Filippo Muscaritoli, cantautore romano, ci presenta il suo particolarissimo pezzo “Dove finisce l’_ _ _ _ _”, parte di uno dei due Ep gemelli cui sta lavorando, l’ultima fatica di questo artista che si è formato all’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini dove ha studiato con Giovanni Truppi, Niccolo Fabi e Tosca, cantanti che sono tutt’ora suoi amici e con cui spesso ha a che fare per motivi artistici…
Ciao Filippo, innanzitutto ti chiedo di parlare un po’ di te agli amici di Muisca361…
Ciao a tutte e a tutti, per me è un piacere condividere con voi la mia musica e quello che c’è dietro. Sono un cantautore nato e cresciuto a Roma e, nonostante gli studi di architettura, ho deciso di intraprendere la via della musica probabilmente perché mi ha salvato ogni volta che sentivo di perdere la rotta. Dopo il liceo, momento in cui ho iniziato a scrivere le mie prime canzoni di un “periodo zero”, ho iniziato a scrivere quelle, un po’ più mature, del disco “Del Giorno e della Notte”, pubblicato poi nel 2022. In questo periodo, di grande importanza fu assistere ad uno degli ultimi concerti di Gianmaria Testa, che mi ha trasmesso il concetto di una musica intima, riservata non “a tutti” ma “a ciascuno”, pensiero che continuo a portare con me nella musica e nel resto. Da un paio d’anni vivo da solo in una nuova casa e questo mi ha aiutato a tirare più fuori la voce, cosa che a casa dei miei genitori non accadeva, un po’ per riservatezza, un po’ per vergogna. Questa è da un po’ la base per le mie nuove canzoni.
Prosegui la grande tradizione cantautorale, ma quali sono i tuoi artisti di riferimento?
I più vari e disparati… in passato ho sicuramente attinto da Niccolò Fabi, poi dai Baustelle, poi da Bon Iver, ma mi diverte sempre dire che quello che faccio è in uno spazio che va da Paolo Conte ai King Crimson.
Il tuo brano è molto singolare, vuoi parlarcene?
Ti ringrazio, perché “singolare” per me è un complimento. La canzone è nata al culmine di un periodo costellato da rapporti con persone con cui non si è mai riuscito a costruire una relazione, di situazioni in sospeso o non corrisposte e per le quali mi chiedevo “ma tutto il sentimento che ho dentro e che vorrei dare, dove va a finire quando non viene accolto?”. La canzone, come spesso mi accade, diventa quindi un modo per sfogarmi e per mettermi davanti il problema. Per esorcizzare il dolore.
Come mai hai scelto di nascondere una parte del titolo?
Questa scelta è conseguente al concepimento del ritornello: la parola censurata, più che nascosta, voleva da subito essere una proibizione di esprimere quel sentimento, un modo per dire che l’_ _ _ _ _ non aveva nemmeno il diritto di chiamarsi tale.
Nei tuoi testi parli di amori non corrisposti, hai una ricetta per questo problema?
Non una vera e propria ricetta, piuttosto un modo di viverli, senza troppe illusioni, riservandosi così la sorpresa, magari, che ci si stava sbagliando.
Affronti spesso tematiche sentimentali, c’è spazio anche per il sociale e la politica?
A dire il vero no, non parlo mai di politica. Fare musica ed il mio modo di farla sono per me entrambi gesti già “politici”, così come lo scrivere cose destinate ad un pubblico è di per sé un tema “sociale”: si trasfigurano la realtà e l’esperienza che si vive sperando di renderle, seppur nel loro piccolo, più universali possibili. Spero sempre che chiunque possa ritrovarsi in qualcosa che ho scritto, ma non mi interessa arrivare a tutti e non mi illudo di riuscire a farlo. Credo più nell’arrivare a ciascuno, appunto, seppur in una nicchia.
Sei diplomato all’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini dove hai studiato con Giovanni Truppi, Niccolo Fabi e Tosca, cosa ti resta di quella esperienza e che ricordo hai di questi tuoi colleghi?
Fortunatamente non mi resta un ricordo, ma un vivo presente, dal momento che i miei colleghi sono tutt’ora amici coinvolti nella musica e con cui ho spesso a che fare per questo motivo. La splendida realtà di Officina Pasolini riesce a radunare sotto lo stesso tetto, anzi, in uno stesso cortile creativo, tante belle penne, voci, mani e menti regalandogli lo spazio per giocare, scambiare, crescere e mettersi in discussione.
Oggi imperversano i Talent, cosa ne pensi?
Non li ho mai amati perché non mi piace vedere, nell’arte così come nella musica, una competizione. So che può sembrare pretenzioso, ma per me si sta parlando di arte, prima che di spettacolo. Di espressione, prima che di facciata. E purtroppo, pur non giudicando chi sceglie di perseguire la via dei talent, non riesco a riconoscervi un granché di positivo per la musica.
Prima di lasciarci vuoi rivelarci i progetti futuri, sappiamo che c’è qualcosa che bolle in pentola?
Non essendo un buon mago, svelerei tutti i trucchi e tutti i progetti, ma mi limiterò a dire che Dove finisce l’_ _ _ _ _ fa parte di uno dei due Ep gemelli a cui sto lavorando: “Destinatari sconosciuti” e “Il sentimento della fine”, che spero riescano a vedere la luce entro la fine del 2025. Ma, per fortuna, ho talmente tante idee che per raccontarle servirebbe un’altra intervista.
LEGGI ANCHE > Roundeep: un Rock che parla alle anime per cercare di cambiare il mondo