Comprare le visualizzazioni è davvero così facile? Quali sono le conseguenze?
Per chi non lo sapesse ancora, le visualizzazioni su Youtube si possono comprare. Ebbene si, chi lo sa o sfrutta questo trucco o tace, chi non lo sa speriamo lo venga a sapere almeno adesso. Sembra tutto celato dietro una battuta mai verificata: “Quello si è comprato le visualizzazioni!”. Nessuno va a controllare, rimane tutto in superficie, mentre invece la realtà dei fatti risulta molto interessante.
Ho provato a cercare su Google “comprare le visualizzazioni su Youtube”. Più esplicito di così. Pensare che da buonista avevo anche paura di non trovare nulla, pensavo che fossero tutte operazioni segrete da deep web. Mi sbagliavo. Esistono tonnellate di siti, autorevoli o meno, che promettono massimo funzionamento al miglior prezzo. Funzioneranno? Non funzioneranno? Non ho ancora testato l’efficienza visti i prezzi. Ciò che più mi ha sconvolto, però, è il mondo che si cela dietro a questi siti: si possono comprare like, dislike, iscritti, commenti e tanto altro. Eticamente (e penso anche legalmente) è una frode a pieno titolo: si inganna la rete, gli iscritti, gli spettatori e magari anche le aziende.
Così mi sono chiesto perché Spotify non potesse essere compreso in qualcosa del genere. Infatti, come volevasi dimostrare, ci sono alcuni siti che promettono di aumentare gli stream per una somma di denaro. Qui, per quanto riguarda la musica, la faccenda si fa più seria, perché da qualche anno è stato ufficializzato che lo stream digitale contribuisce alla destinazione dei dischi d’oro e di platino. A questo punto, se questi servizi fossero veritieri, che tipo di controlli ci sono per garantire che tutti gli stream siano “onesti”?
Dopo questa immagine, facciamo due calcoli:
50 000 di stream per 500,00 euro è come dire 30 000 000 di stream (teoricamente circa il disco d’oro) per 300 000,00 euro. Non è una cifra bassa per i comuni mortali, ma sono sicuro di non aver trovato il servizio più economico, ho aperto solo il primo della lista.
Molte volte mi è capitato di vedere video o tracce fare dei balzi di visualizzazioni disumani, attribuendo sempre il merito al web e alle grandi capacità degli artisti? E se non fosse sempre così? E se sporadicamente ci fosse del doping nei numeri degli stream?
Detto questo è da precisare come servizi quali Youtube o Spotify non hanno nulla a che fare direttamente con questi siti. Nulla di tutto ciò è paragonabile alle sponsorizzazioni di Facebook o di Instagram, dove è spiegato che, all’ammontare di una somma di denaro lecita, il contenuto verrà veicolato all’interno del servizio seguendo alcuni criteri di categorizzazione (target) del prodotto.
Anche le Iene fecero un servizio concreto a riguardo, testando un servizio di autobuy (cioè auto acquisto di un singolo) su iTunes e riuscendo a mandare in top ten un brano anonimo. I costi erano nettamente inferiori rispetto a quelli presentati precedentemente.
Restiamo a disposizione per approfondire l’argomento: chiunque volesse contattare la redazione può farlo via Facebook o tramite i contatti sul sito.