Viaggio all’interno del mondo delle etichette indipendenti
La nuova società digitale ha reso molto più semplici diverse cose, soprattutto quelle che riguardano la fruizione diretta di quelli che vengono genericamente chiamati “contenuti”.
Ad esempio, è sufficiente accedere al sito web di Youtube per ascoltare musica in modo completamente gratuito.
Se, da un lato, questa cosiddetta democrazia digitale permette a tutti, indipendentemente dalla loro classe sociale o dal denaro o dal luogo in cui vivono, di fruire e operare una scelta diretta della musica da ascoltare, dall’altro rendono inevitabilmente invisibile la filiera del settore musicale.
A meno che non si voglia credere, e non può essere così, che l’artista faccia tutto da solo, è necessario riflettere sull’importanza che hanno tutti gli addetti ai lavori che concorrono alla realizzazione di un brano musicale.
Ed è necessario altresì riflettere sul fatto che non si tratta di spontaneisti che durante il tempo libero, con la copertura magari di un impiego ben tutelato, producono musica.
È questa la parola magica: producono. Ma chi c’è dietro questa parola magica?
Chi produce, ossia investe capitali, la musica che quotidianamente ascoltiamo spesso in forma gratuita?
Etichette discografiche indipendenti, grazie di esistere
L’industria musicale, perché si tratta di una vera e propria industria anche se spesso sminuita, si compone di diversi pilastri fondamentali, uno dei quali sono le etichette discografiche da cui tutto nasce.
Possiamo, per facilità, dire che le case discografiche si dividono in due grandi categorie.
Le prime, le cosiddette major, sono imprese che detengono la maggior parte del mercato musicale.
Sono legate a multinazionali, sono indipendenti dal punto di vista della gestione e si occupano della produzione, della distribuzione e della promozione di prodotti discografici.
Sono la potenza del mercato discografico e fondamentalmente sono tre: la Sony Music Group, L’Universal Music Group e la Warner Music Group.
Etichette discografiche indipendenti, grazie di esistere
Nei loro cataloghi troviamo i più importanti artisti nazionali e internazionali.
Le seconde, invece, sono etichette di varia dimensione, ma più piccole rispetto alle major.
Si tratta delle etichette indipendenti.
Spesso sono imprese di piccolissime dimensioni che si occupano solo della ricerca degli artisti.
Producono e promuovono i prodotti indipendentemente dalle multinazionali e in maniera indipendente dalle logiche di mercato contrariamente alle major che vedono la musica principalmente come un prodotto da cui trarre profitto.
Le etichette indipendenti, anche dette “indie”, che significa indipendente dall’industria discografica e dai modelli culturali correnti ossia alternative, lavorano in modo autonomo e, in genere, non si legano ad altre industrie.
L’etichetta indipendente non ha un roster, cioè una squadra di artisti, molto ampio e solitamente segue pochi artisti per concentrarsi al meglio su di loro.
Etichette discografiche indipendenti, grazie di esistere
Permettono all’artista una maggiore libertà creativa e un controllo globale della produzione ed anche per questo sono preferite dagli artisti rispetto alle major.
L’etichetta indipendente è spesso specializzata in un unico genere musicale oppure si muove entro un campo d’azione che raggruppa generi musicali molto simili.
È stato negli anni ’90 che le etichette indipendenti hanno preso piede in tutto il mondo, anche grazie alle nuove tecnologie e, contestualmente, alla globalizzazione.
Negli ultimi anni le etichette indipendenti hanno registrato una forte crescita e ciò è dovuto sia alla riduzione dei costi necessari per la produzione e sia alla maggiore possibilità di diffusione dei prodotti anche grazie al web.
Sì, perché le etichette indipendenti hanno difficoltà nell’espansione della diffusione del proprio prodotto soprattutto fuori dai confini nazionali ed è per questo che, spesso, si appoggiano ai
distributori e concedono licenze di distribuzione e, a volte, si recano proprio dalle major per la distribuzione perché, non avendo una propria struttura commerciale, stipulano contratti di
distribuzione con le major o con etichette specializzate in distribuzione, cosa che permette loro di avere i propri lavori disponibili nei negozi di dischi e nei player digitali specializzati.
Etichette discografiche indipendenti, grazie di esistere
Ed è per questo che, oggi, vi è uno strettissimo rapporto tra major e indipendenti. Spesso un artista sotto contratto con un’etichetta indipendente viene proposto ad una major dall’etichetta stessa per
poter accedere ad un altro tipo di contratto che gli permette di rimanere “indie” pur essendo alle dipendenze di una major.
Ma etichetta indipendente non vuol dire necessariamente piccola e sconosciuta. In Italia, ad esempio, molti degli artisti più ascoltati nelle radio e più cliccati nei player digitali provengono da etichette indipendenti che hanno però chiuso contratti di distribuzione con le major.
Etichette discografiche indipendenti, grazie di esistere
Etichette indipendenti famose in Italia sono, ad esempio, la Honiro Label che produce tra gli altri Mostro e CiaoSonoVale, oppure Tanta Roba Label, produttrice di Madman e Gemitaiz, la
Carosello Records, che produce Thegiornalisti ma anche Coez e Federica Abbate, la Artist First, produttrice di Giulia Molino e Giulia Penna, ma anche la Sugar Music, che produce
Negramaro e Malika Ayane, oppure la Newtopia, che produce Fedez e Greta Menchi, la Maciste dischi, produttrice di Gazzelle ma anche Galeffi e Canova, la Milano k3, che nel suo roster ha Nahaze, Boss Doms e altri o la Believe che produce Random.
Al fianco di queste grandi etichette indipendenti ce ne sono di molto piccole, alcune delle quali producono un solo artista.
Un artista, per poter avviare la sua carriera musicale, deve necessariamente fare affidamento su una casa discografica se vuole avviare un percorso a livello professionale.
La rubrica che prende il via oggi si propone di accompagnarvi in un viaggio che vi porterà all’interno del mondo delle etichette indipendenti, sia delle più piccole sia delle più grandi.
Attraverso le parole di chi ha creato l’etichetta e che ha deciso di produrre musica capiremo quante “spine” ha la “rosa” della produzione indipendente e come potete proporre loro la vostra musica.
Articolo a cura di Roberto Greco