Musica361 ha incontrato il chitarrista dei Pooh dopo i Pooh: tra riflessioni sui 50 anni di carriera col gruppo emiliano più popolare d’Italia e nuovi progetti futuri.
«Ho passato con i Pooh anni ricchi di gratificazioni immense, un periodo difficilmente ripetibile. Ho avuto nei confronti del mio gruppo un amore passionale e viscerale, ho dato tutto me stesso in notti insonni e giornate intense. E l’amore che ho per la musica è sempre andato di pari passo: non abbandonerò mai un mestiere che ho cominciato a 5 anni, masticando le note prima ancora delle parole».
Dopo quanto vissuto con i Pooh e ancora entusiasta per le esibizioni insieme ai suoi colleghi per il cinquantennale, Dodi Battaglia ha voluto ribadire la sua individuale passione per questo mestiere con una tourneè documentata nel suo ultimo disco live: «Ho organizzato una tourneè memorabilmente raccolta in un disco che, forse per la prima volta nella mia carriera, non è stato programmato e per questo intensamente goduto. Dopo l’incontro ad agosto col discografico il 20 ottobre era già nei negozi E la storia continua live, mentre il 17 novembre verrà pubblicato il DVD, con immagini emozionanti tratte dai live». Parlando della scelta dei brani per il disco aggiunge: «Si tratta di un repertorio incentrato su quello che sono o sono stato io, vale a dire il chitarrista di un grande gruppo italiano: non potevano mancare i brani più importanti che ho scritto e cantato come interprete all’interno dei Pooh, insieme ad altri che mi piaceva suonare dal vivo perché parte della mia storia e altri ancora che vengono dalla mia carriera solista».
In tema di esibizioni ribadisce quanto l’aggettivo per descriverle meglio sia “popolare”: «Ho studiato per anni per risultare popolare: e anche se molti mi ritengono un fine musicista quando vedo una piazza gremita di persone esultanti vado in libidine! Sono orgoglioso di questi bagni di folla sia in uno stadio, in un teatro o in un club. Tanto quanto sono orgoglioso, attraverso il recente riconoscimento della laurea honoris causa, di essere diventato un trait d’union tra il mondo istituzionale musicale e quello popolare di radio e televisione: probabilmente dopo di me chi frequenterà un Conservatorio avrà ancora di più la possibilità di salire su un palcoscenico e fare lo stesso mestiere di Dodi Battaglia (sorride)».
Nonostante tale riconoscimento e l’esperienza accumulata Battaglia si sente tutt’altro che un maestro nel vero senso del termine: «Regalo consigli a chiunque me li chieda ma dai colleghi come dalla vita preferisco sempre imparare. La mia unica passione, se si escludono le corse in auto, è entrare in studio per comporre, trovare soluzioni armoniche o melodiche: non passa giornata senza che tenga in mano per due o tre ore una chitarra».
Dopo tante soddisfazioni e con uno spirito invidiabile Battaglia già pensa ai prossimi progetti, in particolare fervono i preparativi per i suoi 50 anni di carriera come chitarrista: «Festeggerò l’anno prossimo, il 1° giugno con un concerto in Piazza Maggiore col mio gruppo e con tutti gli amici della Bologna musicale che, come dice De Gregori, è per definizione la città degli orchestrali e dei musicisti: inviterò ognuno a suonare insieme a me una canzone del mio repertorio».
E i progetti non finiscono qui: «Nel corso di queste cinque decadi i Pooh hanno sempre suonato per il pubblico i loro classici, da Tanta voglia di lei a Pensiero a Chi fermerà la musica. Siamo stati però anche autori di altre chicche che abbiamo suonato solo per promozione quando pubblicavamo i dischi ma che poi abbiamo accantonato. Sto pensando ad un tour teatrale nel quale proporre tutte le canzoni che non abbiamo mai più eseguito nel corso degli ultimi anni come Vienna, Classe 58, Dialoghi, Un caffè da Jennifer, Credo e Cercami». Titolo provvisorio di questo progetto è Perle: «Come le perle che lasci dentro un cassetto che ogni tanto riapri per rilucidarle. E mi piacerebbe rispolverare anche quelle chitarre con le quali ho registrato determinate canzoni, perché certe sonorità si ottengono solo con certi strumenti. E così, suonando le mie chitarre, poter rivivere anche io quello che rivivrà il pubblico».