giorni prima del lockdown, in più dovrei sposarmi a settembre. Uso il condizionale perché stiamo aspettando di capire come evolve la situazione, avere come ricordo del matrimonio le fotografie degli invitati che indossano la mascherina è una cosa che non voglio. In più, mi sposerò solo se mi sarà consentito di baciare la sposa.