eroCaddeo: “Blu violento”, l’amore contro ogni sfumatura avversa, è un brano pop con sperimentazioni di R&B, che esplora temi d’amore e di vulnerabilità
Damiano Caddeo, in arte eroCaddeo, è un cantautore e interprete pop nato a Modena, cresciuto in Sardegna e trasferitosi a Torino per motivi professionali. Ha lasciato la sua famiglia per trovarne una seconda, la sua etichetta, il Cvlto Music Group. La penna e il foglio bianco lo aiutano a colmare la distanza dalla sua terra. Il suo nuovo singolo descrive l’intensità di una relazione in cui nessuno crede, ma i protagonisti vanno avanti nonostante le avversità e le paure, trovando forza e rifugio reciproco.
Damiano buongiorno e benvenuto tra noi! Che ruolo gioca la musica nella tua vita?
Al momento è il mio piano A, mi sono trasferito da Cagliari a Torino per lavorare con Cvlto, la mia etichetta. Sono qui da quasi un anno ma lavoro con loro già da un paio d’anni. Finora abbiamo fatto un lavorone e sono veramente felice.
Com’è nata la collaborazione con questa etichetta?
Ho partecipato ad un contest qui a Cagliari e l’ho vinto; nella giuria c’era Raige, dei One Mic, il Cvlto Music Group è la sua etichetta. È venuto nel backstage e mi ha chiesto se volessi firmare come con loro. Tra l’altro, sono stato il loro primo artista.
C’è un artista che ti ha influenzato particolarmente o che è stato un tuo punto di riferimento?
Sicuramente lavorando con Raige la mia scrittura è cambiata. In Italia mi ispiro un po’ a Mahmood a livello di sound.
Ti senti di collocare i tuoi brani in un genere preciso?
Mi viene più facile dire che faccio pop, ma ci sono anche influenze R&B.
Da dove viene il tuo nome d’arte?
Il mio cognome è Caddeo, prima era solo questo il mio nome d’arte. Poi quando ho firmato con Cvlto volevo cambiare perché stavo per intraprendere un nuovo percorso ma non volevo perdere il mio cognome, così ho optato per eroCaddeo, ossia passato e presente insieme. “Ero” è anche un tempo verbale imperfetto quindi mi piaceva questo significato dell’imperfezione nella musica che spesso è un valore aggiunto.
Come hai vissuto il trasferimento da Cagliari a Torino?
A Cagliari ho lasciato il clima, il mare, gli amici e la mia fidanzata; a Torino ho trovato una famiglia, la mia etichetta, che sapevo già che mi stava aspettando. Non è stato un cambio così drastico perché ci conoscevamo già da un anno e mezzo.
Torino ti ispira musicalmente?
La mia scrittura ultimamente è influenzata un po’ dalla distanza perché sento che Cagliari è casa mia. Nella mia città la vita scorre molto lentamente, un po’ come le onde del mare; non c’è la fretta di spaccare. D’altra parte, Torino rimane comunque bellissima e a volte mi influenza in positivo.
Parliamo del tuo nuovo singolo “Blu violento”: da dove nasce l’esigenza di scrivere questo brano?
Questa canzone l’ho scritta qualche mese fa, il significato è differente da ciò che scrivo solitamente. Si parla sempre di amore però in questo caso è più universale. Si tratta di due persone molto diverse che vogliono stare insieme ma il contorno gli fa notare la loro diversità come se fosse un punto a sfavore. Entrambi però vogliono provarci lo stesso e vogliono rischiare. Nel ritornello, infatti, dico “anche senza la luna non abbiamo paura”, ovvero anche senza una strada illuminata possiamo arrivare al nostro obiettivo.
Lo scopo di questa canzone qual è?
Ascoltarsi di più e cercare di andare dritti per la propria strada.
Che significato ha quel “violento” vicino al blu nel titolo?
Blu violento è inteso quasi come l’oceano, come il mare, qualcosa di bellissimo ma di pericoloso e vasto, quasi inconcepibile. Violento è una parola forte e il blu ti dà un po’ di serenità, mi piaceva questo contrasto.
Nella seconda strofa metti in evidenza la differenza tra pioggia e temporale. Perché dici di non confonderle?
Perché la pioggia ci può anche rinfrescare, il temporale potrebbe fare danni.
Nel 2024 sono usciti diversi singoli. C’è un legame che li tiene uniti?
L’aspetto in comune è la ricerca stilistica, il suono.
Cosa fai nel tuo tempo libero?
Ho sempre lavorato come grafico, impegno così le mie giornate. Per il resto, guardo film, scrivo canzoni, gioco a calcetto e mi piace cantare cover in generale.
Ti è mai capitato di aprire qualche concerto?
Sì, ho aperto il concerto di Bresh e di Gemitaiz, erano live di circa tre mila persone che mi hanno fatto appassionare ancora di più. Fungono da palestra per un artista emergente come me.
Quando sei sul palco che sensazioni provi?
La solita ansia da prestazione che però si trasforma nel modo migliore. Sul palco canto meglio di quando faccio le prove, poi mi piace anche un po’ intrattenere, mi scrivo delle battute per fare un po’ di comedy.
Programmi per il futuro? A cosa stai lavorando adesso?
Stiamo lavorando sui nuovi pezzi, il prossimo uscirà a settembre. Come sound ci sposteremo un po’, perché ho notato che mi viene molto facile scrivere delle ballad.
Una tua canzone che funge da biglietto da visita?
Il mio manifesto ancora non c’è ma arriverà a breve.
Ci descrivi la tua musica con tre parole?
Freschezza, energia e romanticismo.
Articolo a cura di Simone Ferri