Conosciamo meglio il giovane trapper italo-americano, in uscita con l’album che segna il suo debutto discografico
Tra i volti più rappresentativi della nuova scena hip hop troviamo William Miller Hickman III, meglio conosciuto come Mambolosco, rapper vicentino che ha conosciuto la popolarità grazie alla virale “Guarda come flexo“. Si chiama “Arte“ il progetto che segna, di fatto, il suo esordio discografico. Scopriamone i dettagli con il diretto protagonista.
A cosa si deve la scelta di un titolo così impegnativo?
Quello che faccio per me è arte, ci tengo a dargli importanza perché molta gente, soprattutto in Italia, considera la trap come musica per ragazzini priva di valore. La penso esattamente in modo opposto.
Papà americano e mamma italiana, quanto ha influito questo mix culturale nella tua musica?
Parecchio, un po’ in tutto, la doppia cittadinanza ha influenzato sicuramente il mio modo di essere e, di conseguenza, la mia musica. Personalmente ho sempre preferito e ascoltato l’hip pop originale americano, ma ultimamente mi sto aprendo anche a diversi rapper italiani che mi piacciono parecchio, molti dei quali ho la fortuna di avere con me in questo lavoro.
Come hai selezionato gli ospiti presenti?
Ci sono parecchie collaborazioni tra featuring e producer, ho voluto coinvolgere nel progetto gli artisti che rispetto, a partire da Tony Effe e Pyrex della dalla Dark Polo Gang, passando per Shiva, Nashley, Enzo Dong e molti altri.
Quanta importanza ha, secondo te, l’immagine nella musica?
Oggi come oggi, un buon 40%. Puoi anche non essere completamente a fuoco, ma se hai la giusta immagine e buchi lo schermo riesci a fare qualcosa. Ormai non basta più solo la musica, purtroppo no.
Quale credi sia il futuro della musica trap in Italia?
Penso che questo è il momento di dimostrare come questo genere non sia solo una moda passeggera, piuttosto una sorta di rivoluzione che può resistere e restare nel tempo.