L’eroe sogna, ama e scrive la storia
Marco Pantani è il mito del ciclismo per eccellenza degli ultimi trent’anni. Nessuno più di lui è riuscito a tenere testa alla popolarità dei calciatori, in un’epoca fatta di campioni irripetibili nella nostra Serie A.
Marco Pantani, facendo sognare da giovanissimo e vincendo Giro e Tour nel ’98, è l’eroe del ciclismo, calpestato alla fine da tanti falsi amici e dagli interessi di tutto ciò che non ha a che fare con lo sport.
Nelle difficoltà, però, i tifosi non lo hanno mai abbandonato. Tra questi ci sono gli Stadio. Quando Gaetano Curreri nel 2007, a tre anni dalla scomparsa del ciclista romagnolo, interpreta E mi alzo sui pedali, sa di dedicare un brano a un mito autentico. Lo fa con intensità, sentimento, e infinita delicatezza. Entriamo così nella nuova puntata di Musica ed Eroi.
Lontani da ogni attrazione per la retorica,
Giancarlo Bigazzi, Marco Falagiani e Saverio Grandi scrivono parole e testo di questa poesia che riporta in qualche modo in vita il Marco Pantani.
La compongono pensandola subito come sigla del film tv per la Rai, Il Pirata, disponibile su Rai Play. Dopo una vita di successi ma anche tante sventure e tormenti, il ciclista nell’ultima toccante scena se ne andava metaforicamente in piedi sui pedali. E lì iniziava la strofa degli Stadio.
Cantata in prima persona, la canzone si propone una autobiografia amara e consapevole del Pirata, immaginato finalmente sereno in un aldilà dove può godere del suo unico grande amore: la bicicletta.
Io sono un campione questo lo so, è solo questione di punti di vista. In questo posto dove io sto, Mi chiamano Marco il ciclista.
Fragile. Umano. Sconfitto eppure vincente.
Marco Pantani sembra materializzarsi e raccontarci dal vivo la sua storia in questa canzone.
Le parole talmente vere da sembrare sue, la strofa talmente malinconica da riportarci a quella drammatica tappa di Madonna di Campiglio. Ci piace immaginarlo, con gli Stadio, come il suo saluto al pubblico. L’inciso, invece, si apre lasciando immaginare l’ennesimo scatto del Pirata che si appresta a staccare nuovamente tutti i suoi avversari. Marco Pantani vola sulle salite dove si scatena e dove vince da sempre, con la fatica e il sacrificio di chi sa anche diventare gregario al momento opportuno.
Purtroppo è un’illusione, la fuga non ci sarà più.
Eppure la forza della musica riporta in vita un eroe rimasto tale per le battaglie vinte e le emozioni create, che superano ogni possibile e umana sconfitta. L’eroe diventa tale perché sa anche perdere. Dopo avere scritto, però, pagine di storia indimenticabili che avrebbero meritato un rispetto e un epilogo diversi.
E mi alzo sui pedali ripercorre proprio la voglia di sognare, di immaginare il mare di Cesenatico dal Passo del Pordoi, e aspettare l’amore vero che lo faccia vivere sereno.
Ecco così l’ultima salita verso la montagna più preziosa.
Il brano, inserito nell’album Parole nel vento presentato nella partecipazione degli Stadio al Festival di Sanremo di quell’anno, si propone eccezionalmente intimistico, anche per il testo ispirato ai biglietti scritti da Marco Pantani e ritrovati nella stanza dell’hotel dove finì la sua vita.
Così la canzone diventa musica eroica, facendoci scoprire solo a posteriori quanto fosse stato mitico il suo protagonista. Pirata, combattente vero.