Il successo del Festival 2022 va oltre tutto quello che non è riuscito nelle edizioni passate
Diciamoci la verità: un Festival di Sanremo così popolare era da anni che non si vedeva. Abbiamo cercato tante volte classifiche e statistiche pronte a confermare un successo, che invece si rivelava sempre illusorio. Accadeva da tempo immemore, per cui ormai ci avevamo fatto il callo e non ci rendevamo nemmeno conto. Poche settimane dopo il Festival, tutto scemava e si pensava all’estate. Le radio smettevano di trasmettere le canzoni e così molti pezzi sanremesi degli ultimi anni si perdevano nella memoria di chi aveva saputo apprezzarli negli ascolti delle serate di febbraio.
Questa volta, numeri alla mano, il Festival di Sanremo è tornato a brillare e a dominare le classifiche a distanza di ormai due mesi.
Chi avrebbe potuto immaginare di vedere Brividi prima nella classifica dei singoli più venduti il 25 marzo? Chi, durante il Festival in pieno inverno, avrebbe scommesso che quel “Fai entrare il sole” di Gianni Morandi sarebbe diventato un ritornello che si ascoltava anche in primavera? Probabilmente in pochi avrebbero creduto di arrivare a cambiare le lancette dell’orologio cantando il “Duecentomila ore” di Ana Mena. Per non parlare di chi, poco prima del Festival, aveva insinuato una diatriba tra Rettore e Ditonellapiaga, pensando sarebbe stata una coppia di cui parlare solo in quei giorni. Al contrario, il duo continua ad avere tanta “Chimica” a distanza di tempo.
Ci avevano abituati male le edizioni precedenti. Al punto da creare ormai un tripudio di frasi fatte: “Non ci sono più i Festival di una volta” si alternava a “Le canzoni del Festival non le trasmette più nessuno”.
Invece eccoci qui, a parlare di una hit parade ancora letteralmente dominata dai brani sanremesi.
Quelli che non occupano le prime posizioni della classifica, sono comunque più che mai vivi nelle radio e sui social.
Non a caso è mancata quest’anno la smania di lanciare nuove canzoni a distanza di poco dalla fine del Festival.
Anzi, casomai è emersa più voglia di competizioni musicali: Battiti Live a fine marzo lo dimostra. Come a riconoscerne l’essenzialità, la centralità nella nostra musica.
Merito anche dell’organizzazione italiana per l’Eurovision song contest, che ci ha resi più consapevoli di essere un Paese di artisti nati. Di continuare a esserlo, senza più bisogno di guardare solo al passato per rinfrancarci.
Le canzoni del Festival stanno facendo da colonna sonora a tantissime situazioni. Anche scomode se vogliamo. Perché in effetti avremmo sempre creduto che il calcio superasse qualunque tipo di popolarità, tanto da scalzare tutti gli altri settori.
Invece l’eliminazione mondiale della Nazionale Italiana contro la Macedonia del Nord ha portato a una serie di meme piuttosto divertenti.
Tra questi non è mancato il “Con le mani e con le gambe Ciao Ciao”, con cui La Rappresentante di Lista ci ha regalato un modo più colorato e divertente di salutare usando tanta ironia.
A questo punto, di fronte a fatti compiuti che ci regalano venticinque canzoni ancora ben impresse nella memoria grazie ai numerosi e ripetuti ascolti che i media ci consentono, dobbiamo chiederci il perché di tutto questo.
Cosa è accaduto quest’anno? Cosa è stato fatto che è mancato in tante edizioni precedenti?
Sicuramente Amadeus ha puntato su un cast di grandissimo impatto. Lo aveva già fatto nel 2020, quando si imputava la continuità delle canzoni sanremesi alla pandemia e alla poca produzione musicale post Festival. Quest’anno il Direttore Artistico si è superato ulteriormente e nel successo non ci sono altre motivazioni se non la qualità dei brani. Anzi, non essendo la prima volta con lui è chiaro che questo successo non sia casuale.
Amadeus, proprio come Baudo negli anni Novanta, ha saputo diventare padrone di casa del Festival facendolo amare anche a chi lo snobbava. Anche a chi riteneva che durasse solo cinque giorni. Ha saputo mescolare le carte portando veterani come la Zanicchi, Ranieri e Morandi, ma anche giovani di assoluto prestigio come Blanco, Mahmood e Irama. Cocktail perfetto per un successo che con il senno di poi possiamo definire “sicuro”. Invece alla vigilia solo Amadeus credeva che le canzoni di quest’anno sarebbero andate davvero oltre il tempo del Festival. D’altronde lo dicevamo da sempre che la musica sarebbe stata al centro, ma poi non andava davvero così. La mossa definitivamente giusta di Amadeus è stata certamente quella di fare ascoltare tutti i brani entro la mezzanotte di ogni serata. Così ciascuno ha avuto il suo spazio durante il Festival e lo ha ottenuto anche dopo.
Sei brani nella top ten dei più venduti. Radio impazzite. L’effetto Festival non è ancora finito.
Se si pensa che tre anni fa, di questi tempi, si iniziava a mormorare come sarebbe stata organizzata l’edizione successiva, si capisce che deve essere accaduto qualcosa di importante.
Per esempio, la conferma di Amadeus già sin d’ora per le prossime due edizioni è una notizia che regala tranquillità a tutti. Alla concorrenza di aspiranti conduttori e direttori artistici che non devono passare mesi a rumoreggiare per farsi notare. Alla Rai, che può continuare a promuovere questo ultimo Festival senza l’ansia di creare un terreno fertile per chi arriverà l’anno prossimo. A noi, che sappiamo di essere in buone mani con un direttore onesto, simpatico, umile e competente. L’unico nella storia che ha presentato cinque Festivalbar e arriverà a cinque Festival di Sanremo. L’unico vero artefice di questo inarrestabile successo, che ora potrà lavorare con estrema tranquillità (e le dovute responsabilità) alla prossima edizione.